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sabato 27 giugno 2020

Gli Errori Arbitrali Nella Doppia Sfida Chelsea-Inter (Champions League 2010)

Il Chelsea vincerà la Champions League nel 2011/12, poi nel 2012/13 l'Europa League (bissata anche nel 2018/19), perdendo la finale di Champions League del 2008/09 contro il Manchester Utd. Poi si ricordano le semifinali del 2004, del 2005, del 2007, del 2009 e del 2014. La semifinale del 2009 contro il Barcellona fu quella dell'incredibile arbitraggio di Ovrebo con almeno 4 rigori netti non concessiQui ripercorriamo un'altra edizione sfortunata (a livello di arbitraggio): quella con l'Inter nella Champions 2010. L'Inter poi vincerà la Champions League battendo il Bayern Monaco e per via del "treble" tutti parleranno di stagione perfetta e così fu. Tuttavia le malelingue hanno sempre rinfacciato la molta fortuna che circondò l'annata della banda di Mourinho.
Ovviamente tutti ricordano il doppio confronto con il Barcellona, soprattutto il goal di Milito in fuorigioco e il penalty su Dani Alves non concesso (nel 3-1 dell'Inter all'andata), oltre che al ritorno il gol-qualificazione annullato a Bojan all'89esimo per un fallo di mano di Yaya Toure (in realtà era di petto). Nella stessa partita però il belga De Bleeckere aveva espulso Thiago Motta, lasciando l’Inter in 10 per quasi tutta la partita, per via di una sceneggiata di Busquets, buttatosi a terra fingendo di avere dolore in faccia e contemporaneamente sbirciando la decisione dell'arbitro.
Inoltre l'1-0 del Barcellona forse era irregolare. Diciamo che gli errori penalizzarono, a fasi alterne, entrambe le squadre. In realtà ancora prima l'Inter aveva eliminato il Chelsea con un arbitraggio a senso unico sia all'andata che al ritorno. A Milano finì 2-1.
Stavolta a finire sotto inchiesta fu l'arbitro spagnolo Mejuto Gonzalez reo di non aver concesso un rigore per reiterate trattenute in area di Thiago Motta su Ivanovic.
Ma ancora più clamoroso fu, a fine primo tempo, il netto rigore non concesso su Kalou (atterrato da Samuel a due passi da Julio Cesar). Ovviamente sarebbe stato rigore più espulsione.
Il quotidiano "The Sun": "Chelsea furioso per l'errore dell'arbitro" e riportò le dichiarazioni di Mourinho: "Il rigore c'era sicuramente, non so perchè l'arbitro non ha fischiato, ma non voglio parlarne". Al ritorno a Stamford Bridge al sesto minuto, Malouda viene bloccato da Lucio (fallo simile a quello di Iuliano su Ronaldo nel 1998) ma per Stark non è rigore.
Il Chelsea chiede altri due rigori: prima con Ivanovic (strattonata abbastanza prolungata di Thiago Motta) in situazione di calcio d'angolo.
Poi a fine 1t sempre su corner è ancora lo stesso Motta a strattonare Ivanovic e soprattutto Drogba viene atterrato da Samuel.
Thiago Motta tra sceneggiate, simulazioni, strattonate in area, perdite di tempo sul finire di partita fece infuriare Drogba. All'85esimo infatti l'ivoriano perde la testa e a palla lontana rifila un calcio a Motta venendo espulso (l'Inter era passata al 77esimo con Eto'o). Sicuramente fu una grande annata per gli uomini di Mourinho ma almeno in Champions League la fortuna fu davvero tanta.


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domenica 14 giugno 2020

Critiche Per Il Linfield: La Maglia è Un Riferimento All'Ulster Volunteer Force?

