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giovedì 31 dicembre 2020

La Storia Di William Foulke: Le Risse, I Crolli Delle Porte e L'Abbandono Delle Partite

Coro dei tifosi avversari: "Chi ha mangiato tutte le torte? Tu brutto ciccione. Tu brutto ciccione hai mangiato tutte le torte, gli hamburger e le patatine"

William "Fatty" Foulke fu uno dei più pazzi (ed antisportivi) portieri della storia (del calcio inglese e non). Nato nel 1874 si contraddistingue per una stazza fuori dal comune per l'epoca: è infatti alto 1.93 e pesa oltre 130 chili. Nonostante la mole imponente, si comportò bene tra i pali (forse l'unico ruolo che poteva fare, anche se tra i pali serve anche agilità e destrezza). Le sue prestazioni sono talmente di alto livello, che un giornale del posto ne parla come uno dei più grandi prospetti nel ruolo di tutta l’Inghilterra. Se ne accorge presto lo Sheffield United che lo compra per 20 sterline (in realtà ai tempi pesava meno di 90 kg). In una delle migliori compagini della Prima Divisione, William diventa subito titolare e disputa un campionato di altissimo livello. Anche i tifosi iniziano ad adorarlo, tanto che, al termine di allenamenti e partite, va spesso al pub con loro per bere birra in grandi quantità. 


LE RISSE
Nel 1897, le Blades arrivano seconde a fine campionato, alle spalle dell’Aston Villa. Fatty è il portiere meno battuto della Prima Divisione ma inizia a farsi conoscere anche per altro. Spesso, infatti, i giornali del tempo, oltre che le sue ottime parate, raccontano anche delle sue continue risse. Non essendoci un vero e proprio regolamento che tutela i portieri, ai tempi gli attaccanti potevano tranquillamente buttare a terra il portiere senza essere sanzionati. Il problema è che farlo con Foulke era praticamente impossibile. 
Anzi, le voci dell'epoca raccontano che era lui, solito, bloccare gli attaccanti avversari che non gli andavano a genio...scagliandoli direttamente nella sua porta. Pare che facesse scattare anche l'allarme del campo di gioco, durante gli allenamenti.


Le ottime partite con lo Sheffield United gli valgono anche la prima convocazione in Nazionale. Esordisce nel 4-0 della sua Inghilterra contro il Galles ma da lì in poi non viene più preso in considerazione. 
Durante una sfida contro il Liverpool, il centravanti avversario Allan lo deride nel corso del match. Stufo di sentirlo, William Foulke abbandona la porta, lo afferra di peso e lo stende col viso nel terreno di gioco. Ovviamente, non essendo previsto dal regolamento, non viene sanzionato. Alcune settimane dopo, un altro avversario fa la stessa cosa, provando a prenderlo in giro e lui gli si siede sulla schiena, quasi soffocandolo. Il noto scontro contro Bell è invece fortuito ma la punta cade a terra privo di sensi ed è costretto ad alcuni giorni di convalescenza. 


IL CROLLO DELLA PORTA
Nel campionato successivo si macchia di un episodio comico, che gli vale ulteriori prese in giro da parte degli avversari. Pare che quando la sua squadra attaccava era solito attaccarsi alla traversa e dondolarsi, sino a che a causa del suo peso eccessivo tutta la porta crollò. Lui non riportò infortuni ma l’arbitro fu costretto a sospendere la partita. Proprio nella sua seconda stagione, vince però il campionato, il primo e unico nella storia dello Sheffield United. Per i giornalisti dell’epoca, è addirittura il miglior portiere del mondo. Intanto, però, il suo peso continua ad aumentare e supera i 145 chili. Nonostante la mole sempre più imponente, il suo rendimento non ne risentì. Non è mai stato un portiere agile ma ha un grande senso della posizione, è agile sui rigori (anche perchè ai tempi si poteva fare uno scatto di diversi metri in avanti) e sulle palle alte è formidabile. 


LA DOPPIETTA REALIZZATA E LE QUASI BOTTE ALL'ARBITRO
Nel 1899 lo Sheffield United conquistò la prima FA Cup della sua storia. 
Sempre nello stesso anno, il suo Sheffild United, fresco di titolo di Inghilterra e della FA Cup, sfidò una delegazione sudafricana/olandese giunta nella patria del calcio mondiale. La selezione andò subito sotto nel punteggio per 4-0. Foulke in porta si annoiò, talmente tanto da lasciarla vuota. Arrivò a giocare la palla con i suoi compagni di squadra, in attacco. Gli passarono la sfera, superò due avversari, e lasciò partire un destro potente e preciso che si infilò in porta. Gol di Foulke! Ci prese gusto e restò in attacco. I sudafricani/olandesi segnarono due goal sfruttando la sua assenza, prima che lo stesso Foulke realizzasse la sua doppietta personale.
Nel 1901, invece, il club arrivò secondo, perdendo la finale. Ma l’occasione del riscatto è immediata, perchè l'anno successivo lo Sheffield raggiunge nuovamente la finalissima. La sua squadra, dopo aver dominato, passa in vantaggio al decimo minuto del secondo tempo. A quel punto, la squadra si chiude a difesa di quel gol. Ed è qui che Fatty Foulke diventa il protagonista assoluto, compiendo una serie di interventi incredibili, alcuni dei quali davvero prodigiosi. Ma a due minuti dal termine, l’arbitro non segnala una netta posizione di fuorigioco (ai tempi era stato già inventato ma era molto diverso da quello di oggi) da parte di Wood, attaccante del Southampton, che pareggia indisturbato. A fine partita, la rabbia dei giocatori dello Sheffield è tale da costringere l’arbitro a fuggire e nascondersi in un ripostiglio. Sarà proprio Foulke a spaccare letteralmente la porta della stanza. Solo l’intervento di 5 funzionari della FA gli impedì di picchiare selvaggiamente l'arbitro Tom Kirkham. Non essendoci squalifiche, Fatty Foulke è nuovamente al suo posto in vista della ripetizione della gara, in programma una settimana dopo. Anche grazie al suo rendimento, nuovamente altissimo, lo Sheffield riesce a vincere la partita per 2-1 e conquista la seconda FA Cup della storia. 


L'ALCOLISMO E L'ABBANDONO DELLE PARTITE PER PROTESTA
La dipendenza all’alcol inizia a farsi sempre più forte e anche il suo peso diventa insostenibile. Foulke supera ormai i 150 chili e il rendimento in campo inizia a risentirne. Per gli avversari, diventa quasi facile segnarli sui tiri rasoterra, inoltre inizia a commettere un numero elevatissimo di errori. Perso il posto da titolare, gli propongono anche un taglio all’ingaggio ma lui non accetta e si accasa al Chelsea per 50 sterline, in Seconda Divisione. I Blues sono stati appena fondati e Foulke disputa un buon torneo. Nella prima stagione con la maglia del Chelsea parò addirittura 10 rigori. Il punto di strappo avvenne il 3 marzo 1906, quando William Foulke parò due calci di rigore all’attaccante del Burslem Port. Al termine di quella sfida, giocata a Stamford Bridge, la federazione studiò il caso e intervenne poco dopo con una decisione drastica: il portiere non poteva più avanzare, ma restare fermo sulla linea di porta.
Sempre al Chelsea, inoltre, ebbe l’idea di piazzare due ragazzini piccoli e magru ai lati della porta. In questo modo, veniva mostrata ancora più nettamente la sua stazza e gli avversari si intimorivano. Foulke, però, decise di rendere utili quei due ragazzini alla causa e, quando il gioco è dall’altra parte del campo, li manda a raccogliere i palloni finiti fuori. In pratica, inventa il ruolo del raccattapalle, mai usato prima di allora.
Sfruttò anche il concetto delle "Linee di Muller-Lyer" (effetto ottico in cui due linee perfettamente identiche sembreranno l’una più grande dell’altra per via di due angoli posti agli estremi. Nel primo caso l’angolo è aperto verso l’esterno, nel secondo l’angolo è interno e forma con la linea una freccia. La prima linea descritta sembrerà più lunga della seconda) attraverso una postura del corpo ben studiata (le sue due braccia posizionate simmetricamente rispetto al busto). Se le braccia sono tenute larghe e basse, non ci sarà nessun giovamento dall’effetto. Ma se le stesse vengono tenute più in alto, in diagonale alta dalla testa, a formare un angolo esterno, allora il portiere sembrerà ancora più alto e la porta più piccola. Utilizzando questo stratagemma, Foulke appariva ancora più alto e slanciato rispetto al suo fisico. Alcuni portieri utilizzano ancora oggi l’effetto, soprattutto durante i calci di rigore.
Nonostante queste intuizioni ed alcune buone partite, però, gli effetti dell’alcolismo iniziano a palesarsi sempre più. Era spesso nervoso, scontroso, irascibile. Una volta si svegliò in hotel e pare che mangiò la colazione di quasi tutti i compagni di squadra. 
Capitò, addirittura, che in più di un’occasione lasciò il campo per protesta contrariato per alcuni dissidi (soprattutto quando i suoi compagni di squadra non difendevano bene). Per non parlare degli atti di violenza nei confronti degli avversari, sempre più frequenti. Anche per via di questi suoi eccessi, il Chelsea mancò la promozione e lui decise di andare via. 


