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giovedì 30 novembre 2017

La Storia Dei Dale e La Rochdale Division (1974-2010)

Fondati nel 1907, il Rochdale AFC detiene un curioso primato: i Dale hanno giocato infatti ben 36 stagioni consecutive nella League Two (più precisamente nella quarta divisione, visto che prima non si chiamava così) della Football League dal 1974 al 2010, il più lungo periodo di tempo in cui una squadra è rimasta nella stessa divisione.
A seguito di ciò la quarta serie, in modo derisorio, è stata ribattezzata "la divisione del Rochdale".
Il Rochdale ha la posizione media più bassa tra tutti i club che si sono succeduti continuamente nella Football League (dalla sua espansione a quattro divisioni nel 1921/22 cioè 76esimi, passando per la sua espansione a 92 club nel 1950/51 ovvero 79esimi).
Inoltre, il club ha la particolarità di aver giocato più stagioni nella Football League senza raggiungere i primi due livelli (ben 89 stagioni fino al 2016/17) o essere retrocesso nella National League (dal 1921 non sono mai retrocessi tra i dilettanti: tantissima quarta serie e qualche stagione di terza serie).
Non solo record negativi però visto che il club ha raggiunto la finale della Coppa di Lega nel 1962 . Questa è stata la prima volta che un club di divisione inferiore ha raggiunto la finale di una competizione così importante (perdendo però contro il Norwich City).


PROMOZIONI E RETROCESSIONI QUESTE SCONOSCIUTE
Durante la sua storia, il club ha avuto tre promozioni e tre retrocessioni: promozione nel 1969, nel 2010 e nel 2014.
Retrocessione nel 1959, 1974 e 2012.
La retrocessione del 1959 ha seguito la ristrutturazione avvenuta l'anno precedente che vide la scissione delle due sezioni della Terza Divisione in Terza e Quarta Divisione.
Nella ristrutturazione, il Rochdale è riuscito ad assicurarsi un posto nella Terza Divisione, ma è stato relegato alla fine della stagione.
La prima promozione in terza serie è datata 1969 grazie a Len Richley.
Nelle prime fasi della stagione 1969/70, il Rochdale era in testa alla Terza Divisione, accendendo le speranze per una seconda promozione consecutiva.
Tuttavia la forma della squadra diminuì significativamente verso il Natale del 1969.
Le tre stagioni seguenti videro il club finire nelle posizioni più basse della Terza Divisione, scampando ogni volta alla retrocessione.
Walter Joyce venne scelto come manager per la stagione 1973/74.
Questa mossa non riuscì a pagare, e il Rochdale retrocesse in quarta serie dopo aver vinto solo 2 partite delle 46 giocate.
Il club arrivò ultimo nel 1977/78, ma riuscì a ottenere il ripescaggio.
Venne retrocesso il Southport.
Stessa cosa successe nel 1979/80, dove venne preferito all' Altrincham.
Poi sola League Two sino all'arrivo di Keith Hill, sicuramente il manager di maggior successo del club fino ad oggi.
Hill e il suo assistente, David Flitcroft, portarono il Rochdale al 5° posto nel 2007/08, assicurandosi uno spareggio promozione.
Dopo aver battuto il Darlington 5-4 ai rigori nella semifinale, il Rochdale raggiunse Wembley per la prima volta nella sua storia.
Vennero però sconfitti 3-2 dallo Stockport County.
L'anno successivo, il Rochdale raggiunse nuovamente gli spareggi di League Two per la seconda stagione consecutiva, finendo sesto in classifica con 70 punti ma anche questa volta niente da fare.
La stagione 2009/10 invece, si concluse finalmente con una promozione in League Two, dopo ben 41 anni di attesa, grazie ad una vittoria sul Northampton Town che permise ai Dale di finire terzi ottenendo la promozione diretta.
Un digiuno durato 41 anni.
41 anni dall'ultima promozione del 1969.
Così come 41 erano gli anni di Keith Hill, il manager autore di quest'impresa.
Gli anni in League Two invece furono 36 (dal 1974 al 2010).
Il Rochdale continuò la sua storia sotto Hill, nel 2011 chiusero al 9° posto in campionato con 68 punti, eguagliando il loro miglior campionato dal 1969/70.
Dopo 2 stagione, il Rochdale retrocesse nuovamente in League Two ma l'anno successivo, precisamente il 26 aprile 2014, dopo aver battuto il Cheltenham Town per 2-0 vennero di nuovo promossi in terza serie.


FAN PIU' SOFFERENTI DEL CALCIO INGLESE
Nel 2014 i fans dei Dale sono stati nominati quelli più sofferenti del calcio inglese.
È stato chiesto all'English National Football Archive di compilare un "Long-Suffering Fan Index" e di classificare 92 club della Football League.
Al 2014, il Rochdale aveva trascorso ben 78 stagioni nell'ultima serie professionistica del calcio inglese.


