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lunedì 13 aprile 2015

Scandalo Coppe Europee 1960/70: The Years Of The Golden Fix (Brian Glanville)

Negli anni 70 il quotidiano inglese The Times pubblicò un'inchiesta denominata The Years Of The Golden Fix ("Gli anni della truffa d'oro") su casi di corruzione arbitrale e combine accaduti nel calcio europeo durante gli anni sessanta e settanta che coinvolgevano varie squadre e nazionali, tra i quali, le finali di Coppa delle Coppe 1972-1973 e Coppa dei Campioni 1974-1975.
In tale inchiesta, condotta da Brian Glanville e dal collega americano Keith Botsford, veniva raccontata la confessione dell'arbitro ungherese Gyorgi Vadas, il quale affermava di aver subito un tentativo di corruzione da parte dell'allora presidente dell'Inter Angelo Moratti prima della gara di ritorno della semifinale della Coppa dei Campioni 1965-66 contro il Madrid CF.
L'indagine denunciò altri casi simili di corruzione arbitrale in cui sarebbero stati coinvolti Italo Allodi (allora general manager del club interista) nelle edizioni 1963-64 e 1964-65 del suddetto torneo, ai danni del Borussia Dortmund e del Liverpool, nonché l'allora presidente dell'UEFA Artemio Franchi(coinvolto secondo voci insistenti dell'epoca anche nella finale di Coppa delle Coppe tra Milan e Leeds). Glanville rivolse accuse analoghe contro Allodi circa le sue esperienze lavorative con la Juventus (in relazione alla semifinale della Coppa dei Campioni 1972-73 contro il Derby County) e con la Nazionale italiana (durante il periodo dal 1974 al 1982), sotto accusa erano, principalmente, i suoi contatti con il faccendiere ungherese Dezso Szolti, che sarebbero stati stabiliti per alterare diversi incontri.


L'ARTEFICIE DI TUTTO: DEZSO SZOLTI
Di Szolti non si sa molto. In fuga dall'Ungheria, Szolti si stabilizza a Vienna.
Di lui si parlerà anni dopo come di un "ex arbitro internazionale" ma pochi, per non dire nessuno, confermeranno il fatto che lo fosse stato davvero. Assieme a lui erano fuoriusciti dall'Ungheria i vari Puskas, Czibor e Kocsis, andati a fare la fortuna dei grandi club spagnoli: il Real ed il Barcelona.
A posteriori, pare, che anche il signor Szolti, sia pure con altri mezzi, contribuisse anche lui alle fortune del Real Madrid in misura anche maggiore del suo connazionale Puskas.
In realtà il signor Szolti pare fosse "apolide", nel senso che, come esule, non possedeva un passaporto, o meglio, secondo altri, non ne aveva solo uno. Nell'Europa di quegli anni, il signor Szolti, non è il solo a vivere questa condizione, al giorno d'oggi praticamente sconosciuta.
Oggi lo definiremmo "un faccendiere" , all'epoca vive in una sorta di limbo dorato, coperto dagli interessi, molto più limitati di quelli attuali, ma pur sempre cospicui, dei grandi club del calcio internazionale. E' amico di tutti gli arbitri d'Europa, viaggia al seguito, ora del Real Madrid, ora del Barcelona, alloggia in alberghi di lusso dei quali conosce i direttori.
Durante uno di questi viaggi incontra Angelo Moratti, ambizioso petroliere che da anni sta cercando di portare ad un successo, paragonabile a quello suo personale, la squadra per cui fa il tifo: l'Inter.
Pare che fra i due nasca un rapporto di amicizia, di certo accade che l'Inter, che fino ad allora non ha raccolto nulla, ingaggi Helenio Herrera ed un giovane manager che ha portato il Mantova dalla quarta serie alla Serie A: Italo Allodi. L'Inter vince il campionato, poi gioca, per la prima volta, la Coppa dei Campioni, il cui prestigio lievita anno dopo anno. Qui entra in scena il signor Szolti.
Egli accompagna l'Inter (e non solo) in giro per l'Europa, ufficialmente come una sorta di facoltoso supporter, in realtà come una sorta di eminenza grigia, di "dirigente addetto all'arbitro" come si malignerà già all'epoca. Infatti si narra che gli stanzini dei direttori di gara di tutta Europa per lui non siano mai chiusi. Il signor Szolti diventa una sorta del Mackie Messer brechtiano: dove accade qualcosa di poco chiaro, lui c'è. Scorrazza per l'Europa, organizza le trasferte, sceglie gli alberghi, contatta gli arbitri, secondo qualcuno li sceglie addirittura, ma il suo nome non figura sui libri paga dell'Inter, nè su quelli delle altre aziende di Angelo Moratti. Vent'anni dopo Allodi risponderà con un sorriso alla domanda di un giornalista che definiva Szolti una sorta di "ministro degli esteri" della Grande Inter. Pare infatti che offra i suoi servigi anche ad altre squadre: quando il Bologna, impegnato in uno spareggio con l'Anderlecht in Coppa Campioni rifiuta qualche consiglio, perde "alla monetina".


