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giovedì 31 dicembre 2020

La Storia Di William Foulke: Le Risse, I Crolli Delle Porte e L'Abbandono Delle Partite

Coro dei tifosi avversari: "Chi ha mangiato tutte le torte? Tu brutto ciccione. Tu brutto ciccione hai mangiato tutte le torte, gli hamburger e le patatine"

William "Fatty" Foulke fu uno dei più pazzi (ed antisportivi) portieri della storia (del calcio inglese e non). Nato nel 1874 si contraddistingue per una stazza fuori dal comune per l'epoca: è infatti alto 1.93 e pesa oltre 130 chili. Nonostante la mole imponente, si comportò bene tra i pali (forse l'unico ruolo che poteva fare, anche se tra i pali serve anche agilità e destrezza). Le sue prestazioni sono talmente di alto livello, che un giornale del posto ne parla come uno dei più grandi prospetti nel ruolo di tutta l’Inghilterra. Se ne accorge presto lo Sheffield United che lo compra per 20 sterline (in realtà ai tempi pesava meno di 90 kg). In una delle migliori compagini della Prima Divisione, William diventa subito titolare e disputa un campionato di altissimo livello. Anche i tifosi iniziano ad adorarlo, tanto che, al termine di allenamenti e partite, va spesso al pub con loro per bere birra in grandi quantità. 


LE RISSE
Nel 1897, le Blades arrivano seconde a fine campionato, alle spalle dell’Aston Villa. Fatty è il portiere meno battuto della Prima Divisione ma inizia a farsi conoscere anche per altro. Spesso, infatti, i giornali del tempo, oltre che le sue ottime parate, raccontano anche delle sue continue risse. Non essendoci un vero e proprio regolamento che tutela i portieri, ai tempi gli attaccanti potevano tranquillamente buttare a terra il portiere senza essere sanzionati. Il problema è che farlo con Foulke era praticamente impossibile. 
Anzi, le voci dell'epoca raccontano che era lui, solito, bloccare gli attaccanti avversari che non gli andavano a genio...scagliandoli direttamente nella sua porta. Pare che facesse scattare anche l'allarme del campo di gioco, durante gli allenamenti.


Le ottime partite con lo Sheffield United gli valgono anche la prima convocazione in Nazionale. Esordisce nel 4-0 della sua Inghilterra contro il Galles ma da lì in poi non viene più preso in considerazione. 
Durante una sfida contro il Liverpool, il centravanti avversario Allan lo deride nel corso del match. Stufo di sentirlo, William Foulke abbandona la porta, lo afferra di peso e lo stende col viso nel terreno di gioco. Ovviamente, non essendo previsto dal regolamento, non viene sanzionato. Alcune settimane dopo, un altro avversario fa la stessa cosa, provando a prenderlo in giro e lui gli si siede sulla schiena, quasi soffocandolo. Il noto scontro contro Bell è invece fortuito ma la punta cade a terra privo di sensi ed è costretto ad alcuni giorni di convalescenza. 


IL CROLLO DELLA PORTA
Nel campionato successivo si macchia di un episodio comico, che gli vale ulteriori prese in giro da parte degli avversari. Pare che quando la sua squadra attaccava era solito attaccarsi alla traversa e dondolarsi, sino a che a causa del suo peso eccessivo tutta la porta crollò. Lui non riportò infortuni ma l’arbitro fu costretto a sospendere la partita. Proprio nella sua seconda stagione, vince però il campionato, il primo e unico nella storia dello Sheffield United. Per i giornalisti dell’epoca, è addirittura il miglior portiere del mondo. Intanto, però, il suo peso continua ad aumentare e supera i 145 chili. Nonostante la mole sempre più imponente, il suo rendimento non ne risentì. Non è mai stato un portiere agile ma ha un grande senso della posizione, è agile sui rigori (anche perchè ai tempi si poteva fare uno scatto di diversi metri in avanti) e sulle palle alte è formidabile. 


