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giovedì 25 aprile 2019

La Storia Di Lewis Hamilton e i Suoi Eccessi: Lusso, Incidenti, Insulti e Record

Lewis Hamilton nato il 7 gennaio 1985, chiamato Lewis in onore del figlio del vento, il grande Carl Lewis. Conosciuto non solo per il grandissimo campione che è (tra i migliori piloti di tutti i tempi) e per il suo stile di vita aggressivo ma anche per i suoi atteggiamenti che spesso lo trasformano in un’icona del male, del lusso, dell’arroganza e a volte del cattivo gusto (visto anche il suo look a volte eccessivo).
L'esordio in F1 è nel 2007 e da lì sino al 2020 sono 7 i mondiali vinti: 2008 in McLaren, poi 2014, 2015, 2017, 2018, 2019 e 2020 con la Mercedes.
Britannico più vincente di tutti i tempi (gli altri: 3 per Jackie Stewart, 2 per Graham Hill e Jim Clark, 1 per Damon Hill e Nigel Mansell) e a pari merito con Michael Schumacher in vetta per mondiali vinti. L'inglese ha vinto più GP di tutti e realizzato più pole.
E' stato spesso detto che la Mercedes è la macchina più forte di tutte ed è sicuramente così, tuttavia va considerato che durante la sua carriera, Lewis è stato quasi sempre più veloce dei suoi compagni di squadra (solo il campione del mondo in carica Jenson Button riuscì a finirgli davanti nel 2010 e poi Rosberg nel 2016 laureatosi poi campione del mondo; in tutte le altre stagioni i suoi compagni di squadra, compreso Alonso iridato in carica e con Lewis all'esordio mondiale, sono sempre finiti alle sue spalle). 


VITA SOPRA LE RIGHE
Hamilton è sempre stato restio nell'avere amici e in generale pare che non ne voglia avere, suo cane a parte. Con le donne le conquista, rompe i rapporti, poi le cambia. Anche dai colleghi è poco amato.
Dice inoltre che lui teme solo se stesso. Non gli altri.
Uno dei primi "danni" fu nel 2006 quando correva ancora in GP2. Ad Imola sorpassò la safety car, quando era al comando della gara. La Commissione gara decise di penalizzarlo con un bandiera nera!
Negli anni degli esordi in F1 si ricorda quando correva in McLaren quando fu fermato dalla polizia di Melbourne perché sorpreso a sgommare e a fare evoluzioni per strada.
Nel 2011 fu penalizzato due volte a Montecarlo per i contatti con Massa e Maldonado e al termine della gara disse:

"In 6 gare sono stato chiamato 5 volte dai commissari in direzione corsa. E' una fottuta barzelletta. Puniscono sempre me. Forse perchè sono nero..."

Nel 2012 si vide costretto a chiarire la natura del bacio che aveva spinto il Sun ad accusarlo di aver tradito la fidanzata Nicole Scherzinger.
Lewis era stato introdotto da Rihanna nel giro dei musicisti Rap e si trovò in particolare sintonia con J Cole.
I due nuovi amici fecero festa insieme a Londra: tra un brindisi e l'altro, Hamilton svuotò il bar del nightclub Funky Buddah fecendosi fotografare dai paparazzi in condizioni poco sobrie, con tanto di dito medio alzato in direzione degli obiettivi. Tornato in albergo, sempre pedinato dai fotografi, ha baciato la ragazza che l'accompagnava (Phreeda Sharp) ed è qui che il gossip s'è acceso: Nicole Scherzinger si trova dall'altra parte dell'oceano a lavorare come giudice di X Factor e così il Sun ha ipotizzato la scappatella.
"Ho visto alcune storie su di me online. Phreeda è come una sorella ed è una buona amica mia e di Nicole. Non posso salutare gli amici senza che si parli di baci misteriosi. La prossima volta potremmo stringerci le mani! È una follia!"

Tre anni dopo fece un incidente, a Montecarlo, su strada, con la sua Pagani Zonta, con cui al Lewis tamponò delle vetture posteggiate dopo alcune notti precedenti ad alto tasso alcolico.

"Ho bevuto troppo durante i festeggiamenti. Mentre tornavo a casa, il piede mi è scivolato su freno e frizione e ho fatto un incidente. È stato il risultato dei pesanti festeggiamenti dopo la vittoria del titolo; mi sono riposato poco per una settimana e mezzo. Dopo il Messico ho bevuto molto"

Nel 2016 invece prima di sbarcare in Australia andò in Nuova Zelanda, dove non venne fatto entrare in un casinò di Auckland. Le ragioni del pasticcio restano ignote, come conferma il New Zealand Herald. Ma in un tweet apparso e poi rimosso, Lewis è stato pesante con la direzione della casa da gioco: "Non andate mai al casino di Auckland, mi hanno trattato come un rifiuto. Non si può credere a quanto siano maleducati. La peggior esperienza al casinò di sempre!".
A quanto pare Hamilton fu costretto a restare fuori a causa dell’abbigliamento ritenuto poco consono al locale.

Pronta la risposta del casinò: "SkyCity è molto dispiaciuta di sentire che Lewis Hamilton non si sia divertito nel nostro casinò la scorsa notte. Noi siamo orgogliosi di garantire un eccellente livello di servizi a tutti i nostri clienti. Attendiamo di conoscere da Mr. Hamilton ulteriori dettagli su quanto avvenuto"

