Visualizzazioni totali

giovedì 28 agosto 2014

La Storia Della Nazionale Inglese Di Calcio: Mondiali, Europei ed Olimpiadi

In questo articolo ripercorreremo la storia della Nazionale Inglese di Calcio.
L'esordio internazionale risale agli annali del calcio: all'Hamilton Crescent di Glasgow il 30 novembre 1872 contro la Scozia.
Da allora la nazionale albionica ha disputato oltre 800 partite internazionali contro squadre nazionali di tutto il mondo, anche se i primi confronti avvennero quasi esclusivamente all'interno delle isole britanniche sia come amichevoli, sia nell'ambito del British Home Championship.
Il primo match al di fuori dall'isola fu la vittoria per 1-6 contro l'Austria nel 1908.
Nello stesso anno gli inglesi rivincono 1-11 sempre contro l'Austria, poi 0-7 in Ungheria.
Nel 1909 ungheresi ancora travolti 2-4 e 2-8, l'Austria 1-8.
Nel 1923 6-1 al Belgio ed 1-4 in Francia, 2-4 ed 1-3 in Svezia, 1-3 nel 1924 sempre con la Francia, battuta 2-3 anche nel 1925.
Nel 1927 gli inglesi vincono 1-9 in Belgio e 0-6 in Francia e l'anno seguente 1-5 sempre in Francia.
Francesi ancora battuti 1-4 nel 1929.
Oltre alle britanniche che avevano avuto già l'onore di battere i maestri, una delle prime nazionali europee a riuscirci fu la Spagna nel 1930(4-3).
Nel 1930 invece 3-3 contro la Germania e 0-0 contro l'Austria.
Spagnoli che però vengono travolti 7-1 nel 1931, l'Italia pareggia 1-1 nel 1933, vittoria 0-4 in Svizzera, 4-1 alla Francia nel 1933.
Nel 1934 battuta l'Italia 3-2(parleremo sotto), nel 1935 vittoria 0-1 in Olanda, nel 1938 vittoria per 3-6 in Germania, 2-4 in Francia e 3-0 rifilato al Resto D'Europa.
Nel 1939 l'Italia coglie un grandissimo risultato pareggiando 2-2, la Jugoslavia vince addirittura 2-1.
Poi la guerra.
Si torna a giocare nel 1946 e la musica non cambia di molto: 8-2 all'Olanda, 3-0 alla Francia, addirittura 0-10 al Portogallo, 0-4 in Italia nel 1948, 6-0 alla Svizzera ed 1-3 in Francia.
Nel 1949 la Svezia incredibilmente vince 3-1.
Insomma qualche sconfitta i maestri la subirono(qualcun altra non è neanche citata qui, così come non son citate tantissime altre vittorie inglesi) ma sembravano davvero una macchina inarrestabile, soprattutto nel periodo pre-bellico.


OLIMPIADI: GRAN BRETAGNA
Nelle prime edizioni delle Olimpiadi presero parte rappresentative del Regno Unito variamente composte. Queste rappresentative vinsero gli ori nel 1900, 1908 e 1912.
Nel 1904 non parteciparono.
Nel 1900 il calcio era al suo esordio olimpico assoluto, venne disputato un torneo dimostrativo al quale parteciparono sole tre squadre: trionfò la squadra dilettantistica l'Upton Park F.C (un sobborgo di Londra) che, ovviamente, rappresentò il Regno Unito battendo 4-0 una rappresentativa francese.
Nel 1908 venne disputato il primo torneo olimpico di calcio ufficiale, in questo torneo e in quello 1912, il Regno Unito venne rappresentato dalla propria nazionale, questo permise al suo commissario tecnico di raccogliere giocatori dilettanti delle quattro federazioni.
Nel 1908 il Regno Unito battè 12-1 la Svezia, 4-0 l'Olanda ed in finale 2-0 la Danimarca.
Invece 4 anni dopo batterono 4-0 la Finlandia ed in finale 4-2 ancora una volta la Danimarca.
Nel 1920 il primo shock: costò cara la sconfitta per 3-1 contro la Norvegia con seguente eliminazione.
Nel 1924 e nel 1928 la selezione non partecipò, invece nel 1936 il cammino terminò ai quarti di finale battuti 5-4 dalla Polonia, dopo aver battuto 2-0 la Cina nel turno precedente.
Nel 1948 la corsa termina in semifinale contro la Jugoslavia(1-3), dopo aver battuto Olanda e Francia.
Dopo decenni d'inattività la selezione viene riformata per le Olimpiadi di Londra 2012: superato il girone battendo Uruguay 1-0, Emirati Arabi 3-1 e pareggiando 1-1 con il Senegal la corsa termina ai quarti di finale(eliminazione ai rigori contro la Corea Del Sud).
Migliori realizzatori della selezione furono: Harold Walden(Bradford ed Arsenal), Harold Stapley(West Ham), Clyde Purnell(Clapton Orient) e Vivian Woodward(Tottenham e Chelsea).


MONDIALI 1930, 1934, 1938
La Federcalcio inglese entrò a far parte della FIFA nei primissimi anni di vita della federazione internazionale (1906); tuttavia ne uscì nella seconda metà degli anni venti (per la precisione nel 1928) a causa di una serie di divergenze con i vertici (soprattutto francesi) dell'associazione.
Tra i motivi d'attrito vi era l'idea da parte della FIFA, e di Jules Rimet in particolare, di organizzare un proprio campionato del mondo di calcio alternativo al torneo olimpico: questo fatto avrebbe oscurato l'Home Championship e, soprattutto, messo in crisi il sistema delle amichevoli di lusso gestito in proprio dalla potente federazione inglese.
Pure, vi erano differenze di vedute sull'introduzione del professionismo nel calcio, evento già consumatosi da tempo sulle isole britanniche.
Dunque per questi motivi ed anche per la consapevolezza di vincere in scioltezza quell'edizioni dei mondiali, gli inglesi si rifiutarono di partecipare.
Consapevolezza di superiorità che era ovviamente dimostrata dalle amichevoli del tempo che avevano un valore ben più elevato rispetto a quelle di oggi.
Tuttavia la nazionale dei tre leoni si riservò il diritto di mettere in palio il proprio titolo morale invitando a misurarsi con loro le squadre di volta in volta ritenute degne(o campioni del mondo).
Si ricordano a questo proposito gli incontri contro l'Austria di Meisl nel 1932(finita 4-3 per gli inglesi) e con l'Italia di Pozzo, campione del mondo nel 1934 e 1938.
Le due sfide con l'Italia vennero giocate rispettivamente a Londra (3-2 per l'Inghilterra) e a Milano (2-2).
La prima partita è passata agli annali come "battaglia di Highbury".
Dopo un minuto di gioco l'arbitro concede un rigore agli inglesi: tira Brook, Ceresoli vola e sventa.
Il ritmo degli inglesi travolge gli azzurri: all'8' Brook infila di testa su punizione e al 12' bissa su calcio franco da una ventina di metri; ancora tre minuti e Drake segna il terzo gol.
Pozzo richiama finalmente Monti, lo sposta a mediano destro e poi all'ala e infine lo richiama negli spogliatoi. Si profila una sconfitta memorabile, la folla chiede altri gol sui campioni in dieci, ma è a quel punto che avviene la metamorfosi: Meazza raccoglie e infila al volo un pallone lavorato da Orsi, poi devia in rete di testa una punizione di Ferraris IV.
Gianni Brera però scrisse: «Qualcuno che è stato a Highbury nel 1934 mi racconterà di aver visto tutto fuorché calcio da parte italiana: calcioni, spintoni, cravatte, sputi in faccia (da parte di Serantoni ma la nebbia fluttuante ha impedito al mio interlocutore di controllare i gesti di Allemandi e Ferraris IV).
Racconto queste cose per non entrare nel novero dei piaggiatori: ammetto però di essermi esaltato a mia volta nell'ascoltare la telecronaca di Carosio che saltava oltremodo gli azzurri per l'impresa e la sconfitta onorevole». Come si può vedere dalla tabella di sotto, la prima vittoria italiana sui maestri arriverà nel 1973:


MONDIALE 1950 (GIRONE PRELIMINARE)
L'Inghilterra ritornò a far parte del mondo calcistico ufficiale negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale.
Nel 1946 la Football Association ridivenne membro della FIFA, nel 1948 si tennero i primi giochi olimpici del dopoguerra proprio nella capitale inglese e due anni dopo anche il calcio era pronto a ritrovare la sua competizione principale.
Il 16 maggio 1948, i maestri inflissero un pesantissimo 0-4 all'Italia formata dall'ossatura del Grande Torino.
Una delle 4 reti, quella di Stan Mortensen, passerà alla storia, tanto che ancora oggi, in caso di gol realizzato tirando quasi dalla linea di fondo, si parla di “gol alla Mortensen”.
Il battesimo inglese nella Coppa Rimet si tenne dunque ai Mondiali brasiliani del 1950, in cui gli inglesi furono incredibilmente eliminati nel girone shoccando il mondo del calcio.
Belo Horizonte, 29 giugno 1950, gli USA affrontano l’Inghilterra.
Gli inglesi se l’erano presa comoda nei giorni precedenti.
Non abituati ai pessimi campi di allenamento brasiliani, di solito si cambiavano nelle loro camere d’albergo, e decisero inoltre di lasciare in tribuna molti giocatori chiave per farli riposare in vista delle partite successive. Gli USA avevano invece approcciato la gara allenandosi con grande professionalità e scesero in campo con grande convinzione, preceduti dallo scherno della stampa brasiliana.
Stanley Matthews, quasi disprezzando gli avversari definendoli “ex-sudditi”, si tira fuori dal match ancor prima dell’inizio, ma questa decisione non sembra affatto influenzare i suoi, anzi.
I primi minuti vedono gli inglesi cogliere 2 pali e creare un’infinità di occasioni, ma il portiere americano, tale Frank Borghi, sembra in grande giornata e neutralizza il tutto.
Col passare dei minuti la pressione dell’Inghilterra lascia spazio alla presunzione, e arrivati al minuto 38 accade l’impensabile: rara sortita offensiva statunitense, cross in area del mediano Bahr e spizzata di testa del centravanti di origine haitiana Joe Gaetjens che finisce in rete.
Stati Uniti in vantaggio 1-0 sull’Inghilterra e il primo tempo termina così.
La ripresa è un assalto, gli Inglesi hanno il sangue agli occhi, ma ogni tentativo di sfondare il muro a stelle e strisce è vano: prima è Charlie Colombo a salvare in extremis un attacco, poi è Frank Borghi a compiere il miracolo parando al 59' sulla linea un colpo di testa di Jimmy Mullen.
Serve addirittura un salvataggio prodigioso di Ramsey per evitare il raddoppio in contropiede.
Dattilo fischia la fine e i tifosi brasiliani impazziti di gioia invadono il campo per portare in trionfo gli americani e le loro maglie bianche con banda rossa in stile River Plate.
Proprio a causa di esse, l’Inghilterra era scesa in campo per la prima volta nella sua storia in casacca blu: avete mai più visto da allora una partita giocata dalla nazionale inglese indossando maglie di quel colore?
La squadra più forte del mondo esce dal campo battuta da una Nazionale di semiprofessionisti.
La notizia sorvola immediatamente l’Atlantico, ma nessuno, da Londra in su, crede ad una sconfitta contro i dilettanti americani.
Un giornale scrive di un terribile errore di trasmissione oltreoaceano e dà conferma della vittoria per 10-1 per l'Inghilterra.
Qualche anno dopo gli inglesi rifilarono effettivamente un 10-0 agli USA ma non vendicò di certo quell'umiliazione.
La sconfitta deprime a tal punto gli inglesi che usciranno sconfitti anche dal match con la Spagna, uscendo con infamia dai loro primi Mondiali.
A nulla servirà l'unica vittoria del girone 2-0 contro il Cile.
Ma lo schiaffo peggiore per i giocatori inglesi arrivò il 25 novembre 1953, quando l'Ungheria guidata da Puskás fu la prima nazionale non britannica ad espugnare la "tana" di Wembley battendo i padroni di casa per 3-6.
Desiderosi di rivincita, gli inglesi vollero organizzare una nuova partita pochi mesi dopo: il 23 maggio 1954 a Budapest la nazionale dei tre leoni voleva dimostrare che la sconfitta di Wembley era stato solo un episodio, ma i magiari inflissero all'Inghilterra un umiliante 7-1, a tutt'oggi la più pesante sconfitta della nazionale inglese.
Ci penserà invece il Wolverhampton, nello stesso anno, a vendicare la nazionale inglese battendo infatti l'Honved Budapest(formata dall'ossatura della grande Ungheria) e dando origine alla Coppa Campioni ma questa è un'altra storia.


MONDIALE 1954 (QUARTI DI FINALE)
Nel 1954 in Svizzera, i maestri del calcio vengono inseriti nel gruppo con i padroni di casa, con l'Italia e il Belgio.
Non c’è Stan Mortensen(vero fuoriclasse del tempo), ma la spina dorsale della squadra è sostanzialmente la stessa del 1950: Gil Merrick del Birmingham in porta, il leader difensivo e capitano Billy Wright, a condurre la pattuglia di 3 giocatori del Wolverhampton, squadra più rappresentata, Jimmy Dickinson a metà campo, davanti il 2 volte Giocatore dell’Anno in Premiership con il Preston, Tom Finney, e, libero di spaziare ovunque voglia, ovviamente Stanley Matthews.
Intorno a loro, Winterbottom ha a disposizione ottimi giocatori di ruolo, come Ivor Broadis e Nat Lofthouse, che saranno fra i protagonisti dell’avventura inglese.
L'esordio si gioca al St.Jakob di Basilea e l’avversario è il Belgio.
Gli inglesi partono subito forte, fallendo una palla gol dopo 3 minuti, ma in vantaggio ci vanno gli altri al 5’ con Anoul, abile a concludere un’azione confusa in area.
Matthews decide che è il momento di prendere in mano la squadra, inizia a predicare calcio sulla fascia destra, ed è inevitabile che il pareggio nasca, al minuto 26, da una sua giocata: tocco filtrante per Broadis che taglia centralmente e supera il portiere Gernaey in uscita per l’1-1.
 Il pari non sazia la fame di gol inglese, e il 2-1 si fa attendere appena 10 minuti, poi Finney mette in mezzo da sinistra e Lofthouse, al limite dell’area piccola, deve solo spingere in rete di testa.
Il primo tempo finisce così, con la sensazione che l’Inghilterra dopo lo shock iniziale abbia in mano le redini del gioco e per i Belgi ci sia poco da fare.
Metteteci pure che intorno al quarto d’ora della ripresa Broadis fa doppietta dopo una grande azione di Tommy Taylor e ottenete una partita sul risultato di 3-1 con una squadra completamente in controllo.
O almeno, questo è quanto pensano gli inglesi dopo il terzo gol.
Più o meno 8 minuti dopo, tuttavia, la situazione è leggermente cambiata: tra il 67’ e il 71’, prima tale Henri Coppens con una rasoiata di destro dal limite e poi ancora una volta Anoul, riportano a galla il Belgio rimontando 2 reti in 4 minuti e portando tutti, visto che dal 3-3 non ci si muoverà più, ai tempi supplementari, previsti anche nella fase a gironi in caso di parità al 90’.
L’inizio dell’extra time è identico a quello del tempo regolamentare, ma stavolta la pressione inglese dà subito i suoi frutti, dopo neppure un minuto di gioco, ancora con Lofthouse.
Finita qui? Neanche per sogno.
180 secondi e il Belgio trova ancora il modo di tirarsi fuori dalle sabbie mobili, sfruttando l’unico errore della partita di Jim Dickinson, che su un cross dalla destra tenta l’anticipo su Anoul ma la palla schizza in direzione del palo interno e termina nel sacco: 4-4.
Un punto a testa e rimpianti, come spesso accadrà nella storia dei Mondiali, tutti per l’Inghilterra.
Rispetto al pirotecnico pari con i Belgi, nella seconda partita contro la Svizzera, non ci sono per infortunio Lofthouse e Syd Owen, difensore centrale, e Winterbottom sceglie di sostituirli con Dennis Wilshaw e Jimmy Mullen, entrambi attaccanti del Wolverhampton, che ripagheranno con gli interessi la scelta del loro commissario tecnico.
Dopo un quarto d’ora di attacchi elvetici arriva, inesorabile, la legge del calcio a rimescolare le carte: Mullen entra in area da sinistra, salta il portiere in uscita rientrando sul destro e deposita in porta l’1-0 inglese. L’Inghilterra legittima il vantaggio nella ripresa, andando più volte vicina al raddoppio, ma lo trova solo dopo aver rischiato di subire il pari, salvata solo da un intervento sulla linea di capitan Wright.
E’ l’altro sostituto, Wilshaw, ad entrare nel tabellino dei marcatori con una percussione centrale conclusa da un dribbling sull’ultimo difensore svizzero e da un destro imprendibile per l’estremo difensore Parlier.
2-0 e passaggio del turno in ghiaccio.
Gli svizzeri si consoleranno, 3 giorni dopo, eliminando 4-1 l'Italia nello spareggio per decidere la seconda promossa.
Quarti di finale saranno contro l'Uruguay, campione del mondo 4 anni prima.
La sblocca subito Borges anche se dal replay sembra proprio che Borges sia in posizione irregolare.
La reazione inglese non tarda ad arrivare, e si concretizza al quarto d’ora, quando Wilshaw verticalizza splendidamente in area per Lofthouse che brucia Maspoli con un sinistro a incrociare.
Lo stesso Wilshaw ha la palla del vantaggio qualche minuto dopo, ma su una respinta difettosa del portiere uruguagio si coordina male e spedisce a lato.
In vantaggio ci va invece l’Uruguay a 6 minuti dall’intervallo, con un gran destro di prima dal limite del grande capitano Varela: Merrick fulminato e 2-1.
L’emorragia inglese non accenna a fermarsi neanche con l’inizio del secondo tempo, scioccante per i sudditi di Sua Maestà: Juan Alberto Schiaffino impiega meno di un minuto ad involarsi sulla destra, entrare in area e spedire il diagonale nell’angolino basso, per il 3-1. Un lieve barlume di speranza prova a restituirlo Finney, che su un cross dalla sinistra prima viene anticipato da Maspoli, poi ne raccoglie la respinta non impeccabile sul sinistro di Lofthouse e mette in rete: 3-2 a metà ripresa, c’è tempo per crederci ancora.
L’Inghilterra si butta a capofitto in avanti, ma la sua supremazia è sterile, e a 12 minuti dal traguardo arriva il colpo del definitivo k.o., inferto da Javier Ambrois con un’azione molto simile a quella del 3-1 di Schiaffino: 4-2.