L'INVENZIONE DELL'ESPRESSIONE CLEAN SHEET E LA MORTE
Si accasa, sempre per 50 sterline, al Bradford, club che naviga nelle posizioni di metà classifica della Seconda Divisione. Disputa 21 incontri ed anche qui gli capita nuovamente di rompere una traversa, facendola venire giù col suo peso sempre più imponente.
Il 2 febbraio 1907 Foulke scese in campo per giocare una delle sue ultime partite di calcio, con la maglia del Bradford City. La squadra avversaria era l’Accrington Stanley ma ci fu un problema. Il portierone e gli avversari avevano la maglietta dello stesso colore ed entrambi non disponevano di maglie di riserva. Così l’arbitro rimandò il calcio di inizio e invitò tutti a cercare una divisa alternativa per il portiere. Al tempo trovare una maglia per un calciatore di oltre 150 kg non era affatto facile. Arrivò la soluzione drastica: far indossare a Foulke un lenzuolo bianco. Il portiere mantenne la porta imbattuta e il Bradford City vinse 1-0. Un giornale riportò la notizia, parlando di come Foulke "avesse mantenuto il lenzuolo pulito": fu in quel momento che nacque l’espressione "Clean Sheet", utilizzata ancora oggi per indicare una partita in cui il portiere mantiene la porta inviolata.
Nel 1907, a 33 anni, decide di ritirarsi dal calcio. In preda alla povertà e all’alcolismo, tira su qualche soldo sulle spiagge di Blackpool. Lo fa sfidando la gente a fargli gol su calcio di rigore e scommettendoci sopra del denaro. Durante queste sfide, denominate "batti il portiere", William contrae anche una brutta polmonite. Se ne andrà definitivamente qualche anno dopo, nel 1916, all’età di 42 anni per via di una cirrosi epatica. 


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martedì 22 dicembre 2020

La Storia Di Bill Shankly: Giochi Psicologici e Frasi

La carriera di Bill Shankly è ricordata soprattutto il periodo a Liverpool dal 1959 al 1974. Più per le vittorie, per aver dato lustro alla squadra e gioco (veloce ed offensivo) e per averla "preparata" alle vittorie dei decenni successivi. 
Quando fu nominato manager dei Reds affermò che avrebbe plasmato "una squadra invincibile, così dovranno mandare un team da Marte per batterci". All’epoca, era il 1959, il Liverpool era tutt’altro che invincibile. Nel 1954 era retrocesso in Second Division dopo una stagione disastrosa con un 1 a 9 rimediato contro il Birmingham (ed anche nei 5 anni successivi, seconda serie compresa, le prestazioni erano state pessime).
In bacheca comunque 3 campionati (1964, 1966 e 1973), 2 FA Cup (1965 e 1974) ed una Coppa UEFA (1973), anche se le Coppe Campioni arriveranno pochi anni dopo (3 sotto Bob Paisley: 1977, 1978 e 1981).
È stato Shankly a intravedere il potenziale di Ray Clemence e Kevin Keegan quando giocavano a calcio in quarta divisione con lo Scunthorpe United
Shankly è ricordato anche per le sue frasi (da motivatore e non) e per i suoi aforismi. Shankly divenne famoso anche per l'uso della psicologia, sia per incoraggiare i suoi stessi giocatori sia per sollevare dubbi nella mente degli avversari. 
Una delle sue innovazioni più note è la targa "This Is Anfield" fissata sopra al tunnel degli spogliatoi. Accoppiato con il ruggito dei tifosi, venne progettato per intimidire. Shankly ha dichiarato che la targa è stata messa "è per ricordare ai nostri ragazzi per chi stanno giocando e per ricordare agli avversari contro chi stanno giocando". Nella prima partita dopo la sua costruzione, il Liverpool sconfisse il Newcastle United 5-0, nonostante un tentativo di Malcolm Macdonald di scherzare sul segno. 


ALCUNI GIOCHI PSICOLOGICI RACCONTATI DA GEORGE BEST
George Best (Manchester Utd): "Dopo una partita contro il Liverpool all'Old Trafford nel 1965, Shanks mi chiese come stavo affrontando la vita. All'epoca avevo solo 19 anni. "Fama, figliolo", mi disse Shanks "è il prezzo che paghi per fare bene il tuo lavoro".
Qualche anno dopo avrei compreso appieno le implicazioni delle sue parole. Sembrava che ogni volta che incontravo Shanks ne uscisse fuori con almeno un pezzo di saggezza o umorismo mondani. Quando stavo per rinegoziare un contratto all'Old Trafford e ho detto che avrei cercato un aumento considerevole della paga di base, Shanks mi ha guardato con attenzione. "George, figliolo, qualche consiglio," disse. "Non essere troppo esigente, perché è un triste fatto della vita che il genio nasca e non sia pagato". Poi ha continuato raccontandomi la storia del terzino del Liverpool Gerry Byrne, che, avendo avuto un posto nella squadra inglese, sentiva di valere molto di più di quanto offrisse il suo nuovo contratto. Tuttavia, per come la vedeva Shanks, Gerry veniva valutato per quello che aveva fatto per il Liverpool. Il fatto che avesse fatto parte della squadra inglese non aveva nulla a che fare con quello che prendeva ad Anfield e quindi non meritava un aumento della sua paga. Gerry sosteneva che lo status internazionale era la prova che era diventato un giocatore migliore con il suo club.
"Potrei sbagliarmi su altri punti, boss" disse Gerry, insistendo sul punto. "Ma su questo ho ragione, no?" Gli disse Shanks "Anche un orologio rotto funziona per due volte al giorno"

George Best: "Nel 1967 arrivammo ad Anfield per giocare contro il Liverpool e quando guardai fuori dal finestrino del pullman vidi Bill Shankly in piedi all'ingresso principale. Sono stato il primo giocatore a scendere e quando sono arrivato all'ingresso Bill mi ha stretto la mano calorosamente. "Mi fa piacere rivederti, George," disse. "Stai bene, figliolo?".
Questo era insolito per lui, e sapendo che Shanks era una vecchia volpe scaltra, decisi di restare in giro per cercare di scoprire cosa stava tramando. Quando tutti i giocatori dello United entrarono ad Anfield, Bobby Charlton si avvicinò a Shanks.
"Bobby, figlio. È bello vederti", disse Shanks, stringendogli la mano. "Ma per Dio, se mai c'è stato un uomo che sembra malato, sei tu, Bobby!"
La faccia di Bobby divenne incolore come un ghiacciolo. 'Malato? Sembro malato? ripeté, facendo scorrere le dita della mano destra sulla fronte e lungo la guancia destra. Era visibilmente scosso.
'Sì, ​​Bobby, figliolo. Sembra che tu ti stia disgustando per qualcosa. Se fossi in te, andrei da un dottore non appena arriverai a Manchester'. Shanks diede una pacca sulla spalla a Bobby e si avviò lungo il corridoio, lasciandolo tremante nell'atrio.
Nello spogliatoio, Bobby non si presentò e, minacciosamente, ci fu un ritardo nell'annuncio della squadra titolare. Ci siamo seduti, nessuno osava cambiarsi nel caso Matt Busby avesse un piano tattico che significava lasciare fuori uno di noi. Il pensiero di cambiarti solo per sentirti dire di rimetterti i vestiti perché non sei in squadra era terribile'.
Alla fine Matt Busby è entrato nello spogliatoio con Jimmy Murphy e ci ha detto che avevano rimescolato la squadra che aveva battuto il West Ham la settimana precedente. Bobby Charlton non era disponibile. All'improvviso si era ammalato"


CARICARE LA SQUADRA
Shankly spesso cercava di aumentare la fiducia dei propri giocatori annunciando che un avversario chiave era inadatto. Quando Keegan stava per giocare contro Bobby Moore per la prima volta, Shankly gli disse che Moore era uscito in un night club ed era ubriaco. 
Prima di un Liverpool v Manchester Utd del 1968, il manager scozzese caricò la squadra con un discorso di questo tipo. Bill Shankly iniziò a passare in rassegna i calciatori avversari.

