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venerdì 26 gennaio 2018

La Storia Di Leroy Rosenior: L'Esonero Lampo e Il Razzismo Degli Anni 80

Padre di Liam Rosenior (giocatore che gioca in Premier League nel Brighton), Leroy Rosenior detiene un poco nobile primato: l'esonero più veloce della storia del calcio (e non per colpa sua).
Nato vicino Londra ed ex giocatore di QPR, Fulham, West Ham, Charlton e Bristol City diviene manager nel 1996.
In realtà tra 1996 e 1998 ricopre il doppio incarico a Gloucester: allenatore e giocatore.
Dopo l'esperienza al Merthyr Tydfil (club gallese che gioca in Inghilterra), dal 2002 al 2006 va al Torquay United.
Nel secondo anno riesce a portare i Gulls in League One ma l'anno successivo retrocede all'ultima giornata.
In League Two la squadra perde pezzi: vengono venduti Alex Russell al Bristol City ed Adebayo Akinfenwa allo Swansea.
A gennaio, per reciproco consenso (e dopo una sconfitta a Rochdale), lascia il club.
A giugno dello stesso anno sostituisce Martin Allen al Brentford (curiosamente nel 1986 aveva sostituito lo stesso Allen nella finale di Coppa di Lega quando i due giocavano nel QPR).
Stagione durissima: 16 partite senza vittorie.
La sua storia a Griffin Park culminò con la disfatta contro il Crewe Alexandra (4-0).


L'ESONERO LAMPO
Nel maggio 2007 torna al Torquay United per sostituire Keith Curle ed è qui che Rosenior entra nella storia (anche se dalla porta sbagliata).
Il Torquay era appena retrocesso in Conference (quinta divisione del calcio inglese), 10 minuti dopo la sigla del contratto, il proprietario e presidente Mike Bateson informò il povero Rosenior che il club era stato appena ceduto e che l’accordo era saltato.
L’acquirente, Alex Rowe, aveva infatti deciso che non era la persona adatta per guidare il team.
Al suo posto venne assunto Paul Buckle, ex centrocampista, che aveva militato in passato nel club per un paio di stagioni e che si era appena ritirato dal calcio vestendo la maglia dell’Exeter City.
Al termine della stagione il Torquay si classificò in terza posizione, venendo ammesso a disputare i play-off per la promozione.
Ma in semifinale fu eliminato nel doppio confronto proprio dall’ex club di Buckle, che vincerà poi la finale e verrà promosso in League Two.
Il Torquay dovrà attendere la stagione successiva per fare ritorno fra i professionisti, vincendo stavolta i play-off.
Attualmente la squadra, dopo la retrocessione avvenuta un paio di stagioni orsono, è tornata a militare in National.
Rosenior dopo l’infelice parentesi da tecnico (per 10 minuti), lasciò per sempre la carriera di allenatore.
Attualmente lavora per G-Sport, oltre ad apparire in alcuni programmi calcistici della BBC regionali.


IL RAZZISMO DEGLI ANNI 80
Rosenior svolge inoltre il ruolo di ambasciatore per Show Racism The Red Card, associazione benefica che combatte il razzismo in Inghilterra.
Maturò simili posizioni dopo aver vissuto il calcio inglese degli anni 80 (dove oltre al razzismo c'era tanta violenza), sul quale scrisse anche un'autobiografia ("It's Only Banter") nel quale racconta di episodi raccapriccianti in cui è stato protagonista: dal bambinetto di Portsmouth che gli sputa tra le risate del padre e di altri tifosi, alle banane ripetutamente gettate in campo alle minacce di morte ricevute con tanto di risate minimizzanti nello spogliatoio.

Rosenior: "Ci accolsero 5000 tifosi del Leeds facendo il saluto nazista e gridando ‘Sieg Heil’. 
Io e Paul Parker eravamo molto scossi, ma nello spogliatoio non dicemmo niente. 
Il calcio allora funzionava così. 
Avessimo detto qualcosa al nostro tecnico o a qualche compagno, saremmo stati visti come dei piantagrane"

Era un’epoca folle in cui potevi essere attaccato persino dai tuoi stessi tifosi.
Rosenior racconta dell’amico Paul Canoville che aveva la sventura di giocare nel Chelsea: "Da noi a Craven Cottage era come stare in una specie di oasi, ma per Paul era più difficile. Gli insulti non li riceveva solo dai tifosi avversari, durante le partite fuori casa, ma anche dai suoi. A quei tempi nella tifoseria dei Blues imperava l’estrema destra del National Front"

Rosenior toccò con mano anche le diffidenze e i pregiudizi con cui venivano accolti pure gli allenatori neri, anche se in realtà questa è storia recente, non calcio inglese degli anni 80.