LA DOPPIETTA REALIZZATA E LE QUASI BOTTE ALL'ARBITRO
Nel 1899 lo Sheffield United conquistò la prima FA Cup della sua storia. 
Sempre nello stesso anno, il suo Sheffild United, fresco di titolo di Inghilterra e della FA Cup, sfidò una delegazione sudafricana/olandese giunta nella patria del calcio mondiale. La selezione andò subito sotto nel punteggio per 4-0. Foulke in porta si annoiò, talmente tanto da lasciarla vuota. Arrivò a giocare la palla con i suoi compagni di squadra, in attacco. Gli passarono la sfera, superò due avversari, e lasciò partire un destro potente e preciso che si infilò in porta. Gol di Foulke! Ci prese gusto e restò in attacco. I sudafricani/olandesi segnarono due goal sfruttando la sua assenza, prima che lo stesso Foulke realizzasse la sua doppietta personale.
Nel 1901, invece, il club arrivò secondo, perdendo la finale. Ma l’occasione del riscatto è immediata, perchè l'anno successivo lo Sheffield raggiunge nuovamente la finalissima. La sua squadra, dopo aver dominato, passa in vantaggio al decimo minuto del secondo tempo. A quel punto, la squadra si chiude a difesa di quel gol. Ed è qui che Fatty Foulke diventa il protagonista assoluto, compiendo una serie di interventi incredibili, alcuni dei quali davvero prodigiosi. Ma a due minuti dal termine, l’arbitro non segnala una netta posizione di fuorigioco (ai tempi era stato già inventato ma era molto diverso da quello di oggi) da parte di Wood, attaccante del Southampton, che pareggia indisturbato. A fine partita, la rabbia dei giocatori dello Sheffield è tale da costringere l’arbitro a fuggire e nascondersi in un ripostiglio. Sarà proprio Foulke a spaccare letteralmente la porta della stanza. Solo l’intervento di 5 funzionari della FA gli impedì di picchiare selvaggiamente l'arbitro Tom Kirkham. Non essendoci squalifiche, Fatty Foulke è nuovamente al suo posto in vista della ripetizione della gara, in programma una settimana dopo. Anche grazie al suo rendimento, nuovamente altissimo, lo Sheffield riesce a vincere la partita per 2-1 e conquista la seconda FA Cup della storia. 


L'ALCOLISMO E L'ABBANDONO DELLE PARTITE PER PROTESTA
La dipendenza all’alcol inizia a farsi sempre più forte e anche il suo peso diventa insostenibile. Foulke supera ormai i 150 chili e il rendimento in campo inizia a risentirne. Per gli avversari, diventa quasi facile segnarli sui tiri rasoterra, inoltre inizia a commettere un numero elevatissimo di errori. Perso il posto da titolare, gli propongono anche un taglio all’ingaggio ma lui non accetta e si accasa al Chelsea per 50 sterline, in Seconda Divisione. I Blues sono stati appena fondati e Foulke disputa un buon torneo. Nella prima stagione con la maglia del Chelsea parò addirittura 10 rigori. Il punto di strappo avvenne il 3 marzo 1906, quando William Foulke parò due calci di rigore all’attaccante del Burslem Port. Al termine di quella sfida, giocata a Stamford Bridge, la federazione studiò il caso e intervenne poco dopo con una decisione drastica: il portiere non poteva più avanzare, ma restare fermo sulla linea di porta.
Sempre al Chelsea, inoltre, ebbe l’idea di piazzare due ragazzini piccoli e magru ai lati della porta. In questo modo, veniva mostrata ancora più nettamente la sua stazza e gli avversari si intimorivano. Foulke, però, decise di rendere utili quei due ragazzini alla causa e, quando il gioco è dall’altra parte del campo, li manda a raccogliere i palloni finiti fuori. In pratica, inventa il ruolo del raccattapalle, mai usato prima di allora.
Sfruttò anche il concetto delle "Linee di Muller-Lyer" (effetto ottico in cui due linee perfettamente identiche sembreranno l’una più grande dell’altra per via di due angoli posti agli estremi. Nel primo caso l’angolo è aperto verso l’esterno, nel secondo l’angolo è interno e forma con la linea una freccia. La prima linea descritta sembrerà più lunga della seconda) attraverso una postura del corpo ben studiata (le sue due braccia posizionate simmetricamente rispetto al busto). Se le braccia sono tenute larghe e basse, non ci sarà nessun giovamento dall’effetto. Ma se le stesse vengono tenute più in alto, in diagonale alta dalla testa, a formare un angolo esterno, allora il portiere sembrerà ancora più alto e la porta più piccola. Utilizzando questo stratagemma, Foulke appariva ancora più alto e slanciato rispetto al suo fisico. Alcuni portieri utilizzano ancora oggi l’effetto, soprattutto durante i calci di rigore.
Nonostante queste intuizioni ed alcune buone partite, però, gli effetti dell’alcolismo iniziano a palesarsi sempre più. Era spesso nervoso, scontroso, irascibile. Una volta si svegliò in hotel e pare che mangiò la colazione di quasi tutti i compagni di squadra. 
Capitò, addirittura, che in più di un’occasione lasciò il campo per protesta contrariato per alcuni dissidi (soprattutto quando i suoi compagni di squadra non difendevano bene). Per non parlare degli atti di violenza nei confronti degli avversari, sempre più frequenti. Anche per via di questi suoi eccessi, il Chelsea mancò la promozione e lui decise di andare via. 