"Ragazzi, in porta Alex Stepney. E’ poco reattivo e insicuro e ha le mani di marmellata. Non riesce a bloccare un solo pallone. Terzino destro è Shay Brennan. E’ lento più di mia suocera. Attaccatelo e andrà in crisi. Terzino sinistro è Tony Dunne. Incredibile a dirsi...ma è ancora più lento di Brennan! Se si sgancia in attacco alle 3 e un quarto torna in difesa non prima delle 3 e mezza. Nobby Stiles. Un piccolo sporco... Prendilo a calci due volte più forte di quanto ti prende a calci lui e non avrai problemi"

I giocatori del Liverpool sono sempre più fiduciosi di vincere la partita. A sentire il loro manager sarà una passeggiata perchè giocheranno contro una squadra di brocchi.

Il tecnico poi continua: "David Sadler? Non giocherebbe nemmeno nella nostra squadra riserve!            Aston? Un coniglio! Colpitelo duro una volta e se ne starà buono per tutto il match"

Quella che sulla carta doveva essere una partita difficile sembra quanto mai alla portata.
"Ok ragazzi" chiude il suo discorso Shankly "Ora andiamo in campo e facciamogli vedere cos’è il Liverpool Football Club!"

A questo punto però interviene il capitano dei Reds, Emlyn Hughes: "Ok Boss. Tutto molto chiaro. Però non ci ha detto nulla di Bobby Charlton, George Best e Denis Law"

Shankly guarda dritto negli occhi il suo capitano: "Cristo Santo Hughes! Mi stai dicendo che non possiamo battere una squadra che ha solo tre giocatori?"

Russell Green: "L’aneddoto su Shankly che arriva nello spogliatoio con la camicia strappata e i capelli arruffati dopo la sua visita alla Kop per caricarsi e poi caricare la squadra. Ero un ragazzo seduto sul muro della Kop sul lato Kemlyn Road. Ricordo di aver visto la Kop riempirsi. Ricordo di aver guardato in basso e di aver visto una grande apertura della folla al centro della Kop"

Nota anche una discussione con "Iron Man" Tommy Smith, difensore del Liverpool e uno dei calciatori più duri e determinati mai visti su un campo di calcio: "Tommy, togli quella fottuta fasciatura dal ginocchio e comincia a correre"

Tommy Smith: "Boss, non ci riesco proprio. Il mio ginocchio mi fa un male cane"

"Ti ho detto di toglierti quella fottuta fasciatura...e poi quello non è il tuo ginocchio, quel ginocchio è del Liverpool Football Club"

Pare anche che poco prima della finale di FA CUP a Wembley del 1965 in cui il Liverpool doveva affrontare i Leeds di Don Revie, a Shankly arrivò la richiesta di biglietti nientemeno che dai Beatles, anche loro di Liverpool e ormai diventati un fenomeno mondiale.

"Non ho mai visto nessuno di loro nella Kop e non mi risulta che ci abbiano mai messo piede. Se mi dovessero rimanere anche solo quattro biglietti andrebbero a qualcuno dei ragazzi della Kop"


FRASI
"Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da questo atteggiamento. Vi posso assicurare che è molto, molto più importante di quello"

"Ci sono solo due grandi squadre di calcio nel Merseyside: il Liverpool e le riserve del Liverpool"

"Se la Scozia andasse in guerra domani, sarei il primo ad arruolarmi"

"In una squadra di calcio c'è una Santa Trinità: i giocatori, il tecnico e i tifosi. I dirigenti non c'entrano. Loro firmano solo gli assegni"

"Può crossare una palla dalla fascia con la precisione di un giocatore di biliardo"

"Quando non ho niente di meglio da fare, do un'occhiata alla parte bassa della classifica per vedere come se la sta cavando l'Everton"

"Non ho portato mia moglie a vedere il Rochdale come regalo d'anniversario, era per il suo compleanno: credete che mi sarei mai sposato durante una stagione calcistica? Ah, e poi era la squadra riserve del Rochdale"

"La pressione è non avere un lavoro. La pressione è mandare avanti una famiglia con uno stipendio da minatore, operaio e manovale. La pressione è dover salvare una squadra dalla retrocessione senza un penny da spendere per rinforzarla. Lottare per il titolo, per la FA Cup o per una Coppa Europea...no, quella non è pressione. Quello è il premio"

"Sono stato il miglior tecnico nel calcio ed avrei dovuto vincere di più. Non ho mai preso nessuno in giro. Combatterei contro di te, e spaccherei una gamba a mia moglie se giocassi contro di lei, ma non la tradirei mai"

"Brian Clough è peggio della pioggia a Manchester. Almeno il Padreterno ogni tanto fa smettere di piovere a Manchester"

"Il socialismo in cui credo è che tutti lavorano l'uno per l'altro, tutti hanno una parte delle ricompense. È il modo in cui vedo il calcio, il modo in cui vedo la vita"

"Punta al cielo e raggiungerai il soffitto. Punta al soffitto e resterai sul pavimento"

"Gran parte del successo nel calcio sta nella mente. Devi credere di essere il migliore e confermarlo sul campo"

"Il calcio è come un pianoforte: otto persone lo caricano in spalla, e tre sanno suonare quel dannato strumento"


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venerdì 11 dicembre 2020

Gli Attacchi Dei Tabloid Inglesi e Di Shilton a Maradona

Diego Armando Maradona è morto il 25 novembre 2020, a 60 anni. Molti giornali e nazioni ne hanno celebrato le gesta sportive (come giusto che sia) ed anche la famosa "mano di Dio" (questo molto meno giusto). Ovviamente i tabloid inglesi non ne hanno disconosciuto la grandezza sportiva ma lo hanno attaccato duramente dal punto di vista umano tacciandolo di antisportività (altrettanto giusto).
Come tutti saprete, nei quarti di finale del Mondiale 1986 in Messico, l’Argentina vinse 2-1 contro l’Inghilterra di Sir Bobby Robson in una delle partite più memorabili della storia del calcio. L'argentino segnò probabilmente la miglior rete della storia del Mondiale, dopo aver aperto il match con un gol di mano che continua a scatenare polemiche ancora oggi. Successivamente la squadra guidata da Carlos Bilardo eliminò il Belgio in semifinale per poi diventare campione del mondo battendo la Germania Ovest in finale.
Circa 1 mese prima della morte di Maradona e a distanza di 34 anni dall'episodio si sono incrociati Gary Lineker (storico attaccante inglese) ed Oscar Ruggeri (ex difensore argentino), entrambi in campo all’Azteca il 22 giugno 1986 ed entrambi commentatori televisivi oggi.
Nel bel mezzo del dibattito all’interno di 90 Minutos de Fútbol su Fox Sports è spuntato il tema Argentina-Inghilterra dove a Lineker è stato chiesto cosa avrebbe fatto al posto di Maradona. La risposta (sorridendo)? 

