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giovedì 27 giugno 2019

La Storia Di Henman e Rusedski e Il Loro Serve And Volley

Simili in tutto e per tutto con lievi differenze (di eleganza e potenza), Tim Henman e Greg Rusedski hanno rappresentato negli anni 90 e nei primi anni del 2000 il tennis inglese e non solo.
Un tennis fatto di serve and volley che ormai non esiste più.
Simili dicevamo perchè quasi coetanei (nati entrambi il 6 settembre Rusedski del 1973, Henman del 1974) perchè giocavano grossomodo uguale (serve and volley), perchè preferivano le stesse superfici (quelle rapide), stesso massimo ranking raggiunto (N.4 del mondo: Greg nel 1997, Tim nel 2002).
15 titoli per Greg, 11 per Henman (che però complessivamente ha un record W/L leggermente migliore).
Eppure i due tra di loro hanno covato sempre una certa rivalità perchè la stampa britannica ha sempre preferito (almeno a Wimbledon) Henman a Rusedski (che come si capisce dal nome non è inglese puro ma nato a Montreal, in Canada).
La decisione di Rusedski di competere per il Regno Unito piuttosto che per il Canada a partire dal 1995 venne accolta male anche dagli stessi fan canadesi, al punto che quando tornò in Canada a giocare per la prima volta dal 1995, la folla sugli spalti gli diede del "traditore".
Rusedski venne spesso messo in ombra anche dalla stampa britannica per il più popolare Henman, specialmente a Wimbledon.
Non a caso, a Tim venne dedicata la "Henman Hill" (Aorangi Terrace) a Wimbledon.
Ovvero una zona prevalentemente erbosa nei terreni dell'All England Lawn Tennis e del Croquet Club dove, durante il torneo di Wimbledon, si radunano folle di persone senza biglietto per guardare le partite di tennis dal vivo su uno schermo gigante al lato della campo N.1.
Il soprannome Henman Hill è emerso alla fine degli anni '90 quando i sostenitori britannici si riunivano per vedere le partite di Tim Henman.
Questo è sicuramente il nome più noto, tuttavia durante l'epoca più recente di Andy Murray venne etichettata come "Murray Mound".
In realtà, anche se meno noto come nomignolo, quando i tifosi si radunavano per vedere i match di Rusedski veniva chiamata "Rusedski Ridge".


PRESTAZIONI E TITOLI
Rusedski ha vinto più titoli di singolare rispetto al connazionale Henman, con 15 titoli a 11.
Greg ha anche raggiunto la finale degli US Open nel 1997, mentre Henman non ha mai superato le semifinali di un torneo del Grande Slam. Tuttavia, Henman ha raggiunto sei semifinali del Grande Slam e altri quattro quarti di finale, mentre Rusedski ha raggiunto solo due quarti di finale del Grande Slam in totale (oltre alla già citata finale persa contro Rafter nel 1997 in 4 set).
Henman fu fermato in semifinale a Wimbledon prima da Pete Sampras nel 1998 e nel 1999, in seguito da Roger Federer.
Henman arrivò in semifinale anche nel 2001 e nel 2002, ma nella prima occasione fu battuto in un match più volte interrotto dalla pioggia da Goran Ivanišević, l'anno dopo a infrangere i suoi sogni fu l'australiano Lleyton Hewitt (sia Ivanisevic che Hewitt vinsero poi il torneo). Tim raggiunse i quarti di finale di Wimbledon in altre quattro occasioni (1996, 1997, 2003, 2004).
Né Rusedski né Henman hanno raggiunto i quarti di finale dell'Australian Open.
Henman (molto a sorpresa) raggiunse anche la semifinale degli Open di Francia, mentre Rusedski non riuscì mai a superare il quarto round in quel torneo.
I due comunque vinsero (insieme) molti singolari importanti in Coppa Davis.
Negli US Open del 2002, dopo aver perso contro Pete Sampras al terzo turno dopo una faticosa partita da cinque set, Rusedski descrisse Sampras di quell'anno come "un passo indietro rispetto a quanto stava al top" e predisse che Sampras avrebbe perso la sua successiva partita al quarto round contro la giovane stella tedesca Tommy Haas. Sampras, tuttavia, vinse il torneo il torneo.

Sampras rispose: "contro di lui non ho bisogno di avere un passo in più"

A Wimbledon nel 2003, Rusedski stava giocando una partita di secondo turno contro Andy Roddick con l'americano che aveva vinto i primi due set, ma Rusedski era 5-2 nel terzo set. Mentre Roddick stava battendo, un tifoso chiamò a gran voce "out", facendo sì che Rusedski smettesse di giocare il punto in quanto credeva che ad aver gridato fosse stato un giudice di linea. L'arbitro stabilì che la palla era buona ed assegnò il punto a Roddick. Rusedski, credendo che il punto sarebbe dovuto essere ripetuto, si lanciò in una invettiva ed insulti contro l'arbitro e, senza mai riguadagnare la sua compostezza, perse i 5 successivi games senza rispondere per concedere la partita.
Rusedski si scusò dopo la partita ma fu comunque multato.
Lo stesso risultò anche positivo al nandrolone nel gennaio 2004, ma venne scagionato dalle accuse in un'udienza del 10 marzo 2004.
L'ultimo match di Rusedski in un Grand Slam fu proprio contro il rivale, compagna e compatriota Tim Henman, agli US Open del 2006. Dopo un primo set combattuto, Rusedski finì per perdere 7-6, 6-2, 6-3. Questa fu l'ultima partita di Rusedski in uno Slam.
Nei confronti diretti Tim chiuse avanti 8-2.
Henman si ritirò invece l'anno successivo, nel 2007.


