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sabato 6 settembre 2014

La Storia Di Paul Merson (Alcool, Depressione e Gioco D'Azzardo)

Paul Merson, classe 1968, ha sempre avuto due qualità: un talento enorme e una mente fragile.
Fin da ragazzino si mostra per essere quel tipo di giocatore che ruba la scena.
Un po’ numero 8 ed un po’ elegante seconda punta, è stato uno delle più grandi promesse del calcio britannico fin dai suoi esordi.
Assieme a David Seaman, Tony Parlour, Lee Dixon e soprattutto Tony Adams, faceva parte di quel blocco che ha guidato i Gunners attraverso quindici anni in cui tutto è cambiato.
Numero 10  per 289 volte in campionato, portò i londinesi al quel titolo del 1989 reso immortale dal celebre “Febbre a 90’” di Nick Hornby. 1
0 Gol, titolare in Under 21 e soprattutto uomo guida dell'Arsenal di George Graham.
Tutto era scritto.
Un talento, una faro nella storia del gioco e una carriera che pareva scritta.
Ma da li a poco, il cammino si sarebbe complicato e non poco.


ALCOOL, COCAINA E DEPRESSIONE
In quell’Arsenal finalmente vincente e che si sarebbe avviato ad un decennio eccitante sotto la guida di Wenger, vi era anche la realtà cupa e grottesca di una gang di alcolizzati, dove capitan Adams e Merson diedero il peggio di se.
Durante la stagione 94-95 il rendimento di Merson subisce un lievecalo, niente di trascendentale, ma quello che balza immediatamente all’occhio, è l’atteggiamento di Paul sia dentro che fuori dal campo.
Lui, conosciuto per essere tendenzialmente allegro e sorridente, appare abbattuto, il suo sguardo è triste e spento, il suo atteggiamento verso i fan e la stampa è freddo.
I tifosi e i media cominciano ad interrogarsi sul perché di tale cambiamento, a quei tempi si vociferava che la condotta di vita di Merson non fosse molto consona a quella di un atleta, ma erano solo voci di corridoio e non potevano essere riscontrate.
Ebbene, nell’autunno del ’95 è lo stesso Paul Merson a svelare l’arcano, ammette di essere entrato in depressione da circa un anno e di essere precipitato in una spirale di alcol e cocaina.
Durante la settimana partecipava a serate in discoteca fino a tarda notte e a fine serata, si tratteneva nei privè a sniffare e bere drink fino all’alba, dormiva 3 ore e poi si recava al campo.
Nella sua autobiografia intitolata “come non essere un calciatore professionista” Merson racconta di quando si recava agli allenamenti in lacrime, pentito per quanto fatto la notte prima.
E anche di quando partecipò ad una rissa negli Stati Uniti nel ’94, perché ubriaco si ritrovò in un quartiere malfamato di Los Angeles e fu salvato dalla polizia locale.
Merson perse smalto, con l’avvento del nuovo millenio divenne rapidamente l’ombra del giocatore che era.
La stampa intera lo massacra per la vita dissoluta e per i disastrosi anni in nazionale.
La fama stava svanendo, la famiglia lo aveva scaricato ai propri demoni e l’Arsenal lo avevo detronizzato dal suo 10, ceduto ora al tulipano Bergkamp.
Un giorno dell’inverno del 1994, imbottito di birra e cocaina si va a schiantare con la sua auto a 140 km/h, voleva cancellarsi dalla vita che non aveva saputo affrontare.
Farla finita una volta per tutte e chiudere quella montagna di rimpianti e delusioni che si era inflitto come atleta e uomo.
Per un caso, veramente un semplice caso ne uscì vivo.
Da li in poi,qualcosa scatta nella testa dell’uomo e comincia una lenta risalita.
Come detto, Merson si redime e si sottopone ad un drastico trattamento di disintossicazione.
In quel periodo Paul si fa forza, affronta le crisi d’astinenza, combatte la depressione e a distanza di qualche mese esce finalmente dal tunnel.
Quando torna in campo pare quello di inizio carriera, sorridente e concentrato, il suo rendimento torna quello dei tempi migliori, tanto che riconquista anche la nazionale.


IL GIOCO D'AZZARDO
Nel ’97 però, l’Arsenal opta per la sua cessione al Middlesbourgh.
Merson accetta di buon grado la destinazione, col “Boro” gioca bene, segna con buona regolarità e si fa amare subito dalla tifoseria.
Insomma tutto pare andare a meraviglia; se non fosse che a Paul piaceva frequentare determinati pub, in questi pub dopo la chiusura si organizzavano tornei di poker e altri giochi di carte e durante le partite si puntava pesante, molto pesante.
Dopo aver combattuto la dipendenza dall’alcol e quella dalla droga, Merson si infilò in un altro tunnel, quello del gioco d’azzardo, arrivando a perdere somme di denaro inenarrabili..
13mila euro sulla canzone vincitrice dell'Eurofestival, 26mila euro su una partita di NFL, 6mila e 500 euro su una di bocce e così via (dice di aver perso oltre 9 milioni di euro, solo in scommesse).
Ad un certo punto della sua vita decise addirittura di tagliarsi le mani (nel vero senso del termine) per evitare di continuare a sperperare in questo modo il suo patrimonio.
C’era anche un altro problema: al Middlesbourgh aveva preso piede la “drinking culture”, ovvero tutti i componenti della squadra, una sera a settimana e dopo ogni match si ritrovavano in un pub per bere e rafforzare lo spirito di squadra.
Ovviamente a queste riunioni Paul non partecipava, aveva paura di ricadere nell’alcool, ma per questo motivo lo spogliatoio cominciò a guardarlo con cattivo occhio, tanto da arrivare ad osteggiarlo.
Così nel gennaio del ’98, Merson decise di accettare la proposta dell’Aston Villa e si trasferì a Birmingham.
Le prime 2 stagioni ai “Villans” sono ottime, la squadra va bene e Paul gioca meravigliosamente ma nella terza stagione qualcosa si rompe, il suo rendimento cala drasticamente e l’Aston viaggia nella parte destra della classifica; a metà stagione si infortuna gravemente e il fantasma della depressione torna prepotentemente nella sua vita.


ANCORA ALCOOL E L'USCITA DAL TUNNEL
Ricade di nuovo nel tunnel dell’alcool, che ne ritarda ulteriormente il rientro in campo.
Circa un anno dopo, smaltito l‘infortunio e sottopostosi nuovamente ad una cura di disintossicazione, torna in campo nell’aprile del 2012, ma il suo rapporto col club e con la tifoseria è ormai compromesso.
Nell’estate del 2012, la dirigenza dell’Aston Villa decide di cederlo al Portsmouth, che da un paio d’anni si era stabilizzato in premier.
Dato per finito, Merson sorprende tutti sfoderando subito ottime prestazioni e contribuendo all’ottimo inizio di campionato del Portsmouth.
In un anno e mezzo disputerà 45 presenze condite da 12 reti, dopo di che si trasferisce a Walsall, dove disputa 3 stagioni prima di chiudere la carriera al Tamworth nel 2006.


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