"In Inghilterra facciamo gol solo con la testa ed i piedi"

Ad inizio 2020, anche il portiere inglese di quella partita, Peter Shilton, aveva avuto parole di fuoco, dicendo "Maradona non lo rispetto e non lo perdono. Come potrei".
L’inglese, oltre ad una caterva di record (anche 2 Coppe dei Campioni con il Nottingham Forest), ebbe appunto la sfortuna di vedersi superato con quel gol di mano. Saltò in alto uscendo, Pete, ma non abbastanza.
"Osservate bene le foto: la mia mano era più vicina al pallone di quanto lo fosse la testa di Diego. Ecco perché l’ha toccata con la mano! Ho sempre sentito dire: ti è saltato in testa. No! Ha semplicemente ingannato. Ma da allora il racconto su quell’episodio è sempre uguale"
"Mi domanda se una scusa di Maradona avrebbe alleviato il mio dolore? Lo avrebbe alleviato a tutta la squadra. Perché questo non è solo un fatto personale. Tutta la squadra è rimasta vittima del suo inganno. E poi, dai, il modo in cui ha ammesso la cosa...La mano di Dio! Nessuna scusa, nessun rimorso. La gente adesso si lamenta della Var, ma credo che a noi sarebbe servita..."
Shilton già due anni fa aveva rifiutato di partecipare a un programma televisivo con Maradona: "E il motivo è semplice: tanti calciatori hanno ingannato in qualche modo, ma poi lo hanno ammesso e si sono scusati. Lui no. La mia animosità dipende dal suo atteggiamento. Non stringerò mai la mano a uno che so già per certo che non si scuserà mai. Ho sempre detto che lo considero il più grande giocatore di sempre, ma come sportivo non lo rispetto e non lo rispetterò mai"

Shilton fece un'analisi anche del secondo gol di Maradona, quello del 2-0 (il match finì poi 2-1 con il gol inutile di Lineker), realizzato dribblando Hoddle, Reid, Sansom, Butcher e Fenwick e Shilton. 

"Dopo quel primo gol, non eravamo più nello stato d’animo adatto per giocare. Quando sai che qualcuno ti ha fregato e l’ha fatta franca, in una partita fondamentale come quella poi, ti si chiude lo stomaco. Insomma, non eravamo più noi, e abbiamo difeso come abbiamo difeso...Senza contare che Hoddle subì fallo. Comunque non si possono togliere meriti a Maradona: in quell’azione ha fatto vedere al mondo che cosa era capace di fare"

Neppure la morte ha convinto la patria del calcio, ad assolvere Maradona. Neppure i tabloid e il Daily Telegraph hanno perdonato il famoso gol segnato a Shilton nei quarti del mondiale messicano. La rabbia è ancora profonda, al punto da invocare una Var retroattiva:

Daily Star: "Where was Var when we needed most?"

Mirror: "He’s in the hands of God. Diego Maradona, a hero, a villain, a cheat and a genius"

Sun: "In the hands of God"

Daily Express: "Maradona, the eternal, flawed genius... now safe in the hands of God"

Times: "Adios Diego"

Molto duro l’attacco di un pezzo del Daily Telegraph, in cui Maradona viene trattato come un volgare imbroglione: "In una carriera in cui non è mai mancato il dramma, si è dimostrato: un bugiardo, un imbroglione e un egomaniaco" 

Peter Shilton: "Aveva grandezza ma non sportività"
Gary Lineker (ci va invece leggero, visto che i due si erano incontrati nel 2006 a Buenos Aires): "Il miglior giocatore della mia generazione e probabilmente il più grande di tutti i tempi. Dopo una vita benedetta, ma travagliata, si spera che finalmente troverà un po’ di conforto nelle mani di Dio"

Il tabloid inglese The Guardian ha invece rivelato che nel 1978 Maradona fu vicinissimo al trasferimento allo Sheffield United, ma poi saltò tutto.
Maradona non aveva nemmeno 18 anni e giocava con la maglia dell'Argentinos Juniors. L'allenatore di allora dello Sheffield United, Harry Haslam, volò in Argentina in cerca di giovani campioni. Rimasto sbalordito, Haslam era pronto a fare un'offerta da 200mila sterline pur di portarlo in Europa. Il club, all'epoca in seconda divisione, però, lo fermò: troppi soldi per un giovane di nemmeno 18 anni. Solo qualche mese dopo il club inglese sborsò 160mila sterline per acquistare Alejandro Sabella. Maradona sbarcherà in Europa nel 1982, al Barcellona.


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venerdì 4 dicembre 2020

C'è Razzismo Nel Calcio Inglese? I Manager Di Colore: Dagli Anni 60 ad Oggi

Se consideriamo quattro grandi giocatori inglesi più o meno della stessa epoca si può notare come Frank Lampard e Steven Gerrard, terminata la carriera da giocatori, hanno subito trovato il posto che conta su panchine di alto livello. Lo stesso ad esempio non si può dire per Ashley Cole e Sol Campbell.
Probabilmente sono state le carriere dei quattro (comprese le bravate commesse al di fuori del terreno di gioco) a far propendere incarichi da allenatore completamente diversi come prestigio?
Campbell e Cole sono sempre stati considerati dei "Giuda" (per i loro passaggi tra Arsenal/Tottenham ed Arsenal/Chelsea), Ashley ha avuto anche altri problemi (si ricorda nel 2011 quando sparò uno studente con un fucile ad aria compressa, rischiando 5 anni di carcere).
In realtà anche Gerrard e Lampard non hanno avuto carriere immacolate (Gerrard con diverse risse fuori dal campo; invece Lampard insieme a Terry diedero spettacolo a New York completamente ubriachi e quasi nudo l'indomani degli attentati terroristici l'11 settembre 2001, inoltre protagonista con Rio Ferdinand anche di un'orgia a Ayia Napa con diverse ragazze).
Al di là di ciò, Sol Campbell (brillante difensore, vincitore di 2 Premier League ed inserito nella squadra All Star del Mondiale 2002) ha iniziato la sua carriera da allenatore in League Two con il Macclesfield (salvandoli dalla retrocessione), prima di finire al Southend in League One (retrocedendo). Cole sta iniziando dalle giovanili.
Lampard invece dopo una breve gavetta al Derby County in Championship sta già guidando il Chelsea, invece Gerrard i Glasgow Rangers in Scozia.
A dire di qualcuno il mondo del calcio soffre di razzismo verso gli allenatori di colore.
Il problema è che, consapevolmente o meno, anche i proprietari di calcio la pensano (probabilmente) in questo modo. Non solo nello sport ma nella vita, c'è stata a lungo la percezione che gli uomini bianchi della classe media siano allevati per guidare e gli uomini neri no.
Di conseguenza, gli ex giocatori bianchi ottengono opportunità che semplicemente non esistono per le loro controparti nere.

Stan Collymore: "Ricordo di aver chiesto a Les Ferdinand alcuni anni fa perché non fosse diventato allenatore e si limitò a dire: 'Stan, non ha senso' . Ebbe una carriera da giocatore stellare ed ha inviato numerose candidature quando si ritirò ma in molte situazioni non ha nemmeno ricevuto risposta. Non dovrebbe importare di che colore sia la pelle di una persona, in qualsiasi settore la persona migliore per quel lavoro dovrebbe ottenerlo e questo deve essere applicato anche nella gestione di una squadra di calcio. Se giocatori forti come Cole e Campbell affrontano una dura lotta per emergere, è ancora più difficile per coloro che non erano molto bravi da giocatori...ottenere un posto. Eppure Sean Dyche, Brendan Rodgers, Arsene Wenger e Sir Alex Ferguson non sono stati grandi giocatori"

Raheem Sterling (in un'intervista a BBC a giugno 2020): "Questo è il momento per parlare di questi argomenti, di ingiustizia, specialmente nel mio campo. Ci sono qualcosa come 500 giocatori in Premier League e un terzo di loro sono neri ma non abbiamo alcuna rappresentazione come manager o staff tecnico. Bisogna riunirsi e trovare una soluzione per essere in grado di innescare un cambiamento perché possiamo parlare quanto vogliamo di cambiare e mettere i neri, in queste posizioni in cui sento che dovrebbero essere. Vedi Steven Gerrard, Frank Lampard, Sol Campbells ed Ashley Coles. Tutti hanno avuto grandi carriere, tutti hanno giocato per l'Inghilterra. Allo stesso tempo, hanno tutti rispettosamente fatto i loro passi per allenare ai massimi livelli e i due a cui non sono state date le giuste opportunità sono i due ex giocatori neri. Dare ai neri, non solo agli allenatori ma alle persone nei rispettivi campi, l'opportunità giusta. Sento che è quello che manca qui, non si tratta solo di mettersi in ginocchio, si tratta di dare alle persone la possibilità che meritano"


PRIMO MANAGER DI COLORE NELLA FOOTBALL LEAGUE: TONY COLLINS (1960)
Storicamente, gli allenatori neri sono incredibilmente sottorappresentati nel massimo campionato inglese, ma ci sono state alcune eccezioni.
Presidente del Rochdale, Freddie Ratcliffe, nel 1960 (a seguito della nomina di Tony Collins): "Siamo consapevoli che alcune sopracciglia saranno sollevate a causa del suo colore, ma questo non ci interessa e speriamo sinceramente che non farà differenza nella sua carriera di manager"

Tony Collins è diventato infatti il primo allenatore nero nella storia del calcio inglese quando prese le redini del Rochdale nel 1960 portandoli in finale di Coppa di Lega del 1962 (fino ad oggi la loro unica apparizione in una finale importante). In seguito divenne anche un importante scout di Don Revie al Leeds.
Da allora, tuttavia, oltre mezzo secolo dopo, è piuttosto raro vedere un manager di colore nel calcio inglese, inclusa la Premier League, in particolare se si considera che il numero di calciatori professionisti neri è ai massimi livelli.


