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sabato 22 agosto 2020

Gli Sfizi e Le Spese Folli Degli Sportivi: Dal Calcio Agli Sport Americani


JR Dallas: "Se chiedi quanto costa, non te lo puoi permettere"

Si sa che gli sportivi sono spesso protagonisti di vere e proprie spese folli (vizi), vediamone i principali. 
Il patron del Chelsea, Roman Abramovich, solca il Mediterraneo con Eclipse: un leviatano di 162 metri con 2 piscine, un sistema di difesa missilistico e uno scudo laser anti-scoop (pagando 80.000 euro al giorno di gestione). Il proprietario del Tottenham Hotspurs, Joe Lewis, vive invece sul panfilo Aviva III che ospita una mostra d'arte (Picasso, Moore, Bacon, etc) dal valore di 1 miliardo di euro.
Ronaldo invece è ricordato per aver affittato l'Africa I: uno yacht lungo circa 45 m con 3 moto d'acqua, uno scivolo retrattile, per oltre 200.000 euro a settimana. Michael Jordan possiede uno yacht di 70 metri (8 cabine) con cinema, palestra ed un campo da Basket.
Dijbril Cissè invece colleziona macchine: ben 18 (tra cui una Dodge Van, Cadillac con interni con la pelle di un serpente e una Chrysler).
Eto'o e Benzema hanno una Bugatti Veyron, invece Floyd Mayweather 4 (più uno dei due esemplari della Koenigsegg CCXR Trevita. Lo stesso possiede anche l'orologio Billionaire di Jacob & Co d'oro puro e 260 carati di diamanti dal valore di 18 milioni di euro, spende 6.000 dollari di mutande all'anno perchè ne usa di nuove ogni giorno ed ha una custodia fatta in gemme per lo smartphone dal valore di 100.000 dollari).
Chad Johnson (ex NFL dei Cincinnati Bengals) ha un vero e proprio camion (lo stesso si è fatto costruire un acquario tropicale alle spalle del suo letto per simulare l'oceano), invece JR Smith (NBA, Los Angelese Lakers) un blindato chiamato Gurkha F5 (da 400 cavalli). Darius Miles (NBA, ex Los Angeles Clippers) una Pontiac del 1979 con un'immagine di Benjamin Franklin che fuma una canna.
Gilbert Arenas (NBA, ex Washington Wizard) si fece costruire una vasca da 4.000 dollari al mese per accudire uno squalo. 
Anche Thierry Henry, ex Arsenal, si fece costruire un acquario alto quanto la sua villa: circa 12 metri. 
Tiger Woods per la sua villa spese 50 milioni di dollari (all'interno troviamo piscine ed un campo da Golf).
Darnell Dockett (NFL, ex Arizona Cardinals) ha un paio di alligatori in casa, Dwight Howard (NBA, Los Angeles Lakers) 25 serpenti, Carmelo Anthony (NBA, Portland Trail Blazers) un cammello, invece Anthony Davis una scimmia.
Mike Tyson è un patito di tigri del Bengala (lo si ricorda anche in una "Notte da Leoni"): ne aveva 3 (ognuna dal costo di 5.000 euro al mese per mantenerla).
Marquis Daniels (NBA, Boston Celtics) gira al collo con una riproduzione della sua testa (oro 14 carati).
Ma le follie non finiscono qui: Leo Messi si comprò la villa dei vicini perchè erano troppo rumorosi, Vince Young (NFL, ex Tennessee Titans) prenotò tutti e 120 i biglietti di un volo aereo Nashville-Houston per viaggiare da solo, Al Jefferson (NBA, ex Charlotte Hornets) si è fatto fare un letto di 30 metri quadrati da 20.000 dollari.
Danny Granger (NBA, Boston Celtics) ha costruito in casa la batcaverna, Rollie Fingers (MLB, ex Oakland Athletics) amava così tanto il pistacchio che si comprò un'intera fattoria, Joe Johnson (NBA, Detroit Pistons) colleziona scarpe (1.500), DeShawn Stevenson (NBA, ex Atlanta Hawks) ha addirittura fatto montare un bancomat nel suo salotto (per gli ospiti).