MONDIALE 1958 (GIRONE PRELIMINARE)
Il Mondiale del 1958 in Svezia segna per la nazionale inglese la prima rivoluzione a livello di organico. Appena 3 dei 22 convocati per l’edizione del ’54 prendono parte anche a quella successiva: lo storico capitano Billy Wright, che ha appena vinto il titolo con il suo Wolverhampton, Tom Finney e Johnny Haynes, detto il Maestro, un centrocampista con spiccate doti offensive che in Svizzera non andò perché chiamato solo come riserva e che Pelé definirà “il miglior assistman che io abbia mai visto”.
Al timone c’è sempre Walter Winterbottom, primo commissario tecnico della nazionale dei Tre Leoni, che conduce senza problemi i suoi attraverso le qualificazioni: doppia cinquina nelle 2 gare casalinghe contro Danimarca e Irlanda, poi 4-1 a Copenaghen e ininfluente 1-1 a Dublino nell’ultimo incontro.
La Federazione Inglese, che fino al 1966 sceglieva i giocatori da mandare in nazionale, non può ignorare la grande stagione del West Bromwich e convoca l’attacco titolare del WBA(composto da Derek Kevan e Bobby Robson, preferendo quest’ultimo nientemeno che a Stanley Matthews).
Girone comprende Brasile, URSS ed Austria.
Si comincia con l’,URSS.
Si mette subito male per l’Inghilterra: passano 13 minuti e un diagonale di Ivanov impegna severamente McDonald, ma il primo ad arrivare sulla respinta è Simonyan che insacca da 2 passi.
La partita non decolla, si gioca su ritmi blandi che favoriscono i sovietici, e all’intervallo si va sull’1-0.
L’inizio della ripresa sembra una copia in carta carbone dei primi minuti di gioco: stavolta ne bastano 11 di minuti all’URSS per raddoppiare, con Aleksandr Ivanov che si presenta solo davanti a McDonald e deposita in rete dopo averlo superato. 2-0 e inglesi che sembrano al tappeto, ma 10 minuti dopo un cross dalla destra di Slater trova la testa di Kevan, che batte Yashin e riaccende le speranze di rimonta.
Sulle ali dell’entusiasmo l’Inghilterra crea almeno 3 palle gol, e riesce anche ad andare in rete con Robson, ma Zsolt annulla per una carica su Yashin.
Il pareggio è soltanto rimandato però, e arriva a 5 minuti dal termine con Finney, che si procura e trasforma un calcio di rigore: 2-2.
Si resta a Goteborg anche in occasione del secondo match, contro il Brasile dei fuoriclasse Didì, Vavà, Pelé e Garrincha.
E’ incredibilmente la più brutta partita dell’intero girone, le palle gol si contano sulle dita di una mano e la più clamorosa è firmata dal Maestro Haynes, che dialoga con Robson al limite dell’area e conclude di destro trovando la pronta risposta del portiere Castilho.
Finisce 0-0, ma per l’Inghilterra i rimpianti, al di là della classifica, sono enormi, soprattutto considerando dove arriverà il Brasile in questo Mondiale: raramente infatti, i verdeoro sono apparsi così battibili, pur schierando in avanti un poker d’assi come quello elencato in precedenza.
Nel frattempo a Boras, l’Unione Sovietica si è sbarazzata senza troppi problemi dell’Austria, appaiando il Brasile a quota 3 e staccando gli inglesi fermi a 2.
Ciò significa che per essere sicura di andare avanti l’Inghilterra deve battere gli austriaci, mentre un pari significherebbe andarsi a giocare lo spareggio con la perdente dell’altro incontro o tornare a casa in caso Pelè e compagni pareggino con l’URSS.
Si gioca proprio a Boras e la partita sembra un film già visto al di là della Manica: iniziano meglio gli altri, e al quarto d’ora battono un calcio d’angolo da sinistra.
La palla arriva a Buzek in mezzo all’area, girata respinta da Banks che finisce ai 25 metri, missile terra-aria di Koller alla destra di McDonald proteso in tuffo e 1-0 Austria.
I tifosi inglesi sono increduli, la squadra si riversa in avanti assaltando l’area avversaria, ma la difesa austriaca si salva in modi che definire rocamboleschi sarebbe quantomeno riduttivo e alla pausa ha resistito a tutto. Serve un errore individuale per riequilibrare questa partita, e per fortuna dell’Inghilterra a commetterlo è Szanwald, che di mestiere fa il portiere: destro da dentro l’area di Kevan, presa non esattamente d’acciaio su cui si avventa Haynes e l’1-1 è servito.
A Goteborg Vavà sta trascinando il Brasile alla vittoria, quindi con un gol gli inglesi sarebbero ai quarti di finale, ma le sorprese non sono ancora finite.
Korner al 71’ riporta avanti l’Austria con un esterno sinistro imprendibile per McDonald, ma la reazione inglese si concretizza quasi subito, e il pari di Kevan 3 minuti dopo sembra scacciare i fantasmi.
Il Brasile è avanti 2-0, ci sono 16 minuti per segnare un gol, c’è tutto il tempo per evitare lo spareggio.
Non basta.
Il punteggio non si schioda più dal 2-2, il Brasile va avanti e chi, tra URSS e Inghilterra, gli farà compagnia sarà lo spareggio di Goteborg a stabilirlo.
I ragazzi di Winterbottom partono bene stavolta, vanno più volte vicini al vantaggio con Finney che coglie anche un palo a Yashin battuto.
Peter Brabrook, giovane attaccante che sostituisce Robson, si vede annullare il gol del vantaggio per fallo di mano e impegna ancora Yashin poco dopo.
La partita è totalmente nelle mani dell’Inghilterra, ma gli dèi del calcio decidono di sbeffeggiare gli inventori del gioco al minuto 69’, quando una palla recuperata da Falin sull’out di destra si trasforma nell’assist per Ilyin, che rientra sul sinistro, conclude e a differenza di Finney trova il palo come alleato, deviazione e l’immeritato vantaggio sovietico è cosa fatta.
E’ una mazzata per gli inglesi, che si trovano sotto dopo aver dominato in lungo e in largo, e non riescono più a rialzarsi: finisce 1-0.
Per la terza volta su 3 tentativi il cammino dell’Inghilterra al Mondiale si interrompe prima del previsto. Bobby Charlton venne convocato ma mai utilizzato da Winterbottom, che si appresta ad affrontare l’ultimo quadriennio da commissario tecnico da concludere in Cile, nel 1962.
Un Mondiale dove l’Inghilterra sarà chiamata a riscattare la delusione svedese, e dove si affacceranno per la prima volta dei giocatori che nel giro di pochi anni entreranno nel cuore di ogni inglese: Ray Wilson, Jimmy Greaves, Roger Hunt, Bobby Moore e Gordon Banks.


MONDIALE 1962 (QUARTI DI FINALE)
Nel 1962 si ritorna in Sud America, Cile.
La lista dei convocati a disposizione di mister Winterbottom presenta varie novità, tra cui il primo giocatore di una squadra non inglese, l’attaccante interista Gerry Hitchens e degli esordienti molto interessanti come Ray Wilson, Jimmy Greaves e Bobby Moore.
Tutte le partite del gruppo 4 si disputano a Rancagua e l’esordio inglese è contro l’Ungheria.
Il minimo comune denominatore di molte partite mondiali dell’Inghilterra fin qui è stato l’andare in svantaggio, spesso nei primi 20 minuti e la tradizione non sembra voler terminare: la lancetta lunga ha raggiunto il numero 17 quando Tichy raccoglie palla a metà campo, salta mezza difesa inglese e conclude dal limite trovando impreparato il portiere Springett, per l’1-0 magiaro.
Poco prima dell’intervallo Wilson sfiora il pareggio con un tiro cross da sinistra che si spegne poco oltre la traversa, ma in apertura di ripresa sono ancora gli ungheresi a sfiorare il gol con Albert, che trova sulla sua girata mancina un attento Springett.
L’episodio che sembra girare la partita per l’Inghilterra arriva allo scoccare dell’ora di gioco, quando sugli sviluppi di un corner Greaves tira da pochi metri e Sarosi, difensore, para: calcio di rigore e Ungheria in 10 uomini.
Ron Flowers dal dischetto non sbaglia e l’1-1 con mezz’ora da giocare in superiorità numerica sembra un ottimo punto di partenza per mirare all’intera posta.
Non hanno neanche il tempo di finire di elaborarlo, questo pensiero, gli inglesi, che Albert scatta sul filo del fuorigioco, elude l’uscita di Springett e deposita in rete nonostante il recupero di 2 difensori.
Ungheria 2 – Inghilterra 1.
Ci provano gli uomini di Winterbottom, con tutte le loro forze, ma il risultato non cambia più.
L’Argentina ha battuto 1-0 la Bulgaria, e attende l’Inghilterra nella seconda partita del girone, decisiva per il secondo posto.
17 minuti erano serviti a Tichy per portare avanti l’Ungheria, altrettanti ne bastano alla nazionale dei Tre Leoni per andare in vantaggio, ed è una circostanza familiare agli inglesi: conclusione a porta vuota di Charlton e parata di Navarro, di mestiere terzino.
Flowers trasforma il suo secondo penalty consecutivo e porta avanti l’Inghilterra.
L’uomo in meno pesa eccome all’Albiceleste e quando al 42′ Bobby Charlton punta l’uomo e infila l’angolino basso con un destro chirurgico, la partita è già in archivio.
La ripresa infatti si gioca su ritmi non esattamente infernali, le uniche azioni salienti vengono convertite in gol, una per parte: prima Greaves a metà tempo con un piatto sinistro sotto porta dopo un’azione personale di Connelly, poi Sanfilippo per l’onore argentino a 9 dalla fine.
Termina 3-1 per l’Inghilterra, che sale a quota 2 appaiando proprio i sudamericani e può sfruttare la partita con la Bulgaria già fuori per assicurarsi un posto ai quarti di finale.
Le ultime 2 partite del girone terminano entrambe 0-0, sia l’Ungheria qualificata che la Bulgaria eliminata non fanno sconti alle 2 contendenti per la seconda piazza, ed è quindi lo scontro diretto favorevole agli inglesi ad essere determinante: per la seconda volta dopo il 1954 l’Inghilterra è ai quarti di finale.
Purtroppo però, le similitudini con il Mondiale svizzero non finiscono qui, in quanto l’avversario da fronteggiare è ancora una volta il campione del Mondo in carica: allora l’Uruguay, oggi il Brasile.
E a cavallo tra anni ’50 e anni ’60, Brasile significa “Didì-Vavà-Pelé-Garrincha”.
Quei 4 là davanti creano almeno 5 palle gol nitide nella prima mezz’ora e alla sesta Garrincha la mette, di testa su corner di Pelè, per il vantaggio brasiliano.
L’Inghilterra ripaga 8 minuti dopo con la stessa moneta, sfruttando la prima vera palla gol della partita, su calcio piazzato: punizione di Connelly deviata da Flowers sul palo e tap-in vincente di Hitchens.
Il lampo inglese non scompone i verdeoro, infatti tra il 53′ e il 59′ prima Vavà, poi ancora Garrincha inchiodano il risultato sul 3-1.
L’Inghilterra saluta ancora malamente la massima competizione per nazionali e magrissima è la consolazione di aver mostrato giovani prospetti come Charlton, Greaves o Wilson.
Winterbottom è al capolinea della sua avventura sulla panchina della nazionale di Sua Maestà, e per sostituirlo la Football Association punta sull’allenatore dell’Ipswich Town che ha appena vinto il campionato, dopo essere stato promosso dalla Seconda Divisione l’anno prima: si chiama Alf Ramsey e mai nella storia del calcio inglese, scelta fu più azzeccata.


EUROPEO 1960 (NON PARTECIPANTE), 1964 (NON QUALIFICATI)
L'Inghilterra non partecipa agli europei del 1960, invece in quelli andati in scena 4 anni dopo manca la qualificazione perdendo al turno eliminatorio contro la Francia (3-6 in aggregate:  1-1 ad Hillsborough e 5-2 a Parigi).


