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giovedì 15 giugno 2017

La Storia Di Wimbledon: Evoluzione Dell'Erba, Velocità e Tipo Di Rimbalzi

La lunga storia di Wimbledon è datata 1877, quando si tenne la prima edizione del singolare maschile sotto il controllo dell’All England Lawn Tennis, disputata con appena 22 iscritti (vinse l'inglese Spencer Gore) e su un campo (rigorosamente in erba) nei pressi di Worple Road.
Fissato il terreno di gioco, vennero ovviamente fissate alcune regole circa le dimensioni del campo e l’altezza della rete. L’erba era la superficie degli attaccanti, il tempio del serve & volley.
Veniva utilizzata una miscela di semi che rendevano i campi piuttosto morbidi, con un paio di effetti collaterali: la palla schizzava via, bassa, veloce, incontrollabile. E palleggiare da fondocampo era impossibile, oltre che controproducente. Tutti cercavano fortuna a rete, persino i terraioli più incalliti.
Tanto per intenderci l'accoppiata Wimbledon-Roland Garros era l'impresa più difficile da compiere, quasi impossibile. Questo almeno in passato, poi negli ultimi 20 anni, è stata cambiata la mistura d'erba utilizzata.


CAMPI
Il campo principale è il Centre Court ed è li che si svolgono sempre gli incontri finali del torneo.
Dal 2009 è stato costruito un tetto, a causa del cattivo tempo che storicamente affligge la città londinese. Fuori dal centrale ricordiamo l'Henman Hill dedicata al tennista di casa Tim Henman.
Il Campo N.1 fu soggetto a una notevole ristrutturazione nel 1997.
Il vecchio Campo N.2, demolito e ricostruito dopo l'edizione 2008, portava il soprannome de "Il cimitero dei campioni" poiché era lì che, nel corso degli anni, molti dei tennisti più quotati e favoriti per la vittoria del torneo subirono sconfitte inaspettate, soprattutto nei primi turni.


L'ERBA DI WIMBLEDON
L’erba di Wimbledon è composta oggi esclusivamente da loietto inglese (molto resistente) e dev’essere alta 8 millimetri. Durante il torneo i giardinieri tagliano, innaffiano, ridisegnano quotidianamente le linee dei campi. Ogni giorno misurano anche il grado di usura del campo, la durezza della superficie e il rimbalzo della palla. Nel corso dell’anno i campi vengono fertilizzati e irrigati continuamente.
Nei mesi precedenti al torneo viene seminata una tonnellata di erba che una volta cresciuta viene pressata con rulli pesanti centinaia di chili e disinfestata da lumache, funghi e altri animali.


RIMBALZI
Sull'erba la pallina rimbalza più rapida e veloce e spesso ha rimbalzi irregolari rispetto alla terra rossa e anche alle varie superfici dure (cemento ed indoor). Il servizio rimane un colpo molto efficacie perchè la palla schizza velocemente. Con colpi smorzati e tagliati la palla rimane bassa.

