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giovedì 25 febbraio 2021

La Storia Di Rubin Carter: Arrestato Ingiustamente Per Triplice Omicidio (Boxe)

La storia di Rubin Carter "Hurricane" è del tutto particolare.
Nato il 6 maggio 1937 a Paterson, New Jersey, in una famiglia con sei fratelli, ebbe i primi problemi con la legge appena compiuti i 14 anni (per aggressione e furto).
Nel 1954 scappa e si arruola nell'esercito.
Superato l'addestramento a Fort Jackson, Carolina del Sud, viene trasferito in Germania, dove inizia a fare Boxe. Non è però un buon soldato e per quattro volte in 21 mesi finisce davanti alla Corte Marziale per insubordinazione: lo giudicano non idoneo al servizio e lo congedano nel 1956.
Al ritorno in New Jersey lo arrestano e lo condannano per una fuga dal riformatorio.
Sconta la pena ma incorre subito in un altro incidente di percorso: aggredisce e rapina una donna di mezza età e ritrova subito il carcere del New Jersey, che lo ospita questa volta sino al settembre 1961. Continua poi a boxare e pare possa diventare un campione.
Nonostante la piccola statura (170 cm), Carter combatte da peso medio e gli avversari temono lo sguardo e la testa rasata li intimidisce.
Nasce il nomignolo "Hurricane" ("Uragano"), che lo accompagnerò per tutta la sua breve ma emozionante carriera.
Rubin batte avversari di valore: Holley Mims, Gomeo Brennan e George Bentos sono le sue credenziali del 1963, tanto che nel luglio di quell’anno la rivista Ring Magazine lo inserisce nella sua "Top 10".
Diventa sfidante al titolo mondiale dei medi, allora detenuto da Joey Giardello.
Il match si disputa a Philadelphia, Carter è in vantaggio ai punti, ma i giudici all'unanimità ribaltano il verdetto: a bordo ring si scatena un vero e proprio putiferio, ma Carter non inoltra alcun reclamo.
Sempre nel 1964, Carter prende posizioni radicali durante i violenti disordini razziali scoppiati a luglio nel ghetto di Harlem dopo che un poliziotto aveva ucciso un ragazzo nero di 15 anni.
Un atteggiamento ribelle (per i tempi ma forse anche per oggi) per il quale è controllato attentamente dalla polizia di Paterson.

IL TRIPLICE OMICIDIO NEL LAFAYETTE BAR
Poco dopo comunque, arriva il dramma che ne chiude la carriera: il 17 giugno 1966, presso il Lafayette Bar di Paterson, New Jersey, intorno alle 2,30 del mattino due uomini di colore entrano nel locale e sparano all'impazzata.
Due morti, un'altra donna muore un mese dopo per le ferite riportate, il solo sopravvissuto perde un occhio.
Il criminale Alfred Bello è presente e avverte la polizia. Gli assassini sono a suo dire due uomini di colore che sono scesi da un’auto bianca. E la macchina di Rubin Carter coincide con quella vista dai testimoni: anche il suo amico, John Artis, viene fermato dalla polizia, che li porta sul luogo della strage. Nessuno prende le impronte digitali dei due né li sottopone alla prova del guanto di paraffina per capire se avessero sparato di recente. Vengono quindi lasciati andare, ma in seguito la polizia trova nella macchina di Carter una pistola calibro 32 e dei proiettili per fucile calibro 12, gli stessi usati nell'omicidio al bar.
Alfred Bello supera l’esame della macchina della verità e viene considerato attendibile, contribuendo così alla condanna di Carter (allora 30enne) e Artis.
Oltre a ciò, sulla sentenza probabilmente influiscono i suoi piccoli precedenti ed anche la giuria interamente bianca che di fatto interrompe una carriera che vantava, fino a quel momento, 27 vittorie, 12 sconfitte e un pareggio in 40 incontri, con 8 KO e 11 KO tecnici.
In seguito Bello ritratta la testimonianza e Carter e Artis chiedono un nuovo processo, che viene però negato dal giudice.
Nel 1975 Bob Dylan dedica la canzone "Hurricane" (dell'album "Desire") proprio a Carter e spinge anche per la riapertura del caso, l’anno successivo la Corte Suprema degli Stati Uniti concede un nuovo procedimento, durante il quale Bello cambia nuovamente versione e torna a sostenere la colpevolezza dei due: Carter e Artis vengono nuovamente condannati all'ergastolo (stavolta anche due afroamericani nella giuria), ma dopo tre anni i loro avvocati si appellano alla Corte Federale.
Bob Dylan e la casa discografico vengono anche denunciati per diffamazione (per i versi della canzone).
Si arriva così al 1988, quando i procuratori del New Jersey archiviano gli atti d'accusa originali, facendo quindi cadere l'intero procedimento.
Nel mentre però i due si erano fatti ben 19 anni, per un triplice omicidio mai commesso.
A 48 anni Carter torna libero ed entra a far parte di un'associazione che si batte per le vittime incolpevoli e ingiustamente carcerate.
Hurricane è morto nel 2014 (a 76 anni), per un tumore alla prostata.


