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giovedì 30 agosto 2018

La Storia Di Pat Venditte: Il Lanciatore Ambidestro (MLB)

Pat Venditte, dopo una lunga trafila nelle Minors, nel 2015 (a quasi 30 anni) riuscì ad arrivare al debutto in MLB con gli Oakland A’s.
L'esordio fu contro i Boston Red Sox.
Poi verrà ceduto ai Toronto Blue Jays e Seattle Mariners, prima di firmare per i Dodgers ed essere mandato nelle minors.
Ma qual è la particolarità di questo lanciatore? Il fatto di poter lanciare abilmente con ambo le mani.
Unico professionista in grado di farlo.
L'esordio fu ottimo, visto che rilievo effettuò 28 lanci tra il settimo e l’ottavo inning dell’incontro, concedendo una sola valida; 16 i lanci con la mano destra, 12 quelli con la sinistra.
Con Oakland chiuderà con 4.40 di ERA in 26 apparizioni nel 2015.
Dal 1894 a oggi, solo due switch pitcher sono saliti su un monte di lancio della MLB; prima di Venditte, solo Greg A.Harris dei Toronto Blue Jays, che nel 1995 eliminò due battitori lanciando con due mani diverse.
Questa abilità venne sviluppata dal pitcher del Nebraska per sopperire alla mancanza di potenza spesso decisiva (in negativo) per le sorti della carriera di un rilievo.
In realtà, il proseguo della carriera di Venditte, fu abbastanza mediocre: oggi viaggia con oltre 5 di ERA e una WHIP di 1.36.
Il record (per quello che può valere) è di 2-2 (W-L).
In ogni caso, la rara abilità di Venditte costrinse sia la Major che Minor League Baseball a creare una regola per i lanciatori ambidestri, conosciuta colloquialmente come la "Regola Pat Venditte".
Come mai? Semplicemente perchè chi segue il Baseball sa quanto siano diversi i lanci effettuati da un pitcher destro rispetto ad un mancino.
Questa regola richiede essenzialmente che ogni lanciatore ambidestro dichiari quale mano userà per lanciare prima dell'inizio del turno di battuta, e sarà costretto a lanciare l'intera a-bat con la stessa mano.
Con il braccio destro, inizialmente Venditte lanciava Slider e Curve, oltre ad una Fastball di circa 85 miglia all'ora (137 km/h).
Con la mano sinistra invece lanciava una Slider ed una Fastball abbastanza più lenta.
Tuttavia dopo l'intervento chirurgico alla sua spalla destra nel 2012, l'infortunio indebolì il suo braccio destro, rendendo i suoi lanci abbastanza simili (per quanto riguarda effetti e velocità).
In genere, Venditte usa il suo braccio destro contro battitori destrimani e quello mancino contro battitori sinistri, il che minimizza il vantaggio dei coach di poter scegliere il battitore in base ai lanci del rilievo affrontato.
Ovviamente dividendo i lanci tra due braccia, è in grado di lanciare più a lungo dei rilievi tradizionali prima di stancarsi.


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domenica 26 agosto 2018

Tutte Le Sfide Al Tour Tra Armstrong, Ullrich e Pantani

In questo articolo riproporrò tutte le sfide che ci sono state al Tour de France tra Armstrong ed Ullrich più la partecipazione di Pantani in qualche edizione.
Tengo a precisare che che sono state prese in considerazioni solo tappe di montagna e cronometro (senza considerare eventuali ritardi a seguito di problemi meccanici in tappe di pianura).
Armstrong ed Ullrich si sono incontrati dal Tour 2000 sino a quello del 2005 (escluso quello del 2002): Armstrong è arrivato sempre primo, invece Ullrich secondo in 3 edizioni (2000, 2001 e 2003), quarto nel 2004 e terzo nel 2005 (poi revocato).
Pantani ha affrontato Armstrong solo nel Tour del 2000 (vinto dal texano come detto), Tour non portato al termine dal corridore italiano per ritiro nelle ultime tappe (quando il distacco era di oltre 20 minuti).
Ullrich e Pantani invece, oltre che nel Tour 2000, si sono affrontati nel Tour 1997 (vinto da Ullrich con Pantani terzo) e nel Tour 1998 (vinto da Pantani, con Ullrich secondo).
A livello di grandi giri, Armstrong ha vinto 7 Tour de France che poi gli sono stati revocati (per via di un'inchiesta dell'USADA. Armstrong ha confessato l'uso di sostanze illecite in mondovisione in un'intervista allo show Oprah).
Ullrich ha vinto 1 Tour de France ed 1 Vuelta Spagnola (nel 1999).
Pantani 1 Tour de France ed 1 Giro D'Italia nel 1998.
Ullrich, implicato poi nell'Operacion Puerto (pseudonimi Jan, Yo, Hijo de Rudicio), ha ammesso di aver fatto uso di sostanze dopanti durante la sua carriera (il senato francese con un controllo retroattivo ha anche dimostrato l'uso di EPO nel Tour del 1998 chiuso al secondo posto).
Pantani, come sappiamo, è morto nel 2004 ed è stato più volte citato in causa per gli stessi motivi  (anche i suoi campioni di sangue ed urina nel Tour 98 vinto sono risultati positivi all'EPO in un controllo effettuato in anni successivi con apparecchiature che finalmente riuscivano a rilevare la presenza di EPO non naturale nel sangue. Inoltre è stato trovato nei database del discusso medico Conconi a metà anni 90, fermato per ematocrito alto nel 1999, trovato con una fiala d'insulina in stanza al Giro 2001 e poi implicato nell'Operacion Puerto con lo pseudonimo di PTNI nei primi anni del 2000).


Tour De France 1997
Tappa 1 (prologo a Rouen, 7.3 km): Ullrich (Pantani a 37 secondi di distacco da Ullrich)
Tappa 10 (Arcalis, 252.5 km): Ullrich (Pantani a 1 minuti e 8 secondi di distacco da Ullrich. In classifica generale Pantani è a 5 minuti e 29 secondi dal tedesco)
Tappa 12 (crono a St.Etienne, 55 km): Ullrich (Pantani a 3 minuti e 42 secondi di distacco da Ullrich. In classifica generale Pantani è a 9 minuti e 11 secondi dal tedesco)
Tappa 13 (Alpe D'Huez, 203.5 km): Pantani (Ullrich a 47 secondi di distacco da Pantani. In classifica generale Pantani è a 8 minuti e 24 secondi dal tedesco)
Tappa 14 (Courchevel, 148 km): Ullrich (Pantani a 3 minuti e 6 secondi di distacco da Ullrich. In classifica generale Pantani è a 11 minuti e 30 secondi dal tedesco)
Tappa 15 (Morzine, 208 km): Pantani (Ullrich a 1 minuti 17 secondi di distacco da Pantani. In classifica generale Pantani è a 10 minuti e 13 secondi dal tedesco)
Tappa 20 (crono a Disneylands Paris, 63 km): Ullrich (Pantani a 3 minuti e 50 secondi di distacco da Ullrich. In classifica generale Pantani è a 14 minuti e 3 secondi dal tedesco)


Tour De France 1998
Tappa 1 (prologo a Dublino, 5.6 km): Ullrich (Pantani a 43 secondi di distacco da Ullrich)
Tappa 7 (crono a Correze, 58 km): Ullrich (Pantani a 4 minuti e 21 secondi di distacco da Ullrich. In classifica generale Pantani è a 5 minuti e 4 secondi dal tedesco)
Tappa 10 (Bagneres De Luchon, 196.5 km): Pantani (Ullrich a 23 secondi di distacco da Pantani. In classifica generale Pantani è a 4 minuti e 41 secondi dal tedesco)
Tappa 11 (Plateau De Beille, 170 km): Pantani (Ullrich a 1 minuto e 40 secondi. In classifica generale Pantani è a 3 minuti e 1 secondo dal tedesco)
Tappa 15 (Les Deux Alpes, 189 km): Pantani (Ullrich a 8 minuti e 57 secondi. In classifica generale Ullrich è a 5 minuti e 56 secondi da Pantani)
Tappa 16 (Albertville, 204 km): Ullrich (Pantani stesso tempo)
Tappa 20 (crono a Le Creusot, 52 km): Ullrich (Pantani a 2 minuti e 35 secondi. In classifica generale Ullrich è a 3 minuti e 21 secondi da Pantani)


Armstrong torna dal cancro nel Tour 1999 che vince, in quest'edizione non c'erano nè Ullrich (per via di una caduta prima del Tour), nè Pantani (che era stato squalificato dal Giro D'Italia 1999 per ematocrito alto).


Tour De France 2000
Tappa 1 (cronometro a Futuroscope, 16 km): Armstrong (Pantani a 2 minuti e 14 secondi di distacco da Armstrong)
Tappa 4 (cronosquadra a St.Nazaire, 70 km): US Postal (Mercatone a 2 minuti e 48 secondi di distacco dall'US Postal. In classifica generale distacco complessivo di 4 minuti e 42 secondi dal texano)
Tappa 10 (Hautacam, 205 km): Armstrong (Pantani a 5 minuti e 10 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 10 minuti e 34 secondi dal texano)
Tappa 12 (Mont Ventoux, 149 km): Pantani (Armstrong stesso tempo. In classifica generale Pantani è a 10 minuti e 26 secondi dal texano)
Tappa 15 (Courchevel, 173.5 km): Pantani (Armstrong a 50 secondi di distacco da Pantani. In classifica generale Pantani è a 9 minuti e 3 secondi dal texano)
Tappa 16 (Morzine, 196 km): Armstrong (Pantani a 11 minuti e 43 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale Pantani è a 20 minuti e 46 secondi dal texano)


Tour De France 2000
Tappa 1 (cronometro a Futuroscope, 16 km): Armstrong (Ullrich a 12 secondi di distacco da Armstrong)
Tappa 4 (cronosquadra a St.Nazaire, 70 km): US Postal (T-Mobile a 40 secondi di distacco dall'US Postal. In classifica generale distacco complessivo di 52 secondi dal texano)
Tappa 10 (Hautacam, 205 km): Armstrong (Ullrich a 3 minuti e 19 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 4 minuti e 14 secondi dal texano)
Tappa 12 (Mont Ventoux, 149 km): Armstrong (Ullrich a 29 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale Ullrich è a 4 minuti e 55 secondi dal texano)
Tappa 15 (Courchevel, 173.5 km): Armstrong (Ullrich a 2 minuti e 31 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale Ullrich è a 7 minuti e 26 secondi dal texano)
Tappa 16 (Morzine, 196 km): Ullrich (Armstrong a 1 minuto e 37 secondi di distacco da Ullrich. In classifica generale Ullrich è a 5 minuti e 37 secondi dal texano)
Tappa 19 (crono a Mulhouse, 59 km): Armstrong (Ullrich a 25 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale Ullrich è a 6 minuti e 2 secondi dal texano)


Tour De France 2001
Tappa 1 (cronometro a Dunkerke, 8.2 km): Armstrong (Ullrich a 3 secondi di distacco da Armstrong)
Tappa 5 (cronosquadra a Bar de Luc, 67 km): US Postal (Telekom a 24 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 27 secondi dal texano)
Tappa 10 (Alpe D'Huez, 209 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuto e 59 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 2 minuti e 34 secondi dal texano)
Tappa 11 (crono a Chamrousse, 32 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuto di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 3 minuti e 34 secondi dal texano)
Tappa 12 (Ax-Bonascre, 166 km): Armstrong (Ullrich a 23 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 4 minuti e 5 secondi dal texano)
Tappa 13 (St.Lairy Soulan, 194 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuto di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 5 minuti e 13 secondi dal texano)
Tappa 18 (St.Amand-Montrond, 61 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuto e 39 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 6 minuti e 44 secondi dal texano)


Nel Tour 2002, vinto anch'esso da Armstrong, Ullrich non partecipa per via di una caduta.
Pantani invece dal 2000 in poi non viene invitato e contemporaneamente sprofonda nella depressione.
Nel Tour 2003 Ullrich passa dalla Telekom al Team Bianchi.


