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giovedì 25 luglio 2019

La Storia Di Nick Adenhart e L'Incidente Stradale Mortale (MLB)

Nick Adenhart nato nel 1986 a Silver Spring (Maryland) e figlio di un ex agente dei servizi segreti, giocò in MLB con i Los Angeles Angels solo 4 partite, prima che una grande tragedia se lo portasse via.
Nelle previsioni inerenti il Draft del 2004 era considerato tra i top five prospect, prima che un bruttissimo infortunio (rottura dei legamenti del gomito lanciando una palla curva) lo fermasse mediante la Tommy John Surgery.
Da sicura scelta del primo giro dei draft, Adenhart viene scelto dagli Angels al 14° giro, dopo che altri 412 giocatori erano già stati chiamati.
Nel 2005, riesce a debuttare con gli Orem Owlz in Rookie League, proseguendo poi con una decina di partenze negli AZL Angels in Arizona.
Grazie a buone prestazioni, 3 anni dopo riesce a giocare in in triplo A nei Salt Lake Bees.
Mike Scioscia, GM degli Angels, si accorge ben presto di lui: infatti il 1 maggio di quella stagione gli affida la partenza nella gara interna contro gli Athletic's, facendolo quindi esordire nella Major League.
Si tratta del più giovane pitcher degli active roster di tutta la MLB.
Il primo inning fila liscio, con due groundout su Kurt Suzuki e su Daric Burton ed un flyout su Mark Ellis.
Tuttavia nel secondo inning ben 4 walk, un lancio pazzo e due singoli di Emil Brown e Kurt Suzuki portano 4 punti alla squadra ospite.
Il successivo walk ed un singolo all'inizio del terzo inning mettono nelle condizioni Scioscia di non rischiare di bruciare il ragazzo, che viene rimpiazzato da Dustin Moseley.
Qualche giorno dopo Adenhart si ritrova ad essere schierato ancora come starter nella gara esterna al Kauffman Stadium contro i Royals.
Nick chiude con 4.1IP, 5 walk concessi e 3 punti subiti.
La settimana successiva, il 12 maggio, Scioscia mette ancora in mano la pallina a Nick come partente, e lui inizia a dimostrare il suo talento facendo capire di avere un futuro negli Angels e nella MLB. Ottiene difatti la sua prima W in carriera contro i White Sox, lanciando 5.2 inning, concedendo 4 punti agli avversari a fronte di 9 H.
Torna comunque nelle minors, dove rimane tutta la stagione in triplo A nei Salt Lake Bees.
L'anno successivo, un'ottima pre-season (con 6 partenze ed un ERA di 3.12) ed alcuni infortuni nella rotazione degli Angels, lo proiettano addirittura in terza posizione!
L'8 aprile 2009, nella terza gara della stagione, gli Angels affrontano Oakland ad Anaheim: nel primo inning, nonostante i due walk ed un singolo di Jason Giambi, si salva comunque egregiamente da una situazione di basi piene.
Gioca i successivi 5 inning come un veterano, tenendo gli Athletic's a 0 punti segnati.
Gli Angels conducono 4-0 ma riescono comunque a perdere la partita, a causa del pessimo ultimo inning di Brian Fuentes.


L'INCIDENTE STRADALE MORTALE
Nick è contento comunque della grande prestazione e quella sera (8 aprile 2009) con gli amici Jon, Henry e Courtney si reca nella vicina Fullerton per bere birra ed alcolici, così da poter sciogliere tutta la tensione accumulata nel pomeriggio.
Verso mezzanotte i 4 decidono di lasciare il locale dato che il mattino dopo Nick avrebbe subito ripreso gli allenamenti in vista della serie contro i Boston Red Sox.
Poco lontano dal locale, un semaforo rosso ferma la Mitsubishi grigia, scatta il verde e i 4 ripartono.
Il semaforo rosso dell'altro lato della strada viene ignorato dal minivan guidato dal 22enne Andrew Thomas Gallo, che travolge la Mitsubishi di Adenhart colpendola a 55 miglia orarie, quest'ultima con un terribile schianto finisce contro un palo telefonico.
Jon Wihite si salva miracolosamente dopo un lunghissimo intervento chirurgico, a seguito di una terribile botta tra testa e colonna vertebrale.
Henry Pearson e Courtney Stewart (una cheerleader) muoiono sul colpo.
Nick viene trasportato d'urgenza all' Irvine Medical Center ma non ce la fa, morendo sotto i ferri: era il 9 aprile 2009.
Il pirata della strada Andrew Thomas Gallo viene catturato mezz'ora dopo l'incidente, mentre scappava a piedi. Non avrebbe dovuto essere al volante, la sua patente era stata sospesa pochi giorni prima sempre per lo stesso motivo: guida in stato di ebbrezza.
Nel 2010, viene condannato a 51 anni di prigione.
Dal canto loro, sia gli Angels che i Salt Lake Bees, per i quali Adenhart giocò nel 2008, rimandarono alcune loro partite.