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giovedì 23 novembre 2017

Le Truffe Di Alvin "Titanic" Thompson (Gambler)

Quando gli chiesero come si chiamava, uno che aveva appena perso una scommessa contro di lui, rispose: "Titanic, perché se giocate contro di lui siete sicuri di sprofondare"

Alvin Clarence Thomas detto "Titanic Thompson" fu un golfista, giocatore di Poker ma soprattutto scommettitore ed abile truffatore (tra i più grandi di tutti i tempi).
Nacque nel 1893 e morì nel 1974.
Leggenda voleva che il nome Titanic nascesse dal fatto che fosse riuscito a salvarsi da quella famosa nave che stava affondando travestendosi da donna.
Principalmente era un giocatore di carte ma giocava come detto anche a Golf e scommetteva su un po' tutto: dai dadi al Biliardo, passando per scommesse proprie inventate da lui.
Nato nel Missouri, venne abbandonato dal padre giocatore d'azzardo come lui.
Viene arruolato nell'esercito e durante la Grande Guerra, riesce a guadagnare più di 50mila dollari sottratti ai suoi commilitoni compagni di carte!
Tornato nel Missouri affina le sue doti da scammers, inventandosi scommesse al limite dell’imbroglio.
Guadagnò tanto ma la sua rovina saranno le corse di cavallo.
Viaggiò in lungo e in largo negli Stati Uniti con una sacca con le mazze da Golf, per giocatori destri e mancini, nel bagagliaio della sua Piece Arrow, oltre a una palla da bowling, alcuni ferri di cavallo, una pistola e un mucchio di contanti alla ricerca di obiettivi da imbrogliare.
I suoi obiettivi erano persone famose o chiunque fosse così folle da sfidarlo a una partita a Biliardo, a Golf, a Poker, al lancio della moneta o da accettare una delle sue bizzarre scommesse non convenzionali.
Era particolarmente interessato alle probabilità di esito positivo di scommesse contrarie al senso comune nel gioco dei Dadi, nel Poker e nel lancio di una moneta.
La statistica, il significato delle sue scommesse, l'attenzione al dettaglio, il tempismo, la comprensione del linguaggio del corpo sono tutti fattori che lo resero un precursore dei suoi tempi nel valutare le debolezze comportamentali di chi aveva di fronte.
Forse anche per questo nel 1970, in occasione della prima edizione delle WSOP, quella vinta per votazione da Johnny Moss, a Titanic gli è stato consegnato una sorta di premio alla carriera, come antesignano del Poker moderno.


OMICIDI
Si sposò 5 volte.
5, esattamente come il numero degli uomini da lui uccisi.
Il primo omicidio l’ha compiuto a 18 anni quando un tizio chiamato Jim Johnson lo accusava di barare ai dadi.
I due si trovavano su una barca, da lui vinta al gioco il giorno prima, poi iniziò la discussione.
Thomas prese un martello e lo colpì due volte in testa, buttandolo poi in acqua.
Fine della storia.
Interrogato dallo sceriffo, Thompson disse che non era colpa sua se l’altro non sapeva nuotare.
Lo sceriffo si fece consegnare la barca come risarcimento ed intimò a Titanic di lasciare per sempre la città.
Altri tempi, altra giustizia.
Gli altri quattro uomini uccisi da Alvin Thomas sono stati tutti per legittima difesa, perché a suo dire tentavano di derubarlo dalle vincite ottenute.
Al massimo splendore della sua carriera pokeristica, Titanic Thompson si presentava sempre ai tavoli di Poker cash game con due guardie del corpo che lo scortavano costantemente.
Fece inoltre finire in bancarotta Rothstein, poi assassinato nel 1928 per debiti di gioco.


TRUFFA DEL TAVOLO DI BILIARDO
Nel 1912, esattamente nel periodo in cui il Titanic stava per affondare, trovò il modo di raggirare una sala Biliardo, chiamata Snow Clarks, per una cifra uguale al salario medio annuo del tempo.
Titanic stava uscendo dalla sala quando notò un cartello sul quale c'era scritto: "$200 a chiunque riesca a saltare oltre il mio nuovo Biliardo".
Qualsiasi persona che frequentava quel posto considerava quel cartello in maniera ironica, ma Titanic la prese come una sfida.
La sua bravura fu quella di comprendere immediatamente che una scommessa, come quella di saltare un tavolo da Biliardo senza toccarlo, in apparenza poteva sembrare impossibile, ma guardandola da una prospettiva diversa si poteva rivelare a suo favore.
Facendosi prendere in giro da tutte le persone del posto si vantò dicendo: "Sono in grado di farlo". Anche se in qualche modo Titanic fosse riuscito nell'impresa di saltare il tavolo, Snow Clark e i suoi clienti pensavano che la sfida fosse così pericolosa che gli infortuni che avrebbe subito non giustificassero la ricompensa quindi non l'avrebbe mai fatto.
Thompson uscì, lasciando che i dubbiosi pensassero che fosse stato deriso, ma tornò dopo soli 10 minuti, tirandosi dietro un materasso che aveva comprato in un motel nelle vicinanze.
Saltò il tavolo utilizzando il materasso per attutire la caduta, guadagnò $200 e un nome che si portò dietro per tutta la vita.
Titanic, perché secondo la sala Snow Clark: “Ha mandato tutti a picco".


TRUFFA DEL GOLF
Una volta scommise che avrebbe potuto tirare una pallina da Golf, con una mazza particolare, ad oltre 500 metri di distanza, quando un professionista riusciva a lanciarla al massimo a 200 metri. Definita l’entità della scommessa, Titanic Thompson lanciò la pallina sul letto del lago Michigan, completamente ghiacciato dove per via del ghiaccio la pallina scivolò ben oltre i 500 metri previsti.


TRUFFA DELLA DAMA
Lock Renfro, un campione di Dama, aveva lanciato una sfida da $10.000 a chiunque avesse avuto il coraggio di sfidarlo, Titanic ovviamente accettò nonostante la sua esperienza del gioco si limitasse a quella appresa ai tempi della scuola.
Una volta seduto davanti al campione, Titanic si mostrò nervoso e monotono, ma guadagnò il diritto a muovere per primo giocando come se fosse il suo sport.
Renfro non sapeva che attraverso uno spioncino nel soffitto il campione di Scacchi statunitense, Harry Lieberman, stava fornendo consigli a Titanic con un martelletto attaccato alla sua gamba!