Tour De France 2003
Tappa 1 (prologo a Parigi, 6.5 km): Ullrich (Armstrong a 5 secondi di distacco da Ullrich)
Tappa 4 (cronosquadra a Saint Dizier, 69 km): US Postal (Team Bianchi a 43 secondi di distacco dall'US Postal. In classifica generale distacco complessivo di 38 secondi dal texano)
Tappa 9 (Alpe D'Huez, 219 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuti e 21 da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 2 minuti e 10 dal texano)
Tappa 12 (crono a Cap Decouverte, 47 km): Ullrich (Armstrong a 1 minuto e 36 di distacco. In classifica generale distacco complessivo di 34 secondi dal texano)
Tappa 13 (Plateau de Bonascre, 197.5 km): Ullrich (Armstrong a 7 secondi di distacco. In classifica generale distacco complessivo di 15 secondi dal texano)
Tappa 15 (Luz Ardiden, 159.5 km): Armstrong (Ullrich a 40 secondi di distacco. In classifica generale distacco complessivo di 1 minuto e 7 secondi dal texano)
Tappa 19 (crono a Nantes, 49 km): Armstrong (Ullrich a 11 secondi di distacco. In classifica generale distacco complessivo di 1 minuto e 16 secondi dal texano)


Tour De France 2004
Tappa 1 (prologo a Liegi, 6.1 km): Armstrong (Ullrich a 15 secondi di distacco da Armstrong)
Tappa 4 (cronosquadra ad Arras, 64 km): US Postal (T-Mobile a 1 minuto e 19 secondi di distacco dall'US Postal. In classifica generale distacco complessivo di 1 minuto e 34 secondi dal texano)
Tappa 12 (La Mongie, 197 km): Armstrong (Ullrich a 2 minuti e 20 secondi di distacco. In classifica generale distacco complessivo di 3 minuti e 38 secondi dal texano)
Tappa 13 (Plateau de Beille, 205 km): Armstrong (Ullrich a 2 minuti e 42 secondi di distacco. In classifica generale distacco complessivo di 6 minuti e 39 secondi dal texano)
Tappa 16 (Alpe D'Huez, 15.5 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuto e 1 secondo di distacco. In classifica generale distacco complessivo di 7 minuti e 55 secondi dal texano)
Tappa 19 (crono a Besancon, 55 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuto e 1 secondo di distacco. In classifica generale distacco complessivo di 9 minuti e 9 secondi dal texano)


Tour De France 2005
Tappa 1 (crono a Noirmoutier, 19 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuto e 6 secondi di distacco da Armstrong)
Tappa 4 (cronosquadra a Blois, 66 km): Discovery Channel (T-Mobile a 35 secondi di distacco dalla Discovery Channel. In classifica generale distacco complessivo di 1 minuti e 41 secondi dal texano)
Tappa 10 (Courchevel, 192 km): Armstrong (Ullrich a 2 minuti e 14 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 4 minuti e 2 secondi dal texano)
Tappa 14 (Ax-3 Domaines, 220 km): Armstrong (Ullrich a 20 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 4 minuti e 34 secondi dal texano)
Tappa 15 (St.Lairy Soulan, 205 km): Armstrong (Ullrich a 1 minuto e 24 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 5 minuti e 58 secondi dal texano)
Tappa 20 (St.Etienne, 55 km): Armstrong (Ullrich a 23 secondi di distacco da Armstrong. In classifica generale distacco complessivo di 6 minuti e 21 secondi dal texano)


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mercoledì 22 agosto 2018

Le Follie Di "El Loco" Bielsa: Allenatore Del Leeds

Marcelo "El Loco" Bielsa, nominato nuovo manager del Leeds Utd, dopo poco più di due mesi dal suo arrivo in città, è già diventato un nuovo leader di Elland Road.
E non solo per i suoi metodi ma anche per aver centrato ben 4 vittorie consecutive.
El Loco vuol dire "Il pazzo".
Il segreto del successo del Loco? Uno smisurato amore per il Calcio, una grande passione per il lavoro e la cura maniacale nei dettagli alla ricerca del modulo perfetto, che esalti le qualità dei giocatori che ha a disposizione.
Ecco così che il Leeds nelle sue prime uscite si è schierato con un 4-1-4-1 capace di trasformarsi in corso d'opera in un 4-2-3-1.
Il bomber Kemar Roofe è cresciuto nel West Bromwich Albion, ma per esplodere ha dovuto attendere fino a due stagioni fa, quando è stato votato il miglior giocatore della League Two indossando la maglia dell'Oxford United.
Supportati dal mediano Kalwin Phillips, cresciuto nel vivaio, i due riescono a operare con bravura in fase offensiva, dialogando con le ali Alioski e Hernandez.
Al vittorioso esordio casalingo per 3-1 sul neo-retrocesso Stoke, gli uomini di Bielsa hanno fatto seguire uno splendido 4-1 in casa del Derby County, un 2-1 al Bolton nel primo turno di Coppa di Lega e il recente successo 2-0 sul Rotherham.

"Il successo è deformante: rilassa, inganna, ci rende peggiori, ci aiuta ad innamorarci eccessivamente di noi stessi. Al contrario, l’insuccesso è formativo: ci rende stabili, ci avvicina alle nostre convinzioni, ci fa ritornare ad essere coerenti. Sia chiaro che competiamo per vincere, ed io faccio questo lavoro perché voglio vincere quando competo. Ma se non distinguessi ciò che è realmente formativo da quello che è secondario, commetterei un errore enorme"

In generale Bielsa esegue un calcio offensivo, verticale, spinto da atletismo, pressing sull'uomo, tagli in profondità, ricerca dello spazio, continua copertura della metà campo avversaria, ripartenze fulminee in fase di transizione offensiva.
È un calcio che esalta gli interpreti, ma li prosciuga al tempo stesso.
Il Newell’s gli dedica addirittura lo studio “Estadio Marcelo Bielsa” ma fallisce come ct dell'Argentina schierata con un inedito 3-3-1-3/3-3-3-1 (inedito anche per la storia dell'Argentina stessa, tendenzialmente nazionale con gioco speculativo ed avara di spettacolo, individualità a parte).

"I cambiamenti in una squadra si attuano quando si vince, non quando si perde. Quando si perde è il momento di osservare e capire"

L'Argentina vince 1-0 contro una Nigeria infarcita di giovani e qualche vecchia gloria come Jay Jay Okocha. Il crollo avviene con l’Inghilterra, partita decisa da un rigore calciato di potenza da Beckham.
L'ultima partita finirà 1-1 con la Svezia.
Bielsa poi vola ad Atene con la Selección e vince le Olimpiadi.
Poi però, senza alcun preavviso, si dimette dalla guida tecnica della Nazionale lasciando basita un’intera nazione.
Negli anni successivi non rilascerà più interviste, si fermerà per tre anni e passerà la maggior parte del tempo a visionare dvd e vhs con migliaia di partite dei maggiori campionati. Si narra che, in questo periodo, una sera abbia svegliato di soprassalto famiglia e vicini della sua villa di Rosario per provare una disposizione tattica “vivente” nel giardino di casa. Il tutto alle 2 di notte.
Nel 2007 diverrà ct del Cile e lo qualifica ai mondiali.

"Tutti sappiamo quando un giocatore è bravo o scarso. Il vero merito di un tecnico è capire quando un giocatore che sembra normale può diventare davvero bravo. Un buon allenatore è quello che porta il giocatore ad esprimere il massimo del suo potenziale, o a scoprirlo quando ancora nessuno lo ha fatto"

E ancora una volta, appena compiuta l’impresa, Bielsa spiazza tutti. Dopo un tira e molla ricco di conflitti e incomprensioni con i vertici della Federazione, Marcelo convoca una conferenza stampa e annuncia le dimissioni.
In seguito Bielsa inizia l’avventura nel vecchio continente e nel suo calcio milionario, allenando l'Athletic Bilbao accantona il 3-3-1-3, virando su un 4-2-3-1 più vicino al calcio europeo.
Al primo anno, dopo un lavoro profondissimo sul piano tattico, filosofico e mentale: si passa da un sistema inglese con cross dalle fasce e palle verticali per la spizzata di Llorente, a quello totale.
Dura 2 anni, poi va al Marsiglia.
Qui, convoca una delle sue conferenze stampa e spara a pallettoni contro la sua dirigenza, rea di aver condotto un mercato totalmente diverso dalle sue indicazioni.
Dopo un’estate contraddittoria e due scialbe giornate di Ligue1, El Loco mette a referto otto vittorie di fila che proiettano il Marsiglia al primo posto.
Chiuderanno al quarto posto, pagando un calo generale negli ultimi due mesi, come già successo a Bilbao, ma arrivando a giocarsi la qualificazione in Champions fino all’ultima giornata utile.
Prosegue poi la sua avventura in Francia al Lille dove dura solo 13 partite perchè se ne va in Cile (senza dire niente) per trovare un amico malato terminale di cancro.

Su Socrates: "Un giocatore che porta il nome di un filosofo che non ha scritto nulla, non poteva essere un calciatore diligente né vincere tanto e nemmeno allenare, è diventato una leggenda, adesso parla dai muri, ho ragione che fosse questa la sua intenzione: disperdersi"

Poi viene adocchiato dalla Lazio ma salta tutto dopo 2 giorni.
A dire di Lotito (presidente della Lazio) pare che volesse i soldi in dollari (con le variazioni sul cambio a carico della società romana), biglietti aerei per l’Argentina in prima classe per cinque persone (lui e il suo staff), cinque telefonini.

"Claudio, io parlo 2-3 ore al giorno con l’Argentina"
Bolletta illimitata.

Hotel a cinque stelle, sempre.
Poi Lotito gli fa: "Marcelo, quando sei venuto a Roma ti ho messo in un albergo mio. Era 4 stelle superior. Sei stato male?”. Lui me fa: “Benissimo”. “Allora che ce devi fa’ co ste 5 stelle, che sei grillino?”. S’impunta: 5 stelle. E va be’”. 

Lotito: "Poi, c’è la storia delle sagome, quelle per simulare la barriera. Bielsa dice che vuole le sagome tedesche. Ma perché, quelle italiane che c’hanno? So’ uguali, so’ pezzi di plastica. No, tedesche. Le ordino, costano tre volte quelle italiane. El Loco ce tiene ai valori. Lo so io quali valori..."

