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sabato 13 febbraio 2021

La Storia Di Charles Barkley: Risse, Alcol, Gioco D'Azzardo e Trash Talking

Spot Nike (1993): "Non sono un modello da seguire. Non sono pagato per essere un modello. Sono stipendiato per scatenare l'inferno su un campo da Basket. I genitori dovrebbero essere dei modelli. Il fatto che io schiacci un pallone dentro non canestro non significa che dovrei crescere i tuoi bambini"

Charles Barkley fu uno dei più grandi giocatori NBA a cavallo tra gli anni '80 e '90, in quanto era un grande realizzatore, rimbalzista e capace anche di fornire molti assist.
Scelto con la chiamata numero 5 dai Philadelphia 76ers nel draft del 1984 (due slot dopo Michael Jordan), in molti intravedevano per lui una carriera da rimbalzista (effettivamente chiuderà con una media di 11.7 in carriera).
Alto 196 cm e con un peso che oscillava tra i 113 e i 129 kg. Ala grande ma adattabile anche da ala piccola e, in maniera più rara, centro, Barkley era veloce, esplosivo, elastico e con grande forza fisica.
Barkley rientra nelle leggende NBA a non aver mai vinto il titolo, anche se si avvicinò al grande traguardo a Phoenix dopo 8 anni turbolenti a Philadelphia. Con medie di 25.6 punti, 12.2 rimbalzi e 5.1 assist, Barkley vinse il premio di MVP della regular-season ma venne battuto in finale dai Chicago Bulls di Michael Jordan per 4-2. Fu quello il più grande rimpianto della carriera, perché non ebbe mai più un'altra occasione per via di infortuni ed altri problemi fuori dal campo. Inoltre gli Houston Rockets emergevano come nuova realtà dominante a Ovest. Phoenix venne eliminata per due anni consecutivi in Finale di Conference proprio dai Rockets e quando, nel 1996, Barkley scelse di firmare con i grandi nemici unendosi a Clyde Drexler e Hakeem Olajuwon, il ciclo era ormai giunto alla fine. 


PROBLEMI FUORI DAL CAMPO
Barkley era tanto forte a giocare quanto a cacciarsi nei guai grazie alla sua personalità bipolare, che univa momenti istrionici di grande simpatia ad altri di pura rabbia quasi incontrollata. Barkley sapeva scherzare con il pubblico, ma era ben conscio che molti dei suoi comportamenti non fossero da imitare: il carattere lo portava spesso a eccedere dentro e fuori dal campo, con discussioni con gli arbitri, risse e scazzottate rimaste nella storia, come quelle che coinvolsero Bill Laimbeer (Detroit Pistons) e Shaquille O'Neal (Los Angeles Lakers).
Ad O'Neal gettò il pallone in testa in un'azione di gioco e il centro dei Lakers ovviamente perse la testa.
Per questo motivo, ha sempre rifiutato l'etichetta di "modello", sconsigliando gli adolescenti di vedere nei grandi sportivi dei riferimenti comportamentali da imitare.
Il suo incidente più famoso coinvolse proprio una giovane tifosa, colpita da un suo sputo tra le prime file diretto invece a uno spettatore che lo stava insultando con frasi razziste. Barkley, che ricorda ancora quella scena come il momento più basso della sua carriera, riuscì poi a fare amicizia con la ragazza e la sua famiglia, invitandola ad assistere a molte altre partite in parterre e conquistandola come soltanto lui sapeva fare.

"Non so un accidenti dell'Angola ma l'Angola è nei guai" 
(prima della partita del Dream Team contro gli africani)

Alle Olimpiadi del 1992, Barkley cominciò il torneo rifilando una gomitata a un giocatore angolano, Herlander Coimbra, in una partita vinta di 68 punti, ma proseguì giocando su livelli altissimi e chiudendo come miglior realizzatore della squadra (16.3 punti di media) davanti a Karl Malone. Il suo apporto nella finale vinta contro la Jugoslavia fu determinante. La convocazione nel Dream Team e la medaglia olimpica furono un enorme stimolo per il prosieguo della carriera, infatti all'epoca Barkley stava cadendo in depressione: "In quel periodo, pensavo di fare schifo anche io", avrebbe poi dichiarato.
Quando stava per lasciare Philadelphia, era talmente emozionato che organizzò una serata con gli amici per festeggiare. Non vedeva un futuro per i Sixers e voleva a tutti i costi giocare per una contender al titolo. L'alcool scorreva da parecchie ore, quando ricevette una chiamata per informarlo che la trade era improvvisamente saltata e che proprio quella sera i Sixers avevano una partita.

"Non mi ricordo assolutamente nulla di quella partita. Ero ubriachissimo e avevo una fame assurda. Non ho idea di cosa sia successo in quel match"

Barkley non è sicuro nemmeno dell'anno, ma dovrebbe essere la stagione 1992, la sua ultima con i Sixers (poi andrà a Phoenix).
A Houston, nel 1997, venne incriminato dalla giustizia statunitense per aver gettato un uomo dalla finestra di un bar di Orlando. L'accusa fu di aver provocato una rissa, di condotta disdicevole, di atteggiamento criminale e di resistenza, non violenta, a pubblico ufficiale. Barkley era in Florida per giocare una partita con gli Orlando Magic e, dopo un diverbio con un uomo, quest'ultimo avrebbe tirato un bicchiere verso di lui e le tre donne che erano al tavolo con il giocatore. Barkley prese l'uomo e lo scaraventò fuori dal locale, provocandogli alcune ferita al braccio destro. La guardia dei Rockets sarebbe poi uscito dal bar per proseguire la conversazione, ma alcune guardie lo fermarono. A quel punto Barkley si girò verso l'uomo e disse: ''per quello che mi interessa puoi anche restare lì e morire''.
Oggi Barkley che ha avuto problemi anche con il gioco d'azzardo (nel 2006 perse 10 milioni di dollari) è analista tecnico in TV e riesce a farsi ancora sentire come quando nel 2017 disse a LeBron James di "smetterla di piagnucolare come un bambino".

James: "Barkley è un hater! Nella sua vita ha sputato ad una bambina, ha passato il weekend prima dell’All Star Game a fare festa a Las Vegas presentadosi poi in ritardo. Io King James, in 14 anni (di regno) non ho mai avuto problemi. Sir Charles è inoltre pieno di debiti. Sa dove trovarmi per discutere, ma che non venga a stringermi la mano sorridendo come se niente fosse, sono stanco di stare zitto"


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