Il Linfield fondato a Belfast (Nord Irlanda) nel 1866 dagli operai protestanti affiliati all'Ordine d'Orange è da sempre una squadra dichiaratamente anti-cattolica, al cui interno è stata in vigore a lungo la regola (non scritta) di tesserare soltanto giocatori protestanti.
Si tratta della società più vincente del Nord Irlanda (53 titoli e 43 coppe nazionali), capace negli anni 60 e 70 di figurare anche in Europa (si ricordano i quarti di finale nella Coppa Campioni 1966/67). Oggi è allenata da David Healy (che molti ricorderanno in Premier League nelle file del Fulham ma anche con il Leeds e in Scozia con i Rangers).
David Jeffrey (ex storico manager della squadra al timone per ben 17 anni sino al 2014) ha sempre affermato il desiderio dei giocatori di indossare la "famous blue shirt", senza alcun riferimento alla religione.
Nel Boxing Day del 1948 disputatosi a Windsor Park tra Linfield e Belfast Celtic, la partita finì con l'invasione di campo seguita da uno scontro tra le due fazioni, nel quale l'attaccante protestante del Belfast Celtic, Jimmy Jones, ne uscì ferito. L'anno successivo la società Belfast Celtic prese una decisione radicale: non partecipare più ad alcuna competizione nordirlandese, per sempre.
Nel 1988 la società ebbe problemi anche in Europa dove gli venne squalificato il campo per 2 partite a seguito di lancio di oggetti in campo durante la partita contro i norvegesi del Lillestrom.
Nel 1997, il match contro il Coleraine fu sospeso dopo che un tifoso scagliò due bottiglie sul terreno di gioco a seguito dell'espulsione di due giocatori del Linfield.
Nel maggio del 2005 ci sono stati problemi di ordine pubblico a Dublino in occasione della finale di Setanta Cup tra Linfield e Shelbourne.
Nella stessa stagione ai tifosi del Linfield venne vietata la trasferta al The Oval (Belfast sempre) per la sfida contro il Glentoran (cattolico), perché il mese prima duri scontri avevano coinvolto entrambe le tifoserie.
Nel 2008, tre sostenitori dei blues furono arrestati a Dublino, con l'accusa di reati contro l'ordine pubblico durante il match di Setanta Cup contro il St. Patrick’s Athletic. Nel maggio dello stesso anno, Conor Hagan, giocatore del Linfield, fu colpito da un razzo lanciato dalla tribuna dei sostenitori del Cliftonville.
A marzo 2012 in occasione della sfida tra il Linfield e il Derry City (club nord irlandese ma cattolico quindi iscritti al campionato irlandese), valida per il ritorno dei quarti di finale della Setanta Cup, giocata al Brandywell Stadium di Londonderry (città del tristemente famoso Bloody Sunday dove i britannici spararono contro una folla di manifestanti cattolici, uccidendone 26) durante la gara si è potuto assistere agli ormai consueti insulti anticattolici, contro l'IRA, il papa e gli scandali di pedofilia che hanno più volte interessato la Chiesa.
I tifosi del Derry hanno risposto con canti a favore dell'IRA (Irish Republican Army, in quel conflitto negli anni 70 morirono centinaia di soldati nord irlandesi) e altro ancora. La tensione all'interno dello stadio era alta al punto che, a fine gara, si è reso necessario l'intervento delle forze dell'ordine per impedire gli scontri.
Identità, religione, politica, ma anche la complessa storia d'Irlanda ha reso forte ed aspra la rivalità tra il Linfield (e gli altri club protestanti) e le altre squadre dell'isola cattoliche; rivalità che sconfina molte volte in atti di violenza che vanno al di là del risultato sportivo e della partita giocata sul campo.
Per approfondire sugli scontri: La Rivalità Tra Linfield, Belfast Celtic e Glentoran: Scontri e Violenza
Il Linfield aveva comunque lanciato una campagna antirazzismo chiamata "Give Sectarianism The Boot" al punto che nel 2006, anche il presidente della FIFA Sepp Blatter, si congratulò con il club per il suo impegno profuso contro il razzismo.
In questi giorni però ha fatto scalpore la decisione della squadra di utilizzare una seconda maglia simile ai colori dell'Ulster Volunteer Force (un gruppo paramilitare protestante autore di molti attentati).
Secondo la società, la scelta dei colori per la nuova maglia da trasferta per la prossima stagione è stata del tutto casuale e involontaria.

Roy McGivern (presidente del Linfield) e la società stessa hanno fatto sapere: "Quella sarà la nostra nuova maglia da trasferta, non abbiamo niente da rimproverarci e non intendiamo modificarla. Si tratta di una divisa di una squadra di Calcio. Qualsiasi accusa o deduzione del contrario viene respinta con fermezza e vigore da questo club che si vanta di essere inclusivo, aperto a tutti e rappresentativo di tutti. Linfield FC è totalmente contrario a tutte le forme di bigottismo, pregiudizio, violenza e discriminazione"

Come già detto, i colori scelti dal club per la seconda maglia da gioco della stagione 2020/2021 (arancione e porpora con una banda trasversale) sono esattamente gli stessi del più famigerato gruppo paramilitare protestante, l'Ulster Volunteer Force. Un gruppo armato responsabile dell'uccisione di quasi 600 civili cattolici negli anni del conflitto, le cui bandiere sventolano ancora oggi sui lampioni di molti quartieri protestanti di Belfast e dell'Irlanda del Nord tutta.