STILE DI GIOCO
Come detto entrambi i giocatori prediligevano il gioco d'attacco quindi il serve and volley, Henman era sicuramente più elegante(servizio preciso e profondo ma meno potente), Rusedski più potente nei colpi (e molto meno tecnico) anche per la maggiore stazza.
Rusedski detenne per diverso tempo anche il record di servizio più veloce del circuito: 149 miglia orarie (prima di essere battuto da Andy Roddick).
Per il resto attacchi in backspin (Rusedski era anche mancino) per prendere la rete appena possibile e palleggiare poco da fondocampo.
Servizi sia di potenza che slice (per mandare l'avversario fuori dal campo).
Il serve and volley coniuga due fondamentali (servizio e volée, appunto) che sino ad un decennio fa erano imprescindibili sull’erba, vuoi per i (bassi) rimbalzi irregolari della palla vuoi per la superficie veloce.
Per eseguire il serve and volley, inoltre, c’è bisogno di effettuare tantissimi aggiustamenti tecnici, creando un movimento unico che parte dal lancio di palla, che deve essere rivolto più in avanti rispetto al servizio “normale”, con la conseguenza che c’è un rischio maggiore di mandare la palla in rete. Non solo viene modificato il lancio, ma anche l’impatto stesso deve essere preferibilmente in slice interno o in kick esterno per dare più tempo al battitore di scendere più vicino possibile alla rete. Il lancio in avanti, inoltre, permette che lo stacco da terra dei piedi sia meno alto e di conseguenza l’atterraggio sia meno pesante e avvenga in un tempo inferiore e in un punto più vicino alla rete, condizione fondamentale affinché lo scatto verso la rete sia il più rapido possibile soprattutto nei primi passi.
Oggi con i tagli diversi dell'erba quindi con il rallentamento delle superfici non è più una tattica vincente perchè se dall'altra palla trovi un grande ribattitore verresti sistematicamente passato.

Rusedski (intervista del 2015): "Pochi ragazzi giocano oggi il serve and volley. Questo è dovuto alle superfici e ai materiali.
Le superfici ai miei tempi erano molto veloci, ora sono più lente. Le corde avevano un materiale più resistenze per imprimere potenza in risposta. Oggi si basa sul tirare forte e sugli scambi. Ma il serve and volley mi entusiasma ancora" 

Henman (intervista del 2016): "Il serve and volley sta morendo, adesso le superfici sono più lente, i tennisti vengono meno a rete e questa capacità non viene sviluppata sin da piccoli.
Sul circuito, quindi, manca sempre più il serve and volley e non credo che avremo in temi brevi un campione con queste capacità"


SCONTRI DIRETTI (GIOCATORI PRINCIPALI)
Henman v Federer 6-7
Henman v Roddick 3-2
Henman v Murray 1-3
Henman v Hewitt 1-9
Henman v Nadal 0-2
Henman v Sampras 1-6
Henman v Nalbandian 1-5
Henman v Haas 2-3
Henman v Ivanisevic 4-1
Henman v Rusedski 8-2
Henman v Philippoussis 3-4


PALMARES
Cincinnati (Super Nine) 2000
Indian Wells (Super Nine) 2002
Indian Wells (Super Nine) 2004


SCONTRI DIRETTI (GIOCATORI PRINCIPALI)
Rusedski v Federer 1-4
Rusedski v Roddick 1-6
Rusedski v Hewitt 3-4
Rusedski v Sampras 1-9
Rusedski v Haas 4-1
Rusedski v Ivanisevic 1-9
Rusedski v Philippoussis 3-3


PALMARES
Indian Wells (Super Nine) 1998


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giovedì 20 giugno 2019

Quanto Guadagna Un Centro Scommesse? E Chi Paga Le Vincite?

