venerdì 26 gennaio 2018

La Storia Di Leroy Rosenior: L'Esonero Lampo e Il Razzismo Degli Anni 80

Padre di Liam Rosenior (giocatore che gioca in Premier League nel Brighton), Leroy Rosenior detiene un poco nobile primato: l'esonero più veloce della storia del calcio (e non per colpa sua).
Nato vicino Londra ed ex giocatore di QPR, Fulham, West Ham, Charlton e Bristol City diviene manager nel 1996.
In realtà tra 1996 e 1998 ricopre il doppio incarico a Gloucester: allenatore e giocatore.
Dopo l'esperienza al Merthyr Tydfil (club gallese che gioca in Inghilterra), dal 2002 al 2006 va al Torquay United.
Nel secondo anno riesce a portare i Gulls in League One ma l'anno successivo retrocede all'ultima giornata.
In League Two la squadra perde pezzi: vengono venduti Alex Russell al Bristol City ed Adebayo Akinfenwa allo Swansea.
A gennaio, per reciproco consenso (e dopo una sconfitta a Rochdale), lascia il club.
A giugno dello stesso anno sostituisce Martin Allen al Brentford (curiosamente nel 1986 aveva sostituito lo stesso Allen nella finale di Coppa di Lega quando i due giocavano nel QPR).
Stagione durissima: 16 partite senza vittorie.
La sua storia a Griffin Park culminò con la disfatta contro il Crewe Alexandra (4-0).


L'ESONERO LAMPO
Nel maggio 2007 torna al Torquay United per sostituire Keith Curle ed è qui che Rosenior entra nella storia (anche se dalla porta sbagliata).
Il Torquay era appena retrocesso in Conference (quinta divisione del calcio inglese), 10 minuti dopo la sigla del contratto, il proprietario e presidente Mike Bateson informò il povero Rosenior che il club era stato appena ceduto e che l’accordo era saltato.
L’acquirente, Alex Rowe, aveva infatti deciso che non era la persona adatta per guidare il team.
Al suo posto venne assunto Paul Buckle, ex centrocampista, che aveva militato in passato nel club per un paio di stagioni e che si era appena ritirato dal calcio vestendo la maglia dell’Exeter City.
Al termine della stagione il Torquay si classificò in terza posizione, venendo ammesso a disputare i play-off per la promozione.
Ma in semifinale fu eliminato nel doppio confronto proprio dall’ex club di Buckle, che vincerà poi la finale e verrà promosso in League Two.
Il Torquay dovrà attendere la stagione successiva per fare ritorno fra i professionisti, vincendo stavolta i play-off.
Attualmente la squadra, dopo la retrocessione avvenuta un paio di stagioni orsono, è tornata a militare in National.
Rosenior dopo l’infelice parentesi da tecnico (per 10 minuti), lasciò per sempre la carriera di allenatore.
Attualmente lavora per G-Sport, oltre ad apparire in alcuni programmi calcistici della BBC regionali.


IL RAZZISMO DEGLI ANNI 80
Rosenior svolge inoltre il ruolo di ambasciatore per Show Racism The Red Card, associazione benefica che combatte il razzismo in Inghilterra.
Maturò simili posizioni dopo aver vissuto il calcio inglese degli anni 80 (dove oltre al razzismo c'era tanta violenza), sul quale scrisse anche un'autobiografia ("It's Only Banter") nel quale racconta di episodi raccapriccianti in cui è stato protagonista: dal bambinetto di Portsmouth che gli sputa tra le risate del padre e di altri tifosi, alle banane ripetutamente gettate in campo alle minacce di morte ricevute con tanto di risate minimizzanti nello spogliatoio.

Rosenior: "Ci accolsero 5000 tifosi del Leeds facendo il saluto nazista e gridando ‘Sieg Heil’. 
Io e Paul Parker eravamo molto scossi, ma nello spogliatoio non dicemmo niente. 
Il calcio allora funzionava così. 
Avessimo detto qualcosa al nostro tecnico o a qualche compagno, saremmo stati visti come dei piantagrane"

Era un’epoca folle in cui potevi essere attaccato persino dai tuoi stessi tifosi.
Rosenior racconta dell’amico Paul Canoville che aveva la sventura di giocare nel Chelsea: "Da noi a Craven Cottage era come stare in una specie di oasi, ma per Paul era più difficile. Gli insulti non li riceveva solo dai tifosi avversari, durante le partite fuori casa, ma anche dai suoi. A quei tempi nella tifoseria dei Blues imperava l’estrema destra del National Front"

Rosenior toccò con mano anche le diffidenze e i pregiudizi con cui venivano accolti pure gli allenatori neri, anche se in realtà questa è storia recente, non calcio inglese degli anni 80.



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