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lunedì 18 maggio 2015

La Storia Del Baseball: La Nascita Della National e Dell'American League

Pare che il Baseball sia stato inventato da un giovane militare tale Abner Doubleday: durante un soggiorno nella cittadina di Cooperstown, NY, nell’estate del 1839.
Quest’ipotesi comparve nel 1907, quando un comitato decise di compiere uno studio sulle origini del Baseball: un anziano minatore newyorchese, Abner Graves, affermò di aver assistito nel 1839 al primo incontro della storia, organizzato da Doubleday, tra una selezione mista della Otsego Academy e della Cooperstown's Green's Select School contro un’altra squadra; i membri del comitato accettarono questa testimonianza tanto che nel 1939, quando fu inaugurata la Hall Of Fame, Doubleday e Cooperstown furono dichiarati ufficialmente inventore e luogo originario del baseball.
Ciò almeno secondo la leggenda.
Gli storici sostengono, invece, che il baseball non sia un’invenzione indipendente, quanto piuttosto un’evoluzione di molti giochi con mazza e pallina, praticati in diverse zone del pianeta lungo tutto il corso della storia: tra queste discipline, quelle più interessanti sono alcune di origine inglesi, come ad esempio Paddleball, Trap Ball, One Old Cat, Rounders (XVI secolo) e la sua versione americana Townball.


IL PRIMO INCONTRO UFFICIALE
Nel 1846, gli Elysian Fields di Hoboken, New Jersey, ospitarono la prima partita di Baseball ufficialmente riconosciuta dagli storici, che testimoniò la vittoria del New York Club sui Knickerbockers per 23-1.
In seguito a questa sfida, il Baseball crebbe in popolarità, espandendosi in tutta la nazione; sebbene i Knickerbockers volessero mantenere la loro posizione di predominio, anche le altre società aspiravano al successo e alla notorietà, così nel gennaio del 1857 i delegati dei principali circoli della nazione discussero in un meeting alcune innovazioni al regolamento, mentre un anno più tardi fu fondata la National Association of Base Ball Players, che diventò l’arbitro assoluto del gioco.
Tra le varie risoluzioni proposte, compaiono il pitcher box, la regola dei nove inning e la pratica di far pagare agli spettatori il biglietto d’ingresso.
Nei primi anni ‘60, la National Association contava oltre sessanta squadre, molte di quali provenivano dalla East Coast, dal Midwest oppure erano compagini universitarie; mancavano totalmente formazioni originarie degli stati meridionali, vista la terribile ostilità tra Nord e Sud.
Anche se da un punto di vista quantitativo, le formazioni diminuirono durante la Guerra Civile, la popolarità del gioco aumentò sensibilmente in tutta la Nazione.
Il primo eroe popolare fu il lanciatore di Brooklyn Excelsiors, Jim Creighton, che grazie ad innumerevoli vittorie nel 1860, conquistò le luci della ribalta; tra le squadre più celebri, ne possiamo ricordare due di Brooklyn, gli Eckfords e gli Atlantics, che si proclamarono le migliori formazioni d’America.
Le numerose partite erano disputate in grandi parchi, in cui gli spettatori si sistemavano ad una distanza di sicurezza dal diamante, distendendosi magari su alcune lenzuola portate da casa: non essendo presenti muri, ringhiere o protezioni varie, i tifosi erano veramente a contatto con i giocatori.
Nel 1862 un uomo d’affari di New York, William Cammeyer, decise di approfittare del successo del Baseball, proponendo la costruzione di un’arena dedicata alle partite e così, poco tempo dopo in un quartiere di Brooklyn, fu inaugurato lo Union Grounds, un impianto da 1500 spettatori interamente in legno; le squadre avevano la possibilità di utilizzarlo gratuitamente, mentre i tifosi pagavano dieci cents per l’ingresso.