Ma il secondo atto dell'avventurosa parentesi neozelandese di Hamilton riguardò un selfie che si fece mentre era alla guida di una Harley Davidson. Poi l'ha postato in rete e tanto è bastato perché la polizia aprisse un'inchiesta per capire se c'è stata violazione di qualche regola del codice stradale.
Il tutto finì con un nulla di fatto.
Nello stesso anno dopo il GP del Bahrain fece le ore piccole fra diversivi più o meno al limite. Come riporta il Sun, l'inglese della Mercedes, postò un video sul suo account Snapchat, verso le 3.30 del mattino del lunedì, in cui si mostrò "in apparente stato di ubriachezza dopo una notte di festa", vantandosi di essere stato sveglio tutta la notte e di incoraggiare due ragazze a tuffarsi in piscina, e, soprattutto, fumando la pipa narghilé.
I video vennero cancellati dopo qualche ora.
Nel GP D'Ungheria sempre del 2016, vince Hamilton e conquista anche la vetta del mondiale ma
a far discutere, però, è stato anche il gesto dello stesso che, durante il doppiaggio nei confronti di Esteban Gutierrez, ha rivolto al collega il dito medio, forse per non aver agevolato la manovra. L’ex collaudatore della Ferrari, però, non l’ha presa bene e a fine gara ha rivolto ad Hamilton un tweet carico di veleno: "Essere campione del mondo non ti dà il diritto di mancare di rispetto ai tuoi avversari, amico mio @LewisHamilton"
Hamilton ebbe frecciatine anche nei confronti di Michael Schumacher (in coma dopo l'incidente sugli Sci) in un'intervista all'Express dove gli facevano notare che ad Austin aveva quasi gettato fuori pista il suo compagno di squadra Rosberg: "Non ho mai fatto le cose delle quali Michael si era reso protagonista per vincere un Mondiale. Io, piuttosto, mi sono sempre imposto grazie alle mie capacità naturali" 
(in riferimento agli episodi che riguardano l’incidente di Schumacher con Damon Hill nel 1994 in Australia e quello di Jerez del 1997 quando ebbe una collisione con la Williams di Jacques Villeneuve)

Riguardo al suo incidente sugli sci in un'intervista del 2014 disse: "Tutte le cose accadono per un motivo"

Invece nel 2017 pubblicò su Instagram un video in cui rimproverava il nipotino per essersi vestito da principessa, il giorno di Natale. Una gaffe bollata da tutti come sessista.

Hamilton: "Sono così triste, guardate mio nipote. Perché stai indossando questo vestito per Natale? Perché hai chiesto un abito da principessa per Natale?"
Nel breve video si vede il nipotino con indosso un abito da principessa, di quelli che abitualmente si usano a carnevale, con il bambino che gli risponde in maniera spontanea e definitiva: "Perché mi piacciono".
Poi Lewis replica: "I maschi non indossano abiti da principessa".
Una frase che scatenò una moltitudine di tweet e post.
Non è un caso che, dopo aver realizzato di aver commesso una gaffe, Lewis Hamilton sia corso ai ripari (consigliato probabilmente dal suo team esperti di comunicazione): "Ieri ho preso in giro mio nipote e ho realizzato di aver usato parole inopportune e ho rimosso il post. Non avevo intenzione di offendere nessuno. Adoro il fatto che mio nipote ami esprimersi come crede, come tutti dovremmo. Le mie scuse più profonde, perché non si può accettare che qualcuno, non importano le origini, sia emarginato o inquadrato in uno stereotipo. Avrà sempre il mio sostegno chi vive la sua vita esattamente come lo desidera e spero che questo mio scivolone venga dimenticato"

Nel 2018 dopo il GP di Germania, Jacques Villeneuve criticò Lewis Hamilton, per i suoi comportamenti, considerati un po' troppo teatrali, e per i toni melodrammatici delle sue uscite: "Ha confuso la Formula 1 con Hollywood. Ogni cosa che fa sembra essere su un palcoscenico, dipinge sé stesso sui social media come se fosse Gesù. Il modo in cui si è inginocchiato accanto alla sua auto dopo i problemi che ha avuto in qualifica ricordavano un Cristo sofferente. E quello che ha detto subito dopo è stato il Sermone del Monte. Dopodiché ha gesticolato in maniera teatrale sul podio in modo che chiunque potesse intendere chi avesse mandato quella pioggia improvvisa"

Lo stesso Lewis aveva risposto criticando, tramite il suo account Instagram gli ex piloti che oggi fanno gli opinionisti: "Non riesco mai a vedere le gare, ma appena sono tornato a casa ho guardato Sky ed è stato sorprendente ascoltare i commenti degli ex piloti, non c'era uno di loro che avesse una buona parola da dire. Qualunque sia la ragione, vi perdono, la positività e l'amore vincono sempre, non importa quali parole usate per provare a indebolirmi, oggi sono partito 14° e ho chiuso al primo posto. Dio è sempre buono"
A livello di case invece qualche tempo fa aveva acquistato un lussuosissimo immobile a New York per circa 34 milioni di sterline ma, evidentemente, avere una sola casa nella ‘Grande Mela’, non può bastare al 5 volte Campione del Mondo di F1. Il pilota Mercedes ha dunque deciso di acquistare una seconda casa da sogno, questa volta a Manhattan. L’abitazione è collocata in un complesso di proprietà del leggendario quarterback NFL Tom Brady dei New England Patriots e dalla moglie, Gisele Bundchen.
Secondo il Sun la dimora di Hamilton sarebbe grande oltre 600 metri quadrati; gode di una splendida vista sul fiume Hudson; ha una grande area esterna; ed è dotata di diversi comfort quali piscina, palestra, campo da squash e anche una biblioteca.
In una nota su Instagram si legge: "Non importa cosa mi tirate contro, risorgerò ancora. Non importa cosa scrivete su di me, risorgerò ancora, non importa come mi chiamate, risorgerò ancora. E anche se dovessi finire in rovina mi rialzerò ancora perché io sono potente oltre misura e non c’è nulla che tu possa fare al riguardo"


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martedì 16 aprile 2019

Tecniche Usate Per Eludere I Controlli Anti-Doping

Lo specchietto della WADA usato per smascherare eventuali casi di Doping è il seguente:
1) Parametri biologici anormali
2) Infortuni, assenza dai tornei programmati o ritiri
3) Precedenti sospetti di doping
4) Miglioramenti importanti improvvisi nelle prestazioni
5) Omissione ripetuta di informazioni, compresi spostamenti geografici
6) Età e storia dell’atleta
7) Reintegrazione dell’atleta dopo un periodo di ineleggibilità
8 ) Incentivi finanziari per migliori prestazioni
9) Associazione dell’atleta con terzi quali un coach o un medico con precedenti in materia doping
10) Informazioni affidabili dai terzi

Tuttavia, tante sono le tecniche utilizzate dagli atleti, per farla franca ai controlli.
Vediamo le tecniche principali, storiche e non.