Rod Cross (Fisico): "I parametri chiave per definire le prestazioni di un campo da Tennis sono due: il coefficiente di frizione, COF, che indica l’attrito tra pallina e terreno al momento del contatto, e il coefficiente di restituzione, COR, che indica l’altezza del rimbalzo della pallina dopo il contatto con la superficie. L’erba ha un coefficiente di frizione COF intorno a 0,55/0,6, contro un COF di 0,8 per i campi in terra rossa. Questo vuol dire che la pallina scivola via sull’erba molto di più di quanto non faccia sulla terra. Il coefficiente di restituzione COR è invece, sull’erba, compreso tra 0,70 e 0,78, mentre sulla terra è di 0,85"
Il rimbalzo su erba è quindi più basso rispetto alla terra.
Tra 2006 e 2007 sono stati effettuati dei test a Wimbledon dove è stato misurato per il servizio degli uomini uno spin medio della palla (dopo il colpo) di 2.497 giri al minuto (rpm), che salivano in media 3.104 rpm dopo il rimbalzo sul campo in erba.
Per le donne sono stati registrati spin sommato simili nei valori medi, ma con una maggiore variabilità di situazioni, a indicare, hanno poi concluso gli autori dello studio, che le tenniste mettono in campo una maggiore variabilità di tattiche sul servizio rispetto agli uomini.
In generale lo studio dimostra indirettamente come mai il servizio slice su erba possa avere una sua notevole efficacia. Le palle rimbalzano più basse sull’erba, così può darsi che chi gioca meglio a Wimbledon lo fa perché preferisce colpire le palle basse o perché ha riflessi più rapidi, dato che i rimbalzi su erba sono più veloci e la pallina non rallenta molto dopo l’impatto con il terreno.
Le condizioni di gioco sull’erba possono cambiare molto, anche in base all’umidità della giornata o dell’usura dei campi. Con l’introduzione del tetto di chiusura del centrale di Wimbledon si è notato, in certe occasioni, che la palla tendeva rimbalzare più alta e lenta con il tetto chiuso.
L’elevata umidità sviluppata nello stadio con il tetto chiuso aveva reso le palline più pesanti, provocando un rimbalzo più alto del normale.
Nei giorni finali del torneo, poi, la risposta dei terreni di Wimbledon è profondamente diversa rispetto alla prima settimana, con ampie zone che si comportano più come campi in terra che in erba.
Non sembra azzardato, quindi, pensare che a Wimbledon possano prevalere i tennisti con maggiore capacità di adattamento e in grado di giocare, in una stessa partita e secondo le situazioni, colpi “da erba” o colpi “da terra”. L'altezza del rimbalzo dipende anche dal terreno sotto l'erba.
Un terreno argilloso, quando si secca, diventa molto duro e questo fa rimbalzare le palline maggiormente. Questo quando la superficie è molto dura.


DIFFERENZE CON ALTRI TERRENI DI GIOCO
Dunque sui campi in erba naturale, come quello di Wimbledon, la palla tende a rimbalzare bassa e sembra che acceleri, specialmente se è stata colpita con “underspin” (di rovescio e tagliata): favoriti i giocatori con servizio veloce e gioco sotto rete. Sui campi in terra rossa il rimbalzo della palla è medio-alto, lento e irregolare, a causa delle sconnessioni che si creano col passare del tempo di gioco.
L’atleta può compiere movimenti più sciolti: è possibile anche la scivolata.
Giocatori favoriti sono quelli di fondo campo. Sui campi in sintetico (tornei di Flushing Meadows e Australian Open) il rimbalzo è alto e regolare: permette un gioco sia di attacco che di difesa.
I terreni indoor dipendono sostanzialmente dal tipo di superficie: si tratta di terreni di gioco veloci o lenti a seconda del tipo di materiale.