PRIMO DI COLORE IN PREMIER LEAGUE E PRIMO INGLESE: GULLIT ED INCE
L'olandese Ruud Gullit è stato il primo manager nero in Premier League, dopo esser stato assunto come allenatore-giocatore del Chelsea nel 1996 (vincendo la FA Cup nel 1997).
Gullit è stato anche allenatore del Newcastle United durante la stagione 1998/99.
L'irlandese Chris Hughton è uno degli allenatori più rispettati del calcio inglese e, come Gullit, ha diretto più di un club in Premier League (Newcastle, Norwich City e, più recentemente, Brighton).
Hughton ha anche trascorso due brevi periodi come allenatore provvisorio del Tottenham alla fine degli anni '90.
Altri nomi sono: Jean Tigana (Fulham), Paul Ince (Blackburn Rovers), Darren Moore (West Bromwch), Terry Connor (Wolves ad interim), Nuno Espirito Santo (Wolves), Hayden Mullins (Watford ad interim) e Chris Ramsey (Queens Park Rangers).
Paul Ince è ampiamente riconosciuto come il primo allenatore britannico nero nella storia della Premier League, dopo aver diretto i Blackburn Rovers nel 2008.
Il suo periodo alla guida dei Rovers è stato breve, durando solo 21 partite. Ince, che è stato anche il primo calciatore nero a capitanare l' Inghilterra, ha successivamente guidato MK Dons, Notts County e Blackpool.


SERIE INFERIORI
Oltre al citato Tony Collins negli anni 60, andando un po' nelle serie inferiori si può citare: Ricky Hill (allenò il Luton Town nel 2000, prima di migrare negli USA), Keith Curle (iniziò dal Mansfield Town nel 2002 ed ora alla guida del Northampton in League One), John Barnes (manager del Tranmere nel 2009), Leroy Rosenior (che allenò il Torquay Utd dal 2002 al 2006, poi Brentford e nel 2007 tornò al Torquay dove fu protagonista di un incredibile esordio lampo arrivato in un giorno, per il cambio di proprietà) e soprattutto lo sfortunato Keith Alexander noto soprattutto come manager del Macclesfield e morto all'età di 53 anni nel 2010 a causa di un'aneurisma cerebrale. 
Alexander guidò per diverse stagioni anche Lincoln City (1993) e Peterborough (2006). Nei primi anni 90, l'altro manager di colore in tutto il paese era Ed Stein che guidò il Barnet nel 1992/93, poi l'Harrow Borough dal 2000 al 2003 ed infine il Banbury Utd dal 2012 al 2014.


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martedì 24 novembre 2020

Arbitri Casalinghi? Lo Dimostra Lo Studio "Animals Spirits In The Beautiful Game"

Storicamente si è spesso fatto uso del detto "arbitro casalingo" etichettando quei fischietti che usano un metro di giudizio diverso a seconda delle squadre coinvolte (se di casa o trasferta). Un luogo comune rimane pur sempre un luogo comune (del resto sappiamo che i tifosi sono poco oggettivi nelle valutazioni), sino a che uno studio realizzato da Carlos Cueva nel 2020, ricercatore del Dipartimento di Analisi Economica dell'Università di Alicante, ha valutato l'effetto degli stadi vuoti sul calcio durante la pandemia. Effettivamente le statistiche dimostrano che senza tifosi (annullando quindi il fattore campo), gli arbitri sono più equi nel distribuire cartellini gialli, rossi, nel fischiare falli e rigori. I dati li troviamo nello studio "Animal Spirits In The Beautiful Game" (dal 1993 al 2020: 230,000 partite).
Prima di questo studio, l'International Of Environmental And Science Education, aveva analizzato 141,000 partite (dal 1963 al 2018) evidenziando che in Premier League le squadre di casa avevano una % di punti portati a casa del 61,9% (63,2% in Serie A, 64,2% in Germania e 66,4% in Spagna).
Secondo questo nuovo studio (che confronta il pre-Lockdown con quello che sta succedendo ora: partite a porte chiuse), la mancanza di pressione sociale esercitata dai tifosi di casa avrebbe ridotto i vantaggi della squadra interna.

Cueva: "Prima che gli stadi venissero chiusi al pubblico, la squadra di casa vinceva il 45% delle partite contro il 29% della squadra ospite, una differenza del 16%. Dopo la chiusura dello stadio, abbiamo il 41% delle vittorie locali e il 33% degli ospiti, una differenza di 8%"

E' stata anche studiata la variazione del metro arbitrale: "Il periodo della pandemia è l'unico in cui gli arbitri non puniscono maggiormente gli ospiti rispetto ai locali", dice l'economista. "Con il pubblico, la squadra ospite subiva il 3% di falli in più e riceveva il 17% in più di cartellini gialli e il 33% in più di cartellini rossi rispetto alla squadra di casa. Dopo la chiusura delle fasi, queste differenze, statisticamente molto significative, sono scomparse"

Quindi, ora una squadra che gioca in casa ha il 4% in meno di possibilità di vincere rispetto a prima della pandemia. La mancanza di tifosi ha portato gli arbitri a fischiare il 10% in più alla squadra di casa (cresciuto anche il numero di falli degli ospiti ma decisamente meno in proporzione), il 22% di gialli (1,79 gialli a partita prima del lockdown, oggi 2,18; valore inalterato per gli ospiti) e il 33% di rossi in più sempre per la squadra interna (0,09 rossi pre-Covid e 0,12 rossi ora; per le squadre in trasferta il numero è rimasto uguale: 0,12).


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venerdì 20 novembre 2020

Gli 8000 e Le Polemiche Sulla Scalata di Herzog e Lochenal (1950)

Maurice Herzog e Louis Lachenal il 3 giugno 1950 compiono una grande impresa diventando i primi uomini a conquistare un 8000 (Annapurna). Queste vette erano state sempre circondate da tragedie come quella degli inglesi George Mallory ed Andrew Irvine (scomparsi sull'Everest nel 1924 a circa 240 m dalla vetta, sommersi da folate di neve).
I 14 ottomila sono rappresentati da 9 nell’Himalaya e 5 nel Karakorum:

1 Everest 8848 m
2 K2 8611 m
3 Kanghenjunga 8586 m
4 Lhotse 8516 m
5 Makalu 8463 m
6 Cho Oyu 8201 m
7 Daulagiri 8167 m
8 Manaslu 8163 m
9 Nanga Parbat 8125 m
10 Annapurna 8091 m
11 Gasherbrum I 8068 m
12 Broad Peak 8047 m
13 Gasherbrum II 8035 m
14 Shisha Pangma 8027 m
Nel 1953 l'Everest verrà scalato per la prima volta dal neozelandese Edmund Hillary. L'ultimo dei 14 ottomila (Shisha Pangma) sarà profanato nel 1964.
Per approfondire: Le Morti Sull'Everest e La Tragedia Del 1996
L'unico mai violato d'inverno rimane il K2.
Per Herzog nella prima scalata di un ottomila (come detto nel 1950), il prezzo da pagare fu il congelamento di mani e piedi. Lachenal fu anche inghiottito da un crepaccio dove trascorsero una notte. Lachenal, al ritorno in patria, subì 14 operazioni in tre anni. Una conquista che fu un calvario e che trascinò per anni polemiche a non finire. Il mistero di quanto accadde sull’Annapurna 70 anni fa resterà tale.
Come accadeva in quegli anni, la spedizione Annapurna era segreta, soltanto Herzog poteva rendere pubblica l’impresa. E così fu. Tuttavia la sua versione non coincideva con quella di Lachenal, eroe rimasto nell’ombra. Soltanto alla fine degli 90, dopo una pubblicazione censurata dei suoi diari, vennero pubblicati i suoi appunti in cui la figura di Herzog venne ridimensionata. Herzog non voleva rinunciare alla vetta e Lachenal aveva scritto nei diari che lo aveva seguito per "portarlo indietro vivo. Se avessi dovuto lasciare i miei piedi per l’Annapurna me ne sarei infischiato.