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domenica 21 luglio 2019

La Conquista Del Polo Nord: Amundsen, Ellsworth e Nobile

Roald Amundsen dopo aver attraversato il Passaggio a NordOvest nel 1906 e conquistato il Polo Sud nel 1911 aveva un altro grande obiettivo: conquistare il Polo Nord.
Amundsen aveva già tentato e fallito il sorvolo del Polo Nord in aeroplano: il mezzo infatti si rivelò non adatto al lunghissimo viaggio che occorreva intraprendere nelle più avverse condizioni possibili (sino ai -60°).
Più precisamente Feucht, Ellsworth, Amundsen, Riiser-Larsen, Dietrichson, Omdal utilizzeranno a tale scopo due idrovolanti  denominati  N.24 e N.25 imbarcati a Tromso su due navi, l’ Hobby e la Farm e rimontati a Ny Alesund.
Sul N.25 prenderanno posto Amundsen (capo spedizione), Riisen Larsen (pilota e comandante in seconda ), Feucht (meccanico).
Sul N.24 saliranno Dietrichson (pilota), Ellsworth (esploratore e finanziatore dell impresa) e Omdal (meccanico)
La scelta di un idrovolante dalle particolari caratteristiche non è casuale ma frutto di una minuziosa valutazione e si rivelerà, come dimostreranno  gli eventi, di fondamentale importanza.
Rispetto agli altri modelli a pattini o a galleggianti laterali presentava un battello centrale di ampie dimensioni in alluminio duro che permetterà di ammarare senza capovolgersi e di non sprofondare nella neve nonostante il considerevole peso del’ aereo (3 tonnellate).
La presenza di due galleggianti ai lati della chiglia servirà come rompighiaccio.
L’ aereo era dotato di due potenti motori Roll-Royce da 720 cavalli in tandem uno anteriore ed uno posteriore.
In caso di avaria di uno dei due l’ aereo avrebbe potuto proseguire il volo alleggerendo il carico.
Il 21 maggio 1925 alle ore 5 di mattina inizia la trasvolata polare: i due aerei , privi di apparecchi radio perchè non disponibili per la data prevista della partenza, decollano dalla King’s Bay.
Il N.25 senza problemi, il N.24 riporta invece durante il decollo una falla nella chiglia che non impedirà tuttavia al pilota Dietrichson di continuare il volo.
La banchisa polare si presenta come un'enorme desolata distesa di ghiaccio sconfinata, interrotta qua e là da canali di acqua “raak” e accidentata da accumuli di ghiaccio “skrugar” creati dalle dighe di pressione. Dopo 8 ore consecutive di volo, giunti all’ 88° Nord, essendo la benzina nei serbatoi ridotta alla metà, il N.25 scende a cerchi concentrici cercando dove ammarare. L’ impresa si rileva tutti’ altro che facile con il rischio di fracassare l’aereo contro gli skrugar ma il pilota riesce a fermarsi su una distesa d’acqua giusto in tempo perchè il motore posteriore smettesse di funzionare.
Il pilota del N.24, visto scendere il N. 25, ammara poco distante anche questo con problemi al motore posteriore (alle valvole di scarico).
Il Polo Nord non è stato raggiunto e dista solo 136 miglia.
I due equipaggi si tengono in contatto con segnali morse sino a ricongiungersi.
Il N.24 svuotato di tutte le cose utili per sopravvivere sulla banchisa, viene abbandonato al suo destino.
Tutti i 6 superstiti lottano per 3 settimane contro la morsa del ghiaccio per salvare l’ unico apparecchio rimasto che è diventato nel frattempo anche il loro rifugio.
Nell’ attesa di trovare le condizioni favorevoli per decollare riducono la dose di cibo giornaliera da 1000 a 300 grammi (3 biscotti).
Misurano la profondità del mare in quel punto che risulta essere di 3750 metri e concludono che al Polo Nord non esistano terre emerse, per lo meno per il tratto da loro esplorato.
Il 15 giugno il termometro segna diversi gradi sotto lo zero, la pista è  gelata, liscia, dura, ideale per il decollo  e soffia un vento favorevole da sud-est.
Alle 9,30 il pilota Riisen-Larsen accende i motori e alle 10,30 finalmente decolla dirigendosi verso la costa nord dello Svalbard.
Volano per ore e ore, combattendo con la nebbia che specie a 82° era diventata fitta e si mantengono a quota così bassa da sfiorare le punte degli “skrugar”.
Ad un certo punto il comando dei timoni di direzione smette di funzionare per cui verso le 7 di sera sono costretti ad ammarare per poi arrivare a terra un'ora dopo a Capo Nord nella terra di Nord-est. Avvistata una baleniera ripartono con l’ aereo ed ammarano vicino ad essa.
Il capitano della Sjoliv (questo il nome dell’ imbarcazione) riconosce tra i sei uomini Amundsen e li porta con l’aereo a rimorchio sino alla King’s Bay.
Il 5 luglio 1925 vengono accolti come eroi dalla popolazione di Oslo  e ospitati a pranzo dai Reali di Norvegia.
Si conclude dunque in modo trionfale la trasvolata polare di Amundsen-Ellsworth anche se il Polo Nord non è stato raggiunto.