EVOLUZIONE DEL TIPO DI ERBA: MENO VELOCE DEL PASSATO
Il prestigioso slam londinese si è trasformato nel corso degli anni da un torneo su erba a un torneo su erba battuta, dove il rimbalzo alto e il servizio in kick sono diventati caratteristiche peculiari.
Seaward è stato per più di 22 anni il capo giardiniere responsabile dell’erba di Wimbledon e solo dopo l’Olimpiade del 2012 ha lasciato spazio all’attuale responsabile della manutenzione Neil Stubley.
Dall’inizio del nuovo millennio però, Mr. Seaward soprannominato The Grass Whisperer, ha cambiato il modo di fare i prati. L’erba più famosa del mondo è stata infatti per anni il risultato di una mistura: al 70% si utilizzava la Lorrina Perennial Ryegrass (il loietto perenne) e al 30% il Barcrown Creeping Red Fescue (la festuca perenne). Un misto che garantiva un manto più soffice ma decisamente meno regolare e affidabile nel rimbalzo.
Dal 2001 invece i campi di Wimbledon sono realizzati esclusivamente a Perennial Ryegrass, il loietto inglese, e questo oltre a un differente e ben più marcato lavoro con i rulli (più pesanti rispetto al passato), ha cambiato Wimbledon. Il mono-tipo d’erba tagliato a 8 millimetri su un fondo decisamente più compattato ha fatto sì che le palline avessero un rimbalzo molto più alto, regolare e prevedibile.
La semina di loietto puro ha fatto sì che l’erba crescesse più dritta mentre il mix precedente permetteva ai fili di erba di spingere verso il basso il loietto, creando una sorta di tappeto molto più scivoloso.
Per questa ragione la palla tendeva a rimanere più bassa ma soprattutto a schizzare molto più velocemente, rendendo il gioco decisamente più veloce. Nel corso degli anni invece il loietto in purezza ha fatto sì che la differenza col passato si rendesse sempre più marcata, rallentando sensibilmente il campo (specie nella seconda settimana).
Fino all’inizio degli anni 2000, l’aspetto più importante, che faceva la differenza erano grandi servizi, volée con il taglio sotto, tutti i colpi con rotazione all’indietro e laterale (le esecuzioni slice, sia con i rimbalzi che con il servizio), e in generale una grande reattività e capacità di produrre colpi anticipati e poco liftati consentivano anche a giocatori relativamente pesanti e non mobilissimi di ottenere grandi risultati nei tornei sul “verde”. Questo avveniva per l’estrema rapidità, e bassissima restituzione dei rimbalzi, tipici dell’erba “classica”.
Per i cosiddetti “arrotini” dell’epoca (cioè giocatori che giocavano da fondo), nessuna speranza di eccellere su tale superficie: la loro meccanica di gioco che produceva lift carichi di top-spin letali sulla terra rossa, non riusciva a far male agli avversari in nessun modo. Impossibile poi difendere su palle basse. Si ricordino ad esempio grandi campioni della terra battuta quali Thomas Muster e Sergi Bruguera (oltre a tanti altri spagnoli) totalmente incapaci di esprimersi nello Slam londinese, incappando in sconfitte precoci, e arrivando perfino a disertare il torneo.
Nel 2002 Tim Henman, un altro epigono del tennis che non c’è più, dirà: "Ma che succede? Sono in un torneo su erba ed è la superficie più lenta sulla quale ho giocato quest’anno"
Will Brierley (che cura il manto erboso): "Ci sono stati cambiamenti molto rilevanti da quando ho iniziato. Sui campi utilizziamo erba diversa poiché alcune nuove coltivazioni e tipologie sono state create e rese disponibili: tutto viene fatto nell'ottica di ottenere il miglior colore, la maggior resistenza allo stress e all'uso, la capacità di sostenere un taglio molto basso. Quindi sebbene ci siano altri tipi di erba, non ce ne sono di migliori di questa per il nostro uso specifico. Abbiamo anche smesso di utilizzare alcuni prodotti chimici, sostituendoli con altri più eco-compatibili. Sono cambiati i macchinari: abbiamo strumenti che ci permettono di fare un lavoro migliore in minor tempo. 
Non abbiamo fatto nulla per rallentare i campi, e penso che si possa notare come la velocità della palla non è scesa come molte persone sostengono. 
Semplicemente i campi sono più sodi, stabili, e la palla rimbalza più alta. 
Questo forse dà l'impressione che vada più lentamente, ma in realtà è il rimbalzo più alto a dare ai giocatori maggior tempo di reazione. 
I campi si sono sicuramente sedimentati nel corso degli anni, dopo innumerevoli ore di gioco e lavoro. Inoltre il suolo utilizzato è ad alto contenuto di argilla, per riuscire ad avere un buon rimbalzo di palla. Posso immaginare che gradualmente il suolo sia stato modificato aggiungendo la quantità di argilla, ma non è mai stato cambiato da quando sono qui. 
Spesso rizolliamo i campi per allentarne la durezza, ma altre volte lo compattiamo con i rulli per ottenere più consolidamento. 
L'obiettivo è avere un terreno perfettamente bilanciato tra solidità e non eccessiva durezza"

Come detto, dopo la “rivoluzione” dei manti erbosi di Wimbledon, che ha portato la superficie a una restituzione del rimbalzo molto maggiore, ha reso efficace anche con la pressione da fondocampo senza essere necessariamente costretti alla ricerca della rete il prima possibile.
L’erba comunque potrà anche essere stata rallentata e i rimbalzi più alti ma almeno le scivolate (che si vedono su terra battuta( rimangono assolutamente controproducenti (fortunatamente).
Oggi certamente l’erba rimane la superficie più rapida, dopo la scomparsa dei velocissimi indoor anni ’90, così come l’efficacia del servizio specialmente in slice, e la manualità nelle variazioni in back e nei tocchi a rete, sono qualità importanti e spesso decisive ma se si è capaci di arrivare ben coordinati sulla palla anche un gioco standard di potenza e top-spin da fondo, magari con qualche aggiustamento di ritmo e anticipo più che di esecuzioni vere e proprie, è tranquillamente sufficiente per vincere.