L'INVENZIONE DELL'ESPRESSIONE CLEAN SHEET E LA MORTE
Si accasa, sempre per 50 sterline, al Bradford, club che naviga nelle posizioni di metà classifica della Seconda Divisione. Disputa 21 incontri ed anche qui gli capita nuovamente di rompere una traversa, facendola venire giù col suo peso sempre più imponente.
Il 2 febbraio 1907 Foulke scese in campo per giocare una delle sue ultime partite di calcio, con la maglia del Bradford City. La squadra avversaria era l’Accrington Stanley ma ci fu un problema. Il portierone e gli avversari avevano la maglietta dello stesso colore ed entrambi non disponevano di maglie di riserva. Così l’arbitro rimandò il calcio di inizio e invitò tutti a cercare una divisa alternativa per il portiere. Al tempo trovare una maglia per un calciatore di oltre 150 kg non era affatto facile. Arrivò la soluzione drastica: far indossare a Foulke un lenzuolo bianco. Il portiere mantenne la porta imbattuta e il Bradford City vinse 1-0. Un giornale riportò la notizia, parlando di come Foulke "avesse mantenuto il lenzuolo pulito": fu in quel momento che nacque l’espressione "Clean Sheet", utilizzata ancora oggi per indicare una partita in cui il portiere mantiene la porta inviolata.
Nel 1907, a 33 anni, decide di ritirarsi dal calcio. In preda alla povertà e all’alcolismo, tira su qualche soldo sulle spiagge di Blackpool. Lo fa sfidando la gente a fargli gol su calcio di rigore e scommettendoci sopra del denaro. Durante queste sfide, denominate "batti il portiere", William contrae anche una brutta polmonite. Se ne andrà definitivamente qualche anno dopo, nel 1916, all’età di 42 anni per via di una cirrosi epatica. 


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martedì 22 dicembre 2020

La Storia Di Bill Shankly: Giochi Psicologici e Frasi

La carriera di Bill Shankly è ricordata soprattutto il periodo a Liverpool dal 1959 al 1974. Più per le vittorie, per aver dato lustro alla squadra e gioco (veloce ed offensivo) e per averla "preparata" alle vittorie dei decenni successivi. 
Quando fu nominato manager dei Reds affermò che avrebbe plasmato "una squadra invincibile, così dovranno mandare un team da Marte per batterci". All’epoca, era il 1959, il Liverpool era tutt’altro che invincibile. Nel 1954 era retrocesso in Second Division dopo una stagione disastrosa con un 1 a 9 rimediato contro il Birmingham (ed anche nei 5 anni successivi, seconda serie compresa, le prestazioni erano state pessime).
In bacheca comunque 3 campionati (1964, 1966 e 1973), 2 FA Cup (1965 e 1974) ed una Coppa UEFA (1973), anche se le Coppe Campioni arriveranno pochi anni dopo (3 sotto Bob Paisley: 1977, 1978 e 1981).
È stato Shankly a intravedere il potenziale di Ray Clemence e Kevin Keegan quando giocavano a calcio in quarta divisione con lo Scunthorpe United
Shankly è ricordato anche per le sue frasi (da motivatore e non) e per i suoi aforismi. Shankly divenne famoso anche per l'uso della psicologia, sia per incoraggiare i suoi stessi giocatori sia per sollevare dubbi nella mente degli avversari. 
Una delle sue innovazioni più note è la targa "This Is Anfield" fissata sopra al tunnel degli spogliatoi. Accoppiato con il ruggito dei tifosi, venne progettato per intimidire. Shankly ha dichiarato che la targa è stata messa "è per ricordare ai nostri ragazzi per chi stanno giocando e per ricordare agli avversari contro chi stanno giocando". Nella prima partita dopo la sua costruzione, il Liverpool sconfisse il Newcastle United 5-0, nonostante un tentativo di Malcolm Macdonald di scherzare sul segno. 


