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sabato 29 settembre 2018

Le Più Lunghe Squalifiche Nel Calcio Inglese (Ban)

In questa lista vedremo le più lunghe squalifiche comminate nel Calcio Inglese.
Si sono voluti tralasciare squalifiche per doping o per aver saltato controlli antidoping (si ricordi il portiere australiano Mark Bosnich sospeso per nove mesi nell'aprile 2003 dopo aver fallito un test antidoping per cocaina. Il suo contratto venne rescisso dal Chelsea. Oppure Rio Ferdinand bannato per 8 mesi nel dicembre 2003 per non essersi presentato ad un test antidoping o ancora Jose Baxter dello Sheffield Utd squalificato per 12 mesi dopo esser stato trovato positivo alla cocaina, dopo che qualche anno prima era stato trovato positivo all'ecstasy).


Enoch West, Sandy Turnbull e Arthur Whalley (tutti Man Utd), Thomas Fairfoul, Tom Miller, Bob Pursell e Jackie Sheldon (tutti del Liverpool) (squalifica a vita)
Fu il primo scandalo inerente il calcio-scommesse in Inghilterra.
Questi giocatori vennero banditi a vita per partite truccate e scommesse sul risultato di una partita del 1915. 
Poi le squalifiche furono revocate perchè i giocatori entrarono in guerra prestanza servizio militare.


David Layne, Peter Swan, Tony Kay (squalifica a vita)
Il calcio inglese fu nuovamente scosso all'inizio degli anni '60 quando il Sunday People dichiarò che tre giocatori dello Sheffield Wednesday avevano scommesso sulla propria squadra perdente, intascando 100 sterline. L'inchiesta si chiuse con 10 giocatori incriminati.
David Layne, Peter Swan e Tony Kay furono banditi a vita (anche se poi il ban fu revocato dopo 7 anni di squalifica) e ricevettero 4 mesi di carcere.


Jimmy Gauld, Brian Phillips, Jack Fountain, Sammy Chapman, Ron Howells, Ken Thomson, Esmond Million e Keith Williams (squalifica a vita)
Sempre nella stessa inchiesta del calcio-scommesse tra 1962 e 1964, gli altri giocatori incriminati furono: Jimmy Gauld (ex Mansfield Town) con 4 anni di carcere, Brian Phillips (Mansfield Town) e Jack Fountain (York City) con 15 mesi di carcere, Sammy Chapman (Mansfield Town), Ron Howells (Walsall) e Ken Thomson (Hartlepools Utd) 6 mesi di carcere.
Il capobanda era Gauld ma i tre giocatori del Wednesday erano sicuramente quelli più famosi in quanto in prima division (Kay era anche campione d'Inghilterra, per aver vinto il titolo con l'Everton).
La partita dello Sheffield Wednesday in questione era contro l'Ipswich Town ed ebbe luogo nel 1962, il tutto venne scoperto quando Gauld vendette la sua storia al Sunday People nel 1964. 
L'Ipswich era campione, quindi non era irragionevole supporre che avrebbero battuto il Wednesday. Gauld convinse Layne, Swan e Kay a scommettere contro la propria squadra, e la partita si concluse con una vittoria dell'Ipswich per 2-0, anche se Kay venne nominato Man Of The Match! 
Anche Esmond Million e Keith Williams (entrambi del Bristol Rovers) vennero banditi a vita insieme a Brian Phillips per aver tentato di sistemare una partita tra Bristol Rovers e Bradford Park Avenue nel 1963. 
Million e Williams presumibilmente presero tangenti per alterare la partita (dopo essere stati avvicinati da Phillips, per conto di Gauld), sebbene poi il risultato non fu quello voluto.


Nick Bunyard (2 anni e 7 mesi)
Il manager del Frome Town ricevette 2 anni e 7 mesi di squalifica più 3mila sterline di muta per reati di scommesse, tra cui puntate contro la propria squadra nel 2016. Il divieto è stato diramato da novembre 2016 e va fino al 1° luglio 2019. Bunyard ha effettuato oltre 90 scommesse in un periodo di 3 anni, di cui 45 nelle partite delle squadre che stava gestendo all'epoca, Frome Town e Paulton Rovers. Apparentemente 8 di queste scommesse erano contro la sua stessa squadra.


Joey Barton (13 mesi)
Barton al momento della sentenza giocava nel Burnley, nel 2017 venne squalificato per 13 mesi con 30mila sterline di multa per aver infranto le regole della FA sul gioco d'azzardo; in particolare scommettendo su 1.260 partite di calcio tra il 2006 e il 2016, alcune delle quali dove aveva giocato.
Il divieto era originariamente di 18 mesi, ma venne poi ridotto in appello.


Billy Cook (12 mesi)
Nel 1915 il giocatore dell'Oldham Athletic ricevette la squalifica record di 12 mesi per essersi rifiutato di lasciare il campo dopo essere stato espulso contro il Middlesbrough.


James ('Jay') Harris (12 mesi)
Il giocatore dell'Accrington Stanley ricevette 12 mesi e 5mila sterline di multa per aver scommesso sul proprio club perdente contro il Bury nel 2009. Altri 3 giocatori dell'Accrington ricevettero delle squalifiche (ma minori in quanto non presenti in campo): David Mannix 10 mesi, Peter Cavanagh 8 mesi, Robert Williams 8 mesi ed Andrew Mangan 5 mesi (quest'ultimo del Bury).


Eric Cantona (9 mesi)
L'attaccante del Manchester Utd venne squalificato per 9 mesi (e 120 ore di lavori sociali), a seguito del calcio da kung-fu rifilato nel 1995 ad un tifoso avversario del Crystal Palace. Cantona effettivamente perse una stagione dalla sua già relativamente breve carriera.


Vinnie Jones (6 mesi)
Il folle ex giocatore del Wimbledon venne sospeso per sei mesi (poi per 3 anni) nel 1992 per la sua voce fuori campo in un video che celebrava tackle pericolosi.
Multato anche di 20mila sterline.


Frank Barson (6 mesi)
Il giocatore del Watford nel 1928 venne squalificato per 6 mesi per un presunto calcio rifilato ad un avversario.


Joss Labadie (6 mesi)
Il giocatore del Dagenham & Redbridge ricevette 6 mesi per aver morso il dito del difensore dello Stevenage Ronnie Henry nel 2015. Questa fu la seconda lunga squalifica di Joss.


Kevin Lewis (5 mesi)
Il giocatore del Manchester Utd reserve venne espulso in una partita della Central League, nel dicembre 1971. Poi fu bandito fino alla fine della stagione.


James Gotheridge (3 mesi)
Il giocatore del Newton Heath venne sospeso per insulti all'arbitro in una partita contro i Walsall Town Swifts nel 1889.


Joey Barton (12 partite)
Barton prese questo ban nella partita finale della stagione contro il Manchester City. L'allora capitano del QPR rifilò una gomitata a Carlos Tevez e poi prese a calci Sergio Aguero, tentando di aggredire anche Vincent Kompany e, dopo essere stato espulso, anche Mario Balotelli a bordocampo.