Come detto, da qualche settimana ha realizzato uno suoi sogni, allenare in Inghilterra e lo ha fatto a modo suo, seguendo le emozioni che fanno vibrare la storia, senza guardare troppo al presente.
Presentatosi in conferenza stampa, il personaggio sembra rimasto quello di sempre, determinato e maniacale, solo un po' ammorbidito nel carattere e negli angoli smussati.

"Ho visto tutti i 51 match dell'anno scorso"
Conosco ogni cosa che uno straniero può sapere del Leeds e so che cosa significano i suoi colori per i tifosi. Per questo voglio partire al massimo e ho visto tutti i 51 match giocati la scorsa stagione e anche le due amichevoli.
Bielsa nelle ultime settimane era ossessionato dal far capire ai suoi giocatori quanto fatica facessero i tifosi per potersi permettere di acquistare un biglietto dello stadio per andare a vederli.
I primi di agosto la squadra è stata riunita al centro sportivo, ma invece della classica sessione di allenamento, l'allenatore argentino ha mandato i suoi giocatori a raccogliere l’immondizia per ben tre ore, il tempo di lavoro necessario da parte di un tifoso per acquistare un biglietto e per far capire loro quanti sacrifici fanno i sostenitori per incitarli da vicino durante i match.
Sono poi arrivate 4 vittorie consecutive.
Alla prima intervista aveva già detto: "Scusate, niente inglese, ma imparerò".
Accanto a lui c’era Salim Lamrani.
Chi è? Nessuna figura legata al calcio. Bensì il suo traduttore, in realtà anche e soprattutto un docente e scrittore francese, che tiene corsi in due università, e che scrive principalmente su Cuba e sui suoi rapporti con gli Stati Uniti d’America.
Poi, ecco il nuovo incarico come seconda voce di Marcelo Bielsa.
La dinamica è molto complessa nella sua semplicità: il giornalista pone la domanda all’allenatore del Leeds. Lamrani gliela traduce in spagnolo e lo stesso Bielsa risponde al suo traduttore nella propria lingua. Poi la nuova traduzione all’inglese bisbigliata all’orecchio per un Bielsa che, con grande signorilità, ci tiene a rispondere solo e soltanto in inglese. E pazienza se nel mezzo è passato qualche minuto e la dichiarazione finale è stringatissima.
"Le nostre azioni offensive sono state molto buone in alcuni momenti. Ci manca ancora un po’ di esperienza. Dobbiamo ancora migliorare molto. Non abbiamo mosso la palla così come volevamo"
La dedizione al Leeds Utd sarebbe totale: 24 ore su 24.
L'argentino ha installato una cucina ed un letto nel centro di allenamento e pare che (molto spesso) dorma lì e non a casa, per non perdere tempo.
Ogni notte fa le ore piccole per esaminare video e dati degli avversari.
Fa le ore piccole ma si sveglia alle 5/6 del mattino ogni giorno, per leggere i giornali e rispondere alle mail dei tifosi.
Nulla è lasciato al caso: anche l'erba di Elland Road deve avere lo stesso taglio (lunghezza).
Il giorno prima del match convoca i giocatori per un colloquio individuale di 15 minuti dove illustra compiti e caratteristiche degli avversari.


SPIONAGGIO
L'attenzione per i dettagli è talmente maniacale che l'11 gennaio 2019, successe un discreto scandalo alla vigilia della partita tra Leeds e Derby County (in programma l'11 gennaio).
La polizia di Derby fece irruzione durante l'allenamento della squadra di Frank Lampard per fermare una spia. L'uomo, armato di binocolo e pinze, era stato mandato appositamente dal Leeds e aveva attirato l'attenzione di alcuni passanti.
La polizia ha rilasciato successivamente un comunicato per spiegare l'accaduto, spiegando che gli ufficiali sono andati sul campo per interrogare l'uomo.
Questo il comunicato ufficiale del Derby County:

"Il Derby County FC conferma che ieri al campo di allenamento è stato chiesto l'intervento della polizia, dopo l'individuazione di un uomo che stava agendo in maniera sospetta. È stato confermato che l'uomo fa parte dello staff del Leeds United. Il club è al momento in discussione con il Leeds per parlare dell'incidente"

Bielsa: "È vero, c'era un uomo del Leeds a seguire gli allenamenti del Derby: mi rendo conto che per qualcuno possa sembrare sbagliato, lo capisco, ma non è una pratica illegale"

Bielsa ci ha tenuto a precisare di averne parlato di persona con Lampard, cercando di spiegargli i motivi che lo hanno portato a fare una scelta del genere oltre, ovviamente, a scusarsi per l'accaduto. Già, perché Lampard non l'ha presa benissimo, usando parole di critica verso il collega subito dopo il triplice fischio finale:

"Questo comportamento mi ha dato molto fastidio. Certe cose non si fanno: Bielsa mi ha avvicinato per darmi la sua versione e chiedermi scusa, ma al momento non ero dell'umore adatto per ascoltarlo"
Bielsa: "Potremmo stare ore a parlare del fatto che questa vicenda sia giusta o sbagliata, corretta o meno. Ciò che conta però è che Lampard e il Derby si sono sentiti offesi: di questo me ne dispiaccio molto. Lampard dice che non ho rispettato il fair play, io non la penso così ma adesso questo non è importante. Ma la responsabilità non è della società, ho fatto tutto di testa mia. È un metodo che ho sempre usato fin dai tempi in cui allenavo la nazionale argentina. Non intendo giustificarmi per ciò che ho fatto: ai miei avversari la cosa non è piaciuta e mi spiace, però so di non aver fatto nulla di illegale"

Poi il tecnico argentino ha ulteriormente precisato ai giornalisti:
"Molte persone si sono espresse sul mio comportamento, molte delle quali condannandolo, dicendo che non è etico, non è morale. Ma ho osservato tutti gli avversari contro cui abbiamo giocato, tutte le sedute d'allenamento prima di affrontarli. Quello che ho fatto non è illegale, possiamo discuterne, non è una cosa ben vista ma non ho violato alcuna legge anche se so che non si può fare tutto ciò che è consentito dalla legge. Non posso dire che questa sia la cosa giusta da fare, ma cercherò di spiegare che non avevo cattive intenzioni. Forse ho violato le regole del fair play, devo adattarmi alle regole legate alle abitudini del calcio inglese. Quando osservi gli allenamenti degli avversari cerchi di capire l'11 titolare. Ovviamente non sono le informazioni che ti permettono di costruire una formazione per neutralizzare l'avversario, ma questa non è una norma. Non sto cercando di giustificare il mio comportamento. Se le autorità vogliono proteggere il campionato, condannando coloro che si comportano con cattive intenzioni o influenzano il prestigio della lega, dobbiamo rispettare le sanzioni. Questo non ti permette di vincere le partite, ma chiaramente ti fa conoscere dei giocatori. Magari non parlo bene inglese, ma vi posso parlare di tutte le squadre del campionato. La "spia"? La persona ha seguito i miei ordini e io sono l'unico responsabile"
Tra le altre cose dette in conferenza, Bielsa ha spiegato di aver visto 51 partite del Derby con il suo staff, ognuna delle quali ha richiesto 4 ore di lavoro in media, necessarie per estrapolare dati che loro ritenevano utili.
Il Loco ha mostrato quindi una serie di Power Point con tutti i dati raccolti, ovvero i giocatori più impiegati, i moduli tattici, i movimenti sui calci piazzati e via discorrendo. A molti ha dato l’impressione di saperne di più di Lampard stesso sul Derby.
Poi è seguita la conferenza stampa proprio di Lampard, alla vigilia del match di Championship, il quale è entrato in sala in modo scherzoso pronunciando queste parole: "Siete pronti per la mia presentazione? Anche io analizzo i match, come ogni allenatore"
Sul campo, poi è finita 2-0 per il Leeds.


LE SUE FOLLIE
C’è il derby tra Newell’s e Rosario Central, siamo ad inizio anni ’90. El Loco chiede ad un giocatore cosa è disposto a dare pur di vincere. Lui banalmente risponde qualsiasi cosa. Troppo poco per il tecnico: "Se vuoi vincere, devi dire che ti taglieresti un dito pur di raggiungere questo obiettivo!"
L’ossessione di piazzarsi davanti alla tv per analizzare gli avversari è sempre stata una sua passione. Quando allena l’Argentina, prima della Coppa del Mondo del 2002, si mette a visionare oltre 7mila video.
Da allenatore dell’Argentina, prima delle convocazioni, fa dei viaggi per visionare i giocatori. All’incontro con Redondo (ai tempi era al Real Madrid) ammette senza tanti giri di parole:

"Non mi piaci, ma devo vedere tutti i calciatori prima di fare le giuste valutazioni"

Con Simeone nel 2000 fece più o meno lo stesso, giudicando in maniera negativa la Lazio campione d’Italia per lo stile di gioco.
"Ti rendi conto che a parte i tuoi tifosi nessuno si ricorderà di quel campionato? Non hai giocato per niente"

In Nazionale Bielsa mette ai voti anche la difesa: meglio a 3 o a 4? Gli argentini per alzata di mano scelgono la seconda opzione.
"Bene, giocheremo con la linea a 3"

A Marsiglia fa installare un monitor su una golf car per studiare gli schemi anche durante i piccoli spostamenti all’interno del centro sportivo. E nella sua auto personale ha fatto lo stesso: un suo collaboratore lo accompagna a casa, lui è fisso con gli occhi sullo schermo.
Ancora a Marsiglia, Bielsa in panchina vive le partite a modo suo.
Si siede su un frigorifero portatile, piazzato ai confini dell’area tecnica. Una volta uno dei suoi collaboratori lascia un caffè appoggiato sul mini frigo, Marcelo senza accorgersene ci si siede sopra tra le risate di tutto lo staff.
L’allenatore argentino è in volo, si sente preoccupato. Chiede ad una hostess se ha fiducia nel pilota. La donna risponde ovviamente di sì, con tranquillità. Ma durante la rotta qualcosa va storto: forti turbolenze fanno tremare il velivolo, Bielsa non ci sta ed esplode contro il personale di bordo, reo di avergli mentito.
A Bilbao i lavori per il centro di allenamento vanno a rilento, l'investimento del club di 12 milioni di euro ancora non ha dato i suoi frutti. La società non si muove, è Bielsa il primo ad alzare il telefono e inveire contro la ditta incaricata dei lavori. Scatta la querela per le tante offese ricevute da parte dell'impresa edile, poi l'argentino si rende conto di aver sbagliato e si autodenuncia per dare il buon esempio.

"Mentre dormo sto pensando a migliorare la squadra"

Bielsa ai tempi dell'Athletic Bilbao, in campo svolge lavoretti sul campo.
Il prato deve essere perfetto per gli allenamenti settimanali. Niente buche, tutto tenuto alla perfezione. Invece da allenatore del Cile ha fatto scavare una sorta di fossato intorno al rettangolo di gioco, in modo che giornalisti e curiosi non potessero affacciarsi.
Marcelo una volta si è rinchiuso in un convento argentino senza telefono, niente televisione, solo libri.