La tradizione delle scommesse (sportive e non) appartiene ai paesi anglosassoni come l’Inghilterra, l’Irlanda, gli Stati Uniti. Per aprire un centro scommesse in maniera indipendente, si deve presentare la richiesta di avvio all’AAMS, poi ottenere dal Questore la licenza di pubblica sicurezza, quindi aprire la Partita Iva e iscriversi alla Camera di Commercio, e poi sottoscrivere le convenzioni con i concessionari delle licenze. I concessionari di licenze italiani più conosciuti sono al momento Lottomatica ed ovviamente Snaitech (ex SNAI). Snaitech è di proprietà del colosso britannico Playtech Ltd, invece Lottomatica della De Agostini. Va citata anche Sisal che detiene MatchPoint, Lottomatica invece Better. Sostanzialmente si tratta di concessionari per la gestione dei giochi autorizzati in Italia: scommesse, virtual sports, videolottery, new slot, giochi online e mobile (poker, skill games, casinò games, bingo), esports e concorsi a pronostico, sia tramite la propria rete di punti vendita, sia online.
Il regolamento comune che seguono i bookmakers (legali) che operano in Italia è governato dall'AAMS (Agenzie delle Dogane e dei Monopoli): AAMS (Monopoli e Giochi).
Bookmaker esteri noti sono Betfair, Bet365, William Hill, Bwin (la succursale italiana è Bwin Italia), Eurobet, SKS365 Group (che detiene PlanetWin 365), etc Molto spesso data la difficoltà e i costi elevati per ottenere una licenza AAMS, la maggior parte dei centri scommesse fanno riferimento a un network in franchising. Sostanzialmente la differenza è tra l' agire in proprio assumendosi tutti i rischi del caso (cioè creare un marchio da zero) o avere un appoggio (un marchio noto) che garantisca una maggior sicurezza (franchising appunto). In ogni caso si va da un investimento minimo di 12.500 euro ad oltre 30.000 euro (dipende se si tratta di un piccolo "corner" o di una vera ricevitoria), ma ovviamente ci sono anche catene che richiedono un investimento intermedio. Il fatturato (che dipende ovviamente dal bacino di utenti) può superare facilmente i 400mila/500mila euro al mese.


QUANTO GUADAGNA UN CENTRO SCOMMESSE?
Le percentuali di guadagno sulle scommesse variano di volta in volta. Nel caso di apertura di un punto SNAI, ad esempio la percentuale varia dal 3% all’8% ma non si può generalizzare perchè dipende anche dal tipo di contratto che è stato stipulato (ci sono circuiti che garantiscono sino al 15%).
Dunque è sbagliato pensare che, tutto il denaro che si ottiene grazie alle giocate dei propri clienti, risulti essere di proprietà dello stesso gestore del locale. Così come è sbagliato credere che dipenda dal numero di scommesse perdenti o vincenti, esiste comunque una %.

In un centro scommesse è possibile ricavare un profitto che riguarda la complessiva somma di denaro che, mensilmente, viene incassato dallo stesso centro scommesse. Esso, generalmente, prevede un conteggio del 10 % sull’importo complessivo (quindi su 10mila euro scommessi, il gestore del locale ne guadagna 1000). Ovviamente occorre effettuare un calcolo specifico a seconda dell’affiliazione: alcuni gestori, come Bet365, offrono una percentuale di guadagno che risulta essere superiore rispetto a quella che potrebbe essere offerta da un altro bookmaker. Va anche considerato che, a volte, i bookmaker effettuano anche delle differenze tra le varie scommesse sportive: quelle più note (tipo scommesse calcistiche), hanno una % che di guadagno inferiore rispetto invece ad altri sport considerati di "nicchia". Inoltre è bene tenere a mente che, questo genere di guadagni dipende anche dal numero degli eventi sportivi sui quali lo scommettitore decide di puntare. Cioè se si scommette in singola o multipla (guadagni maggiori. Questo uno dei motivi per cui molti bonus ed eventi vengono erogati solo se si scommette in multipla o con quote superiori ad una certa soglia). Inoltre alcuni bookmaker permettono anche di ottenere una % di guadagno sulle vincite che vengono effettuate da parte degli scommettitori stessi. Online funziona grossomodo uguale.
Ma chi paga le vincite? Così come i soldi (derivanti dalle scommesse effettuate) che la ricevitoria gestisce sono "momentanei" (vengono trasferiti alla società che detiene il gruppo), allo stesso modo non è il gestore della ricevitoria a pagarvi di tasca sua.
Si parla appunto di % del fatturato totale che dipende appunto dal bacino di utenti che giocano.


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venerdì 14 giugno 2019

Google Cloud Nello Sport: Dai Golden State Warriors Alla Nazionale Inglese

Al di là dell'infausta serie finale NBA persa contro i Toronto Raptors, i Golden State Warriors pronti nella prossima stagione a lasciare Oakland per San Francisco, sono già proiettati al futuro.
Infatti qualche mese fa (febbraio 2019) annunciarono un'interessante partnership con Google Cloud.
Tutto ciò per aiutarli a trasformare la loro organizzazione rendendola sempre più tecnologica grazie a statistiche, dentro e fuori dal campo. Sempre più industrie (in altri settori) stanno sfruttando l'analisi dei dati per prendere decisioni migliori e mantenere vantaggi competitivi, e lo sport non fa eccezione. Con questa partnership tecnologica pluriennale, Google Cloud sarà anche socio fondatore di Chase Center Arena, il nuovo complesso sportivo realizzato nel quartiere di Mission Bay a San Francisco.
I Warriors per cosa stanno usando Google Cloud? Per soddisfare meglio le esigenze di allenatori, front office, personale, giocatori e fan.
Oggi, come domani.
I Warriors e Google Cloud stanno sviluppando analisi della pipeline dei dati in tempo reale, consentendo ai Warriors di fornire analisi più rapide su elevati volumi di dati. Nei primi test, questo sistema ha ridotto sensibilmente i tempi di elaborazione per operazioni di questo tipo.