MONDIALE 1966 (CAMPIONI DEL MONDO)
Nel 1966 come sede viene scelta proprio la patria del calcio: l'Inghilterra.
Prima che inizino le ostilità, qualcuno pensa bene di rubare la Coppa Rimet esposta a Londra, creando il panico più totale.
Sembra tutto perduto, viene addirittura realizzata una copia esatta del trofeo che sarà poi quella alzata al cielo il 30 luglio, finché un cagnolino di nome Pickels, portato a passeggio dal suo padrone in un parco, scavando sotto un albero si imbatte nella Nike Alata che porta il nome del primo presidente FIFA. Nonostante polemiche e intoppi, l’Inghilterra ha ottime basi per l’organizzazione di un evento simile, prima fra tutte quella degli stadi.
C’è ovviamente l’imbarazzo della scelta per il Comitato Organizzatore e la scelta ricade su 8 stadi in 7 diverse città: ad averne 2 è ovviamente Londra, che offre il gioiello Wembley e il White City Stadium, che oggi non esiste più ma allora conteneva 68.000 spettatori e ospitava le gare interne del QPR, poi ci sono gli stadi più lontani possibili dalla capitale, destinati ad ospitare squadre non particolarmente gradite, ovvero l’Ayresome Park a Middlesbrough e il Roker Park a Sunderland e infine gli stadi delle grandi città del centro, quindi l’Hillsborough di Sheffield, che nel 1989 l’omonima strage renderà tragicamente noto, il Villa Park di Birmingham, l’Old Trafford di Manchester e il Goodison Park di Liverpool, preferito ad Anfield.
In realtà, la squadra non particolarmente gradita è una soltanto ed è la Corea del Nord: il Comitato Organizzatore non la riconosce, ma pena la revoca del Mondiale rivede la sua posizione e acconsente ad accogliere la squadra asiatica, pur inserendola nel girone delle città più distanti da Londra e assegnandole il peggior campo d’allenamento possibile.
Per la prima volta dal 1950, l’Inghilterra si presenta ad un campionato del Mondo senza lo storico commissario tecnico Winterbottom, che ha lasciato l’incarico nel 1963, e per sostituirlo la Federazione chiede informazioni all’Ipswich Town sul suo allenatore.
Si chiama Alf Ramsey e si dimostra subito entusiasta all’idea di guidare la nazionale del suo paese, ma pone 2 condizioni fondamentali per accettare l’incarico: il punto primo prevede che quello del medico sociale sia un ruolo fisso, e non più scelto casualmente di volta in volta.
Il secondo punto, quello veramente rivoluzionario, stabilisce che i giocatori della nazionale sia il commissario tecnico a selezionarli e non, come accadeva prima, la Federazione.
La Football Association accetta i termini imposti da Ramsey e gli consegna le chiavi della squadra.
La prima lista di convocati della nazionale inglese stilata da un allenatore comprende 22 giocatori di ben 14 squadre diverse.
I 3 portieri sono: il titolare Gordon Banks del Leicester, miglior portiere inglese di ogni epoca, tanto da meritarsi qualche anno più tardi il titolo di Baronetto, Ron Springett dello Sheffield Wednesday, che da titolare ha giocato, con risultati alterni, il Mondiale cileno del 1962, Peter Bonetti, unico rappresentante del Chelsea, che ci sarà come dodicesimo di Banks anche a Messico ’70.
Gli 8 difensori sono equamente suddivisi tra terzini e centrali: George Cohen, bandiera del Fulham, con cui collezionerà oltre 450 presenze, che vincerà in tutta la sua carriera un solo trofeo(...).
Ray Wilson, terzino dell’Everton, anche lui presente nella sfortunata esperienza cilena di 4 anni prima.
Jack Charlton, il più anziano della compagnia con 31 anni, centrale del Leeds con cui giocherà in carriera ben 629 partite e fratello maggiore del più noto Bobby.
Bobby Moore, il capitano, uno dei 3 rappresentanti del West Ham che in quel periodo sta facendo stropicciare gli occhi.
Jimmy Armfield del Blackpool, altro reduce dal Cile che si infortunerà gravemente al ginocchio saltando l’intero Mondiale.
Gerry Byrne, campione d’Inghilterra in carica col suo Liverpool.
Ron Flowers del Wolverhampton, con cui vinse 3 titoli negli anni ’50.
Norman Hunter, compagno di Charlton al Leeds ma poco impiegato al suo fianco in nazionale.
Di centrocampisti ce ne sono 6: Nobby Stiles, del Manchester United, che da piccolo ha perso sia parte della vista, dopo essere stato investito da un camion, James Alan Ball, il più giovane dei 22 con i suoi 21 anni appena compiuti, astro nascente del Blackpool, John Connelly, compagno di Stiles allo United, inizialmente considerato un titolare ma poi penalizzato da problemi fisici, Martin Peters, uno dei principali artefici delle fortune del West Ham assieme a capitan Moore, Terry Plaine, una vita nel Southampton e recordman di presenze con i Saints fissato a quota 713, George Eastham, unico Gunner della truppa come nel 1962.
Infine l’attacco, il vero punto di forza dell’Inghilterra, formato da 5 uomini: Jimmy Greaves del Tottenham, centravanti capace di tenere una media realizzativa spaventosa ovunque giochi, come possono testimoniare i tifosi del Milan (9 gol in 10 apparizioni rossonere, 44 in 57 presenze con la nazionale), Bobby Charlton, la stella della squadra, giocatore dell’anno in Premiership per lo United e sopravvissuto alla tragedia di Monaco di Baviera che coinvolse i Red Devils nel 1958, Geoff Hurst, altro Hammer dopo Moore e Peters che sarà il miglior marcatore inglese del Mondiale, Ian Callaghan, che con 640 partite è primatista di presenze in campionato con la maglia del Liverpool e Roger Hunt, anche lui militante nei Reds, che partirà come riserva ma saprà conquistarsi il posto da titolare.
Con questi 22 l’Inghilterra si presenta alla fase a gironi, che la vede inserita nel gruppo 1, quello di Wembley, con Uruguay, Francia e Messico.
L’esordio è contro l'Uruguay.
Le squadre si affrontano a viso aperto dominando un tempo a testa, ma se nel primo Banks salva ripetutamente i suoi, nella ripresa è il suo collega Mazurkiewicz a dover intervenire più volte per impedire il tracollo uruguagio, venendo anche salvato dalla traversa quando Greaves lo mette fuori causa con un destro ben indirizzato.
Finisce 0-0, risultato che non soddisfa del tutto gli inglesi e che fa riemergere in loro la paura di uscire dal torneo molto prima delle previsioni.
La seconda partita contro il Messico riesce però a smorzare i malumori iniziali.
Primo tempo propositivo dell’Inghilterra, che trova il vantaggio al 37’: palla rubata da Stiles e appoggio per Bobby Charlton, che da metà campo si invola in un’azione personale che conclude dal limite con un destro a fil di traversa.
Peters e Hunt sfiorano il raddoppio a inizio ripresa, Charlton cerca insistentemente la doppietta, il Messico è veramente poca cosa e subisce l’inevitabile raddoppio al 75’: tocco filtrante per Peters, tiro respinto dal portiere e Hunt da 2 passi ribadisce in porta, 2-0 e partita chiusa.
L’ultimo incontro con la Francia ultima in classifica è quasi una formalità per gli uomini di Ramsey, che sbloccano ancora una volta il risultato negli ultimi 10 minuti del primo tempo.
Il cross da sinistra di Peters trova il Charlton meno indicato per segnare, Jack, che infatti di testa da 1 metro centra il palo, ma il rimbalzo è di Hunt che a porta vuota non può sbagliare.
Partita che va progressivamente spegnendosi, fino al definitivo raddoppio inglese firmato ancora da Hunt, di testa su cross dalla destra di Callaghan: altro 2-0 e primo posto nel girone che diventa realtà.
Quarti l’Inghilterra trova l’Argentina, seconda solo per differenza reti dietro la Germania nel gruppo 2, e proprio dalla Germania arriva il vero protagonista di questa partita: Rudolf Kreitlein, il direttore di gara.
La partita è già tesa e scorbutica di suo, dopo mezz’ora vede già 4 ammonizioni e di fatto viene decisa al 33’ del primo tempo: il capitano dell'Argentina, Antonio Rattin, viene invitato da Kreitlein a lasciare il terreno di gioco.
Nessuno, compreso il diretto interessato, comprende i motivi della decisione.
Rattin indica ripetutamente la fascia sul braccio sinistro, non ha alcuna lingua in comune con l’arbitro e tenta di discutere educatamente con lui in qualità di capitano, arrivando addirittura a volere un interprete.
Il tedesco è irremovibile e dopo 11 minuti di sospensione conferma la sua decisione, anni dopo motiverà affermando che l’espressione di Rattin non gli andava particolarmente a genio.
Non ci sta capendo molto Kreitlein in questo quarto di finale e lo conferma l’ammonizione a Jack Charlton di cui il difensore inglese sarà informato solo la mattina seguente dal giornale.
L’Argentina resiste come può in 10 uomini per quasi un’ora, ma è costretta a capitolare a 10 minuti dal termine, quando un cross da sinistra del solito Peters trova la spizzata vincente di Hurst per l’1-0 che vale la semifinale.
In semifinale per l’Inghilterra c’è l’ostacolo Portogallo, condotto fin lì da Eusebio e in un grande stato di forma.
L’inizio è tutto dei lusitani, che prendono in mano le redini del gioco e sembrano poter sbloccarsi da un momento all’altro.
Ma alla mezz’ora è ancora lui, Bobby Charlton, a far esplodere Wembley: Hunt viene anticipato di piede dal portiere Americo, palla che arriva al biondo numero 9 e rasoterra che si insacca a porta ormai sguarnita.
1-0 Inghilterra.
Banks salva su Eusebio, il Portogallo ci crede e rimane attaccato alla partita, ma l’Inghilterra sembra chiuderla al minuto 80, quando un lancio in area viene controllato da Hurst, tocco all’indietro per  l’accorrente Charlton e destro fulminante che scrive il 2-0.
Finita qui? Ovviamente no.
Passano 2 minuti e un sua sponda di testa in area trova il doppio intervento pallavolistico prima di Jack Charlton, poi di Stiles.
Calcio di rigore che Eusebio trasforma, ma sarà l’ultimo acuto suo e del Portogallo in questi Campionati del Mondo.
Termina 2-1, l’Inghilterra è in finale, può giocarsi il titolo in casa propria.
Sì ma dall’altra parte c’è lei: la Germania.
Neanche i tedeschi sono arrivati all’ultimo atto in maniera del tutto immacolata, ne sa qualcosa l’Uruguay, che nel quarto di finale, sullo 0-0 si è visto negare un rigore solare per parata di Schnellinger e dopo due espulsioni quantomeno dubbie ha iniziato ad imbarcare acqua fino al 4-0 finale.
Si gioca a Wembley, il 30 luglio, di fronte a circa 93.000 spettatori.
Ramsey schiera la sua Inghilterra con:
Banks, Cohen, Wilson, Stiles, J.Charlton, Moore, Ball, Hunt, Hurst; B.Charlton e Peters.
La Germania, in maglia bianca, in uno dei rarissimi momenti di incertezza di Wilson, colpisce male di testa nella propria area servendo Haller, che controlla e incrocia col destro centrando l’angolino basso: 1-0. L’Inghilterra non commette l’errore di lasciarsi travolgere dai tedeschi e dopo 6 minuti pareggia con Hurst, che come al solito è il primo ad arrivare di testa, complice una difesa tutt’altro che irresistibile, su una punizione di Moore: 1-1, che è anche il risultato all’intervallo.
La seconda frazione procede su ritmi blandi, Beckenbauer e Bobby Charlton si annullano tra loro, ed è come se le squadre aspettassero l’occasione propizia per sferrare il colpo decisivo, e al minuto 78 sembra infliggerlo la squadra di casa: Hurst rientra e calcia di destro, Hottges svirgola il rinvio allungando la palla a centro area e Peters da pochi metri la mette col piattone destro facendo impazzire Wembley: 2-1.
Sembra l’inizio della festa, ma a 60 secondi dal termine arriva la beffa: schema su calcio di punizione dei tedeschi, la palla viene messa in area e carambola su Schnellinger, Weber la controlla e in spaccata trova il definitivo 2-2.
Sul come controlli quel pallone sorgono dubbi, ogni inglese presente allo stadio può giurare di aver visto la sfera toccare il braccio di Weber, ma Dienst è di altro avviso, e c’è dunque bisogno dei tempi supplementari per assegnare la Coppa Rimet.
La stanchezza inizia a fare capolino da ambo le parti e arrivati al minuto 101 la situazione è ancora in equilibrio.
Ball viene lanciato sull’out di destra, salta Schnellinger arrivando sul fondo e mette in mezzo, dove Hurst è troppo avanzato, ma controlla la palla col destro portandosela avanti e la spara verso la porta.
Il tragitto della sfera dal piede dell’attaccante inglese è il seguente: traversa, linea di porta, campo, testa di Schulz che mette in corner.
Questo sarà però evidente solo tempo dopo, utilizzando i replay, ma Dienst è a 30 metri dall’azione incriminata, vedendo gli inglesi alzare le braccia non sa come comportarsi e si rivolge al suo assistente, Bahramov. Per lui è gol. 3-2 convalidato e Inghilterra in vantaggio.
E’ una coltellata mortale per la Germania, che non riesce più ad alzarsi e anzi, subisce la quarta rete di Hurst, unico di sempre a siglare una tripletta in finale dei Mondiali, negli ultimi secondi di gara.
L’Inghilterra è Campione del Mondo.


EUROPEO 1968 (SEMIFINALE)
Negli europei disputatosi in Italia, l'Inghilterra si qualifica grazie all'Home Championship vincendo 4 gare su 6. E' solo la Scozia che riesce a fermare l'Inghilterra imponendosi 2-3 a Wembley e poi pareggiando 1-1 ad Hampden Park ma l'Inghilterra vince il gruppo e passa.
Sarà la Jugoslavia a fermare in semifinale i Tre Leoni, grazie ad una rete di Dzajic all'86esimo.
Nella finale per il terzo/quarto posto saranno Bobby Charlton ed Hurst a regolare l'Unione Sovietica per 2-0.


MONDIALE 1970 (QUARTI DI FINALE)
Nel 1970 gli inglesi sono invitati di diritto essendo campioni carica quindi senza bisogno di dover fare le qualificazioni.
Nel girone si ritrovano con il Brasile di Pelé, la Romania e la Cecoslovacchia.
Si parte il 2 giugno contro i romeni, che mettono subito la partita sul piano fisico: un paio di interventi sopra le righe fanno innervosire gli uomini di Ramsey, ma l’arbitro belga Loraux sopporta. La partita si decide nella ripresa, a metà tempo Ball mette in mezzo un pallone dalla trequarti, Lee manca il colpo di testa liberando Hurst alle sue spalle, controllo e dribbling secco a portarsi palla sul sinistro e diagonale che centra l’angolino basso. 1-0, che è anche il risultato finale.
La seconda partita è potenzialmente la più bella del Mondiale, poiché si affrontano Inghilterra e Brasile.
I verdeoro controllano, e quando Jairzinho fugge sulla destra e mette in mezzo il pallone per lo stacco perentorio di Pelé, il vantaggio sembra cosa fatta.
Ma Gordon Banks ha qualcosa da obiettare e sfodera un colpo di reni portentoso deviando la palla sopra la traversa dopo il rimbalzo a terra: per molti, se non per tutti, ha appena compiuto la più bella parata nella storia del calcio.
Rimane l’unica occasione del primo tempo, Moore giganteggia e l’Inghilterra difensivamente è perfetta, limita ripetutamente le avanzate di Jairzinho e Rivelino, e ha un’occasione monumentale per passare in vantaggio quando, su traversone di Cooper, Carlos Alberto cicca clamorosamente il rinvio servendo una palla d’oro a Hurst, che però fallisce il rigore in movimento angolando troppo il sinistro che poteva cambiare partita, Mondiale e storia.
La legge del calcio è implacabile e colpisce puntualmente poco dopo: Clodoaldo mette in area un pallone che Pelè in un secondo controlla e smista per Jairzinho, la difesa è tutta sul numero 10 e sul diagonale dell’ala del Botafogo Banks non può nulla.
Finisce 1-0 per il Brasile e ora l’Inghilterra deve battere la Cecoslovacchia per andare avanti.
Ci riuscirà, grazie ad una rete di Allan Clarke, in campo al posto di Hurst.
Il quarto di finale non è una partita come le altre, soprattutto dopo quanto è accaduto nel ’66: c’è ancora lei, la Germania.
Ball regala uno dei suoi cross a Mullery, che si inserisce da dietro e brucia Weber insaccando di destro.
Sì, lo stesso Weber che a Wembley mandò tutti ai supplementari con il 2-2 nel finale.
L’intervallo non cambia l’oscillazione del pendolo della partita e dopo 4 minuti del secondo tempo l’Inghilterra raddoppia: Lee sfugge a Schnellinger e mette la palla in mezzo, Hurst è in ritardo ma sul secondo palo irrompe Peters, che con un gran sinistro al volo la mette.
2-0 ed assoluto dominio
Eppure qualcosa accadrà.
Minuto 68: Lee rimane a terra dopo un contrasto rude con Vogts, l’arbitro non interviene e Beckenbauer, che è lì accanto, recupera palla, avanza fino al limite dell’area e fulmina un Banks non impeccabile in diagonale.
Accese proteste inglesi.
E’ l’inizio della fine per l’Inghilterra, i tedeschi continuano a premere sulle ali dell’entusiasmo e trovano il pari meno di 10 minuti dopo.
Sino al 90′ il risultato non cambia e si va ai supplementari.
Il primo passa indenne, ma all’alba del secondo la Germania sferra il colpo mortale: Libuda sfonda sulla destra, crossa sul secondo palo per la sponda aerea di Hannes Lohr e da dentro l’area piccola Gerd Muller non può sbagliare.
Ottavo gol del torneo per lui e 3-2 Germania.
Per l’Inghilterra, dopo il trionfo casalingo del ’66, è di nuovo il momento di mangiarsi le mani.
Il 2-0 con meno di mezz’ora da giocare che i tedeschi hanno trasformato in 3-2, insieme al clamoroso gol sbagliato da Hurst contro il Brasile, non possono che far nascere rimpianti su rimpianti.
L’Inghilterra del ’70 era probabilmente più forte di quella Campione del 66 e se le 2 partite di cui sopra fossero finite diversamente, forse oggi staremmo parlando di un altro Mondiale, magari concluso con una vittoria inglese in back-to-back, come direbbero gli americani.