DIRIGIBILE
Lo stesso Amundsen ci riprova in seguito con un dirigibile, capace di effettuare grandi traversate senza richiedere rifornimenti.
In poco tempo viene organizzata l’impresa: il finanziatore è un americano, Lincoln Ellsworth e l’organizzazione è in mano ai norvegesi.
Amundsen vuole il meglio per il suo dirigibile quindi contatta Umberto Nobile.
Il norvegese chiede di acquistare uno dei suoi dirigibili militari, l’N1, oltre che richiedere l’assistenza del suo creatore, Nobile appunto.
La parte tecnica dell’impresa è interamente lasciata a Nobile e ai suoi collaboratori: una volta ottenuto il permesso dal Governo italiano l’N1 viene ribattezzato “Norge”, un dirigibile destinato ad entrare nella storia.
La missione parte il 10 aprile 1926 dall’aeroporto di Ciampino e il Norge arriva dopo diverse tappe alla base artica della Baia del Re, sulle isole norvegesi Svalbard, il 7 maggio.
La lingua utilizzata sul dirigibile era l’inglese e solo Ellsworth, l’americano, lo parlava decentemente: innumerevoli furono i disguidi e le incomprensioni durante la spedizione.
Nonostante il capitano del dirigibile fosse di fatto Nobile, Amundsen si piazzò di prepotenza al comando, limitando l’italiano al mero pilotaggio del mezzo di trasporto che lo stava portando verso la gloria internazionale.
La spedizione vera e propria partì l’11 maggio da Spitzbergen e dopo sole 14 ore raggiunse il Polo Nord geografico dopo aver attraversato un’infinita distesa di ghiacci.


I CONTRASTI NELL'EQUIPAGGIO
Dopo le cerimonie e festeggiamenti del caso si decide di lanciare sui ghiacci del Polo le bandiere delle tre nazioni coinvolte nell’impresa: Norvegia, Stati Uniti e Italia.
Nobile lancia sui ghiacci del Polo Nord una bandiera italiana grande il doppio di quelle dei suoi compagni di viaggio.
È un affronto che Amundsen non manda giù molto bene.
Il volo prosegue senza intoppi verso l’Alaska dove raggiunge il piccolo paese eschimese di Teller il 14 maggio. Gli eschimesi accolgono lo strano velivolo pensando sia una enorme foca volante.
La spedizione è ufficialmente la prima a raggiungere il Polo Nord.
Amundsen celebra la spedizione come un grande successo della Norvegia e dipinge nelle sue dichiarazioni Nobile come il semplice pilota del mezzo individuato per l’impresa. Gli imputa inoltre poco coraggio e lo descrive come una "femminuccia".
Nobile, dal canto suo, considera Amundsen un mero passeggero il cui unico merito era stato quello di aver avuto l’idea di raggiungere il Polo Nord in dirigibile. È grazie alla creazione, ingegno e abilità di Nobile che la missione ha avuto successo.
Ellsworth celebra il grande successo dei soldi americani.


LA SPEDIZIONE PER STUDIARNE SUPERFICIE ED ATMOSFERA
Nobile una volta tornato dalla prima spedizione con Amundsen decide di organizzarne subito un’altra, questa volta con finalità scientifiche e non meramente “esplorative”.
La nuova spedizione si dovrà avvalere di un nuovo dirigibile meglio attrezzato e dovrà portare sul Polo Nord degli scienziati per studiare la superficie e l’atmosfera.
Dopo diversi rifiuti, i fondi necessari si trovano grazie al sostegno del Comune di Milano, di un consorzio di industriali milanesi e con il patrocinio della Reale Società Geografica Italiana.
Il dirigibile N4 viene equipaggiato con una strumentazione scientifica d’avanguardia ed è ribattezzato “Italia”.
Alla nuova avventura prendono parte 18 uomini, tra i quali valenti scienziati come il fisico Aldo Pontremoli, il cecoslovacco Frantisek Behounek ed il meteorologo svedese Finn Malmgren, che aveva già partecipato alla missione del Norge.
La spedizione parte ufficialmente il 15 aprile 1928 da Milano e raggiunge la Baia del Re il 6 maggio per poi puntare ancora una volta verso il Polo.
La missione questa volta porta alla luce novità scientifiche di rilievo.
Questa volta invece di puntare al semplice raggiungimento del Polo Nord geografico il dirigibile compie due voli esplorativi notando l’assenza di terre emerse nella regione artica, la bassa ionizzazione dell’aria, la misurazione delle profondità marine e le derive dei ghiacci.
Il dirigibile Italia raggiunge il Polo alle ore 1.20 del 24 maggio, nell’anniversario dell’entrata in guerra del Paese nella Prima Guerra Mondiale.


LE TERRIBILI CONDIZIONI ATMOSFERICHE
Essendoci terribili condizioni meteorologiche l'equipaggio è impossibilitato ad atterrare sul pack.
La mattina del 25 maggio Italia deve affrontare una violentissima perturbazione durante il volo di rientro: i venti fortissimi costringono il dirigibile a prendere sempre più quota fino a superare lo strato di nuvole.
L’idrogeno si espande ed esce dalla valvole di sicurezza: una volta tornato sotto alle nuvole Italia non ha più la forza di stare in volo e finisce rovinosamente a terra.
La cabina di pilotaggio viene rasa al suolo: Nobile, la sua cagna Titina e altre otto persone dell’equipaggio vengono scaraventati fuori.
Ora, più leggero, Italia riprende quota e porta con se le rimanenti sei persone dell’equipaggio.
Fortunatamente l’incidente non ha lasciato sul ghiaccio solo i 9 uomini ma anche una tenda da campo rossa e una radio funzionante “Ondina 33” con cui il marconista Giuseppe Biagi comincia subito a trasmettere SOS.
I nove (di cui due gravemente feriti, uno è Nobile) entrano non si sa come in una tenda da quattro persone e attendono di essere portati in salvo in qualche maniera.
La nave di supporto Città di Milano però non pare captare le richieste di aiuto provenienti dalla tenda rossa in mezzo ai ghiacci.
È un radioamatore russo il primo a riceverli e a dare l’allarme: nessuno gli crede.
Passano cinque giorni e alla fine tre uomini (Mariano, Zappi e Malmgren) decidono che non ha più senso aspettare di morire in una tenda e si incamminano alla ricerca della terra ferma.
Il 7 giugno la Città di Milano decide di sintonizzare la radio sulle frequenze di emergenza per captare gli SOS dei dispersi.
Inizia così una spedizione internazionale di soccorso, il primo esempio in assoluto nell’ambiente polare. Norvegesi, svedesi, finlandesi e russi collaborano con una flotta di baleniere e rompighiaccio alla ricerca degli esploratori italiani dispersi.