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martedì 11 agosto 2020

Loghi Dedicati Ai Nativi Americani? I Casi Redskins, Indians, Braves, Blackhawks e Chiefs

Le polemiche sul nome dei Washington Redskins sono ormai roba vecchia. Del resto già dai primi anni 90, la franchigia di NFL era stata esortata mediante cause, richieste e petizioni a cambiare nome.
Sostanzialmente quel nome che avrebbe dovuto esaltare le doti guerriere dei nativi americani (indiani) secondo molti aveva connotazioni razziste. Da luglio 2020, dopo oltre 30 anni di lotte, quel nome non esiste più (logo compreso) e Washington si chiamerà Football Team.
Ora sotto la luce dei riflettori (grossomodo per gli stessi motivi), troviamo i Cleveland Indians (MLB), gli Atlanta Braves (MLB), i Chicago Blackhawks (NHL) e i campioni del Super Bowl Kansas City Chiefs. I problemi sarebbero anche gli sponsori stessi.
Per alcuni, è giunto dunque il momento di cambiamenti nei nickname, nelle mascotte e nei simboli.

L'attivista Frances Danger: "Ora che abbiamo ottenuto ciò di cui avevamo bisogno sul lato Redskins, inizieremo a lavorare su tutti gli altri. Non ci arrenderemo"

Qualche settimana fa, Washington ha annunciato che stava cambiando il suo nome che era in vigore dal 1933 ed era diventato una cicatrice imbarazzante per il franchise della NFL. La squadra ha ceduto sotto la pressione finanziaria degli sponsor tra cui FedEx, il colosso delle spedizioni e il titolare dei diritti sul nome dello stadio.
Il manager degli Indians Terry Francona ha riconosciuto di avere "emozioni contrastanti" sulla situazione dei Redskins (a suo dire comunque guidato da motivi economici/finanziari).
Mentre il dibattito sul soprannome dei Redskins è stato condotto per anni, il drastico cambiamento è arrivato solo due settimane dopo che il proprietario Dan Snyder, che una volta disse che non avrebbe mai cambiato il soprannome del team, ribadì che il franchise avrebbe subito una "revisione approfondita".
La situazione dei Cleveland Indians è diversa da quella di Washington su diversi fronti.
Primo, gli Indians non sentono il calore di nessuno sponsor aziendale. Almeno non pubblicamente.
Gli Indians non hanno promesso di cambiare il loro soprannome. Ma sarebbe difficile immaginarli vederli rimanere con un soprannome che i gruppi di nativi americani hanno condannato per anni come degradante e razzista.
Cleveland ha mostrato la volontà di volersi rinnovare quando hanno eliminato il logo del capo Wahoo dalle sue maglie e dai cappellini da gioco. Mentre la caricatura dei denti e la faccia rossa rimane presente su alcuni prodotti della squadra, il suo status ridotto e la rimozione dal diamante e dalla segnaletica intorno a Progressive Field sono stati applauditi come un passo positivo.
Anche se gli Indiani decideranno di abbandonare il proprio soprannome, ci sono numerosi altri livelli (contratti di marchio, nuovi loghi, etc) da attuare prima che il cambiamento possa entrare in vigore.
Pare invece che gli Atlanta Braves rimarranno sui loro passi.
Non hanno in programma di cambiare il loro nick, dicendo agli abbonati in una lettera della scorsa settimana che "saremo sempre gli Atlanta Braves". Parte dell'insistenza di Atlanta a mantenere quel soprannome che il franchise ha portato da Milwaukee nel 1966 è dovuta al "rapporto di lavoro culturale" della squadra con la banda orientale degli indiani Cherokee nella Carolina del Nord e altri capi tribali con cui collabora regolarmente.
Tuttavia, il team ha detto eliminerà il canto "tomahawk chop".
Anche i Chicago Blackhawks non hanno in programma cambiamenti, affermando che il loro nome onora il leader dei nativi americani, Sac & Fox Nation di Black Hawk dell'Illinois. Il team NHL ha dichiarato di voler lavorare di più per sensibilizzare Black Hawk e "gli importanti contributi di tutti i nativi americani".
"Stiamo cercando di onorare il logo ed essere rispettosi", ha dichiarato il direttore generale Stan Bowman. "C'è sicuramente una linea sottile tra rispetto e mancanza di rispetto, e penso che vogliamo fare un lavoro ancora migliore. Penso che la cosa più importante sia chiarire che vogliamo aiutare a educare. Penso che abbiamo fatto un buon lavoro, ma vogliamo fare un lavoro migliore"
Ma mentre le squadre cercano di apportare cambiamenti, Danger e altri attivisti continueranno a spingerli ad abbandonare qualsiasi connessione con i nativi americani, che sono stati rappresentati come mascotte per generazioni.
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Il problema invece per i Kansas City Chiefs (sempre NFL, come i Redskins) sarebbe, oltre al nome, anche la mascotte e alcuni travestimenti da parte dei fans. Questo fu l'ultimo team americano ad aver utilizzato un nome o logo con riferimento ai nativi americani. Anche a Kansas si usa il canto "tomahawk chop".