TRUCCO DELL'ACCAPPATOIO
Carlo Petrini (ex giocatore): "I medici preposti alle pipì per i controlli Antidoping avevano zero possibilità di scoprire i nostri imbrogli.
Avevamo pronti tre accappatoi con doppia tasca e facevano pipì in una provetta da clistere quelli che non giocavano.
Chi doveva presentarsi, nascondeva la provetta sotto l’accappatoio e ne spremeva il contenuto nel barattolo federale.
Nessun medico, finchè sono rimasto in attività, avvertì l’obbligo d’accertare, da vicino, cosa cavolo combinassimo nel ripostiglio, davanti al rubinetto dell’acqua.
Nessuno controllava gli accappatoi"


TRUCCO DEL RUBINETTO
Carlo Petrini (ex giocatore): "A volte si diceva al medico che la pipì non veniva e si apriva il rubinetto per indurre lo stimolo, poi di nascosto si aggiungeva un po' d'acqua all'urina per diluirla e abbassarne i valori. E così via: devo ancora vedere un medico che sta 30-35 minuti con gli occhi puntati sui genitali di un calciatore, dopo la partita, per controllare che non aggiunga niente"


WIZZINATOR
Michel Pollentier, onesto gregario belga, vinse a sorpresa il Giro del 1977.
Lo beccarono positivo l'anno dopo al Tour, all'Alpe d'Huez: sotto la maglietta, una vescica artificiale.
Oggi si chiama Wizzinator.
Il Wizzinator è un attrezzo, venduto su Internet, costituito da una sorta di cintura inguinale, cioè una pancera da indossare al posto delle mutande, che nasconde una piccola sacca di plastica dalla quale fuoriesce un pene artificiale, riprodotto con fedeltà impressionante (addirittura 5 le tonalità di colore: dal bianco, al "latino", al marrone, al nero).
Riempita la sacca di urina "pulita" (viene fornita una confezione liofilizzata da preparare poco prima) con una piccola pressione sulla fascia che all'esterno ha tutta l' apparenza di uno slip, la minzione è perfettamente reale.
Il kit, con tanto di termometro per misurare la giusta temperatura, completo di istruzioni dettagliatissime, costa 150 dollari.


FALSA RESIDENZA
La WADA, il World Antidoping Agency, nel proprio Codice ha stabilito che tutti gli atleti devono dare sempre la propria reperibilità, cioè il cosiddetto "whereabouts".
In pratica tutti gli atleti devono comunicare ogni tre mesi i propri luoghi di residenza, di allenamento, del tempo libero e di vacanza.
Perché solo così la WADA può decidere un controllo in qualunque momento.
Ebbene, dall’inchiesta, che ha visto convocati una cinquantina di testimoni, è emerso che questo tipo di informazione veniva data in modo tardivo dopo uno o due mesi, rendendo di fatto inutile l’attività di contrasto alle pratiche illecite voluta nel 2009 dal Comitato Olimpico Internazionale.


INFORTUNI E RITIRI IMPROVVISI DA CORSE E TORNEI
In vista delle Olimpiadi di Atene (2004) Konstantinos Kenterīs e la sua compagna di allenamenti Ekateríni Thánou saltarono un test Antidoping.
Inizialmente i due atleti si giustificarono asserendo di essere stati vittime di un incidente motociclistico mentre si stavano recando al villaggio olimpico per eseguire il test dopo aver appreso la notizia della loro infrazione.
In seguito però un'indagine ufficiale appurò che l'incidente era stata una messa in scena.
Idem per quanto riguarda eventuali infortuni che permettono di saltare i controlli.
Anche molti ciclisti utilizzarono tecniche simili, ritirandosi da X corsa a tappe per "prepararsi" in vista del vero obiettivo stagionale.
Ovviamente non per tutti c'erano motivi di Doping ma anche.


DIURETICI
Si tratta di farmaci che non sono dopanti, ma che possono nascondere la presenza di altre sostanze. Sono i cosiddetti coprenti e se trovati possono costare una squalifica esattamente come anabolizzanti, EPO ed ormoni della crescita.


PRELIEVO DEL SANGUE
Prentice Steffen, ex medico dell'US Postal che aveva lasciato la squadra nel 1996, prima dell'arrivo di Lance Armstrong dice: "Nel periodo precedente alla partenza del Tour, i corridori nei loro campi di allenamento prendono dell'EPO che aumenta il loro ematocrito, che può arrivare intorno a 60. 
Poi un medico preleva da loro del sangue, per far tornare i parametri ematici nella norma e passare i controlli prima del Tour. 
Le squadre sanno bene che, durante la corsa, i vampiri (i medici che eseguono i controlli) possono arrivare in qualunque giorno, ma sempre tra le 7 e le 8 del mattino. Passata quell'ora non ci sono più controlli e i corridori possono allora farsi iniettare nuovamente il loro sangue, arrivando ad un ematocrito tra 55 e 58. La sera, in albergo viene loro di nuovo prelevato l'eccesso di sangue. È talmente semplice da fare e non c'è alcun rischio di farsi scoprire se non interviene la polizia. Il sangue viene portato in moto in compartimenti refrigerati"


SOSTANZE RICONOSCIUTE ALL'ANTIDOPING: MICRODOSI
Si tratta di sostanze che vengono facilmente riconosciute all'Antidoping se non si usano i giusti accorgimenti.
Sandro Donati: "Parliamo dell'EPO o degli stimolanti. Il controllo Antidoping può essere aggirato con le microdosi che si sommano tra loro e producono un effetto giornaliero che è importante. 
Se si usano le microdosi l'esame antidoping non le riconosce. 
Spesso sono stato consulente in indagini giudiziarie ed emergeva chiaramente dalle intercettazioni che si usavano le microdosi e i soggetti risultavano sistematicamente negativi all'Antidoping"