NUMERO DI COLPI
Come si sarà capito, oggi che si tratti dell’erba di Wimbledon o dei campi veloci degli US Open, gli scambi sono essenzialmente gli stessi.
Un’analisi statistica condotta da IBM, infatti, ha analizzato gli ultimi quattro tornei major evidenziando che non ci sono grandi differenze sulla costruzione del punto da parte dei giocatori ATP nello slam americano rispetto a quello inglese.

"Un campo in erba oggi è essenzialmente un campo in cemento" ha spiegato Craig O’Shannessy, strategy analist di Wimbledon, dell’Australian Open e dei tour maschili e femminili.
"Abbiamo questa idea romantica e un po’ antiquata di come siano i campi in erba. Dobbiamo togliercela dalla testa"

I dati:
0-4 scambi --> US OPEN 2015 70% - AUS OPEN 2016 69% - ROLAND GARROS 2016 67% - WIMBLEDON 2016 71%
5-8 scambi --> US OPEN 2015 20% - AUS OPEN 2016 20% - ROLAND GARROS 2016 21% - WIMBLEDON 2016 20%
9+ scambi --> US OPEN 2015 10% - AUS OPEN 2016 11% - ROLAND GARROS 2016 12% - WIMBLEDON 2016 9%

Ha aggiunto O’Shannessy: "Questi numeri a Wimbledon ci mostrano che non c’è praticamente differenza tra l’impostazione del punto sul campo in cemento o sull’erba"
"Sembra diverso e le sensazioni sono diverse e certamente devi spostarti in campo in modo differente, ma il modo di strutturare il punto è identico"

Wimbledon è l’unico torneo Slam nel quale i giocatori competono sul terreno originale.
Nel 2000 l’All England Club ha cambiato i semi del terreno optando per un 100% Loglio inglese rispetto al vecchio 70% di segale e 30% di festuca rossa cespitosa.
Questo rinnovamento della superficie ha reso molto più regolari i rimbalzi: "I cattivi rimbalzi sono spariti. I campi oggi sono livellati e la preparazione è talmente immacolata che ormai sembrano esattamente dei campi in cemento" ha aggiunto lo strategy analist britannico.

Delle statistiche dimostrano la riduzione degli scambi che finiscono in un tempo minore di 5 secondi su tutte le superfici, e c’è un aumento di quelli che finiscono fra i 5 e i 10 secondi ma il dato particolarmente interessante è che entro i 10 secondi si concludono l’80% dei punti sulle superfici rapide (e senza sostanziali differenze fra erba e cemento) e il 70% sulla terra.
Uno scarto solo del 10%, che statisticamente non è così significativo, mentre in passato la distribuzione delle % dimostrava una chiara differenza a seconda delle superfici: finivano infatti entro i 10 secondi il 78% degli scambi sulla terra, l’84% sul cemento e ben il 98%, sull’erba.


SERVE & VOLLEY
Per capire quanto abbia influito questo rinnovamento del manto erboso basta pensare che fino agli anni ’90 a dominare erano giocatori serve & volley.
Dagli anni 2000 invece hanno preso piede giocatori che giocano molto di più dal fondo.
Secondo un'analisi statistica, quando, nel 2003, Federer vinse il suo primo Wimbledon giocò il 48% dei punti in battuta facendo serve & volley, mentre nel 2012, quando conquistò il settimo titolo, la suddetta percentuale fu del 9%.
Si ricordi ad esempio il caso del gran battitore Albano Olivetti che in un'edizione recente del torneo scese a rete 107 volte infilando 108 vincenti e 56 ace ma, nonostante questo, uscì sconfitto dal campo.
La velocità di palla sull’erba è ormai la stessa del cemento, l’unica differenza è che (sul verde) rimbalza leggermente di meno. Dunque anche la caratteristica del serve & volley con il tempo è andata persa, basta dare un'occhiata a questi dati (e si parla dei primi anni del 2000 quando la trasformazione era già in atto). Percentuale sul totale dei punti giocati:
2003 - 29%
2004 - 27%
2005 - 22%
2006 - 17%
2007 - 14%
2008 - 12%
2009 - 11%
2010 - 9%
2011 - 7%
2012 - 7%

Per rendere ulteriormente l'idea, in finale nel 2015, Federer e Djokovic giocarono a rete 32 punti.
Nel 2001 Rafter ed Ivanisevic...243!
Quando Federer battè Pete Sampras nel quarto turno del 2001, fece serve & volley 109 volte.
Quando vinse il suo primo titolo nel 2003 su Philippoussis lo fece 35 volte, nel 2012...solo 11 volte.