INTER-BORUSSIA DORTMUND 2-0 (SEMIFINALE COPPA CAMPIONI 1963/64)
Nella Coppa Campioni 1963-64, dopo avere superato l’Everton nel primo turno con una lectio magistralis sul catenaccio impartita da Herrera, dopo essersi liberati del Monaco e del Partizan Belgrado nei turni successivi grazie alle prodezze di Corso, Jair e Mazzola, l’Inter in semifinale si trova di fronte il Borussia Dortmund. E’ qui che entra in gioco l’addetto agli arbitri..
Dopo il 2-2 dell’andata allo Stadion Rote Erde (doppietta di Brungs per i gialloneri e gol di Mazzola e Corso per i nerazzurri), il ritorno è affidato al fischietto slavo Tesanic. Le cronache dell’epoca raccontano come il direttore di gara decida di non espellere i giocatori nerazzurri, soprassedendo su un violentissimo tackle di Suarez che manda in ospedale un avversario. Le cronache più recenti di Granville e Borenich suggeriscono che l’arbitro Tesanic sia stato corrotto dal faccendiere Szolti per conto di Allodi. Fatto sta che questo discutibile arbitraggio della semifinale di ritorno contro il Borussia permette all'Inter di vincere 2-0 (Mazzola e Jair) e di accedere alla finale al Prater di Vienna.
Finale che si disputa nella "sua" Vienna contro il Real Madrid una società che Szolti ha servito in passato e che è maestra a gestire certi rapporti con i direttori di gara. Szolti, raccontano, fa in modo che quella volta l'arbitro non sia troppo affascinato dagli spagnoli, così l'Inter trionfa.
Angelo Moratti gli è grato e Deszo Szolti diventa una sorta di "factotum" della società nerazzurra.


INTER-LIVERPOOL 3-0 (SEMIFINALE COPPA CAMPIONI 1964/65)
Lawrence, Lawler, Moran, forte, Yeats, Stevenson, Callaghan, Hunt, St.John, Smith, Thompson.
Se il calcio fosse stato pulito, questi nomi sarebbero incisi in "oro" ad Anfield.
O almeno questa è credenza diffusa a Liverpool. Questa squadra avrebbe dovuto essere la prima britannica a vincere la Champions League. Nella Coppa Campioni 1964-65 l'andata della semifinale tra il Liverpool di Shankly e l'Inter finisce 3-1.
Shankly, figura archetipica del calcio britannico, figlio di minatori che grazie al calcio esce dalla povertà ma non dalla dimensione della dignità umana propria della working class.
Ha appena portato il Liverpool dalla seconda divisione al titolo che mancava da 17 anni e, con un manipolo di ragazzi sottoproletari del vivaio del Merseyside ed una inarrivabile lungimiranza tattica, sta gettando le basi di uno dei più bei capolavori della storia dell’arte calcistica: quel 3-1 all’Inter ad Anfield ne è l’incipit, o almeno avrebbe dovuto esserlo.
Siccome dall’altra parte del tabellone il Benfica si sbarazza facilmente degli ungheresi del Gyor, tutto fa propendere per una finale di Coppa dei Campioni tra le città portuali di Liverpool e Lisbona: estremo occidente d’Europa da cui secoli prima erano salpati i primi macellai della democrazia da esportazione sotto l’egida della chiesa e del capitale.
Ma nella successiva finale di San Siro i portoghesi non se la vedranno contro gli inglesi.
Nella semifinale di ritorno infatti l’arbitro spagnolo Jose Maria Ortiz de Mendibil fischia a senso unico e l’Inter ribalta il risultato dell’andata di Anfield vincendo 3-0.
A fare sorgere il sospetto che qualcosa non quadri sono i primi due gol della compagine nerazzurra: il primo, di Corso, è una punizione a due battuta direttamente in porta e convalidata.
Il secondo, di Peirò, viene realizzato sottraendo il pallone al portiere dopo che quest’ultimo ha fatto i classici tre palleggi prima del rinvio...anche se in quest’ultimo può esserci una leve responsabilità dell’estremo difensore. A confermare i sospetti, è comunque la direzione della gara in generale: “Non ci diede né un fallo né una rimessa laterale a favore” ricorda il mitico Shankly nella sua autobiografia.
E sono due semifinali su due passate grazie ad arbitraggi compiacenti.
E sono due Coppe dei Campioni consecutive: la prima doppietta nella storia del calcio italiano(visto che poi nella finale di Milano l’Inter batte 1-0 il Benfica con gol di Jair al 42’).