SOSTANZE NON RICONOSCIUTE
Si tratta di sostanze nuove o che per qualche motivo risultano invisibili ai controlli.
L'EPO negli anni 90 era una di queste, poi venne introdotto nel 2000 un test per riconoscere quello ricombinante da quello naturale.
E' stato emblematico anche il caso del CERA, l’EPO sintetico di terza generazione usato da alcun ciclisti per moltiplicare il numero dei globuli rossi nel sangue e non ancora rilevabile dai test in uso in quel periodo.
Il CERA era all’epoca in fase di studio per la cura di pazienti affetti da gravi forme di anemia e con insufficienza renale.
Un altro scandalo clamoroso fu quello della Balco, il laboratorio di S.Francisco che forniva prodotti dopanti agli atleti statunitensi di spicco.
La Balco somministrava ai propri “clienti” il Narboletone, uno steroide anabolizzante utilizzato solamente in alcuni studi di laboratorio negli anni 70 e che non era mai stato commercializzato come prodotto farmaceutico prescrivibile ma era disponibile solo sotto forma di un preparato grezzo venduto esclusivamente ai laboratori specializzati.
Inoltre erano riusciti a sintetizzare in laboratorio un anabolizzante sintetico nuovo, il tetraidrogestrinone o THG, unendo due molecole di anabolizzanti, il gestrinone e il trenbolone, in modo tale da crearne una sola del tutto irrintracciabile con i test in uso.
La Balco aveva anche modificato in laboratorio la molecola di testosterone per aumentarne la penetrazione in circolo attraverso la pelle mediante una lozione da cospargere su tutto il corpo.
Anche in questo caso, nessun tennista è stato coinvolto.
Sandro Donati: "Sono  sostanze che non vengono riconosciute negli esami ed è purtroppo una categoria abbastanza vasta. 
Ci sono gli ormoni peptdici come, per esempio, le gonadoreline che sono ormoni usati come terapia in caso di tumore ai testicoli. 
Ma qui entriamo anche nel campo del sistema che fa finta di controllare. 
Di queste gonadoreline ho sentito parlare per la prima volta da un medico onesto della nazionale italiana dilettanti che disse: 'State attenti a questi certificati di testosterone naturalmente elevato esibiti dai corridori perché in realtà non sono altro che il risultato di un uso sistematico delle gonadoreline'. L'analisi antidoping le vede solo se il soggetto le ha assunte nei minuti precedenti l'esame, cosa che è un'ipotesi assolutamente astratta.
Il Gh si riconosce solo se il soggetto lo ha assunto una manciata di minuti prima del controllo, altrimenti i tempi di vita sono così brevi che nelle urine scompare in fretta ogni traccia"


DOPING GENETICO
Carlo Giammattei (medico): "Per doping genetico si intende il trasferimento di cellule o di elementi genetici all’interno di un individuo allo scopo di modulare l’attività di geni endogeni per migliorarne le prestazioni atletiche.
Il procedimento è quello che è anche alla base della “terapia genica”: si usa un virus (generalmente un adenovirus) da cui sono stati eliminati dal DNA i geni responsabili dell’attività patogena. Il frammento di DNA rimanente, potenzialmente“innocuo”, viene legato con un frammento di DNA dell’atleta che codifichi la proteina di interesse. 
Il virus così modificato è poi utilizzato per “infettare” le cellule dell’atleta: al loro interno il nuovo DNA virale può, grazie a complessi processi biologici, inserirsi nel DNA della cellula ospite e cominciare a produrre la proteina di interesse, praticamente identica a quella di origine endogena e quindi non identificabile dalle tecniche in uso.
Oltre al trasferimento attraverso vettori virali, ci sono altri metodi di modificazione genetica conosciuti: impianti di cellule staminali, blocco o stimolazione dell’attività genica con anticorpi, recettori solubili, peptidi o piccole molecole. Ovviamente, tale approccio può essere applicato o immaginato solo nell’ambito di proteine che abbiano un significato per il miglioramento delle prestazioni, quali ad esempio l’EPO, il GH, l’IGF-1, la somatostatina, la miostatina (regolatore negativo della crescita muscolare).
Si sospetta che alcuni atleti abbiano già fatto uso di questo approccio per fini dopanti. 
Ad esempio studi preclinici sui topi hanno dimostrato ormai da qualche anno che l’aumento dell’espressione di IGF-1 nel muscolo scheletrico mediato da vettori virali favorisce un incremento della massa e della forza muscolare, così come l’inibizione della miostatina, determina crescita muscolare e diminuzione dei depositi di grasso, come dimostrato in una particolare razza di tori belga “Blue Bull”, che possiede una naturale inibizione della miostatina.
Attualmente poi sono in fase di studio clinico strategie di terapia genica con EPO per il trattamento di gravi anemie, che prevedono l’inserimento in sede muscolare del gene che codifica per l’EPO, con conseguente produzione della proteina qualora si verifichi un anormale diminuzione dell'ossigeno contenuto nel sangue"


PASSAPORTO BIOLOGICO E MICRODOSI
Pierre Sallet, un medico, fisiologo ed atleta francese, ha condotto un particolare esperimento scientifico.
Sallet ha sottoposto otto atleti professionisti per un mese a Doping, ne ha misurato le prestazioni e ha verificato se potessero essere scoperto in un controllo.
Sallet: "L’obiettivo di questa esperienza è di testare i metodi della lotta Anti-doping. L’idea è di misurare prima le prestazioni senza Doping, dopodiché gli facciamo assumere Doping e poi rifacciamo i test.
Nel frattempo facciamo dei prelievi di sangue e urine per il passaporto biologico, in modo da rilevare l’assunzione del doping".
L’esperimento comincia testando le capacità atletiche naturali degli sportivi, spingendoli al loro massimo.
Poi continua con l’assunzione di sostanze.
E si conclude con i risultati dei nuovi test eseguiti nelle stesse condizioni ambientali.
Le sostanze proibite somministrate sono sostanzialmente tre: l’EPO, che aumenta artificialmente la resistenza, l’ormone della crescita, che serve ad aumentare la forza e corticoidi che riducono o eliminano la sensazione di dolore.
Agli atleti vengono somministrate microdosi di sostanze, per migliorare le prestazioni riducendo al minimo la rintracciabilità nel sangue e nelle urine.


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mercoledì 10 aprile 2019

Darren Moore Licenziato Dal WBA: Non C'è Riconoscenza Nel Mondo Del Calcio?

