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sabato 19 luglio 2014

L'Incendio Di Bradford: Valley Parade (1985)


"Ho visto la bomba lanciata dagli assassini"
Queste furono le parole dell'inviato del Daily Star.
Ma andiamo con ordine.


L'INCENDIO
Sabato 11 maggio 1985 era in programma alla Valley Parade di Bradford l'incontro tra Bradford City e Lincoln City, valido per il campionato di Third Division inglese.
Sarebbe dovuta essere una giornata di festa.
Infatti il Bradford era stato già promosso.
Tutto procedeva tranquillamente sino al 40esimo minuto di gioco quando ci fu un primo focolaio nei pressi del settore G dello stadio.
Fiammifero? Lattina di birra riempita di benzina?
L'arbitro Don Shaw sospese subito la partita.
La polizia cominciò inizialmente a far evacuare i tifosi presenti nel settore vicino all'incendio, convinti che questo potesse essere domato.
La tribuna, costruita nel 1908, aveva un impalcatura in legno così come la copertura che era anche rivestita di una tela, la quale prese subito fuoco e sciogliendosi andava ad alimentare ulteriormente il fuoco sulle gradinate sottostanti e a generare fumo che limitava la visibilità.
In un paio di minuti le fiamme cominciarono a diffondersi, facendo crollare il tetto dello stadio.
Molti spettatori, nel tentativo di scappare, scesero sul terreno di gioco, altri erano riusciti a rifugiarsi nelle case vicine, altri ancora cercarono di aiutare la polizia nel tentativo di salvare qualcuno, ma non c'erano estintori all'interno dello stadio; erano stati tolti per evitare possibili atti di vandalismo tra gli hooligans.
Tra le tribune e il campo era stato eretto un muro per contenere il fenomeno degli hooligans, come nel resto degli stadi inglesi nei primi anni '80.
Fortunatamente il muro non era molto alto come in altri stadi e la maggior parte degli spettatori riuscì a scavalcarlo e mettersi in salvo nel terreno di gioco.
Se il muro fosse stato invalicabile il disastro avrebbe avuto proporzioni ben peggiori.
In quello che un tempo era uno stadio, gli esperti di Scotland Yard, cercarono tra le ceneri i resti delle persone arse vive.
L' identificazione fu pressochè impossibile.
Soltanto in quindici casi la polizia riuscì a ricostruire con relativa certezza l' identità delle vittime.
La scena è desolante.
La domenica successiva nell'antica cattedrale di Bradford c'erano oltre tremila persone.
Il vescovo lesse i telegrammi della regina e della signora Thatcher, con tanto d' inni funebri e campane a morto.
Bradford per qualche giorno divenne una città di fantasmi: strade deserte, luci spente, pub vuoti.
Decine di giornalisti venuti per fare la cronaca dell' avvenimento parlavano tra loro sottovoce, quasi preoccupati di disturbare la città in lutto.
Pochi giorni dopo la tribuna sarebbe stata demolita per essere rimpiazzata con una più moderna.

I MORTI
La maggior parte dei morti era di età tra i 20 e i 70 anni e tra questi ci fu anche Sam Firth, ex presidente della squadra locale che aveva 86 anni.
I feriti coinvolti nel gigantesco incendio furono ben 265 e molti sostennero che si trattasse del più grave disastro della storia del calcio britannico, anche peggio della strage che nel 1971 si verificò all'Ibrox Stadium di Glasgow, dove i morti furono 66 ed oltre 200 i feriti.


LE CONFESSIONI
"Ho visto mio marito ed i miei bambini scomparire tra le fiamme", dice una donna.
"Abbiamo visto Sam Firth, il più vecchio sostenitore della nostra squadra, alla veneranda età di ottantasei anni tentare di correre via dallo stadio, ma il fuoco correva più di lui", raccontano due sopravvissuti alla catastrofe.
Più fortunato il capitano del Bradford: "Appena ho visto le fiamme sono saltato verso la tribuna, ho portato mia moglie e la mia bambina in salvo. Abbiamo superato un muro. Ho gettato tra le braccia di mia moglie la nostra figlioletta e poi anche io sono riuscito a uscire fuori dall' inferno.
E' stata questione di secondi.
Vorrei che altri avessero avuto la nostra fortuna".
Il manager del Bradford Terry Yorath dirà: "Il più brutto giorno della mia vita".


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