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lunedì 3 agosto 2020

Tifosi e Cori Virtuali In Premier League, NBA e MLB

Il Post-Covid ha negato (per il momento) ai tifosi la possibilità di andare allo stadio. Eppure guardando tra giugno e luglio alcuni eventi che sono re-iniziati si può notare la presenza di pubblico e cori. Peccato che sia tutto virtuale. Visto che gli inglesi sono sempre avanti, qualcosa di simile (ma più vera) si era vista nel 2016 durante Manchester Utd v Liverpool. I Red Devils, in partnership con Google, presentarono "Front Row", un'iniziativa davvero interessante per tutti gli appassionati di calcio che vorrebbero essere in prima fila allo stadio ma si trovano in altre parti nel mondo.
Un gruppo selezionato di fan del Manchester United ebbe infatti la possibilità di tifare per la squadra, apparendo in diretta tramite Google+ Hangout sui cartelloni digitali a bordo campo dell'Old Trafford. Per tutta la partita, i tifosi coinvolti in "Front Row" hanno avuto l'impressione di essere a Old Trafford, unendosi ai 75.000 tifosi presenti.
Ogni partecipante ricevette "fotografie professionali" della propria apparizione "virtuale" allo stadio.
Citazione negativa invece per il Tottenham che, abbandonato White Hart Lane, pare che anche prima del Covid usasse cori falsi. Più che altro basi registrate che amplificassero i canti dei tifosi nel "freddissimo" Tottenham Hotspur Stadium.
La polemica partì da un tifoso dell’Arsenal che accusò il club rivale di utilizzare dei finti cori precedentemente registrati e diffusi tramite altoparlanti, per rendere l’atmosfera al Tottenham Hotspur Stadium più avvolgente e ricca, in grado di aumentare le energie dei padroni di casa.
A supporto della polemica, un video del tifoso diffuso su Twitter, che, in uno stadio completamente vuoto, registra l’audio del coro: "Come on you Spurs", con sotto la scritta "Sapevo che i fan non potevano essere così rumorosi".
Una questione che, come riporta Marca, è stata riportata anche da un tifoso del West Ham.
Il web, aggiunge sempre il portale sportivo, ha ricordato di come sia già presente un precedente simile: il club inglese, infatti, nel periodo in cui si è trasferito a Wembley, era già stato accusato di creare un’atmosfera artificiale con un battito di tamburi.


CANTI E TIFOSI VIRTUALI IN PREMIER LEAGUE
Parlando invece di questo periodo, la Premier League e FIFA 20 (EA Sports) hanno effettuato una partnership per riprodurre gli effetti sonori degli stadi durante le partite del massimo campionato inglese (disputate ovviamente a porte chiuse).
L’idea è stata quella di migliorare lo spettacolo televisivo delle partite senza tifosi (i cori sono su misura per ogni singola squadra).
I finti cori dei tifosi sarebbero stati facoltativi per gli spettatori nel Regno Unito, che potrebbero comunque decidere se attivare o meno l’audio alternativo.
A questi si sono aggiunti i tifosi virtuali in alcuni stadi per rappresentare i club coinvolti nelle partite, replay a 360° e una nuova camera tattica gestita dal fornitore di analisi della Premier League, Second Spectrum.
In realtà per quanto riguarda i tifosi virtuali si è visto un po' di tutto: da manichini a quelli cartonati, passando per i tifosi reali presenti in videoconferenza collegati su Zoom (vediamo sotto quelli presenti nella sfida Manchester City v Arsenal).
Il pubblico virtuale viene invece creato tramite la computer grafica e consiste nel coprire una certa area di schermo (in questo caso quella in genere occupata dai tifosi) con una serie di immagini, fisse o in movimento.