ALCUNI GIOCHI PSICOLOGICI RACCONTATI DA GEORGE BEST
George Best (Manchester Utd): "Dopo una partita contro il Liverpool all'Old Trafford nel 1965, Shanks mi chiese come stavo affrontando la vita. All'epoca avevo solo 19 anni. "Fama, figliolo", mi disse Shanks "è il prezzo che paghi per fare bene il tuo lavoro".
Qualche anno dopo avrei compreso appieno le implicazioni delle sue parole. Sembrava che ogni volta che incontravo Shanks ne uscisse fuori con almeno un pezzo di saggezza o umorismo mondani. Quando stavo per rinegoziare un contratto all'Old Trafford e ho detto che avrei cercato un aumento considerevole della paga di base, Shanks mi ha guardato con attenzione. "George, figliolo, qualche consiglio," disse. "Non essere troppo esigente, perché è un triste fatto della vita che il genio nasca e non sia pagato". Poi ha continuato raccontandomi la storia del terzino del Liverpool Gerry Byrne, che, avendo avuto un posto nella squadra inglese, sentiva di valere molto di più di quanto offrisse il suo nuovo contratto. Tuttavia, per come la vedeva Shanks, Gerry veniva valutato per quello che aveva fatto per il Liverpool. Il fatto che avesse fatto parte della squadra inglese non aveva nulla a che fare con quello che prendeva ad Anfield e quindi non meritava un aumento della sua paga. Gerry sosteneva che lo status internazionale era la prova che era diventato un giocatore migliore con il suo club.
"Potrei sbagliarmi su altri punti, boss" disse Gerry, insistendo sul punto. "Ma su questo ho ragione, no?" Gli disse Shanks "Anche un orologio rotto funziona per due volte al giorno"

George Best: "Nel 1967 arrivammo ad Anfield per giocare contro il Liverpool e quando guardai fuori dal finestrino del pullman vidi Bill Shankly in piedi all'ingresso principale. Sono stato il primo giocatore a scendere e quando sono arrivato all'ingresso Bill mi ha stretto la mano calorosamente. "Mi fa piacere rivederti, George," disse. "Stai bene, figliolo?".
Questo era insolito per lui, e sapendo che Shanks era una vecchia volpe scaltra, decisi di restare in giro per cercare di scoprire cosa stava tramando. Quando tutti i giocatori dello United entrarono ad Anfield, Bobby Charlton si avvicinò a Shanks.
"Bobby, figlio. È bello vederti", disse Shanks, stringendogli la mano. "Ma per Dio, se mai c'è stato un uomo che sembra malato, sei tu, Bobby!"
La faccia di Bobby divenne incolore come un ghiacciolo. 'Malato? Sembro malato? ripeté, facendo scorrere le dita della mano destra sulla fronte e lungo la guancia destra. Era visibilmente scosso.
'Sì, ​​Bobby, figliolo. Sembra che tu ti stia disgustando per qualcosa. Se fossi in te, andrei da un dottore non appena arriverai a Manchester'. Shanks diede una pacca sulla spalla a Bobby e si avviò lungo il corridoio, lasciandolo tremante nell'atrio.
Nello spogliatoio, Bobby non si presentò e, minacciosamente, ci fu un ritardo nell'annuncio della squadra titolare. Ci siamo seduti, nessuno osava cambiarsi nel caso Matt Busby avesse un piano tattico che significava lasciare fuori uno di noi. Il pensiero di cambiarti solo per sentirti dire di rimetterti i vestiti perché non sei in squadra era terribile'.
Alla fine Matt Busby è entrato nello spogliatoio con Jimmy Murphy e ci ha detto che avevano rimescolato la squadra che aveva battuto il West Ham la settimana precedente. Bobby Charlton non era disponibile. All'improvviso si era ammalato"


CARICARE LA SQUADRA
Shankly spesso cercava di aumentare la fiducia dei propri giocatori annunciando che un avversario chiave era inadatto. Quando Keegan stava per giocare contro Bobby Moore per la prima volta, Shankly gli disse che Moore era uscito in un night club ed era ubriaco. 
Prima di un Liverpool v Manchester Utd del 1968, il manager scozzese caricò la squadra con un discorso di questo tipo. Bill Shankly iniziò a passare in rassegna i calciatori avversari.

"Ragazzi, in porta Alex Stepney. E’ poco reattivo e insicuro e ha le mani di marmellata. Non riesce a bloccare un solo pallone. Terzino destro è Shay Brennan. E’ lento più di mia suocera. Attaccatelo e andrà in crisi. Terzino sinistro è Tony Dunne. Incredibile a dirsi...ma è ancora più lento di Brennan! Se si sgancia in attacco alle 3 e un quarto torna in difesa non prima delle 3 e mezza. Nobby Stiles. Un piccolo sporco... Prendilo a calci due volte più forte di quanto ti prende a calci lui e non avrai problemi"

I giocatori del Liverpool sono sempre più fiduciosi di vincere la partita. A sentire il loro manager sarà una passeggiata perchè giocheranno contro una squadra di brocchi.