TRUFFA DEL LANCIO DEL FERRO DI CAVALLO
Il lancio del ferro di cavallo prevede semplicemente l'infissione di un paletto (picchetto) a terra e poi si lanciano i ferri per cercare di fare centro.
Se non si colpisce il paletto, a seconda dell'errore commesso in termini di distanza, viene attribuito un punteggio da 5 a 2 punti (o nullo l'ultimo tiro).
Thompson venne a conoscenza che un lanciatore di nome Frank Jackson aveva organizzato una sfida aperta a tutti per qualsiasi cifra.
Thompson non aveva alcuna preparazione specifica in questo sport, anche se il movimento del braccio dall'alto verso il basso era simile a quello del Bowling, ma guidò fino a Des Moines in Iowa e preparò il terreno di gioco in un vicolo fuori dal suo hotel per allenarsi.
Dopo aver, volutamente, lanciato male qualche ferro, Titanic convinse Jackson a giocare per $10.000. Mentre Titanic mise a segno tutti i lanci, Jackson totalizzò un punteggio minore.
Quello che non poteva sapere era che il paletto nel campo di Titanic, dove aveva trascorso ore e ore ad allenarsi, si trovava a una distanza di 12,49 metri, invece che a 12,19 metri.


LA SFIDA AD UN PESO MASSIMO
Durante un soggiorno in un hotel incontrò un pugile professionista presuntuoso, il suo ego lo rendeva un obiettivo perfetto.
Scommise con il pugile $1.000 che lui non sarebbe riuscito a metterlo KO mentre i due si trovavano in piedi sullo stesso foglio di giornale.
Allora Thompson stese un giornale lungo l'uscio di una porta in modo che potesse stare faccia a faccia con il pugile, successivamente allontanò il foglio per chiudere la porta e riprese la sua posizione.


TRUFFA DELLA DISTANZA
Un pomeriggio, sulla via del ritorno verso casa, dopo una gita di pesca con due giocatori di Poker, Beanie Benson e Hickory McCullough, i tre passarono davanti ad alcuni operai della manutenzione stradale che stavano piantando un segnale stradale che segnalava una distanza di 20 miglia per arrivare a Joplin.
La volta successiva che il trio andò a pesca, Thompson continuò a offrire da bere agli altri due e sulla via del ritorno disse che il segnale era sbagliato, non mancavano 20 miglia.
Beanie disse: "Certo che è giusto, stanno attenti a queste cose"
Thompson rispose: "Scommetto $100 che la distanza è inferiore a 15 miglia"
Beanie replicò: "Scommetto $500 che hai torto", 500 dollari equivalevano a più di un buon salario mensile.
Hickory si unì: "Ne metto altri 500"
"Ragazzi, puntate accettate", e la scommessa ebbe inizio.
I tre avevano gli occhi incollati al contachilometri della macchina e facevano silenzio mentre tornavano a Joplin, il risultato fu che il tragitto era inferiore alle 15 miglia.
Maledicendo l'ente stradale i due pagarono e giurarono che non avrebbero più scommesso con Titanic.
Ovviamente quello che Benson e McCullough non sapevano era che Titanic aveva visto il segnale quando era stato piantato, aveva pagato qualcuno per riportarlo al luogo in cui era stato messo da Joplin per poterlo rimuovere e spostare cinque miglia più vicino alla città.


TRUFFA DEL LANCIO DI NOCCIOLINE E FRUTTA
Era una delle caratteristiche di Titanic: inventare tipologie di gioco e scommettere su tutto.
Il lancio di una nocciolina, di una noce o di un pezzo di frutta oltre un edificio era tra le sue truffe preferite.
Le sue vittime erano, comprensibilmente scettiche e accettavano la sua sfida, incluso Al Capone.
La maggior parte delle volte Thompson pagava un fruttivendolo per consegnargli un prodotto appesantito, con del piombo, in modo che avesse un peso sufficiente per vincere la sfida.
A volte queste scommesse si basavano solo sulle parole.
Una sfida come "Scommetto di riuscire a mandare un'anguria in cima a quel palazzo" poteva essere vinta prendendo un'ascensore e l'uscita di sicurezza con un frutto sotto braccio.


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giovedì 16 novembre 2017

Classifica Squadre Più Fallose Della Storia Della Premier League (1992-2017)

Secondo uno studio di DirtyTeams.co.uk, l'Everton è stato considerato la squadra più "sporca" della storia della Premier League per quanto riguarda rossi, gialli e falli.
Il sito ha utilizzato un sistema punti per classificare i club dalla nascita della Premier League (1992) in poi.
Le varie squadre hanno totalizzato 25 punti per ogni rosso, 5 per il cartellino giallo e 1 per ogni fallo.
Il club della Merseyside ha accumulato 21.211 punti in 962 partite mentre lo Swindon Town è in fondo alla classifica con 486 punti, anche se il loro calcolo è basato su solo 42 partite (stagione inaugurale con 22 squadre).
L'Everton è una delle 6 squadre ad aver giocato ogni stagione della Premier League insieme ad Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester United e Tottenham Hotspur.
Essendoci stati ben 50 derby di Liverpool, ciò non deve sorprendere.
Tutte e 6 le squadre sono nelle prime dieci posizioni.
Segue il Chelsea con 20.572 e l'Arsenal con 20.048.
Il Derby County è la squadra più fallosa in media con quasi 26 punti per partita.
Hanno anche più cartellini gialli (2.02) e falli per partita (14.28) rispetto a qualsiasi altra squadra.
Per quanto riguarda i gialli, a seguire troviamo lo Stoke, Sunderland, Watford, Barnsley, Hull e Bolton.
La stagione 1998/99 del Blackburn Rovers è stata la più "dirty" della storia della Premier League, con 8 cartellini rossi e 80 gialli (725 falli) mentre il Coventry City detiene la stagione più pulita (nel 1993-94 con solo 12 cartellini gialli).
Lo studio ha anche rivelato che il numero complessivo di falli è diminuito nel tempo e la scorsa stagione ha visto pochi licenziamenti dal 1993-94.