INTER-REAL MADRID 1-1 (SEMIFINALE COPPA CAMPIONI 1965/66)
20 aprile 1966, giorno della terza semifinale in tre anni che l’Inter disputa in Coppa Campioni: la famigerata semifinale di ritorno tra Inter e Real Madrid dopo che i bianchi hanno vinto 1-0 all’andata. Ritorniamo a Budapest, dove leggiamo il racconto che fa l’arbitro ungherese Vadas nel libro Only The Ball Has A Skin di Borenich sulla semifinale di ritorno tra Inter e Real Madrid che ebbe luogo dieci anni dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria.
“Nei giorni precedenti alla gara il faccendiere Sotzi non ci mollò per un secondo, venne nella nostra camera d’albergo e fece a me ed al guardalinee un’offerta in dollari di una tale portata che avremmo potuto comprarci cinque Mercedes nuove, in cambio voleva che arbitrassimo a favore dei nerazzurri.
Il giorno stesso della partita poi, fummo invitati a pranzo nella villa di Imbersago appartenente al presidente dell’Inter Angelo Moratti. Accolti con tutti gli onori, a me e al mio guardalinee fu fatto dono di un orologio d’oro. Poi, durante il pranzo, ci disse che Sotzi ci avrebbe regalato, come gesto di cortesia, una televisione e altri elettrodomestici”. Questa è tentata corruzione ma l’arbitro Vadas non ci sta: e dice no e fa sentire la sua voce del dissenso. E quella sera del 20 aprile 1966 a San Siro decide di arbitrare secondo le regole. E il Real, che all’andata aveva vinto 1-0 (Pirri al 12’) va subito in vantaggio con Amancio dopo 20 minuti. E così, durante l’intervallo, negli spogliatoi succede il finimondo, Sotzi passa dalle offerte in denaro alle minacce ma Vadas non ascolta e la partita finisce 1-1. L’Inter è eliminata. La mattina dopo, Sotzi telefona al capo della federcalcio ungherese Honti.
Al suo ritorno a Budapest, dopo un faccia a faccia con Honti, Vadas sarà impossibilitato a continuare la carriera di arbitro.