Il tecnico poi continua: "David Sadler? Non giocherebbe nemmeno nella nostra squadra riserve!            Aston? Un coniglio! Colpitelo duro una volta e se ne starà buono per tutto il match"

Quella che sulla carta doveva essere una partita difficile sembra quanto mai alla portata.
"Ok ragazzi" chiude il suo discorso Shankly "Ora andiamo in campo e facciamogli vedere cos’è il Liverpool Football Club!"

A questo punto però interviene il capitano dei Reds, Emlyn Hughes: "Ok Boss. Tutto molto chiaro. Però non ci ha detto nulla di Bobby Charlton, George Best e Denis Law"

Shankly guarda dritto negli occhi il suo capitano: "Cristo Santo Hughes! Mi stai dicendo che non possiamo battere una squadra che ha solo tre giocatori?"

Russell Green: "L’aneddoto su Shankly che arriva nello spogliatoio con la camicia strappata e i capelli arruffati dopo la sua visita alla Kop per caricarsi e poi caricare la squadra. Ero un ragazzo seduto sul muro della Kop sul lato Kemlyn Road. Ricordo di aver visto la Kop riempirsi. Ricordo di aver guardato in basso e di aver visto una grande apertura della folla al centro della Kop"

Nota anche una discussione con "Iron Man" Tommy Smith, difensore del Liverpool e uno dei calciatori più duri e determinati mai visti su un campo di calcio: "Tommy, togli quella fottuta fasciatura dal ginocchio e comincia a correre"

Tommy Smith: "Boss, non ci riesco proprio. Il mio ginocchio mi fa un male cane"

"Ti ho detto di toglierti quella fottuta fasciatura...e poi quello non è il tuo ginocchio, quel ginocchio è del Liverpool Football Club"

Pare anche che poco prima della finale di FA CUP a Wembley del 1965 in cui il Liverpool doveva affrontare i Leeds di Don Revie, a Shankly arrivò la richiesta di biglietti nientemeno che dai Beatles, anche loro di Liverpool e ormai diventati un fenomeno mondiale.

"Non ho mai visto nessuno di loro nella Kop e non mi risulta che ci abbiano mai messo piede. Se mi dovessero rimanere anche solo quattro biglietti andrebbero a qualcuno dei ragazzi della Kop"


FRASI
"Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da questo atteggiamento. Vi posso assicurare che è molto, molto più importante di quello"

"Ci sono solo due grandi squadre di calcio nel Merseyside: il Liverpool e le riserve del Liverpool"

"Se la Scozia andasse in guerra domani, sarei il primo ad arruolarmi"

"In una squadra di calcio c'è una Santa Trinità: i giocatori, il tecnico e i tifosi. I dirigenti non c'entrano. Loro firmano solo gli assegni"

"Può crossare una palla dalla fascia con la precisione di un giocatore di biliardo"

"Quando non ho niente di meglio da fare, do un'occhiata alla parte bassa della classifica per vedere come se la sta cavando l'Everton"

"Non ho portato mia moglie a vedere il Rochdale come regalo d'anniversario, era per il suo compleanno: credete che mi sarei mai sposato durante una stagione calcistica? Ah, e poi era la squadra riserve del Rochdale"

"La pressione è non avere un lavoro. La pressione è mandare avanti una famiglia con uno stipendio da minatore, operaio e manovale. La pressione è dover salvare una squadra dalla retrocessione senza un penny da spendere per rinforzarla. Lottare per il titolo, per la FA Cup o per una Coppa Europea...no, quella non è pressione. Quello è il premio"

"Sono stato il miglior tecnico nel calcio ed avrei dovuto vincere di più. Non ho mai preso nessuno in giro. Combatterei contro di te, e spaccherei una gamba a mia moglie se giocassi contro di lei, ma non la tradirei mai"

"Brian Clough è peggio della pioggia a Manchester. Almeno il Padreterno ogni tanto fa smettere di piovere a Manchester"

"Il socialismo in cui credo è che tutti lavorano l'uno per l'altro, tutti hanno una parte delle ricompense. È il modo in cui vedo il calcio, il modo in cui vedo la vita"

"Punta al cielo e raggiungerai il soffitto. Punta al soffitto e resterai sul pavimento"

"Gran parte del successo nel calcio sta nella mente. Devi credere di essere il migliore e confermarlo sul campo"

"Il calcio è come un pianoforte: otto persone lo caricano in spalla, e tre sanno suonare quel dannato strumento"


