Fra le righe dei tabloids, si intuisce come momentaneamente Dyche sia uno dei profili più ambiti dalle dirigenze di molti altri club inglesi.
Un allenatore che parla la lingua del calcio britannico, cioè un tipico sistema all’inglese aggressivo che sfrutta la profondità verticale, senza troppi passaggetti orizzontali.
Fondato nel 1882, il Burnley FC è uno dei club più antichi d'Inghilterra.
I Clarets hanno alle spalle un passato più o meno glorioso: nel palmares figurano infatti anche 2 titoli di campione d'Inghilterra nel 1920/21 e nel 1959/60, 1 FA Cup nel 1913/14 e 2 Charity Shield , oltre a tante stagioni nella Prima divisione, dove la squadra era quasi sempre di casa fino a metà degli anni '70.
Poi un periodo buio di declino dopo la retrocessione in Second Division nel 1975/76, che vede la squadra rischiare addirittura la retrocessione nella Conference e poi una lenta risalita, culminata nel 2008/09 con la prima promozione in Premier League.
Qui ci resta un solo anno, e la stessa cosa accade nel 2014/15 dopo la seconda promozione.
L'anno successivo arriva la terza promozione in Premier in 9 anni e stavolta i Clarets, che con il Preston North End e il Wolverhampton Wanderers sono una delle 3 squadre ad aver vinto almeno una volta tutte le prime quattro maggiori divisioni calcistiche professionistiche inglesi, in Premier League ci rimangono.
Nel 2016/17 conquistano infatti la salvezza, trampolino per affrontare la nuova stagione con rinnovate ambizioni.
LA CITTA'
Burnley è il classico ritratto della provincia inglese grigia e dismessa, dove la disoccupazione giovanile è sopra la media nazionale e sulla Brexit non hanno avuto dubbi: il 67% ha votato favorevolmente, registrando assieme a Blackpool i valori più alti in tutta la contea del Lancashire.
La città è piena di cartelli con su scritto: "To Let. All enquiries call us".
Si vende, ma nessuno compra.
Negozi in disuso, vetrine vuote, discreta criminalità.
Hammerton Street è il corso principale, ecco altri annunci di agenzie immobiliari: "For Sale. Prime retail unit".
Una via di fuga dal grigiore diffuso è rappresentata proprio dal Burnley Football Club,
TURF MOOR, TIFOSI E VECCHIE ABITUDINI
Lo stadio è il Turf Moor (22.700 spettatori), uno dei più antichi d'Inghilterra e roccaforte della squadra di Dyche.
Basti dire che anche se l'impianto di oggi ha subito un grande restyling negli anni rispetto alle origini, è uno dei pochi rimasti nel Paese ad avere il tunnel e gli spogliatoi dietro ad una delle porte.
I Clarets ci giocano ininterrottamente dal 1883, ovvero da ben 135 anni.
La Tribuna Nord, un tempo Longside, oggi dedicata a James Hargreaves, ospitava una delle frange in assoluto più violente del tifo inglese, la "Suicide Squad".
Il gruppo criminale di Hooligans del Burnley, composto per la maggior parte da giovani di ideologia neonazista, è stato ufficialmente sciolto dopo i gravi fatti di violenza del 28 ottobre 2009 contro i tifosi rivali del Blackburn.
Allo Station Pub di Preston Old Road si scatenò l'inferno: armi, bombe carta, molotov, spranghe, pale, cric, pezzi di staccionata, mazze ferrate, in quella che fu definita dalle autorità "un'esaltazione della violenza pura".
I capi, tra cui Andrew Porter (storico criminale del gruppo), furono arrestati, e il club sta cercando disperatamente di lasciarsi alle spalle il triste passato.
IL BURNLEY DI SEAN DYCHE
I risultati ottenuti nella corrente Premier League sono frutto di cinque stagioni seduto sulla panchina di Turf Moor, un quinquennio in cui spicca la vittoria della Championship nella stagione 2015/16 nonchè il forte legame creato con l’ambiente.
Rachel Brown-Finnis (ex portiere della nazionale inglese femminile): "Non accetta che qualcuno possa allenarsi male. Esige disciplina, non solo tra i giocatori ma tra tutti i membri dello staff. L’anno scorso un giocatore andava spesso a lamentarsi da uno dei massaggiatori perché giocava poco. Dyche ha scelto di parlare col giocatore ma ha subito licenziato il massaggiatore: un gruppo forte si costruisce anche sulla fiducia"
Un suo ex compagno di squadra ai tempi del Bristol City, Soren Andersen, aveva dichiarato alla stampa che la ragione per cui la voce di Dyche era così rauca, era dovuta al fatto che in allenamento si mangiasse i vermi dei campi da gioco.
"I vermi? No solo un po’ di ghiaia a colazione" rispose Dyche, spiegando poi che si divertiva a prendere in giro Sorensen fingendo di «sgranocchiare» dei lombrichi e sputandoli senza farsi vedere.