FRASI NOTE
"Se il calcio non fosse giocato da uomini, la mia squadra vincerebbe sempre"

"Mi piaceva leggere di Menotti e di Bilardo, ma non potevo comprare ogni giorno i 12 quotidiani che arrivavano a Rosario, così cominciai a gestire un’edicola in centro"

"Un’opportunità è un gol, e un gol per noi è la vita"

"Per me, la fiducia è sinonimo di relax. Io preferisco la paura, perché ti costringe stare sull’attenti"

"L’unico modo che io ho di intendere il calcio è la pressione costante, giocare nella metà campo avversaria ed essere il padrone del pallone"

"La gioia di una vittoria in una partita dura cinque minuti, la partita finisce e c’è un senso di effervescenza, una sensazione di adrenalina al massimo che genera eccitazione e felicità. Ma sono solo cinque minuti, e dopo c’è un enorme e grandissimo vuoto. È una solitudine indescrivibile"

"Ragazzi, so che è difficile accettare l’ingiustizia, ma ascoltate ciò che vi dirò: ingoiate il veleno, dovete essere forti. So che adesso non c’è parola che possa rasserenarvi, ma se giocherete come oggi otterrete ciò che meritate"

"Perché dovrei concedere un’intervista a una persona importante e negarla al piccolo giornalista di provincia? Quali sono i criteri per fare una cosa del genere? Il mio interesse? Questo è opportunismo"

"Non esiste un solo motivo, neppure uno, perché un giocatore in campo stia fermo. Il calcio è movimento, il calcio è correre e smarcarsi"

[riferito all'Italia, affrontata nel torneo di Tolone 2008]
"Questo non è calcio, questo non è calcio. Solo palla lunga al centravanti. Questo non è calcio: tutti indietro. Questo non è giocare, questo non è giocare!"



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venerdì 17 agosto 2018

I Memphis Grizzlies e Il Grit & Grind: Lentezza, Gioco Difensivo e Brutto (NBA)

Zach Randolph: "Noi siamo questi: combattivi, orgogliosi, determinati. Noi non siamo belli da vedere. Non corriamo su e giù per il campo ad alzare lob e schiacciare in windmill. Noi giochiamo nel fango"

Fondati nel 1995 come Vancouver Grizzlies, poi la franchigia NBA si spostò a Memphis.
I Grizzlies, storicamente, sono noti in NBA per la loro arcigna difesa e per il brutto gioco mostrato per via di una grande fisicità, lentezza e poco produttività offensiva.
Queste caratteristiche si sono accentuate negli ultimi anni, nel 2013 cedono Gay e Hamed Haddadi ottenendo in cambio Tayshaun Prince, Ed Davis e Austin Daye.
Chiuderanno al 5° posto in Western Conference.
La forza della squadra, assolutamente modesta in attacco, si basa sulla straordinaria difesa; non a caso Marc Gasol vince il Defensive Player Of The Year.
Ai play-off i Grizzlies incontrano i Los Angeles Clippers e li battono 4-2.
Al secondo turno i Grizzlies incontrano gli Oklahoma City Thunder che avevano chiuso la Western Conference in 1ª posizione: vinceranno 4-1, avanzando per la prima volta nella loro storia alle finali di Western Conference, in cui affrontano i San Antonio Spurs.
Nonostante i pronostici che vedevano, dopo che i Grizzlies avevano sconfitto i Thunder, la serie molto equilibrata, gli Spurs sconfiggono facilmente i Grizzlies per 4-0.
A fine stagione Hollins viene clamorosamente licenziato, a dispetto della straordinaria stagione.
L'anno successivo vennero eliminati dagli Oklahoma City Thunder ai playoff.
Il Basket di Memphis comunque basato sull’uso continuativo del post basso e della difesa come cardine sopra il quale far ruotare tutto il funzionamento della squadra.
I Grizzlies giocano come l’animale da cui prendono il nome, denominato Ursus Arctos Horribilis e definito come «assoluto padrone del suo habitat naturale», capace di «sopraffare facilmente qualsiasi animale nel suo territorio».
Horribilis perchè Zach Randolph e Marc Gasol incutevano terrone, fisicamente parlando.
Una partita di quei Grizzlies doveva essere quanto più possibile brutta affinché loro potessero vincere.
L'idea dei Grizzlies non era giocare bene o meglio degli avversari, quanto piuttosto farli giocare male, trasfomare ogni partita in una battaglia di intensità, nervi, risse e agonismo, farli sentire a disagio e imbruttire.
Un tipo di Basket battezzato “Grit & Grind”.
Per molti anni, Memphis ha avuto lo stesso nucleo di giocatori: Randolph, Marc Gasol e Mike Conley (anche se spesso infortunato).
Memphis non è mai riuscita ad arrivare alle Finali e a contendere per il titolo, ma è sempre stata lì a giocarsela con le migliori, sia sotto coach Lionel Hollins che con il suo vice Dave Joerger.
I loro giochi alto-basso sono l’unica cosa bella in un mosaico composto da spallate, fisicità e gioco sporco.
Ultimissimi per triple tentate.
Al di là però dei risultati finali: i Grizzlies si passano discretamente il pallone ma muovono poco le difese, tirano poco da tre, fanno girare poco la palla quindi vanno sbattere contro delle difese già piazzate.
Dal 2010 al 2016, i Grizzlies hanno sempre avuto una delle prime 10 difese NBA, in particolare per la loro capacità di negare l’area e le triple dagli angoli, costringendo gli avversari a prendersi tiri dalla media distanza e dalle triple frontali.
Inoltre sono bravissimi a contestare tutti i tiri degli avversari, senza lasciare conclusioni semplici e senza mai mollare un secondo.
Forse uno dei difetti che non ha permesso a Memphis di sfondare sono state le % al rimbalzo, non essendo eccelse nè in difesa (più o meno a metà della lega) nè in attacco ed avendo ritmi lenti (giocando quindi pochi possessi) la cosa è stata spesso fatale (ai playoff).
I Grizzlies poi hanno perso Randolph, sono rimasti Gasol, Conley, Green, poi sono stati aggiunti Chalmers, Brooks, Evans.
2016 e 2017, comunque la squadra ha raggiunto i playoff perdendo però al primo turno rispettivamente 4-0 e 4-2 contro San Antonio Spurs.
Una cosa però è certa: pur con tutti i loro difetti, questi Memphis Grizzlies non si batteranno mai da soli. Non saranno loro a perdere una partita, ma piuttosto gli altri a doverla vincere: correndo, facendo a sportellate e combattendo su ogni possesso.
In regular season questo approccio, unito a quel sistema e quegli interpreti, ha permesso la disputa di ottime stagioni almeno sino al 2016/17 malgrado un talento non eccelso e schemi offensivi abbastanza approssimativi.
La stagione successiva (2017/18) ha visto i Grizzlies provare a cambiare tipo di gioco, tirando maggiormente da tre e velocizzando i possessi, neanche a dirlo: è stata un'annata terribile, chiusa con un record di 22-60.
Un orso non può diventare una gazzella.


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giovedì 9 agosto 2018

La Storia Di Alex Ferguson: Litigi, Mind Games, Fergie Time, Ferguson's Formula e Citazioni

Alex Ferguson è diventato Sir, laddove anni di guerre hanno fallito, riuscendo ad unire Scozia e Inghilterra da sempre divise nello sport (non solo Calcio) e rappresentando al meglio lo spirito di appartenenza ad un qualcosa di molto più grande dei semplici confini, esaltando il sentirsi britannico.
Proveniente da una famiglia operaia, il piccolo Alex nacque nel sobborgo di Govan (zona molto povera), a Glasgow, con quel sogno nel cassetto di diventare calciatore professionista. Non gli piaceva la scuola, ma riuscì a diplomarsi durante gli anni al Saint Johnstone, prima di firmare per il Dumferline. Nel frattempo, continuò a lavorare in fabbrica. Fu un discreto attaccante e l'esplosione della sua carriera avvenne con i Rangers Glasgow, per poi chiudere la carriera con il Falkirk e l'Ayr United. Nel mentre si compra anche un pub: il Fergi's. 171 gol in 317 partite totali e due Scottish Premier League, all'epoca chiamata Scottish First Division, tra il 1957 e il 1974, anno del suo ritiro. A 34 anni niente più botte agli avversari, niente più litigi in campo. Il ritorno a Govan, il pub, dove si servivano birre in attesa di buttarsi nella mischia per interrompere una rissa.
Una volta da solo non ci riuscì: chiamò la polizia per fermare un tipaccio che aveva tirato fuori una pistola e minacciava di riempire di pallottole chiunque si rifiutasse di versargli un’altra pinta.
Fu la fine di Fergie’s, l’inizio di una nuova vita.


CARRIERA IN SCOZIA E I SUCCESSI EUROPEI CON L'ABERDEEN
La vera storia di Ferguson inizia proprio nel momento della fine. Nel luglio 1974 diventò allenatore dell'East Stringshire, ma non era ancora pronto per dare vita alla leggenda del suo mito. Anche se già alcuni dei suoi modi vennero fuori.

Bobby McCulley: "Ferguson ci terrorizzava. Nei suoi primi anni di lavoro si comportò da vero bastardo. Tutto era concentrato sui suoi obiettivi. Il tempo non gli importava. Non indossava l'orologio. Se serviva ci faceva restare sul campo sino a tardi. In allenamento si giocava anche quando calava il buio, fino a quando la sua squadra non vinceva"

Lasciò la squadra dopo 22 partite, firmando con il St.Mirren e vincendo il campionato di seconda divisione del 1977. Nel 1978 finalmente Ferguson ha la possibilità di dimostrare il suo valore con una squadra storica e prestigiosa del calcio scozzese, l'Aberdeen.
Inizia così a scrivere pagine impensabili del calcio, perché il suo ciclo, che si concluderà nel 1986 con le dimissioni, è il più vincente del club. Vinse 3 campionati, 4 Coppe di Scozia, una Coppa di Lega scozzese, ma soprattutto la Coppa delle Coppe del 1982 e la Supercoppa Uefa nel 1983.
Considerando che stava guidando l'Aberdeen (che nella sua storia aveva vinto, sin lì, solo un campionato...quello del 1955) e non le due di Glasgow (Rangers e Celtic che storicamente dominano in Scozia), be' parve subito evidente che potesse diventare tra i più grandi manager di tutti i tempi.
I metodi per il successo furono: terrore, intimidazione, inseguimento dei giocatori ribelli per i locali di Aberdeen, le ronde notturne, le urla in spogliatoio. Tutto ciò lo fecero subito diventare noto con il soprannome di Furious Fergie. Ad Aberdeen crea la mentalità dell’assedio. I giornali elogiano solo le due squadre di Glasgow? Bene, noi ad Aberdeen li accoglieremo con le forche. Pittodrie diventa una fortezza inespugnabile. Le trasferte, invece, spedizioni punitive: soldati in territorio nemico che vendono cara la pelle. Già a 40 anni lo si ricorda multare un giocatore che osò superare la sua macchina lungo la strada che portava al centro tecnico.
Terminata l'esperienza all'Aberdeen, in seguito arrivò anche la chiamata della Scottish Football Association che gli affidò la panchina della Scozia proprio nel suo ultimo anno come tecnico dell'Aberdeen. Fu il successore di Jock Stein, morto a seguito di un infarto in una partita contro il Galles nel settembre 1985. Ferguson vincerà solo 3 partite su 10, compresa il deludente Mondiale in Messico.