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sabato 11 novembre 2017

Paul Salata e Il Draft NFL: Mr.Irrelevant e Il Lownsman Trophy

Il Draft NFL non finisce certo con le prime scelte, anzi.
O forse si perchè quelli decisivi che ti fanno vincere il Super Bowl, tendenzialmente, sono le primissime scelte.
In ogni caso la formula attuale prevede 7 giri di chiamate, ed appunto all’ultimo giocatore chiamato in assoluto, spetta il titolo di “Mister Irrelevant”.
Il detentore di tale titolo vince una settimana di vacanza a Newport Beach (nella cosiddetta "Irrelevant Week": tra cui biglietto per Disneyland, regata velica, un torneo di Golf e una cena di beneficienza) e il Lownsman Trophy (una parodia dell’Heisman in cui il giocatore non è ritratto mentre porta la palla, ma mentre commette un Fumble).
A scanso di equivoci, va comunque precisato che essere draftati, seppur per ultimi, è sempre e comunque un successo.
Il tutto nacque grazie ad un'idea di Paul Salata, ex ricevitore che ha giocato per il San Francisco 49ers di AAFC / NFL (1949-1950) e i Baltimore Colts di AAFC (1950).
Negli anni successivi, Salata è diventato noto appunto per la creazione del Mr.Irrelevant, aggiudicato annualmente all'ultima scelta del draft.


MR.IRRELEVANT FAMOSI
Raramente i Mr.Irrelevant sono stati capaci di diventare “rilevanti” per il loro team, solo pochi sono riusciti a costruirsi una solida carriera NFL.
Il primo fu Kelvin Kirk, selezionato al numero 487 del draft del 1976.
Kirk credeva che lo stessero prendendo per i fondelli quindi decise di non presentarsi alle "celebrazioni".
In seguito venne contattato da Salata e company che gli notificarono che non si trattava di uno scherzo ma quando doveva partire perse l'aereo.
Gli organizzatori trovarono un macellaio (che assomigliava a Kirk) e si spacciò per lui.
Kirk poi arrivò e, come se nulla fosse, prese il suo "ruolo" sostituendo il macellaio.
Nel 1979 i Los Angeles Rams, con la penultima selezione, hanno deliberatamente "lasciato passare" affinchè i Pittsburgh Steelers, con l'ultima selezione, scegliessero prima di loro.
Gli Steelers passarono pure loro.
Le due squadre continuarono a rifiutare di scegliere un giocatore fino a quando il commissario della NFL Pete Rozelle costrinse le due squadre a scegliere.
L'incidente portò alla "Salata Rule", che vieta ai team di "passare" per ottenere la scelta finale.
Ebbero una discreta carriera il FB Jim Finn (Giants) e il più “rilevante” di tutti che fu forse il Kicker Ryan Succop, che è stato titolare nei Chiefs con un buon 80% di realizzazione nei FG.
Marty Moore dello Special Team è diventato il primo Mr.Irrelevant a giocare in un Super Bowl, con i New England Patriots nel Super Bowl XXXI.
Mike Green ha giocato dal 2000 al 2008 su discreti livelli.
Sempre in tempi recenti David Vobora, è diventato titolare nel 2009 con i Rams.
Prima di lui Tim Toone (Detroit Lions).
Squadre e giocatori tendenzialmente la prendono a "ridere" e, nel suo piccolo, rimane una scelta sempre curiosa ma va ricordato il caso di McGriff.
Unico a non presentarsi alle festività, ritenendole offensive, fu appunto Tyrone McGriff, scelto al numero 333 (c'erano più giri di scelta, all'epoca) dai Pittsburgh Steelers nel 1980.
Curiosamente McGriff tornò poi nel 1981 come...guardia del corpo del Mr.Irrelevant di quell'anno, Phil Nelson, che al contrario di McGriff nella NFL non giocò mai.
Ed infine c’è lo strano caso di Jimmy Walker, scelto dai Saints.
Una chiamata piuttosto strana, se si considera che Jimmy, al College, non aveva mai giocato a football!
Walker infatti declinò l’offerta dei Saints, per diventare, pochi mesi dopo, la prima scelta assoluta nel Draft a lui più gradito, quello NBA!
Da Mr.Irrelevant a prima scelta assoluta, seppure in due sport diversi.


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domenica 5 novembre 2017

Lonzo Ball, LaVar Ball e Gli Insulti Ai Giocatori (NBA)

"Mia moglie sapeva che volevo tre ragazzi, ed è quello che ho avuto"

I tre figli di LaVar Ball vengono battezzati seguendo una tradizione che pulsava forte nell’albero genealogico della famiglia Ball (i fratelli di Lavar erano in ordine: LaValle, LaFrance, LaRenzo, LaShon) e investiti da subito di un compito gravoso ma allo stesso entusiasmante: cambiare il gioco.
I tre figli Lonzo, LiAngelo e LaMelo diventano la ragione di vita di LaVar, che abbandona ogni sua aspirazione professionale per allenare giorno e notte i suoi ragazzi.
Si trasferiscono in una canonica villetta nella zona residenziale di Chino Hills, a est di Los Angeles, tra Anheim e Riverside: tre camere, cucina, piscina sul retro, ma soprattutto un canestro attaccato al muro nel giardino.
Poi allenamenti durissimi.
I suoi estenuanti allenamenti, modellati su principi inaccettabili fino a pochi anni fa, trovano la loro consacrazione in campo.