Nato a Birmingham ed ex difensore centrale di Torquay, Doncaster, Bradford, Portsmouth, West Bromwich, Derby County, Barnsley e Burton Albion, Darren Moore è ricordato principalmente per la sua esperienza al The Howthorns con i Baggies.
Alla discreta carriera da calciatore fa da contraltare un ottimo inizio sulla panchina del West Bromwich, anche se poi culminato con un assurdo esonero.
Il 2 aprile 2018, l'allora allenatore del WBA ovvero Alan Pardew viene esonerato dopo una serie di risultati mediocri, lasciando la squadra in fondo alla classifica della Premier League e a dieci punti dalla salvezza.
Viene appunto scelto Moore fino alla fine della stagione.
Sotto la sua guida, il West Brom rimase imbattuto ad aprile, grazie anche ad una vittoria sul Tottenham e ad un 1-0 in trasferta contro il Manchester United (consegnando il titolo di campionato al Manchester City), guadagnandosi anche il premio di manager del mese.
Tuttavia, il West Brom retrocesse dalla Premier League lo stesso giorno dopo la vittoria del Southampton contro lo Swansea City, ponendo fine agli otto anni del club nella massima serie (si ricordano gli ottimi anni di Tony Pulis in primis).
Dopo molte speculazioni su chi sarebbe diventato il prossimo manager della squadra, il 18 maggio 2018, Moore è stato nominato capo allenatore permanente, dopo aver impressionato durante il suo periodo di assistente con i Baggies.
La stagione dei Baggies inizia davvero alla grande con la squadra che gioca bene, segna tanto, anche se forse subisce troppi goal.

Moore: "Mi piace giocare un calcio divertente ed offensivo, qui abbiamo giocatori giovani e affamati che possono giocare in quel modo.
La priorità è vincere le partite, ma vogliamo vincerle con un certo stile"

Moore inizia spesso con il 3-4-1-2, passa in corso d'opera anche alla difesa a 4.
Nelle prime 5 partite realizza 13 punti, segnando 12 reti, diventando manager del mese di settembre.

In un'intervista a novembre 2018: "Nelle 16 partite, 10 squadre hanno cambiato formazioni contro di noi. Mi dovrei fissare con un modulo? No. La chiave è avere due o tre formazioni diverse con cui puoi giocare perché stai sempre cercando di vincere una partita. Sono passato a quattro dietro per cercare di ottenere una cambiamento di gioco. Posso giocare a quattro, posso giocare a tre. Abbiamo lavorato su entrambi i sistemi e le forme. I giocatori sono adattabili"

Tuttavia quando le reti subite sono iniziate a diventare troppo (vedi le 4 reti subite in casa dal Derby County), qualcuno ha chiesto a Moore di cambiare filosofia di gioco.
Ma il boss dei Baggies ha sempre difeso il suo stile di gioco sottolineando spesso che solo i giganti francesi del Paris Saint-Germain avevano segnato più gol in Europa della sua squadra.

Moore: "Cercheremo di dare il massimo. Quando lo abbiamo fatto, il nostro attacco è stato devastante. Dobbiamo continuare a farlo"
Nonostante abbiano segnato più gol di qualsiasi altra squadra del campionato, l'Albion ha iniziato a perdere terreno alle spalle, concedendo più gol di qualsiasi squadra nella metà superiore.

Quando è stato chiesto a Moore se gli avversari avessero scoperto come ottenere vittorie contro l'Albion ha ribadito: "Abbiamo questo meraviglioso strumento chiamato analisi: le squadre guarderanno il tuo stile di gioco, come faremo anche noi.
Le squadre si schiereranno contro di noi per cercare di combatterlo, non è diverso da qualsiasi sport. Sta a noi inventare dei modi per combatterlo, e questa è la bellezza del gioco: i team ci guarderanno mentre noi guarderemo gli avversari, sta a noi farla girare"

Molti hanno cominciato a chiedere a Moore di virare il suo stile di gioco passando dal 3-4-1-2 ad un più canonico 4-4-2.

Moore: "Abbiamo giocatori che segnano gol da ogni angolo del campo, siamo sempre pericolosi in attacco. Cerchi di scegliere uno stile e un sistema adatti ai giocatori e quello che abbiamo scelto ci ha portato a diventare capocannonieri della divisione.
Ora devi analizzare le cose nelle ultime settimane e capire cosa non è andato bene. Non puoi mancare di rispetto agli avversari. Se ci sembra opportuno cambiare, dovremo farlo"

Poi in vista della partita contro il Leeds: "Beh, entrambe le squadre giocano un calcio offensivo.
È di buon auspicio perché hai due squadre che si sono avvicinate al campionato in questa stagione sul fronte.
Sono due squadre che sono al primo e al secondo posto in questa stagione. Due squadre con stiled'attacco, che hanno conquistato il titolo. Sarà una partita entusiasmante per entrambi i gruppi di fan e neutrali"
Il WBA vincerà 4-1.

Nell'intervista successiva: "L'obiettivo iniziale era quello di giocare ad un calcio di cui i tifosi possano godere e sentire come se avessero recuperato la loro squadra di calcio, stiamo cercando di gestire uno stile di gioco diverso da quello a cui questo club è abituato da così tanto tempo.
Stiamo cercando di cambiare l'intero concetto, ma vogliamo farlo insieme perché è molto più facile che provare a cambiarlo da solo, è così che lo vedo io. Abbiamo impostato il campionato ad un ritmo incessante, ma i team lo vedono, reagiscono e cercano di fermarlo alla fonte, quindi sapevamo di dover cambiare le cose: questo è il campionato, presenta diverse sfide e nuovi ostacoli. Quindi abbiamo lavorato su un nuovo stile e sistema prima della partita di Leeds e ha funzionato per noi. La cosa bella ora come head coach è sapere che ci sono queste diverse forme e sistemi a cui possiamo attingere a seconda di ciò che fanno gli avversari. Piuttosto che essere monodimensionali, abbiamo diverse corde per il nostro arco. Abbiamo quella flessibilità"