Un membro dell'assemblea SDLP, Justin McNulty, ha dichiarato all'Irish News : "Il Calcio è uno sport per tutti. Spero che questa sia una vera svista da parte del club e che prenderanno le misure appropriate per evitare di causare offese o vecchi ricordi negativi"
La prima uniforme storica del Linfield è blu (come quella dei Rangers Glasgow), molto utilizzata è anche quella bianca, rossa e blu per richiamare i tradizionali colori dell'Union Jack, la bandiera della Gran Bretagna. La sua seconda maglia è stata spesso quella arancione proprio in onore dell'Orange Order, la società segreta anti-cattolica fondata dai presbiteriani dell'Ulster alla fine del XVIII secolo. Finora però non erano mai state adottate scelte cromatiche direttamente associabili al gruppo armato.
I tifosi del Linfield hanno fatto riferimento ai colori della loro identità e non a quelli dei paramilitari dell'UVF. Ma per la comunità cattolica dell'Irlanda del Nord è una provocazione grave e del tutto inopportuna, perché fa riferimento al tragico passato del Paese ed è assolutamente irrispettosa nei confronti dei familiari delle vittime.

Denise Mullen (consigliera comunale di Belfast): "Mio padre fu ammazzato da un commando dell'UVF che fece irruzione in casa nostra nel 1975 e non posso accettare che una squadra di Calcio scenda in campo con quella maglia vergognosa"

La stessa Mullen sta coordinando la protesta dei familiari delle vittime del gruppo paramilitare che hanno chiesto alla federazione calcistica nord-irlandese di far ritirare la maglia.

Stephen Farry (deputato del partito interconfessionale Alliance) ha chiesto al club di modificare i colori dell'uniforme "perché così offendono profondamente la comunità cattolica. Potrebbe essere puramente casuale e non intenzionale, ma penso che un ripensamento sarebbe appropriato.
La somiglianza con i colori UVF è troppo evidente. Sono disponibili molti altri colori e design. Perché lasciare così tante ambiguità e rischiare di offendere molta gente?"
Il Linfield ha già respinto ogni accusa e la maglia incriminata può già essere acquistata sul sito del club.


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giovedì 11 giugno 2020

Allenatori Che Hanno Speso Di Più In Carriera (e Trofei Vinti)

Alex Ferguson è l'allenatore più vincente della storia del calcio: ben 49 trofei (di cui 2 Coppe Campioni, 2 Coppe delle Coppe, 2 Supercoppe Europee e 2 Coppe Intercontinentali/Mondiale per club) vinti la maggiorparte nelle 26 stagioni con il Manchester Utd (ma anche con l'Aberdeen, in Scozia ed in Europa) ma anche quello, a ben vedere, che è riuscito a spendere meno degli altri grandi allenatori che ha affrontato.
Secondo i dati di Calcio e Finanza (dal 2007 al 2016) è Mourinho il manager ad aver speso più di tutti i suoi colleghi sul mercato: ben 934 milioni di euro tra Chelsea, Inter, Real Madrid e Manchester United (con 15 trofei vinti). Sul secondo gradino del podio c’è Carlo Ancelotti (880 milioni), che di coppe ne ha portate a casa 9.
Guardiola ha vinto 21 trofei in quel periodo tra Barcellona e Bayern Monaco spendendo 758 milioni. Sir Alex Ferguson in quel periodo vinse 12 trofei (dal 2007 al 2013) spendendo 342 milioni (28,5 milioni di euro per ogni trofeo). Ovvero nettamente il migliore di tutti.
Molto costosi invece Ancelotti, Mancini e Wenger.
Bandiera nera invece per Pellegrini (1 campionato e 2 coppe di Lega e ben 825 milioni spesi).
Se allarghiamo il discorso a tutta la carriera (sino a fine 2019), questi sono gli allenatori più "spendaccioni":