MONDIALE 1974 (NON QUALIFICATI)
La partita decisiva che costerà cara all'Inghilterra fu lo scontro diretto contro la Polonia.
I maestri del calcio avrebbero dovuto vincere la partita per sopravanzare i polacchi.
Inserite in un girone a tre col Galles, le duellanti si incrociano a giugno a Chorzow e fu un clamoroso 2-0 per i polacchi prodotto da una rete fantasma(il primo gol, nell'immagine sotto con la palla che sbatte sulla traversa ed esce, inglesi in maglia gialla) e da un errore dell'ormai un pò declinante capitano Bobby Moore.
Agli inglesi, come detto, basta però una vittoria anche col minimo scarto e tutti, sono sicuri di ottenerla.
Peccato che tra le parole e i fatti, ci sia lui, il portiere pagliaccio Tomaszewski.
L'Inghilterra scende in campo con Shilton, Madeley, Hughes, Bell, McFarland, Hunter, Currie, Channon, Chivers, Clarke, Peters.
Dopo meno di un minuto dal calcio d’inizio,il primo brivido: Tomaszewski, dopo aver raccolto una punizione innocua di Peters, fa rotolare la palla per avviare il contropiede senza accorgersi che Clarke è ancora nei paraggi.
Spaventato il portiere si getta sulla palla e si becca un calcio sulla mano sinistra dal numero 10 inglese che tentava di calciare a rete, nonostante la mano dolorante proseguì la gara. E alla grande.
Tomaszewski quella sera parò l’impossibile, frustrando con uno stile tutto personale, soprattutto nelle uscite- tutti i tentativi inglesi con Channon (al 20’e al 45’), Clarke (al 42’, al 74’ in uscita bassa e al 79’ deviando un tiro scagliato da dentro l’area piccola), Bell (al 38’ e al 90’deviando un tiro poi salvato sulla linea), Hunter (al 76’ ed al 89’, colpo di testa respinto sulla linea) e Currie.
La ripresa si apre con il più classico dei colpi di scena: Hunter perde un contrasto a centrocampo con Deyna che si invola in contropiede e serve Domarski, il quale, dal limite dell’area calcia di destro sorprendendo Shilton sul primo palo: 0-1, Wembley piomba nel silenzio.
Gli inglesi tornano alla carica, pareggiano con Clarke su rigore ma il muro polacco e il suo baluardo Tomaszewski non crollano: al 90’ finisce 1-1 e l'Inghilterra è fuori dal Mondiale.
In tutto l'Inghilterra quel giorno tirerà in porta 36 volte, colpirà due legni, per quattro volte verrà fermata sulla linea: per tutto il resto c’è Ian che compirà interventi clamorosi.
Solo nella ripresa saranno 12 i corner.
La Polonia invece concretizzerà 1 delle 2 occasioni avute.
E’ 1-1, la rappresentanza ai Mondiali della patria del calcio sarà assicurata dalla BBC e dall’arbitro Taylor, che dirigerà la finale.


EUROPEO 1972, 1976 (NON QUALIFICATI)
Dopo il mondiale 1970, inizierà un vero e proprio incubo per l'Inghilterra sotto Ramsey e poi Revie.
L'Inghilterra, oltre a saltare i mondiali 1974 e 1978, salta anche gli europei 1972 e 1976.
Nel 1972 vinto agevolmente il girone di qualificazione contro Svizzera, Grecia e Malta sarà la Germania Ovest ad essere fatale nello spareggio per andare gli europei.
La Germania passa a Wembley per 1-3 (Lee pareggia a 10 minuti dalla fine ma un rigore di Netzer e poi la rete di Muller fissa il punteggio sull'1-3).
In Germania finirà 0-0.
Nel 1976 l'Inghilterra mancherà lo spareggio arrivando seconda dietro la Cecoslovacchia: travolti 3-0 a Wembley (doppietta di Bell e rete di Channon) ma sconfitti 2-1 a Bratislava (Channon aveva aperto le marcature ma poi i cechi rimontarono nella ripresa).
Ad essere fatali comunque saranno due pareggi contro il Portogallo.


MONDIALE 1978 (NON QUALIFICATI)
Dopo l'incredibile non qualificazione del 1974, gli inglesi mancano l'appuntamento anche nel 1978.
Vengono inseriti nel girone di qualificazione con Italia, Finlandia e Lussemburgo.
Dopo la vittoria all'esordio per 1-4 sulla Finlandia, replicano ribattendo 2-1 i finlandesi.
5-0 e 2-0 al Lussemburgo.
L'unica sconfitta arriva a Roma 2-0 contro l'Italia ma a Wembley gli inglesi si vendicano ed infliggono lo stesso punteggio all'Italia.
Le due squadre arrivano appaiate a 10 punti e a risultare decisiva, ai fini della qualificazione, sarà la differenza reti(l'Italia vincerà in totale 9-1 contro la Finlandia).


EUROPEO 1980 (GIRONE)
Gli Europei del 1980, giocati ancora una volta in Italia, vedono i maestri arrivare all'evento finale: vengono inseriti nel girone con Italia, Spagna e Belgio.
Contro il Belgio finisce 1-1 grazie ad una rete di Wilkins ma sarà la seconda partita contro l'Italia ad essere fatale quando Tardelli a 10 minuti dalla fine decide la contesa.
A nulla servirà la vittoria sulla Spagna per 2-1 (apre Brooking, pareggia la Spagna su rigore, il 2-1 viene fissato da Woodcock).
L'Inghilterra arriverà terza, fuori anche l'Italia seconda, ultima la Spagna, passa il Belgio.


MONDIALE 1982 (SECONDO GIRONE PRELIMINARE)
Dopo le due non qualificazioni, nel 1982 sono ovviamente cambiati anche tutti e 22 i convocati e quella che parte per la Spagna viene tuttora considerata da molti come la più forte Inghilterra mai messa insieme dal 1966 ai giorni nostri: basti pensare che le 6 Coppe dei Campioni dal 1977 al 1982 le hanno tutte portate a casa Liverpool (3), Nottingham Forest (2) e Aston Villa (1) ( 7 Coppe Campioni in 8 anni sino all'Heysel, da lì in poi la squalifica dalle competizioni europee per 5 anni).
Allena Ron Greenwood, per 13 anni al timone del West Ham in cui giocavano i campioni del Mondo Moore, Hurst e Hunt, chiamato dalla Federazione per invertire la rotta dei 2 fallimenti precedenti, e la squadra che porta è ricca di talento, soprattutto negli 11 titolari.
In porta c’è Peter Shilton, ad oggi il più presente nella nazionale di Sua Maestà, i 2 terzini sono il capitano Mick Mills a destra e Kenny Sansom a sinistra, e al centro della difesa ci sono Terry Butcher e Phil Thompson.
In mezzo ci sono Steve Coppell e Ray Wilkins, con sugli esterni Graham Rix e Bryan Robson.
In attacco le punte sono Trevor Francis e Paul Mariner.
Il girone dell’Inghilterra è da tutti considerato quello di ferro, essendo comprese anche Francia, Cecoslovacchia e l’esordiente Kuwait.
L’esordio con i transalpini si mette subito bene, Robson segna dopo meno di un minuto sugli sviluppi di una rimessa laterale lunga battuta da Coppell, ma a metà tempo un lancio dalle retrovie trova la difesa completamente scoperta e Soler ne approfitta per realizzare l’1-1 con un perfetto diagonale.
La ripresa è tutta degli uomini di Greenwood, che al 67′ tornano avanti: Francis si allarga sulla destra e mette un cross perfetto per l’inserimento di Bryan Robson, che di testa mette in porta.
La Francia non ne ha più e subisce il definitivo 3-1 da Mariner, lesto a ribadire in rete un tiro di Francis rinviato malamente da Bossis.
Con la Cecoslovacchia le cose si complicano.
Un brutto primo tempo termina a reti inviolate e nel torpore che caratterizza l’inizio della ripresa la Cecoslovacchia fa harakiri in 4 minuti, tra il 62′ e il 66′: prima Seman si lascia sfuggire un facile corner di Wilkins, spalancando la porta a Francis per l’1-0, poi su cross di Mariner è Barmos a beffare il proprio portiere con uno sciagurato intervento.
Finisce 2-0 e l’Inghilterra è qualificata con i suoi 4 punti.
La sfida con il Kuwait diventa quindi poco più di un amichevole, e viene risolta dal gol forse più bello dell’intera fase a gironi: rinvio di Shilton, prolunga di testa Francis, fa da sponda Mariner e Francis si invola verso la porta bruciando il portiere asiatico in diagonale.
1-0 Inghilterra e il gruppo 4 viene vinto, segnando 6 reti e subendone appena una, da Robson e compagni, che destano un’ottima impressione, al punto di essere inseriti nel lotto delle favorite per la vittoria finale.
Nei loro 12 anni di assenza dal torneo intercontinentale, i quarti di finale sono stati rimpiazzati da una seconda fase a gruppi e la sorte sceglie di mettere di fronte ancora una volta Inghilterra e Germania, insieme ai padroni di casa della Spagna.
Finirà ancora una volta male per gli inglesi, che non subiscono alcun gol in 2 partite, ma nemmeno ne realizzano e con il 2-1 sulle Furie Rosse sono i tedeschi ad accedere alle semifinali.
Ancora una volta rimpianti.
L’Inghilterra torna a casa dal Mundial ’82 con le seguenti statistiche: 3 vittorie, 2 pareggi, 0 sconfitte, 6 gol fatti, 1 gol subito.
Un’eliminazione che ha del clamoroso, e non sarà l’unica nella storia inglese ai Mondiali ad arrivare senza alcuna battuta d’arresto.
La miglior squadra messa insieme oltremanica dai tempi di Ramsey naufraga ancora una volta troppo presto, come quella di Matthews, come la prima di Bobby Charlton.
Ma se non altro, come nel 1962, la base da cui ripartire per arrivare al Mondiale successivo è solida.


EUROPEO 1984 (NON QUALIFICATI)
L'Inghilterra manca gli europei francesi del 1984, va sottolineato comunque che ai tempi era molto facile mancare la qualificazione perchè le squadre qualificate erano solo 8.
I Tre Leoni chiuderanno al secondo posto dietro la Danimarca con 12 punti (contro i 13 dei danesi).
Lussemburgo ed Ungheria vengono facilmente battute nei 4 confronti ma gli inglesi pareggeranno contro la Grecia.
Tuttavia saranno decisivi il pareggio e la sconfitta contro la Danimarca.
A Copenaghen segna Francis lo 0-1, i danesi pareggiano al 68esimo con un calcio di rigore, Francis all'82esimo riporta gli ospiti avanti 1-2 ma al 90esimo Olsen fissa il risultato sul 2-2.
A Wembley finirà 0-1 per i danesi con un altro calcio di rigore realizzato da Simonsen.


MONDIALE 1986 (QUARTI DI FINALE)
Si ritorna in Messico.
Della squadra del 1982, elogiata come la migliore mai assemblata dai tempi di Ramsey, sono rimasti solo in 8: il portiere Shilton, i difensori Anderson, Butcher e Sansom, i centrocampisti Hoddle, Bryan Robson e Wilkins e l’attaccante Lineker, che rispetto al Mundial passato unicamente in panchina, è passato dal Leicester all’Everton, per poi approdare al Barcellona.
Non c’è più neppure Ron Greenwood in panchina, sostituito da Bobby Robson che torna ad un Mondiale 24 anni dopo l’esperienza da giocatore in Cile.
Il girone di qualificazione non ha rappresentato un problema: 4 vittorie e 4 pareggi, con 21 gol fatti e appena 2 subiti.
Quello della prima fase si presenta estremamente equilibrato, comprendendo anche Portogallo, Polonia e l’esordiente Marocco e per gli inglesi inizia a Monterrey con la sfida ai lusitani.
Fenwick prova subito su punizione, ma senza fortuna, poi capitan Robson colpisce di testa su cross di Stevens trovando solo la parata a terra di Bento.
Gomes e Manuel rispondono poco dopo per il Portogallo, ma grandi occasioni non se ne vedono.
Ne ha mezza Lineker, ma un rimpallo lo penalizza a tu per tu con Bento e i primi 45 minuti terminano qui. Lineker e Robson sono i primi a provarci anche nella ripresa, ma dopo 2 tentativi non andati a buon fine, è ancora l’attaccante blaugrana ad avere la prima vera colossale occasione del match, ma il diagonale che supera Bento trova la spaccata di Andrè, che evita il peggio ai suoi.
Portogallo assente ingiustificato, e l’Inghilterra ha altre occasioni con i suoi 2 uomini più pericolosi, ma si arriva al 76′ sullo 0-0.
Sansom si fa derubare del pallone da Diamantino, che fugge sulla destra e mette sul secondo palo per Manuel, difesa inglese ferma e sinistro vincente che beffa Shilton.
L’Inghilterra è in ginocchio, ritrovandosi sotto dopo una partita dominata e Shilton deve superarsi per evitare il raddoppio di Sutre.
Finisce con un 1-0 che sa tanto di beffa per gli inglesi, ora attesi dal rognoso Marocco che ha pareggiato 0-0 all’esordio con la Polonia.
E altrettanto fa nella seconda partita, ora l'Inghilterra deve battere i polacchi per andare avanti.
Ed è qui che entra davvero in scena lui: Gary Lineker.
Le innumerevoli occasioni sciupate contro il Portogallo lo hanno messo nel mirino della critica.
E’ un One Man Show, un uragano che in meno di mezz’ora spazza via le velleità avversarie.
Il primo atto è al minuto 9, da grande attaccante, in anticipo sul cross di Stevens da destra.
10 minuti dopo il cioccolatino glielo confeziona Steve Hodge da sinistra e sul secondo palo lui è pronto a spedire in rete il 2-0.
Gran finale al 34′ con il gol forse meno bello dei 3, perchè causato da una presa a dir poco difettosa di Mlynarczyk, portiere polacco, che spalanca la porta al numero 10 in maglia bianca alle sue spalle. L’Inghilterra va avanti.
Accede ai neonati ottavi di finale, che rimpiazzano la seconda fase a gironi, e che la vedono opposta al Paraguay: è un’altra passeggiata di salute, Lineker stavolta si ferma a quota 2, segnando prima con un tap-in da pochi passi e poi su grande assist di Hateley.
In mezzo, il provvisorio 2-0 di Beardsley, che intercetta e deposita in rete un tiro di Robson.
Quarti di finale, e qui l’avversario è  l’Argentina.
Il primo tempo è sonnolento, l’Inghilterra è ben messa in campo e limita alla perfezione l’attacco dell’Albiceleste, compreso Maradona.
Ma sono i primi 10 minuti della ripresa a fare la storia.
Minuto 51: la palla alta che sta per cadere nell’area inglese è di Shilton, che esce a braccia alte, ma prima che i suoi guanti tocchino il cuoio arriva la deviazione più famosa della storia del calcio che secondo il diretto interessato proviene da in alto: la Mano de Dios di Diego Armando Maradona.
Un gesto vergognoso ed antisportivo.
E’ probabile che Diego, insieme a Shilton e un paio di difensori inglesi, sia l’unico a sapere che il gol è da annullare, l’arbitro tunisino non vede assolutamente nulla di irregolare e convalida.
Se questa rete entra nella storia dalla parte sbagliata, non si può dire altrettanto di quella successiva, sempre dell’Argentina e sempre del numero 10.
Siamo nella metà campo argentina ed Enrique tocca verso Maradona.
Hoddle, Reid, Sansom, Butcher, Fenwick e Shilton: salta tutti loro, prima di appoggiare in porta il 2-0.
Lineker graffia anche in questa occasione, a 10 minuti dal traguardo, ma è troppo tardi.
L'Argentina passa per un gol bellissimo e per un furto clamoroso.
Non mi va di spendere epiteti per Maradona che, contrariamente, a quanti la maggiorparte dicono non sarà mai il più grande almeno per quanto mi riguarda.
Non solo per questo gesto ma anche per i problemi di doping che lo riguardarono.


EUROPEO 1988 (GIRONE)
Quello tedesco del 1988 è un europeo assolutamente disastroso per la nazionale inglese, inseriti nel girone con Unione Sovietica, Olanda ed Irlanda la selezione di Bobby Robson arriverà ultima a seguito di 3 sconfitte.
0-1 contro l'Irlanda, 1-3 con l'Unione Sovietica ed 1-3 contro l'Olanda di Van Basten.
E dire che da una squadra con Shilton, Brian Robson, un giovanissimo Tony Adams, Barnes, Waddle, Hoddle, Hateley, Lineker e Wright ci si aspettava sicuramente di meglio.