Kirk Lacob (Assistant General Manager): "Oggi il 70% del tempo per gli analisti dei Golden State Warriors è dedicato alla raccolta e alla formulazione dei dati e solo il 30% del tempo è dedicato all'analisi. Collaborare con Google Cloud per automatizzare la raccolta dei dati ci consentirà di liberare risorse e dedicare più tempo a trasformare queste informazioni in azioni"

Verranno sfruttate le tecnologie: Cloud Dataflow, BigQuery, Colab, Cloud Composer e Google Data Studio utili per creare modelli di machine learning, per visualizzare dati e analisi interattive che possono essere facilmente condivise con allenatori, staff e giocatori. Con queste soluzioni, Google Cloud può contribuire a potenziare l'analisi delle prestazioni della squadra e dei giocatori.
In futuro, i Warriors useranno nuove tecnologie per rendere memorabile l'esperienza dei fan. Le app per dispositivi mobili della Chase Center Arena saranno ospitate su Google Cloud Platform, insieme alle proprietà web di Chase Center, che miglioreranno l'esperienza dei fan sia sul Web che sullo smartphone. Una nuova app di fan experience, sviluppata dai Warriors ed Accenture, utilizzerà le tecnologie di Google Cloud come App Engine e Firebase per la personalizzazione e Maps per supportare la navigazione e il wayfinding (cioè il modo in cui uno spazio viene studiato, costruito e organizzato per cercare di favorire ed aiutare l'orientamento di una persona nello spazio, in modo che si possa trovare la via grazie al riconoscimento anche inconsapevole di strutture, zone, snodi, quartieri, edifici).
L’utilizzo di piattaforme che supportano l’analisi dei dati è una vecchia prerogativa del Baseball americano: Amazon Web Services, un concorrente diretto del sistema di cloud computing di Google, viene utilizzato dalla MLB per il proprio sistema di tracciamento dei dati Statcast (il database dove vengono analizzate le abilità atletiche ed i movimenti in partita dei giocatori) e dalla NFL per potenziare la propria piattaforma Next Gen Stats (dove vengono raccolti tutti i dati di ogni match e di ogni giocatore sceso in campo nel corso della stagione).
I Warriors sono la prima squadra in assoluto a collaborare con Google e la speranza dei vertici del colosso dei servizi online è che questa partnership possa aiutare il servizio Cloud ad affermarsi anche nel mondo dello sport.
In ambito calcistico invece, la nazionale inglese di calcio ha scelto lo stesso servizio dei Golden State Warriors: Google Cloud.
Lo staff tecnico della nazionale inglese stava già utilizzando la "G Suite" (una suite Google di software e strumenti di produttività per il cloud computing), per migliorare il percorso di allenamento dei giocatori ma anche per aiutare lo sviluppo di un nuovo Player Profile System (PPS) che l’FA (Football Association inglese) sta costruendo: questo innovativo programma riunirà tutti i dati delle diverse prestazioni individuali degli atleti che verranno utilizzati per analizzare e migliorare la loro forma fisica, i carichi di lavoro e l’avvicinamento alle partite.
Inoltre, il PPS automatizzerà l’analisi dei dati in tempo reale, rendendo quindi più facile per gli allenatori delle varie nazionali vedere come i singoli giocatori si comportano in campo ed apportare di conseguenza le necessarie modifiche nel corso del match.

Dave Reddin (FA): "Abbiamo sviluppato un approccio sistematico per provare a rendere l’Inghilterra un team vincente e grazie al supporto della tecnologia Google Cloud potremo approfondire le nostre conoscenze e migliorare le prestazioni dei giocatori in maniera molto più rapida e completa"


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martedì 11 giugno 2019

La Morte Di John Thomson e Lo Scontro Con Sam English (Old Firm)

John Thomson nacque a Kirkcaldy, in Scozia, il 28 gennaio 1909 e dopo aver lavorato in giovane età in miniera arrivò giovanissimo al Celtic: aveva appena 17 anni.
Non passò molto tempo affinchè Maley del Celtic gli conferisse il ruolo di portiere titolare, per via delle prestazioni non molto convincenti di Peter Shevlin. Le sue buone prestazioni gli fecero poi ottenere di conseguenza la convocazione con la nazionale scozzese ed il debutto arrivò nel maggio del 1930, a 21 anni (vittoria per 2-0 sulla Francia).
Il suo coraggio ai limiti dell’incoscienza esaltava la folla per via delle sue incredibili uscite sia aeree che sui piedi degli avversari.
Si ricorda anche una vittoria contro i maestri inglesi, quando John parò l'impossibile al super bomber Dixie Dean.
In una tournee negli USA venne etichettato come "miglior portiere al mondo".
Nello stesso anno contro l' l'Airdrieonians subì un gravissimo incidente in uno scontro di gioco con tanto di rottura di costole e mandibola.
La madre pregò lui di abbandonare il calcio ma non ne volle sapere.