LA MORTE DI AMUNDSEN
Quando Amundsen poi viene a sapere del disastro di Italia seppellisce immediatamente l’ascia di guerra, indossa i panni dell’esploratore ancora una volta e sale subito a bordo di un aereo francese per arrivare sul posto.
L’aereo purtroppo per lui e il suo pilota finisce però nel mare di Barents il 18 giugno e non verrà mai recuperato.
Amundsen muore così mentre stava cercando di andare ad aiutare il suo nemico Umberto Nobile.
È Maddalena con il suo idrovolante il primo ad individuare la tenda rossa dei sopravvissuti in mezzo ai ghiacci e lancia ai naufraghi i primi rifornimenti, stabilendo un ponte aereo in attesa che i soccorsi arrivino via terra.
Il 23 giugno arriva finalmente il Fokker 31 dello svedese Lundborg: l’aereo può trasportare solo un’altra persona oltre al pilota e Lundborg insiste che sia uno dei due feriti: Nobile e Cecioni.
Nobile viene fatto salire a forza sul Fokker: questo episodio farà scaturire una infinità di polemiche in quanto essendo capitano avrebbe dovuto abbandonare per ultimo la tenda, poco importano i particolari.
Dopo aver lasciato Nobile, Lundborg torna subito indietro per recuperare gli altri ma si schianta al suolo e rimane a sua volta intrappolato in mezzo ai ghiacci.
Il rompighiaccio sovietico Krassin raggiunge la tenda rossa il 12 luglio, 48 giorni dopo l'incidente.
Dopo una lenta e difficile marcia di avvicinamento, il rompighiaccio sovietico Krassin raggiunge la tenda rossa il 12 luglio, 48 giorni dopo l’indicente, e riesce finalmente a recuperare tutti i restanti componenti della missione.
Durante il viaggio il Krassin recupera anche i tre che si erano allontanati per cercare aiuto: ne sono rimasti solo due, Mariano e Zappi, che raccontano come Malmgren sia morto un mese prima.
La stampa internazionale racconta che se lo sono mangiato per sopravvivere tra i ghiacci.
I sei membri dell’equipaggio rimasti a bordo dell’Italia dopo l’incidente sono invece persi per sempre: le ricerche si protraggono per mesi fino a quando il 22 settembre la missione viene definitivamente abbandonata dopo il ritiro delle pattuglie italiane e il disimpegno degli scandinavi.



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martedì 16 luglio 2019

Tutti I Confronti Diretti Tra Inghilterra ed Italia (Calcio)

Questi sono tutti i confronti diretti tra la nazionale inglese ed italiana, comprendendo anche amichevoli, qualificazioni, oltre che i match ufficiali ovviamente.


-13/05/1933 Roma: amichevole Italia v Inghilterra 1-1
Reti: Ferrari 4' (Ita), Bastin 24' (Ing)

-14/11/1934 Londra: amichevole Inghilterra v Italia 3-2
Reti: Brook 3' e 10' (Ing), Drake 12' (Ing), G.Meazza 58' e 62' (Ita)

-13/05/1939 Milano: amichevole  Italia-Inghilterra 2-2
Reti: Lawton 19' (Ing), Biavati 49' (Ita), Piola 64' (Ita), Hall 77' (Ing)

-16/05/1948 Torino: amichevole Italia v Inghilterra 0-4
Reti: Mortensen 4' (Ing), Lawton 23' (Ing), Finney 70' e 72' (Ing)

-30/11/1949 Londra: amichevole Inghilterra v Italia 2-0
Reti: Rowley 75' (Ing), Wright 79' (Ing)

-18/05/1952 Firenze: amichevole Italia v Inghilterra 1-1
Reti: Amadei 4' (Ita), Broadis 58' (Ing)

-06/05/1959 Londra: amichevole Inghilterra v Italia 2-2
Reti: Charlton 26' (Ing), Bradley 38' (Ing), Brighenti 56' (Ita), Mariani 61' (Ita)

-24/05/1961 Roma: amichevole Italia v Inghilterra 2-3
Reti: Hitchens 39' e 77' (Ing), Sivori 43' (Ita), Brighenti 74' (Ita), Greaves 86' (Ing)

-14/06/1973 Torino: amichevole Italia v Inghilterra 2-0
Reti: Anastasi 38' (Ita), Capello 52' (Ita)

-14/11/1973 Londra: amichevole Inghilterra v Italia 0-1
Rete: Capello 86' (Ita)

-28/05/1976 New York: amichevole Inghilterra v Italia 3-2
Reti: Graziani 15' e 18' (Ita), Channon 46' e 53' (Ing), Thompson 48' (Ing)

-17/11/1976 Roma: qual. Mondiali Italia v Inghilterra 2-0
Reti: Antognoni 36' (Ita), Bettega 77' (Ita)

-16/11/1977 Londra: qual. Mondiali Inghilterra v Italia 2-0
Reti: Keegan 11' (Ing), Brooking 80' (Ing)