"Quella marcia verso la vetta non era una questione di prestigio nazionale, ma un affare di cordata. Ambizione sfrenata"

E ci fu anche chi mise in dubbio che i due avessero mai raggiunto la vetta.
La fotografia di Herzog lo mostra su un pendio glaciale con al di sopra una spalla innevata che prosegue, i famosi 100 metri. Lachenal morì nel 1955 in un crepaccio del Monte Bianco, mentre scendeva nella Vallée Blanche.
La stessa figlia di Maurice Herzog, Félicité, qualche anno fa pubblicò un romanzo dal titolo "Un eroe" in cui mette in dubbio la veridicità del racconto del padre.

In un intervista al «Dauphiné Libéré»: "C’è stata la costruzione di un mito con una dose di menzogne. Sotto la pressione politica nazionalista mio padre e Lachenal avrebbero stretto un patto"

Félicité, turbata dalla vita disordinata del padre, con disattenzioni e infedeltà coniugali e familiari, e dalla malattia psichica del fratello Laurent aggiunge "Non si saprà mai che cosa accadde sulla cima dell’Annapurna".


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sabato 14 novembre 2020

L'Inviolabilità Del Vecchio Wembley Stadium (Statistiche & Record 1924-2000)

Il vecchio Wembley Stadium fu sicuramente il campo da calcio più famoso del mondo. Poiché l'Inghilterra è stata la culla del calcio condividendo con la Scozia il ruolo di fondatrice del calcio internazionale. Wembley, evolvendosi nello stadio nazionale inglese, guadagnò la considerazione mondiale come campo inviolabile e terreno sacro. Dopo che l'Inghilterra iniziò a giocare contro squadre diverse dalle altre dell'Union, le squadre nazionali mondiali considerarono un grande onore l'invito a giocare lì. La nazionale inglese ha giocato 223 partite nel vecchio Wembley. 
Iniziarono la Scozia negli anni '20 e in seguito il Galles e l'Irlanda del Nord. Per questo motivo, la Scozia ha giocato il maggior numero di partite contro l'Inghilterra a Wembley (30), seguita dall'Irlanda del Nord (18) e Galles (16). Fuori dall'Union, Brasile e Germania/Germania Ovest hanno giocato 9 partite a testa.
Sono state 51 le nazionali ad aver giocato a Wembley. Due di queste squadre, il Resto d'Europa e il Resto del Mondo, non erano selezioni nazionali, ma squadre rappresentative composte da giocatori provenienti da diverse nazioni. L'Inghilterra ha quindi sfidato 49 squadre nazionali (comprendendo anche Germania unita e Germania Ovest da un lato, Cecoslovacchia e Repubblica Ceca dall'altro).  
Gli scozzesi sono stati battuti 16 volte su 30 partite, l'Irlanda del Nord 13 volte in 18 e il Galles 10 in 16 partite Tra le nazionali estere, l'Ungheria è stata sconfitta a Wembley più spesso di ogni altra, 6 volte in 7 partite (gli ungheresi, tra l'altro, furono la prima squadra a violare Wembley nel famoso 3-6 del 1953).  
La vittoria più importante dell'Inghilterra a Wembley è, ovviamente, il 4-2 ai supplementari sulla Germania Ovest nella finale della Coppa del Mondo 1966. 
Poiché l'Inghilterra era ampiamente considerata come la principale potenza calcistica mondiale, Wembley è sicuramente ricordato per la sua inviolabilità ma anche per alcune famose sconfitte inglesi. 


SCOZIA PRIMA A VINCERE A WEMBLEY (1938)
La Scozia è stata la prima di 17 nazionali a battere l'Inghilterra a Wembley (16 se la Germania e la Germania Ovest sono considerate come una sola). La loro prima delle 9 vittorie a Wembley arrivò nel 1928 nella seconda partita nazionale giocata a Wembley, quando la squadra ricordata come i "Wembley Wizards" distrussero l'Inghilterra, 5-1. 
Sino al 1951, la Scozia aveva ottenuto altre 3 vittorie lì: 1-0 nel 1938, 3-1 nel 1949 e 3-2 nel 1951. 
Così, nel 1953, quando l'Ungheria divenne la seconda squadra nazionale a battere l'Inghilterra a Wembley, battendola 6-3 con una squadra ancora acclamata mezzo secolo dopo come i "Magici Magiari", la Scozia aveva già realizzato l'impresa 4 volte.
Tuttavia, come prima ad espugnare Wembley è sempre stata considerata l'Ungheria perchè la Scozia erano comunque britannici all'interno dell'UK. 


REPUBBLICA D'IRLANDA SECONDA A VINCERE A WEMBLEY (1949)
In realtà già 4 anni prima, nel 1949, la Repubblica d'Irlanda aveva battuto l'Inghilterra, 2-0 però al Goodison Park di Liverpool. Dato che anche l'Irlanda era composta da giocatori che giocavano regolarmente per i club della Football League in Inghilterra ed anche perchè erano sotto il controllo britannico, gli inglesi non consideravano l' EIRE come una nazionale straniera. 


UNGHERIA PRIMA NAZIONALE AL DI FUORI DELL'UK (1953)
È innegabile, tuttavia, che la Repubblica d'Irlanda sia stata la prima squadra straniera a battere l'Inghilterra su suolo inglese, e l'Ungheria detiene il record "solo" come prima squadra al di fuori delle isole britanniche.
Eppure l'Ungheria ottenne tutta la gloria, e meritatamente, perché il modo in cui si sbarazzò dell'Inghilterra fu indimenticabile, e senza dubbio era la squadra nazionale più forte del mondo durante la prima metà degli anni '50. La loro vittoria in quel tetro pomeriggio di novembre di quasi 70 anni fa infranse per sempre l'affermazione ancora prevalente in Inghilterra secondo cui il calcio inglese era nettamente superiore al resto del mondo.
In realtà l'Inghilterra aveva esordito per la prima volta al mondiale 1950 dominando gli USA ma venendo incredibilmente sconfitta 1-0 (talmente tanta la differenza che i bookmakers quotavano la vittoria USA a 500 e che quando arrivò la notizia della vittoria americana molti giornali USA non pubblicarono la notizia credendo ad uno scherzo; gli inglesi con il loro humour scrissero 10-1 sui tabloid). E dire che il cammino inglese prima del mondiale 1950 era stato tutt'altro che banale: la nazionale inglese, allenata dal 1947 da Walter Winterbottom, aveva collezionato ben 22 vittorie su 29 partite disputate. I Paesi Bassi furono umiliati 8-2 il 27 novembre 1946 ad Huddersfield, il Portogallo perse 10-0 il 18 maggio 1947 a Lisbona, il Belgio 5-2 il 21 settembre 1947 a Bruxelles, l'Italia due volte campione del mondo venne sconfitta 4-0 il 16 maggio 1948 a Torino con  gli azzurri che schieravano una formazione composta per gran parte dai giocatori del Grande Torino e la Svizzera 6-0 il 2 dicembre 1948 a Londra.
Tornando alla storia di Wembley, dopo Scozia, Irlanda, Ungheria, Austria e Germania la sesta nazionale a vincere a Wembley fu proprio l'Italia nel 1973 (all'epoca seconda vittoria italiana in 10 confronti diretti contro gli inglesi).
Quasi 50 anni dopo, quando il vecchio Wembley chiuse i battenti per la demolizione e la costruzione di un nuovo stadio nazionale che soddisfacesse gli standard moderni, arrivò una triste sconfitta per 1-0 contro una squadra tedesca decisamente ordinaria. Il match venne disputato in un piovoso sabato pomeriggio del 7 ottobre 2000, segnando la fine del grande tempio calcistico. Più precisamente fu la 30a sconfitta dell'Inghilterra a Wembley nei 76 anni di storia (ben 223 le partite giocate).