Billy Bremner e Kevin Keegan (11 partite)
I due giocatori di Leeds e Liverpool vennero entrambi banditi all'inizio della stagione fino alla fine di settembre, circa 8 settimane (con conseguente 11 partite) per continue risse e falli violenti nel Charity Shield del 1974.


Paolo Di Canio (11 partite)
L'allora stella dello Sheffield Wednesday venne bannato nel settembre 1998 dopo aver spinto l'arbitro, sempre Paul Alcock (multa anche da 10mila sterline).


David Prutton (10 partite)
In un incidente simile a quello Di Canio, il centrocampista del Southampton, Prutton, spinse l'arbitro Alan Wiley dopo che questi gli aveva mostrato un cartellino rosso contro l'Arsenal nel 2005.
Ban di 10 partite e 6mila sterline di multa.


Luis Suarez (10 partite)
All'irruento uruguagio questo ban venne comminato dopo aver morso il difensore del Chelsea Branislav Ivanovic nell'aprile 2013 (aveva già morso un giocatore in Olanda e poi anche Chiellini nella partita Italia-Uruguay valevole per i mondiali 2014).


Joss Labadie (10 partite)
Il giocatore del Torquay Utd ricevette 10 partite di stop e una multa di 2mila sterline per aver morso Ollie Banks del Chesterfield nel 2014. Lo stesso morse anche un secondo giocatore, Armand Gnanduillet, nella stessa partita.


Paul Davis (9 partite)
Il centrocampista dell'Arsenal venne squalificato per 9 partite e multato di 3mila sterline dopo aver preso a pugni Glenn Cockerill del Southampton durante una partita nell'ottobre 1988.


Calvin Andrew (9 partite)
Il giocatore del Rochdale ricevette questa squalifica dopo per aver sgomitato Peter Clarke dell' Oldham Athletic nel 2016. Gli arbitri non si accorsero di niente ma la prova TV fu implacabile: 12 giornate, poi ridotte a 9.


Steve Walsh (9 partite)
Il giocatore del Leicester City ricevette questo ban a seguito della rottura della mascella di David Geddis dello Shrewsbury Town, nel 1987. In seguito Walsh battè il record di cartellini rossi: ben 13.


Frank Sinclair (9 partite)
Il giocatore del WBA venne squalificato per 9 partite per una spinta e uno scontro di testa con l'arbitro Paul Alcock (lo stesso spinto a terra da Di Canio qualche anno dopo) dopo che questi aveva assegnato un rigore agli avversari dell' Exeter City nel 1992.


Peter Dobing (9 settimane)
Descritto come un "divieto record" sui giornali, il giocatore dello Stoke ricevette un lunga squalifica nel 1971 per continui cartellini gialli e rossi.
Anche Brian O'Neil e Dennis Hollywood (entrambi del Southampton) ricevettero un ban di 9 settimane. Ai tempi la FA prese questa abitudine di dare squalifiche un po' a caso in base alla condotta in campo.
Ricevettero 8 settimane di ban invece John Fitzpatrick (Manchester Utd), Don Welbourne (Scunthorpe) e Graham Rathbone (Grimsby).


Hughie Gallacher (2 mesi)
2 mesi di squalifica per il giocatore del Chelsea, per insulti all'arbitro nel 1931.


Bob Turnbull (2 mesi) 
Sempre un giocatore del Chelsea protagonista, qui in una partita a South Shields nel 1926.


Mark Dennis (53 giorni) 
Quasi 2 mesi di squalifica per il giocatore del QPR per condotta violenta che portò all'11esima espulsione della sua carriera nel 1987. Dennis tirò una gomitata in faccia ad Ossie Ardiles. Fu espulso di nuovo l'anno seguente, prima che il QPR si stufasse di lui spedendolo al Crystal Palace.


Peter Osgood (8 settimane)
8 settimane ed una multa da 150 sterline per il giocatore del Chelsea per essere stato ammonito 6 volte nello spazio di un anno, nel 1971. Ai tempi prendere le ammonizioni erano molto più difficile di oggi. Osgood era stato ammonito 8 volte in 2 anni.


Ben Thatcher (8 partite)
Il difensore gallese del Manchester City venne squalificato per 8 partite, a seguito di una tremenda gomitata in faccia rifilata a Pedro Mendes, a Portsmouth, nell'agosto 2006.
In realtà non fu l'unica della sua carriera.


Luis Suarez (8 partite)
L'attaccante del Liverpool ricevette un altro ban di 8 partite (più multa di 40.000 sterline) nel 2011 dopo aver insultato Patrice Evra (chiamato "negrito"), allora terzino sinistro del Manchester United.


Duncan Ferguson (7 partite)
L'attaccante scozzese dell'Everton ricevette 3 giornate di squalifica per un cartellino rosso per condotta violenta (dopo aver colpito Paul Scharner del Wigan) e altre 4 per aver messo le mani in faccia a Pascal Chimbonda dopo la sua espulsione, nel 2006.


Jonny Evans (6 partite) e Papiss Cisse (7 partite)
Il giocatore del Man Utd e del Newcastle furono squalificati rispettivamente per 6 e 7 partite per essersi sputati a vicenda nel 2015. Evans sputò per primo ma negò l'accusa; Cisse ammise ciò e si scusò anche, ma ottenne un ban più lungo poiché era già stato espulso ad inizio stagione per aver sgomitato Seamus Coleman dell' Everton.


Chris Kamara (6 settimane)
6 settimane per il giocatore dello Swindon per aver sgomitato Jim Melrose dello Shrewsbury Town, rompendo lo zigomo di Melrose nel 1988. Kamara divenne il primo giocatore in Inghilterra ad essere condannato in tribunale per violenza sul campo. Gli venne inflitta una sanzione di 1.200 sterline per aver provocato lesioni personali gravi e inoltre venne condannato a pagare un risarcimento di 250 sterline. Si difese dicendo che Melrose lo aveva offeso con insulti razzisti ma il ricorso fu respinto.


Patrick Vieira (6 partite)
Al centrocampista dell'Arsenal, alle 6 partite, venne aggiunta una multa di 45mila sterline (una cifra record alllora) per aver sputato Neil Ruddock dopo essere stato espulso, nel 1999.


Samu Saiz (6 partite)
Il giocatore del Leeds prese 6 partite dopo aver sputato Robbie Willmott del Newport County, nel gennaio 2018. Saiz era stato precedentemente accusato di aver sputato al manager del Port Vale Michael Brown nell'agosto 2017.


Arthur Masuaku (6 partite) 
Qui ad esser sputato fu Nick Powell del Wigan, nel gennaio 2018.
Masuaku giocava per il West Ham.