LO SCONTRO FATALE CONTRO SAM ENGLISH
Il 5 settembre 1931, il Celtic fece visita ad Ibrox Park per affrontare i Rangers, nel crudo ed accesissimo Old Firm.
All’inizio del secondo tempo, in una giocata nell’area del Celtic, il giovane estremo difensore uscendo a valanga si scontrò rovinosamente con Sam English (attaccante dei Rangers).
Il ginocchio di English colpì violentemente il cranio del portiere.
Sebbene all’inizio sembrasse solamente un colpo (sebbene abbastanza duro), molti in campo cominciarono a temere subito il peggio.
Infatti, uno dei giocatori dei Rangers, realizzò sul campo che la vita del suo rivale era in serio pericolo.
Alcuni tifosi del Rangers esultarono per l'infortunio occorso all'avversario (infortunio che costrinse Thomson ad uscire sanguinante in barella) ma furono invitati a smetterla dal capitano Blues David Meiklejohn.
Il giocatore venne trasferito in un centro ospedaliero a Glasgow, dove accurate indagini mediche scoprirono che aveva riportato una rientranza sul cranio di 5 cm di diametro.
Quello stesso pomeriggio iniziò a ad avere terribili convulsioni e, nonostante un’operazione di emergenza proprio per ridurre la pressione intracranica, Thomson morì alle 9.25 di quella notte. Aveva appena 22 anni.
Furono 30.000 le persone che parteciparono ai funerali di John Thomson.
Quasi 80 anni dopo (nel 2008) grazie ad una petizione lanciata dallo scrittore Tom Greig, il suo nome venne inserito nella Scottish Football Hall Of Fame.
Per quanto riguarda l'autore della morte, Sam English, egli venne prontamente esonerato da ogni responsabilità, in quanto apparve chiara ai testimoni che lo scontro fu del tutto casuale.
Questo almeno dalle autorità.
Tuttavia, per il povero Sam la vita divenne un vero e proprio inferno quindi cominciò un terribile periodo di depressione.
Su alcuni terreni di gioco scozzesi poi, non fece che ricevere fischi di disapprovazione ed alla fine, decise per il suo bene agonistico di emigrare in Inghilterra, dove si ritirò nel 1938 ad appena 30 anni di età.



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domenica 2 giugno 2019

Tutte Le Caratteristiche e Velocità Medie Dei Circuiti (F1)

Scattato come ogni anno a marzo e da Melbourne (Australia) il campionato mondiale 2019 di Formula 1, vediamo le caratteristiche dei circuiti.
A difendere il titolo il penta-campione del mondo Lewis Hamilton (vincitore, tra l'altro, degli ultimi 2 titoli con la Mercedes).
Nei vari circuiti, al di là delle caratteristiche, va fatta una prima distinzione tra quelli cittadini con asfalto stradale (quindi più scivolosi) rispetto a quelli tradizionali.


Australia
5.303 metri su circuito cittadino, circuito tortuoso con relative difficoltà di sorpasso, si può tentare alla staccata della 1 e alla staccata della 2, ovvero in fondo ai principali rettilinei. In generale è un tracciato abbastanza veloce dove le temperature influenzano le performance.

Bahrain
5.412 metri per il tracciato di Manama che presenta diverse possibilità di sorpasso grazie a importanti allunghi e staccate impegnative. Già alla prima si passa dai 330 orari agli 80. Rettilinei molto lunghi con possibilità di sorpasso anche verso la 2 e la 14.
Importante anche qui il clima caldo e la possibile presenza di sabbia in pista.

Cina
5.451 metri per il circuito di Shanghai contraddistinto dalla presenza di lunghi rettilinei, quello di arrivo e quello che porta alla penultima curva, entrambi sedi di sorpasso. Nel mezzo una serie di curve e contro curve. Serve carico aerodinamico ma anche potenza.
Molto sotto sforzo le gomme anteriori.

Azerbaijan 
6.003 metri nel centro cittadino di Baku per un circuito stradale affascinante e con il rettilineo d’arrivo che parte dalla curva 16 per un tratto totale di 2.2 chilometri. Alla staccata della 1 i sorpassi saranno tanti. Si può tentare col drs anche nell’allungo che porta alla 3, ma da lì in avanti classico circuito cittadino tortuoso fino alla 14.
Ancora di più rispetto a Shanghai servirà carico per la parte mista e potenza per il rettilineo.
Qui è presente la curva più stretta del mondiale (solo 7,6 m di carreggiata alla 9), inoltre Bottas raggiunse i 378 km/h.

Spagna
4.655 metri a Barcellona, circuito anche usato per i test invernali. E’ il classico tracciato che testa le auto su tutti i fronti: con il rettilineo principale per la potenza e i sorpassi, la parte centrale con curve a media velocità che testano la parte aerodinamica e il finale tortuoso in cui servirà buon carico.
Circuito con punti lenti ed altri veloci.