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lunedì 22 gennaio 2018

La Storia Di Joachim Johansson e Il Record Di Ace Contro Agassi

L'esordio nel circuito professionistico di Joachim "Pim Pim" Johansson avvenne nel 2000 in Svezia all'età di 18 anni.
Nel 2003, arrivarono le prime importanti vittorie sul circuito internazionale: vittoria con Fernando Gonzales (in quel periodo 25esimo al mondo) 4-6 6-4 7-5 nel torneo di Stoccolma per poi perdere in due set contro Davide Sanguinetti.
Il decollo definitivo avvenne nel 2004, la migliore annata di tutta la carriera di Joachim.
Agli Australian Open ottiene la prime due vittorie in uno Slam, per poi essere sconfitto da Juan Carlos Ferrero al quarto set.


PRIMO TITOLO E LE SFIDE CONTRO RODDICK E HEWITT ALL'US OPEN 2004
Il primo titolo ATP non tarda ad arrivare e nel torneo di Memphis vince in finale contro il tedesco Nicolas Kiefer 7-6 6-3.
Dopo aver steccato a Parigi, fa un'ottima impressione sul verde di Wimbledon raggiungendo il quarto turno.
Agli US Open Pim Pim si porta ai quarti di finale dopo aver sconfitto Lu, Gambill, Koubek e Llodra. Nei quarti di finale incontra Roddick (campione uscente) e ne nasce una partita entusiasmante e combattuta, in cui si sfidano due con i migliori servizi al mondo e che Pim Pim riuscirà a vincere 6-4 6-4 3-6 2-6 6-4 (facendo 24 punti in meno dell'americano!).
Raggiunge quindi la semifinale e così si trova a giocare una sfida quasi di famiglia contro Lleyton Hewitt, fratello della sua fidanzata Jaslyn.
E alle persone che gli chiedevano a chi dei due la sua fidanzata avrebbe tenuto, lui diceva "Non puoi scegliere il fratello ma puoi scegliere il tuo fidanzato, quindi spero che tiferà per me"
La partita sarà poi una facile vittoria per l'australiano, 6-4 7-5 6-3.
Il proseguo della stagione continua ad essere positivo con quattro quarti di finale raggiunti: Lione, Mosca, Madrid e Stoccolma, diventando 12esimo nel ranking mondiale.


IL RECORD DI ACE CONTRO AGASSI
Nel 2005 inizia ottimamente la stagione vincendo il torneo di Adelaide e raggiungendo il 4° turno agli Australian Open, perdendo da Agassi 7-6 6-7 6-7 4-6.
Quattro set assolutamente incredibili, quattro set da record, il record di servire ben 51 ace a uno dei migliori giocatori in risposta di tutti i tempi.
Joachim dirà: "Potevo servire meglio!"
Ivo Karlović eguagliò questo record il 21 giugno 2005 a Wimbledon contro Daniele Bracciali, e al French Open 2009 battè questo record servendo 55 ace contro Lleyton Hewitt nel primo turno, perdendo però in cinque set.
Johansson mantenne il record di più ace serviti in 4 set (51 come detto) fino a luglio 2014, quando John Isner lo battè a Wimbledon (Isner servì 52 ace, perdendo a sua volta).