Nel 2019 l'ala Jacob Murphy si unì (in prestito) ad altri giocatori offensivi del calibro di Jay Rodriguez e Dwight Gayle e alla creatività di Harvey Barnes, ribadendo di aver scelto il West Bromwich per via del calcio offensivo che giocano.
Come detto Moore incoraggiava la sua squadra a giocare un calcio offensivo ed è esattamente quello che ha convinto Murphy ad unirsi.
L'ala era inseguita dal Middlesbrough, ma dopo aver parlato con Moore, il dubbio è stato presto risolto: "Ho subito avuto la sensazione che questo sarebbe stato il posto giusto per me. Ho avuto una conversazione molto buona con il manager, mi ha detto i suoi pensieri e la sua filosofia di gioco.
È per questo che volevo aderire. 
Stanno segnando gol per divertirsi e per un esterno questo è un team fantastico. Non vedo l'ora di aiutare la squadra a segnare più gol. Come giocatore offensivo, vuoi segnare gol e realizzare assist, vuoi farne parte"
Nel mentre si ricordano anche altre vittorie roboanti come lo 0-4 a Rotherham ma anche sconfitte inaspettate come il 2-3 subito dal Middlesbrough (che da lì a poco inanellerà una lunga serie di risultati negativi).
Tuttavia qualche critica comincia a sollevarsi dopo le due sconfitte consecutive: 0-1 contro lo Sheffield Utd e il 4-0 subito ad Elland Road dal Leeds.
La partita fatale a Moore però è l'1-1 interno contro l'Ipswich.
Viene infatti (a sorpresa comunque) licenziato il 9 marzo 2019.

Sul suo licenziamento ha voluto dire la sua anche Peter Crouch (ora in forza allo Stoke e al tramonto della sua carriera): "Queste cose non dovrebbero sorprendermi. Sono un calciatore professionista da oltre 20 anni e mi piacerebbe credere che non ci sia molto ancora da vedere.
Poi succede questa cosa e ti ritrovi a bocca aperta, scuotendo la testa incredulo. In questi anni i manager vengono licenziati spesso, ma come mai il West Brom ha trovato un motivo per separarsi da Darren Moore?
Onestamente, è il licenziamento più ridicolo e inutile che abbia mai visto. Ho letto le ragioni che ha dato la società ma, in realtà, non si sommano. Credimi, Darren aveva fatto un lavoro fantastico.
Darren è qualcuno che ho sempre rispettato. Quando avevo 19 anni e mi sono trasferito da casa per la prima volta a Portsmouth, era il mio skipper. In quei difficili, primi giorni, Moore era sempre lì, offrendo consigli e facendo tutto il possibile per aiutarmi a stabilirmi.
Conosce il calcio e capisce cosa è necessario per far funzionare senza problemi uno spogliatoio.
Moore era un brillante capitano e potevi vedere i progressi naturali una volta finito di giocare ed iniziato con il coaching e il management.
Così, quando West Brom lo nominò l'anno scorso, ne fui felice. Ha rilevato un club che era in caduta libera e aveva licenziato due manager. Sembravano morti e sepolti dopo che Alan Pardew se n'era andato ma, contro ogni aspettativa, quasi riuscì in un miracolosa salvezza. 
Vale la pena ricordare che tra i suoi primi risultati ci fu una vittoria per 1-0 sul Manchester United all'Old Trafford e un pareggio per 2-2 con il Liverpool, dopo che West Brom stava due gol in svantaggio. Potresti vedere che i giocatori hanno acquistato ciò che stava facendo.
A settembre, lo Stoke venne sconfitto al The Hawthorns. Ho giocato 90 minuti e il punteggio finale di 2-1 non rifletteva la superiorità del West Brom.
Sono una delle migliori squadre del campionato. Sì, c'è stata qualche incongruenza nei risultati ultimamente, ma nessuna squadra in quella divisione passa attraverso una campagna senza un blip; le probabilità di promozione automatica possono essere aumentate ma sono certezze per i play-off. Questo è quello che non capisco. Perché un club dovrebbe prendere una decisione così incredibile quando le cose vanno bene? Darren, da quello che ho potuto vedere, aveva fatto poco male ed è deprimente che sia stato trattato in questo modo.
La gestione manageriale di questi giorni è un compito sempre più ingrato ed è un altro esempio del perché alcune persone non apprezzano la nostra industria quando vedono un uomo buono trattato in questo modo. Spero davvero che non ci siano implicazioni a lungo termine per lui.
Se si trova fuori dal gioco e incapace di rientrare, il West Brom ha bisogno di chiedersi perché"

Ha voluto dire la sua anche Chris Brunt: "Potrebbe non essere stato gradito a tutti quello che lo staff tecnico ha cercato di fare in questa stagione, e a volte è stato difficile come giocatore giocare sotto di esso, ma questo è il calcio. Ogni allenatore e manager è diverso, tutti hanno le loro idee e come giocatore devi cercare di adattarti al meglio.
Come giocatori dobbiamo assumerci molte responsabilità perché non abbiamo ottenuto i risultati sperati sul campo.
Non è mai bello vedere qualcuno perdere il proprio lavoro in qualsiasi ambito della vita, in particolare Darren, è un po' un eroe cult per il club.
Quando è subentrato al back-end della scorsa stagione, ha stabilizzato la nave e ha fatto un buon lavoro, ha tirato fuori l'impossibile.
Ma guardando la squadra e i giocatori che abbiamo in questa stagione, penso che tutti siano delusi dal fatto che siamo così lontani dalle prime due in questo momento.
Non siamo lontani un milione di miglia ma dovremmo fare meglio con i giocatori che abbiamo"

Moore e il suo staff tecnico hanno chiesto all' Albion di giocare sempre palla in questa stagione e durante la prima metà, Brunt è stato utilizzato come il perno centrale del centrocampo che riceveva palla.
Tuttavia, l'approccio non ha sempre funzionato, e i fan hanno iniziato a perdere la pazienza nel corso della stagione quando la squadra perdeva troppe palle nella propria metà-campo.