BORUSSIA MOENCHENGLADBACH-INTER 7-1: ANNULLATA (OTTAVI COPPA CAMPIONI 1971/72)
L’edizione di questa Coppa Campioni passò alla storia per un episodio incredibile che vide l’Inter protagonista. Gli italiani si trovano ad affrontare negli ottavi di finale il Borussia Moenchengladbach, formazione priva di stelle di primissimo piano, ma capace di vincere due campionati consecutivi davanti al Bayern Monaco, di lì a poco dominatore in Europa.
Il 20 ottobre 1971 si gioca in Germania la gara di andata che passerà alla storia come la "partita della latina". Si arriva al 29’: Boninsegna si appresta a battere una rimessa laterale quando, improvvisamente casca a terra. A quanto pare, una lattina di Coca-Cola lo ha colpito alla testa.
In campo si scatena il putiferio: si formano capannelli di giocatori rinforzati dall’ingresso in campo di uomini dalle panchine e l’arbitro olandese Dorpmans fatica a ristabilire l’ordine.
Il centrocampista tedesco Netzer, scorge per terra una lattina vuota mezza accartocciata e con un calcio la spinge verso un agente di polizia a bordo campo. Questi, sveltissimo, la prende e la infila sotto al cappotto. Mazzola vede la scena e cerca di recuperare la lattina ma trova solo l’opposizione del poliziotto. Poi, colpo di genio, nota due tifosi italiani dietro le transenne di recinzione.
Uno di loro ha in mano una lattina piena. Mazzola lo guarda, il tifoso capisce al volo e passa la lattina nelle mani dell’interista che poi a grandi passi va a consegnarla all’arbitro.
Boninsegna, nel frattempo è ancora a terra ma non sembra aver subito un grave danno.
La partita ricomincia tra i fischi dello stadio e con i calciatori tedeschi che, più agguerriti che mai, distruggono l’Inter: alla fine è un pesantissimo 7-1. Il giorno dopo l’Inter, nella persona dell’avvocato Prisco, sporge reclamo alla Commissione Disciplinare dell’Uefa.
Il regolamento europeo non contempla però il principio della responsabilità oggettiva, secondo la quale una società deve pagare per il comportamento dei suoi tifosi.
Ma Prisco non demorde e alla fine ne esce vincitore: per la prima volta viene riconosciuta la responsabilità oggettiva e il risultato di Moenchengladbach non viene omologato.
Il 28 ottobre l’Uefa decreta l’annullamento della partita e ordina che la sua ripetizione venga giocata dopo il match di Milano, a quel punto da considerarsi come gara d’andata.
Le reazioni dei tedeschi sono veementi e piovono accuse pesanti: secondo loro è stata l’Inter a spingere l’Uefa a prendere una decisione che, fino a quel momento, non era stata mai presa.
La Disciplinare, oltre alla ripetizione, sanziona un turno di squalifica al terreno di gioco del Borussia, che si ritrova così ad ospitare l’Inter in campo neutro.
Il 3 novembre finalmente si torna a giocare, con la partita di “andata” a Milano, vince l’Inter 4-2.
Il primo dicembre si gioca la gara di ritorno sul campo neutro di Berlino.
In un clima infuocato l’Inter resiste e porta a casa la qualificazione grazie ad uno 0-0 giocato tutto in difesa. Eroe della serata è il giovane portiere Ivano Bordon che, con strepitosi interventi, para l’impossibile, compreso un rigore di Sieloff. Ma il vero protagonista del passaggio del turno non è Bordon ma Prisco che, alla fine della partita, riceve un biglietto di Angelo Moratti: «Avete giocato in undici, ma il migliore in campo sei stato tu. Angelo Moratti».


JUVENTUS-DERBY COUNTY 3-1 (SEMIFINALE COPPA CAMPIONI 1972/73)
Szolti e l'Inter si sono lasciati qualche anno prima dopo qualche incomprensione.
Angelo Moratti ha lasciato la presidenza, Helenio Herrera sverna da qualche anno a Roma ed Italo Allodi è approdato alla corte della Juventus. E’ sempre una semifinale di Coppa Campioni, c’è sempre di mezzo il faccendiere ungherese Szolzi ma questa volta le conseguenze rischiano di essere pesantissime. Tutto comincia l’11 aprile del 1973, quando la Juve ospita per la partita di andata la scheggia impazzita Derby County.
I Rams di Derby solo cinque anni prima navigavano nei bassifondi della quarta divisione inglese prima che si manifestasse loro il profeta Brian Clough che li porta, promozione dopo promozione, a vincere il primo campionato della loro storia. Formazione ostica ed anche agnostica: giocatori grandi, grossi e cattivi, energumeni colossali che sputano sangue dopo aver drenato quello degli avversari ma che in campo cercano anche l’estetica nell’essenza del gioco del calcio.
Spaventato da cotanta bellezza, Allodi è costretto a ricorrere alla difesa estrema.
A Torino, Furino viene mandato a spezzare caviglie senza ritegno e, curiosamente, l’arbitro tedesco Schulenburg quella sera non trova di meglio da fare che ammonire giocatori del Derby, tra cui le colonne della squadra Archie Gemmill e Roy McFarland che già diffidati devono saltare la sfida di ritorno. Finisce 3-1 per la Juve e nel dopopartita l’immenso Clough si rifiuta di parlare coi giornalisti italiani, apostrofandoli come “cheating bastards” e mettendo in discussione l’onestà, la lealtà ed il coraggio dell’italico stivale nelle guerre mondiali. Ma quello che deve accadere accade al termine della partita di ritorno al Baseball Ground, dove il Derby non va oltre lo 0-0.
Nei giorni seguenti la partita infatti, l’arbitro Francisco Marques Lobo denuncia alla Uefa di essere stato contattato da Dezso Solti che, su esplicito mandato di Allodi, gli ha offerto dei soldi per non fare vincere il Derby. La terra trema. Il comitato disciplinare della Uefa convoca Lobo, Allodi e Solti per chiarire la faccenda: a Zurigo si presenta solo Lobo, di Allodi e della Juve nessuna traccia.
La Juve riceve una lettera autografata dal presidente della Uefa Artemio Franchi che la ringrazia per la disponibilità mostrata nel fare luce sulla spinosa vicenda (non presentandosi nemmeno al dibattito) e la proscioglie da ogni accusa. Una breve squalifica viene invece comminata nel 1974 al faccendiere ungherese Solti, ma il suo tempo è comunque finito.
La Juve infatti ha già deciso di sbarazzarsi di lui e di Allodi, dirottando il primo ad una dignitosa pensione con l’indotto Fiat e l’ultimo ancora una volta verso la nazionale.