I CONTINUI INFORTUNI E IL PRIMO RITIRO NEL 2008
Il terzo e ultimo titolo nel circuito ATP lo ottiene poco tempo dopo a Marsiglia sconfiggendo Ljubicic 7-5 6-4: raggiunge così il suo best ranking di n.9 al mondo.
Da quel momento in poi inizia un vero e proprio calvario.
Il primo intervento viene fatto infatti alla spalla destra, siamo nel luglio 2005, e proprio per questo Joachim perderà tutta la stagione, terminando la stagione 45esimo.
Il primo rientro avviene in California a San Josè, nel febbraio del 2006, in cui si infortuna nuovamente.
Rientrerà a Llglio del 2006 e a ottobre otterrà la vittoria che lui stesso definirà la migliore di sempre. Siamo a Stoccolma e il gigante svedese riceve una wild card dagli organizzatori: dopo aver sconfitto al primo turno Sanguinetti sconfigge il n.2 di al mondo Rafael Nadal in 6-4 7-6, servendo ben 17 ace.
A Madrid, al secondo turno, sconfigge il russo n.5 al mondo Davydenko 6-3 al terzo set.
Ma qualcosa ancora non va.
La spalla dà ancora problemi, molti problemi, tanto da doversi operare un'altra volta il 23 febbraio 2007.
In tutto il 2007 i tornei giocati sono solamente quattro, a settembre gioca in Coppa Davis contro gli USA perdendo da Andy Rodick in tre set tra le polemiche della stampa svedese non d'accordo nello schierare un giocatore appena rientrato dopo un così lungo stop.
L'ultimo torneo dell'anno che giocherà è ancora una volta Stoccolma, in cui dopo aver vinto il primo turno è costretto a ritirarsi al secondo turno senza neanche scendere in campo.
IL 1° febbraio 2008 decide di dire basta: "non ho alcuna possibilità se non di ritirarmi".


IL RIENTRO E IL RITIRO DEFINITIVO NEL 2013
Ma a ottobre dello stesso anno decide di rientrare nel circuito, dicendo di essere in grado di poter ancora competere e di aver superato l'infortunio alla spalla.
Così inizia nuovamente a giocare grazie a wild card ricevute qua e là, facendo discretamente bene: secondo turno a Stoccolma nel 2008, quarti di finale nel 2009 sempre a Stoccolma.
Nel 2010 gioca un solo match, in Coppa Davis contro l'Argentina perdendo da Mayer 6-4 al quarto set.
E così siamo al 2011.
Inizia la stagione con il challenger di Bergamo, torneo in cui perde al secondo turno contro il tedesco Kindlmann.
Tornato in Svezia affronta in Davis la Russia e, singolarista insieme a Robin Soderling, vince la prima partita contro Gabashvili 6-3 7-6 6-4 risultando dunque decisivo per la vittoria finale.

Poco dopo (2013) però arrivò la notizia che era più o meno nell'aria da tempo: "Per cinque anni ho lottato contro gli infortuni e il mio obiettivo era di essere in una posizione in cui potessi decidere che fare. E la mia decisione l'ho fatta. So che posso battere tutti i migliori al mondo ma non ho più voglia di farlo, credo di aver finito con questa vita"



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giovedì 18 gennaio 2018

Gli Sport Più Estremi e Pericolosi: Free Solo, Slackline, Wingsuit

FREE SOLO
Si tratta di un'arrampicata libera senza nè corde è protezioni.
Il massimo esponente odierno è Alex Hannold.
Zone ambite dai climber sono lo Yosemite Park (500 m), Capitan sempre nello Yosemite Park (900 m), Cerro Torre (Patagonia), El Sendero Luminoso (500 m).


SLACKLINE
Funamboli che camminano su corde o cavi d'acciaio, senza nessuna protezione.
Alcuni per mantenere meglio l'equilibrio utilizzano un'asta.
Tra i primi si ricordi il francese Philippe Petit, arrestato nel 1974 dopo aver fatto per 8 volte avanti ed indietro tra le due torri gemelle (Twin Towers) a New York.
Il cavo di acciaio era spesso 3 cm e sospeso a più di 400 m dal suolo.
Nel 2015 Spencer Seabrooke percorse 64 m a 290 m di altezza sulla Stawamus Chiefs.
Nel 2011 Michael Kemeter percorse 30 m su una fune a 915 m di altezza nello Yosemite Park.
Nik Wallenda passeggiò su una corda nel 2013 attraversando il Grand Canyon con la sua asta: 426,7 m in 23 minuti (a 450 m di altezza).
Lo stesso nel 2014 "passeggiò" su Chicago...bendato.
La fune era posta ad un'altezza di 200 m con un'inclinazione di 19°.
L'impresa venne anche trasmessa in TV.