Prosegue Brunt: "A volte ha (funzionato), a volte no. Ovviamente puoi sentire casini sugli spalti quando non funziona, quando si perde la palla è frustrante, ed è frustrante per noi come per i tifosi.
Negli ultimi anni lo stile di calcio che abbiamo giocato era completamente diverso perché stavamo cercando di sopravvivere in Premier League.
Molto è stato fatto quando Tony (Pulis) se n'è andato, Alan (Pardew) è entrato ed ha provato a cambiarlo. Cercare di trovare quell'equilibrio è molto più difficile di quanto pensi la gente, penso che quest'anno siamo andati troppo oltre nell'altro senso, cercando di giocare troppo nell'altra metà-campo.
Ad essere onesti, molte squadre in questo campionato ci provano e lo stanno facendo, sembra essere più un cambiamento culturale. Ma alla fine della giornata, se torni a casa il sabato pomeriggio, fans, giocatori, allenatore, be' se hai vinto...il gioco a nessuno importa davvero.
Nel golf dicono che non ci sono immagini su una scorecard, è una cosa simile per noi in questa fase della stagione.
Con 10 partite da disputare abbiamo bisogno di più punti possibili per provare ad avvicinarci alle prime due.
Il massimo di partite consecutive che abbiamo vinto in questa stagione è tre e non è accettabile.
Ho visto squadre protagoniste di cinque o sei vittorie consecutive, 15 partite da imbattute.
Abbiamo bisogno di qualcosa del genere ora per ottenere la promozione automatica. Contro l'Ipswich non è stata una grande prestazione, anche se abbiamo provato a vincere la partita in qualsiasi modo possibile.
Abbiamo provato un paio di formazioni diverse e non ha funzionato. È deludente, siamo pagati per giocare a calcio e vincere le partite e ciò non stava succedendo. Soprattutto in casa, abbiamo subito molti gol. In casa, dobbiamo dettare le partite ed impostare i ritmi.
Troppe volte in questa stagione, specialmente a casa, non l'abbiamo fatto"

Come successore di Moore è stato scelto momentaneamente Shoan che in 5 partite dall'inizio del suo mandato ha realizzato 9 punti.
Il WBA rimane a 9 punti dalla promozione diretta (dal Leeds) con 77 reti segnate (secondo miglior attacco) e 55 subite (12esima peggior difesa della lega) dopo 41 giornate.
A segno, ben 18 giocatori diversi (Rodriguez, Gayle, Barnes e Phillips a guidare le danze, male invece Murphy).


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martedì 9 aprile 2019

Storia Dei Campi Artificiali Nel Calcio Inglese: Dagli Anni 80 ad Oggi (Artificial Grass)

Erbe sintetiche (artificiali) nel mondo del calcio e soprattutto in Inghilterra prendono piede negli anni '80, venendo chiamati in modo derisorio "campi di plastica".
Il motivo principale dell'utilizzo di erbe artificiali è la manutenzione: il manto artificiale resiste maggiormente e non richiede irrigazione o rifilatura.
Gli stadi indoor (coperti), a cupola ma anche quelli parzialmente coperti possono richiedere un manto erboso artificiale a causa della difficoltà di rimanere in salute per la poca (o nulla) luce solare.
L'erba artificiale però ha anche molti aspetti negativi: vita limitata, pulizia periodica, uso di petrolio, sostanze chimiche tossiche da riempimento e maggiori preoccupazioni per la salute e la sicurezza degli atleti.
Nel 1981, i Queens Park Rangers, dissotterrarono il loro campo in erba e ne installarono uno artificiale. Altri seguirono, a metà degli anni '80 il loro esempio.
La palla girava come se fosse di gomma, i giocatori continuavano a perdere l'equilibrio e chiunque cadesse sul manto artificiale rischiava di rimanere a terra infortunato. Non sorprende neanche che i fan si siano spesso lamentati del fatto che il calcio fosse orribile da guardare.
Furono quindi diversi gli impianti di club professionistici ad adottarli:

-Loftus Road del QPR
-Kenilworth Road del Luton Town
-Boundary Park dell'Oldham Athletic
-Deepdale del Preston North End

Il QPR appunto fu la prima squadra ad installare un campo artificiale nel 1981 nel loro stadio e fu anche la prima a rimuoverlo nel 1988.
L'ultima squadra della Football League ad avere un campo artificiale in Inghilterra fu il Preston North End, che rimosse l'erba sintetica nel 1994 dopo otto anni di utilizzo.
Quest'erba sintetica si guadagnò come detto una brutta reputazione un po' in tutto il Regno Unito perchè si trattava di una superficie molto più dura dell'erba naturale.
Una superficie di gioco che insomma non perdonava quindi molto più incline a causare infortuni (alle articolazioni soprattutto).
Anche a livello "visivo" fu ben poco apprezzato dai fans stessi, per via dei rimbalzi innaturali della palla.
Nel novembre del 2011 trapelò la notizia secondo la quale un certo numero di club inglesi erano interessati a utilizzare nuovamente campi artificiali per motivi economici.
Tuttavia a partire dall'ottobre 2016, i campi artificiali sono stati vietati in Premier League e in generale in tutta la Football League per motivi di sicurezza, ma sono consentiti nella National League (quinta serie) e nelle divisioni inferiori.
Diverso il discorso ad esempio in Scozia dove il Rugby Park (Kilmarnock), New Douglas Park (Hamilton Academical) e l'Almondvale Stadium (Livingston FC) utilizzano campi in erba artificiale (parliamo di Scottish Premier League).
Le tre squadre di calcio inglesi più importanti che ad oggi utilizzano erbe artificiali di terza generazione (3G) sono il Sutton United, il Maidstone United e il Bromley.
A Gander Green Lane del Sutton il manto è stato messo nell'agosto 2015 (due stelle FIFA), per il Maidstone invece direttamente quando venne costruito il nuovo Gallagher Stadium a luglio 2012.
In modo derisorio gli incontri tra i due club sono stati nominati dai fan El Plastico (con riferimento a El Clásico spagnolo).
Il Bromley ha invece messo l'artificial turf (3G) nel 2017 nel suo Hayes Lane sottoposto ai tempi a lavori di ristrutturazione.
Campi artificiali sono consentiti anche in tutti i round della FA Cup.
Secondo le regole della FA, questi tre club non possono essere promossi in League Two se non adeguano i loro campi agli standard della Football League (che come detto non prevedono manti artificiali).
Anzi, nel caso uno di questi tre club, rifiutasse di adeguare il campo (a seguito di una promozione) verrebbe retrocesso nella National League South o North (sesta serie).
Per passare da questi campi a quelli in erba i costi sono di circa 300mila sterline.
Altri stadi che hanno erbe sintetiche sono Coles Lane del Sutton Coldfield Town, Arbour Park dello Slough Town, Wetherby Road dell'Harrogate Town, The Lamb Ground del Tamworth, Priory Lane dell'Eastbourne Borough, Coles Park dell'Haringey Borough ed Hartsdown Park del Margate.
Questa è una lista di tutti i manti artificiali presenti nel Regno Unito: 3G Artificial Turf