David Batty (6 partite)
Anche David Batty spinse un arbitro, precisamente David Elleray, prima del fattaccio che vide protagonista Di Canio.
L'allora centrocampista del Newcastle perse la testa dopo essere stato espulso contro il Blackburn nel maggio 1998.


Joey Barton (6 partite)
Barton venne squalificato per 6 partite (con un ulteriore ban di 6 partite comminate dal club) dopo aver picchiato il compagno di squadra Ousmane Dabo (al Manchester City) nel 2007.
Vennero comminate anche 200 ore di servizi sociali.


Ian Ure e Denis Law (6 settimane)
Il giocatore dell'Arsenal e del Manchester Utd negli anni 60 vennero squalificati per 6 settimane più la perdita di salari nel 1967. All'epoca questo fu il divieto più pesante per qualsiasi reato commesso in campo da lì ai futuri 20 anni. Law nel 1967 era il giocatore più pagato della Gran Bretagna.


Mousa Dembele (6 partite)
Il giocatore del Tottenham prese 6 partite per una rissa con Diego Costa nella "Battaglia di Stamford Bridge".


Roy Keane (5 partite)
La leggenda del Manchester United venne esclusa per 5 partite nel 2002 (più una multa di 150mila sterline) dopo aver ammesso nella sua autobiografia che il pericolosissimo tackle sul centrocampista del Manchester City Alf Inge Haaland l'anno precedente, era stato pre-meditato.
Era già stato squalificato per 3 partite per il cartellino rosso ricevuto ai tempi.


Jonjo Shelvey (5 partite)
5 partite e 100mila sterline di multa per aver insultato razzialmente un avversario, Romain Saiss dei Wolves nel 2016. Tre giocatori dei Wolves hanno riferito all'arbitro che Shelvey avrebbe detto: "You Arab C***", "Arab prick", "Morrocan prick" e "Smelly Arab c***".


Billy Bonds (5 settimane)
Il giocatore del West Ham venne squalificato per aver sputato verso un avversario a seguito di un fallo di reazione nel 1970.


Alan Ball (5 settimane)
Il giocatore dell'Everton venne sospeso per 5 settimane per 3 gialli in 3 partite nel 1969/70.


Victor Wanyama (5 partite)
L'ex Celtic, ai tempi al Southampton, prese 5 giornate per il terzo cartellino rosso della stagione, un rosso diretto per un fallo su Dimitri Payet del West Ham, nel 2016.


Tyrone Mings (5 giornate)
Il giocatore del Bournemouth ricevette 5 partite per aver calpestato la testa di Zlatan Ibrahimovic del Man Utd nel 2017.
Mings ha negato che il colpo sferrato fosse deliberato ma la FA non volle sapere ragioni.


Bertram "Bert" Smith (1 mese)
Il giocatore Spurs ricevette 1 mese per insulti ad un arbitro nel 1922.
Ci fu una maxi rissa tra Alex Graham dell'Arsenal e il già citato Smith. Incredibilmente Smith fu l'unico giocatore a ricevere un ban perchè ai tempi, pare, che gli insulti fossero peggio della rissa fine a se stessa (con gli avversari).


George Best (1 mese)
Tra le tante malefatte (più fuori dal campo) del pallone d'oro nord-irlandese del Man Utd ci fu anche quella di aver calciato la palla dalle mani dell'arbitro dopo una sconfitta in semifinale di Coppa di Lega contro il Man City nel dicembre del 1969.


Ernest Hart (28 giorni)
Anche qui ban per il giocatore del Leeds in una partita contro l' Huddersfield Town (nel 1933), per insulti ad un arbitro.


Ashley Grimes (4 partite)
Ban di 4 partite e una multa di 750 sterline per il giocatore del Manchester Utd per aver colpito l'arbitro alla testa. Grimes venne subito espulso, settando il record di 750 sterline di multa, il precedente era di 500 imposto a Neil McNab (Bolton) e Vince Hillaire (Crystal Palace) due anni prima, entrambi per insulti agli arbitri.


John Terry (4 partite)
Nel 2011 il capitano del Chelsea ricevette un ban di 4 partite per insulti razzisti ad Anton Ferdinand del QPR.
Multa però record di 220mila sterline.



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mercoledì 26 settembre 2018

Arriva L'Algoritmo Che Prevede Gli Infortuni (Injury Forecaster)

L'Injury Forecaster ed è un sistema di intelligenza artificiale che monitora il carico di lavoro in allenamento dei giocatori e, tramite un algoritmo, segnala l’imminente rischio di infortuni oltre a fornire suggerimenti utili ai preparatori atletici.
Quest'algoritmo nel corso di una stagione riconosce e associa parametri di allenamento, indicatori fisici e metabolici dei calciatori e la possibilità di farsi male (in %).
Fondamentale anche l'utilizzo di GPS montato sui giocatori.

Luca Pappalardo (ricercatore ed uno dei responsabili del progetto): "Dai movimenti tracciati vengono estratte diverse informazioni, come la distanza percorsa, la potenza metabolica, le accelerazioni e decelerazioni.
Il nostro sistema di intelligenza artificiale ha individuato le associazioni tra queste variabili e il rischio di infortunio: una volta addestrato a imparare tali associazioni, il forecaster avvisa i preparatori atletici se prevedere un infortunio imminente in un allenamento, con una precisione sorprendente, superiore al 50%. La società sportiva può quindi dimezzare gli infortuni, con un relativo risparmio di costi.
Gli infortuni hanno un forte impatto sul calcio professionistico, perché influiscono sulla performance dell’intera squadra e comportano costi considerevoli per la riabilitazione dei calciatori.
Inoltre, il forecaster fornisce un insieme di regole che, sulla base del carico di lavoro del calciatore, suggerisce ai preparatori atletici come modificare opportunamente gli allenamenti"

La precisione, come detto, è superiore al 50% (con le tecniche odierne invece si assesta sul 5%).
Diminuendo/modificando quindi carichi di lavoro ed esercizi è possibile ridurre la probabilità che un giocatore s'infortuni per problemi muscolari, affaticamento e quant'altro.
Lo stesso gruppo di ricerca (CNR, Università di Pisa e Milano, Barcellona e SoBigData) ha anche sviluppato, in collaborazione con l’azienda italiana Wyscout, PlayeRank, un algoritmo che valuta le performance dei calciatori.
Il sistema, si basa su un database composto da milioni di eventi riguardanti quasi tutte le competizioni del mondo che permette all’algoritmo di valutare le prestazioni e stilare una classifica, per guidare e consigliare le società nelle fasi di calciomercato.

Si può studiare quindi come si sviluppa un talento, se si confrontano, per esempio, le prestazioni di due campioni con quelle di una rivelazione recente come Messi, Ronaldo e Salah, PlayeRank mostra che mentre i due fuoriclasse si attestano su valori altissimi per tutto il periodo di osservazione, Salah è protagonista di una notevole crescita.
Questi algoritmi, con capacità di calcolo sempre più avanzate, sono in grado di estrapolare notevoli informazioni utili sul singolo giocatore per fornire un giudizio completo.