WINGSUIT (SKYDRIVER, BASE JUMPER)
Base jumper che con la tuta alare (resa famosa da Patrick De Gayardon, morto nel 1998) si buttano di sotto rischiando di schiantarsi contro pareti e pendii a 200 km/h.
Quello che ad esempio successe a Valery Rozov, russo, 52 anni, morto in Nepal durante il salto dall’Ama Dablan.
Fatale per lui la vetta di oltre 6mila metri sull’Himalaya.
Nel 2013 divenne celebre per un volo dall’Everest: si lanciò dalla parete nord dell’Everest da un’altezza di oltre 7mila metri e poi dal Cerro Torre in Patagonia.
Voleva stabilire un nuovo primato negli sport estremi, lanciandosi con la sua tuta alare dalle sette cime più alte di ogni continente (Seven Summits).
Si ricordi anche la morte di Dario Zanon nel 2016 sul Monte Bianco, sempre nel 2016, in Svizzera, a soli 23 anni è morto l'americano Johnny Strange, star americana dell'adrenalina, chiamato Daredevil per le sue imprese estreme.
A maggio del 2015 in California morì Dean Potter, chiamato l'Acrobata del rischio, schiantato al suolo dopo un lancio.
Nel 2017 invece venne trovato morto Graham Dickinson (rimasti nella storia gli inseguimenti tra lui e Dario Zanon a Chamonix).


LANCIO SENZA PARACADUTE
Protagonista di questa folle impresa l'americano Luke Aikins, gettatosi da 7620 m senza paracadute e con una rete di 30 m per 30, installata in un ranch in California, ad attenderlo di sotto.
La difficoltà di quest'impresa è appunto centrare la rete, Aikins si è fatto aiutare da un GPS che gli segnalava quando era fuori bersaglio o in traiettoria.


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sabato 13 gennaio 2018

La Squadra Che Mise Sotto Contratto Corridori Dopati: La Rock Racing (2007-2010)

Quella del team ciclistico americano Rock Racing fu una storia del tutto particolare.
Questa squadra per 2 anni infatti, raccolse all'interno delle sue file, molti corridori che avevano avuto problemi di Doping.
Siamo intorno al 2009 quando stavano scoppiando scandali Doping uno dietro l'altro, inerenti l'epoca ed anche gli anni 90.
Senza generalizzare, molto spesso sono proprio le squadre ad invogliare al Doping i corridori ma quando un atleta viene trovato positivo viene abbandonato.
Del resto avere in squadra un corridore squalificato per Doping non è mai motivo di vanto, inoltre le squadre ciclistiche sono sponsorizzate da marchi noti e il rischio di perdere la sponsorizzazione (e fallire miseramente) è molto elevato (basta vedere cosa successe a fine anni 90 per la Festina, sponsorizzata dal noto marchio di orologi. La Festina venne estromessa dal Tour De France del 98 per Doping di squadra),
Evidentemente la Rock Racing non si fece nessuno di questi problemi.
Nata nel 2007, ricevette l'attenzione dei media, proprio per aver raccolto tra le sue file corridori emarginati dalle altre squadre e che nessuno voleva.
Anche il design del kit della squadra e lo slogan "here to stay" erano una chiara provocazione.
Il team inizialmente era diretto da Frankie Andreu (ex corridore dei tempi d'oro di Lance Armstrong e dell'US Postal), poi estromesso dal team.
Poi l'anno successivo venne ingaggiata gente come Tyler Hamilton (di ritorno dalla squalifica del 2004), Santiago Botero, Oscar Sevilla, Mario Cipollini (poco dopo licenziato a causa di dissidi con la squadra).
Provarono a mettere sotto contratto anche Floyd Landis (vincitore del Tour de France 2006 e poi squalificato. Ex gregario di Lance Armstrong e corridore dell'US Postal con Tyler Hamilton).
Tutta gente che aveva avuto problemi di Doping (o che ne avrà in futuro).
Ma i problemi per la squadra iniziarono subito, infatti alcuni corridori vennero estromessi dal Tour Amgen del 2008 (California).
I corridori non accettati furono Santiago Botero, Tyler Hamilton e Oscar Sevilla che non furono autorizzati a partire.
Anche al Giro della Georgia ci furono problemi legali.
Nel 2009 divenne DS Rudy Pevenage (discusso DS della Telekom) che provò a portare in squadra (come uomo immagine) anche Jan Ullrich.
Vennero ingaggiati Francisco Mancebo, Jose Enrique Gutierrez, Glen Chadwick, Chris Baldwin, David Vitoria, Caleb Manion e Ivan Dominguez.
Nel mentre Tyler Hamilton viene trovato nuovamente positivo ad uno steroide e squalificato per 8 anni, terminando prima del tempo la sua carriera.
Nel 2010 al team viene ritirata la licenza dai pro, tornando a livello amatoriale (prima del fallimento per problemi finanziari).