-15/06/1980 Torino: europei Italia v Inghilterra 1-0
Rete: Tardelli 78' (Ita)

-06/06/1985 Città Messico: amichevole Italia v Inghilterra 2-1
Reti: Bagni 73' (Ita), Hateley 74' (Ing), Altobelli rig. 89' (Ita)

-15/11/1989 Londra: amichevole Inghilterra v Italia 0-0

-07/07/1990 Bari: mondiali Italia v Inghilterra 2-1
Reti: R.Baggio 72' (Ita), Platt 82' (Ing), Schillaci rig. 86' (Ita)

-12/02/1997 Londra: qual. Mondiali Inghilterra-Italia 0-1
Rete: Zola 19' (Ita)

-04/06/1997 Nantes: amichevole Inghilterra v Italia 2-0
Reti: Wright 26' (Ing), Scholes 43' (Ing)

-11/10/1997 Roma: qual. Mondiali Italia v Inghilterra 0-0

-15/11/2000 Torino: amichevole Italia v Inghilterra 1-0
Rete: Gattuso 58' (Ita)

-27/03/2002 Leeds: amichevole Inghilterra v Italia 1-2
Reti: Fowler 63' (Ing), Montella 67' e 90' rig. (Ita)

-24/06/2012 Kiev: europei Italia v Inghilterra 0-0 (4-2 ai rigori)

-15/07/2012 Berna: amichevole Inghilterra v Italia 2-1
Reti: De Rossi 15' (Ita), Jagielka 27' (Ing), Defoe 80' (Ing)

-14/06/2014 Manaus: mondiali Italia v Inghilterra 2-1
Reti: Marchisio 35' (Ita), Sturridge 37' (Ing), Balotelli 50' (Ita)

-31/05/2015 Torino: amichevole Italia v Inghilterra 1-1
Reti: Pellè 29' (Ita), Townsend 79' (Ing)

-27/05/2018 Londra: amichevole Inghilterra v Italia 1-1
Reti: Vardy 26' (Ing), Insigne rig. 87' (Ita)

-11/07/2021 Londra: europei Inghilterra v Italia 1-1 (2-3 ai rigori)
Reti: Shaw 2' (Ing), Bonucci 67' (Ita)

-11/06/2022 Londra: nations league Inghilterra v Italia 0-0

-23/09/2022 Milano: nations league Italia v Inghilterra 1-0
Rete: Raspadori 68' (Ita)

-23/03/2023 Napoli: qual. europei Italia v Inghilterra 1-2
Reti: Rice 13' (Ing), Kane 44' (Ing), Retegui 56' (Ita)

-17/10/2023 Londra: qual. europei Inghilterra v Italia 3-1
Reti: Scamacca 15' (Ita), Kane rig. 32' e 77', Rashford 57' (Ing)


Testa a testa: Italia conduce 11-10 e 11 pareggi (vittorie ai rigori sono conteggiate come pareggi)
In Inghilterra: 4 vittorie inglesi, 3 vittorie italiane e 5 pareggi
In Italia : 6 vittorie italiane, 3 vittorie inglesi e 5 pareggi
In campo neutro: 3 vittorie inglesi, 2 vittorie italiane ed 1 pareggio

_______________________________________________________________________________________________
-Mondiali (1930-2022): 5 titoli Brasile, 4 Italia e Germania, 3 Argentina, 2 Uruguay e Francia, 1 Inghilterra e Spagna
-Mondiali U20 (1977-2023): 6 titoli Argentina, 5 Brasile, 2 Portogallo e Serbia, 1 Inghilterra, Spagna, Germania, Francia, URSS (Russia), Ghana, Ucraina, Uruguay
-Europei (1960-2021): 3 titoli Germania e Spagna, 2 Francia ed Italia, 1 URSS, Danimarca, Cecoslovacchia, Paesi Bassi, Grecia, Portogallo
-Europei U21 (1972-2023): 5 titoli Italia e Spagna, 3 Inghilterra e Germania, 2 URSS (Russia), Olanda
-Europei U19 (1948-2022): 11 titoli Inghilterra, 11 Spagna, 8 Francia, 6 URSS (Russia), 4 Portogallo, 3 Italia, Germania, Jugoslavia (Serbia)
-Olimpiadi (1900-2021): 3 titoli Gran Bretagna ed Ungheria, 2 Argentina, Brasile, URSS (Russia) ed Uruguay, 1 Italia, Germania, Spagna, Francia


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giovedì 11 luglio 2019

Il "Watenaccio" Di Walter Smith Ai Glasgow Rangers

Non si può dire che la carriera manageriale di Walter Smith ai Glasgow Rangers sia stata avara di risultati, magari di gioco offensivo si però.
O meglio, un gioco sicuramente efficacie ma spesso criticato per il suo estremo difensivismo degno della miglior scuola italiana degli anni 60 (e non solo), ribattezzato dagli stessi tifosi scozzesi come "Watenaccio".
La passione di Smith per la Serie A si è estesa all'acquisto di un buon numero di giocatori dal campionato italiano: da Brian Laudrup a Paul Gascoigne, durante il suo primo, sontuoso mandato come manager dei Rangers negli anni '90. Imparò che l'Italia e i suoi club erano accorti quando si trattava delle grandi occasioni: ad esempio fu l'assistente di Jim McLean quando il Dundee United vide capovolto il suo 2-0 contro la Roma nella semifinale della Coppa UEFA del 1984 (vennero sconfitti 3-0).
Nato a Lanark nel 1948 divenne in seguito assistente di Graeme Souness ai Rangers sino al 1991 quando, a seguito delle dimissioni di Souness, divenne l'allenatore della squadra.
L'esperienza di Smith sulla panchina del club di Glasgow fu assolutamente positiva, con sei titoli di Scozia consecutivi (che con i tre di Souness costituivano una striscia di nove per i Rangers), tre Coppe di Scozia, tre Coppe di Lega e un treble nel 1992/93.
Gattuso ricorda un aneddoto della sua esperienza sotto Walter Smith ai Rangers, prima di finire al Milan:

Gattuso: "Mi disse 'guarda io punto molto su di te ma stai tranquillo, guai se ti fai ammonire'. Io 'don't worry, mister'. Comincia la partita, passano 40 secondi ed entro deciso, venendo ammonito. Che casino...rientriamo negli spogliatoi, non ho nemmeno il tempo di parlare, di spiegarmi che mi arriva dritto sulla faccia uno scarpino volante che mi sfregia. Tre punti sutura. Io zitto, mi faccio medicare ma torno in campo. E vinciamo"

Nel 1998, dopo sei anni di completo dominio del calcio scozzese, Smith decise di abbandonare i Rangers dopo aver abdicato in campionato (vinto dal Celtic).
Nonostante quest'ultima sconfitta, a cui si unì anche quella in finale di Coppa di Scozia contro gli Hearts, Smith lasciò Ibrox con la reputazione di tecnico più vincente di Scozia.
Venne ingaggiato in Premier League dall'Everton.
Smith si trovò a sostituire Howard Kendall alla guida di una squadra che aveva appena sfiorato la retrocessione in First Division, salvandosi grazie alla differenza reti a spese del Bolton.
L'Everton ai tempi era un piccolo club ed anche in difficoltà finanziarie, infatti nei tre anni successivi continuò a navigare nei bassifondi della Premier League. L'esperienza di Smith al club di Liverpool si concluse bruscamente con un esonero nel marzo 2002, con la squadra in piena zona retrocessione.
Dopo due anni di pausa, nel marzo 2004 Smith fu chiamato da Alex Ferguson come suo vice sulla panchina del Manchester Utd, incarico che tenne fino al 2 dicembre 2004, quando divenne CT della nazionale scozzese.
Sotto la sua guida la Scozia non riuscì a qualificarsi ai mondiali 2006 a causa di una sconfitta contro la Bielorussia; nel girone di qualificazione per gli europei 2008 la sua squadra battè 1-0 la Francia, finalista al campionato del mondo 2006.