CHI HA VINTO DI PIU' A WEMBLEY?
La Scozia ha vinto di gran lunga il maggior numero di partite contro l'Inghilterra a Wembley, 9, seguita da diversi paesi con 2 vittorie: Brasile, Italia, Irlanda del Nord, Germania e Germania Ovest. Oltre all'Ungheria, la cui straordinaria prestazione nel 1953 fu la loro unica vittoria a Wembley a fronte di 6 sconfitte, le squadre nazionali che vinsero 1 singola partita contro l'Inghilterra nel loro stadio furono Austria, Cile, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, URSS, Uruguay e Galles.
Solo due squadre ospiti, Cile e Italia, hanno chiuso con un record positivo di vittorie contro l'Inghilterra a Wembley. Il Cile ci ha giocato solo due volte, vincendone 1 e pareggiando l'altra. L'Italia ha giocato a Wembley 5 volte, vincendone 2, pareggiandone 2 e perdendone 1. 
Inghilterra ed Italia dal 1933 al 1973 (anno della prima vittoria italiana) si erano sfidate 8 volte e il bilancio era di 4 vittorie inglesi e 4 pareggi (chiaramente non sono state giocate a Wembley ma in altri stadi inglesi o in Italia).
In generale in Inghilterra, il bilancio tra le 2 nazionali è in perfetta parità: 3 vittorie a testa e 3 pareggi (in tutti i confronti, considerando anche quelli giocati in Italia e in campo neutro, l'Italia conduce 10-8 con 9 pareggi).
Contro il Brasile il bilancio è di 2 vittorie a testa e 5 pareggi. Infine tutte e 4 le partite di Wembley con la Romania sono finite in pareggio. 
Prima della demolizione, come si vede nella tabella di sopra, il record complessivo è di 132 W, 30 L e 61 pareggi.


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sabato 7 novembre 2020

Gary Croft, L'Arresto e Il Tag Elettronico In Campo

Gary Croft, terzino sinistro inglese, è ricordato per la sua carriera con i Mariners a Blundell Park tra le file del Grimsby Town (1992-1996). Altri suoi club sono stati Blackburn, Ipswich, Wigan e Cardiff. Giocò anche 4 partite con l’Under 21 inglese debuttando insieme a David Beckham in un'amichevole contro il Brasile nel 1995 (in campo era presente anche Phil Neville). Chiuderà la sua carriera professionistica con 431 presenze e 9 reti.


PARTITE CON TAG ELETTRONICO 
In realtà Croft è ricordato soprattutto perchè ai tempi dell’Ipswich Town (allora 25enne), si vide la patente sospesa, continuando tuttavia a guidare. Fu fermato per un controllo e tratto in arresto per 4 mesi. Dopo un mese e mezzo di galera, ecco la sentenza: il difensore si vide ridurre della metà la pena. Gli venne anche permesso di tornare in campo ma avrebbe dovuto portare un tag elettronico alla caviglia. Così, il 15 gennaio del 2000, in occasione della gara interna contro lo Swindon, entrò al 71 ° minuto, per sostituire Mike Stockwell. L'Ipswich vinse 3-0.
Gli venne vietato però di giocare le gare serali (avendo coprifuoco notturno dalle 19:00 alle 7:00 di mattina). In realtà già qualche giorno prima, Croft aveva giocato per le riserve dell'Ipswich Town nella vittoria per 1-0 sul Gillingham. L’anomalia si ripeté nelle successive due partite contro Bolton e Sheffield United, terminate entrambe 1-1. Poi Gary Croft tornò lentamente alla normalità. L’Ipswich si classificò al terzo posto in classifica, riuscendo a conquistare la promozione sul campo. Nel 2002 venne ceduto in prestito al Wigan. Successivamente l’esperienza al Cardiff (travagliata dagli infortuni), prima in prestito e poi a titolo definitivo. Croft chiuse la sua carriera nel 2015 all’età di 41 anni con la maglia del Grimsby, il club che lo aveva lanciato.


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venerdì 23 ottobre 2020

Le Annate Di Shamrock e Dundalk In EL: 2011, 2016 e 2020

Sono due le squadre irlandesi che sono state capaci di accedere ai gironi di Europa League: Shamrock nel 2011, Dundalk nel 2016 e 2020. 
Ripercorriamo questi grandi cammini soffermandoci sui principali protagonisti: gli allenatori.


LO SHAMROCK ROVERS DI MICHAEL O'NEILL: 2011
Manager della grande stagione dello Shamrock fu Michael O'Neill (che ora allena lo Stoke City). In Irlanda ci finisce a dicembre 2008 guidando i Rovers al secondo posto (che gli Hoops non raggiungevano da 7 anni). Il 2010 arrivò il titolo d'Irlanda che mancava dal 1994 e nella stagione successiva la sconfitta contro la Juventus nell'ultimo turno per accedere all'Europa League. Arriva però a fine stagione il secondo titolo consecutivo. Nel 2011/12, dopo aver eliminato il Flora Tallin si dovettero fermare contro il Copenaghen nei preliminari di Champions League. Retrocessi in Europa League, battendo il Partizan Belgrado, riuscirono a qualificarsi ai gironi (con Tottenham, PAOK, Rubin Kazan) chiudendo all'ultimo posto con 0 punti ma 4 reti realizzate (a Londra, in Russia e nel doppio confronto contro il PAOK) e 19 subite.
Protagonisti di questa grande annata sono stati: Billy Dennehy (16 reti), Gary Twigg (15 reti), Karl Sheppard (15 reti), Gary McKabe (9 reti) e Ciaran Kilduff (9 reti).
Fu l'ultima stagione di O'Neill che poi diventerà CT del Nord Irlanda (portata agli europei del 2016 e poi agli ottavi, eliminata dal Galles di Gareth Bale).
O'Neill non ha mai avuto dei moduli preferiti ed ha sempre schierato una gran varietà di formazioni, con sempre l'obiettivo di "soffocare" il gioco degli avversari.
L'Irlanda del Nord di O'Neill ha spesso giocato con il 4-1-4-1 o 4-3-3, a volte anche il 3-5-2 o il 4-2-3-1 (come contro l'Olanda).

A Ronald Koeman non è piaciuto il modo di giocare di O'Neill, tant'è vero che affermò: "È oltraggioso, il calcio che giocano ma è permesso e ottengono il massimo dalle loro qualità. Lo rispetto, ma è terribile da guardare"

O'Neill: "Non siamo andati lì per intrattenere Ronald Koeman, non era quello lo scopo di quello che abbiamo fatto"

I risultati per O'Neill sono sempre stati l'unica priorità: "Dovremo essere "orribili" per i nostri avversari".
Il suo approccio ha sempre riguardato la disciplina e il fatto che la somma di tutto è maggiore delle parti.

"Abbiamo giocatori nella nostra squadra che sono tecnicamente bravi, ma dovremo superare gli avversari, difendere molto bene i calci piazzati ed essere una minaccia su questi in avanti quindi nella parte finale del campo dobbiamo massimizzare queste opportunità il più possibile"

"Mi piace anche giocare ad alti ritmi, pressare gli avversari quando c'è l'opportunità. Allo stesso modo mi piace anche dominare il possesso palla. Tuttavia la priorità è ottenere punti sul tabellone prima di tutto e lo faremo con ogni mezzo possibile"

Ci sarebbero potuti essere più tornei da assaporare per O'Neill e il Nord Irlanda. Solo uno scandaloso rigore separò l'Irlanda del Nord e la Svizzera negli spareggi della Coppa del Mondo 2018, quando il tiro al volo di Xherdan Shaqiri colpì Corry Evans sulla schiena e l'arbitro, Ovidiu Hategan, indicò incredibilmente il dischetto.
O'Neill è stato due vittorie agli spareggi alla guida dell'Irlanda del Nord sino a che la pandemia ha messo tutto in discussione con il rinvio delle partite, portando lo stesso ad accasarsi allo Stoke City.