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venerdì 11 dicembre 2020

Gli Attacchi Dei Tabloid Inglesi e Di Shilton a Maradona

Diego Armando Maradona è morto il 25 novembre 2020, a 60 anni. Molti giornali e nazioni ne hanno celebrato le gesta sportive (come giusto che sia) ed anche la famosa "mano di Dio" (questo molto meno giusto). Ovviamente i tabloid inglesi non ne hanno disconosciuto la grandezza sportiva ma lo hanno attaccato duramente dal punto di vista umano tacciandolo di antisportività (altrettanto giusto).
Come tutti saprete, nei quarti di finale del Mondiale 1986 in Messico, l’Argentina vinse 2-1 contro l’Inghilterra di Sir Bobby Robson in una delle partite più memorabili della storia del calcio. L'argentino segnò probabilmente la miglior rete della storia del Mondiale, dopo aver aperto il match con un gol di mano che continua a scatenare polemiche ancora oggi. Successivamente la squadra guidata da Carlos Bilardo eliminò il Belgio in semifinale per poi diventare campione del mondo battendo la Germania Ovest in finale.
Circa 1 mese prima della morte di Maradona e a distanza di 34 anni dall'episodio si sono incrociati Gary Lineker (storico attaccante inglese) ed Oscar Ruggeri (ex difensore argentino), entrambi in campo all’Azteca il 22 giugno 1986 ed entrambi commentatori televisivi oggi.
Nel bel mezzo del dibattito all’interno di 90 Minutos de Fútbol su Fox Sports è spuntato il tema Argentina-Inghilterra dove a Lineker è stato chiesto cosa avrebbe fatto al posto di Maradona. La risposta (sorridendo)? 

"In Inghilterra facciamo gol solo con la testa ed i piedi"

Ad inizio 2020, anche il portiere inglese di quella partita, Peter Shilton, aveva avuto parole di fuoco, dicendo "Maradona non lo rispetto e non lo perdono. Come potrei".
L’inglese, oltre ad una caterva di record (anche 2 Coppe dei Campioni con il Nottingham Forest), ebbe appunto la sfortuna di vedersi superato con quel gol di mano. Saltò in alto uscendo, Pete, ma non abbastanza.
"Osservate bene le foto: la mia mano era più vicina al pallone di quanto lo fosse la testa di Diego. Ecco perché l’ha toccata con la mano! Ho sempre sentito dire: ti è saltato in testa. No! Ha semplicemente ingannato. Ma da allora il racconto su quell’episodio è sempre uguale"
"Mi domanda se una scusa di Maradona avrebbe alleviato il mio dolore? Lo avrebbe alleviato a tutta la squadra. Perché questo non è solo un fatto personale. Tutta la squadra è rimasta vittima del suo inganno. E poi, dai, il modo in cui ha ammesso la cosa...La mano di Dio! Nessuna scusa, nessun rimorso. La gente adesso si lamenta della Var, ma credo che a noi sarebbe servita..."
Shilton già due anni fa aveva rifiutato di partecipare a un programma televisivo con Maradona: "E il motivo è semplice: tanti calciatori hanno ingannato in qualche modo, ma poi lo hanno ammesso e si sono scusati. Lui no. La mia animosità dipende dal suo atteggiamento. Non stringerò mai la mano a uno che so già per certo che non si scuserà mai. Ho sempre detto che lo considero il più grande giocatore di sempre, ma come sportivo non lo rispetto e non lo rispetterò mai"

Shilton fece un'analisi anche del secondo gol di Maradona, quello del 2-0 (il match finì poi 2-1 con il gol inutile di Lineker), realizzato dribblando Hoddle, Reid, Sansom, Butcher e Fenwick e Shilton. 

"Dopo quel primo gol, non eravamo più nello stato d’animo adatto per giocare. Quando sai che qualcuno ti ha fregato e l’ha fatta franca, in una partita fondamentale come quella poi, ti si chiude lo stomaco. Insomma, non eravamo più noi, e abbiamo difeso come abbiamo difeso...Senza contare che Hoddle subì fallo. Comunque non si possono togliere meriti a Maradona: in quell’azione ha fatto vedere al mondo che cosa era capace di fare"

Neppure la morte ha convinto la patria del calcio, ad assolvere Maradona. Neppure i tabloid e il Daily Telegraph hanno perdonato il famoso gol segnato a Shilton nei quarti del mondiale messicano. La rabbia è ancora profonda, al punto da invocare una Var retroattiva:

Daily Star: "Where was Var when we needed most?"