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sabato 13 febbraio 2021

La Storia Di Charles Barkley: Risse, Alcol, Gioco D'Azzardo e Trash Talking

Spot Nike (1993): "Non sono un modello da seguire. Non sono pagato per essere un modello. Sono stipendiato per scatenare l'inferno su un campo da Basket. I genitori dovrebbero essere dei modelli. Il fatto che io schiacci un pallone dentro non canestro non significa che dovrei crescere i tuoi bambini"

Charles Barkley fu uno dei più grandi giocatori NBA a cavallo tra gli anni '80 e '90, in quanto era un grande realizzatore, rimbalzista e capace anche di fornire molti assist.
Scelto con la chiamata numero 5 dai Philadelphia 76ers nel draft del 1984 (due slot dopo Michael Jordan), in molti intravedevano per lui una carriera da rimbalzista (effettivamente chiuderà con una media di 11.7 in carriera).
Alto 196 cm e con un peso che oscillava tra i 113 e i 129 kg. Ala grande ma adattabile anche da ala piccola e, in maniera più rara, centro, Barkley era veloce, esplosivo, elastico e con grande forza fisica.
Barkley rientra nelle leggende NBA a non aver mai vinto il titolo, anche se si avvicinò al grande traguardo a Phoenix dopo 8 anni turbolenti a Philadelphia. Con medie di 25.6 punti, 12.2 rimbalzi e 5.1 assist, Barkley vinse il premio di MVP della regular-season ma venne battuto in finale dai Chicago Bulls di Michael Jordan per 4-2. Fu quello il più grande rimpianto della carriera, perché non ebbe mai più un'altra occasione per via di infortuni ed altri problemi fuori dal campo. Inoltre gli Houston Rockets emergevano come nuova realtà dominante a Ovest. Phoenix venne eliminata per due anni consecutivi in Finale di Conference proprio dai Rockets e quando, nel 1996, Barkley scelse di firmare con i grandi nemici unendosi a Clyde Drexler e Hakeem Olajuwon, il ciclo era ormai giunto alla fine. 


PROBLEMI FUORI DAL CAMPO
Barkley era tanto forte a giocare quanto a cacciarsi nei guai grazie alla sua personalità bipolare, che univa momenti istrionici di grande simpatia ad altri di pura rabbia quasi incontrollata. Barkley sapeva scherzare con il pubblico, ma era ben conscio che molti dei suoi comportamenti non fossero da imitare: il carattere lo portava spesso a eccedere dentro e fuori dal campo, con discussioni con gli arbitri, risse e scazzottate rimaste nella storia, come quelle che coinvolsero Bill Laimbeer (Detroit Pistons) e Shaquille O'Neal (Los Angeles Lakers).
Ad O'Neal gettò il pallone in testa in un'azione di gioco e il centro dei Lakers ovviamente perse la testa.
Per questo motivo, ha sempre rifiutato l'etichetta di "modello", sconsigliando gli adolescenti di vedere nei grandi sportivi dei riferimenti comportamentali da imitare.
Il suo incidente più famoso coinvolse proprio una giovane tifosa, colpita da un suo sputo tra le prime file diretto invece a uno spettatore che lo stava insultando con frasi razziste. Barkley, che ricorda ancora quella scena come il momento più basso della sua carriera, riuscì poi a fare amicizia con la ragazza e la sua famiglia, invitandola ad assistere a molte altre partite in parterre e conquistandola come soltanto lui sapeva fare.

"Non so un accidenti dell'Angola ma l'Angola è nei guai" 
(prima della partita del Dream Team contro gli africani)

Alle Olimpiadi del 1992, Barkley cominciò il torneo rifilando una gomitata a un giocatore angolano, Herlander Coimbra, in una partita vinta di 68 punti, ma proseguì giocando su livelli altissimi e chiudendo come miglior realizzatore della squadra (16.3 punti di media) davanti a Karl Malone. Il suo apporto nella finale vinta contro la Jugoslavia fu determinante. La convocazione nel Dream Team e la medaglia olimpica furono un enorme stimolo per il prosieguo della carriera, infatti all'epoca Barkley stava cadendo in depressione: "In quel periodo, pensavo di fare schifo anche io", avrebbe poi dichiarato.
Quando stava per lasciare Philadelphia, era talmente emozionato che organizzò una serata con gli amici per festeggiare. Non vedeva un futuro per i Sixers e voleva a tutti i costi giocare per una contender al titolo. L'alcool scorreva da parecchie ore, quando ricevette una chiamata per informarlo che la trade era improvvisamente saltata e che proprio quella sera i Sixers avevano una partita.