ALTRE INNOVAZIONI: BUNT E CURVE-BALL
Nel 1865, la National Association contava ben 91 compagini, numero che due anni più tardi salì addirittura a 300; oltre a ciò, si erano verificati dei miglioramenti a livello qualitativo, infatti in campo si potevano ammirare giocate di tutto rilievo: nel 1865 Ed Cuthbert dei Keystones rubò la prima base, nel 1866 Bobby Addy di Rockford utilizzò la prima scivolata e Tommy Barlow dei Brooklyn Atlantics realizzò il primo bunt; l’anno dopo Arthur “Candy” Cummings propose al paese le prime palle curve.
Inoltre, gli interni erano diventato sempre più abili e veloci, di conseguenza fu necessario rivedere le regole: in questo periodo, fu abolita l’eliminazione dopo il primo rimbalzo della pallina.
Tra i centri di diffusione del Baseball, oltre a New York e Boston, s’impose anche lo Stato dell’Ohio, in cui nel 1867, fu fondato il Cincinnati Baseball Club, compagine capitanata da Harry Wright, celebre giocatore bostoniano di cricket. Il Baseball era diventato un affare a tutti gli effetti, tanto che comparvero i primi problemi contrattuali, dovuti alle richieste dei giocatori, che volevano ricevere un salario fisso; sebbene la National Association volesse mantenere il dilettantismo, è certo che molti giocatori furono pagati segretamente.


LA PRIMA COMPAGINE PROFESSIONISTA: CINCINNATI
Nel 1868, Wright convinse la dirigenza della propria squadra a chiamare quattro atleti professionisti, mentre un anno più tardi, il Cincinnati Baseball Club divenne la prima compagine interamente professionistica, i cui salari annuali variavano tra gli 800 e i 1400 dollari.
Il successo dei Red Stockings (questo nomignolo fu scelto per via delle calze rosse indossate dai giocatori) fu immediato, anche perché numerose inserzioni sui giornali locali invitavano i tifosi a recarsi allo stadio: il biglietto per assistere agli incontri costava 25 cents.
Ben presto, i Red Stockings organizzarono una serie di tour che li condussero in tutta la nazione: nel 1869, la compagine dell’Ohio disputò 68 partite (numero non ufficiale), con 67 vittorie ed 1 pareggio, realizzando l’unica stagione senza sconfitte nella storia del Baseball americano; tra i protagonisti di quella squadra (oltre a Harry Wright), vanno segnalati Charlie Gould, George Wright e Fred Waterman.
La striscia di successi consecutivi si protrasse anche l’anno successivo, per interrompersi bruscamente a quota 84, in seguito ad una rocambolesca sconfitta per 8-7 contro i Brooklyn Atlantics; al termine della stagione, il presidente Aaron Champion decise di abbandonare e i Red Stockings ridiventarono una squadra dilettantistica.
Harry e George Wright rientrarono a Boston, dove fondarono una nuova squadra (chiamata Red Stockings), in cui avrebbero militato molti giocatori provenienti da Cincinnati.
Sempre nel 1870, durante il tradizionale meeting della National Association, molti dirigenti cercarono di riproporre il dilettantismo, proponendo l’abolizione del professionismo: questo, tuttavia, non fu possibile, anche perché, seguendo l’esempio dei Red Stockings, diverse squadre erano ormai interessate al professionismo; per la National Association il colpo fu troppo forte, tanto che nel 1874 fallì definitivamente.


LA PRIMA LEGA PROFESSIONISTA
Il 1871 è un anno fondamentale per il Baseball perché fu decisa la creazione di una lega interamente professionistica: il 17 marzo a New York fu fondata la nuova National Association Of Professional Base Ball Players (la vecchia fu denominata National Association Of Amateur Base Ball Players), cui s'iscrissero nove squadre:

Boston Red Stockings
Chicago White Stockings
Cleveland Forest Citys
Fort Wayne (Indiana) Kekiogans
New York Mutuals
Philadelphia Athletics
Rockford (Illinois) Forest Citys
Troy (NY) Haymakers
Washington Olympics

Con la fondazione della National Association, il Major League Baseball ha ufficialmente inizio.
La partita inaugurale della stagione fu disputata il 4 maggio a Fort Wayne, tra i Kekiogans e i Cleveland Forest Citys, con i padroni di casa vincenti per 2-0; ad agosto, la squadra dell’Indiana fallì e fu sostituita dai Brooklyn Eckfords.
Il titolo, invece, fu assegnato ai Philadelphia Athletics, che completarono un bilancio di 21-7.


CONTROVERSIE
Non era però tutto rose e fiori, infatti c'erano diversi problemi:
1) I giocatori, che gestivano il campionato, avevano la possibilità di cambiare continuamente squadra.
2) Il calendario delle partite non era omogeneo
3) Gli scommettitori e i venditori di alcolici avevano la possibilità di arricchirsi illegalmente.