MONDIALE 1990 (SEMIFINALE: ELIMINAZIONE AI RIGORI)
Il mondiale del 1990 si gioca in Italia.
Bobby Robson è ancora in panchina, Shilton in porta, Butcher al timone della difesa, Stevens sulla fascia destra, il capitano Bryan Robson in mezzo e Gary Lineker davanti.
Si è aggiunto anche un piccolo gruppetto di giocatori alla prima esperienza internazionale: David Platt dell’Aston Villa, John Barnes, trequartista del Liverpool, Chris Waddle, ala sinistra dell’Olympique Marsiglia e soprattutto Paul “Gazza” Gascoigne, l’anima della squadra, che per certi aspetti ricorda George Best.
Dopo molti anni, oltre la Manica tornano a crederci veramente, vincere il secondo Mondiale è possibile e con questa squadra si può andare fino in fondo.
Ma in quegli anni gli Hooligans fanno paura e il sorteggio indirizza l’Inghilterra nel gruppo F, quello delle isole, da giocare tra Palermo e Cagliari.
Il girone è indubbiamente il più incerto ed equilibrato dei 6: c’è l’Egitto, c’è l’Olanda di Rijkaard, Gullit e Van Basten, campione d’Europa in carica e poi c’è l’Irlanda.
Sulla panchina dell’Eire siede un inglese, che ha avuto il coraggio di allenare gli odiati cugini, uno di cui abbiamo già sentito parlare nel nostro viaggio attraverso i Mondiali, uno che in Inghilterra è ricordato come membro degli storici Boys of ’66: Jack Charlton.
E proprio contro il loro compatriota esordiscono gli inglesi l’11 giugno.
Lineker si sblocca subito, dopo appena 8 minuti, sfruttando un’uscita rivedibile del portiere Bonner su cross di Waddle per firmare l’1-0.
Poi l’Irlanda si scuote, imbrigliando la manovra avversaria e rendendosi pericolosa più volte, con il giallo di un possibile rigore non fischiato su Houghton.
Il pareggio è nell’aria e arriva al 73′ con Sheedy, che dopo un primo tentativo rinviato male da Wright torna sul pallone, infilando Shilton con un preciso diagonale mancino: 1-1.
Beardsley avrebbe anche l’occasione per riportare avanti l’Inghilterra, ma a 3 minuti dalla fine fallisce clamorosamente di testa dall’interno dell’area piccola e la partita finisce così.
Lo stesso risultato si verifica anche nell’altra gara tra Olanda ed Egitto, e si arriva così in perfetto equilibrio al match clou tra Leoni e Orange.
Gli Arancioni soffrono maledettamente le accelerazioni di Lineker e Gascoigne, che creano almeno 3 palle gol nitide non sfruttate a dovere.
A inizio ripresa Lineker teoricamente segnerebbe l’1-0, immediatamente dopo un’altra occasione fallita, ma controlla il pallone con un braccio e l’arbitro jugoslavo annulla.
L’appetito del numero 10 inglese non accenna a calare, e qualche minuto dopo gli fa divorare un gol praticamente fatto dopo un grande assist di Barnes.
Steve Bull rimpiazza Beardsley, e su cross di Lineker ha anche lui una buona chance di testa ma spedisce alto.
Si gioca a una porta sola: Gascoigne si libera di 2 avversari e mette in mezzo un pallone solo da spingere in rete, ma Lineker non arriva all’appuntamento.
Sembra di rivivere quell’Inghilterra-Portogallo di 4 anni prima, dove gli inglesi padroni del campo per oltre un’ora vennero poi puniti alla prima disattenzione difensiva, ma l’attacco stellare dell’Olanda non si accende mai.
Per la seconda volta l’Inghilterra gonfia la rete avversaria e per la seconda volta si vede strozzare in gola l’urlo di gioia dal direttore di gara: la punizione vincente di Pearce è indiretta e il sinistro del terzino del Nottingham finisce dentro senza ulteriori deviazioni, con conseguente annullamento.
E’ l’ultima emozione di una partita a senso unico, che gli inglesi dominano ma senza riuscire a concretizzare le innumerevoli occasioni create. Rimpianti, tanto per cambiare, ma in parte alleviati dal risultato finale di Irlanda-Egitto: neanche a Palermo, infatti, si è segnato e la classifica parla di tutte e 4 le squadre appaiate a quota 2 punti.
Inutile dire che nell’ultima giornata ci si gioca tutto e all’Inghilterra tocca l'Egitto, ancora in corsa nonostante fossero da tutti etichettati come la cenerentola del raggruppamento.
La prima frazione è un botta e risposta, le occasioni si alternano, con Ghani e Parker a creare le migliori, ma nella ripresa i Three Lions prendono il comando delle operazioni.
Prima Bull spedisce fuori da 2 passi il traversone perfetto di Waddle, poi al minuto 64 Gascoigne mette in mezzo una punizione perfetta trovando la testa di Mark Wright che trafigge Shobair, per l’1-0.
Gazza prova a mettersi in proprio calciando un’altra punizione direttamente in porta, ma rimedia solo un corner.
Soffrendo più del previsto, l’Inghilterra porta a casa la vittoria e passa il turno; lo fa da prima classificata grazie al quinto pareggio su 6 gare del girone, l’1-1 tra Eire e Olanda che qualifica entrambe, con gli uomini di Charlton secondi per sorteggio e gli Orange avanti come miglior terza.
Il tabellone prevede ora, per la nazionale di Sua Maestà, l’incrocio con la seconda del gruppo E, il Belgio, e dopo 2 settimane si lascia la Sardegna per volare a Bologna, dove si gioca l’ottavo di finale.
L'offensiva inglese è affidata, come al solito, a Lineker e Barnes, ma il tiro vincente del secondo su assist del primo viene annullato per fuorigioco.
Il secondo tempo prosegue sulla scia del primo e Scifo da 30 metri colpisce il secondo legno del match per i belgi, un palo che torna in campo graziando Shilton.
In contropiede un’occasione ce l’ha anche l’Inghilterra ma McMahon sbaglia l’ultimo controllo e si fa anticipare da Preud’Homme, infortunandosi nell’impatto col portiere.
E’ costretto alla resa, e al suo posto entra David Platt, che nelle prime 3 gare ha messo insieme appena 20 minuti in campo.
Al 90′ si arriva senza reti, servono i tempi supplementari per determinare l’avversaria del Camerun nei quarti. Platt sfiora il palo con una gran girata, Preud’Homme si supera su Bull, il Belgio non ne ha più e soffre tremendamente.
Al minuto 119 c’è una punizione centrale per l’Inghilterra, di cui ovviamente si incarica Gazza.
Palla scodellata nei 16 metri avversari e stavolta la girata al volo a incrociare di Platt è perfetta, Preud’Homme è battuto e l’Inghilterra passa.
Da semplice comparsa nelle prime 3 partite a eroe nazionale, quanto è cambiato in pochi giorni il Mondiale di David Platt!
Si scende a Napoli per affrontare il Camerun di Roger Milla, che si è sbarazzato della Colombia nel turno precedente, e stavolta l’esterno dell'Aston Villa parte titolare.
Anche stavolta gli uomini di Robson partono contratti: prima Shilton salva su Omam-Biyik, poi il bolide da fuori di M’Fedé sibila alla destra della porta inglese.
A segnare per primo è però l’eroe degli ottavi, David Platt, di testa su cross di Pearce.
In 4 minuti gli africani capovolgono il risultato, segnando prima al 61′ con Kundé su rigore e poi con un inserimento di Ekeké che scavalca Shilton in uscita.
L’Inghilterra è sotto shock, sembra non capire bene cosa l’abbia investita e Shilton le evita il tracollo con un miracolo.
Gazza suona la carica e mette Platt solo davanti al portiere, ma la mira è troppo angolata.
Sembra l’ennesimo epilogo triste per gli inglesi, ma a 7 minuti dal baratro Lineker si procura e trasforma il rigore del 2-2.
Omam-Biyik trova ancora Shilton sulla sua strada, e ancora una volta 90 minuti non sono sufficienti per trovare un vincitore.
Il primo degli extra-time è tutto camerunense, ma nell’unica sortita offensiva l’Inghilterra trova il terzo rigore di giornata, il secondo a suo favore, nuovamente causato da Lineker, che ancora una volta va sul dischetto e ancora una volta non sbaglia: 3-2.
Gli ultimi 15 minuti il Camerun non li gioca, ci sarebbe spazio per la tripletta di Lineker ma il suo destro termina fuori.
Per la prima volta dal 1966, l’Inghilterra supera lo scoglio dei quarti di finale, e visto il precedente, al di là della Manica si comincia veramente a sognare.
In semifinale a Torino però c’è ancora lei: la Germania.
Sembra incredibile, ma la prima vera occasione arriva solo allo scoccare dell’ora di gioco, ed è concretizzata dai tedeschi: punizione indiretta dai 20 metri di Brehme, Barnes devia andando incontro al pallone e la parabola conseguente sorprende Shilton, ricadendo proprio alle sue spalle.
E’ il primo vero errore nel Mondiale del portiere inglese, ma come vedremo non sarà l’unico.
La partita è brutta, molto fisica, e di occasioni non se ne vedono.
Almeno fino all’80′, quando su un cross da destra di Parker la difesa tedesca ha la poco brillante idea di farsi un sonnellino, lasciando così il pallone a disposizione di Lineker che ringrazia e pareggia in diagonale.
Per la terza partita di fila, al triplice fischio dell’arbitro il risultato è di parità, servono ancora 30 minuti. Waddle e Matthaus colpiscono lo stesso palo della stessa porta, uno per tempo, ma non accade altro, e si materializza lo spettro dei rigori.
L’Inghilterra ha conosciuto eliminazioni di ogni genere: è uscita perdendo male contro avversari inferiori, è uscita quando era considerata la favorita, è uscita contro i futuri campioni del Mondo, è uscita ai supplementari dopo essere stata avanti di 2 reti.
Vogliamo farci mancare i rimpianti di un Mondiale finito male dal dischetto? Ovviamente no.
E così, dopo il 3-3 iniziale con gol di Lineker, Beardsley e Platt, a fallire sono Pearce e Waddle, tra i migliori nell’avventura inglese in Italia.
La Germania fa 4 su 4 e va in finale.
C’è un’ultima partita da giocare, a Bari contro l’Italia per il terzo posto, ed è ancora una volta decisa nell’ultima mezz’ora: Shilton si fa derubare del pallone da Baggio che sigla il vantaggio azzurro, Platt pareggia di testa a 8 minuti dalla fine, ma poi Schillaci si procura e realizza il calcio di rigore del definitivo 2-1.
Anche una vittoria sull’Italia non avrebbe suturato la ferita all’Inghilterra, figuriamoci il quarto posto finale. Tornando al Mondiale, viene ottimamente sintetizzato dal miglior giocatore inglese di quel torneo, Gary Lineker, che definisce il calcio “uno sport semplice, in cui si gioca in 11 contro 11 e alla fine vincono i tedeschi“.


EUROPEO 1992 (GIRONE)
Le cose non vanno molto meglio nel 1992 sotto Graham Taylor.
Dopo due scialbi 0-0 contro Danimarca (poi campioni!) e Francia, l'Inghilterra perde 2-1 contro la Svezia e va a casa. A niente serve la rete di Platt.
Questa fu la prima vera grande competizione per il grande Alan Shearer. In squadra anche Batty, Keown, Merson, Lineker.


MONDIALE 1994 (NON QUALIFICATI)
Dopo il 1978, dunque 16 anni dopo, è successo di nuovo: l’Inghilterra non si qualifica per il Mondiale.
E’ quello di USA 1994, che per la prima volta vede 37 squadre europee iscritte alle qualificazioni e divise in 6 gruppi.
Passano le prime 2, ma gli inglesi finiranno il loro al terzo posto, dietro delle avversarie, Norvegia e Olanda, che in 4 partite tra andata e ritorno non hanno mai sconfitto, racimolando 2 pareggi interni.
Già agli Europei del 1992 i reduci da Italia ’90 erano pochi, tra cui Lineker e Platt, ma dopo il fallimento della missione americana la Football Association opta per un massiccio rinnovamento, a partire dal commissario tecnico: per portare la squadra al futuro europeo del 96 e al mondiale di Francia 98 viene chiamato dal Chelsea Glenn Hoddle che ha appeso gli scarpini al chiodo solo un anno prima.
All'epoca in cui fu commissario tecnico della Nazione inglese, fece scalpore una sua dichiarazione secondo la quale handicap fisici dei disabili siano dovuti a punizioni per quanto commesso in vite precedenti.


EUROPEO 1996 (SEMIFINALE: ELIMINAZIONE AI RIGORI)
Sconfitti gli Hooligans degli anni 70 e 80, finalmente l'Inghilterra potè riorganizzare nuovamente una grande competizione dopo il mondiale vinto nel 1996.
"Football Coming Home".
Terry Venables può contare su una squadra di tutto rispetto: Seaman, G.Neville, "Psycho" Pearce, Platt, Southgate, il pazzo Gascoigne, il capitano Adams, Anderton, Ince, Barmby, Redknapp, Campbell, McManaman, Sheringham, Ferdinand, Shearer.
Tanta qualità forse mancava dagli anni 60.
Il torneo è aperto da una rete al 23esimo di Shearer contro la Svizzera.
Sembra però che anche questa volta per l'Inghilterra il torneo possa andare a rotoli: penalty Svizzera e rigore trasformato da Turkyilmaz al 83esimo.
Finirà 1-1.
Ma che questa volta i maestri faranno strada sempre lapalissiano e a testimoniarlo le ultime due partite contro Scozia e Olanda. La Scozia è liquidata 2-0 con una bellissima rete di Gascoigne (pallonetto), invece l'Olanda è umiliata 4-1: doppietta di Shearer (uno su rigore) e doppietta di Sheringham.
Passano Inghilterra (7 pnt) ed Olanda (4 pnt). Scozia eliminata per differenza reti a 4 pnt.
Che le cose possano andare diversamente è anche il fatto che i padroni di casa riescono finalmente a prevalere alla lotteria dei rigori eliminando la Spagna, dopo lo 0-0 dei 120 minuti.
Shearer, Platt, Pearce e Gascoigne sono implacabili dagli 11 metri.
Dopo la semifinale del 1968, l'Inghilterra torna tra le prime 4 al mondo.
Sul suo cammino ancora la Germania, per gli inglesi dopo la vittoria del 1966 erano arrivate solo delusioni contro i tedeschi.
Anche stavolta però le cose non andranno molto meglio: 1-0 di Shearer, poi Kuntz pareggia.
L'Inghilterra spinge e sfiora più volte il vantaggio ma finirà 1-1.
Nei supplementari palo di Flowers, poi Gascoigne a porta vuota arriva in ritardo di un centesimo di secondo su un pallone solo da spingere dentro sulla linea di porta.
Si va di nuovo ai rigori ma stavolta per i sudditi di sua maestà saranno fatali. A sbagliare il rigore decisivo sarà Gareth Southgate.