"Non mi ricordo assolutamente nulla di quella partita. Ero ubriachissimo e avevo una fame assurda. Non ho idea di cosa sia successo in quel match"

Barkley non è sicuro nemmeno dell'anno, ma dovrebbe essere la stagione 1992, la sua ultima con i Sixers (poi andrà a Phoenix).
A Houston, nel 1997, venne incriminato dalla giustizia statunitense per aver gettato un uomo dalla finestra di un bar di Orlando. L'accusa fu di aver provocato una rissa, di condotta disdicevole, di atteggiamento criminale e di resistenza, non violenta, a pubblico ufficiale. Barkley era in Florida per giocare una partita con gli Orlando Magic e, dopo un diverbio con un uomo, quest'ultimo avrebbe tirato un bicchiere verso di lui e le tre donne che erano al tavolo con il giocatore. Barkley prese l'uomo e lo scaraventò fuori dal locale, provocandogli alcune ferita al braccio destro. La guardia dei Rockets sarebbe poi uscito dal bar per proseguire la conversazione, ma alcune guardie lo fermarono. A quel punto Barkley si girò verso l'uomo e disse: ''per quello che mi interessa puoi anche restare lì e morire''.
Oggi Barkley che ha avuto problemi anche con il gioco d'azzardo (nel 2006 perse 10 milioni di dollari) è analista tecnico in TV e riesce a farsi ancora sentire come quando nel 2017 disse a LeBron James di "smetterla di piagnucolare come un bambino".

James: "Barkley è un hater! Nella sua vita ha sputato ad una bambina, ha passato il weekend prima dell’All Star Game a fare festa a Las Vegas presentadosi poi in ritardo. Io King James, in 14 anni (di regno) non ho mai avuto problemi. Sir Charles è inoltre pieno di debiti. Sa dove trovarmi per discutere, ma che non venga a stringermi la mano sorridendo come se niente fosse, sono stanco di stare zitto"


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venerdì 5 febbraio 2021

Classifica Dei Calciatori Più Costosi 2021 (CIES Football Observatory)

La classifica semestrale del CIES Football Observatory riguarda i giocatori di maggior valore dei principali 5 campionati europei (Premier League, Liga, Bundesliga, Serie A, Ligue1) stilata secondo un algoritmo. L'attendibilità dell'algoritmo è stimata con un buon 85% (questo dal 2010).

Quali sono i parametri presi in considerazione?
1) Età
2) Durata del contratto
3) Status internazionale
4) Progressi in carriera
5) Prestazioni sia con club che nazionale (gol, assist, minuti giocati, dribbling, passaggi, etc)
6) Società di appartenenza (risultati e traguardi finanziari)

Il valore massimo stimato è stato calcolato per il 23enne attaccante del Manchester United Marcus Rashford: 165 milioni di euro. Con soli 18 mesi di contratto rimanenti, l'ex leader Mbappé scende al quinto posto.
L'attaccante norvegese Erling Haaland è al secondo posto con un valore di trasferimento stimato di 152 milioni di euro. Il 22enne inglese Trent Alexander-Arnold completa il podio. L'esterno del Liverpool è il difensore più costoso al mondo davanti ad Alphonso Davies del Bayern Monaco (139 milioni di euro) e Rúben Dias del Manchester City (127 milioni di euro). I massimi valori stimati per centrocampisti e portieri sono stati registrati per Bruno Fernandes (151 milioni di euro) e Ederson Moraes (80 milioni di euro). Al sesto posto l'inglese del Borussia Dortmund, Jadon Sancho.
Con solo sei mesi di contratto rimanenti, Lionel Messi è al 97° posto con un valore stimato di 54 milioni di euro. Nonostante le sue buone prestazioni, il 35enne Cristiano Ronaldo (47 milioni di euro) è solo 131esimo. Ciò è dovuto principalmente alla sua età e alla durata relativamente breve del suo contratto con la Juventus (fino a giugno 2022). 
La classifica completa può essere trovata qui: CIES Football Observatory


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