Nel 2017, mentre il Burnley lottava per la salvezza e Guardiola attraversava il momento peggiore della sua esperienza inglese, il City riuscì in qualche modo a strappare un 1-2 al Turf Moor.
Al termine della partita, Guardiola nervosissimo, trovò un attimo di lucidità dicendo a Dyche: "Sei il primo allenatore contro cui non sapevo come giocare, ci avete aggredito, avete questo gioco lungo, molto rapido...ho dovuto cambiare sistema di gioco due/tre volte durante la partita, ci avete messo molto in difficoltà"
Il gioco del Burnley non c’entra nulla con il "passing football" di Guardiola ma con le grandi squadre della Premier condivide la forte identità tattica, e il rendimento superiore alla media e alle aspettative. In Premier League la squadra di Dyche è tra le ultime per % di possesso palla, per precisione dei passaggi, per passaggi corti a partita.
Tra le prime per passaggi lunghi e come conseguenza dello stile diretto anche per fuorigioco fischiati, per palloni spazzati, per duelli aerei vinti, precisione nei cross.
È tra le squadre che concede più tiri del campionato ma tra le prime nella classifica dei tiri contrastati dai difensori (la gran parte dei tiri viene da fuori area).
Cioè si tratta di una squadra che rifiuta la moderna evoluzione del gioco, abbracciando il kick & run.
"Non seguiamo una fede cieca, abbiamo un ottimismo autentico"
"Il club adesso è forte sia come strutture, sia come rosa, tanto da potermi permettere di variare tra il 4-4-2 di base e il 4-1-4-1 o il 4-5-1: una cosa del genere era impensabile durante l’ultima avventura in Premier. Rispetto a tante rivali non abbiamo grandi risorse economiche, nulla è scontato, ma gradualmente puntiamo a crescere per provare a restare in alto. Che, non lo nego, garantisce grandi profitti, specie grazie agli accordi televisivi"
Difensivamente parlando, ci sono sempre almeno due uomini pronti a coprire lo specchio della porta e a respingere la conclusione.
Sempre nella media del campionato inglese, le conclusioni tentate dalle zone esterne dell’area di rigore trovano l’opposizione di cinque o più uomini nel 4.37% dei casi, perché l’angolazione molto stretta rende difficile scalare in direzione della porta e occupare quella porzione ridotta di campo: nel Burnley, questa cifra si alza al 16.67%. Il che significa che non c’è tiro diretto verso la porta dei Clarets che non debba passare attraverso un mucchio selvaggio di gambe.
Da quando sono saliti in Premier, il Burnley rappresenta l’eccellenza difensiva del campionato sotto qualunque lente statistica, difficilmente si può parlare di coincidenza.
L’efficacia nel chiudere tutti gli spazi in area di rigore è soprattutto merito del grande sacrificio in copertura delle ali, che permettono ai terzini di restare strettissimi in fase di difesa posizionale.
Quando gli avversari si portano a ridosso della trequarti, trovano una linea di cinque/sei uomini a schermare tutta l’area di rigore in ampiezza, e devono anche aggirare la pressione di due o tre centrocampisti che attaccano il portatore di palla.
Gli attacchi cedono per frustrazione, e finiscono per prendersi molti tiri da posizioni proibitive, poco efficienti, cioè da fuori area oppure nelle zone esterne dell’area di rigore.
A questo sistema fondato sulla tenacia, sulla fiducia reciproca, sul livello altissimo di concentrazione e sul rispetto geometrico delle distanze tra i giocatori e tra i reparti, Dyche ha aggiunto un paio di intuizioni che ne riflettono l’animo innovatore e meticoloso: il gran numero di uomini a copertura dell’area di rigore permette ai due difensori centrali di interpretare una zona purissima.
Non è raro vedere i centrali (soprattutto Tarkowski) lasciare completamente libero il diretto avversario e muoversi rispettivamente in direzione dei due pali, seguendo l’angolo di tiro del tiratore.
Appena parte il cross, Tarkowski è libero da marcature e corre a coprire il palo.
Il baricentro del Burnley è bassissimo.
Dyche ci tiene a distaccarsi dalla figura dell’allenatore britannico, a cui viene associato per via delle caratteristiche peculiari del suo calcio: il 4-4-2, il baricentro basso, la solidità, l’attaccante grosso e forte di testa.
"Noi ci chiediamo: quali cose possiamo fare per affrontare la sfida? Non esiste dire: forza ragazzi! Possiamo farcela! Se ci crediamo, vinceremo! No, non funziona affatto così"
Contro squadre di caratura superiore, il Burnley gioca spesso partite coraggiose, riuscendo a mettere in crisi la costruzione bassa degli avversari con marcature a uomo a tutto campo.
Tim Quelch: "Mentre il Barcellona veniva acclamato per le fitte trame di passaggi, era soprattutto la fase di pressing a impressionarlo maggiormente"
Il Burnley alterna sapientemente un approccio più aggressivo a un approccio più attendista nel corso della partita, ma appena alza la soglia dell’intensità, il pressing si rivela efficacissimo.