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venerdì 21 settembre 2018

La Storia Di Brett Favre: Alcol, Dipendenza Da Farmaci e Perdita Di Memoria (NFL)

Brett Favre, quarterback che ha speso gran parte della sua carriera sportiva ai Green Bay Packers, dopo 19 straordinarie stagioni nella NFL decise di ritirarsi chiudendo la sua carriera nei Minnesota Vikings.
La sua carriera rischiò di finire prematuramente la sera del 14 luglio 1990 quando fu coinvolto in un terrificante incidente stradale: a poche centinaia di metri dalla casa dei suoi genitori, Favre perse il controllo della macchina, la quale si ribaltò tre volte in aria prima di finire contro un albero.
Dopo aver subito l'asportazione di quasi 80 centimetri di intestino, Favre riuscì a tornare a giocare e nel draft del 1991 fu scelto al secondo giro (33sima scelta assoluta) dagli Atlanta Falcons.
Nel suo unico anno ai Falcons, Favre si fece notare più per la sua passione per le feste e per i continui scontri con l'allenatore Jerry Glanville che per il suo gioco.
Riguardo il suo rapporto con Glanville, rimane famoso l'episodio in cui Favre non si presentò per la foto di squadra poiché la sera prima l'aveva passata a festeggiare.
L'anno successivo venne ceduto ai Green Bay Packers in cambio della loro prima scelta al draft, in quello che sarà ricordato come uno degli errori più grandi della storia della NFL.
Dopo un anno agli Atlanta Falcons nel 1991, finisce quindi ai Packers con i quali vincerà anche il Super Bowl XXXI (1996).
L'anno successivo riportò i Packers al Super Bowl ma questa volta andò male.
Fu anche l'unico giocatore a vincere tre AP MVP Awards consecutivi.


PROBLEMI CON L'ALCOL
"Non avevo bevuto per 12 anni, neppure una goccia per 12 anni", racconta Favre aprendo il capitolo dei suoi problemi con l'alcol.
Seri, al punto da dover ricorrere anche lì a un periodo di riablitazione: "Mia moglie Deanna mi aveva dato un ultimatum: devi smetterla o vado via".
Brett ammette di non aver mai amato il sapore dell'alcol ma, in un certo periodo della sua vita, solo i suoi effetti.


VINCERE UN SUPERBOWL DA UBRIACO
In principio fu Max McGee.
Siamo al primo Superbowl, nel 1967, dove a contendersi il trofeo furono Packers e Chief.
Max McGee dei Green Bay, la franchigia del mitico Lombardi, decise di uscire la sera prima del match.
Il 34enne ricevitore, raramente utilizzato in stagione tanto da aver ricevuto solo 4 passaggi in tutto il campionato, pensò che avrebbe trascorso l’ambita finale tutto il tempo in panchina e optò per trascorrere le ore precedenti a gustarsi i piaceri della vita fra un bicchiere e l’altro.
Così, dopo aver fatto compagnia ad alcune persone che aspettavano, presso l’hotel del bar, in attesa di partire per l’aeroporto, McGee passò la nottata fuori a spasso per LA, facendo ritorno in hotel non prima dell 6.30 del mattino.
Ovviamente, effettuò uno dei peggiori riscaldamenti della sua vita, considerato il mal di testa che lo affliggeva pesantemente.
E dopo appena tre quarti, ecco la grande occasione della vita.
Il ricevitore titolare, Boyd Dowler, si infortuna alla spalla e non può proseguire il match.
Tutto passa, tutto scorre, così anche gli effetti di una sbornia!
Riceve un pallone  e correndo per 37 yards sigla il primo touchdown della storia del Super Bowl! McGee terminerà il match con sei ricezioni per complessive 138 yards, contribuendo al successo per 35-10 dei Green Bay, che si ripeteranno anche l’anno successivo contro Oakland Raiders.
Stavolta McGee, memore dell’esperienza, si presenterà lucido all’appuntamento, siglando anche in quell’occasione un TD.
30 anni dopo la storia volle ripetersi: stavolta il protagonista fu il già citato Brett Favre.
Come detto già “vittima” dell’alcol nel corso della sua carriera, Favre, ancora a digiuno di vittorie nel Superbowl, passò l’intera notte a spasso per New Orleans e venne beccato ubriaco nei pressi di Bourbon Street.
Il giorno dopo, il 26 gennaio 1997 presso il Louisiana Superdome, Favre non fece altro che vomitare prima dell’inizio del match contro i New England Patriots mentre la dirigenza del club si affrettò ad indicarne come gli effetti di una sfortunata influenza.
Ma la classe dell’uomo di Gulfport era superiore a tutto: il Super Bowl XXXI vide il marchio Favre apposto sopra il risultato finale: lanciò per 246 yards e due touchdown nella vittoria per 35-21, per la franchigia che non vinceva più dai tempi di Vince Lombardi.


LA MORTE DEL PADRE
Lo chiamavano tutti "Big Irv", coach in una high school, morto nel 2003 per un infarto: era il padre di Brett.
Era l'uomo che ha costruito uno dei più forti quarterback della storia.

"Se cresci in una famiglia con un allenatore di football che sembra un sergente martellante non puoi che venir su come un tipo duro. I suoi consigli erano perentori, del tipo: "Muovi il culo". 
Senza contare che la maggior parte delle volte lo stavo già facendo. Cercavo le sue attenzioni. 
Ma lui era così e mi sono anche sentito ferito, a volte. 
Non ha mai detto che ci amava, a noi bambini. 
Ma noi lo sapevamo. E viceversa: non glielo abbiamo mai detto"

Irv Favre chiedeva il massimo ai suoi figli.
Spiega Deanna, moglie di Brett: "Mio marito provava a impressionare il suo allenatore, ma al contempo provava anche a rendere orgoglioso suo padre, un doppio sacrificio per lui". 
E il QB conferma: "Mi sentivo sempre come se stessi provando a dimostrargli che potevo lanciare a 80 yard e anche attraverso un muro".
Il giorno dopo che suo padre morì, Favre decise di giocare in una partita di football contro gli Oakland Raiders.
I Packers si recarono a Oakland dove Favre lanciò quattro touchdown nel primo tempo e 399 yard totali per una vittoria (41-7) sui Raiders.
Completò il 73,3% dei suoi passaggi e terminando la partita con una valutazione perfetta di 158,3.
In seguito, Favre disse: "Sapevo che mio padre avrebbe voluto che giocassi, lo amo così tanto e adoro questo gioco, è stato una grande cose per me, per mio padre, per la mia famiglia".
Dopo la partita, andò al funerale di suo padre a Pass Christian, nel Mississippi.