MILAN-LEEDS 1-0 (FINALE COPPA DELLE COPPE 1972/73)
Il Milan vincerà, a Salonicco, la Coppa Delle Coppe battendo il Leeds grazie ad una rete di Chiarugi al terzo minuto di gioco. Ma nell'area rossonera accadde di tutto con l'arbitro Michas che in varie occasioni finse di non vedere niente. Durante il match i giocatori del Leeds protestarono accanitamente perché alla squadra inglese furono annullati alcune reti e non le furono concessi diversi calci di rigore(ben 4, di cui 3 abbastanza netti). Evidentissimi i falli in area di rigore su Mick Jones e Lorimer (letteralmente falciati), idem il cross di Reaney respinto con un fallo di mano da Benetti.
Inoltre alcuni falli cattivi commessi dai giocatori rossoneri non furono sanzionati(come quello a centrocampo dopo 3 minuti di gioco che darà il via all'azione che porterà alla punizione, inesistente, che poi originerà il vantaggio rossonero). L'esito della partita era stato subito criticato.
I tifosi neutrali(greci), inizialmente schierati con il Milan, al termine della partita aspettano l'arbitro fuori per insultarlo. La partita termina tra boati di disapprovazione e con il coro "Ladri! Ladri! Vergogna!". Il Leeds diserta la cerimonia post-partita.
I giornali ci vanno giù durissimo contro Artemio Franchi(presidente della UEFA).
L'arbitro Michas fu poi sospeso dalla UEFA e dalla Federazione calcio ellenica per il suo comportamento scorretto ma non ci fu mai un'inchiesta o un replay della partita, come chiedevano gli inglesi.


BAYERN MONACO-LEEDS 2-0 (FINALE COPPA CAMPIONI 1974/75)
L'esito della finale tra il Bayern Monaco e il Leeds United, fu ampiamente criticato dai mezzi di comunicazione europei, i quali ritenevano che l'arbitro francese Michel Kitabdjian avesse favorito la formazione tedesca con decisioni a senso unico nonostante la superiorità espressa in campo da parte dalla squadra inglese, con due rigori netti e un gol non convalidato (di Lorimer) in cui fu decisivo l'appello che Franz Beckenbauer fece a Kitabdjian.
Gli incidenti causati dai sostenitori del Leeds spinsero la UEFA ad estromettere i Whites dall'Europa per quattro stagioni sino al 1980, che furono successivamente ridotte a due, segnando comunque la fine del ciclo continentale dei Peacocks iniziato alla fine degli anni 1960.


MILAN-LEVSKI SPARTAK 3-0 (SECONDO TURNO COPPA UEFA 1978/79)
Nel novembre 1978 il Milan fu penalizzato dalla Commissione Disciplinare dell'UEFA con una multa di 25000 franchi svizzeri per avere offerto «doni di eccessivo valore» all'arbitro scozzese John Gordon prima della gara di ritorno del secondo turno della competizione contro il Levski Spartak.
A conseguenza di ciò, Gordon ed i suoi assistenti Rollo Kyle and David McCartney furono squalificati a tempo indeterminato dall'associazione nazionale scozzese (SFA).