CARRIERA IN INGHILTERRA CON IL MANCHESTER UTD
Conclusa la sua storia in patria, Ferguson si trasferisce in Inghilterra, che poi diventerà la sua nuova casa. A puntare su di lui fu il Manchester United, che veniva da anni di transizione dopo il ritiro di George Best, di Bobby Charlton, di Denis Law (tutti palloni d'oro) ed ancora prima l'era sfortunata dei Busby Babes. Ci metterà tre anni e mezzo per vincere il suo primo trofeo con i Red Devils, ma mai altra decisione di aspettare Ferguson è stata una scelta così decisiva nella storia del Calcio.
Siederà su quella panchina per ben 27 anni.
Il resto è storia, è leggenda, perché da quel 1986 al 2013, anno del suo ritiro, Ferguson vincerà tutto e più volte con il Manchester United, riuscendo nella capacità di rivoluzionare la squadra adattando le sue idee di gioco all'evoluzione del calcio, passando dalla Class Of '92 di David Beckham, Ryan Giggs, Paul Scholes, dei fratelli Neville, Nicky Butt, alla generazione dei nuovi fenomeni del Calcio mondiale, da Yorke a Cole passando per Sheringham, poi Wayne Rooney e Cristiano Ronaldo, senza dimenticare ovviamente leggende del calibro di Eric Cantona, Mark Hughes, Ruud Van Nistelrooy e Peter Schmeichel. Il primo campionato inglese arriverà nel 1992 (il Manchester Utd non lo vinceva dal 1966 ed aveva conosciuto, nel mentre, anche l'onda della retrocessione in seconda serie).
In tutto si conteranno 13 campionati inglesi tra First Division e Premier League, 5 FA Cup, 4 Coppe di Lega inglese, 10 Community Shield, oltre ai trofei internazionale, quali la Coppa delle Coppe del 1991, la Supercoppa Uefa del 1991 e, ancora, l'incredibile Coppa dei Campioni del 1999 nel famoso anno del Treble, con tanto di rimonta nei minuti di recupero contro il Bayern Monaco, la Champions League del 2008 nel derby inglese contro il Chelsea, grazie ai calci di rigore, la Coppa Intercontinentale del 1999 e il Mondiale per Club del 2008.
In totale 1500 panchine con 895 vittorie, 338 pareggi e appena 267 sconfitte totali.
Ma, soprattutto, tantissimi premi individuali, quali 10 volte Allenatore dell'anno in Inghilterra, 3 volte Allenatore dell'anno League Managers Association, Allenatore del decennio 1990 della League Managers Association, 2 volte Allenatore dell'anno IFFHS, 3 volte Onze d'or al miglior allenatore europeo dell'anno, Miglior Allenatore del Mondo del XXI secolo IFFHS nel 2012 e, ovviamente, il Premio alla carriera Presidential Award del 2011.
Ferguson cambiò il concetto stesso di gestione di un club e l'essenza stessa dell'essere allenatore.
Non più un semplice tecnico, una guida tecnica.
Ma un manager, colui che deve guidare la squadra da tutti i punti di vista, anche sulla gestione delle risorse economiche, scegliendo i giocatori da acquistare, quelli da cedere.
Oltre agli aspetti tecnici, ovviamente, una vera e propria guida spirituale, psicologica e morale di una squadra.

"La pensione è per i giovani, non per i vecchi. I giovani possono trovare nuovi interessi. Quando sei vecchio e sei stato nel giro per il tempo che ci sono stato io, se dovessi scendere, dove pensa me ne potrei andare? Sotto terra. Mi creda. La pensione è per i giovani. Se invecchi, non ci andare in pensione"

Il fascino e l’autorevolezza acquisita da sir Alex Ferguson sono fuori discussione.
Non è un caso che sia stato chiamato anche ad Harvard per tenere corsi di management.
E non è un caso che anche i pezzi della politica lo abbiano più volte interpellato chiedendogli consigli.
Nel 1997 incontrò Tony Blair a Manchester.
Una cena nel corso della quale il leader laburista gli chiese suggerimenti. Gli rispose: "Se tieni il tuo governo chiuso in una stanza e sbarri la porta non hai problemi. Il guaio è che ogni membro del governo vola per i fatti suoi, ha i suoi contatti giornalistici, i suoi alleati a cena. Controllare i ministri è la parte più difficile".
Sir Alex lo spogliatoio con i campioni lo ha sempre addomesticato così: "Non tanto esercitando il potere in modo asfissiante quanto piuttosto tenendo il controllo della truppa con autorevolezza, elasticità, serietà, stabilendo regole di comportamento uguali per tutti e affidandomi a collaboratori leali e bravi".
Difficilmente lo dimenticheranno dalle parti dell'Old Trafford, quel Teatro dei Sogni dove è stato capace di trasformare i sogni del Manchester United, dei tifosi dei Red Devils, dell'Inghilterra, della Scozia e del Regno Unito, in realtà.
Sir Alex Ferguson è il più grande manager di tutti i tempi e se questo è un qualcosa di soggettivo, sicuramente è il più vincente allenatore della storia del Calcio (nessuno può vantare in bacheca 48 trofei, in realtà 49 se si considera il titolo di seconda serie vinto con il St.Mirren!).


PALMARES (ABERDEEN E MANCHESTER UTD)
Campionati scozzesi: 3
Coppa di Scozia: 4
Coppa di Lega scozzese: 1
Campionati inglese: 13
Coppa d’Inghilterra: 5
Coppa di Lega inglese: 4
Charity Shield/Community Shield: 10
Champions League: 2 (Manchester Utd)
Coppa delle Coppe: 2 (Aberdeen & Manchester Utd)
Supercoppa UEFA: 2 (Aberdeen & Manchester Utd)
Coppa Intercontinentale: 1 (Manchester Utd)
Coppa del Mondo per club: 1 (Manchester Utd)


GIOCHI PSICOLOGICI (MIND GAMES)
Da buon oratore, Ferguson non ha mai fatto mistero di usare mind games per irritare gli avversari.
Fu uno dei pochi uomini di calcio inglese che quando perde "è colpa dell’arbitro".
E’ l’unico che, dopo aver gridato con tutto il fiato che ha in corpo sul viso dei giocatori dopo una sconfitta, poi cerca di convincerli: "Ehi, quello ti ha fatto il fallo, l’arbitro non l’ha visto, brutto figlio di puttana".
"Gli italiani sono cascatori", "i francesi sbruffoni", "Wenger senza quella squadra non vincerebbe neppure il torneo del condominio", "Mourinho? Con i soldi di Abramovich sono bravi tutti", "A Londra non ci sarei mai potuto stare, è una città per fighetti".
Usò questo termine costantemente quando ha voluto denigrare Beckham: "Un fighetto non può giocare a Calcio, andasse piuttosto a fare il buffone su qualche passerella"
Ferguson ha sempre avuto bisogno di un manager rivale o di una squadra rivale.
Ha sempre usato la rivalità per caricare i suoi giocatori. Negli anni una squadra che i giocatori dello United sono stati sempre spinti ad odiare è stato il Liverpool (va be' in realtà si tratta di una rivalità storica che travalica anche il Calcio). Anche quando il Liverpool era come classifica e come talento lontano dallo United, Ferguson usava la rivalità per tenere in tiro i suoi.
Disse subito, nel 1986, il nostro obiettivo è "buttare il Liverpool giù dal suo piedistallo" e così fu.
Poi nel tempo ci sono state altre squadre che hanno occupato il posto di rivale di turno, come Blackburn, Arsenal, Newcastle, Chelsea, Manchester City.
Ed i manager ad esse collegati: Dalglish (ex grande del Liverpool tra l'altro), Wenger, Keegan, Mourinho, Mancini. Con alcuni la rivalità è stata molto virulenta, con altri più estemporanea.
Benitez e Wenger sono certamente tra i più detestati.
Con Mourinho invece c'è stato un rapporto di amore/odio con i due che spesso hanno condiviso (con piacere) bottiglie di vino. Ad esempio nelle ultime giornate della Premier 1995/96, il Manchester Utd e il Newcastle si stavano giocando il titolo. Alla terz'ultima giornata dopo aver visto la sua squadra battere con difficoltà il Leeds per 1-0, Alex Ferguson chiese ad alta voce se la squadra di Howard Wilkinson si sarebbe impegnata duramente contro il Newcastle nella loro prossima partita.
Ferguson aveva buone ragioni per essere preoccupato. Lo United aveva già perso a Southampton e quella partita con i rivali del Leeds (demotivati a metà-classifica) fu tutt'altro che brillante, malgrado avessero giocato in 10 uomini per 73 minuti e con il difensore Lucas Radebe in porta dopo che il portiere Mark Beeney era stato espulso. Lo United era "confuso e anonimo" riferì David Lacey del Guardian. Carlton Palmer fu eletto il migliore in campo, fu Roy Keane a trascinare i suoi uomini ad una sofferta vittoria.
Dopo la partita, Ferguson fece incazzare Keegan del Newcastle con dei mind games: "Non capisco i giocatori del Leeds. Sono assolutamente d'accordo con il loro manager, non meritano questa posizione, se avessero giocato così per tutta la stagione sarebbero stati vicino alla vetta ma forse è dipeso che giocavano contro il Manchester United. E' patetico ciò. Penso che possiamo accettare qualsiasi club che arrivi qui e c'impegni al massimo, basta però che lo faccia ogni settimana".
Quella intervista, e gli eventi successivi, hanno efficacemente siglato lo status di Ferguson come il re dei giochi mentali del calcio. Il Newcastle vincerà comunque 0-1 la partita contro il Leeds ma pareggerà le ultime due, consegnando il titolo ai Red Devils (che batteranno 5-0 il Nottingham e 0-3 il Middlesbrough, chiudendo sul +4). In realtà l'anno precedente (1994/95) a Ferguson non era andata altrettanto bene. A giocarsi il titolo c'erano il Manchester Utd e il Blackburn di Kenny Dalglish, Ferguson disse "Blackburn dovrà finire come Devon Loch per darci qualche possibilità".
Cioè Ferguson aveva rievocato nella mente dei giocatori del Blackburn il cavallo della Regina Madre che cadeva nella gara di Aintree perchè a suo dire il Blackburn aveva già vinto il titolo (parlò della famosa "bottle" che fece poi infuriare Kenny Dalglish).
Il vantaggio del Blackburn in classifica era molto ampio, effettivamente dopo le dichiarazioni di Ferguson, i Rovers persero 3 delle ultime 5 partite (lo United ne vinse 3 e 2 pareggi) ma comunque non bastò: il titolo andrà comunque ai Rovers per 1 punto.
Ad esser decisiva la vittoria del Blackburn proprio contro il Newcastle: un soffertissimo 1-0 con il Newcastle che dominò in lungo e largo. Tim Flowers fece cinque salvataggi superlativi.
Anche Arsène Wenger fu spesso duramente attaccato, come ad esempi dopo una sconfitta casalinga per 3-2 contro il Derby nell'aprile del 1997: "Wenger viene dal Giappone, non sa nulla del calcio inglese è in un grande club, beh, gli hanno fatto credere di essere in un grande club, l'Arsenal... dovrebbe tenere la bocca chiusa, fermamente chiusa" questa dichiarazione sembrava soprattutto progettata per deviare l'attenzione da una prestazione scadente della sua squadra.
Si ricordi anche quando Fergie tentò seriamente di sollevare un vespaio, prima del quarto di finale di Champions League del 2003 con il Real Madrid, accusando la UEFA di aver svolto un "bel sorteggio". Anche nel 2008/09 Ferguson provò ad irritare il Liverpool di Benitez (che però rispose pan per focaccia). I Reds erano in piena corsa per il titolo, in testa alla classifica con 3 punti di vantaggio sul Chelsea e 7 sullo United che doveva però recuperare 2 partite; Ferguson qualche giorno prima si era lamentato del calendario troppo fitto e del trattamento riservato ai Red Devils.
Benitez: "Sono sorpreso da quanto è stato detto, forse allo United sono nervosi perché siamo in testa alla classifica. Ma io non voglio utilizzare mind-games, voglio parlare dei fatti. Tutti gli allenatori devono sapere che solo il signor Ferguson può parlare di calendari, può parlare di arbitri e non succede nulla. Sappiamo quello che succede ogni volta che andiamo ad Old Trafford. Loro vanno sempre dall’arbitro, specialmente a fine primo tempo camminano vicino e parlano. Ogni settimana mettono pressione agli arbitri, lo sappiamo. Abbiamo visto nostri giocatori espulsi ad Old Trafford, ma non i nostri avversari.
Abbiamo avuto un incontro a Manchester tra allenatori e la FA per la “Respect Campaign” e sono stato molto chiaro: dimenticate la campagna perché il signor Ferguson sta uccidendo gli arbitri, uccidendo il signor (Martin) Atkinson, uccidendo il signor (Keith) Hackett. Noi stiamo parlando di fatti, non di mie impressioni. Ci sono cose che tutti possono vedere ogni settimana. Non sto dicendo alle autorità cosa fare, ma io sono qui da cinque anni e so come vanno le cose. Se vuole parlare di calendari, su un piano di parità, se non vogliamo avere più problemi con i calendari ci sono due opzioni: o fare come in Spagna, il sorteggio per la prima parte del campionato è noto, tutti sanno quali partite giocheranno nel weekend e nella seconda parte s’invertono i campi. O c’è un’altra opzione. Che il signor Ferguson organizza il calendario nel suo ufficio e lo invia a noi e tutti sapranno e non può lamentarsi. È semplice".