NBA
Nella NBA per ovviare alla mancanza di tifosi si sono affidati alla realtà aumentata di Microsoft per creare un avatar delle persone in modo da riempire gli stadi con un falso pubblico.
La NBA avrebbe dovuto ricominciare la stagione 2019-2020, interrotta per la pandemia globale, il 30 luglio a Orlando senza pubblico presente, privando il basket di una componente importante per la sua riuscita. Così Microsoft, in collaborazione con l'NBA, ha studiato un modo per garantire la presenza di un pubblico virtuale negli stadi e rendere le partite coinvolgenti per tutti.
Grazie alla nuova funzionalità di Microsoft Teams, chiamata Together mode, sarà possibile avere un pubblico di avatar negli stadi:

"La modalità Together utilizza la tecnologia di segmentazione AI per riunire le persone in uno sfondo condiviso come una sala conferenze, una caffetteria o un'arena. Utilizzando i principi scientifici della cognizione e della percezione sociale, la modalità Insieme è più di uno sfondo virtuale che fa sentire virtualmente tutti più vicini"
Per poter utilizzare la nuova modalità Together di Microsoft Teams, l'NBA ha installato degli schermi a LED alti circa 5 metri lungo tre lati di ogni campo da gioco. Dal 30 luglio questi schermi sono stati riempiti con oltre 300 fan che partecipano dal vivo al gioco collegandosi alla funzione Teams di Microsoft. Lanciata durante il lockdown, questa modalità era stata ideata per creare migliori interazioni durante le riunioni di lavoro attraverso un proprio avatar e quello dei colleghi realizzato grazie all'intelligenza artificiale che segmenta viso e spalle e colloca le persone in uno spazio virtuale. La nuova modalità Together di Microsoft Teams è stata potenziata ed estesa anche allo sport per permettere ai fan di mantenere un senso di comunità mentre guardano le partite di basket. Microsoft, dà ai fan quindi la sensazione di sedersi uno accanto all'altro in una partita dal vivo senza lasciare il comfort e la sicurezza delle loro case. I giocatori, nel frattempo, sperimenteranno il loro supporto e vedranno la reazione in tempo reale dei fan. E gli spettatori che si sintonizzano sulla partita sentiranno l'energia della folla e vedranno gli stand virtuali pieni di fan.


MLB
Tutte le 30 squadre della MLB hanno già annunciato che adotteranno un falso rumore dei fan preso dai giochi "MLB: The Show di Sony", invece Fox Sports trasmetterà le partite con un pubblico virtuale.

Brad Zeger (produttore esecutivo e di Fox Sports): "Crediamo che la folla e vedere le persone sedute facciano parte di una trasmissione di sport di alto livello nelle principali leghe. Quindi volevamo trovare una soluzione per questo"
Per creare un pubblico virtuale nelle partite di baseball della Major League, Fox Sports userà una combinazione di tecnologie già precedentemente usato per il Super Bowl: in primis il software di realtà aumentata Pixotope, che sfrutta la grafica di Silver Spoon Animation in Unreal Engine di Epic, già in uso nei videogiochi e sui set per gli spettacoli. Unreal si differenzia dalla solita grafica cinematografica perché non usa la post-produzione ma il rendering in tempo reale, che risulta dunque adatto alle necessità della televisione, specialmente durante la diretta delle partite. Per completare la resa credibile di un pubblico virtuale SportsMedia Technology (SMT), società che gestisce la maggior parte degli overlay sportivi come i tabelloni segnapunti o altro, lavorerà per inserire la grafica nei feed live della videocamera. Saranno quattro le telecamere che permetteranno di vedere i fan virtuali. I tifosi potranno indossare le maglie della propria squadra, saranno di numero e densità variabile. In realtà, squadre, dogout e bullpen a parte, i ballpark della MLB sono desolatamente vuote. Mascotte della squadra di casa esclusa.


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