TRAGEDIE PERSONALI
Nell'ottobre del 2004, dieci mesi dopo la morte di suo padre, suo cognato, Casey Tynes, fu ucciso in un incidente stradale.
Poco dopo, nel 2004, alla moglie di Brett, Deanna Favre, fu diagnosticato un cancro al seno.
Dopo il trattamento riuscì a recuperare.
Alla fine di agosto 2005, la famiglia di Favre subì un'altra battuta d'arresto: l' uragano Katrina attraversò il Mississippi, distruggendo la casa della sua famiglia; tuttavia, nessuno dei membri della sua famiglia fu ferito.
Anche la proprietà di Brett e Deanna a Hattiesburg, nel Mississippi, fu gravemente danneggiata dalla tempesta.


LA DIPENDENZA DA FARMACI
Nel 1996 la NFL convinse il quarterback a trascorrere due mesi di riabilitazione alla Menninger Clinic di Topeka, nel Kansas.

 "Ho avuto seri problemi con le pillole del dolore"

Minacciò più volte di volersene andare da lì ma gli ufficiali della lega furono irremovibili: "Bene: fallo e non giocherai".
Brett qualche anno fa prendeva 800 milligrammi di Ibuprofene tre volte al giorno e fortunatamente è da considerarsi passato remoto il tempo in cui assumeva, invece, forti dosi del narcotico Vicodin, che genera una forte dipendenza, per sconfiggere i traumi fisici causati dal football.
Nel 2004 i Packers vinsero 10-6 contro i New York Giants.
Durante la partita, Favre subì una commozione cerebrale.
Non ricevette l'autorizzazione medica per rientrare nel gioco.
Nonostante la commozione, Favre lanciò un touchdown di 28 yard a Javon Walker in un quarto down.
Successivamente è stato riferito che Favre non ricordava di aver lanciato il touchdown pass.
Si ricorda anche quello che successe nella finale di conference contro i New Orleans, che sarebbero poi diventati i campioni del mondo.
In quel match, concluso ai supplementari, Favre uscì infortunato contro difensori scatenati che puntavano dritto alla sua incolumità.
In particolare subì un terribile placcaggio che lo ha azzoppato nel momento clou del match.
Davanti agli esterrefatti compagni tornò in campo invece di restare in barella.
Vecchia intervista prima del 2009: "Ad esempio qualche settimana fa mi sono sentito malissimo: le caviglie, poi. Non c'era movimento, scendendo giù dal letto, che potessi fare. Zoppicavo. 
Sette giorni prima ero stato colpito a una spalla. Ho provato a sollevare le braccia ed era come se fossero gravate da un peso di venti pounds". 
Favre giocava da quando era un bambino, provate a immaginare quanti colpi ha dovuto sopportare il suo fisico.
I muscoli di spalle e braccia hanno subito seri infortuni e soffre di un male degenerativo all'anca.
E se gli chiedi delle commozioni cerebrali, argomento delicato per tutti i giocatori, ti risponde così: "Non è un problema da ridere, ma ne ho avute più di quante ne possa ricordare. Certo, ti fanno vedere un po' le stelle ma insomma, capiamoci, questo è il football, ragazzi".


PERDITA DI MEMORIA
Oggi, Brett, è affetto da encefalopatia acuta da trauma e sta perdendo, inesorabilmente, la memoria. Troppi colpi in testa, diverse commozioni cerebrali.
Nonostante le protezioni, il suo cervello ha subito danni pesanti e permanenti.
E Brett non si ricorda quasi più nulla.
All’inizio, non ricordava più dove avesse messo gli occhiali, e li cercava per la casa come capita a tutti una volta ogni tanto, per poi accorgersi di averli addosso, appoggiati sulla fronte.
Ad esempio in un'intervista del 2013 ammise di essersi dimenticato che sua figlia gioca a calcio (eppure l'accompagnava sempre lui al campo di allenamento e ci parlava spesso).
"Diavolo, non lo ricordavo, ricordavo gli altri sport che ha fatto ma non questo. Ha ammesso che a 44 anni ha di fronte problemi di memoria “spaventosi” legati a traumi sul campo. Penso che dopo 20 anni, Dio solo sa il pedaggio"

L’ex-Green Bay Packer non ha un figlio, ma se l’avesse avuto: "Sarei stato molto cauto con lui nel dirgli di giocare a football. In un certo senso, sono quasi contento che non ho un figlio a causa delle pressioni che avrebbe dovuto affrontare".


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giovedì 13 settembre 2018

Statistiche Storiche Sugli 0-0: Boring Football e Parking The Bus!

"Parking the bus"

Il termine "parking the bus" viene utilizzato quando tutti i giocatori di una squadra giocano in modo difensivo nella propria metà-campo, solitamente quindi quando una squadra intende difendere un margine ristretto o uno 0-0.
Il termine venne coniato dal manager del Chelsea José Mourinho, riferendosi al Tottenham Hotspur  del francese Jacques Santini, durante una partita contro il Chelsea nel 2004.
Con il passare del tempo però lo stesso manager portoghese è stato spesso beffeggiato essendo apostrofato allo stesso modo. In realtà si tratta solo di un termine più recente utilizzato al posto del classico "catenaccio" che tanto andava di moda in Italia negli anni 60/70 che prevedeva l'uso del libero. Ma il calcio, storicamente, è davvero così noioso come dice chi non lo segue? Questa domanda se l'è posta James Curley, professore della Columbia University.
Curley ha usato lo stesso approccio che usa nella sua carriera accademica: una mare di dati e statistiche. Egli quindi ha compilato quello che è quasi certamente il più grande compendio al mondo di risultati di calcio inglese che va dal 1888 al 2014.
Sono state analizzate quasi 190.000 partite di calcio inglese giocate giocate nelle prime 4 divisioni.
Nelle 188.060 partite di campionato, il punteggio più comune è risultato essere l'1-0, prova, per Curley, che il Calcio aveva un punteggio più basso anche di quanto sospettasse. Questo risultato si è verificato in oltre 30.000 partite, il 16% del totale.
Altri punteggi comuni: 2-1 (circa 27.000 partite), 2-0 (circa 22.000) e 1-1 (circa 22.000).
In 85.694 partite, quasi la metà del totale, almeno una delle squadre non ha segnato. Nell'85% di tutte le partite, nessuna squadra ha segnato più di tre gol. Questi punteggi bassi hanno portato a migliaia di pareggi: 47.412 dalla fondazione del sistema della lega, per la precisione. Ci sono stati 13.475 pareggi per 0-0 (ovvero il 7% del totale). Nel 1890, furono pareggiate solo il 12% delle partite e nel 1977 invece 626 partite su 2.028 (31%). Ciò è in parte dovuto a una diminuzione di reti in generale.
Il numero medio di goal per partita a volte ha subito forti fluttuazioni, in particolare con i picchi improvvisi e le successive flessioni nelle due epoche del dopoguerra. Nel 1925, la FIFA modificò la regola del fuorigioco. Prima del cambio, tre giocatori dovevano essere prima dell'attaccante. La nuova regola ha cambiato il gioco in quanto soli due giocatori (in genere un difensore e il portiere) avrebbero portato ad un aumento delle reti segnate, dando maggiore manovra agli attaccanti.
Nel 1958 furono introdotte le sostituzioni ma solo per un giocatore infortunato. Ciò corrisponde approssimativamente all'inizio di un brusco calo di realizzazioni negli anni '60.
Probabilmente perchè giocare con un giocatore infortunato lasciava le squadre estremamente vulnerabili in difesa, portando a maggiori reti. Introduzione dei cartellini nel 1970, un nuovo rinnovamento alla regola del fuorigioco nel 1990 e l'impossibilità di prendere il pallone con le mani a seguito di un retropassaggio nel 1992 non sembrano essere correlate a nessun cambiamento importante nel punteggio. Sicuramente anche l'evoluzione delle tattiche di gioco hanno influito: nei primi anni il calcio era caratterizzato da un gran numero di attaccanti, ma i cambiamenti tattici hanno portato a un numero maggiore di giocatori difensivi e centrocampisti.
Nel 1981 c'è stato un cambio di regola per quanto riguarda i punti assegnati per vittorie e pareggi: alle squadre sono stati assegnati tre punti per una vittoria e un punto per il pareggio. Prima del 1981, solo due punti venivano assegnati per una vittoria. Questo cambiamento ha dato alle squadre meno incentivi, generalmente, per accontentarsi di un pareggio. Tuttavia, il cambiamento non fu significativo.