26) Ronald Koeman (Olanda): 504,99 milioni di dollari per 71 giocatori (vinti 8 titoli)
25) Mauricio Pochettino (Argentina): 508,27 milioni per 41 giocatori (vinti 0 titoli)
24) Rudi Garcia (Francia): 521,2 milioni per 84 giocatori (vinti 2 titoli)
23) Maurizio Sarri (Italia): 535,55 milioni per 35 giocatori (vinto 1 titolo)
22) Brendan Rodgers (Nord Irlanda): 558,66 milioni per 65 giocatori (vinti 7 titoli)
21) Fabio Capello (Italia): 567,11 milioni per 65 giocatori (vinti 14 titoli)
20) Marcello Lippi (Italia): 582,14 milioni per 59 giocatori (vinti 19 titoli)
19) Leonardo Jardim (Portogallo): 594,14 milioni per 70 giocatori (vinti 4 titoli)
18) Mark Hughes (Galles): 595,82 milioni per 62 giocatori (vinto 0 titoli)
17) Luciano Spalletti (Italia): 621,56 milioni per 88 giocatori (vinti 8 titoli)
16) Jurgen Klopp (Germania): 641,27 milioni per 69 giocatori (vinti 7 titoli)
15) Louis Van Gaal (Olanda): 653,44 milioni per 65 giocatori (vinti 20 titoli)
14) Rafa Benitez (Spagna): 782,94 milioni per 100 giocatori (vinti 12 titoli)
13) Antonio Conte (Italia): 791,48 milioni per 73 giocatori (vinti 7 titoli)
12) Claudio Ranieri (Italia): 801,03 milioni per 95 giocatori (vinti 8 titoli)
11) Roberto Mancini (Italia): 801,57 milioni per 79 giocatori (vinti 13 titoli)
10) Ernesto Valverde (Spagna): 845,93 milioni per 50 giocatori (vinti 10 titoli)
9) Alex Ferguson (Scozia): 850 milioni per 105 giocatori (vinti 49 trofei)
8) Unai Emery (Spagna): 857,1 milioni per 69 giocatori (vinti 9 titoli)
7) Diego Simeone (Argentina): 903,04 milioni per 65 giocatori (vinti 7 titoli)
6) Arsene Wenger (Francia): 963,75 milioni per 103 giocatori (vinti 21 titoli)
5) Massimiliano Allegri (Italia): 1,02 miliardi per 87 giocatori (vinti 14 titoli)
4) Manuel Pellegrini (Cile): 1,13 miliardi per 88 giocatori (vinti 5 titoli)
3) Pep Guardiola (Spagna): 1,31 miliardi per 59 giocatori (vinti 27 titoli)
2) Carlo Ancelotti (Italia): 1,36 miliardi per 96 giocatori (vinti 19 titoli)
1) Jose' Mourinho (Portogallo): 1,56 miliardi per 97 giocatori (vinti 25 titoli)


Ma ad aprile 2020, chi sono gli allenatori più vincenti della storia del calcio?
1) Alex Ferguson (Scozia): 49
2) Mircea Lucescu (Romania): 34
3) Valery Lobanovsky (Ucraina): 27
4) Pep Guardiola (Spagna): 27
5) José Mourinho (Portogallo): 25
6) Ottmar Hitzfeld (Germania): 25
7) Jock Stein (Scozia): 25
8) Giovanni Trapattoni (Italia): 23
9) Walter Smith (Scozia): 22
10) Arsène Wenger (Francia): 21

Per approfondire: Allenatori Britannici Vincitori Di Coppe Europee


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sabato 6 giugno 2020

I Litigi Di Michael Jordan Con Steve Kerr e Gli Altri Compagni

"Se riescono a superare me, non avranno problema con gli altri in partita"

Michael Jordan nacque nel 1963 a New York ed è stato probabilmente il più forte giocatore di pallacanestro di tutti i tempi. Nel 1999 venne eletto "più grande americano del XX secolo".
Con i Chicago Bulls vinse 6 titoli: 91, 92, 93, 96, 97 e 98 (più due ori olimpici: nel 84 e con il Dream Team nel 92).
MJ si ritirò una prima volta nel 1993 per poi tornare nel 1995. Tra l'altro in quel periodo venne girato anche il film Space Jam (poi uscito nel 1996) con altre star della NBA: Charles Barkley, Patrick Ewing, Larry Johnson, Muggsy Bogues e Shawn Bradley. In poche parole degli alieni rubano il talento di questi 5 giocatori della NBA per sfidare i Looney Tunes che sentendosi spacciati arruolano tra le proprie file MJ convincendolo a tornare a giocare a Basket.
Le cose per i Looney Tunes si mettono subito male ma grazie a discorsi motivazionali (appunto) ne verrà fuori una formidabile rimonta.
Conosciuto per la sua grande bravura e determinazione nel volersi sempre migliorare ma anche per alcuni atteggiamenti atti a spronare i suoi compagni di squadra facendoli rendere al meglio.
Per rendere l'idea in una partita degli anni 80 contro i San Diego Clippers di Lancaster Gordon, i Bulls vennero sconfitti facilmente con Jordan che giocò malissimo. Dopo la gara, andando verso gli spogliatoi, Gordon tira una pacca sul sedere di Jordan e gli dice "Buona partita".
Quando le due squadre s'incontrarono nuovamente, i Clippers furono distrutti.
"Nessuno può darmi una pacca sul sedere e dirmi buona partita"
Il croato Toni Kukoc venne scelto nel 1990 al Draft ma fino alla stagione 1993/94 non si trasferì negli USA. 