Anche la fase di possesso, a dispetto delle statistiche, è notevolmente organizzata, soprattutto nella lettura delle situazioni di gioco, e capace di interpretare spartiti diversi.
È raro vedere il Burnley ricorrere al lancio lungo contro squadre che aspettano nella propria metà campo, con il baricentro basso.
I difensori centrali, soprattutto Tarkowski, con grande fiducia conducono la palla proprio per invitare la pressione avversaria e liberare spazi in avanti.
Uno degli uomini chiave è Cork.
Acquistato in estate per 10 milioni di sterline dallo Swansea, il centrocampista, che ha giocato in tutte le categorie giovanili con la nazionale inglese, sembrava la classica promessa non mantenuta.
Dyche lo ha piazzato davanti ai quattro della difesa, e Cork è diventato tra i pilastri della squadra e tra i giocatori che hanno corso di più e intercettato più palloni di tutta la Premier League.
Così Gareth Southgate lo ha prontamente convocato per le amichevoli di novembre 2017 contro Germania e Brasile e ai Mondiali di Russia i giocatori del Burnley nella rosa dei Three Lions potrebbero essere più di uno.
Successivamente diventano fondamentali le letture da regista offensivo di Defour, e soprattutto il supporto costante in ampiezza delle ali: l’islandese Gudmundsson e l’irlandese Brady.
La palla si muove sempre in diagonale, da un lato all’altro del campo.
Questo rende più agevoli le ricezioni, e di conseguenza gli scambi rapidi. Contro le squadre che invece alzano il baricentro e aggrediscono il possesso, Dyche adotta il pionieristico kick & run.
Il lancio lungo consente di aggirare il pressing alto e sbloccare rapidamente una potenziale transizione in attacco, potendo contare sulle proprie arieti davanti (Wood, Walters, Barnes e lo scorso anno anche Vokes).
Altri uomini chiave sono Jeff Hendricks (centrocampista di equilibrio) e il portiere Nick Pope (convocato da Southgate nella nazionale inglese per Russia 2018).
Il Burnley è una squadra che in attacco vive ogni calcio piazzato, dalle rimesse laterali alle punizioni da metà campo, come un’occasione irripetibile per trovare la via del gol, e che in difesa nasconde l’area di rigore agli avversari e gioca a spazzare la palla il più lontano possibile, con un piano preciso per creare superiorità nella zona in cui cade il lancio (quindi non lanci a caso).
Dyche è stato allevato nel Nottingham Forest di Brian Clough.
Pur essendo una delle società più antiche di Inghilterra, i Clarets non hanno mai avuto la possibilità di permettersi grossi investimenti. Quando Dyche ha conquistato per la prima volta la promozione in massima serie, nel 2014, per il Burnley è stata soltanto la seconda apparizione nella moderna Premier League.
In quel momento, la società si trovava in grosse difficoltà economiche.
A differenza delle altre neopromosse, condusse una campagna acquisti mediocre, limitandosi a pescare sei giocatori dalla Championship per una spesa complessiva intorno ai 13 milioni di euro.
Del resto, soltanto un anno prima, come ricorda con orgoglio Dyche, il Burnley era stato costretto a vendere Charlie Austin "per essere sicuri che non ci staccassero l’elettricità nello stadio"
Nel frattempo, però, la dirigenza ha dirottato i suoi investimenti sulla costruzione di un nuovo centro sportivo nell’area di Gawthorpe, su quelle colline dove alla fine degli anni 80, il giardiniere del club si recava a raccogliere del terriccio per riempire i buchi disseminati sul prato del Turf Moor.
Il Burnley nonostante un finale di stagione difficile, nel 2017/18 riesce a qualificarsi in Europa League, chiudendo al settimo posto in campionato: 36 gol fatti (15esimo attacco) e 39 gol subiti (sesta miglior difesa).
PUB INTITOLATO A DYCHE
Avendo scritto con il suo Burnley un piccolo miracolo sportivo in Premier League, a Dyche gli è stato dedicato un pub.
Il locale, tra i più noti, frequentati e vicini alla casa del Turf Moor, si chiamava The Princess Royal, ma dopo l’impresa Burnley il nome è cambiato in The Royal Dyche.
Tutto iniziò quasi per scherzo, racconta al Sun la proprietaria Justine Lorriman: "Mettemmo a inizio anno un cartello fuori dal pub (quelli classici dove solitamente c’è il menù e le offerte del giorno), scrivendo che se ci avesse tenuti in Premier League evitando la retrocessione avrebbe potuto bere gratis da noi".
Ma poi le cose sono andate ancora meglio, quando a dicembre la squadra si è ritrovata per un istante addirittura al quarto posto della Premier.
Quindi il resto è storia, l’Europa raggiunta e un pub che ha ormai cambiato nome.
Dyche: "Molti amici mi hanno mandato le foto su Whatsapp, non sapevo cosa pensare, ma quando ho saputo che avrei potuto bere gratis sono rimasto sorpreso"
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