ANDERLECHT-NOTTINGHAM FOREST 3-0 (SEMIFINALE COPPA DELLE COPPE 1983/84)
Una delle due semifinali vede coinvolti Nottingham Forest e Anderlecht.
Gli inglesi vincono 2-0 l'andata con doppietta di Hodge negli ultimi sei minuti di gioco e si presentano al Parc Astrici con un piede già in finale. I belgi però non ci stanno e attaccano con foga portandosi sul 2-0 grazie a Scifo e Brylle, quando a due minuti dalla fine l'arbitro spagnolo Emilio Guruceta Muru assegna loro un rigore inesistente. Trasforma Van den Bergh.
Palla al centro e il Nottingham segna con il difensore Paul Hart il gol qualificazione che viene misteriosamente annullato. Passano i padroni di casa fra le polemiche vivaci degli inglesi.
Nel febbraio del 1997 l'ex presidente dell'Anderlecht, in carica al momento della famosa semifinale, Constant Vanden Stock ammette di aver affidato una somma di 350mila sterline a due agenti affinchè questi corrompessero Guruceta Muru prima della gara di ritorno contro il Nottingham.
Nel 1991, l'Anderlecht aveva reso noto questa trama alla polizia e alla federazione belga, la quale, per mano del presidente Michel D'Hooghe, inviò un ricco dossier alla Uefa che fece però passare tutto sotto silenzio. Fino al momento in cui anche i media belgi, nel 1997, sono venuti a conoscenza della corruzione perpetrata dall'Anderlecht nei confronti dell'arbitro iberico. La Uefa questa volta non potè fare orecchie da mercante e sancì la squalifica per un anno dalle competizioni europee per l'Anderlecht. «Ricordo che il nostro allenatore Brian Clough si era lamentato dell'arbitro spagnolo prima della partita», rammenta Kenny Swain, terzino del Forest.
«Quando eravamo nello spogliatoio per cambiarci prima della partita, insistette perché tenessimo la porta aperta affinchè potesse controllare che nessuno entrasse in contatto con l'arbitro prima della gara». «All'epoca ero convinto e nulla mi avrebbe fatto cambiare idea che l'arbitro era stato corrotto» dichiarò nel '97 Paul Hart. «Abbiamo sempre sospettato qualcosa, ma non potevamo provarlo.
Alcune decisioni a nostro sfavore, compreso il gol che mi annullò allo scadere, furono incredibili».



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9 commenti:

  1. Ma sarà un caso che quasi tutte le "vittime" sono inglesi e quella in cui non ci sono arbitra uno scozzese? XD
    Comunque si, avevo letto il casino che successe nella finale del 75 e più di recente dello scandalo di Anderlecht-Nottingham. Non sapevo però che la squalifica fosse arrivata così tardi! °_O Anche se in quel periodo ho sempre trovato la squadra nelle coppe! Pare che l' UEFA La squalifica poi non l' abbia mai data! °_O

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    1. Diciamo che io non avendo vissuto live le partite citate è difficile farsi un parere obiettivo al 100%, qualcuna però l'ho vista nella sua interezza: ad esempio le due del Leeds (Leeds-Milan e Leeds-Bayern Monaco).
      Ed effettivamente è davvero difficile credere che siano stati "solo" errori arbitrali.

      Credo comunque (come un po' tutti) che ancora oggi succedono certe cose.
      Forse meno vistose ma accadono ancora (un po' ovunque).

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Stando agli articoli di giornale che ho trovato all'andata di Juve Derby County non successe proprio nulla di rilevante, le offese agli italiani dell'allenatore si commentano da sole e dicono tutto sull'attendibilità del personaggio.
    Il ritorno è finito 0-0 e non 1-0, tra l'altro con un rigore quantomeno dubbio per il dc.
    Che questo ungherese avesse a che fare con la Juventus o che Allodi sia stato allontanato per quello lo dice Glanville.
    Se questo sedicente giornalista ha le prove allora perché non le ha portate?

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    1. Si un refuso, finì 0-0.
      Comunque credo che qualcosa di strano succedeva ai tempi...

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  4. Sempre in quel periodo (1974) Glanville disse che in un Italia Polonia noi Italiani tentammo di corrompere i giocatori polacchi facendogli gesti strani e chiedendo a gran voce di lasciarli vincere. http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0003/articleid,1493_02_1975_0059A_0019_23066477/

    Ovviamente questi gesti li aveva visti solo lui su milioni di spettatori tra stadio e tv e anche l'allenatore polacco smentì..
    Mah...

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  5. È stato Italo Allodi a fare le Combine e comunque si parla delle coppe vinte dall'INTER.
    Il giornalista dice che la Juventus ricevette la lettera da Artemio Franchi presidente della UEFA, che essendo un ex dirigente della Fiorentina, non amava sicuramente la Juventus.. infatti la Juventus durante il periodo della presidenza di franchi subì torti arbitrali nel 1978 in semifinale di Coppa Campioni..
    Nel 1983 nella finale di Coppa Campioni tra Juventus e Amburgo la Juventus venne sconfitta per 1-0, vedendosi negare un rigore per fallo su Platini

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    1. Diciamo che ai tempi non essendoci moviole era più semplice manipolare gli incontri, difficile stabilire quale fosse la verità. Sicuramente molte partite dell'Inter dell'epoca figurano nei vari report di combine (e favoreggiamenti) che sono usciti nei decenni successivi.

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