Toni Kukoc: "In Europa hai il privilegio di poter crescere con più calma ma Jordan e Pippen non erano stati contenti della scelta. Un giocatore parcheggiato in Europa significa perdere una potenziale pedina utile nell’immediato, dovendo cercare un ripiego. Stavo per giocare nei Bulls campioni, tutti sono fortissimi. Arrivo a Chicago con l’idea di giocare con Michael, magari vincere un altro campionato e questa prospettiva svanisce quando Jordan si ritira" 

Il ritiro nel 1993 del #23 influenzerà pesantemente le possibilità di vittoria dei Bulls, che l’anno successivo si fermeranno al secondo turno dei Playoff.
Alla fine, però, Jordan ritornerà, dando a Kukoc la possibilità di conoscerlo e di essere parte fondamentale di una squadra vincente. 
"Mentre Scottie aveva un carattere più gentile, Michael era quasi sempre aggressivo nei miei confronti. Però, quando mi vedeva giù, veniva da me e dava una pacca amichevole sul sedere: 'Ti voglio bene, fratello jugoslavo'. Al che io rispondevo 'No, no: croato!' "
Uno dei più noti litigi fu quello in allenamento con tanto di rissa con il suo compagno Steve Kerr (nella pre-season 1995/96), ai tempi erano arrivati tanti volti nuovi: Bill Wennington, Toni Kukoc, Dennis Rodman e, appunto, Steve Kerr.
Michael Jordan: "In quel periodo volevo che capissero cosa significava essere in trincea. Chi non lo sa, non è pronto quando inizia la guerra vera e propria. Steve Kerr e Luc Longley e tutti gli altri ragazzi, si facevano forti dei 3 titoli che avevamo vinto nel ’91 e ’92, ma loro non c’entravano un ca**o. Ma ormai giocavano per i Bulls. No, non è così: quando arrivai, eravamo una squadra di merda e dovevamo elevare il nostro gioco per tornare ad essere una squadra da titolo. Bisogna attenersi a certi standard. Non si può cazzeggiare. Non puoi arrivare scherzando e ridendo. Devi essere pronto a giocare.
Quindi, un giorno, durante un allenamento Phil mise Steve Kerr a marcarmi. Phil sentì la mia aggressività e cercò di calmarmi chiamando dei falli stupidi. Mi arrabbia e gli dissi: 'Così proteggi lui, ma questo non ci aiuta per quando affronteremo New York o altre squadre fisiche'. Lo fece di nuovo e lo colpii dicendo: 'Vuoi un fallo su Steve Kerr? Eccolo'. Mi colpì al petto, io risposi e gli tirai un pugno all’occhio. E Phil mi cacciò dall’allenamento"

Questa invece la versione di Steve Kerr: "Quando iniziò il training camp, Michael era in una forma incredibile, ma era anche molto arrabbiato. Una rabbia che proveniva dalle sconfitte. Quindi ogni giorno di quel training camp era una guerra con lui. Ci insultava spesso. Eravamo stati messi in squadre diverse durante uno scrimmage. E cominciò a fare il suo solito trash talking. Io ero nervoso perché ci stavano facendo il culo. Penso di avere una grande pazienza di base, ma ad un certo punto scatto. Perché anch’io, come lui, sono una persona estremamente competitiva. Di solito non sono tanto forte da avere la meglio, ma ci provo. Combatto"