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mercoledì 3 aprile 2019

Lo Scandalo Barry Bennell e John Broome Al Manchester City

Barry Bennell, ex allenatore che lavorò tra gli anni '70 e '80 con importanti club inglesi come il Manchester City, una volta dichiarato colpevole di reati gravissimi venne etichettato come "Un molestatore di bambini su scala industriale". 
Oggi su di lui pendono oltre 50 capi d'accusa tra cui violenza e aggressione a sfondo sessuale su minori.
Barry Bennell per 25 anni ha condotto una doppia vita, pubblicamente era considerato uno dei migliori osservatori del calcio inglese, un grande scopritore di talenti. Ma nel privato Bennell si è macchiato di gesti atroci, con frequenti abusi sessuali sui ragazzi che seguiva per farli crescere come calciatori.
Andy Woodward, una delle vittime di Bennell, ex giocatore di Bury, Crewe Alexandra, Sheffield Utd ed Halifax Town negli anni 90, ha infatti nel 2016 denunciato degli abusi subiti in un’intervista a Daniel Taylor, giornalista del Guardian. Woodward ha definito il suo ex allenatore "un predatore disgustoso".
La rivelazione ha scatenato la più grande indagine mai condotta dalla polizia britannica sugli abusi sessuali nel Regno Unito.
Bennell, ora 65 anni, è stato giudicato colpevole di una lunga serie di abusi sessuali ai danni di diversi calciatori minorenni.
I reati? Aggressione a sfondo sessuale, violenza carnale e atti di sodomia subiti da una dozzina di ragazzi tra gli 8 e i 15 anni, nel periodo tra il 1979 e il 1990.
Lo scandalo si è presto allargato ad altri allenatori e talent scout molto noti nel mondo del calcio inglese, per un totale di oltre cento vittime che sono uscite allo scoperto per denunciare gli abusi subiti.
Tra di loro ci sarebbero anche diversi ex professionisti.
Tra gli anni ’70 e ’80 Bennell ha sviluppato collaborazioni con squadre inglesi molto importanti come il Manchester City, allenando le giovanili del club (iniziò ad allenare nel 1970, con il City invece dal 1978 in poi).
Quando lo scandalo scoppiò, il giornalista Daniel Taylor, spiegò che il City è stato accusato di aver messo in pericolo centinaia di ragazzi. Nell’articolo si legge che uno degli allenatori delle giovanili avrebbe avvertito la società del pericolo e dei rischi che correvano quei bambini a contatto con Bennell alla fine degli anni ‘70. Tuttavia pare che il City ignorò quegli avvisi, mantenendo Bennell al suo posto. In totale Bennell ha collaborato per 7 anni con il Manchester City.
Approfittando del suo ruolo come allenatore delle giovanili, Bennell sarebbe entrato in contatto con molti ragazzini lontani dalle proprie famiglie.
Secondo il tribunale, l’ex allenatore avrebbe addirittura trasformato la sua casa in un covo per attirare bambini: videogiochi, regali, animali esotici, dolci e cibo di ogni sorta. La tana dell’orco pare fosse ideata per adescare minorenni ignari del pericolo.
Bennell avrebbe poi abusato di loro in casa o nella propria auto.
A oggi il numero di ex calciatori che lo accusano è salito a 86. In due occasioni Bennell ha addirittura provato a cambiare il proprio nome in Richard Jones per cancellare il proprio passato.

1978 – E' ingaggiato dal Manchester City, come allenatore delle giovanili e talent scout

1985 – Entra a far parte della squadra Crewe Alexandra come responsabile del settore giovanile

1992 – Lascia il Crewe Alexandra. Assume incarichi di scouting per lo Stoke City e lo Stone Dominoes

1994 - Riceve la sua prima condanna, negli Stati Uniti, per reati contro minori dopo essere stato arrestato mentre era in tour con gli Stone Dominoes

1998 - Confessa 25 reati contro sei ragazzi e riceve una condanna a 9 anni nel Regno Unito

2004 – Assume una nuova identità, cambiando il nome in Richard Jones

2015 – Riceve una condanna di due anni per molestie contro un ragazzino di 12 anni, ma ne sconta la metà

2016 - Andy Woodward rivela al Guardian di essere stato abusato da Bennell. Alle accuse di Woodward seguono quelle di altri ex calciatori

2017 – Viene accusato di abusi sessuali multipli su minori tra il 1979 e il 1990

2018 – I settori giovanili di Manchester City e Crewe Alexandra ritengono Bennell colpevole di abusi sessuali multipli su minori

Gary Cliffe, una delle vittime di Bennell, ha dichiarato: "Ci hanno deluso, non lo hanno affrontato. Sapevano chi era e gli hanno permesso di continuare perché stava ottenendo risultati".
Nel 2019 comunque, il Manchester City ha istituito un fondo per risarcire le vittime di abusi sessuali perpetrati da Bennell (nel mentre condannato a 30 anni).
Dovrebbero essere una quarantina gli ex allievi della scuola calcio che richiederanno il risarcimento per le violenze subite da Bennell finito in carcere 4 volte, una negli Stati Uniti.
I soldi verranno stanziati anche per le vittime di John Broome, un altro ex allenatore delle giovanili (degli anni 60) accusato di pedofilia e morto nel 2010. Al momento le persone uscite allo scoperto e che hanno avuto il coraggio di denunciare Broome per "gravi abusi sessuali, incluso lo stupro", sono 9. Il City ha esortato chiunque abbia subito violenze a farsi avanti.



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