"L’unico brutto tiro è un tiro su cui non ci si è mai allenati. È meglio tirate da otto metri completamente smarcati piuttosto che da più vicino ma con un uomo addosso"

Negli ultimi mesi LaVar Ball ha inanellato una serie di sparate da incorniciare, alzando esponenzialmente l’asticella della spavalderia fino ad entrare nei territori della fantascienza.
In un’intervista rilasciata ad USA Today dal titolo “LaVar Ball and his boys are here to change the world”, LaVar, spiega chiaramente la sua ricetta: anche chi non ha la minima intenzione di volerlo ascoltare, prima o poi sarà costretto a farlo. E non importa che se ne parli bene o male: l’importante è che se ne parli.
Il percorso di avvicinamento al Draft 2017 del figlio maggiore Lonzo Ball è stato trasformato in un interminabile reality show che non ha eguali nella storia recente.
Viene scelto dai Los Angeles Lakers come seconda scelta assoluta.
Prima della fama nazionale, degli haters, delle comparsate in ogni show televisivo, prima che Lonzo si trasferisse nel campus di Westwood rompendo l’equilibrio dell’adolescenza, l’attore principale di questa saga familiare rimane ovviamente il padre.
È lui che domina ogni aspetto del branding dei suoi figli.
In un’epoca che ha trasformato tutti in influencer e in “imprenditori di se stessi”, nella famiglia Ball vige ancora una visione novecentesca in cui i figli fino al raggiungimento della maggiore età sono sotto la tutela del padre.
E se a lui sono concessi tutti gli istrionismi immaginabili, Lonzo, LiAngelo e LaMelo devono rigare dritto.
Niente feste, cattive compagnie o atteggiamenti sopra le righe: i tre conducono una vita estremamente monotona, che sfiora il monacale se non andassero a scuola con fuoriserie a tre zeri.
Durante una lite con Stephen A.Smith, nel momento culmine del litigio, quando entrambi sono rossi in viso e al limite di passare alle mani, improvvisamente l’opinionista di ESPN si ferma e gli fa i complimenti per come, nonostante tutto, abbia cresciuto i propri figli.
Cioè in un ambiente ostile, dovendo affrontare tutte quelle difficoltà che definiscono la vita di un afroamericano in America.


LONZO MEGLIO DI STEPH CURRY?
Nelle interviste LaVar ha sempre definito suo figlio Lonzo Ball molto più forte del due volte MVP Steph Curry dei Golden State Warriors.

"Ho piena fiducia in ciò che il mio ragazzo sta facendo. Lasciamelo dire ora, per me è meglio di Steph Curry. Mettete Steph Curry nella squadra di UCLA in questo momento e il mio ragazzo a Golden State e vedete cosa succede. Se non sapessi di cosa è capace mio figlio non avrei fatto quella dichiarazione. Steph avrà problemi a marcarlo. Fateli giocare 1 vs 1"

Le aspettative di LaVar Ball non si limitano al figlio maggiore:
"Penso che tutti e tre i miei ragazzi [Lonzo, LiAngelo, LaMelo] saranno all’ All Star Game NBA un giorno. Non sono diventati forti tutt’un tratto. Lo sono stati fin da piccoli, sono migliorati e migliorati e quando arriveranno al top alzeranno ancora di più il livello"


IL LITIGIO CON MICHAEL JORDAN
LaVar poi ha sfidato Michael Jordan in uno contro uno, finendo per lanciare la sua linea di scarpe.

"Nei miei giorni migliori avrei fatto il culo a Michael Jordan in uno contro uno.
Non ci sarebbe partita, io sarei stato in grado di segnare sia di gancio destro che di gancio sinistro, e lui avrebbe dovuto puntare tutto sul tiro da tre punti, che non era il suo forte, perchè io ero più veloce di lui e se avesse penetrato per attaccare il ferro gli avrei rubato il pallone ad ogni azione"

Queste le audaci parole rilasciate a Josh Peter di USA TODAY Sports.
Durante una sessione di Q&A in California, Michael Jordan ha risposto alla provocazione: "LaVar ha giocato al college, giusto? 2.2 punti di media a partita, davvero? Non meriterebbe una replica, ma rispondo perché me lo avete chiesto. Non mi batterebbe neanche se avessi una gamba sola"


LA POLEMICA CON LEBRON JAMES ED KYRIE IRVING
Sia LeBron James che Kyrie Irving hanno sollevato il problema di quanto l’influenza di LaVar possa alla lunga risultare dannosa per il figlio, ricevendo indietro insulti in carta bollata.
Addirittura a Irving ha risposto che lui non si può permettere di metter bocca perché "non sa com’è crescere con entrambi i genitori"  (la madre di Irving è morta quando lui aveva 4 anni).
A James invece non sono piaciuti i commenti fatti da LaVar sui figli di vari giocatori NBA, soprattutto quando è stato nominato anche suo figlio maggiore, ed ha voluto mandare un messaggio a Ball.

LaVar: "La questione è che bisogna valutare le possibilità. Ci sono stati un sacco di grandi giocatori, e tutti i loro figli sono scarsi. Kareem ha figli, Jordan ha figli, Shaq ha figli. No ok, il figlio di Shaq è abbastanza bravo [dopo che il giornalista Chris Broussard lo aveva incalzato sottolineando che Shareef, il figlio di O’Neal, è anch’egli proiettato verso una buona carriera almeno per il momento]. Mentre per quel che riguarda i mostri della NBA, loro non avevano dei padri particolarmente forti. Erano ok, ma ad esempio il vecchio Curry [Dell, padre di Steph e Seth] non era nemmeno un All Star, sapeva tirare ma non era freddo. Anche Kobe Bryant aveva un padre che non era poi così bravo, mentre lui è diventato un mostro. Parlando di LeBron, sarà difficile affermarsi per i suoi figli. La gente li guarderà e gli dirà “Devi essere come tuo padre”, mettendo enorme pressione sulle loro spalle. Penseranno “Perché devo essere come mio padre? Non posso essere me stesso?. E alla fine diranno che sono troppo soft o non abbastanza bravi, perché le aspettative sono troppo alte.