Michael Jordan: "In doccia pensai: 'Ho picchiato il più piccolo in campo'. E mi vergognai. Salii in macchina e tornai al Berto Center e chiesi il numero di Steve Kerr. Chiamai Steve, mi scusai: 'Senti amico, non ce l’avevo con te. mi sento in colpa'. Si guadagnò il mio rispetto, perché non si era fatto intimorire in quella situazione"

Kerr si è recentemente aperto sull'argomento: "Mi ha chiamato più tardi quel giorno e si è scusato. In un modo strano, è stato quasi un passo necessario nella nostra relazione. E da quel momento in poi, penso che mi abbia capito molto meglio e viceversa. Andavamo molto d’accordo e gareggiavamo insieme e penso che si fidasse di più di me. Quindi alla fine è stato un litigio positivo. Ma non ne abbiamo mai parlato da allora. Ad essere sincero, non ci penso mai, ma mi viene chiesto perché è una situazione unica"
Riguardo Luc Longley si ricorda quello che successe nel 1997 in finale di Conference contro gli Utah Jazz (serie 2-2). Ad inizio del quarto quarto il punteggio è di 77 pari.
A 40 secondi dalla fine, Michael Jordan va in lunetta per portare i Chicago Bulls avanti nel punteggio, ma il secondo libero gli esce corto. I taglia fuori dei Jazz non sono di certo dei migliori e il rimbalzo lo prende proprio Jordan che dopo uno scarico dal post alto infila la tripla del +3 con appena 25 secondi da giocare. Possesso veloce dei Jazz che si riportano sotto di uno con la schiacciata di Greg Ostertag su assist di Stockton.
Michael Jordan riceve la rimessa ma i Jazz non fanno fallo, così The Air passa a Steve Kerr sulla metà campo e grazie ad un triangolo con Kukoc la palla arriva a Luc Longley, smarcato e liberissimo di allargarsi e portare il cronometro a 0, con soli 7.3 secondi dalla sua ricezione e con i Bulls in vantaggio 88 a 87. Longley però, sotto canestro, schiaccia e riporta i suoi sul +3, lasciando un possesso comodo ai Jazz con 6.2 secondi. Una scelta assolutamente folle. L’espressione di Jordan è tutto un programma: rabbia ed odio ma anche gioia. Ma il pallone è degli Utah. Gli uomini di Sloan subiscono fallo e Stockton in lunetta sbaglia un libero che condanna definitivamente la sua squadra.
Dennis Rodman vincitore di 5 titoli (3 a Chicago e 2 con i Bad Boys di Detroit), il verme, colui che frequentò tantissime donne e ne combinò di tutti i colori come quando (da avversario) nelle finali del 1991 scaraventò a terra il futuro compagno Pippen con un fallo assolutamente gratuito e cattivo o come quella volta che venne trovato in un parcheggio dell'arena dei Pistons con un fucile o si prese una squalifica di 11 partite nel 1997/98 dopo aver preso a calci un fotografo a bordocampo (pare abbia anche 28 fratelli): "Se giocasse ora, Michael farebbe 50 punti partita. Per come chiamano i falli oggi, non avrebbe problemi. Allora c’erano difese durissime, ma lui non si tirava mai indietro. E non si è mai riposato una volta: giocava ogni singola partita, non me ne ricordo una saltata per riposarsi. Duranti i miei tre anni a Chicago non abbiamo mai parlato al di fuori del campo. Venivo pagato per quello che facevo sul rettangolo di gioco e non per le conversazioni. Quindi non ho mai avuto conversazioni con Pippen né con Jordan se non quelle in mezzo al campo durante le partite"

"LeBron James se avesse giocato negli anni 80 o 90 sarabbe stato un giocatore normale. Non è paragonabile a Jordan, né come gioco né come carisma"

"È sopravvalutato perché è bianco" (quando giocava a Detroit disse di Larry Bird)

"Io, Mike (Jordan) e Scottie (Pippen) abbiamo rivoluzionato il gioco. Il modo in cui tutti giocano adesso, è quello che noi giocavamo vent’anni fa. E ora all’improvviso tutti parlano di Big Three. Adesso? Veramente? Noi eravamo i Big Three. Abbiamo costantemente vinto campionati. E l’unica ragione per cui non abbiamo conquistato il quattro anello di fila è perché Mike ha detto: 'Voglio X milioni di dollari'. E loro non volevano darglieli, quindi se ne n’è andato, io me ne sono andato, Scottie se ne andò e Phil Jackson se ne andò. Aspettavamo tutti Michael. È così che è finita la corsa"


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