STORIA DEL TORNEO E VINCITORI
Proprio sui questi campi furono eseguiti per la prima volta alcuni colpi fondamentali: la volée fu un’ “invenzione” proprio del primo vincitore Spencer Gore, che grazie ai numerosi colpi a rete conquistò il titolo dando vita ad una lunga disputa sulla validità di questo colpo che fu poi approvato e regolamentato. L'anno successivo Frank Hadow, sfidando proprio il campione uscente con la formula del challenge round (cioè il vincitore aspettava in finale), lo eliminò grazie ai primissimi pallonetti.
Infine Herbert Lawford, vincitore nel 1887 e finalista in altre quattro occasioni, fu il primo a stupire il pubblico e gli avversari con un colpo inedito: lo smash. Della prima era si ricordano anche i gemelli William ed Ernest Renshaw, che dominarono il torneo dal 1881 al 1890 con l’unica eccezione della vittoria di Lawford. Il torneo venne vinto anche da un reverendo (John Hartley), vicario nello Yorkshire, che battè l'irlandese Thomas Goold nel 1879. Goold, tra 'altro, fu un futuro omicida in quanto nel 1907 le rubò i gioielli ed uccise una ricca vedova danese a Montecarlo.
A causa dell’importanza che il torneo aveva raggiunto, i Championships vennero spostati in una sede più grande, a Church Road, per volontà di Re Giorgio; fu abolita inoltre la formula del challenge round. Si ricordino altri grandi tennisti quali René Lacoste, Henri Cochet, Jean Borotra e Jacques Brugnon che ebbero il monopolio sul torneo dal 1924 al 1929.
Loro successori furono Fred Perry, vincitore delle edizioni 1934, 1935 e 1936, e Donald Budge che, dopo la prima vittoria nel 1937, con quella del 1938 pose uno dei quattro tasselli che gli consentirono di mettere a segno il primo Grande Slam della storia del tennis. Dopo la sospensione per via della seconda guerra mondiale, molto importante è il 1947 che dà il l al professionismo.
Solo nel 1968, con la nascita dell’Era Open, si unificarono i due rami del tennis che si erano creati, quello dilettantistico e quello professionistico. Dal 1952 al 1972 dominarono gli australiani: il primo fu Frank Sedgman, seguito da Hew Load, Ashley Cooper, Neal Fraser, Rod Laver (vincitore di quattro edizioni e che realizzò due volte, nel 1962 e nel 1969, il Grande Slam), Roy Emerson e John Newcombe.
Degna di nota nel 1966 la vittoria di Manuel Santana, primo spagnolo a trionfare sull’erba londinese ed unico fino alla vittoria di Rafael Nadal nel 2008. Questo torneo non è mai stato visto di buon occhio dagli spagnoli che l'hanno spesso disertato: troppo irregolari i rimbalzi, gioco da fondo assente, importanza di servizio e volee (colpi storicamente poveri per gli spagnoli).
Dopo il dominio australiano fu la volta degli americani Stan Smith, Jimmy Connors e Arthur Ashe e nel 1973, l’anno del “boicottaggio” (tentato dalla neonata ATP nei confronti del torneo, per protesta contro un’ingiusta squalifica del giocatore Niki Pilic). Dal 1976 al 1980 fu l’era dello svedese Björn Borg che, dopo aver trionfato sui campi del Roland Garros, non lasciò speranze a nessuno neppure a Church Road: le sue caratteristiche di straordinario giocatore da fondo campo sembravano non bastargli per trionfare anche sull’erba ma Borg, noto anche per il suo temperamento glaciale e la volontà di ferro, si seppe adattare e stabilì il record di cinque vittorie consecutive a Wimbledon.
La finale del 1980 disputata contro McEnroe fu uno dei match più combattuti e spettacolari della storia del tennis, terminato con il punteggio di 1-6 7-5 6-3 6-7(16) 8-6.
Nel 1981 John McEnroe si prese la rivincita sullo svedese in una dura battaglia di quattro set e vinse il primo dei suoi tre titoli londinesi, intervallati dalla vittoria di Jimmy Connors nel 1982.
Nel 1985 si fece notare un giovane tedesco: Boris Becker.
Facendo un excursus nel torneo femminile, in quest'edizione suscita scandalo l'abbigliamento di Anne White che si veste di bianco (come le regole del torneo impongono) ma con un body attillatissimo.