IL WATENACCIO IN COPPA UEFA E IN CHAMPIONS LEAGUE
Nel 2007 Smith tornò ad allenare i Rangers ed è qui che si ricorda una grandissima cavalcata europea, anche se terminata in malo modo.
Gli scozzesi superati i due turni di qualificazione (3-0 in aggregate allo Zeta ed 1-0 allo Stella Rossa), accedono alla Champions League e finiscono nel girone di ferro comprendente Barcellona, Lione e Stoccarda.
Il girone inizia alla grande: 2-1 allo Stoccarda e vittoria 0-3 a Lione.
0-0 ad Ibrox contro il Barcellona (con un giovane Messi).
Poi il crollo nelle rimanenti 3 partite: sconfitte 2-0 a Barcellona, 3-2 in Germania e 0-3 in casa contro il Lione.
Passano Barcellona e Lione, i Rangers chiudono terzi con 7 punti e finiscono in Coppa UEFA.
Ai sedicesimi 0-0 ad Ibrox contro il Panathinaikos ed 1-1 in Grecia, agli ottavi 2-0 al Werder Brema con sconfitta indolore 1-0 in Germania, ai quarti di finale 0-0 ad Ibrox contro lo Sporting Lisbona e vittoria 0-2 in Portogallo.
In semifinale arriva un doppio 0-0 contro la Fiorentina e successiva vittoria per 4-2 ai rigori.
Un po' come nella partita contro lo Sporting Lisbona, Smith si presenta con un unica punta (Darcheville) e poi barricate su barricate (grazie ad uno splendido David Weir che regge la baracca) con ripartenze in contropiede.
Calcio all'italiana dunque.
Per il resto tanto cuore, muscoli ed umiltà.
Nella finale di Manchester la diga eretta da Walter Smith regge sino al 72esimo, poi lo Zenit vince 2-0 e fa sua la Coppa UEFA.
Smith schiera un 4-4-1-1 con Darcheville unica punta, supportato da Barry Ferguson leggermente più avanzato.
Anche qui il muro degli scozzesi è quasi invalicabile con difesa ad oltranza, malgrado Ferguson e Darcheville possono sbloccarla allo scadere del 1t, così come Nacho Novo al 90esimo ha la clamorosa occasione per portarla ai supplementari (lo Zenit raddoppia al 94esimo).
Fuori dallo stadio scoppiano gravi incidenti con oltre 40 tifosi scozzesi arrestati ed un russo, grave, accoltellato ma questa è tutta un'altra storia.
Nel 2010, in Champions League, si ricorda anche il super catenaccio eretto contro il Manchester Utd e lo 0-0 strappato.
Quattro giorni prima era stato il 25° anniversario della morte di Jock Stein, colui che negli anni 60 riuscì a formare un gruppo di ragazzi terribili nati tutti attorno a Parkhead e capaci di infrangere il famigerato catenaccio di Helenio Herrera, battendo l'Inter e diventando la prima squadra britannica (Celtic) a vincere la Coppa Campioni.
All'Old Trafford, i Rangers presero il campo per soffocare il Manchester United così come Herrera provò a chiudere la porta al Celtic a Lisbona nel 1967.
La differenza è che le tattiche di Walter Smith ebbero esito positivo.
Dall'inizio alla fine della partita si assistette ad un unico schema monotono: United prende la palla, United preme in avanti, United si impantana ai margini dell'area di rigore di Allan McGregor, i Rangers spazzano, United riprende la palla, United spinge in avanti, etc.
Schierati con Kenny Miller davanti, nessuno credeva e già prima che la partita iniziasse che i Rangers si sarebbero buttati in avanti per cercare di segnare.
Ovviamente la difesa ad oltranza non è solo una questione di affollare la propria area di rigore ma un'arte perchè c'è sicuramente anche altro dietro.
Tempismo, concentrazione e disciplina sono le chiavi.
Madjid Bougherra, Lee McCulloch e David Weir le chiavi della partita.
Tutto ciò comunque fu la testimonianza di un mestiere difensivo di alto livello, anche se non di certo spettacolare.
Malgrado Alex Ferguson, allenatore dello United, sottovalutando un po' l'impegno prima della partita aveva cambiato 10 giocatori.
Il calcio scozzese, come disse Smith all'Old Trafford, è costretto a operare con poche risorse finanziarie, visto che la tattica più efficacie è parcheggiare l'autobus davanti alla porta per tutta la partita.
Ad Ibrox invece i Rangers reggono sino all'87esimo, prima di essere puniti da un rigore di Rooney.
Il Manchester Utd dominerà comunque il girone chiudendo al primo posto (e venendo sconfitti poi in finale dal Barcellona di Messi), secondo finirà il Valencia, i Rangers chiuderanno terzi.
Da un punto di vista offensivo, in generale, era spesso Bougherra (difensore centrale) ad avanzare palla al piede.
Bougherra venne ingaggiato dai Rangers nel 2008 e rimase sino al 2011.
Il concetto di Walter Smith di essere un rivoluzionario tattico o anche di stare al passo con il Mourinho dell'epoca era un qualcosa che comunque si tradusse in ottimi risultati. Spesso etichettato come un dinosauro, un tradizionalista e troppo bloccato nei suoi modi di pensare per giocare un calcio moderno.
In sostanza, con il tempo, il ruolo primario dell'attaccante è cambiato (come ha fatto Kris Boyd) dall'essere solo un punto di riferimento in avanti alla creazione di spazio per gli altri (Kenny Miller).
Un'altra caratteristica erano sicuramente i terzini Alan Hutton e Steven Smith liberi di scattare in avanti ed attaccanti aggiunti almeno in situazioni di rottura e contropiede.
Infine il libero.
Il sistema di gioco del catenaccio, usato nel calcio italiano negli anni '60, utilizzava in particolare un libero difensivo.
Molti difensori centrali hanno la capacità di portare la palla fuori dalla difesa e iniziare gli attacchi per le proprie squadre, grazie alle capacità tattiche (lettura del gioco, anticipo, posizionamento) e tecniche (passaggio, visione del gioco).
Quando pensiamo al ruolo del libero pensiamo a Mattheus, Sammer e Beckenbauer.
Bougherra ai Rangers era il perfetto esponente di questo ruolo per la sua lettura del gioco, per gli anticipi, posizionamento, contrasti, passaggio e visione.
L'idea di Smith era contenere gli avversari, fare tanto pressing, raddoppiare/triplicare/accerchiare gli avversari pericolosi ed ovviamente massimizzare i punti forza della sua squadra e minimizzare quelli degli avversari.
Nel 2011 Smith lascerà i Rangers e si ritirerà con ben 21 trofei vinti.