MVP E NO HITTER
La National Association terminò le proprie operazioni dopo appena cinque stagioni, tuttavia nonostante la fine prematura, non deve essere considerata un fallimento totale: questa organizzazione, infatti, permise al pubblico di familiarizzare con il baseball professionistico, che era ancora abbastanza distante dalla società; inoltre, molti giornalisti dell’epoca, tra cui il celebre Henry Chadwick, iniziarono a pubblicare i resoconti delle principali partite.
Dopo il successo degli Athletics nel 1871, la National Association vide il dominio dei Boston Red Stockings, che si laurearono campioni per quattro anni filati, stabilendo nel 1875 una percentuale di vittoria (89,9%, frutto di 71 vittorie, tra cui una striscia di 26 consecutivi, 8 sconfitte ed 1 pareggio), mai più eguagliata in seguito; il giocatore più rappresentativo di quella formazione era il catcher James Deacon White, che segnando 77 punti in 80 partite, si meritò un trofeo, preparato da un tifoso, su cui erano incise le seguenti parole: Won By Jim White Ss Most Valuable Player To Boston Team, 1875.
Un altro protagonista del 1875 fu il pitcher di Philadelphia Joe Borden, che lanciò il primo no-hitter del Major League Baseball.


LA NATIONAL LEAGUE (1876) E IL DIVIETO DI VENDITA DEGLI ALCOLICI
Viste le problematiche della National Association, il proprietario dei Chicago White Stockings, William A. Hulbert, decise di rifondare la lega: nel gennaio del 1876, fu creata una nuova organizzazione, la National League Of Base Ball Clubs, che era controllata non più dai giocatori, bensì dai proprietari.
Alla nuova National League si iscrissero:

Boston Red Stockings
Chicago White Stockings
Cincinnati Red Stockings
Hartford Dark Blues
Louisville Grays
New York Mutuals
Philadelphia Athletics
St. Louis Browns

Per impedire la vendita di alcolici e il proliferarsi di scommesse clandestine nei pressi dello stadio, furono preparate alcune norme piuttosto severe; inoltre, le nuove franchigie dovevano essere inserite in città di almeno 75000 abitanti, pagare 100 dollari annuali e disputare 70 partite.
La squadra che avesse vinto il maggior numero d’incontri si sarebbe aggiudicata una bandiera (il pennant) del valore di 100 dollari; inoltre fu creato un gruppo di arbitri che erano pagati cinque dollari a partita.
Gli impianti in cui si disputavano le partite erano di proprietà delle franchigie e, sebbene più grandi e spaziosi, erano molto simili allo Union Grounds progettato da Cammeyer; tuttavia, questi stadi in legno erano estremamente pericolosi, visto che andavano a fuoco con relativa facilità, come dimostrato dai numerosi incendi che distrussero o danneggiarono moltissime arene.
La partita inaugurale della National League si giocò il 22 aprile tra Boston e Philadelphia, mentre alla fine della stagione il pennant fu assegnato ai Chicago White Stockings, che completarono un bilancio di 52-14.
 I protagonisti di quella squadra furono il lanciatore-manager Al Spalding, che qualche anno dopo avrebbe fondato la celebre azienda di articoli sportivi) e il seconda base Ross Barnnes, che completò la migliore media battuta del campionato con .429: in verità, questo risultato fu ottenuto approfittando di una regola che stabiliva che non appena una pallina avesse rimbalzato sul diamante, sarebbe diventata immediatamente buona.
L’anno seguente, fu apportata una modifica che “obbligava” la pallina a superare il cuscino di prima o di terza base, altrimenti sarebbe stata considerata foul: non è un caso che la media di Barnes nel 1877 scese a .272.
Nel 1877 due lanciatori ottennero dei risultati sicuramente significativi: il 15 luglio, George Bradley, di St. Louis, effettuò il primo no-hitter della storia della National League, mentre il suo collega Tommy Bond dei Boston Red Stockings fu il primo a completare la Pitching Triple Crown, dimostrandosi il migliore in tutte e tre le principali classifiche (vittorie, ERA, strikeout); l’anno successivo, Hugh Duffy dei Provindence Grays realizzò, invece, la prima Hitting Triple Crown, grazie ad una media battuta di .358, 4 HR (numero che fa sorridere) e 50 RBI.


PERFECT GAME
Il 1880 fu un altro anno significativo per i lanciatori: il 12 giugno, John Richmond di Worchester entrò nella storia, lanciando contro Cleveland il primo perfect game del Major League Baseball, impresa replicata da Monte Ward di Providence, cinque giorni dopo contro Buffalo; al termine della stagione, Tim Keefe di Providence compilò una ERA di 0.86, un risultato mai più avvicinato in seguito.