MONDIALE 1998 (OTTAVI DI FINALE: ELIMINAZIONE AI RIGORI)
La squadra che Hoddle porta con sé è un mix ben assortito tra talenti e uomini d’esperienza, che ancora una volta permette all’Inghilterra di essere inserita nel lotto delle favorite alla vittoria finale.
In porta c’è David Seaman, portiere dell’Arsenal con cui ha appena vinto il titolo e secondo numero 1 più presenze in nazionale dopo Shilton.
I due terzini sono Gareth Southgate e Graeme Le Saux, mentre al centro abbiamo Tony Adams e un giovane Sol Campbell, uno colonna dei Gunners e l’altro in procinto di diventarlo.
In mezzo fanno legna Paul Ince, che ha appena lasciato l’Inter per passare al Liverpool e David Batty.
A questi va aggiunto il rosso Paul Scholes e sugli esterni Anderton.
Le punte sono ovviamente Alan Shearer, nessuno meglio di lui in Premiership in quanto a gol segnati, e Teddy Sheringham del Manchester Utd.
A far da riserve a questi 11 ci sono altri giocatori di cui risentiremo parlare nei prossimi 10-15 anni, come David Beckham, Michael Owen, Gary Neville, Rio Ferdinand e Steve McManaman.
Ma insomma, parlare di riserve, è un po' ingeneroso.
Insomma, gli ingredienti per un grande Mondiale sembrano esserci tutti.
Se è considerata tra le favorite dell’intero torneo, figurarsi di un girone con Romania, Colombia e Tunisia. L’inizio degli inglesi è incoraggiante, un bel 2-0 al Velodrome di Marsiglia contro la Tunisia.
Dopo un primo salvataggio di Campbell, è Scholes a sfiorare il vantaggio con una schiacciata di testa su cross di Le Saux, ma i riflessi di El Ouaer tengono in piedi gli africani.
Sempre il portiere tunisino, poco dopo, toglie a Sheringham il premio per il miglior gol del Mondiale, volando per alzare sopra la traversa un gran tiro al volo dai 25 metri dell’attaccante dello United.
A 2 minuti dall’intervallo l’Inghilterra passa, grazie a una punizione di Le Saux che nel mucchio trova la testa di Shearer, El Ouaer battuto e negli spogliatoi si va sull’1-0.
Nella ripresa la Tunisia prova a scuotersi, ma non va oltre un tiro di Baya che sorvola la traversa di Seaman, e come nel primo tempo viene colpita nel finale: stavolta è Scholes a entrare nel tabellino dei marcatori, controllando al limite dell’area un pallone servito da Ince e infilandolo in rete con un gran destro a giro.
I primi 2 punti li ha conquistati anche la Romania, prossimo avversario dell’Inghilterra nel secondo match di Tolosa che per chi vince significa qualificazione.
Hoddle conferma in blocco i titolari, ma perde dopo mezz’ora Ince per un guaio muscolare, e lo sostituisce David Beckham, ai primi passi in un campionato del Mondo.
Le emozioni si concentrano tutte nei secondi 45 minuti: passa subito la Romania con Moldovan, abile su cross di Hagi a liberarsi di Adams con uno stop di petto ed eludere l’uscita di Seaman in spaccata.
Sheringham è costretto ad uscire, rimpiazzato dal diciottenne Owen e proprio l’attaccante del Liverpool pareggia i conti al 79′, avventandosi sul cross basso di Shearer smorzato da Scholes ma come insegnano i latini, spesso il veleno è nella coda, e proprio ad un passo dai titoli di coda arriva l’ennesima beffa nella storia della nazionale inglese, quando il taglio di Petrescu trova la copertura troppo morbida di Le Saux e la tardiva uscita di Seaman e sfocia inevitabilmente nel gol del definitivo 2-1.
Il turno lo passa la Romania, l’Inghilterra viene agganciata a quota 3 dalla Colombia e deve giocarsi il secondo posto utile proprio nello scontro diretto di Lens contro i Cafeteros.
Southgate lascia spazio sulla destra a Gary Neville, mentre Batty e Sheringham non recuperano dai rispettivi acciacchi spalancando le porte dell’11 iniziale ai 2 subentrati nel turno precedente, Owen e Beckham. Proprio l’esterno del Manchester United crea la prima palla gol pennellando un cross proprio sul sinistro di Le Saux, che però non trova la porta da ottima posizione.
Da un traversone di Owen nasce invece il gol del vantaggio inglese: Bermudez rinvia di testa proprio su Anderton, che stoppa e conclude in un secondo centrando lo spiraglio giusto nella porta di Mondragon. Owen ha subito la chance per raddoppiare, ma spara alto da posizione defilata.
Si arriva così al minuto 29, quando Preciado atterra Ince ai 25 metri ed è punizione: come tutte le altre concesse quando lui è in campo, anche questa la batte David Beckham, e come molte altre, anche questa la mette nell’angolino basso, là dove Mondragon non può arrivare, ed è 2-0 Inghilterra.
Ci si attende la reazione colombiana nella ripresa, ma è per 2 volte Scholes a sfiorare il tris, prima con un destro da fuori smanacciato in angolo da Mondragon, poi con una rovesciata dal limite dell’area piccola che esce per questione di millimetri.
Finisce 2-0, e l’Inghilterra, seppur da seconda nel girone, si qualifica per gli ottavi di finale.
Ovvio che l’accoppiamento non sia dei più agevoli, ma a 16 anni dalla guerra delle Falkland e a 12 dalla Mano de Dios, gli dèi del calcio dicono ancora una volta Argentina, che ha vinto il gruppo H a punteggio pieno e senza subire reti.
Owen e Beckham si sono guadagnati la conferma, così come Neville, e quindi in panchina vanno Southgate, Batty e Sheringham.
I primi 10 minuti sono per cuori forti: botta e risposta dal dischetto tra Batistuta e Shearer, e dopo nemmeno 600 secondi siamo già sull’1-1.
Ma l’inerzia è tutta dalla parte dell’Inghilterra, che dopo soli 6 minuti completa la rimonta con Owen: controllo di tacco per lanciarsi in campo aperto, Chamot e Ayala saltati e destro che toglie le ragnatele dall’incrocio dei pali.
Al tramonto del primo tempo però, l’Argentina, non particolarmente brillante, trova il pari con uno schema su calcio di punizione: tutti si aspettano il tiro di Batistuta che invece libera Javier Zanetti, abile poi a infilare Seaman di sinistro.
Si va al riposo dopo un primo tempo tra i più divertenti del Mondiale, ma al rientro in campo la partita si sposta sul piano dei nervi.
Simeone entra duramente su Beckham, quasi con l’idea di provocarlo, e l’inglese cade in trappola.
Da terra gli rifila un calcetto dietro il ginocchio, non così violento da giustificare la caduta, viene comunque espulso.
Dunque l’Inghilterra si trova a dover giocare l’intero secondo tempo in 10 contro 11.
Regge alla grande, anche perchè l’Argentina non è in gran serata, e non offende più di tanto neppure nei 30 minuti di extra time. L'Inghilterra con Sol Cambpell segna di testa ma l'arbitro misteriosamente annulla (forse perchè Shearer disturba il portiere?).
Come 8 anni prima in Italia, si va ai rigori.
Allora di fronte c’era la Germania, oggi l’Argentina, le storiche rivali degli inglesi.
Tira per prima l'Argentina, con Berti che segna, e pareggia subito capitan Shearer con un bolide sotto la traversa. Tocca a Hernan Crespo, che ha sostituito El Piojo Lopez, ma Seaman battezza l’angolo alla sua sinistra e para. L’occasione per portare avanti l’Inghilterra ce l’ha Ince, ma il suo rigore è la copia esatta di quello precedente e Roa intercetta.
Juan Sebastian Veron non si scompone e come Shearer tira forte sotto la traversa non lasciando scampo a Seaman, poi è Paul Merson a realizzare con un destro che piega la mano a Roa.
Il quarto penalty lo segnano sia Gallardo che Owen, e si arriva all’ultima esecuzione, che l’Argentina affida ad Ayala e l’Inghilterra a Batty: il difensore segna con un brivido, con Seaman che sembrava in grado di intervenire, mentre il tiro del mediano di Leeds è forte ma poco angolato e per Roa non è neanche troppo difficile intervenire.
Ancora una volta fuori ai rigori.
Se quelli contro la Germania erano una novità nella storia dell’Inghilterra ai Mondiali, questi rappresentano uno straziante dejà-vu. La partita si era indirizzata ai rigori ma quello che nel ’90 era accaduto a Pearce e Waddle stavolta la sorte lo riserva al povero Batty.
Nessuno in realtà imputerà a lui la colpa dell’eliminazione ma quasi tutti oltremanica la addosseranno al loro numero 7, Beckham: per 8 lunghi anni non verrà visto di buon occhio nelle sue uscite con la nazionale di Sua Maestà, finchè una sua opera d’arte su calcio piazzato, una delle tante, consentirà all’Inghilterra di battere l’Ecuador e qualificarsi per quarti di finale dei Mondiali di Germania 2006.


EUROPEO 2000 (GIRONI)
Negli europei del 2000 giocati in Belgio ed Olanda, un po' come a France 1998, l'Inghilterra rischia più volte la squalifica per le intemperanze dei tifosi a seguito.
Il selezionatore è Keegan che può contare su giocatori del calibro di Owen, Shearer, Philips, Gerrard, Wise, Scholes, Beckham, Adams, Campbell, McManaman, Redknapp, Anderton, G.Neville.
Il girone è molto duro ma l'Inghilterra inizia bene contro il Portogallo: al 18esimo è già avanti 2-0 con reti di Shearer e McManaman.
Tuttavia al 60esimo si ritrova sotto 2-3 e questo sarà il risultato finale.
Nella seconda partita del girone, grazie ad una rete di Alan Shearer al 53esimo, i tre leoni hanno la meglio sui rivali storici della Germania (che chiuderanno il girone all'ultimo posto).
Anche l'Inghilterra però andrà a casa arrivando terza: infatti nell'ultima partita contro la Romania un rigore di Shearer ed una rete di Owen porteranno gli albionici avanti 2-1 ma la Romania pareggerà ad inizio ripresa e si porterà addirittura avanti al 90esimo grazie ad un rigore realizzato da Ganea.


MONDIALE 2002 (QUARTI DI FINALE)
La nazionale inglese che parte per l’estremo Oriente si presenta ai nastri di partenza, per l’ennesima volta, candidandosi ad un ruolo da protagonista.
Nel girone eliminatorio avevano, tra l'altro, bastonato 1-5 la Germania in casa loro.
Gli inglesi sono inseriti con Argentina, Svezia e Nigeria, in quello che è considerato all’unanimità il più difficile degli 8 gruppi.
La squadra è fondata su 2 centrocampisti del Manchester United di Sir Alex Ferguson, David Beckham e Paul Scholes, a cui potremmo aggiungere anche Nicky Butt.
La difesa titolare, davanti all’eterno Seaman, è tra le più giovani del torneo, con età media 24 anni: ci sono Patty Mills e Ashley Cole sugli esterni, e a far coppia con Campbell al centro della difesa c’è Rio Ferdinand, che rispetto a Francia ’98 è passato dal West Ham al Leeds per la cifra record di 18 milioni di sterline e ha scalato le gerarchie, approfittando dell’addio di Tony Adams.
Il centrocampo lo gestisce Trevor Sinclair, mentre in attacco c’è l’imbarazzo della scelta: a Owen e Sheringham, che già abbiamo incontrato, si aggiungono Emile Heskey, Robbie Fowler e Darius Vassell.
A gestire il gruppo, fin dalle qualificazioni, c’è Sven Goran Eriksson, primo non inglese a sedersi sulla panchina della nazionale di Sua Maestà, che predilige come schieramento tattico il 4-4-2 ormai divenuto un classico.
L’esordio è contro la Svezia, che vanta ben 5 giocatori militanti in Premiership e che quindi conoscono alla perfezione praticamente tutti i loro avversari (il solo Hargreaves milita all’estero, al Bayern).
Le squadre iniziano studiandosi a vicenda e al 24′ arriva la prima occasione, che l’Inghilterra trasforma in gol: corner da sinistra di Beckham, la palla finisce con metronomica precisione verso Sol Campbell che arriva da dietro, l’uscita di Hedman è da codice penale e il difensore dell’Arsenal insacca, 1-0.
La Svezia reagisce timidamente e al minuto 59 gli scandinavi concretizzano quanto creato: su un lancio dalla retrovie Mills si complica la vita da solo e rinvia sui piedi di Alexandersson, controllo per spostarsi la palla sul sinistro e conclusione non troppo angolata che Seaman, parzialmente giustificabile dalla visuale coperta, riesce solo a toccare, 1-1.
Owen tenta di scuotere i suoi con un destro a fil di palo, ma si resta in parità.
Heskey e Alexandersson gettano via 2 tiri da ottima posizione e nell’ultimo minuto di recupero Larsson ha l’infelice idea di imitarli, angolando troppo il destro e non punendo Cole per uno sciagurato intervento che lo aveva lanciato in porta.
Termina 1-1.
Ora tocca all’altra grande nemica: l’Argentina.
I rigori di Saint-Etienne sono troppo vicini per essere stati dimenticati e la Svezia ha battuto la Nigeria, quindi una sconfitta per i Three Lions vorrebbe dire eliminazione praticamente certa.
Kily Gonzalez prova subito a spaventare Seaman, ma il suo tiro è nulla rispetto a quello di Owen, che poco dopo coglie il palo con un diagonale di destro.
Batistuta può sbloccarla di testa dal limite dell’area piccola, ma la sfiora soltanto e Seaman blocca; poi la partita si addormenta fino all’ultimo minuto del primo tempo, quando Owen riceve palla sul lato corto dell’area di rigore e salta con una finta Pochettino che lo atterra.
Collina è lì, e non può far altro che indicare il dischetto.
Cavallero non prova neanche a tuffarsi, tanto è ben calciato il rigore di Beckham e l’Inghilterra passa in vantaggio al tramonto dei primi 45 minuti di gioco.
Nonostante questo, sono proprio gli inglesi a iniziare meglio la ripresa e Owen fallisce da pochi metri il diagonale del 2-0.
Cavallero evita il crollo di buona parte dello stadio neutralizzando il tiro al volo dai 30 metri di Scholes, che in caso di esito migliore avrebbe chiuso le votazioni per il miglior gol del Mondiale.
Stessa identica cosa si può dire del tiro a incrociare tentato da Sheringham poco dopo, ma anche in questo caso Cavallero dice no.
Meno impegnato è il suo collega Seaman, che si sporca i guanti solo nel finale, ma lo fa con un riflesso portentoso che impedisce a Pochettino, che ha colpito di testa su corner, di farsi perdonare il fallo da rigore su Owen.
La vendetta è servita, l’1-0 dell’Inghilterra porta i Leoni a quota 4 con la Svezia e costringe l'Argentina a vincere l’ultima partita per non andare a casa.
Non succederà.
La Svezia si guadagna il primo posto pareggiando 1-1, ma grazie soprattutto allo 0-0 che gli inglesi, pur qualificandosi, concedono alla Nigeria con una partita su ritmi a dir poco blandi.
Ad uscire vive dalla gabbia sono dunque Inghilterra e Svezia, mentre insieme alle aquile nigeriane resta dentro la carcassa argentina, e con lei una delle maggiori pretendenti al trono.
Gli ottavi di finale mettono di fronte agli uomini di Eriksson l’insidiosa Danimarca, che ha eliminato i campioni uscenti della Francia qualificandosi insieme all’esordiente Senegal.
E’ una partita a senso unico, i danesi vengono aggrediti da subito e trafitti già al 5′ da Ferdinand, di testa su corner di Beckham.
Raddoppia Owen da 2 passi, sfruttando un rimpallo che lo libera solo davanti a Sorensen, e chiude il conto Heskey un minuto prima dell’intervallo, con un piattone che trova impreparato il portiere danese.
I secondi 45 minuti sono un allenamento.
Quarti di finale il Brasile del trio Ronaldo-Ronaldinho-Rivaldo.
Partono meglio gli inglesi però, e al 23′ passano con Owen, abile a sfruttare un disimpegno difensivo censurabile di Lucio e ad infilare Marcos.
Il Brasile prende in mano le operazioni alla ricerca del pari, ma la resistenza inglese crolla solo al 45′, quando Ronaldinho percorre 50 metri palla al piede e smista a destra per Rivaldo, che trafigge Seaman per quell’1-1 che è anche risultato finale del primo tempo.
5 minuti della ripresa e la partita si trasforma in un incubo per l’Inghilterra: punizione a giro di Ronaldinho che da apparente cross diventa un tiro in porta, Seaman è troppo avanti e si fa beffare dalla parabola del Gaucho e il 2-1 verdeoro è cosa fatta.
Lo stesso Ronaldinho si fa cacciare al 57′ per un’entrataccia su Mills e la superiorità numerica sembra rinvigorire la squadra inglese, stordita dal tremendo uno-due subito a cavallo dei 2 tempi, ma a parte un tiro deviato proprio di Mills non si ricordano occasioni da gol per Owen e compagni: termina 2-1 per il Brasile.


EUROPEO 2004 (QUARTI DI FINALE: ELIMINAZIONE AI RIGORI)
Negli Europei portoghesi del 2004, viene scelto un CT stranieri: lo svedese Eriksson.
Quello che succede nella prima partita contro la Francia è assolutamente da Inghilterra: 1-0 di Lampard al 38esimo ma rimonta francese con doppietta di Zidane al 91esimo e su rigore al 93esimo.
Nella seconda partita l'Inghilterra travolge 3-0 la Svizzera (con doppietta di Rooney e rete di Gerrard), nella terza 4-2 la Croazia (Scholes, doppietta di Rooney e Lampard).
Nei quarti di finale contro il Portogallo, Owen apre subito le marcature al terzo minuto, poi Postiga pareggia all'83esimo.
Come a France 98, anche questa volta l'urlo di gioia viene strozzato in gola a Campbell che al 90esimo coglie la traversa e poi segna sulla ribattuta.
L'arbitro annulla (nel contrasto si vede Terry che appoggia un braccio su Ricardo, anche se la rete annullata rimane dubbia).
Si va ai supplementari e Rui Costa segna l'1-2 al 110cimo ma Lampard pareggia 5 minuti dopo.
Ad esser fatali saranno ancora i rigori con errori di Beckham e Vassel.