James: "Mi piace come gioca suo figlio, veramente, ha un ottimo gioco. Però suo padre, può parlare di quello che vuole, del suo brand, di suo figlio, di basketball, può persino parlare male di me, ma deve tenere la mia famiglia fuori da tutto questo"


LA POLEMICA CON PHILADELPHIA
La notte del Draft, dopo che i Philadelphia 76ers avevano chiamato alla n°1 Markelle Fultz, preferendolo proprio a Ball, i neo-compagni del prodotto di Washington Ben Simmons e Joel Embiid si erano apertamente schierati al suo fianco non lesinando qualche piccola frecciatina al suo rivale per la primissima chiamata assoluta, Lonzo Ball appunto.
In particolare un tweet di Embiid non aveva lasciato dubbi sul (relativo) gradimento del centro camerunense quando il soggetto del discorso è la famiglia Ball: "Ti prego schiacciagli in testa così forte da far correre suo padre in campo a salvarlo", l’invito rivoltO da Embiid a Simmons, con Lonzo Ball bersaglio (indiretto) della sua frustrazione.
La reazione di papà LaVar ovviamente non si è fatta attendere, ed è arrivata con una telefonata alla trasmissione 97.5 The Fanatic (talk show sportivo di una radio): "Quando non vinci, non fai neppure i playoff e non resti neppure in campo abbastanza, tutto quello che ti rimane da fare è twittare qualche stupidata. Nessun altro lo fa, perché i giocatori veri sono in palestra ad allenarsi. Questi ragazzini non hanno giocato una partita, sono sempre infortunati, sono ancora in fondo allo status NBA. Vogliono un consiglio? Portate il vostro didietro in palestra".

Parole che non sono ovviamente passate inosservate a Philadelphia, e che hanno generato un'inequivocabile risposta dallo stesso Embiid, mai timido pure lui quando c’è da fare notizia.
In un Instagram Live, il centro dei Sixers viene pizzicato mentre usa la famosa “f word” americana per mandare sostanzialmente a quel paese il padre del rookie dei Lakers.
Dopo il draft, indossando il cappellino giallo del proprio marchio, invece di quello dei Lakers, LaVar ha detto: "Lonzo riporterà i Lakers ai playoff".
Il figlio non ha stoppato il padre: "E’ l’obiettivo: si gioca per vincere, del resto".


LA DIATRIBA CON CHARLES BARKLEY E I PRESUNTI ELOGI
Barkley attuale opinionista di TNT, che neanche da dietro la scrivania si risparmia commenti piccanti, è sempre stato una testa caldissima. Nella sua quasi ventennale carriera NBA Charles è stato spesso al centro di polemiche e dibattiti per il suo comportamento spesso sopra le righe, che l’ha portato talvolta ad avere problemi con la legge o anche solo con l’opinione pubblica; come quando invece di colpire con uno sputo un tifoso che l’aveva pesantemente insultato dall’inizio della partita, colpì una bambina poche file sotto. Parlando di questioni giudiziarie, invece, il primo pasticcio avvenne davanti a un night club di Milwaukee da cui Barkley era appena uscito: un gruppo di uomini cominciò a seguirlo e a insultarlo. L’allora numero 34 di Philadelphia prese a pugni uno di loro, rompendogli il naso e ferendogli la fronte. Per tutto il periodo a Phoenix riuscì a stare lontano dai guai, ma a Houston venne nuovamente incarcerato per percosse aggravate e resistenza a pubblico ufficiale; nel 2008 venne fermato per guida in stato di ebbrezza, cominciò a dichiarare agli agenti che era in cerca di una prestazione di sesso orale, rimanendo due notti in cella. Dopo quest’ultima bravata Barkley sembra aver messo la testa a posto, e i suoi commenti mai banali sulla NBA sono sempre fonte di discussione.
LaVar ha indicato Barkley come il suo giocatore preferito, nonchè uno dei giocatori più forti di sempre, anche più di Michael Jordan.

"Chiaro di carnagione, forte, che poteva correre, veloce, sicuro di sè. Questo è il mio ragazzo! Ma adesso ha superato i 50 e ha iniziato a parlare come un pazzo, è ok, capisco che sia cambiato.
Lui non ha vinto nulla. 
Non ha titoli, ma quel ragazzo era proprio il mio tipo. Forte, appena si metteva in moto. 
Recuperava la palla. Giocava semplicemente con coraggio e dava tutto se stesso. 
Ma era un cattivo ragazzo quando giocava. Era un cattivo ragazzo. 
Michael Jordan era un po’ troppo magro per i miei gusti. 
Charles era grosso come me. Sapeva muoversi, saltare. Era forte e ben piazzato. Mi piaceva il suo modo di giocare. Le persone potrebbero dire 'Oh, Lavar (specialmente quando sono diventato calvo) assomigli un po’ a Michael Jordan'.
E io rispondo ‘non assomiglio di più a Charles Barkley?’ Pelle chiara. Duri. Dai, siate realisti"