L'AMERICAN LEAGUE (1882) E LE DIFFERENZE
Senza dubbio, la National League era la lega professionistica più potente e prestigiosa, tuttavia non era l’unica presente sul territorio nazionale; nel 1882, infatti, fu fondata la American Association, organizzazione presieduta (almeno inizialmente) da Chris Von der Ahe, cui si iscrissero le seguenti formazioni:

Baltimore Orioles (da non confondersi con gli Orioles moderni)
Cincinnati Red Stockings (da non confondersi con i Red Stockings della National League)
Louisville
Philadelphia Athletics (da non confondersi con gli Athletics della National League, che scomparvero nel 1876 e da non confondersi con gli Athletics moderni)
Pittsburgh Allegheny
St. Louis Brown Stockings (presieduti da Von der Ahe)

Per differenziarsi dalla National League, la American Association ideò due proposte sicuramente interessanti: gli incontri domenicali (che la National League avrebbe presentato solo nel 1892) e la possibilità di vendere birra allo stadio; inoltre il biglietto d’ingresso agli impianti sportivi della AA costava solo 25 cents, contro i 50 di quelli della NL.

Nel 1883 il presidente della NL Abraham G. Mills (subentrato a Hulbert, deceduto l’anno precedente) e quello della AA Denny McKnight firmarono uno storico National Agreement che, oltre a concedere alla AA lo status di Major League, ufficializzava lo scontro tra le due squadre vincitrici del pennant: nel 1884, i Providence Grays (NL) e i New York Metropolitans si sfidarono nel primo Championship Of United States, che avrebbe dovuto stabilire quale fosse la migliore squadra della nazione; vincendo 3-0, i Grays furono dichiarati Champions Of The World e da lì a poco il termine World Series entrò a far parte del mondo del baseball.


POST-SEASON
Ad ogni modo, gli incontri di post-season avevano già una tradizione decennale: le squadre della defunta National Association, ad esempio, disputavano al termine della stagione regolare delle esibizioni contro formazioni amatoriali, mentre le compagini della National League chiudevano l’annata con alcune esibizioni contro alcuni team delle minors. Oltre a queste partite amichevoli, esistevano anche delle sfide sicuramente più sentite e cariche di tensione, come ad esempio le City e Regional Series: nel 1882, Cincinnati sconfisse Cleveland per il Championship Of Ohio, mentre l’anno successivo squadre di Philadelphia e New York si sfidarono per il titolo delle rispettive città.
In verità, scontri sul diamante tra National League ed American League erano avvenuti prima della firma del National Agreement, anche se erano considerate null’altro che esibizioni; inoltre i proprietari della National League erano contrari a queste partite, tanto che nel 1882, la dirigenza dei Chicago White Stockings fu costretta a sospendere i contratti, per permettere ai propri giocatori di affrontare la compagine di Cincinnati, vincitrice della American Association: per la cronaca, furono disputate due partite, con una vittoria per parte.


RESERVE CLAUSE
Negli anni ’80, inoltre, i contrasti tra proprietari, che controllavano il Baseball, e i giocatori raggiunsero un punto critico: il nocciolo della discussione era sicuramente la Reserve Clause, un accordo che legava un giocatore ad una squadra praticamente per tutta la sua carriera.
Nell’autunno del 1883, un gruppo di investitori di St.Louis, guidati da Henry Lucas, fondò la Union Association, una nuova organizzazione, che sarebbe stata gestita interamente dai giocatori, ma che fallì miseramente nel 1884; eppure nonostante la brevissima esistenza, la UA propose una regola fondamentale per il baseball, vale a dire la concessione della prima base al battitore colpito da un lancio.
Lo scontro tra proprietari e giocatori continuò anche nelle stagioni successive, culminando nella fondazione della Players’ League nel 1890: molti giocatori della NL e AA furono attratti dalla nuova organizzazione, che acquisì un successo insperato; purtroppo, la PL resistette una sola stagione, terminando la propria esistenza dopo pochi mesi.
Tuttavia, anche tra National League ed American Association, i rapporti erano assai tesi, nonostante il National Agreement del 1883: la NL poteva disporre di una forza maggiore, riuscendo attirare le migliori compagini della AA, che nel 1891 cessò le proprie operazioni.
Per quanto riguarda le World Series, la NL si dimostrò nettamente superiore, infatti soltanto nel 1886 la AA (rappresentata dai St.Louis Brown Stockings) fu in grado di aggiudicarsi la sfida, battendo 4-2 i Chicago White Stockings: prima base e manager di St. Louis era Charlie Comiskey, colui che qualche anno più tardi sarebbe diventato lo storico proprietario dei Chicago White Sox.