Monaco
Sul circuito cittadino monegasco le auto si sfidano a medie/alte velocità e tra i muri letali per chi sbaglierà anche solo minimamente una traiettoria. In sostanza non si sorpassa, difficile anche dopo il tunnel, e chi in genere parte in pole ha un vantaggio consistente per la gara.
Determinanti le strategie ai box, unica situazione in cui si può sorpassare un rivale.
Freni (GP con più frenate nel mondiale con quella della curva 10, ingresso alla chicane dopo il tunnel, particolarmente impegnativa visto che si esce a relative alte velocità cioè quasi 300 km/h e si passa dal buio alla luce), cambi e sospensioni sono sollecitati al massimo.
Le sollecitazioni provocano surriscaldamento di dischi e pinze (200°; contro una media di circa 150° per gli altri circuiti, chi più chi meno), ciò porta al "vapour lock" (ebollizione del fluido all'interno della pinza).
Le gomme si degradano poco invece.
Al di là del circuito molto stretto, si è sempre trattato di un GP sicuro, l'unica vera tragedia fu quella del ’67, quando perse la vita Lorenzo Bandini e che portò a diminuire i giri da 100 a 78. Entrati nella leggenda il tuffo in mare di Ascari nel ’55, senza conseguenze.

Canada
4.361 metri sul circuito Gilles Villeneuve a Montreal. Tracciato che piace ai piloti che si ritrovano a sfidare i muri ad alta velocità ma anche con possibilità di sorpasso in diversi punti.
Il lungo rettilineo che dal tornantino porta all’ultima esse, quella dei campioni, e in generale una pista medio veloce in cui però il carico aerodinamico non sarà da sottovalutare.

Francia
5.826 metri sul Paul Ricard del le Castellet, ritornato dal 2018 nel calendario di Formula 1. A farla da padrone sarà il rettilineo del Mistral, che per la Formula 1 è intervallato a metà da una chicane, ma la possibilità di sorpasso ci sono. Si può tentare anche sul rettilineo di partenza mentre nell’ultimo settore ci sono una serie di curvoni da raccordare che portano al tornantino della 15 che immette sul traguardo.

Austria
Sul circuito di Spielgerg, i bolidi potranno essenzialmente mettere in mostra il massimo della loro potenza. Tre lunghi rettilinei intervallati da curve lente a 90°, tutte sedi di sorpasso sfruttando il motore e la capacità di frenare più tardi degli altri.

Gran Bretagna
Lo storico circuito di Silverstone, rifatto, alterna allunghi intervallati da curvoni da raccordare con la massima precisione, famose Maggots, Becketts e Chapel, ma le possibilità di sorpasso non sono da sottovalutare. Difficile in fondo al primo rettilineo, ma arrivando alla staccata della 3 qualcosa può succedere. Anche l’allungo che porta alla 6 può favorire i temerari, così come l’allungo che porta alla Stowe. Serve un perfetto mix tra telaio e potenza. La partenza è quasi in curva.
Qui perse la vita Bob Anderson nel 1967 con la Brabham.

Germania
4.574 metri ad Hockenheim dove non ci sono più i rettlinei di una volta (era tra i circuiti più veloci del mondiale), ma l’allungo centrale che porta al tornantino della 6 è la zona principale dove tentare sorpassi. E’ in generale un circuito veloce con un paio di staccate dure ma che in generale predilige la velocità e la stabilità delle monoposto in curva, in primis nella zona del Motordrome finale dove viene esaltato il carico aerodinamico.

Ungheria
Uno dei tracciati più tortuosi del Mondiale, con due punti di sorpasso fissati alla fine del primo rettilineo e alla curva 2, da lì in avanti curvoni da raccordare con una chicane lenta a metà circuito prima di ritornare nella zona mista che porta verso il traguardo. Servirà massima scorrevolezza in curva, sfruttando la potenza dei motori nel rettilineo principale.
In generale è difficile sorpassare, pochi punti e circuito molto lento (un Montecarlo leggermente più veloce e senza muri).

Belgio
Spa è un tracciato vecchio stampo, lungo 7 chilometri, con curve e controcurve che fanno emergere le abilità dei piloti rispetto alla competitività dei mezzi. Il motore verrà esaltato nel lungo tratto finale a farfalla piena fino alla chicane che immette sul traguardo e ovviamente nel tratto di Eau Rouge e Redillon fino alla staccata della curva 7.
Si tratta del circuito più difficile del mondiale, spesso teatro di incidenti al via, alla sequenza Eau Rouge, nel 1985 perse la vita il giovane Stefan Bellof.

Italia
Monza è un circuito in cui la potenza dei motori la fa da padrone, ma sarà necessario trovare il giusto mix tra potenza e carico considerando le diverse curve lente che alternano gli allunghi più importanti. La prima chicane ad esempio, ma anche quella della Roggia che porta verso le Lesmo. Fondamentale l’uscita dalla parabolica per crearsi una opportunità di sorpasso sul rettilineo.
Qui Montoya, in prova, raggiunse i 372 km/h.
Nel 1961 Von Trips, che stava per laurearsi campione, fu coinvolto in una terribile carambola al primo giro, con le vetture che affrontavano in gruppo la Parabolica, rimanendo ucciso con 12 spettatori. Invece il 1970 fu fatale a Jochen Rindt della Lotus, il 1978 a Ronnie Peterson sempre della Lotus.