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domenica 7 gennaio 2018

La Storia Degli Harlem Globetrotters e i Washington Generals

Siamo nel 1927 quando la squadra di pallacanestro dei Giles Post, composta solo da giocatori di colore, partecipa alla Negro American Legion League, lega semi-professionistica creata in funzione anti-razzista, per permettere ai giocatori di colore di poter giocare a Basket.
Le porte, ai tempi, erano precluse per i giocatori di colore (che si parlasse di Basket o Baseball non c'era differenza).
Nel 1927 i Giles Post vengono acquistati dall’imprenditore inglese Abe Saperstein che li iscrive a una lega professionistica, iniziando a mettere le basi per quello che diventerà la forma di spettacolo ed intrattenimento più nota nel mondo della pallacanestro.
Più precisamente a Saperstein venne l’idea di far giocare i “suoi” giocatori di colore, durante l’intervallo degli spettacoli di danza al teatro Savoy Hall di Chicago, contro 5 persone della platea, mettendo in palio 100 dollari per i vincitori con lo scopo di ovviare alla noia consueta che si creava tra un tempo e l’altro.
Dunque è nella Chicago del grande criminale Al Capone che comincia l'avventura di questo team di funamboli.
Ai tempi la gente ricca era solita riunirsi nelle sale da ballo, ascoltare musica e bere alcolici sottobanco, passati sicuramente per le mani di Al Capone, indiscusso signore della città in tempo di proibizionismo.
Inizialmente nascono i Savoy Big Five, che dal 1929 diventeranno Harlem Globetrotters (tradotto "i giramondo di Harlem").
Il nome fa riferimento al quartiere afro-americano di Manatthan a New York, dove i giocatori da playground (“Basket da strada”) la fanno da padrone, ed al carattere d’esportazione dello spettacolo offerto.
Prima di mantenere in maniera definitiva il nome attuale, la squadra si chiamò Chicago Globetrotters (1927) e New York Harlem Globetrotters (1928-29).
Durante gli anni ‘30 gli Harlem si iscrissero a delle leghe professionistiche e vennero invitati nel 1939 a partecipare al World Professional Basketball Tournament.
Il torneo era stato creato dal giornalista del Chicago Tribune Archie Ward e aveva l’obiettivo di decretare la squadra più forte del mondo (venne disputato fino al 1948).
Nella prima edizione gli Harlem arrivarono in semifinale, battuti dai New York Rens poi campioni, ma si rifecero l’anno successivo sconfiggendo in finale i Minneapolis Lakers.
Le loro domande di iscrizione alla National Basketball League (1937) e alla Basketball Association Of America (1947) vennero respinte perché la squadra era composta da giocatori di colore, per questo motivo, terminata la Seconda Guerra Mondiale, gli Harlem puntarono tutto sull’aspetto dell’intrattenimento e del rapporto con il pubblico, abbandonando pian piano la competitività delle partite.
Uno dei più grandi campioni dell’NBA del passato, Wilt Chamberlain (2 volte campione NBA e primatista attuale per rimbalzi conquistati), è stato membro dei Globetrotters.


I WASHINGTON GENERALS
Per una squadra che vince, ce n’è una che perde, sempre.
Per questo motivo vennero fondati i Washington Generals, originari di Atlantic City.
Per tutti i Generals sono gli avversari degli Harlem Globetrotters.
Dal 1952 al 1995, benché abbiano cambiato nome diverse volte (Boston Shamrocks, New Jersey Reds, Baltimore Rockets e Atlantic City Seagulls), sono sempre loro a seguire nei tour gli Harlem e sono sempre loro ad uscirne sconfitti.
Quasi sempre.
In oltre quarant’anni infatti si possono contare solo 6 vittorie.
L’ultima nel 1971 a Martin, Tennessee, che interrompe una striscia di 2499 sconfitte consecutive.
A 3 minuti dalla fine dello spettacolo, i Generals stanno vincendo di 12 punti.
Gli Harlem allora smettono di divertirsi e cominciano a giocare sul serio, fino all’ultimo secondo, quando Meadowlark Lemon (forse assieme a Chamberlain, il più famoso Globetrotter) sbaglia il tiro della vittoria, consegnando un incredibile successo ai rivali.
Finisce 100-99.
Il pubblico, impazzisce di rabbia, non potendo credere che i loro beniamini fossero stati sconfitti.

