lunedì 3 dicembre 2018

Cadenza Di Pedalata, Rapporti Lunghi e Corti (Ciclismo)

L'importanza dei rapporti è strettamente collegato allo sviluppo metrico di una bicicletta quindi al giro di pedali effettuato (ciò influenza la ruota motrice).
La catena scorre su ingranaggi di differente dimensione e moltiplica la rotazione delle pedivelle secondo il rapporto tra l’ingranaggio anteriore (più grande) e il posteriore (più piccolo).
Nelle biciclette da corsa la disponibilità di più ingranaggi anteriori (moltipliche) e posteriori (pacco pignoni) permette di variare questo rapporto in base alle esigenze del ciclista dipendenti dalle sue condizioni fisiche ma anche del tipo di tappa effettuata (se di salita quindi con più o meno forti pendenze, se in piano ad esempio una cronometro; anche il vento viene considerato).
Nel gruppo cambio (trasmissione) troviamo: pacco pignoni, catena, leve cambio, cavi, guaine, guarnitura, deragliatore anteriore e posteriore.
Tutto ciò influenza il rapporto scelto.
Il cambio serve anche per mantenere la frequenza di pedalata all'interno di un intervallo ideale, indipendentemente dalla velocità del mezzo.
Questo range è riconosciuto essere tra le 60 e le 80 pedalate al minuto (PM) in salita, e tra le 80 e le 110 PM in pianura o in discesa.
Anche se in realtà i professionisti molto difficilmente scendono sotto le 80 PM anche nelle salite più impegnative.


RAPPORTO
La misura del rapporto è lo sviluppo metrico. Si tratta della distanza percorsa dalla bicicletta con un giro esatto della pedaliera.
Variando la posizione della catena sugli ingranaggi ovviamente questo valore verrà modificato.
Per calcolare lo sviluppo metrico vanno divisi i denti della moltiplica anteriore per i denti del pignone posteriore e moltiplicare il risultato per la circonferenza della ruota.
Quindi rapporto tra denti anteriori (M) e denti posteriori (P) per la circonferenza della ruota.
Maggiore sarà la precisione con cui si calcola la circonferenza della ruota tanto più accurato sarà il risultato finale.
Per la sezione, il metodo più efficace consiste nel posizionare la ruota a terra con la valvola in posizione bassa in corrispondenza di un punto precedentemente segnato. Facendo compiere alla ruota un giro completo lungo una traiettoria rettilinea si avrà la misura esatta.
In alternativa si può calcolare la circonferenza partendo dal raggio della ruota (o dal diametro).
Anche se probabilmente il calcolo sarà mano preciso perchè la misura sarà affetta da errori che si propagano.


DATI TABELLARI
Esistono anche dati tabellari, soprattutto per chi non è pro e non vuole perdere tempo con calcoli e quant'altro. È realizzata considerando ruote da 28″ con una circonferenza a terra di 2,136 metri.
Nella colonna di sinistra è riportato il numero dei denti della moltiplica anteriore, nella prima riga invece i denti del pacco pignoni.
Come risultato leggeremo i metri percorsi ad ogni giro di pedale.
Nel computo totale dei rapporti effettivamente sfruttabili le case produttrici, suggeriscono di non utilizzare la catena con incroci troppo arditi perchè porterebbero a torsione la catena (piccolo davanti e piccolo dietro o viceversa), in qualche caso è anche impossibile evitare che la catena tocchi sul deragliatore.
Ciò porterebbe anche ad un maggiore attrito e con il tempo ad usura.
La scelta del pacco pignoni, oltre alle esigenze, potrà essere fatto anche al netto di queste considerazioni, magari scegliendo quelle soluzioni in cui gli incroci di catena sconsigliati coincidono con uno sviluppo metrico già ottenibile con un’altra soluzione.
Se ho una moltiplica da 34 denti e pignone da 25, otterrò poi lo sviluppo metrico.
Moltiplicando questa distanza per il numero di pedalate al minuto troveremo la velocità al minuto. Moltiplicando questo valore per 60 minuti troveremo la velocità in metri all'ora.
Dividendo questo numero per 1000 avremo la velocità in km/h.
A livello di MTB si usano rapporti ben più corti (agili): tipo il pignone più grande (32 denti) e la corona più piccola (22 denti), ciò porterà ad uno sviluppo metrico di 1 metro e mezzo/massimo 2 metri (poi a seconda della circonferenza).


RAPPORTI E PEDALATE AL MINUTO
Con l'avvento di Lance Armstrong il Ciclismo è cambiato nel modo di pedalare in salita, per quanto riguarda una nuova concezione di pedalata, per cui la potenza di può fare anche con un alto ritmo, non solo con i rapporti lunghi.
Chi si ricorda quel primo Tour de France del 1999 vinto da Armstrong si ricorderà anche dello shock che fu vederlo pedalare a quel ritmo altissimo di pedalata, non solo in salita ma anche a cronometro, dove addirittura arrivò a vincere una tappa all’incredibile ritmo medio di 120 pedalate al minuto.
E Armstrong ha fatto scuola: da lui in poi il ritmo medio di pedalata in salita si è alzato, tutti hanno seguito l’americano ed hanno lavorato sullo spostare la propria curva di potenza a regimi più alti.
In realtà Armstrong, è vero che adottava spesso cadenze di pedalata molto agili (oltre 90 in salita; si ricordi ad esempio l'Alpe D'Huez 2001 con il 39-21 o 2004, dove la cadenza era tra le 95-105 RPM), ma sorprendeva la sua capacità di farlo azionando rapporti più o meno lunghi, quindi sviluppando potenze estremamente elevate.
Armstrong (1.77 m per 71 kg) di solito saliva con il 23 o 21, per fare un paragone Ian Ullrich (1.83 m per 80 kg) con il 19.
Sicuramente l'Ullrich più impressionante fu quello del Tour De France 1997, in particolare nella famosa tappa di Luchon-Andorra Arcalis (252 km) quando Jan aumentò il ritmo quando mancavano una decina di km dal traguardo e per circa 30 minuti la sua potenza media stimata si assestò sui 497 watt.
In tempi recenti anche il Team Sky e Chris Froome (1.86 m per 68 kg) hanno trovato nelle frequenze di pedalata altissime una delle chiavi per costruire il proprio successo.
Tuttavia il dottor Formenti è arrivato alla conclusione che una frequenza alla Froome non è vantaggiosa per un pedalatore di più basso livello: "Se un ciclista amatoriale cerca di copiare l’alta cadenza di un professionista ma invece di far girare dei grossi rapporti spinge delle marce più basse può sprecare il 60% della propria energia".
A 110 pedalate al minuto con un rapporto molto agile infatti la maggior parte dell’energia viene spesa nelle parti mobili del corpo, come ginocchia e piedi, con solo un 40% che va a far girare effettivamente le pedivelle.
L’efficienza del modo di pedalare di Froome è data dalla diversa potenza espressa, che gli permette di abbinare una frequenza molto alta con rapporti ancora piuttosto lunghi.
Ad esempio al Tour de France 2015 a Pierre Saint Martin, Froome portò una cadenza media di 97 pedalate al minuto con una potenza espressa di 390 watt.



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