Singapore
Altro circuito cittadino, stretto e tortuoso a Singapore con una lunghezza di 5.063 metri, affascinante per il contorno e per il fatto che la corsa sia in notturna.
Difficile sorpassare, l’unica possibilità è probabilmente solo in fondo all’allungo che porta verso curva 7 dove si può utilizzare il drs.
Le monoposto con il miglior telaio qui sono decisamente avvantaggiate.

Russia
5.848 metri a Soci su un circuito misto che presenta una prima parte veloce con ampie curve e una fase finale più lenta fino al lungo rettilineo finale verso la prima staccata che rappresenta forse la vera unica possibilità di sorpasso. Il motore è fondamentale in partenza per guadagnare posizioni sfruttando l’allungo verso curva 1 e in generale per sorpassare sul rettilineo principale.

Giappone
A Suzuka, 5.807 metri, il motore conterà di meno, la telaistica molto di più considerando gli ampi curvoni da raccordare nella parte iniziale e in quella centrale. Affascinante la Spoon curve che immette nel rettilineo verso l’ultima chicane.
Poche possibilità di sorpasso se non appunto nell’ultima esse.

Messico 
4.304 metri per il circuito Rodriguez (pilota morto nel 1962 durante le prove) rientrato da poco nel Mondiale Formula 1. Fondamentali i primi due rettlinei, quello che porta alla 1 e quello che porta alla 4, due possibilità di sorpasso in un tracciato che nella seconda parte diventa misto fino all’affascinante entrata nello stadio murato di pubblico con il tornantino della 13. L'ultima curva se ben affrontata dà possibilità di sorpasso sull’allungo finale.

Stati Uniti
5.513 metri a Austin per un tracciato che piace molto ai piloti per una serie di curve da raccordare ad alta velocità che fanno del ritmo la caratteristica principale del GP degli Stati Uniti. Due rettilinei importanti, quello del traguardo che porta alla staccata in salita della 1 e soprattutto quello che porta alla staccata della 12.

Brasile 
Il circuito di Interlagos presenta diverse incognite. A partire dal meteo, spesso col rischio pioggia, e l’asfalto, non sempre in perfette condizioni. Allungo principale quello che porta verso il traguardo e la chicane della 1, ma anche verso la Descida do Lago. La parte centrale è fatta di tornantini e curve da raccordare fino all’imbocco della Juncao che immette nella salita verso il traguardo.
Calore ed umidità sempre in agguato.

Abu Dhabi
Ultimo atto del Mondiale in notturna ad Abu Dhabi, la potenza del motore può consentire sorpassi in alcuni punti. Serve un bel mix potenza-telaio soprattutto nella parte mista finale che porta verso la doppia destra che immette sul traguardo.
Bilanciamento e scorrevolezza alla base della buona prestazione.


Anche se il calendario è stato cambiato con alcuni circuiti sostituiti, altri soppressi o modificati e con le vetture che sono andate incontro ad una normale evoluzione, queste è la velocità media di percorrenza dei percorsi nel 2011:



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sabato 1 giugno 2019

Il Leatherhead FC e L'Uso Di Intelligenza Artificiale (IBM Watson)

Oltre al Wingate Finchley e al suo manager virtuale, anche il Leatherhead FC, sempre nell'Isthmian League Premier Division (Bostik League, cioè settimo livello della piramide inglese) nel 2018/19 si è avvalso della tecnologia per svoltare da una stagione disastrosa.
I risultati migliori sono stati colti dai Tanners che hanno chiuso la stagione addirittura all'ottavo posto, anche se va sottolineato che pure l'esperimento del Wingate Finchley ha dato i suoi frutti vista la salvezza (la squadra londinese originaria del quartiere Barnet aveva addirittura affiancato un manager virtuale a quello in carne ed ossa).
Il Leatherhead ha utilizzato la tecnologia IBM Watson.
Sarebbe facile credere che nulla è cambiato negli anni a Fetcham Grove, la casa del Leatherhead FC. Gli alberi si allineano su tutti e quattro i lati del terreno di gioco, come sempre ma qualcosa negli anni è cambiato.
Grazie alla collaborazione con IBM Watson, il Leatherhead è all'avanguardia nell'uso dell'intelligenza artificiale (AI) nel calcio.
La squadra è composta da autisti, venditori di automobili e commessi ma nel fine settimana diventano calciatori.
La scorsa estate il club è stato contattato da IBM per prendere parte a un progetto utilizzando la tecnologia AI per migliorare le loro prestazioni sul campo.
Nel calcio dei ricchi, i club spendono milioni di euro per esperti utilizzando la tecnologia e l'analisi dei dati. Ma permettendo al Leatherhead di sfruttare Watson, l'IBM ha voluto dimostrare che tali cose non sono necessariamente alla sola portata dei ricchi.
IBM Watson ha iniziato la sua vita come progetto di ricerca, finalizzato alla costruzione di un'intelligenza artificiale capace di battere i migliori giocatori nel gioco televisivo statunitense  Jeopardy. Nell'ultimo decennio si è evoluto in termini di servizi offerti, tra cui la capacità di convertire il linguaggio naturale e poi nella capacità di dare risposte.
A Leatherhead, ogni partita viene filmata, esse poi vengono taggate e le statistiche raccolte in ogni aspetto del gioco: dai singoli giocatori, ai calci piazzati, alle reti, alle formazioni e persino ai singoli passaggi e scatti.
E quando sei in campo per il Leatherhead, non c'è nessuna possibilità di farla franca. Anche se un errore non è notato dalla panchina, l'IA registra tutto e riporta.

