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martedì 13 marzo 2018

La Storia Di Bert Trautmann: Da Prigioniero Di Guerra A Grande Portiere

Bernhard Bert Trautmann inizia a praticare sport a livello amatoriale negli anni 20 prima di unirsi, nel 1933, alla Jungvolk (“Gioventù Hitleriana”).
Nel ’41 però, con la Guerra che imperversa, Bernhard è costretto ad arruolarsi, e inizia a lavorare come apprendista meccanico, prima di entrare a far parte dell'aviazione nella Lutwaffe.
Viene spedito prima in Polonia e poi in Ucraina, ricevendo alla fine delle due missioni ben 5 medaglie al valore.


LA FUGA
Per Trautmann si prospetta un’ultima missione, in Normandia questa volta, consapevole che dovrà affrontare lo sbarco dei soldati americani.
Dopo essere sopravvissuto al devastante bombardamento di Cleve, comprendendo l’imminente pericolo, decide di scappare, facendo attenzione però ad evitare sia l’esercito statunitense che quello tedesco, che potrebbe considerarlo un disertore punibile con la fucilazione.
Sarà tra i 90 tedeschi (su 1000) a salvarsi.


LA CATTURA E LA DEPORTAZIONE IN INGHILTERRA
Nei giorni successivi, mentre molti dei suoi compagni vengono fucilati in mezzo alla strada dalle truppe degli Alleati, lui riesce ad avviarsi verso casa ma gli alleati lo catturano (per la precisione alcuni soldati americani) ma Bernhard riesce a scappare, prima di essere catturato nuovamente da alcuni soldati inglesi che lo porteranno nel campo di Ashton-in-Makerfield (nei pressi di Wigan) per scontare le sue malefatte.
Viene classificato prima come prigioniero di classe "C" (nazista), poi declassato a "B" per buona condotta.
Qui finalmente Bernhard può finalmente riprendere l’attività sportiva, giocando nella squadra del campo come centrale difensivo, fino a quando in un’amichevole contro i dilettanti dell’Haydock Park un brutto infortunio lo costringe a posizionarsi fra i pali, scelta quanto mai fortunata per il prosieguo della sua carriera.
Nel ’48 il campo di prigionia chiude, e inaspettatamente Trautmann rifiuta la proposta di rimpatrio stabilendosi ad Huyton, alternando il lavoro in una fattoria all’attività calcistica in quarta serie con il St.Helens Town.


MANCHESTER CITY
Le eccellenti prestazioni del portiere tedesco in quarta serie gli valgono l’inaspettata chiamata dalla First Division, firma infatti il 7 ottobre 1949 il suo primo contratto da professionista con il Manchester City, e diventa il primo giocatore della storia del calcio inglese ad indossare scarpe da gioco del marchio Adidas, data la sua vecchia amicizia con il proprietario della fabbrica tedesca, Adolf Dassler.
Tutti si chiedono come sia possibile rimpiazzare il grande portiere colonna dei Citiezens e della nazionale, Frank Swift, con un tedesco, considerato da tutti, a ragion veduta, un nazista.
Contro il Fulham, a Londra, città devastata dai bombardamenti, la tensione è alle stelle: l’intera nazione segue con estrema attenzione la partita del Craven Cottage.
Tutti hanno gli occhi puntati su Trautmann e su cosa potrebbe accadere con l’ostile pubblico londinese.
Il Fulham passa in vantaggio, sembra l’inizio di un monologo bianconero, ma Trautmann erige una diga davanti alla sua porta non facendo passare niente.
Il gigante tedesco respinge ogni attacco avversario, alla fine il City perde con un dignitoso 1-0 ma la scena più appagante è quella dell’intero Craven Cottage che regala la standing ovation al portiere.
Dopo alcuni anni altalenanti, di cui uno passato in Second Division, Trautmann si impone come uno dei migliori portieri del campionato, e i Citizens rifiutano un’importante offerta per lui da parte dello Schalke 04.
Nella stagione 1954/55 il City arriva a Wembley per sfidare il Newcastle ma viene sconfitto.


L'IMPRESA A WEMBLEY CONTRO IL BIRMINGHAM E L'INFORTUNIO
Poco male, perché l’anno successivo la squadra è pronta a compiere il salto di qualità, a Wembley questa volta c’è il Birmingham.
Bert, che ha giocato un’annata straordinaria, è stato nominato poco prima del fischio d’inizio Footballer Of The Year dalla Football Writers’ Association.
La partita è spettacolare, con il City che va in vantaggio quasi subito, il Birmingham pareggia poco dopo, ma nel secondo tempo Dyson e Johnstone ristabiliscono il vantaggio, portando il risultato sul 3-1.
Il Birmingham attacca a pieno organico e Trautmann è costretto agli straordinari, specie quando un pallone profondo penetra in area di rigore per Peter Murphy, i due si gettano a capofitto, ma nello scontro Trautmann ha nettamente la peggio, viene colpito alla testa e cade privo di sensi a terra.
I medici lo rianimano, dopo qualche minuto, avverte un fortissimo dolore al collo, ma non essendo previste le sostituzioni decide di rimanere in campo, riuscendo in qualche modo a terminare la partita. Alla consegna della medaglia risponde in maniera alquanto rassicurante al Principe Filippo, che vuole sincerarsi delle sue condizioni, di avere solo un banale torcicollo.
Tre giorni dopo, dopo aver avvertito ininterrottamente dolore al collo, decide di recarsi all’ospedale di Manchester per accertarsi delle proprie condizioni.
Qui, decisamente sorpreso, il medico, dopo averlo visitato, fa notare a Trautmann come avesse cinque vertebre del collo dislocate, una delle quali addirittura spaccata a metà, e che sarebbe potuto letteralmente morire da un momento all’altro.
L’operazione sembra la via più logica, e dopo un intervento perfettamente riuscito si prospetta una lunga convalescenza che lo farà tornare a calcare i campi di gioco solamente nella stagione 1957/58. La carriera di Bert procede seguendo l’altalenante andamento del suo City fino al 1964, anno in cui si ritira.
Totalizzerà ben 545 presenze in 15 anni.

Gordon Banks: "Bert Trautmann era un incredibile uomo di sport e giocava ogni partita come se ci dovesse qualcosa, se dovesse qualcosa a tutti perchè era stato un prigioniero di guerra tedesco ed era stato comunque accettato. Per me era piú vero il contrario, noi avremmo dovuto essere grati a lui per essere rimasto e averci mostrato che gran portiere era"

L’unico neo di una carriera ad altissimo livello sarà il pessimo rapporto con la propria nazionale, le cui porte gli furono chiuse dall’allenatore dell’epoca Sepp Herberger, che non accettò mai il fatto che giocasse in un campionato straniero.
Si concederà due fugaci apparizioni con i dilettanti del Wellington Town, prima di passare definitivamente alla panchina, allenando nelle serie minori inglesi e tedesche, e successivamente le nazionali di Birmania, Tanzania, Liberia e Pakistan, salvo poi ritirarsi nel 1983 a vita privata in Germania, con la seconda moglie, e dal 1990 a La Llosa, nei pressi di Valencia, con la sua terza ed ultima moglie.
Morirà nel 2013 in Andalusia, a 89 anni.


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