MONDIALE 2006 (QUARTI DI FINALE: ELIMINAZIONE AI RIGORI)
In panchina c’è ancora Sven Goran Eriksson.
In porta troviamo Paul Robinson e davanti a lui i centrali di difesa sono il confermato Rio Ferdinand e il capitano del Chelsea John Terry.
Le fasce sono occupate da Gary Neville e Ashley Cole, che sostengono gli esterni di centrocampo David Beckham e Joe Cole, mentre in mezzo al campo Steven Gerrard e Frank Lampard.
Davanti Michael Owen e Wayne Rooney, più veloce e tecnico.
Rooney che verrà convocato nonostante non fosse al meglio della forma per via di un infortunio.
Ci sono inoltre riserve di lusso, come il veterano Campbell e Jamie Carragher in difesa, Owen Hargreaves e Michael Carrick a centrocampo, e davanti un giovanissimo Theo Walcott, che di anni deve ancora compierne 18 e Crouch.
Il girone appare abbastanza ben definito già in partenza, e forse per la prima volta i pronostici della vigilia saranno rispettati appieno: c’è la Svezia, il Paraguay di Santa Cruz ed infine c’è la matricola Trinidad e Tobago.
L’esordio vede l’Inghilterra opposta al Paraguay e per i Leoni la partita si mette subito bene dopo 3 minuti: Gamarra prima commette fallo su Joe Cole, poi sulla punizione di Beckham buca il proprio portiere Villar sbagliando l’anticipo di testa, 1-0 Inghilterra.
Provano molto da fuori le 2 squadre, ma né Riveros da una parte, né Lampard e Beckham dall’altra centrano il bersaglio.
Valdez ci va più vicino con una girata da dentro l’area, ma sfiora soltanto il legno alla destra di Robinson, e si va negli spogliatoi sull’1-0.
Valdez sembra poter creare pericoli da un momento all’altro, ma Lampard costringe per 2 volte il subentrato Bobadilla a deviare in angolo un tiri dal limite dell’area.
Finisce così, un 1-0.
I prossimi avversari sono i caraibici di Trinidad e Tobago, capaci di imporre lo 0-0 alla Svezia, e Lampard inizia riservando loro lo stesso trattamento del turno precedente, impegnando il portiere Hislop dalla distanza, ma Owen sbaglia clamorosamente sulla ribattuta.
Joe Cole va via a sinistra e pesca Crouch in area, ma il destro in spaccata trova la copertura sul primo palo ancora di Hislop; poi Robinson dimostra ancora evidenti lacune in uscita, ma quella sul corner di Yorke non viene punita da Stern John, che manda fuori.
Dopo tante conclusioni da fuori, Lampard decide di avventurarsi in area, ma sull’assist di Owen riesce incredibilmente a spedire in curva dal limite dell’area piccola; peggio di lui fa Crouch, che da posizione più centrale e con l’avversario più vicino a 5 metri, scaraventa a lato un cross perfetto di Beckham.
Gli uomini di Beenhakker subiscono il gioco inglese, ma appena mettono in area cross decenti trovano in Robinson un grande alleato: è il 40′ quando esce quasi al limite dell’area facendosi anticipare da Lawrence e costringendo Terry al salvataggio miracoloso sulla linea per anticipare Stern John.
L’intervallo porta con sé la sensazione che per Trinidad un altro pareggio a reti bianche non sia poi così lontano, e Owen rincara la dose sciupando di testa da pochi metri una punizione di Beckham.
E’ l’ultimo acuto del Pallone d’Oro 2001, che lascia spazio a Rooney, ma il suo ingresso non cambia le cose: Crouch si mangia l’1-0 di testa e Lampard butta via altre 2 ottime occasioni calciando prima su Hislop e poi a lato.
Sembra una partita stregata per l’Inghilterra, ma a 7 minuti dalla fine Crouch ha una seconda occasione identica alla precedente, e questa volta il cross di Beckham lo tramuta in oro, con un colpo di testa che brucia Hislop: 1-0.
La partita di Trinidad e Tobago finisce lì, subiscono il raddoppio praticamente subito, dopo aver tenuto per oltre 80 minuti e la firma è di Gerrard, opaco fino a quel momento, che trova l’angolo lontano con un sinistro dal limite.
Il gruppo B si chiude con Svezia-Inghilterra, entrambe bisognose di un punto rispettivamente per passare il turno e tenere il primo posto, ma dopo 4 minuti cede di schianto il legamento crociato di Michael Owen, il cui talento è paragonabile solo alla sua sfortuna, e per 10 mesi non lo si vedrà più calcare un terreno di gioco.
C’è una partita da giocare però e Joe Cole accende i fuochi d’artificio al 33′, infilando Isaksson con un superbo esterno destro a uscire dai 25 metri.
In avvio di ripresa pareggia Allback, in anticipo di testa su corner di Linderoth, approfittando delle non eccelse doti in marcatura di Beckham e la Svezia sfiora più volte il vantaggio con Larsson e Ljungberg, ma gli inglesi reggono.
Da Kaiserslautern arriva la notizia del doppio vantaggio del Paraguay, che manda avanti automaticamente gli scandinavi e l’inevitabile calo di concentrazione viene punito da Gerrard, che si inserisce sul secondo palo e di testa mette in rete il cross di Joe Cole.
Nel primo minuto di recupero, però, su rimessa lunga di Edman, Campbell e Robinson non si intendono, il centrale dell’Arsenal liscia clamorosamente il pallone e Larsson può siglare il definitivo 2-2. Gli ottavi di finale mettono di fronte gli uomini di Eriksson all’Ecuador, secondo dietro la Germania padrona di casa: parrebbe un accoppiamento non impossibile, ma all’11′ Carlos Tenorio è solo davanti a Robinson con la porta spalancata, e solo un recupero prodigioso di Ashley Cole gli nega il gol deviando il pallone sulla traversa.
L’Inghilterra nel primo tempo sembra stanca e i sudamericani non hanno intenzione di alzare i ritmi, ma al quarto d’ora della ripresa Beckham cancella definitivamente dalla mente degli inglesi il rosso rimediato contro l’Argentina 8 anni prima, trasformando uno dei suoi calci di punizione e portando in vantaggio i Three Lions.
Castillo prova subito a rimettere a posto le cose, ma Robinson dice no, e Lampard sbaglia il 2-0 dopo una grande azione di Rooney, ma il risultato non cambia più: l’Inghilterra è ancora una volta ai quarti di finale, come nel 2002.
Allora capitò il Brasile poi vincitore, stavolta c’è il Portogallo di Luis Figo e Cristiano Ronaldo, non paragonabile a quei verdeoro ma comunque una signora squadra.
E’ paradossalmente la più brutta partita giocata fin lì sia dagli inglesi che dai lusitani e il primo tempo finisce con una sola potenziale occasione creata senza successo da Tiago al 13′.
Lampard ciabatta fuori un corner calciato da Beckham che l’aveva trovato completamente libero di coordinarsi, e lo stesso fa Joe Cole 6 minuti dopo, mandando alto dopo un liscio clamoroso di Rooney.
Ci tocca restare sull’attaccante del Manchester United, perché poco dopo con un pestone rifilato a Carvalho in una parte molto intima del corpo si guadagna il rosso diretto, lasciando i suoi in 10.
Il Portogallo prova a sfruttare la svolta della gara e Figo chiama Robinson alla parata con un velenoso destro a giro, ma l’occasione più clamorosa ce l’ha il giovane Aaron Lennon, entrato per Beckham, che dopo una respinta infelice di Ricardo conclude debolmente tra le sue braccia con l’intero specchio della porta aperto davanti a sé.
Niente da fare, 90 minuti non bastano, servono almeno i supplementari per decidere l’avversario della Francia in semifinale.
Ma tranne un colpo di testa fallito da Crouch a un metro dalla porta, di occasioni da gol non se ne vedono e il passaggio del turno si decide dagli 11 metri.
L’Inghilterra parte malissimo ed è sotto già dopo il primo rigore che Simao segna e Lampard si fa parare, ma la parità viene subito ristabilita dal palo di Viana unito alla trasformazione di Hargreaves. Quando anche Petit angola troppo la conclusione, Gerrard ha l’opportunità di portare avanti i suoi, ma tira dallo stesso lato di Lampard e per sua sfortuna Ricardo fa lo stesso, intercettando anche il rigore del capitano del Liverpool.
Helder Postiga spiazza Robinson e obbliga Carragher a non fallire, pena il match point sul destro di Ronaldo.
Carragher segna, ma conclude prima che l’arbitro Elizondo abbia fischiato ed è costretto a ripetere. Non è decisamente una gran serata per i Reds e dopo Gerrard sbaglia anche il vice capitano, che cambia angolo e trova la terza parata di Ricardo.
A Robinson non riesce il miracolo nell’ultima esecuzione e il sipario sul Mondiale dell’Inghilterra cala.
1990, 1998 e ora anche 2006.
Non sono bastate nemmeno le grandi prestazioni individuali, il gran Mondiale disputato dal quartetto di centrocampo Beckham-Lampard-Gerrard-J.Cole e da Owen, per quel poco che le sue ginocchia gli hanno concesso.
Finirà il mandato di Eriksson, trascinandosi via l’ottimismo portato dal tecnico svedese dal suo arrivo, nonostante le 2 uscite ai quarti di finale, e per l’Inghilterra inizia a materializzarsi l’etichetta di eterna incompiuta, di squadra che nonostante i favori del pronostico le sorridano non riesce a fare il salto di qualità.


EUROPEO 2008 (NON QUALIFICATI)
L'europeo dell'orrore per gli inglesi è questo.
Il CT McClaren verrà etichettato come "l'uomo con l'ombrello", si ricordi il terribile 0-0 interno contro la Macedonia e lo 0-0 in Israele.
La Russia è battuta 3-0 (doppietta di Owen e Rio Ferdinand) a Londra ma gli inglesi perdono 2-1 in Russia nella penultima partita del girone.
Doppietta di Pavlyuchenko in rimonta con rete del pareggio con un calcio di rigore provocato da Rooney (il fallo inizia fuori area).
L'Inghilterra comunque avrebbe il destino nelle sue mani: passano le prime 2 e l'ultima sfida è a Wembley contro la Croazia già qualificata.
Croazia=26 pnt, Inghilterra=23 pnt, Russia=21 pnt.
Basta un pareggio.
La partita però si trasformerà però ben presto in un incubo: 0-2 Croazia dopo 15 minuti (con una papera colossale del portiere Carson sul primo goal).
La riapre dal dischetto Lampard, segna il goal qualificazione Crouch ma poi Petric al 77esimo gela Wembley per il definitivo 2-3 (Carson ancora una volta non perfetto).
Passano Croazia e Russia.


MONDIALE 2010 (OTTAVI DI FINALE)
La Football Association esonerato Eriksson si affida al secondo manager straniero della sua storia, che come il primo ha allenato e vinto in Italia: Fabio Capello.
L’Inghilterra nel girone di qualificazione, in cui tra l’altro riappaiono i croati, fa quello che vuole: vince 9 partite su 10, di cui le prime 8 consecutive, chiude con 34 gol segnati, la solita difesa impenetrabile ne concede appena 6 e passa come prima precedendo l’Ucraina, unica squadra ad averla sconfitta ma a qualificazione già ottenuta.
9 dei 34 gol li segna uno che dall’ultimo Mondiale non è uscito proprio benissimo, Wayne Rooney. Oltre a lui troviamo Jermain Defoe e i colossi riconfermati da Germania 2006, Emile Heskey e Peter Crouch.
Ma nonostante Beckham abbia abdicato, è ancora il centrocampo il punto di forza della squadra. Lampard, Gerrard e Joe Cole sono ancora al loro posto, lo Spice Boy è stato sostituito nello starting 11 da Aaron Lennon e le alternative sono di primissimo ordine: da Manchester, sponda City, arrivano Gareth Barry e Shaun Wright-Phillips, mentre Michael Carrick rappresenta assieme a Rooney lo United e a loro si aggiunge James Milner dall’Aston Villa.
La difesa è orfana del suo leader e ora anche capitano, Rio Ferdinand, infortunatosi al ginocchio: la fascia passa a Gerrard, mentre il numero 5 se lo prende Michael Dawson, ma non è la stessa cosa.
Gli eventuali sostituti, da schierare accanto all’inamovibile John Terry, ci sarebbero anche, ma per vari motivi né Matthew Upson, né Jamie Carragher, né Ledley King fanno dormire sonni tranquilli, a tal punto che delle 3 partite del gironcino ne giocheranno una a testa.
Glen Johnson e Ashley Cole sulle fasce, con Stephen Warnock come polivalente vice, e infine arriviamo a quello che dal 2002, dal canto del cigno Seaman, è il vero grande problema, tuttora irrisolto, dell’Inghilterra: il portiere.
Di Paul Robinson, non esattamente una sicurezza nel 2006, non è rimasta neanche l’ombra, e i nuovi portieri scelti da Capello sono Robert Green del West Ham e il giovane Joe Hart del Birmingham.
E il terzo? Il terzo c’era anche in Germania ed Eriksson gli preferì tra le polemiche Robinson, ma stavolta, esclusa la prima partita, in porta gioca lui, che si chiama David James, che gioca nel Portsmouth e che di anni sta per compierne 40.
Il sorteggio riserva all’Inghilterra avversarie paradossalmente più deboli di quelle incontrate nelle eliminatorie: ci sono gli Stati Uniti, che evocano brutti ricordi vecchi di 60 anni e che dalla Premier League hanno pescato 8 giocatori.
C’è l’Algeria, assente dal 1986 e c’è la Slovenia, qualificatasi vincendo lo spareggio a spese della ben più quotata Russia.
Il primo posto sembra già scritto, gli inglesi non dovrebbero avere troppi problemi a conquistarlo, ma uno scheletro a stelle e strisce si sta svegliando per uscire dal suo armadio dopo oltre mezzo secolo: si parte con Inghilterra-Stati Uniti.
Eppure l’inizio dei Leoni non è affatto male, Gerrard segna dopo soli 4 minuti l’1-0 su assist di Heskey e la partita sembra mettersi sui binari giusti.
Gli americani reagiscono subito però, e prima sfiorano il pari con Altidore, poi lo acciuffano con un tiro da fuori di Dempsey, su cui Green tenta senza successo di bloccare il pallone ottenendo solo una figuraccia. Heskey in avvio di ripresa spara su Howard il possibile 2-1 a tu per tu col portiere dell’Everton, e Green salva con l’aiuto della traversa il possibile vantaggio statunitense di Altidore.
Gli ultimi 30 minuti sono un assedio inglese, ma né Johnson, né Rooney, né Lampard centrano il bersaglio, e per la seconda volta in 2 incroci mondiali, gli Stati Uniti escono indenni dalla sfida.
Nel frattempo la Slovenia balza in testa con l’1-0 sull’Algeria e proprio i nordafricani ultimi in classifica sono i prossimi avversari dell’Inghilterra.
Bisogna vincere a tutti i costi per evitare pericolosi calcoli nell’ultimo turno ma Lampard e Gerrard non impensieriscono più di tanto M’Bolhi con i loro tentativi iniziali.
Fanno altrettanto Rooney ed Heskey, quest’ultimo nonostante una deviazione favorevole, e nonostante un sicuro James non debba compiere interventi particolarmente complessi, oltre lo 0-0 non si va.
Per non avere sorprese, a questo punto serve un successo sulla Slovenia, che con 4 punti è ancora in testa.
L’Inghilterra impiega un quarto d’ora a carburare, ma poi esonda travolgendo i malcapitati avversari, che subiscono il gol di Defoe al 23′ e devono ringraziare fato e Handanovic se non incassano un passivo peggiore: Lampard, Rooney, Gerrard e Defoe ci provano in tutti i modi, ma rischiano anche la beffa sui tentativi di Novakovic e Birsa, respinti dalla difesa inglese.
L’1-0 andrebbe bene a entrambe per qualificarsi, ma il sogno sloveno si infrange nel recupero, quando arriva la notizia del vantaggio americano firmato Donovan che non solo manda avanti gli yankees, ma li proietta anche al primo posto scavalcando gli uomini di Capello.
Lo scherzo rifilato all’Inghilterra dagli ex sudditi, come li definì Matthews, costa carissimo alla nazionale di Sua Maestà, che dopo aver assaporato un tranquillo ottavo di finale contro il Ghana con vista sui quarti, si ritrova a dover affrontare per l’ennesima volta la Germania, e come sappiamo non si tratta di una partita come tutte le altre.
James deve salvare subito su un destro ravvicinato di Ozil, ma esce tardissimo al minuto 20, quando un rinvio del collega Neuer finisce a Klose, che dopo aver vinto il corpo a corpo con Upson sigla l’1-0.
Non è finita: passano 11 minuti, Muller se ne va sulla destra e trova dal lato opposto Podolski, che liberissimo ha il tempo di controllare e infilare James tra le gambe, 2-0 Germania in poco più di mezz’ora.
Lo stesso Podolski e Klose divorano il 3-0 poco dopo e l’orgoglio inglese si manifesta finalmente al minuto 37, con Upson abile a sfruttare sia il cross perfetto di Gerrard che l’uscita avventurosa di Neuer per firmare il 2-1.
Prima dell’intervallo Lampard pareggia, con un gran pallonetto dal limite che scavalca Neuer e batte prima sulla traversa e poi un metro oltre la linea di porta, per tornare successivamente in campo.
O meglio, Lampard avrebbe pareggiato, ma in realtà il risultato non cambia, perché a 44 anni dal gol fantasma di Hurst la legge del contrappasso punisce gli inglesi e l’assistente Espinosa non corre verso il centro del campo, inducendo l’arbitro Larrionda, che data la facilità della decisione poteva anche rinnegare il guardalinee, a non convalidare la rete.
Lampard un’altra traversa (2 più il gol fantasma) la coglie a inizio ripresa su punizione, cementando l’idea che l’Inghilterra possa raggiungere il pari nonostante il furto con scasso appena subìto.
Arrivano miracoli del portiere tedesco su tiri ravvicinati ma la squadra di Joachim Low tra il 67′ e il 70′ raddoppia il suo bottino di gol.
Merito di Muller, che in contropiede prima conclude un’azione da manuale bucando James sul suo palo, e poi griffa il definitivo 4-1 facendosi trovare solo in area dopo la galoppata solitaria di Klose.
Nonostante la batosta però, l’Inghilterra può recriminare eccome: i rimpianti di questo Mondiale non sono tutti dovuti a errori propri, ma anche alla sfortuna.
Certo, di sbagli ce ne sono stati e anche gravi ma non si può non ricordare che prima del gol di Donovan, l’Inghilterra era nella parte meno complessa del tabellone, con Ghana agli ottavi e probabilmente Uruguay ai quarti, e in un attimo si è vista scaraventare in un inferno dove, avesse eliminato la Germania, si sarebbe trovata di fronte l’Argentina ed eventualmente la Spagna.
E poi l’incredibile gol non assegnato a Lampard, molto più evidente e clamoroso di quello di Hurst nel ’66, che sul risultato di 2-1 poteva non solo pareggiare la partita, ma metterla sui binari preferiti dagli inglesi (che sembrava stessero giocando meglio in quei frangenti).