Ferguson: "Il giorno in cui elencò quella famosa lista di “fatti” che avrebbero testimoniato la mia influenza sugli arbitri, qualcuno ci aveva detto che il Liverpool aveva organizzato le cose in modo che venisse posta a Benitez una particolare domanda che gli avrebbe dato modo di attaccarmi su quel tema. Niente di particolarmente insolito, anche a me era successo di farlo. Il nostro ufficio stampa mi avvertì: “Pensiamo che Benitez ti attaccherà direttamente, oggi”. “A proposito di cosa?” Non lo sappiamo, ma abbiamo ricevuto una soffiata”. Fatti. Ma i fatti erano tutti sbagliati. I media speravano che iniziasse una guerra e che io avrei contrattaccato. In pratica dissi che Rafa era amareggiato per qualcosa, ma non sapevo spiegare cosa fosse. Era il mio modo per dirgli sei stato sciocco, non devi mai farne una faccenda personale. Fu la prima volta che ricorse a strategie del genere ed ogni attacco successivo ebbe questi toni di risentimento".

Sempre nel 2009 si ricordi il mind game contro Mourinho (ai tempi allenatore dell'Inter). Erano gli ottavi di finale di Champions League e l'andata era finita 0-0. Ferguson: "Giocheranno per lo 0-0 e per andare ai rigori. Proveranno a soffocare il gioco per 120 minuti. E' nella mentalità italiana, argentina e di qualche altra nazione straniera". Poi il Manchester Utd vincerà 2-0 con reti di Vidic e C.Ronaldo.


FERGIE'S TIME
"Fergie’s time", è un'ipotetica porzione extra di recupero data al Manchester United quando stava perdendo.
"Se esiste significa che gli arbitri non fanno correttamente il loro lavoro, in quanto calcolano male il tempo di recupero. È opinione diffusa che gli arbitri aggiungano 30 secondi per ogni gol, sostituzione o altre interruzioni"
L’ex arbitro Graham Poll dice che non esiste, è un mito popolare alimentato da squadre invidiose del successo dello United ma, riflettendoci, "penso che sarebbe troppo facile dire che è solo spazzatura. Quando tu rifletti e pensi cosa succede, ti rendi conto della pressione dell’Old Trafford o dell’Emirates o di Stamford Bridge. La pressione è implicita ed ha un effetto, anche se inconsciamente".

Ferguson: "durante le partite punto il dito all’orologio non per spronare la mia squadra, ma per innervosire l’avversario. Se dovessi riassumere che cosa significa essere l’allenatore del Manchester United, direi che bisogna guardare agli ultimi quindici minuti: a volte è abbastanza misterioso, sembra che la palla venga risucchiata a rete. Spesso i giocatori sembravano sapere che sarebbe successo, che avrebbero segnato; non succedeva sempre, ma la squadra non smetteva mai di crederci"

Questo mito nacque nella stagione 1992/93 quando al 90esimo Manchester United e Sheffield Wednesday erano sul punteggio di 1 a 1. Furono concessi ben 7 minuti di recupero durante i quali Steve Bruce segnò il 2 a 1 per lo United. Da allora ogni volta che allo United è stato dato un po’ di recupero, i tifosi avversari si lamentavano. Altri casi? Cantona in finale di FA Cup 1995/96, Giggs in semifinale della stessa competizione nel 1999. Cantona ancora, Yorke, Ferdinand, Cole, Van Nistelrooy, Owen e tanti, tantissimi altri casi ancora. Quegli ultimi minuti, devastanti per gli avversari dello United. Lo sapevano tutti, in fondo.
Anche il telecronista di quel 26 maggio 1999, quando al 90esimo predisse: "il Manchester United segna sempre nei minuti finali".
Nella finale di Champions 1999, il Bayern Monaco va in vantaggio al quinto minuto con una punizione di Basler. Sfiora il raddoppio più volte. Ma niente da fare.
I bavaresi incocciano addirittura su un palo e su una traversa, ma si resta sull’1-0 per tutta la partita.
Si procede così fino al 91esimo, quando il Manchester si affaccia nella area di Kahn e ottiene un calcio d’angolo. Respinto, palla sul destro di Giggs. La impatta bene, la prolunga, passa fra le gambe dei bavaresi in grigio e Sheringham la corregge in rete. Il Bayern è stato sopra 86 minuti, ma al 91esimo è tutto da rifare. Si andrà ai supplementari, verosimilmente. Mancano solo due minuti.
Ma lo United ci crede ed ottiene un nuovo calcio d’angolo. Va a batterlo di nuovo Beckham.
Sheringham la prolunga di testa e l’indisturbato Solskjaer la deposita in rete.
In due minuti e mezzo ribaltarono la finale. Poi è un tripudio di gioia: il portiere Schmeichel fa le capriole nella sua area di rigore. Dall’altra parte i tedeschi sono a terra, stremati, distrutti.
Un'altra rete famosa nel Fergie's Time fu quella di Solskjaer nel 1999 quando a 10 minuti dalla fine lo United era sotto contro il Liverpool (FA Cup) e poi riuscì a vincere 2-1 o quella di Owen nel 2009/10 che decise in favore dello United il derby di Manchester 4-3 al 96esimo.
Si può citare anche la rete di Macheda che mantenne vive le speranze di titolo dello United che quel giorno vincerà nel recupero 3-2 contro l'Aston Villa o la rete di Scholes che nel 2009/10 decise il derby di Manchester al 93esimo.
L’ex allenatore dello United ha spesso vinto le partite negli ultimi 15 minuti e da bordo campo, gesticolando vistosamente, indicava l’orologio.
Intervistato a questo proposito da BT Sport ha dichiarato: "È vero, ma non ho mai guardato l’orologio. Onestamente non so quanti minuti mancassero ogni volta, lo facevo per irritare gli avversari e l’arbitro. Era un piccolo trucco. Succedeva spesso all’Old Trafford negli ultimi 10/15 minuti, quando c’erano 65 mila persone".
Le statistiche Opta sembrano confermare il "Fergie’s time": analizzando ad esempio le stagioni dal 2010 al 2012, si nota che quando il Manchester stava perdendo aveva una media di quattro minuti e 37 secondi di recupero rispetto a tre minuti e 18 secondi quando stava vincendo.
Durante il recupero Alex Ferguson ha vinto quindi una Champions League, ma ha anche perso una Premier con i tifosi del Manchester City che cantavano “We won the league/on Fergie Time/We won the eague/on Fergie Time”.


IL LITIGIO CON DAVID BECKHAM
Nella lista nera, al primo posto, tra i giocatori più odiati (con il tempo) David Beckham.
"Da che ha conosciuto Victoria il suo mondo è diventato Hollywood"
Grande talento ma, a dispetto dell’immagine che si è creato, indisciplinato e presuntuoso.
Un bravo ragazzo ossessionato dall’idea del successo.
"L’unico giocatore, mai conosciuto, totalmente impassibile di fronte agli errori che commetteva" Poteva essere il peggiore in campo ma guai a sottolinearlo. Negava. Supponente fino al punto di mandare sir Alex su tutte le furie. Dopo una partita persa dal Manchester con l’Arsenal, Ferguson lo richiamò nello spogliatoio: "Il primo gol è colpa tua". Beckham si offese.
Finì che Alex Ferguson diede il calcio ad una scarpa che finì dritta su Beckham, rissa sfiorata.
"Dovete scusarmi, anche tu David, non l’ho fatto apposta, non volevo colpirti. E’ stato uno scatto d’ira: sapete dove sono nato io c’è sempre stata violenza: una volta degli avversari, a cui avevo fatto dei falli in campo, mi hanno seguito fino al pub per riempirmi di botte; un’altra volta sono stato gonfiato per aver difeso un ragazzo che aveva la poliomielite e veniva insultato: era mio cugino"
Da lì comunque i rapporti si raffreddarono di molto e David andò al Real Madrid.


IL LITIGIO CON ROY KEANE
Fu una lite con Alex Ferguson e il suo vice Carlos Queiroz a spingere Roy Keane ad abbandonare da Old Trafford.
Durante la preparazione pre-campionato in Portogallo, Keane aveva avuto un battibecco con Queiroz, che "usò la parola ‘lealtà’ con me. Gli risposi: ‘non parlare con me di lealtà, Carlos. Hai lasciato questo club dopo 12 mesi, qualche anno fa, per andare al Real Madrid. Non mettere in discussione la mia lealtà. Ho avuto l’opportunità di andare alla Juve e al Bayern Monaco".
La lite proseguì in allenamento e a quel punto intervenne Ferguson: "Questo è troppo, ne ho abbastanza di tutto questo".
Ma la replica di Keane fu altrettanto dura: "Tu sei il capo e dovresti fare di più, abbiamo bisogno che tu faccia di più, stiamo scivolando dietro le altre squadre".
E a quel punto la rottura divenne insanabile, con Ferguson che gli diede il benservito: "Stiamo strappando il tuo contratto". 
L’ex centrocampista oggi ammette di essere pentito di non aver cercato di fare pace per quanto "non avevo niente per cui scusarmi".