Mirror: "He’s in the hands of God. Diego Maradona, a hero, a villain, a cheat and a genius"

Sun: "In the hands of God"

Daily Express: "Maradona, the eternal, flawed genius... now safe in the hands of God"

Times: "Adios Diego"

Molto duro l’attacco di un pezzo del Daily Telegraph, in cui Maradona viene trattato come un volgare imbroglione: "In una carriera in cui non è mai mancato il dramma, si è dimostrato: un bugiardo, un imbroglione e un egomaniaco" 

Peter Shilton: "Aveva grandezza ma non sportività"
Gary Lineker (ci va invece leggero, visto che i due si erano incontrati nel 2006 a Buenos Aires): "Il miglior giocatore della mia generazione e probabilmente il più grande di tutti i tempi. Dopo una vita benedetta, ma travagliata, si spera che finalmente troverà un po’ di conforto nelle mani di Dio"

Il tabloid inglese The Guardian ha invece rivelato che nel 1978 Maradona fu vicinissimo al trasferimento allo Sheffield United, ma poi saltò tutto.
Maradona non aveva nemmeno 18 anni e giocava con la maglia dell'Argentinos Juniors. L'allenatore di allora dello Sheffield United, Harry Haslam, volò in Argentina in cerca di giovani campioni. Rimasto sbalordito, Haslam era pronto a fare un'offerta da 200mila sterline pur di portarlo in Europa. Il club, all'epoca in seconda divisione, però, lo fermò: troppi soldi per un giovane di nemmeno 18 anni. Solo qualche mese dopo il club inglese sborsò 160mila sterline per acquistare Alejandro Sabella. Maradona sbarcherà in Europa nel 1982, al Barcellona.


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venerdì 4 dicembre 2020

C'è Razzismo Nel Calcio Inglese? I Manager Di Colore: Dagli Anni 60 ad Oggi

Se consideriamo quattro grandi giocatori inglesi più o meno della stessa epoca si può notare come Frank Lampard e Steven Gerrard, terminata la carriera da giocatori, hanno subito trovato il posto che conta su panchine di alto livello. Lo stesso ad esempio non si può dire per Ashley Cole e Sol Campbell.
Probabilmente sono state le carriere dei quattro (comprese le bravate commesse al di fuori del terreno di gioco) a far propendere incarichi da allenatore completamente diversi come prestigio?
Campbell e Cole sono sempre stati considerati dei "Giuda" (per i loro passaggi tra Arsenal/Tottenham ed Arsenal/Chelsea), Ashley ha avuto anche altri problemi (si ricorda nel 2011 quando sparò uno studente con un fucile ad aria compressa, rischiando 5 anni di carcere).
In realtà anche Gerrard e Lampard non hanno avuto carriere immacolate (Gerrard con diverse risse fuori dal campo; invece Lampard insieme a Terry diedero spettacolo a New York completamente ubriachi e quasi nudo l'indomani degli attentati terroristici l'11 settembre 2001, inoltre protagonista con Rio Ferdinand anche di un'orgia a Ayia Napa con diverse ragazze).
Al di là di ciò, Sol Campbell (brillante difensore, vincitore di 2 Premier League ed inserito nella squadra All Star del Mondiale 2002) ha iniziato la sua carriera da allenatore in League Two con il Macclesfield (salvandoli dalla retrocessione), prima di finire al Southend in League One (retrocedendo). Cole sta iniziando dalle giovanili.
Lampard invece dopo una breve gavetta al Derby County in Championship sta già guidando il Chelsea, invece Gerrard i Glasgow Rangers in Scozia.
A dire di qualcuno il mondo del calcio soffre di razzismo verso gli allenatori di colore.
Il problema è che, consapevolmente o meno, anche i proprietari di calcio la pensano (probabilmente) in questo modo. Non solo nello sport ma nella vita, c'è stata a lungo la percezione che gli uomini bianchi della classe media siano allevati per guidare e gli uomini neri no.
Di conseguenza, gli ex giocatori bianchi ottengono opportunità che semplicemente non esistono per le loro controparti nere.

Stan Collymore: "Ricordo di aver chiesto a Les Ferdinand alcuni anni fa perché non fosse diventato allenatore e si limitò a dire: 'Stan, non ha senso' . Ebbe una carriera da giocatore stellare ed ha inviato numerose candidature quando si ritirò ma in molte situazioni non ha nemmeno ricevuto risposta. Non dovrebbe importare di che colore sia la pelle di una persona, in qualsiasi settore la persona migliore per quel lavoro dovrebbe ottenerlo e questo deve essere applicato anche nella gestione di una squadra di calcio. Se giocatori forti come Cole e Campbell affrontano una dura lotta per emergere, è ancora più difficile per coloro che non erano molto bravi da giocatori...ottenere un posto. Eppure Sean Dyche, Brendan Rodgers, Arsene Wenger e Sir Alex Ferguson non sono stati grandi giocatori"