OBP
Nel 1887 i dirigenti del Baseball proposero una regola sicuramente interessante per quanto riguarda le statistiche: in quell’unica stagione, le basi su ball furono considerate alla stregua delle battute valide, provocando ovviamente un vertiginoso aumento delle medie, come dimostrato da Tip O’Neill dei St. Louis Browns, che totalizzò una hitting average astronomica (.492).
Tuttavia nel 1968, lo Special Baseball Records Committee decise di modificare il risultato, cancellando le 50 basi su ball considerate valide, portando il risultato a .435 ma nel 2000, gli editori di Total Baseball (l’enciclopedia ufficiale del Baseball), condannarono questa decisione, riportando il primato a .485  che è ancora oggi la migliore prestazione stagionale di tutti i tempi.


LA SEGREGAZIONE
Purtroppo, anche sui diamanti occorsero episodi di razzismo, che portarono al graduale divieto per i giocatori di colore di partecipare alle partite di Baseball professionistico: fin dalla fondazione, i dirigenti della NL erano contrari ai neri, che vennero ben presto emarginati; in verità non esisteva una regola scritta a riguardo, tuttavia un “accordo tra gentiluomini” precludeva agli atleti afro-americani di giocare a baseball ai massimi livelli.
Uno degli eventi più spiacevoli accadde il 1° maggio 1884, quando Cap Anson (prima base e manager dei Chicago White Stockings e primo uomo a battere 3000 valide), vedendo nella squadra avversaria Moses Walker, gridò "Get that nigger off the field".
Tre anni dopo tutti gli afro-americani furono banditi dalle Majors e successivamente anche dalle leghe minori, di conseguenza nacquero le Negro Leagues, organizzazioni in cui furono relegati tutti gli atleti di colore; la terribile segregazione razziale continuò fino al 1947, quando Jackie Robinson debuttò con la maglia dei Brooklyn Dodgers.


CHAMPIONSHIP SERIES (1892)
In seguito al fallimento della American Association, la National League, che presentava dodici formazioni, era l’unica Major League presente sul territorio nazionale; il sistema proposto per il 1892 fu quello di dividere il campionato in due parti, che furono vinte dai Boston Beaneaters (il nome Red Stockings fu tralasciato) e dai Cleveland Spiders (in cui Cy Young totalizzò 36 vittorie): per determinare la squadra campione, fu organizzata una Championship Series, che vide il successo di Boston per 5-0 (con 1 pareggio).
In quel campionato furono lanciati tre no-hitter, ma due di questi meritano di essere ricordati: quello di Alex Sanders di Chicago contro Baltimore (primo caso di no-hit senza shutout, giacché gli avversari segnarono due punti) e quello di Bumpus Jones, alla prima apparizione nelle majors, di Cincinnati contro Pittsburgh.


BALTIMORE CHOP
Gli Orioles, invece, presentarono un’interessante azione, chiamata non a caso Baltimore Chop: approfittando della durezza del proprio campo di gioco, i giocatori battevano la pallina verso il basso con l’intenzione di ottenere un rimbalzo molto alto; mentre i difensori avversari attendevano che la pallina scendesse, il battitore raggiungeva comodamente la prima base.
Non va dimenticato il bunt, che, seppure utilizzato da diverso tempo, fu trasformato dagli Orioles in un efficace sistema per conquistare la prima base.
Purtroppo Baltimore diventò famosa anche per i suoi comportamenti non propriamente sportivi e leali: gli interni Dirty Jack Doyle, Hugh Jennings, John McGraw molto spesso ostruivano con spinte e trattenute illegali i corridori avversari, mentre gli esterni nascondevano nella propria divisa delle palline, da utilizzare in situazioni critiche; si racconta che il ricevitore Wilbert Robinson conservasse nelle proprie tasche dei sassolini da far cadere sui piedi dei battitori, mentre in attacco, i corridori deliberatamente saltavano le basi.
Tutte queste scorrettezze erano possibili perché in campo era presente un solo arbitro, che ovviamente non poteva controllare ogni azione; per mettere freno alle irregolarità, i dirigenti della lega si resero conto della necessità di aumentare il numero di direttori di gara, che alla fine fu portato a quattro.