BORING CLUB E RECORD DI 0-0
L’Arsenal, nell’ottobre 1993, giocò e concluse ben 4 partite consecutive con il risultato di 0-0.
In Europa però batterono per 3-0 lo Standard Liegi ed in Coppa di Lega ci furono due 1-1 contro Huddersfield Town e Norwich City.
I Gunners, all’epoca guidati dal manager George Graham, trionferanno in Coppa delle Coppe, battendo in finale il Parma mentre in campionato concluderanno al quarto posto finale. Era appunto l'epoca del coro Gunners "boring Arsenal, boring Arsenal". Con Wenger le cose cambiarono ma curiosamente anche sotto il tecnico alsaziano, i Gunners salirono agli onori della cronaca per aver piazzato un poker di 0-0 nel mese di gennaio della stagione 2008/09, contro West Ham, Tottenham, Sunderland e Fulham. Per il Tottenham Hotspurs il periodo di “carestia”, anche in questo caso ben 4 consecutivi 0-0, si ebbe a cavallo fra gennaio e febbraio 2001. I Wolves testarono le emozioni dei noiosi pareggi senza reti in occasione degli ultimi 4 matches casalinghi al Molineux nella stagione 2015/16.
Restringendo il discorso solo alla Premier League (dal 1992 al 2012):
Vediamo invece dal 2015/16 a settembre 2017 come la squadra più boring sia il Southampton.
A seguire il Manchester Utd di Van Gaal e Mourinho.
Dall'inizio della Premier League (1992) a settembre 2017, a guidare questa triste classifica l'Aston Villa. 


EUROPA
Allargando il discorso all'Europa, e spostandosi sul suolo italico, secondo Gianni Brera lo 0-0 era il risultato perfetto in quanto espressione del totale equilibrio tra difesa ed attacco.
Allenatori europei che fecero del catenaccio la loro religione si possono citare Rappan al Servette negli anni 30, Villini alla Triestina e Barbiere allo Spezia negli anni 40, Foni all'Inter negli anni 50, Nereo Rocco al Milan ed Helenio Herrera all'Inter negli anni 60 e 70 ma anche l'Italia di Valcareggi a fine anni 60 ed inizio 70. Non si possono inoltre non citare Otto Rehhagel CT della Grecia agli europei 2004, Bilardo dell'Argentina ad Italia 90, Vicini (Italia 90), Dino Zoff (Euro 2000) e il già citato George Graham all'Arsenal negli anni 90. In tempi più recenti si può citare anche Simeone all'Atletico Madird. Andando più nello specifico il numero di goal segnati in Italia è diminuito di quasi il 300% tra il 1950 e il 1970, fu solo con Arrigo Sacchi che le cose migliorarono.
Sacchi arrivò a Milano nel 1987, in ogni partita venivano segnati in media solo 1,92 goal.
Quando lasciò 4 anni dopo, quella media era salita a 2.29, una cifra che si traduce in 113 goal in più a stagione. L’Udinese registrò nella stagione di Serie A 1982/83 ben 20 pareggi su 30 gare giocate.
Per il Como invece, nell’annata 1986/87, sotto la guida di Emiliano Mondonico, la vittoria arrivò soltanto 5 volte, con ben 16 pareggi e 9 sconfitte, con 16 reti fatte e 20 subite.
Il record di 0-0 in Serie A venne registrato nel 32esimo turno del 2017/18: ben 5 gare terminate 0-0 (solo 13 reti realizzate in 10 partite). Mai così tante in Serie A nell’era dei tre punti (in realtà era già successo nella stagione 2010/11). Ma a registrare il dato più inquietante di 0-0 in Europa furono i russi del Rostov che fecero cinque 0-0 di seguito (persero poi ad Old Trafford contro il Manchester Utd in Champions League).


MEDIE GENERALI E CONFRONTI TRA CAMPIONATI
Questa che vediamo sotto è la media in % di partite finite 0-0 in tutti i campionati europei (dal 2005 al 2015):
E negli ultimi anni invece torneo per torneo? Si nota come la Premier League abbia subito un aumento considerevole di 0-0 (rispetto alle statistiche lette nella prima parte dell'articolo), dovuta principalmente all'invasione di giocatori e manager stranieri.
Infine nell'ultima immagine vediamo a sinistra tutti le nazionalità dei manager che si sono succeduti sulle panchine inglesi dal 1992 al 2018.
Per ogni manager è riportato la squadra o le squadre allenate (ad esempio Ferguson per la Scozia è conteggiato come 1 in quanto ha allenato solo il Manchester United. Invece Pellegrini per il Cile come 2 perchè ha allenato 2 squadre: Manchester City e West Ham. Tra l'altro unico cileno ad allenare in PL).
Invece a destra si può notare come nel 2018 di manager autoctoni in Premier League ce ne siano solo 4 più 1 gallese ed 1 irlandese, situazione non molto dissimile negli ultimi 15 anni.