GLI INSULTI A PATRICK BEVERLEY
Prima partita di Lonzo Ball nella NBA e, puntuale, arriva già la prima polemica che lo riguarda, ovviamente alimentata dal padre LaVar, a cui hanno dato parecchio fastidio le parole pronunciate all’esterno dello spogliatoio dei Clippers da Patrick Beverley: "Portate questo fenomeno in campo, datemelo da marcare e lo distruggo", la versione (molto) edulcorata uscita dalla bocca dell'ex giocatore di Houston, dopo una gara in cui nei 29 possessi che lo hanno visto accoppiato con Lonzo Ball il rookie di L.A. è riuscito solo a prendersi due tiri, sbagliandoli entrambi.
Giunte alle orecchie di papà LaVar, le parole della guardia dei Clippers hanno scatenato la sua immediata reazione.
"Chi è Patrick Beverley?", ha chiesto in maniera sarcastica.
"Che chiuda quella bocca, che tanto non prenderà mai un soldo più di quelli che già prende. È stato in campo tutto l’anno scorso e nessuno ha mai parlato di lui. Oggi ha tutti i riflettori puntati su di lui e l’unica ragione è che ha marcato mio figlio. Ora vediamo le sue prossime cinque partite, vediamo se avrà la stessa intensità che ha messo in campo oggi o se invece tornerà a fare il suo classico 0/5 al tiro con due-tre rimbalzi al massimo. A nessuno frega nulla di uno così, l’unico modo perché possa ottenere che si parli di lui è associando il suo nome a quello di Lonzo. Ho visto il modo in cui mi guardava mentre era in panchina, cercando di stabilire un contatto visivo con me, ma vi dico la verità: l’ho ignorato, perché per me Beverley non è nessuno, mentre noi siamo Big Baller [il nome del brand ideato e commercializzato da LaVar Ball stesso]".


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sabato 4 novembre 2017

La Storia Della Metropolitan Police FC: Forze Armate Nel Calcio Inglese

Metropolitan Police FC sino al 2011 fu il club ufficiale del distretto di Polizia di Londra.
La squadra è sita nell'East Molesey (Surrey), appena fuori Londra e giocano ad Imber Court (una struttura sportiva che la Polizia acquistò nel 1919).
70-80 tifosi in media.
Come regola da sempre del club, quello di entrare in giacca e cravatta nell'impianto.
Oggi giocano nell'Isthmian Premier League (settima divisione).
Il club è stato fondato nel 1919 e ha giocato amichevoli sino al 1928 dove poi è stato annesso alla Spartan League, una lega in cui hanno giocato fino al 1960.
In seguito sono passati alla Metropolitan League nel 1960 e poi alla Southern League nel 1971.
Sono poi entrati a far parte dell'Isthmian League Division Two nel 1977 e promossi al primo tentativo.
Tra sali e scendi dall'Isthmian, arrivano in Division One della stessa lega nel 2004.
Nel 2010, vinsero il primo trofeo senior, battendo l' AFC Wimbledon 5-3 ai rigori dopo un pareggio 4-4 nella finale della London Senior Cup.
Chiusero la stagione 2010/11 come campioni della divisione Isthmian League One South, davanti al Bognor Regis Town .

L'ispettore detective Mullings, un ufficiale di CID che ha lavorato con la squadra omicidi di Trident (ora sciolta) a Brent e Hackney è stato un imponente difensore centrale dal 1987 al 2001.
Descritto come un gigante gentile subì una pausa forzata nel 1993: "Abbiamo rappresentato il Met contro le squadre di polizia in tutto il mondo: Hong Kong, Barbados, Francia, America, Italia. Tour davvero ottimi"

Sino al 2011 come detto in precedenza si trattava del club di Polizia Metropolitana, dopo questa data il commissario si rifiutò di fornire tempo libero per gli agenti atleti.
Ai tempi il carnevale di Notting Hill era in città e il commissario Sir Paul Stephenson preoccupato per il rischio di disordini, tolse il tempo libero agli agenti mettendoli in attesa di servizio.
Ciò significava che le partite erano state spostate, in particolare quelle contro il Wingate & Finchley e la successiva con il Leatherhead.
Dopo di ciò, non ci fu più alcun obbligo per la squadra di essere composta da soli agenti di polizia: venivano reclutati giocatori semipro comprati anche da altre squadre.
"Avere una squadra di poliziotti in disparte e allo stesso tempo allenarsi due volte alla settimana e giocare partite era logicamente impossibile", dice Graham Wettone (che ha gestito stazioni di polizia quali l'Hammersmith, Limehouse ed ha fatto parte anche di Scotland Yard gestendo l'ordine pubblico e lottano contro l'Hooligalismo).
Nel 2012 Jim Cooper, detective e allo stesso tempo manager della squadra, venne coinvolto nell'operazione Withern, che stava tentando di rintracciare tutti i partecipanti ai disturbi di Londra avvenuti nel 2011.
Dal 6 al 10 agosto 2011 infatti si verificarono una serie di disordini in Inghilterra, che inizialmente interessarono i quartieri periferici della capitale britannica, Londra, con saccheggi, episodi di sciacallaggio, violenza e rivolte.
I disordini cominciarono nel quartiere di Tottenham, per poi espandersi senza controllo intorno alla città in zone come Chelsea, Brixton e persino Oxford Circus, una delle maggiori attrattive turistiche di tutta Londra.
La causa delle sommosse fu l'uccisione di Mark Duggan, padre di quattro figli, ucciso in una sparatoria con la polizia.
La rivolta, originata in Tottenham, si propagò velocemente nei quartieri di Wood Green, Enfield Town e Ponders End.
Vandalismi e comportamenti violenti furono registrati anche in molte altre aree di Londra.
Molti negozi vennero dati alle fiamme, saccheggiati e distrutti da gruppi di manifestanti.
Almeno 35 poliziotti facenti parte del Metropolitan Police Service furono feriti.
L'8 agosto gli incidenti si diffusero anche in altre città come Birmingham, Liverpool e Bristol.
In seguito Manchester.
Questi disordini furono considerati come la peggiore rivolta nel loro genere dai disordini di Brixton del 1995.
Cooper fu manager della squadra per nove anni dopo aver giocato anche 10 anni come giocatore.
"Abbiamo arrestato fino a 4.700 persone e probabilmente ne abbiamo altre 1.200 persone che potremmo identificare. Non riposeremo finché queste persone non saranno sbattute in carcere
Amo il lavoro che faccio e sono orgoglioso di rappresentare la polizia metropolitana"