LE DIFFICOLTA'
Nonostante fosse l’unica major presente in territorio nazionale, la National League stava attraversando un momento di estrema difficoltà: nel 1899, per ovviare ai numerosi debiti che preoccupavano l’organizzazione, i proprietari decisero di tagliare quattro formazioni, Baltimore Orioles, Cleveland Spiders (che avevano perso addirittura 134 incontri in quella stagione), Louisville Colonels e Washington Senators..
La National League, che dal 1876 aveva visto addirittura 23 franchigie provenienti da altrettante città, fu ri-determinata con la presenza di otto squadre che sarebbero rimaste le stesse per 53 anni.
Nel 1900 i Brooklyn Superbas vinsero il pennant, superando nella classifica Pittsburgh di quattro lunghezze e mezza; nonostante il secondo posto, i Pirates si ritenevano superiori ai rivali, di conseguenza un giornale della Pennsylvania, il Chronicle Telegraph, organizzò una serie al meglio delle cinque partite, mettendo in palio un trofeo d’argento: pur giocando tutte le partite in trasferta, Brooklyn si aggiudicò la contesa per 3-1, confermando ulteriormente la legittimità del pennant.
Nel frattempo, però, all’orizzonte si stava materializzando una vera minaccia per la National League, molto più pericolosa della American Association o della Players League: Ban Johnson, leader incontrastato della Western League (forte lega minore presente nel Midwest dal 1894), decise di sfidare apertamente la National League, quando nel 1900 fondò la American League, per poi concederle lo status di Major League l’anno successivo.
Otto furono le squadre presenti nella American League per la stagione 1901, anche se Ban Johnson (almeno inizialmente) non pareva interessato ad una compagine bostoniana, che fu creata solo grazie ai finanziamenti del magnate Charlie Somers,
Tra coloro che aiutarono Ban Johnson nella formazione della American League, va segnalato Connie Mack, che in seguito fu nominato manager degli Athletics: Mack, che mantenne la guida tecnica degli A’s per oltre cinquant’anni, aveva l’abitudine di indossare sempre (anche durante le partite) la giacca e la cravatta, evitando le classiche divise, sebbene ciò gli impedisse di entrare sul terreno di gioco.
Nel 1902 i Brewers lasciarono Milwaukee e diventarono i nuovi St. Louis Browns, mentre nel 1903 gli Orioles si trasferirono a New York (spostamento molto controverso), formando gli Highlanders, squadra il cui nome qualche anno più tardi sarebbe diventato Yankees.
Lo scontro tra National League (The Senior Circuit) e American League (The Junior Circuit) fu molto aspro e fu sicuramente favorevole alla neonata lega: potendo offrire degli stipendi maggiori, numerosi giocatori lasciarono la National League per trasferirsi nella American League, creando malumori tra i proprietari, che si vedevano privati delle proprie stelle.
Per la American League, invece, tutto stava procedendo a gonfie vele, poiché i primi due campionati si erano rivelati dei successi sotto ogni punto di vista: il titolo del 1901 fu assegnato ai Chicago White Sox, che con un bilancio di 83-53, superarono di quattro lunghezze i Boston Red Sox di Cy Young.


NATIONAL AGREEMENT E LE WORLD SERIES (1905)
Per frenare lo scontro, i massimi dirigenti di National League e American League decisero di firmare un nuovo National Agreement, in cui furono sanciti dei punti importantissimi:

1) NL e AL sarebbero state due major leagues separate, ma di eguale importanza, con regole e leggi comuni e un calendario omogeneo.
2) Furono stabiliti i criteri di scelta dei migliori giocatori
3) Furono ri-organizzate le minor leagues

In verità, il National Agreement non prevedeva un’eventuale sfida tra le due squadre campioni, tuttavia, Barney Dreyfuss (proprietario dei Pittsburgh Pirates) e Henry Killea (presidente dei Boston Pilgrims – Red Sox), notando il grande vantaggio delle proprie formazioni nelle rispettive classifiche, si accordarono per la disputa di una serie al meglio delle nove partite, inaugurando la tradizione delle World Series.
Boston si aggiudicò la sfida per 5-3, ma pur conquistando il pennant della American League anche nel 1904, non poté difendere il titolo di campione del mondo, poiché John T.Brush e John McGraw, proprietario e manager dei New York Giants campioni NL, rifiutarono la sfida contro la compagine del Massachussetts.
Fortunatamente, dal 1905 le World Series ricominciarono ad essere disputate e neanche le due guerre mondiali sarebbero riuscite a fermarle: l’era moderna del Major League Baseball era ufficialmente iniziata!


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