GIOCATORI MESSI ALLA PORTA
Ferguson non ha mai avuto problemi nel cacciare giocatori nel caso di cali netti di prestazioni, scarso impegno o comportamenti dannosi per la squadra (dentro e fuori dal campo), quando legge o ascolta dichiarazioni che mettono in dubbio l’unità del club, la direzione in cui si sta andando o la reputazione dei compagni e soprattutto quando non lo ubbidiscono.
Oltre ai già citati Beckham e Keane, si possono menzionare: Ruud van Nistelrooy, Norman Whiteside, Jaap Stam, Gordon Strachan, Paul McGrath, Paul Ince, Dwight Yorke e Gabriel Heinze.


IL RACCONTO DI PAUL INCE
Paul Ince: "Sir Alex è stato un elemento importantissimo della mia vita per così tanto tempo" racconta il giocatore dello United dal 1989 al 1995.
"Quando sono arrivato al Manchester ero ancora molto giovane e Fergie ha rappresentato una figura paterna per me. La vita mi ha riservato tante cose belle e per questo devo ringraziare lui. Mi ha concesso il tempo di crescere ed è così che sono diventato il miglior giocatore che aspiravo ad essere e la persona che sono oggi"
Tra i tanti episodi, Ince ne ricorda uno in particolare: "Una volta giocammo al Carrow Road contro il Norwich, una delle nostre rivali al titolo in quel momento. Vincemmo facilmente 3-0 e a fine partita eravamo tutti nello spogliatoio a festeggiare, ma Ferguson era furioso. «Mister, qual è il problema? Abbiamo vinto» chiesi a Sir Alex, ma lui mi rispose urlando: "Paul, tu non sei Maradona! Devi prendere la palla e passarla ai migliori giocatori".
Non ci parlammo per due settimane, nemmeno un 'buongiorno'. Durante una partita di calcio tennis poi, lui faceva l'arbitro e mi disse che avevo tirato la palla fuori. Lo fece intenzionalmente, per caricarmi. Poi si risolve a me e aggiunse: «Ince, non scherzare con il tuo capo». Io iniziai a ridere e tutto fu perdonato. Stava cercando di insegnarmi a non lasciare che il mio ego diventasse troppo grande. Si preoccupava per noi come se fossimo suoi figli o parte della sua famiglia. Ricordo anche che, durante i primi giorni, mi chiese se avevo una ragazza. Quando gli risposi di sì rimase molto contento perché era rispettoso e desiderava il meglio per noi"


MOURINHO E WENGER
Quando lo sentì la prima volta autodefinirsi «special one» il pensiero non fu simpatico: "Che fottuto giovane bastardo. Una voce dentro mi diceva però che era bravo, furbo e intelligente". 
Oltre che pragmatico: "La sua preoccupazione è che il team che allena non perda. Il gioco è secondario. È il punto d’inizio della sua filosofia". Ha vinto ovunque.
Riguardo Wenger: "Guerra psicologica con lui? Qualche volta ho usato la tecnica del mind games apposta, interferivo volutamente nei suoi affari calcistici sapendo che l’avrebbe vissuta come una scorreria insopportabile". 
Serve anche questo per mettere a nudo le debolezze dell’avversario. Con l'Arsenal si ricorda una maxi rissa nel sottopassaggio di Old Trafford, conosciuta come "Pizzagate", in quanto volò di tutto compresi dei pezzi di pizza.


LE 8 REGOLE PER AVERE SUCCESSO: FERGUSON'S FORMULA
1) Investi sui giovani: questa è la differenza tra costruire una squadra e costruire un club

Il primo pensiero di chi ricopre ruoli di responsabilità è raggiungere successi immediati, per questo acquista giocatori di esperienza, o si affida ad architetti affermati, dipendenti rodati: la società è schiava dei risultati. Sono sufficienti pochi risultati negativi per essere licenziato. Vincere subito è un successo sul breve periodo, ma solo costruire un team porta stabilità. Tale approccio supera il rapporto professionale, permettendo di creare legami, che diventano spirito di squadra.
"Il mestiere dell’allenatore, come quello dell’insegnante, è quello di motivare le persone a migliorare: tecnicamente, mentalmente, come persone, così potranno ottenere qualsiasi cosa nella loro vita"
Concedere occasioni ai giovani, non solo fa guadagnare sul lungo periodo, ma crea lealtà.

2) Osa per rinnovare, non c’è spazio per la riconoscenza

"Immaginavamo i nuovi arrivi tra tre anni, e, poi, i giocatori che avevamo già, tra tre anni. Alcuni giocatori possono mantenere standard altissimi per un lungo periodo, ma l’età conta. La cosa più difficile è lasciar andare via calciatori che sono, prima ancora, grandi persone, ma è tutto lì, sul campo: se noti una flessione, devi chiederti cosa accadrà da qui a due anni. Non può esistere riconoscenza"
Ferguson ha sempre lavorato per rinnovare: nei suoi anni all’Old Trafford ha costruito 5 diverse squadre, tutte capaci di vincere trofei.
Negli ultimi dieci anni, nei quali il Manchester United ha vinto per cinque volte la Premier League, Sir Alex ha speso meno dei suoi rivali, utilizzando la migliore strategia possibile nel management delle risorse umane: ai giovani è stato offerto tempo e ambiente ideale per avere successo, i più vecchi sono stati venduti quando erano ancora “assett di valore”, e alcuni veterani sono stati tenuti per garantire la continuità e trasmettere la mentalità vincente ai nuovi.

3) Fissa standard elevati, e sprona tutti a raggiungerli

Sir Alex parla con passione del trasmettere valori: più che migliorare dal punto di vista tecnico, vuole motivare a far meglio e a non arrendersi mai.

"Tutto quello che ho fatto è stato mantenere gli standard fissati. Non ho mai permesso una cattiva sessione di allenamento: quello che si vede lì, si riflette nel campo di gioco. Intensità, concentrazione, velocità, alti livelli di performance"

Il manager deve pretendere di più dalle star, devono dimostrare di esserlo: sono preparati a lavorare più duramente, ecco perché sono i più validi. Un grande ego non è un problema come la gente potrebbe pensare: chi ne è dotato deve vincere perché solo questo lo appaga.

4) Mai, mai, cedere il controllo

Non si può perdere il controllo, non quando ci si rapporta con un gruppo di persone al top nella propria professione. Se qualcuno di loro vuole ottenere più spazio, bisogna affrontarlo. Una parte importante nel mantenere la propria autorevolezza è rispondere con forza quando qualcuno la mette in dubbio: chi crea problemi viene multato; chi crea problemi che possono minare le performance degli altri, viene cacciato, fosse pure il migliore al mondo. Rispondere con forza è necessario, ma non sufficiente, rispondere velocemente, è altrettanto importante, per mantenere saldo il controllo.
Così fece Ferguson quando Roy Keane, storico capitano, ha criticato i propri compagni, così fece l’anno seguente con Van Nisterlooy, il bomber della squadra, non appena ha iniziato a creare problemi nello spogliatoio. Mantenere la disciplina non serve a provare la propria forza, ma a mantenere il controllo, e, quando le situazioni lo richiedono, bisogna saper essere autoritari.

5) Adatta il messaggio al momento, la comunicazione è importante

Quando è il momento di comunicare le decisioni, Ferguson, forse sorprendentemente per un manager con la reputazione di rude ed esigente, adatta le sue parole alla situazione. Se deve comunicare ad un giocatore che si aspetta di giocare dall’inizio che non sarà in campo, lo fa privatamente: "Potrei sbagliarmi, ma credo che questa sia la soluzione migliore per il team, oggi". 
Cioè prova sempre a non demoralizzarlo, dicendo che si tratta solo di una scelta tattica, e che arriveranno occasioni più importanti. Durante gli allenamenti enfatizza gli aspetti positivi, nonostante i media raccontino spesso delle sue sfuriate negli intervalli.
Poche persone migliorano con le critiche, la maggior parte migliora con gli incoraggiamenti.
Allo stesso tempo, bisogna evidenziare gli errori, quando non si raggiungono le aspettative: in quel momento, le critiche diventano importanti.
Essere troppo morbidi nel linguaggio, verbale e non, non fa raggiungere gli obiettivi: è necessario incutere timore.

"Prima della partita mi piace fare riferimento ai valori della working-class; non tutti provengono da lì, ma i loro padri, o i loro nonni, sì. È utile ricordare ai giocatori quanta strada hanno fatto. Dico loro che impegnarsi e far bene il proprio lavoro è importante: sembra colpisca il loro orgoglio"

6) Prepara a vincere

Ogni situazione possibile deve essere studiata e le contromosse preparate in anticipo: il metodo è più importante del coraggio della disperazione.
Le statistiche dimostrano che lo United è la squadra inglese che ha ottenuto più vittorie negli ultimi 15 minuti. Gli intervalli di fuoco e le giuste sostituzioni sono importanti, ma non riescono a spiegare tutto.
Spesso gli allenatori mandano avanti i propri giocatori negli ultimi minuti, Ferguson, no. Lui prepara a vincere: negli allenamenti spiega cosa fare se serve un goal in 10, 5, o 2 minuti. Non c’è bisogno di urlare quel messaggio; la perseveranza, il non mollare mai è nel DNA del team, è stato costruito col tempo, con l’esempio, instillato giorno per giorno.

Andy Cole: "Se perdi e Sir Alex crede tu abbia dato il massimo, non è un problema; ma se perdi stando in campo molle, allora stai attento alle tue orecchie!"

7) Fai affidamento sul potere dell’osservazione

Quando ha iniziato ad allenare, Ferguson era un accentratore, non lasciava spazio al proprio staff. Crescendo, ha delegato in misura sempre maggiore gli allenamenti agli assistenti, non rinunciando mai ad essere presente e ad osservare.
Ciò che importa, nel delegare, è fidarsi dei propri collaboratori e lasciar loro fare il proprio mestiere. È diverso dal perdere il controllo: supervisionare e decidere, questi punti rimangono fermi; ciò che cresce, è la capacità di valutare, si arrivano a notare cambiamenti psicologici che influiscono sul rendimento, e questo aiuta a conoscere meglio le persone con cui si è a contatto.