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venerdì 7 settembre 2018

La Storia Dei Portland Jail Blazers: Arresti, Droga, Violenze (NBA)

Bonzi Wells: "Non ci frega niente dei fan. Al massimo possono fischiarci quando giochiamo, ma saranno sempre pronti a chiederci autografi. E' per questo che loro sono solo tifosi e noi giocatori NBA"

I Portland Trail Blazers debuttano in NBA nel 1970 e da subito la passione mostrata dai tifosi è ben oltre le aspettative perchè la città non ha altre squadre negli sport professionistici americani, lasciando tutto l’amore e la devozione possibili al Basket.
Dopo sei sole stagioni nella Lega, trascinata da Bill Walton, la squadra vince il primo e ad oggi ultimo titolo.
Da allora un percorso fatto di grandi traguardi e incredibili fallimenti, ha caratterizzato la loro storia.
I playoff storicamente sono di casa ma la squadra si ferma quasi sempre lì.
Due finali, entrambe perse sonoramente, quella del 1992 per mano di Jordan.
Già prima dei "Jail" Blazers (fine anni 90) comunque a Portland tirava una brutta aria: a renderla pesante, tra gli altri, ci pensava Jermaine O’Neal.
Il record per il più giovane giocatore NBA a essere mai stato arrestato è suo: all’età di 18 anni e 8 mesi infatti venne incarcerato in un centro commerciale: il giovane O’Neal, infatti, pare stesse distribuendo volantini e abbia cominciato a fare commenti irrisori ad alta voce sui poliziotti presenti all’interno dell’edificio; gli agenti lo portarono in carcere accusandolo di “condotta riottosa” e di "resistenza a pubblico ufficiale", rendendolo il detentore di questo infame record che, visto che ora è proibito selezionare giocatori direttamente dalle scuole superiori, probabilmente durerà in eterno.


POSTLAND JAIL BLAZERS
La stagione 1998/99 è quella del lockout NBA: cioè stagione ridotta a seguito dello sciopero giocatori.
La stagione inizia il 7 febbraio e non va malissimo per i Trail Blazers, che concludono con un record di 35-15 accedendo ai playoff.
Perderanno 4-0 nelle finali di Conference contro San Antonio.
Ecco che finalmente, nella stagione 1999/00, vengono fuori i veri Portland "Jail" Blazers.
"Jail" vuol dire "Carcere".
Come mai vengono soprannominati così? Basta analizzare il loro roster:

1) Ruben Patterson: aggressione sessuale nei confronti della compagna ed arrestato per aver cercato di rapire la babysitter di suo figlio, aggressione anche ad un automobilista
2) Rasheed Wallace: rissa con il compagno Arvydas Sabonis, record di falli tecnici in stagione, sospeso per aver minacciato l'arbitro Tim Donaghy dopo una partita (per tentato omicidio...), sospeso per possesso di marijuana. Continui litigi con arbitri, allenatori e compagni di squadra
3) Qyntel Woods: possesso di marijuana, organizzazione clandestina di combattimenti tra cani, sostituzione della patente di guida con una sua card da gioco dell’NBA durante un controllo della polizia
4) Damon Stoudamire: diversi fermi per possesso di marijuana (di cui uno anche all'aeroporto). Si ricorda anche l'arresto con Wallace beccati strafatti in macchina
5) Zach Randolph: rissa con il compagno Patterson e più volte beccato in guida in stato d'ebrezza (alcool e droghe). In Indiana viene beccato con una vettura segnalata facente parte di una gang locale (verrà beccato ubriaco, tra l'altro non aveva ancora l'età minima per bere alcolici), in seguito sempre ad un posto di blocco risulta positivo alla marijuana. Anche quando andrà a Los Angeles verrà arrestato nuovamente per guida in stato d'ebrezza (2009)
6) Bonzi Wells: mister "I don’t give a fuck ‘bout my fans" più parole non propriamente simpatiche rivolte a coach Maurice Cheeks di fronte a tutta la squadra, avvenimento più volte ripetuto
7) Darius Miles: sospeso per avere usato espressioni ingiuriose compresi epiteti razziali nei confronti di Cheeks (subentrato a Dunleavy) e per droga
8) Scottie Pippen: paradossalmente, almeno a Portland, fu il più tranquillo della squadra. Anche se era lo stesso che nel 1993 venne accusato di utilizzo illegale di arma da fuoco, 2 anni dopo arrestato per aver picchiato una donna, poi beccato in guida in stato d'ebrezza quando giocava per i Rockets

Questi avanzi di galera in stagione realizzano un record di 59 vittorie e 23 sconfitte...chi lo avrebbe mai detto? Certo, il talento non manca affatto, ma il tasso di criminalità è troppo elevato anche per i quartieri più malfamati d'America.
Ai playoff, passati in scioltezza primo e secondo turno, in finale di conference si trovano di fronte i Los Angeles Lakers strafavoriti per la vittoria del titolo della stagione in corso: Shaquille O’Neal, Kobe Bryant, Rick Fox, Derek Fisher. C’è un’impresa da compiere.
Con un Wallace fenomenale, coadiuvato da Scottie Pippen e Steve Smith, Portland riesce incredibilmente a portare la serie a gara 7, che si giocherà allo Staples Center di Los Angeles, con i pronostici del caso tutti completamente a favore dei padroni di casa.
In uno Staples Center stracolmo e con un’atmosfera irreale, le due squadre si apprestano a dar vita ad uno degli incontri più adrenalinici di sempre.
A fine terzo quarto Portland è in vantaggio 75-60 tra lo stupore di tutti i presenti e di coloro che stanno assistendo in qualsiasi modo alla partita decisiva di questa incredibile serie.
Ma i Lakers recuperano un deficit di 15 punti grazie ai super Bryant ed O’Neal, mettendo il punto esclamativo con un alley hoop alzato dal primo per O’Neal e fissando il risultato sull’89-84.
Portland ancora una volta in vacanze fallisce.
Non sono bastati gli apporti super in post-season di Wallace (17.9+6.4) e Pippen (14.9+7.1 rimbalzi+4.3 assist), la squadra migliore ha avuto la meglio.
Diventarono la squadra più odiata d’America, non solo dagli avversari ma, anche, dai propri tifosi, quei tifosi che a Portland non avevano mai fatto mancare il loro supporto.
In primo luogo il roster era il più caro della Lega.
Il disprezzo verso la squadra era tale che la dirigenza fece di tutto pur d’invogliare i tifosi a riempire il Rose Garden: a quei tempi era possibile accaparrarsi biglietti con appena 10 dollari.