Nikki Bull, il manager di Leatherhead, inizialmente era scettico ma a seguito della partita contro la capolista Dorking Wanderers, ha ribadito: "Durante il primo incontro pensavo, faremo registrare le partite per noi e anche se fosse tutto ciò che otterremo, sarà comunque un bonus. Ma in realtà IBM Watson è molto di più. Puoi reperire info su un determinato giocatore e su tutti i suoi passaggi.
Per quanto non vogliamo ammetterlo, noi come allenatori abbiamo pregiudizi. Quando Watson ci manda un rapporto, è totalmente imparziale, non conosce i giocatori, il rapporto viene fuori da ciò che vede, non è sentimento. Cosa ha funzionato, cosa no. È stato di grande aiuto"
Quando Bull e Martin McCarthy hanno assunto la carica di manager e assistente manager la scorsa estate, il club aveva solo due giocatori nella loro rosa. Una carenza di liquidità a questo livello significa un grande turnover di giocatori: 38 si sono presentati per una prima sessione di allenamento aperta, di cui solo tre sono rimasti in questa stagione. In totale, 39 giocatori hanno fatto il loro debutto nel Leatherhead in questa stagione.
I giocatori potrebbero non voler vedere le partite quando hanno giocato male, ma hanno bisogno di sapere cosa hanno fatto di sbagliato per correggerlo
I giocatori migliori tendono a farsi prendere in giro dai club più ricchi, il che significa che è necessario lavorare con giocatori meno esperti.
Dopo un avvio lento di stagione, il Leatherhead ha fatto una bella rimonta, con il team coaching che utilizzava Watson per evidenziare con i giocatori cosa funzionava e cosa no. Ha aiutato con le formazioni, ha aiutato con i calci piazzati, e gli allenatori hanno persino cambiato la formazione della squadra dopo che Watson ha mostrato quella che ha avuto più successo (portando il club vicino alla zona playoff).

"Travis Gregory quando dribbla un giocatore, il suo tasso di buon esito era vicino al 100%, ma se ne sfidava troppi perdeva sistematicamente la palla. Da quando ha iniziato a saltare un giocatore e poi a passare la palla, il suo gioco è migliorato"
Gregory, un'ala, era sui taccuini di Chelsea e Glasgow Rangers. A 24 anni, è il preferito dei fans del Leatherhead ed è ancora abbastanza giovane per sperare in un futuro tra i professionisti.
Puoi inoltre impostare Watson affinchè comprenda la terminologia specifica di punizioni, corner e può produrre anche rapporti e sintesi.

McCarthy dice che il sistema ha portato a cambiamenti nel modo in cui i giocatori si allenano e preparano: "È stato un ottimo strumento per noi. Possiamo mostrare ai giocatori la differenza in termini di percentuale di completamento per passaggi sotto o sopra i 30 metri, la differenza se superano i giocatori a destra o a sinistra"

Il sistema non funziona solo usando filmati precedenti, ma fa anche un lavoro di ricerca sugli avversari. A un livello in cui l'infrastruttura di scouting è di base, Watson Discovery ha la capacità di scavare in qualsiasi fonte disponibile per ricercare informazioni.
La sconfitta per 3-0 contro il Dorking, ha costato al Leatherhead l'ultima possibilità di fare i play-off. E' vero che la squadra con i migliori giocatori tende ad essere la più ricca e vincente ma il progetto IBM ha dimostrato che la tecnologia funziona ed è facile da capire, poiché il divario in termini di disponibilità economica tra il Leatherhead e squadre come il Dorking, seppur elevato, è stato ridotto sul campo.

"Quando l'abbiamo progettato originariamente, abbiamo pianificato solo l'interfacciamento con gli allenatori. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal fatto che fosse così facile da usare e che avessimo dato accesso ai giocatori. I giocatori l'hanno accettato, trovandolo molto utile. È un malinteso comune credere che l'intelligenza artificiale sia molto complicata. La gente pensa che sia fantascientifica e che richieda molte competenze tecniche. Se riuscissimo a convincere allenatori e giocatori ad interagire con Watson potremmo dimostrare che non devi essere un esperto di intelligenza artificiale per usarlo. Chiunque può usarlo e trarne beneficio"

I Leatherhead ne ha sicuramente beneficiato, raccogliendo ben più di quello che ci si aspettava ad inizio stagione.


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