COME FERMARE MESSI? I RANGERS CI RIUSCIRONO
Qualche settimana fa il Barcellona, malgrado una partita non certo brillante ed un punteggio davvero severo per il Liverpool, ha vinto 3-0 la semifinale di andata di Champions League con Messi che ha segnato il suo 600esimo gol in carriera.
Barry Ferguson faceva parte della squadra dei Rangers che, sotto Walter Smith appunto, costrinse il Barcellona allo 0-0.
Messi fu talmente esasperato che chiamò questa tattica "anti-calcio".
Non che comunque ciò infastidì Smith o Barry, dopotutto.
Sul Daily Record, Ferguson: "Quella sera del 2007 scendemmo in campo l'intenzione di fare tutto il possibile per impedirgli di fare quello che ha fatto a Liverpool mercoledì scorso e ha funzionato.
Ci sono alcune squadre che incontri in Champions League e dici a te stesso 'sì, sono più forti ma giochiamo in casa stasera, possiamo fare bene. Poi c'è il Barcellona'. Quella sera era contro anche Andres Iniesta e Xavi Hernandez.
E poi, come se non fosse abbastanza, hai questo altro piccoletto che corre come un pazzo. Questo fenomeno assoluto.
C'è una domanda che deve essere posta prima di andare oltre ma è reale? Non sono sicuro che lo sia. Una parte di me è ancora convinta che in realtà potrebbe essere un robot.
Quindi, sì, siamo scesi in campo con un piano per impedirgli di farci del male e l'unica cosa che abbiamo potuto architettare era di impedire che la palla arrivasse a lui.
Walter Smith ci diceva 'stai in piedi, fallo circondare, se c'è uno o due di voi intorno a lui assicurati che siano sempre due o tre. Il più velocemente possibile!' Ma la parte più importante della strategia era cercare di impedire agli altri giocatori di fargli arrivare la palla: era lì che tutto il duro lavoro e il posizionamento in campo erano fondamentali. Dovevamo lavorare in gruppo per chiudere lo spazio e bloccare gli angoli del campo, per evitare che prendesse palla in zone pericolose. Se lo guardi attentamente, spunta qua, là e dappertutto. Quando giochi contro il Barça la tua testa sta girando, sai che non puoi permetterti di spegnerti neanche un momento ed è tanto estenuante mentalmente quanto fisicamente.
Non c'è modo di fermare Messi, il trucco è quello di impedire agli altri di passargli la palla.
Hai anche bisogno di occhi nella parte posteriore della tua testa ed è qui che la nostra squadra era un po 'speciale, eravamo disposti ad aiutarci a vicenda ed anche abbastanza intelligenti da sapere quando eravamo seriamente surclassati.
Walter non ci ha mai fatto credere di essere meglio di quello che eravamo realmente: sapeva che c'era un solo modo in cui potevamo superare una partita del genere senza essere distrutti: lavorare l'uno per l'altro. Quindi la comunicazione è stata fondamentale per il piano.
Dovresti cercare di concentrarti sempre su quello che sta succedendo vicino a te e sentire gridare 'È qui! Aiutami!' Non penso di essere riuscito a dargli un calcio durante quella notte, solo qualche spinta e trattenuta di maglia! Lui anche quando viene abbattuto, si alza e dice 'Dammi di nuovo la palla'. Questa è la parte più spaventosa, non puoi far demolire il ragazzo, non importa quanti falli prenda".



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sabato 6 luglio 2019

I Tampa Bay Rays e La Tecnologia iCube (Virtual Reality)

Oltre ai Los Angeles Dodgers e al loro WIN Reality, un'altra franchigia molto attiva nell'ambito della realtà virtuale sono i Tampa Bay Rays che hanno fatto investimenti a sei cifre per un simulatore di Baseball noto come iCube. I giocatori indossano occhiali 3D per il tracciamento del movimento, entrano in una piccola stanza che riproduce uno stadio e fanno comparire sullo schermo il lanciatore da studiare.

Steven Souza dei Rays: "È un enorme vantaggio perché a volte molte di questi atleti non li vediamo spesso. Prendi Alex Wood, lo vedremo una volta quest'anno e poi forse un'altra volta nei prossimi 6 anni, quindi essere in grado di vederlo sullo schermo, renderà un po' più facile il turno in battuta" (si riferisce alla sfida contro i Los Angeles Dodgers e al fatto che le squadre di American e National League si affrontano raramente tra di loro)

Quella stessa notte, Souza colpì un HR nel quarto inning nella vittoria per 8-5 dei Rays. Era il sesto homer di Souza in 22 partite dopo averne colpito 16 su 110 nella scorsa stagione.
% di Slugging .809, nettamente migliore rispetto al .717 della scorsa stagione.

Brendan Reilly è il 29enne CEO di Eon Sports VR, con sede a Kansas City, che ha sviluppato e installato il simulatore dei Tampa Bay. Pur riconoscendo che "nulla può sostituire l'esperienza reale di giocare", crede che la realtà virtuale possa essere d'aiuto: "I ragazzi osservano il lanciatore che affronteranno quel giorno. Possono prendere il suo tempismo, avere un'idea di come si muove la sua palla, di come gli ha lanciato contro l'ultima volta. Ti senti come se fossi sul campo in una vera partita dal vivo"

Con iCube è possibile tracciare il punto di rilascio, la velocità, la velocità di rotazione e molto altro.
Inoltre è possibile raccogliere trend dai dati: ovvero capire quanto spesso ogni lancio viene lanciato in ogni conteggio.
La realtà virtuale potrebbe essere esagerata per i giocatori che si sentono già inondati di informazioni? O potrebbe sostituire alcuni strumenti di preparazione esistenti?

Prosegue Reilly: "Lavoriamo con una manciata di squadre importanti della lega, questo è tutto quello che posso dire. Le altre squadre lavorano in segreto, si comportano come se fossero l'esercito americano"

I Rays non impongono che i giocatori utilizzino la realtà virtuale. Per quelli che lo fanno, i feedback sono stati misti. Il simulatore mostra non solo la traiettoria ma anche come passa attraverso la zona di strike.
Hank Conger: "È come uno schermo 3D, è strano, un po' diverso. Ho cercato di abituarmici: ti metti gli occhiali, stai nel box e segui i tiri, non c'è oscillazione.
Penso che sia utile per uno scopo temporale, ma il movimento della palla, ovviamente, sarà diverso da quello che vedi realmente"

Souza: "Ci sono ancora alcuni bug da risolvere. Non penso che sia perfetto, anche se è decisamente sulla buona strada"

Reilly, che ha mantenuto l'ex slugger della grande lega Jason Giambi come consigliere, ha ribadito che alcune squadre hanno ordinato più simulatori di realtà virtuale, che saranno utilizzati sia dalla MLB che dalle Minors, specialmente quelli che cercano di migliorare la lettura dei lanci degli avversari.
Il prossimo passo è sviluppare una mazza che possa essere usata per colpire i lanci dei pitchers avversari. I dipendenti del laboratorio Irvine di EON Sports VR affermano che questa tecnologia ci vorrà ancora un po' di tempo.



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