IL DUNDALK DI STEPHEN KENNY: 2016
Nel 2016 anche al Dundalk riesce la grande impresa di qualificarsi ai gironi di Europa League. Gli irlandesi sono guidati da Stephen Kenny capace di vincere il titolo con il Bohemians nel 2003 e poi 4 con il Dundalk (2014, 2015, 2016 e 2018). Oltre a diverse coppe nazionali. Nel 2016 dopo aver eliminato in aggregate 3-1 il Bate Borisov, gli irlandesi si fermano contro il Legia Varsavia ad un passo dalla qualificazione in Champions League ma finiscono nei gironi di Europa League con Zenit San Pietroburgo, AZ Alkmaar e Maccabi Tel Aviv. Il cammino è migliore dei Rovers: gli irlandesi chiudono con 4 punti (1-1 in Olanda contro l'AZ e vittoria per 1-0 contro il Maccabi Tel Aviv). Sarà ultimo posto ma con 5 reti fatte (retei anche nel doppio confronto con lo Zenit ed ancora al Maccabi al ritorno) e 8 subite. 
Nel 2016 il protagonista della stagione è stato David McMillan con 21 reti (di cui 5 in Europa), seguito da Ciaran Kilduff con 11, Daryl Horgan con 9, Ronan Finn con 8 e il difensore Brian Gartland con 7.
Kenny ha guidato il Dundalk sino al 2018, poi è diventato CT dell'U21 irlandese, prima di diventare selezionatore della maggiore nel 2020 (guidata prima da Martin O'Neill e poi da Mick McCarthy).
L'allenatore di Dublino ha sempre preferito un approccio basato sul possesso palla e condivide la frustrazione del pubblico con le tattiche negative e paurose tipicamente impiegate dai manager irlandesi.

"Tradizionalmente, non pensiamo di essere abbastanza bravi come nazione. Per me è inaccettabile. Dobbiamo chiedere di più a noi stessi"

Stephen Kenny e i suoi principi di gioco: "Voglio che i nostri 4 difensori occupino la massima larghezza del campo in fase di possesso. Ci deve essere una certa distanza tra i difensori centrali quando si passano la palla. Voglio difensori che si sentano a proprio agio nel possesso palla e possano giocare testa alta"

Le squadre di Kenny cercano di giocare da dietro quando possibile, utilizzando l'intera larghezza del campo. La prima priorità di Kenny è costruire dalla difesa.

 "Ogni passaggio dovrebbe essere davanti ai difensori. Non ha senso che il terzino sia troppo avanzato rispetto ai centrali dovendo poi controllare la loro corsa e tornare indietro. Dobbiamo creare ritmo nel gioco"

L'idea è di passare in modo efficiente tale da consentire ai giocatori di continuare ad andare avanti, mantenendo lo slancio e aumentando la velocità complessiva dell'attacco. 

"Voglio che i terzini e le ali non siano sulla stessa linea. Voglio i terzini stretti e le ali larghe, o l'ala interna e il terzino largo. In modo da realizzare uno due e creare spazio l'uno per l'altro"

Per sfruttare aree ampie, Kenny esige che le sue ali e terzini evitino di posizionarsi sulla stessa linea verticale. Questo viene fatto per creare migliori angoli di passaggio tra la coppia, oltre a creare spazio l'uno per l'altro. Se l'esterno è più interno, il terzino avrà più spazio per sovrapporsi. Generare 1v1 sui fianchi è uno schema di gioco importante per le squadre di Kenny e per eseguire questi scenari in modo efficace, cerca di mettere in campo sempre giocatori bravi nei dribbling.

"Giochiamo sempre con 3 a centrocampo, qualunque sia la configurazione. È importante avere un'interazione fluida in cui i giocatori non sono statici. Che si tratti di due holding e un numero 10, o uno e due, vogliamo fluidità e giocatori che possano scambiarsi"

Fondamentale per la formazione di Kenny, il centrocampo dovrebbe essere fluido dal punto di vista della posizione. Uno dei centrocampisti in possesso, spesso cade negli spazi tra i difensori centrali e i terzini per ricevere come giocatore libero prima di cercare di giocare passaggi che interrompono la linea. Inoltre, il numero 10 scambia regolarmente posizione con un giocatore in possesso per interrompere la marcatura dell'avversario. Sia che giochi con un 4-2-3-1 o un 4-3-3, il centrocampo cerca sempre di impegnarsi in movimenti dinamici per generare gioco centralmente.

"Avere la determinazione a dominare il possesso a prescindere dagli avversari. Puoi farlo solo sovraccaricando il centrocampo e fidandoti del tuo talento. Voglio giocatori che siano disposti a prendere la palla in aree ristrette. Una volta che riesci a controllare una partita, è importante iniettare tempo e ritmo nell'attacco"

Da un punto di vista psicologico, ai giocatori viene instillata la sicurezza di esprimere il proprio talento e di non temere nessun avversario. L'incoraggiamento a passaggi rapidi, combinazioni e azioni creative aiuta ad aumentare il ritmo ed evitare possesso palla sterile.
 
"Gioco sempre con 5 giocatori offensivi. Questo non include i miei terzini, quindi possono essere 7. Se abbiamo un'ala destra che scende lungo la linea, stiamo cercando di portare il nostro centravanti e la nostra ala sinistra in area. Il numero 10 è il prossimo ad entrare, se giochiamo con il 4-2-3-1. Ma se è coinvolto nel gioco e non può entrare in area, deve farlo uno dei centrocampisti centrali. Ecco perché parlo di attaccare con 5 giocatori"

Ci si aspetta che 2 centrocampisti, entrambe le ali e il centravanti, contribuiscano alla fase offensiva, con un sostegno extra proveniente dai terzini se necessario. Come ha sottolineato Kenny, questo crea le condizioni ideali per i cross. Ha anche sottolineato, tuttavia, che la sua difesa deve sempre avere un vantaggio numerico sulla linea di attacco avversaria, con almeno un centrocampista che rimane indietro per mantenere l'equilibrio.
Kenny esige versatilità dai suoi attaccanti, chiedendo di variare il loro gioco.
Per quanto riguarda la difesa, fondamentalmente, vuole che le sue squadre abbiano la palla e come tale, molte delle sue idee difensive riguardano l'impedimento agli avversari di giocare da dietro e ottenere un controllo reale sul gioco (quindi pressing a tutto campo).
In generale una forte etica di squadra, una buona comunicazione e l'aggressività giocano un ruolo fondamentale per il pressing a tutto campo.

Kenny (alla prima conferenza con l'Irlanda maggiore): "Non sono una celebrità, sono solo un allenatore di calcio e questo è tutto quello che voglio essere. Non vedo l'ora di lavorare con i giocatori. Abbiamo un grande gruppo e sono onorato di lavorare con loro. Il mio lavoro è sbloccare il loro potenziale. Avremo un modo molto preciso di giocare. La vita è breve e hai solo una possibilità per questo. Voglio che la mia squadra giochi senza paura.
Questo non è un trampolino di lancio per me. Questo è il lavoro che sogneresti. Abbiamo un enorme supporto e penso che non vedano l'ora di venire all'AVIVA e vedere una squadra giocare la palla, aprirsi e divertirsi davvero"


IL DUNDALK DI VINNY PERTH E FILIPPO GIOVAGNOLI: 2020
Vinny Perth dal 2013 era assistente di Kenny al Dundalk, dopo la dipartita di quest'ultimo verso l'U21 irlandese, Perth è diventato l'allenatore portando la squadra al titolo nel 2019. Tuttavia la luna di miele è durata poco perchè gli irlandesi nel 2020 sono stati battuti dagli sloveni del Celje ai preliminari di Champions, provocando il suo esonero.
A sostituirlo è subentrato l'italiano Filippo Giovagnoli, arrivato in Irlanda da completo sconosciuto.
Le qualificazioni per l'Europa League hanno visto i Lilywhites superare i campioni di Andorra l'Inter Club d'Escalades (1-0) e lo Sheriff Tiraspol della Moldova, infine il KÍ Klaksvik delle Far Oer per 3-1.

"Se fai bene, hai un'opportunità. Questa è la mia missione. Devo fare bene perché poi ottengo di nuovo il lavoro. Ecco perché parlo di una missione kamikaze. Penso che avessero molte persone. Ho letto di grandi nomi. Mi hanno fatto molte domande forse per capire quale fosse la mia personalità. Ero super eccitato. Forse l'hanno visto. Forse è per questo che hanno scelto me. È una grande sfida. Capisco i successi che la squadra ha avuto in passato. Se volessi fare un buon lavoro e comincio a pensare a quello che hanno fatto prima, questo mi influenzerà. Quello che devo fare in un breve lasso di tempo è lavorare sodo e fare del mio meglio"



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