Raheem Sterling (in un'intervista a BBC a giugno 2020): "Questo è il momento per parlare di questi argomenti, di ingiustizia, specialmente nel mio campo. Ci sono qualcosa come 500 giocatori in Premier League e un terzo di loro sono neri ma non abbiamo alcuna rappresentazione come manager o staff tecnico. Bisogna riunirsi e trovare una soluzione per essere in grado di innescare un cambiamento perché possiamo parlare quanto vogliamo di cambiare e mettere i neri, in queste posizioni in cui sento che dovrebbero essere. Vedi Steven Gerrard, Frank Lampard, Sol Campbells ed Ashley Coles. Tutti hanno avuto grandi carriere, tutti hanno giocato per l'Inghilterra. Allo stesso tempo, hanno tutti rispettosamente fatto i loro passi per allenare ai massimi livelli e i due a cui non sono state date le giuste opportunità sono i due ex giocatori neri. Dare ai neri, non solo agli allenatori ma alle persone nei rispettivi campi, l'opportunità giusta. Sento che è quello che manca qui, non si tratta solo di mettersi in ginocchio, si tratta di dare alle persone la possibilità che meritano"


PRIMO MANAGER DI COLORE NELLA FOOTBALL LEAGUE: TONY COLLINS (1960)
Storicamente, gli allenatori neri sono incredibilmente sottorappresentati nel massimo campionato inglese, ma ci sono state alcune eccezioni.
Presidente del Rochdale, Freddie Ratcliffe, nel 1960 (a seguito della nomina di Tony Collins): "Siamo consapevoli che alcune sopracciglia saranno sollevate a causa del suo colore, ma questo non ci interessa e speriamo sinceramente che non farà differenza nella sua carriera di manager"

Tony Collins è diventato infatti il primo allenatore nero nella storia del calcio inglese quando prese le redini del Rochdale nel 1960 portandoli in finale di Coppa di Lega del 1962 (fino ad oggi la loro unica apparizione in una finale importante). In seguito divenne anche un importante scout di Don Revie al Leeds.
Da allora, tuttavia, oltre mezzo secolo dopo, è piuttosto raro vedere un manager di colore nel calcio inglese, inclusa la Premier League, in particolare se si considera che il numero di calciatori professionisti neri è ai massimi livelli.


PRIMO DI COLORE IN PREMIER LEAGUE E PRIMO INGLESE: GULLIT ED INCE
L'olandese Ruud Gullit è stato il primo manager nero in Premier League, dopo esser stato assunto come allenatore-giocatore del Chelsea nel 1996 (vincendo la FA Cup nel 1997).
Gullit è stato anche allenatore del Newcastle United durante la stagione 1998/99.
L'irlandese Chris Hughton è uno degli allenatori più rispettati del calcio inglese e, come Gullit, ha diretto più di un club in Premier League (Newcastle, Norwich City e, più recentemente, Brighton).
Hughton ha anche trascorso due brevi periodi come allenatore provvisorio del Tottenham alla fine degli anni '90.
Altri nomi sono: Jean Tigana (Fulham), Paul Ince (Blackburn Rovers), Darren Moore (West Bromwch), Terry Connor (Wolves ad interim), Nuno Espirito Santo (Wolves), Hayden Mullins (Watford ad interim) e Chris Ramsey (Queens Park Rangers).
Paul Ince è ampiamente riconosciuto come il primo allenatore britannico nero nella storia della Premier League, dopo aver diretto i Blackburn Rovers nel 2008.
Il suo periodo alla guida dei Rovers è stato breve, durando solo 21 partite. Ince, che è stato anche il primo calciatore nero a capitanare l' Inghilterra, ha successivamente guidato MK Dons, Notts County e Blackpool.


SERIE INFERIORI
Oltre al citato Tony Collins negli anni 60, andando un po' nelle serie inferiori si può citare: Ricky Hill (allenò il Luton Town nel 2000, prima di migrare negli USA), Keith Curle (iniziò dal Mansfield Town nel 2002 ed ora alla guida del Northampton in League One), John Barnes (manager del Tranmere nel 2009), Leroy Rosenior (che allenò il Torquay Utd dal 2002 al 2006, poi Brentford e nel 2007 tornò al Torquay dove fu protagonista di un incredibile esordio lampo arrivato in un giorno, per il cambio di proprietà) e soprattutto lo sfortunato Keith Alexander noto soprattutto come manager del Macclesfield e morto all'età di 53 anni nel 2010 a causa di un'aneurisma cerebrale. 
Alexander guidò per diverse stagioni anche Lincoln City (1993) e Peterborough (2006). Nei primi anni 90, l'altro manager di colore in tutto il paese era Ed Stein che guidò il Barnet nel 1992/93, poi l'Harrow Borough dal 2000 al 2003 ed infine il Banbury Utd dal 2012 al 2014.


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