EUROPEO 2012 (QUARTI DI FINALE: ELIMINAZIONE AI RIGORI)
Gli europei del 2012 si giocano in Polonia ed Ucraina.
Capello improvvisamente lascia la squadra per disaccordi con la FA, rea di aver tolto la fascia di capitano a John Terry (per uno scandalo sessuale con la moglie del compagno di squadra Bridge) senza interpellarlo.
Viene chiamato all'ultimo Roy Hodgson che è costretto ad organizzare la squadra alla buona e meglio.
Francia-Inghilterra che apre il girone non è certo da tramandare ai posteri: a Lescott risponde Nasri ma si tratta di una partita bloccata e molto brutta.
Molto più bella la partita contro la Svezia: Carroll 1-0, poi rimonta svedese, poi 3-2 inglese con Walcott e Welbeck. Rooney invece decide la seconda sfida contro i padroni di casa dell'Ucraina.
Nei quarti di finale l'avversario sarà l'Italia, dopo lo 0-0 nei 120 minuti, ancora una volta ad essere fatali saranno i rigori (errori di Young ed A.Cole).


MONDIALE 2014 (GIRONI)
Fabio Capello non è più al suo posto, rimpiazzato da Roy Hodgson.
Insomma, avendone ormai passate di tutti i colori, i tifosi inglesi possono quantomeno sperare che il peggio sia passato, che ogni tipo di rimpianto sia stato ormai assaporato, che il conto con la sorte aperto da Hurst sia stato saldato da Lampard ma come vedremo non sarà così.
Vengono lasciati a casa i grandi vecchi: Rio Ferdinand, Michael Carrick, Ashley Cole e John Terry(per problemi con la FA).
In porta Hart, poi tanti giovani di belle speranze: Sterling, Jones, Sturridge, Wilshere, Barkley, Chamberlain, Shaw.
Vengono convocati anche Lallana e Lambert, protagonisti con Shaw, di una grandissima stagione al Southampton. L'esperienza invece sarà fornita da Wayne Rooney, Frank Lampard, Steven Gerrard, Cahill, Jagielka, Glen Johnson. Gli inglesi vengono sorteggiati nel girone di ferro: Italia, Uruguay, Costa Rica. L'esordio è a Manaus subito contro l'Italia.
Gli inglesi partono meglio sfiorando il gol in più circostanze(diversi tiri da lontano più la gran botta di Sterling che fa gridare all'eurogol e l'ottimo tiro di Henderson respinto dal portiere italiano) ma poi piano piano l'Italia comincia a fare uno sterile possesso palla ma son sempre gli inglesi a rendersi pericolosi prima con Welbeck che salta Paletta e mette in mezzo ma il tiro è deviato in corner da pochi passi. Tuttavia al 33esimo è l'Italia a passare con Marchisio che segna dalla distanza sugli sviluppi di un corner. Passano appena 3 minuti e Rooney con un assist geniale mette dentro e Sturridge insacca: 1-1.
Nel recupero del 1t è l'Italia però a sfiorare la rete: salvataggio sulla linea di Jagielka e poi sulla stessa azione palo di Candreva. Gli inglesi nel 1t possono recriminare anche per un probabile rigore non concesso. Nella ripresa parte meglio l'Inghilterra che sfiora il vantaggio con Sturridge ma è ancora l'Italia a colpire con un colpo di testa di Balotelli: 1-2. Sarà un assedio sino al 90esimo con gli inglesi che tireranno da tutte le distanze senza esito. Nel finale due grandi punizioni di Baines e Gerrard ma Sirigu è attento. Al 94esimo Pirlo coglie la traversa, finirà 1-2.
Inglesi, immeritatamente sconfitti ma le amnesie difensive si pagano.
Seconda partita con l'Uruguay è subito uno spareggio da dentro o fuori.
L’inerzia del match è prevedibile: l’Inghilterra prova a intavolare una trama mentre i sudamericani aspettano per poter ripartire. L’Inghilterra tira nello specchio due volte: prima su corner (testa di Rooney che colpisce l’incrocio al 31’ a porta vuota) e su una ripartenza (al 41’ ancora Rooney trova Sturridge in profondità che aggira i centrali molto lenti). Ma si rende anche pericolosissima con una punizione sempre di Rooney che esce di pochissimo. Sull’altro fronte i sudamericani trovano comunque pochi spazi. Non a caso la rete del vantaggio arriva nell’unica occasione in cui Lodeiro s’infila in mezzo ai due interditori e crea la superiorità: al 39’ Cavani scucchiaia per Suárez, che grazie alla concessione di Jagielka imbuca Hart.
Al rientro in campo la nazionale dei Tre Leoni rischia di chiudere anzitempo la sua avventura in Brasile, un approccio particolarmente morbido concede molti spazi all’Uruguay che specialmente al 52’ trova l’imbucata con Cavani, ma a tu per tu col portiere il centravanti platense allarga troppo il piattone destro. È la scossa che fa rinsavire gli uomini di Hodgson.
Nell’azione successiva Baines trova la linea di fondo e butta in mezzo per Rooney ma il tap-in del numero 10 non è incredibilmente vincente.
La sua maledizione nella Coppa del Mondo si spezza solo al 75’ (dopo 765 minuti disputati, ovvero più di dodici ore, ha segnato la prima rete nella massima competizione Fifa) quando appoggia in rete un pallone d’oro datogli da Johnson.
Hodgson non ha fatto grossi stravolgimenti, si è limitato a scambiare posizione alle due ali e sostituirle con Barkley e Lallana, a insistere con la spinta sulle fasce.
La scelta ha parzialmente pagato, con i tagli sull’esterno di Sturridge, appena Johnson è riuscito a saltare l’uomo e mettere dentro il pallone ha trovato l’inserimento di Rooney.
Tuttavia l'Uruguay colpisce a cinque dal termine: rinvio del portiere uruguagio, Gerrard che spizza la palla di testa all'indietro ma ironia della sorte trova Suárez(oltre i due centrali inglesi di almeno 1 metro ma ovviamente non è fuorigioco) che riceve il pallone e lo scaraventa in porta.
L'Inghilterra è (quasi) fuori. La terza sfida li vedrà opposti alla Costa Rica.
Gli inglesi passano battendo la Costa Rica ma allo stesso tempo devono sperare che l'Italia batta l'Uruguay. L'Italia viene sconfitta (e se ne torna a casa), gli inglesi non vanno oltre lo 0-0 contro i costaricani. Hodgson dà spazio a chi non ne aveva trovato sin lì: Jones, Barkley, Shaw, Smalling ma ne fuoriesce una gara dai ritmi blanti. Inghilterra che sfiora a più riprese il vantaggio, reclama anche un rigore su Sturridge(abbattuto in area di rigore) ma non basta: finirà 0-0.
E per la prima volta dal 1950 non supera il girone eliminatorio.


EUROPEO 2016
Negli europei francesi, con sempre Hodgson al timone, gli inglesi esordiscono contro la Russia.
Dier realizza la rete dell'1-0 ma la beffa come sempre è dietro l'angolo: Berezutski dà ai russi il pareggio al 92esimo con Hart colpevolmente sorpreso.
Nella seconda partita, derby britannico contro il Galles, gli inglesi vanno sotto per una rete di Bale ma Vardy e poi al 92esimo Sturridge regalano l'insperata vittoria.
A chiudere il girone uno scialbo 0-0 contro la Slovacchia.
Il Galles passa incredibilmente come primo, inglesi secondi con 5 punti.
Ai quarti l'avversario è l'Islanda e quello che succede è assolutamente incredibile.
Dopo lo 0-1 contro gli USA nel primo mondiale 1950, gli anni 70 bui con diverse non qualificazioni, la mancata qualificazione del 2008 be' questa partita rappresenta uno dei punti più bassi della nazionale inglese.
E dire che un rigore di Rooney aveva subito indirizzato la partita sui binari giusti ma il vantaggio dura pochissimo perchè Sigurdsson (Fulham) pareggia 2 minuti dopo.
Sigborsson al quarto d'ora dà l'incredibile vantaggio agli islandesi, poi sarà un calvario sino al 90esimo con i sudditi di sua maestà lenti ed incapaci di reagire.


MONDIALE 2018 (SEMIFINALI)
Il mondiale in Russia non era certo quello dove la nazionale inglese partiva con i favori del pronostico, vista la squadra ringiovanita ed un CT inesperto come Gareth Southgate.
Il CT inglese ovviamente lascia a casa Rooney, convoca diversi giovani quali Trippier, Maguire, Pickford, Alexander Arnold, Stones, Loftus Cheek più gli scontati Alli, Kane, Lingard, Rashford, Walker, Henderson.
Modulo? Un 3-5-2 che all'occorrenza diventa un 5-3-2.
L'esordio avviene contro la Tunisia, gara dominata dagli uomini di Southgate che passano subito con Kane all'11esimo.
Sono poi tanti i colpi del KO mancati (Sterling, Kane), così la Tunisia pareggia con un rigore dubbio concesso per fallo di Walker.
Qualche minuto dopo, nell'altra area, un rigore ben più netto viene negato alla nazionale dei Tre Leoni.
La ripresa è meno bella della prima: la Tunisia si difende con ordine, l'Inghilterra prova a fare gioco ma si spegne alla distanza. Malgrado ciò sarà Kane al 91esimo a deciderla con un colpo di testa su corner, quando ormai erano in pochi a crederci.
Nella seconda partita del girone, l'avversario è Panama e come si può facilmente immaginare la contesa non è più di una simpatica merenda: finirà 6-1 (doppietta di Stones, tripletta di Kane e gran goal di Lingard. Baloy sul 6-0 segna una rete storica per Panama).
Nel girone, Inghilterra e Belgio, sono appaiate a 6 punti e si sfidano nell'ultima partita (da già qualificate). I tanti cambi sono prevedibili, inoltre, paradossalmente, vista la situazione negli altri gironi conviene arrivare secondi (per andare nella parte meno ardua del tabellone, visto che molte big stentano o sono state eliminate tipo Germania ed Argentina). Ne esce fuori una gara bloccata e molto brutta (anche per le tante riserve in campo), destinata allo 0-0 (che avrebbe dato il primo posto all'Inghilterra, per il minor numero di cartellini gialli a carico, vista che anche la differenza reti era pari). Tuttavia una bella rete di Januzaj (ex Manchester Utd) consegna vittoria e primo posto al Belgio.
L'Inghilterra incontra agli ottavi la Colombia.
Non è un grande 1t con la Colombia tutta arroccata dietro e l'Inghilterra che spreca due buone occasioni (un colpo di testa sottomisura di Kane).
Al 12esimo della ripresa però Kane viene atterrato in area e realizza il rigore dell'1-0.
Gli inglesi controllano la gara ma soffrono negli ultimi 15 minuti smettendo di giocare.
Walker lancia verso la sua porta Bacca che la dà a Cuadrato che a 10 minuti dalla fine spreca una grande occasione.
Tuttavia sembra che la maledizione per gli inglesi possa non aver mai fine: infatti al 93esimo Pickford compie una grande parata su una gran botta da 30 metri ma sul successivo corner, Trippier non riesce a respingere sulla linea e Mina la porta ai supplementari.
I colombiani salgono in cattedra e soprattutto nel 1t supplementare fanno la partita ma la grande occasione capita a Rose nel 2t che spreca malamente.
Si va alla lotteria dei rigori, sempre fatale storicamente agli inglesi.
Kane e Rashford segnano, Henderson sbaglia.
Ma gli errori di Uribe e Bacca consegnano una storica vittoria per i maestri che segnano con Trippier e Dier.
Ai quarti l'Inghilterra, trova la Svezia giustiziere dell'Italia nelle qualificazioni.
Southgate conferma il 3-5-2, Svezia che rimane in partita sino allo 0-0 ma a seguito della rete di Maguire su corner, gli inglesi dominano in lungo e largo sbagliando più volte la rete del 2-0 (con Sterling).
Il 2-0 arriva però al 59esimo con Alli, poi sarà un dominio sino al 90esimo ma il punteggio non cambia più.
L'Inghilterra, dagli anni 90, ri-raggiunge nuovamente le semifinali: l'avversario sarà la Croazia.
La gara  parte subito bene, visto che Trippier realizza una magistrale punizione dal limite al quinto minuto. Gli inglesi sbagliano più volte il KO, la Croazia è davvero annichilita.
Anche Kane sbaglia una rete clamorosa a pochi centimetri dalla linea di porta con tanto di palo.
Ad ogni modo, la Croazia nella ripresa cambia marcia e trova il pareggio con Perisic che sovrasta Trippier. I dubbi rimangono però: Trippier abbassa leggermente la testa ma la gamba di Perisic è molto alta. Gioco pericoloso? A centrocampo sicuramente si, in area rimane una situazione al limite (spesso non vengono segnalati giochi pericolosi di questo tipo).
L'episodio cambia la partita perchè l'Inghilterra scompare dal campo, finirà comunque 1-1.
A deciderla sarà Mandzukic al 109esimo dei supplementari. Gli inglesi non riusciranno a reagire quindi Croazia in semifinale, Inghilterra a casa.
La finale terzo/quarto posto sarà contro il Belgio che la sblocca subito al quarto con Maunier.
La chiude Hazard a 10 minuti dalla fine.



T'interessano altri articoli su storie sportive(doping, scandali, suicidi, partite vendute, etc) e scommesse?
Qui trovi l'indice completo ed aggiornato del blog:  Indice Storie Sportive(Doping, Suicidi, Partite Vendute, Stake, etc)

Nessun commento:

Posta un commento