Dal 1988 al 1990 i nomi dei due finalisti furono sempre gli stessi, Stefan Edberg e Boris Becker: il primo, svedese, conquistò i titoli del 1988 e 1990 grazie al suo serve&volley; Becker, dopo aver lottato le altre due finali, si prese una rivincita nell’edizione del 1989.
Nel 1992 si distinse Andrè Agassi, co-protagonista poi della grande rivalità con Pete Sampras, che batté la “mina vagante” dal servizio più potente del circuito, Goran Ivaniševic.
Dal 1993 al 1995 fu poi vincitore Sampras. Nel 1995 si ricordi la diatriba tra Jeff Tarango e l'arbitro Bruno Rebeuh, con Jeff che grida al pubblico di starsene zitti (a seguito di qualche punto contestato).
L'arbitro lo caccia dal campo, lui esce con la moglie Benedicte che finisce per prendere a schiaffi l'arbitro.
Nel 1996 la finale venne giocata tra l’olandese Richard Krajicek, giustiziere di Sampras nei quarti di finale e vincitore del titolo, e l’americano Malivai Washington.
In quest'edizione ci fu il primo caso di streaker nel Tennis: mentre i due posano per le foto di rito, passa davanti a loro una ragazza di 23 anni completamente nuda (Melissa Johnson).
Dal 1997 il vincitore dei Championships fu nuovamente Pete Sampras, fino al 2000.
Sampras venne poi sconfitto nel 2001 al quarto turno, a sorpresa, da un giovane promettente di nome Roger Federer, che sarà poi indicato da molti come il suo erede.
Il 2002 vide la vittoria dell’australiano Lleyton Hewitt. Nel 2003 ebbe poi iniziò la già annunciata era di Federer, che dominò sui campi di Wimbledon fino al 2007 eguagliando il record di Borg: dopo una prima vittoria contro Mark Philippousis, l’elvetico si impose per due volte e senza perdere un set sul “kid” del Nebraska Andy Roddick, che nonostante il potentissimo servizio non fu all’altezza di Roger venendo sempre sconfitto nei confronti diretti. Nel 2006 e con lo stupore di molti raggiunse la finale Rafael Nadal, che l’anno prima era stato eliminato dal lussemburghese Gilles Muller al secondo turno.
Nel 2007 il match clou si disputò nuovamente tra i due eterni rivali ed ebbe nuovamente la meglio Federer, ma con più fatica. La finale del 2008 fu epica, per alcuni la miglior partita della storia: si contendevano nuovamente il titolo Roger Federer e Rafael Nadal, con lo spagnolo che guidava negli scontri diretti ed aveva compiuto enormi progressi sul cemento e sull’erba, oltre a dimostrare in campo grande carisma e qualità di lottatore che spesso l’elvetico aveva mostrato di soffrire.
Dopo 4h 48minuti sarà proprio il maiorchino a trionfare sull’erba londinese, secondo spagnolo dopo Manolo Santana.
Nel 2009 è nuovamente Federer a trionfare, in un’altra finale contro Andy Roddick che cede sul 16-14 al quinto set, in un’altra lunghissima e spettacolare finale che dà il trofeo all’elvetico per la sesta volta.
Nel 2010 il detentore del titolo cade però inaspettatamente nei quarti, per mano del ceco Tomas Berdych, che viene però a sua volta sconfitto in finale da Rafael Nadal che torna al successo con il punteggio netto di 6-3 7-5 6-4. Il 2010 è l'anno della partita più lunga di tutti i tempi tra Isner e Mahut, finita 70-68 al quinto set, dopo 11h 05 minuti di durata totale.
Nel 2011 trionfò Djokovic, vincitore anche nel 2014 e 2015.
Le sue vittorie furono inframezzate da quelle di Federer nel 2012 e di Murray nel 2013, capace di riportare i Britannici al successo nel torneo più importante, dopo l'ultimo successo di Fred Perry.
Murray bisserà il successo anche nel 2016. A livello giovanile si ricordi la questione Gabriella Taylor che si sente male durante un match: secondo i medici si tratta di leptospirosi (trasmissibile tramite urina di topi). Forse avvelenamento ma il colpevole non viene mai scoperto.




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