"I tifosi ci guardavano come se avessimo ucciso Babbo Natale" 

Nel 2015 arriva la decisione: niente più partite di esibizione, il duo si divide, con gli Harlem in cerca di una nuova rivalità.
E i Generals, che hanno messo assieme 16 mila batoste in più di 60 anni contro i prestigiatori della palla a spicchi in tutti gli angoli della Terra, annunciano lo scioglimento.
Perché il profumo del business pesa più di una leggenda costruita negli anni.



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lunedì 1 gennaio 2018

Sean O'Driscoll e Il Passing Football Ai Doncaster Rovers

"La nostra ambizione è vincere la prossima partita"

Sean O'Driscoll, ex giocatore di Fulham e Bournemouth, divenne allenatore nel 2000 proprio delle Cherries.
Proprio a Dean Court, nonostante le limitate risorse finanziarie, si mise in luce ottenendo ottimi risultati, compresa la promozione in League One nella stagione 2002/03 battendo 5-2 il Lincoln a Cardiff.
Il Bournemouth divenne una squadra da media-alta classifica in League One.
Lasciò il Bournemouth nel 2006 diventando manager del Doncaster Rovers, appena trasferitosi nel nuovo Keepmoat Stadium.


IL DONCASTER ROVERS E LA PROMOZIONE IN CHAMPIONSHIP
Ed è qui che O'Driscoll si mise in luce per il suo "passing football" e calcio spettacolare fatto d'intricate ragnatele di passaggi.
Si ricordi ad esempio il 4-0 in trasferta a Brentford, vincendo il premio di manager del mese nel gennaio 2007 o la vittoria per 3-2 contro il Bristol Rovers nel Football League Trophy del 2007.
Nella prima stagione completa di O'Driscoll, il 2007/08, guidò il Doncaster alla promozione dopo una vittoria per 1-0 sul Leeds United (goal di James Hayter) nella finale spareggio di League One al Wembley Stadium.
Fu una stagione assolutamente sensazionale, malgrado la promozione diretta sfumata all'ultima giornata dopo una sconfitta con il Cheltenham Town.
L'allora presidente del Doncaster, John Ryan, rese omaggio a Sean, per aver guidato il club nella seconda divisione inglese per la prima volta in 50 anni.
Ryan ritenne che il Doncaster meritasse la promozione, non solo per il risultato, ma anche per il calcio offerto durante tutta la stagione.
John Ryan: "Io lo chiamo l'Arsene Wenger della League One, ora forse sarà conosciuto come Sean O'Driscoll. Quando si tratta di allenare, è bravo come pochi altri: se si fosse spinto di più sotto i riflettori avrebbe potuto essere in Premier League.
Ho preso di mira Sean dopo aver visto il suo Bournemouth distruggere il Doncaster 5-0 e ciò non è successo molto spesso. Ho sempre amato il suo modo di giocare e di fare mercato"

Ryan ammise che nonostante il Doncaster fosse arrivato terzo in campionato, la stagione in Championship sarebbe stata molto "dura".
Anche perchè il club non sarebbe stato in grado di spendere grandi quantità di denaro sul mercato.

"Dobbiamo stabilizzarci in Championship il prossimo anno ma anche se le cose non dovessero andare bene, Sean avrà il pieno appoggio dal consiglio di amministrazione del Doncaster: tutti i manager meritano tempo e soprattutto quelli di talento come Sean"
La stagione successiva, 2008/09, Sean raggiunse l'obbiettivo della facile salvezza nonostante i pochi mezzi finanziari a disposizione.
Malgrado una vittoria in casa del Derby County, l'inizio non fu facilissimo ma poi arrivarono vittorie rimaste nella storia come la prima di tutti i tempi contro lo Sheffield Wednesday.
O la vittoria per 4-2 sul Nottingham Forest che inaugurò una serie di 8 risultati utili consecutivi.
Finirono quattordicesimi.