CRONACA NERA NEL DETTAGLIO
All’inizio della stagione 2000/01 viene acquistato Shawn Kemp, che dopo poche partite lascia per entrare in una clinica di riabilitazione per lottare contro l’abuso di cocaina.
Nello stesso anno, Rasheed Wallace registra l’ineguagliabile record NBA di 41 tecnici in una singola Regular Season.
Nel novembre del 2002, lui e Damon Stoudemire decidono di non rientrare con il bus di squadra da una trasferta a Seattle, ma di compiere il viaggio sulla discreta Hummer giallo canarino del playmaker. Fermati per eccesso di velocità, tanto fumo esce dal finestrino dell’autovettura, avvolgendo l’ufficiale di polizia...è droga.
Nello stesso anno il neo acquisto Ruben Patterson, già processato per molestie sessuali ai danni della tata di famiglia, viene condannato per aggressione a un uomo che aveva inavvertitamente danneggiato la sua auto.
In seguito viene anche accusato di violenze domestiche dalla moglie, che chiederà il divorzio.
L’anno successivo il solito Stoudemire viene fermato in aeroporto, durante un normale controllo al metal detector: portava con sé 40 grammi di marijuana.
Nel 2003 il giovane Zach Randolph colpisce in allenamento Ruben Patterson con un pugno ben assestato, causandogli la frattura dell’orbita oculare. Nelle settimane seguenti pare che Z-Bo si sia nascosto a casa del compagno Dale Davis perché Patterson minacciò di sparargli.
L’anno successivo, la polizia di Portland trova un pitbull ferito in un vicoletto dietro all’abitazione di Qyntel Woods.
Brevi indagini fanno rinvenire, nella sua proprietà, prove di una vera e propria attività clandestina di combattimento tra cani.
La reputazione che perseguiterà invece Wallace per tutta la carriera nasce nei Jail Blazers, quando l’ala comincia a ricevere tecnici anche senza aprire bocca, trasformando il suo rapporto con gli arbitri in una vera e propria battaglia.
Gli stessi tifosi di casa non mancano mai di far sentire il loro disprezzo agli uomini di Maurice Cheeks.
L’ex campione NBA 1983 coi Sixers subentra a Dunleavy all’inizio della stagione 2001/02, perché considerato un players coach.
Anche Cheeks, però, si rivelerà inefficace nella gestione dei talenti a sua disposizione, eccellenti singoli che non riuscirono mai a trovare una reale alchimia.
È il talento a tenere a galla i Blazers, che fino al 2002/03 disputeranno sempre i Playoffs, con un ottimo rendimento stagionale, regolarmente sopra al 50%, e venendo eliminata dalla post season per ben tre volte consecutive dai Lakers.
I Jail, vengono smantellati nel 2004, con la dirigenza che ha rivisto il metro di selezione dei suoi giocatori, puntando esclusivamente su "bravi ragazzi": alcuni direbbero "anche troppo", visto che per le successive cinque stagioni mancheranno sempre l’appuntamento con i Playoffs.
Sheed ad esempio è mandato ad Atlanta (una squadra che cade a pezzi. Anche se poi vincerà il titolo NBA con i Detroit Pistons formando una grande coppia con l'altro Wallace, Ben), Randolph diventerà un grande giocatore a Memphis.
L’era dei Jail Blazers è comunque considerata da molti un’epoca spregevole per il Basket NBA.
Una squadra arrogante e criminale, composta da giocatori strapagati e pieni di vizi, lontani anni luce dall’essere cittadini modello.


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lunedì 3 settembre 2018

Le Salite Più Dure Di Tour De France, Giro D'Italia e Vuelta (Ciclismo)

In quest'articolo vedremo le salite storiche più dure fatte al Tour De France, Giro D'Italia e Vuelta Spagnola. Ovviamente, quà e là nelle varie nazioni, esisteranno salite più dure di alcune citate ma queste vengono scelte spesso avendo percorsi appunto percorribili (a differenza di altre salite magari più dure ma che non vengono scelte per strade dissestate, non idonee o comunque non percorribili).
Sono messe grossomodo per ordine di difficoltà, anche se in realtà la cosa è abbastanza soggettiva in quanto è difficile rapportare lunghezza con pendenze.


TOUR DE FRANCE
Mont Ventoux (Alpi): 21.1 km al 7.7 % medio
Col Du Tourmalet (Pirenei): 19 km al 7.4 % medio
Alpe D'Huez (Alpi): 13.2 km al 8.1 % medio
Col De La Madeleine (Alpi): 24.5 km al 6.3% medio
Col Du Glandon (Alpi): 21.3 km al 6.9 % medio
Plateau De Beille (Pirenei): 15.8 km al 7.9 % medio
Hautacam (Pirenei): 13.6 km al 7.8 % medio
Le Mont Du Chat (Massiccio Del Giura): 17 km al 7.4 % medio
Col D'Aubisque (Pirenei): 16.4 km al 7.1 % medio
Col Du Galibier (Alpi): 17.2 km al 6.9 % medio
Puy De Dome (Massiccio Centrale): 14 km al 7.5 % medio
Col De L'Izoard (Alpi): 14.1 km al 7.3 % medio
Col De Peyresourde (Pirenei): 13.2 km al 7 % medio
Col Du Telegraphe (Alpi): 11.8 km al 7.3 % medio
Luz Ardiden (Pirenei): 14.7 km al 6.9 % medio
Col De La Croix De Fer (Alpi): 30 km al 5.07 % medio
Col De Vars (Alpi): 9.3 km al 7.5 % medio
Risoul (Alpi): 13 km al 6.7 % medio
Col De Vallouron-Azet (Pirenei): 10.5 km al 7.2 % medio
Col Du Joux Plane (Alpi): 10.9 km al 6.5 % medio


GIRO D'ITALIA
Colle Delle Finestre (Alpi): 18.6 km al 9.1 % medio
Mortirolo (Alpi): 12.5 km al 10.4 % medio
Zoncolan (Alpi): 10.1 km al 12 % medio
Passo Dello Stelvio (Alpi): 24.3 km al 7.4 % medio
Blockhaus (Appennini): 22 km al 7.3 % medio
Passo Gavia (Alpi): 17.3 km al 7.9 % medio
Colle Dell'Agnello (Alpi): 22 km al 6.5 % medio
Passo Di Pampeago (Alpi): 8 km al 9.9 % medio
Plan De Corones (Alpi): 5.2 km al 10 % medio
Tre Cime Di Lavaredo (Alpi): 7.5 km al 7.6 % medio
Passo Pordoi (Alpi): 13 km al 6 % medio
Gran Sasso (Appennini): 26.5 km al 3.9 % medio
Oropa (Alpi): 13 km al 5.8 % medio


VUELTA ESPANA
Alto De L'Angliru (Cordillera Cantabrica): 12.5 km al 10 % medio
Lagos De Covadonga (Cordillera Cantabrica): 14.20 km al 7.45 % medio
Sierra Nevada (Cordillera Penibetica): 30 km al 5.8 % medio
Cuitu Negru (Cordillera Cantabrica): 23.9 km al 6.1 % medio
Port D'Envalira (Pirenei): 27.5 km al 5 % medio
Bola Del Mundo (Sistema Central): 21.8 km al 6.2 % medio
La Rabassa (Pirenei): 17.4 km al 6.5 % medio
Sierra De La Pandera (Cordillera Subbetica): 15 km al 6.2 % medio
Alto Campoo (Cordillera Cantabrica): 18 km al 5.5 % medio
Puerto De Navacerrada (Sistema Central): 18.4 km al 5.2 % medio
Arcalis (Pirenei): 18 km al 5.2 % medio
Puerto De Pajares (Cordillera Cantabrica): 23.3 km al 4.7 % medio
Pla De Beret (Pirenei): 21.7 km al 4.1 % medio
Estacion De Valdezcaray (Sistema Central): 13.5 km al 5.2 % medio


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