L'ultimo ufficiale di polizia fu Craig Brown nel 2013 in un match di FA Cup contro il Crawley Town.


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giovedì 2 novembre 2017

Quando Alan Minter Uccise Angelo Jacopucci (Boxe)

Alan Minter o meglio noto come “Boom boom”, classe 1951, di Crawley è ricordato per aver ucciso (involontariamente) un avversario sul ring.
Peso medio con un sinistro devastante e tanto ardore che gli ha consentito di vincere pur senza dare spettacolo, passa professionista fortedel titolo britannico di campione della sua categoria.
Batte il connazionale Maurice Thomas il 31 ottobre 1972 alla Royal Albert Hall di Kensington per KO. alla sesta ripresa, per poi infilare una lunga serie di successi interrotta da una prima sconfitta con lo scozzese Don McMillan il 5 giugno 1973.
A fine carriera saranno 9, a fronte di 39 vittorie e un “no contest” contro Jan Magdziarz.
E così, dopo aver conquistato il titolo britannico dei pesi medi battendo ai punti Kevin Finnegan il 4 novembre 1975, infine Minter ha l’occasione per mettersi in bacheca quel titolo europeo sfuggito da dilettante, quando il 4 febbraio 1977, al Palazzo dello Sport di Milano, demolisce in cinque round Germano Valsecchi.
Ma sono i successi con Tony Licata, sfidante iridato battuto da Carlos Monzon al Madison Square Garden nel giugno del 1975, e con Sugar Ray Seales, campione olimpico dei pesi welter a Montreal nel 1976, così come una franca vittoria contro Emile Griffith, ad inserire Minter tra i pretendenti più accreditati per un combattimento per il titolo mondiale dei pesi medi.


LA MORTE DI JACOPUCCI SUL RING
Il giorno che però lo consacrerà alla storia (anche se dalla porta sbagliata) è però il drammatico 19 luglio 1978, data che segnerà la sua vita sua e soprattutto, tragicamente, quella del suo avversario, Angelo Jacopucci.
Allo Stadio Municipale di Bellaria, nel corso della 12esima ripresa, l’italiano abbassa improvvisamente la guardia, consentendo a Minter di colpirlo ripetutamente e duramente al volto. Jacopucci sbanda con la testa, rimbalzando all’indietro, sottoposta a traumi evidenti e i muscoli del collo ormai rilassati, impossibilitati ad offrire la seppur minima resistenza.
A quel punto ci sarebbero tutti i presupposti per una immediata interruzione del match.
Ma né l’arbitro, né i secondi, né il medico a bordo ring lo ritengono opportuno. Il pugile italiano finisce al tappeto e viene sconfitto per KO.
Jacopucci, tuttavia, si rialza dopo il conto totale, rassicurando tutti sulle sue condizioni.
Questa incapacità di prevenire il peggio gli sarà fatale.
Non si sottrae, infatti, poche ore dopo l’incontro, alla cena di festeggiamento del neocampione d’Europa e, davanti allo stesso Minter, avverte improvvisamente forti attacchi di vomito.
Una volta tornato in albergo finisce improvvisamente in coma.
Trasportato immediatamente all’ospedale “Bellaria” di Bologna, il pugile di Tarquinia viene dichiarato morto per emorragia cerebrale nella mattina del 22 luglio 1978.
Aveva solo 29 anni.


MINTER CAMPIONE DEL MONDO
Minter diviene campione del mondo 2 anni dopo, nel 1980, battendo Vito Antuofermo.
Il 28 giugno dello stesso anno vede i due rivali si incrociano ancora alla Wembley Arena di Londra. Minter domina il match costringendo Octavio Meyran, arbitro dell’incontro, ad interrompere il combattimento all’ottavo round, confermando il titolo dell’inglese.
Non resta, a questo punto, per legittimare le stimmate di numero 1 del mondo del pesi medi, che affrontare proprio Hagler, in un match programmato sempre alla Wembley Arena, il 27 settembre 1980.
Minter è dato leggermente favorito e i 12.000 spettatori presenti all’evento, rigurgitanti nazionalismo a piene mani, si attendono la recita del beniamino di casa.
Ma, inatteso, Hagler è padrone del match, sommergendo il malcapitato campione di colpi che ne provocano numerosi tagli vicino agli occhi.
attorno all’occhio sinistro è definitivo, dopo 1’45” dall’inizio del terzo round, e nonostante il parere contrario dell’angolo di Minter, il panamense Carlos Berrocal interrompe il match assegnando vittoria e cintura iridata allo sfidante.
Il pubblico non ci sta, anche perchè le dichiarazioni di Hagler prima dell’incontro non sono state certo improntate al fair-play “non stringo la mano all’avversario che devo affrontare il giorno dopo“, in risposta al “non voglio essere detronizzato da un negro” di Minter, lanciando lattine e bottiglie sul ring e costringendo i due pugili ad uscire dall’impianto sotto la scorta della polizia.


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