Sean O'Driscoll: "Il solo gioco di possesso/passaggio è un po' improprio. Non ho mai allenato il solo passing football; miro invece a dare ai giocatori più opzioni sulla palla, quindi cerco di allenare il processo decisionale. Non puoi essere prevedibile.
La cosa che sto cercando di allenare è che il giocatore scelga l'opzione giusta, che è ciò che fanno i giocatori migliori. Sto cercando di addestrare gli scout a chiedere "è stata la palla giusta da giocare? E' stato il passaggio giusto al momento giusto? A volte sono più preoccupato sul fatto che abbia completato o meno il passaggio. 
Non posso comprare qualcuno per un milione di sterline, ma voglio avere qualcuno che scelga quello giusto in base alle esigenze. Posso permettermi un giocatore perché è a buon mercato, ma devo sapere come posso svilupparlo" 

"La nostra ambizione è vincere la prossima partita. E oltre a questo? Vincere la prossima partita. Questa è la mia missione. La mia influenza su una squadra di calcio è implementare la cultura di vincere ogni partita. Ma in una stagione di 46 partite non vincerai tutte le partite.
Per rimanere in questa divisione ed evitare la retrocessione, devi fare certe cose. 
Per essere promosso devi fare certe cose. 
Scrivi una lista delle cose che devi fare per entrambe le situazioni e noterai che non sono diverse, tranne che per i soldi.
Sarebbero cose come organizzazione, attitudine, disciplina, quindi perché trattare le situazioni come diverse? Quando la gente dice" Sono una squadra ben organizzata ", cosa significa esattamente? 
Il 4-4-2 è rigido? La gente pensa che il 4-4-2 sia statico; in realtà non ha niente a che fare con le tattiche, è una struttura.
All'interno della struttura puoi fare tutto ciò che vuoi. Potrebbe essere il sistema più fluido al mondo.
Il problema dell'Inghilterra era che il loro 4-4-2 era rigido. Dovevano essere fluidi. Ma quando giochi contro la Spagna, hai bisogno di un fluido 4-4-2? Devi essere rigido perché loro sono migliori di noi.
Tutto ciò che posso fare è allenare una squadra con determinati valori e i giocatori opereranno all'interno di questo. Possono essere d'accordo o in disaccordo ma se non sono d'accordo devono essere logici.
Se parli con Harry Redknapp, ti dirà che l'ho fatto impazzire.
Tutte le nostre filosofie di coaching riguardano la comprensione delle tue responsabilità. 
Vogliamo che i giocatori capiscano il loro ruolo nella squadra. 
Non mi faccio illusioni di vincere tutte le partite, ma per me il modo migliore per farlo è avere una squadra flessibile, composta da giocatori che capiscono ciò che facciamo. 
E quando lo facciamo bene, siamo bravi come nessuno"
Nel successivo anno e mezzo, O'Driscoll trasformò il piccolo Doncaster in una squadra da metà classifica, malgrado uno dei budget più ristretti del campionato.
Si ricordano come colonne del club James Coppinger, Billy Sharp, Simon Gillett, James Hayter, Paul Green, Richie Wellens, Martin Woods, Adam Lockwood, etc
La squadra lottava addirittura per i primissimi posti della divisione (il Doncaster sarebbe stato il primo club dal 2003 ad approdare in Premier dopo essere passato nel giro di pochi anni da tutte e 4 le divisioni inglesi al di sotto della Premier).
Tuttavia, una serie di infortuni nella seconda metà della stagione 2010/11 vide il Doncaster vincere solo 1 delle ultime 19 partite della stagione.
Malgrado ciò la squadra riuscì a salvarsi.
Per rendere l'idea, l'infermeria era talmente piena che ad un certo punto ci fu addirittura la richiesta da parte del club di posticipare una partita contro il Norwich City perché faticavano a trovare 11 giocatori disponibili.
Tuttavia, la stagione successiva, il 23 settembre 2011 con il Doncaster che aveva conquistato un solo punto nelle prime sette partite, O'Driscoll, insieme al suo assistente Richard O 'Kelly, vennero licenziati.