8) Non smettere mai di adattarti

Adattarsi ai cambiamenti non è mai facile, e lo è ancora meno quando si è al top per molto tempo.
Intuire, prima dei competitor, gli effetti positivi di metodi ed approcci nuovi, utilizzare professionalità di altri campi, se queste possono servire a migliorare le performance.
Già negli anni ’90 Ferguson ha fatto ricorso a un team di scienziati dello sport, e, seguendo le loro indicazioni ha somministrato vitamina D ai propri giocatori, per sopperire alla mancanza di sole di Manchester, o, ancora, ha utilizzato sensori GPS per analizzare le performance a venti minuti dalla fine dell’allenamento. Insegnanti di yoga, chirurghi per le piccole operazioni, optometristi: tutto ciò che poteva servire al team, è stato utilizzato senza timore, aprendosi al "nuovo".
Bisogna vincere, non esistono altre opzioni, e, per vincere, si devono testare tutti i mezzi che permettono di migliorare. Continuare a lavorare duro, considerare ogni traguardo come il primo, garantirsi sempre più chance per quello successivo, questo è il metodo dei manager, di quelli di successo almeno.
Per avere successo entrano in gioco molte variabili che un osservatore disattento può considerare secondarie, ma, che, insieme, fanno la differenza tra una storia di successo, e il fallimento.


CITAZIONI E FRASI CELEBRI
-"La mia più grande sfida non è quello che sta succedendo in questo momento, ma è stata far scendere il Liverpool dal loro fottuto piedistallo"

-"Becks non è mai stato un problema finché non si è sposato"

-"Roy Keane mi ricorda Bryan Robson, ma non sa controllare i tackle come Robson, che riusciva a farla franca anche con le entrate assassine, senza rimediare un cartellino giallo. Robson sapeva andarci piano, prima che arrivasse l'ammonizione. Roy non molla, e si becca il cartellino. E mi va bene così, non deve cambiare il suo gioco"

-"[Sul Manchester City Football Club] Un piccolo club, con una mentalità ristretta. Tutto ciò di cui possono parlare riguarda il Manchester United, non possono farne a meno"

-[Dopo la vittoria dell'ultimo titolo] Guardatemi, oggi mi sento 10 anni più giovane... queste pastiglie sono ottime!"

-"Non c'è nessun tipo di accordo tra noi e il Real Madrid per Cristiano Ronaldo. Pensate che io possa trattare con quella mafia? Assolutamente no"

"La pensione è per i giovani, non per i vecchi. I giovani possono trovare nuovi interessi. Quando sei vecchio e sei stato nel giro per il tempo che ci sono stato io, se dovessi scendere, dove pensa me ne potrei andare? Sotto terra. Mi creda. La pensione è per i giovani. Se invecchi, non ci andare in pensione"

-[Sul primo faccia a faccia con José Mourinho] Durante il post-gara mi chiamava "boss" o "big man", ma sarei stato più contento se i suoi saluti fossero stati accompagnati da un buon vino. Mi ha portato dell'aceto!"

-"Ho dovuto sollevare il morale dei giocatori. Non dovrebbero mai arrendersi. Gliel'ho detto tutto il tempo: "Se ti arrendi una volta, ti arrenderai due volte"

-"Una volta che dici addio alla disciplina dici addio al successo"

-"Non ho mai giocato per un pareggio in vita mia"

-"C'è una ragione per cui Dio ci ha dato due orecchie, due occhi e una bocca. È così che puoi ascoltare e guardare il doppio di quanto parli. Ascoltare non ti costa nulla"

-"L'esperienza della sconfitta, o più precisamente il modo in cui un leader reagisce ad essa, è una parte essenziale di ciò che ti rende un vincitore"

-"Quando ero perso nei miei pensieri, Cathy mi diceva sempre: 'Non mi stai ascoltando'. Aveva ragione"

-"Non avrei mai potuto guidare l' Inghilterra. Puoi immaginare che io lo faccia? Uno scozzese? Ho sempre scherzato sul fatto che avrei preso il ruolo facendoli diventare la 150esima nazionale al mondo, con la Scozia 149esima"

-"I giovani riusciranno sempre a raggiungere l'impossibile, sia sul campo di calcio che all'interno di un'azienda o di un'altra grande organizzazione. Se dirigessi un'azienda, vorrei sempre ascoltare i pensieri dei suoi giovani più talentuosi, perché sono le persone più in contatto con la realtà di oggi e le prospettive per il futuro"

-"L'elemento umano ti dice che un arbitro può sbagliare. Ma i buoni prenderanno le decisioni corrette il più delle volte. Quelli che sbagliano non sono necessariamente cattivi arbitri. Manca loro solo quel talento per fare le chiamate giuste in un breve lasso di tempo"

-[Riferito al Manchester City]
"Può capitare di avere dei vicini rumorosi, non puoi farci niente: saranno per sempre rumorosi. Bisogna andare avanti con la propria vita, alzando il volume della TV"

-[Su Gary Neville] "Fosse stato una spanna più alto, sarebbe stato il miglior terzino della Gran Bretagna. Suo padre era alto 1 metro e 88? Io controllerei il lattaio"

-[Prima di Real Madrid-Manchester United, gara valida per l'andata degli ottavi di finale della Champions League 2012-2013] Sarà uno spettacolo fantastico. Si affrontano due dei club più grandi del mondo, questa partita è meglio anche di Manchester Utd-Barcellona. Per il blasone e la storia di entrambe le squadre non esiste una partita più importante e affascinante in Champions"

-"Molto spesso le nostre vittorie sono arrivate negli ultimi minuti, dopo aver prosciugato la vita dei nostri avversari. Le partite, come la vita, sono incentrate sull'attesa delle possibilità e poi su di esse"

-"Perdere è un potente strumento di crescita finché non diventi un'abitudine"

-"Non ho mai avuto problemi a raggiungere una decisione basata su informazioni imperfette. Questo è solo il modo in cui il mondo funziona "

-"Se sei un ragazzo che ha appena compiuto 10 anni, il tuo prossimo compleanno sembrerà un'eternità. Questo perché l'anno che si allunga supera il 10 % del tempo in cui sei stato sulla terra. È una sensazione diversa quando compi 50 anni, perché la distanza dal tuo 51 ° compleanno è pari a solo il 2% del tempo in cui sei stato vivo. Man mano che invecchi e hai più esperienza, inizi a pensare a come passare il tempo"

-"Guardare gli altri, ascoltare i loro consigli e leggere le persone sono tre delle cose migliori che abbia mai fatto"

-"Esiste un numero di criteri soggettivi e oggettivi che utilizzo come metodo per classificare i giocatori. Quelli soggettivi includono la loro abilità con entrambi i piedi; il loro senso dell'equilibrio; la maniera disciplinata in cui si prendono cura della loro forma fisica; il loro atteggiamento nei confronti della squadra; la coerenza mostrata in partita in più stagioni; la loro padronanza dimostrata in diverse posizioni; e il modo in cui aggiungono fascino a qualsiasi squadra per la quale giocano. Gli obiettivi che è impossibile contestare sono: il numero di goal che hanno segnato; le partita che hanno giocato nelle migliori squadre di club del mondo; il numero di medaglie di campionato e coppe che hanno vinto e le loro apparizioni in Coppa del Mondo. Quando si utilizza questo tipo di approccio di misurazione, diventa molto più facile definire i livelli più alti delle prestazioni"

-"Abbiamo avuto un virus che ha infettato tutti allo United. Si chiamava vincere"

-"In questi giorni la copertura televisiva è inzuppata con percentuali di possesso palla, assist, tiri in porta. E di magari che cosa il vostro cane ha avuto per il pranzo della Domenica di Pasqua, dieci anni fa"

-"Le origini non dovrebbero mai essere un ostacolo al successo. Un inizio modesto nella vita può essere un aiuto più che un ostacolo"

-"Una parte della ricerca dell'eccellenza comporta l'eliminazione del maggior numero di sorprese possibili perché la vita è piena di imprevisti"

-"Non ho mai capito perché i giocatori vogliono avere i capelli lunghi quando si allenano cercando di essere il più in forma e veloci possibile. Qualunque cosa, anche qualche ciocca di capelli in più, non sembra una buona cosa. Ho avuto il mio primo problema con un giocatore su questo argomento quando Karel Poborský è arrivato a Manchester dallo Slavia Praga nel 1996, con l'intenzione di giocare per i Led Zeppelin piuttosto che per lo United. Sono riuscito a convincerlo a tagliare i capelli ma, anche così, erano sempre troppo lunghi per i miei gusti. C'erano altri giocatori che indossavano collane con croci che sembravano più pesanti di quelle che i pellegrini portano in Via Dolorosa a Gerusalemme. Ho bandito anche tutto ciò. Però, non c'era molto che potessi fare con i tatuaggi dato che era difficile, anche per me, sostenere che aggiungevano peso. Eric Cantona ha iniziato questa particolare mania quando è arrivato una mattina con la testa di un capo indiano americano stampato sul suo petto sinistro. Dal momento che Eric è stato venerato dai suoi compagni di squadra, molti altri giocatori hanno seguito l'esempio. Sono sempre stato colpito dal fatto che Cristiano Ronaldo non ha mai scelto di sfigurare il suo corpo"

-"Ho posto la disciplina sopra ogni altra cosa e potrebbe esserci costata diversi titoli. Se dovessi tornare indietro, farei esattamente la stessa cosa, perché una volta salutata la disciplina, saluti il ​​successo e crei il terreno per l'anarchia"

-"Impari più dalle sconfitte che dalle vittorie"

-"L'aspetto più importante del nostro sistema era la formazione. Qualunque cosa accada in un sabato pomeriggio è già avvenuta sul campo di allenamento"

-"Se hai bisogno di una persona per cambiare il tuo destino, allora non hai costruito un'organizzazione molto solida"

-"L'inesorabile perseveranza di questi uomini è stata eguagliata da alcuni giocatori sul campo. Per tre dei quali ho sviluppato grande ammirazione e sono stati Tony Adams dell'Arsenal, Gianfranco Zola quando ha giocato per il Chelsea e Jamie Carragher del Liverpool. Ho sempre pensato che Adams fosse un giocatore dello United con la maglia sbagliata. L'alcol ha rovinato le carriere e le vite di molti calciatori, e allo United il triste retaggio di George Best sarà sempre presente nei nostri ricordi collettivi, quindi il coraggioso confronto di Tony con i suoi demoni alla fine degli anni '90 è stato di per sé straordinario"

-"Per me essere un leader significa una combinazione di volontà, lavoro duro, forza d'animo emotiva, enormi poteri di concentrazione e un rifiuto di ammettere la sconfitta"

-"Ho sempre pensato che i nostri trionfi rappresentassero l'applicazione coerente della disciplina"

-"Una mosca domestica ha un'aspettativa di vita più lunga rispetto al manager di una squadra della Premier League"

-"Un leader che arriva in un nuovo ambiente, o eredita un ruolo importante, o ha bisogno di frenare l'impulso di mostrare la sua virilità"

-"Quando gestisci un'organizzazione, devi guardare il più lontano possibile"

-"Finché non critichi i giocatori in pubblico, ammonire la squadra va bene, non è un problema. Tutti possiamo condividere la colpa: il manager, il suo staff, i giocatori. Espressa correttamente, la critica può essere un'accettazione della responsabilità collettiva"

-"Un segno distintivo di un leader è la sua volontà di condividere informazioni"

-"Peter Schmeichel, Paul Ince, Bryan Robson, Roy Keane, Mark Hughes ed Eric Cantona avrebbero potuto iniziare una rissa anche in una casa vuota"

-"I migliori leader tendono ad essere missionari piuttosto che mercenari"

-"Il modo per vincere le battaglie, guerre e partite è attaccando"



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