ELETTO MIGLIOR MANAGER DI TUTTI I TEMPI DEL DONCASTER
In seguito O'Driscoll divenne allenatore del Nottingham Forest con Steve Cotterill, poi lasciò il club per unirsi al Crawley nell'estate del 2012.
Poi Bristol City e Walsall ma la leggenda, Sean, l'ha costruita a Doncaster.
Non a caso nel 2016 venne eletto il più grande manager di tutti i tempi del Doncaster, superando Billy Bremner, Peter Doherty e Lawrie McMenemy.
Bremner era stato votato come il più grande manager del club negli anni '80 e '90, mentre McMenemy era stato nominato miglior manager degli anni '60 e '70.
Peter Doherty invece per gli anni '30, '40 e '50.
I quattro sono poi andati al testa a testa finale con O'Driscoll che ha quasi doppiato il numero dei voti di Doherty e Bremner.


IL SOLO PASSING FOOTBALL NON E' MAI LA SOLUZIONE
Per quanto grande fosse il suo calcio, durante il periodo trascorso ai Rovers, O'Driscoll aveva qualche critico dal punto di vista del gioco. È stato spesso suggerito che non aveva un piano B.
Quel calcio fatto di continui passaggi era tutto ciò che sapeva fare, almeno all'apparenza.
Ma ovviamente passare la palla non è di per sé una tattica, è solo un mezzo per raggiungere un fine.
Più precisamente il lato negativo dell'approccio di O'Driscoll era che la squadra dei Rovers era, almeno fisicamente, decisamente leggera.
Poichè i Rovers spesso si scontravano con avversari fisici, ogni calcio d'angolo, punizione o rimessa laterale era un problema.
Ma suggerire che le squadre di O'Driscoll sono state ostacolate dal solo fatto di non avere un piano B è sbagliato perchè come detto riuscì a costruire una squadra di giocatori intelligenti e quindi non era solo il calcio ad essere fluido.
Anche il sistema lo era.
Durante una vittoria in trasferta nel novembre 2010 contro il Portsmouth, i Pompies avevano modificato il proprio assetto di gioco dopo un quarto d'ora e il Doncaster aveva dovuto adattarsi a questo nell'intervallo.
Nel momento in cui fu in grado di attuare le giuste modifiche, il Doncaster cambiò completamente modo di giocare e si portò velocemente sul 2-0.


UOMO DI POCHE PAROLE
A distanza di quasi 10 anni, a Doncaster si continua a parlare di O'Driscoll.
Non solo elogi comunque.
Infatti il proprietario Terry Bramall ad inizio 2017 non spese belle parole sull'ex tecnico irlandese per via del carattere: "Circa 8 o 9 anni fa, eravamo a casa di Dick Watson (proprietario del club morto a luglio 2017) e il nostro manager ai tempi era Sean O'Driscoll. Non disse molto. Era un uomo con cui era molto difficile parlare. Oggi mi piace incontrare Darren Ferguson (manager di oggi) perché io e lui possiamo farci due chiacchiere. C'è un elemento di rispetto in entrambe le direzioni. Non è stato lo stesso con il signor O'Driscoll perché sapeva che io non so nulla del calcio e  quindi non voleva parlare con me. La sua unica domanda per me quella sera fu 'Terry, sei pronto a finanziare il Doncaster Rovers in Premier League?'"

Dopo una sconfitta per 6-0 contro l'Ipswich, O'Driscoll si sedette in sala stampa e disse ai giornalisti: "Dai, qualcuno mi faccia una domanda stupida". 
La seconda domanda affrontata fu: "Quanto sei dispiaciuto, Sean?"  
"È una domanda stupida" rispose O'Driscoll. "Sono deluso". 
Tese le mani a un paio di metri di distanza per indicare quanto fosse deluso, poi si alzò e uscì.
L'editorialista del Daily Mail (Martin Samuel) successivamente accusò O'Driscoll di essere arrogante.
Quando i Rovers vincevano, i modi (di poche parole) nelle interviste erano considerati pragmatismo ed onestà intellettuale.
Quando hanno iniziato a perdere, Sean è diventato severo e negativo, talvolta pessimista.
Come si suol dire: tutto è relativo.


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