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sabato 30 agosto 2014

La Storia Di George Best (Aneddoti, Alcool, Donne e Frasi Celebri)

George Best nasce a Belfast il 22 Magio 1946.
Il padre Dickie era membro dell'Orange Order, una confraternita protestante fondata nel 1796 quale tributo al re d'Inghilterra, Scozia ed Irlanda,Guglielmo d'Orange, di origini olandesi. La madre di Best, Anne morì a soli 55 anni, per problemi legati all'alcoholismo: un triste presagio di quello che accadrà al figlio, quasi trent'anni dopo.
Egli incarna alla perfezione quell'affascinante binomio "genio e sregolatezza" che rappresenta le due facce della stessa medaglia dell'artista maledetto.
Da un lato "il genio", il "campione", giocatore dotato di tecnica purissima, da ammirare per le sue giocate, dall'altro "la sregolatezza", gli eccessi fuori dal campo: una vita vissuta al massimo, breve ed intensa, ma che non può essere da esempio per i più giovani.


GLI INIZI E IL SUCCESSO
Tifoso del Glentoran e del Wolverhampton Wonderers, Best venne scoperto dal talent scout del Manchester United Bob Bishop.
Dopo due anni trascorsi da dilettante, a quel tempo i clubs inglesi non potevano tesserare calciatori di nazionalità nordirlandese nella squadra "primavera", Best fa il suo debutto in First Division all'età di 17 anni contro il West Bromwich Albion il 14 settembre 1963, mentre la prima rete arriverà nella gara contro il Burnley il 28 dicembre (vittoria per 5-1).
Dopo quella partita, Best entrò in pianta stabile in prima squadra.
In quella stessa stagione i Red Devils raggiunsero la semifinale di FA Cup dove vennero sconfitti dal West Ham.
Nella stagione successiva, Best ebbe un ruolo importante nella vittoria del titolo finale.
Dotato di tecnica sopraffina, Sir Matt Busby rivelerà successivamente che furono i suoi metodi di allenamento "duri e a tratti brutali", consentirono al talento nordirlandese di eccellere nonostante il gioco duro e fisico tipico del calcio inglese di quegli anni.
Ma è il 9 marzo 1966 che Best raggiunge gli onori della cronaca.
Durante un match valevole per i quarti di finale di Coppa dei Campioni, il talento nordilandese, a soli 19 anni, siglò una storica doppietta all'Estàdio da Luz contro il Benfica.
Un risultato che non incise sulla vittoria finale dei Red Devils, ma che segnò l'inarrestabile ascesa mediatica del "personaggio" Best.
I quotidiani portoghesi lo definirono "il quinto Beatle" (per la pettinatura) e la sua attitudine ai riflettori lo trasformarono in "uomo-copertina".
Di ritorno dalla trasferta contro il Benfica, viene soprannominato "Il quinto Beatle" dalla stampa portoghese.
Due settimane dopo il famoso match contro il Benfica, Best subì un grave infortunio al ginocchio, che lo costrinse a restare fuori dai campi di gioco per il resto della stagione.
Fu tuttavia il medico sociale del Glentoran, cui Best si rivolse segretamente, a curarlo e a rimetterlo in sesto.
 La stagione 1966-67, vide Best trionfare insieme allo United.
Sempre presente in tutte le gare ufficiale, vinse il titolo con la sua squadra e giocò il Charity Shield (3-3 contro il Tottenham e trofeo condiviso), primo match trasmesso a colori dalla TV britannica.
Nel 1968 arrivò il trionfo in Coppa dei Campioni.
La vittoria per 2-1 nella gara contro l'FK Sarajevo lo vide protagonista con un goal ed un assist per John Aston. Dopo aver superato nel doppio confronto dei quarti di finale i polacchi del Gornik Zabrze, lo United affrontò in semifinale il Real Madrid.
Anche allora il genio dell'Irlanda del Nord fu protagonista: siglò la rete della vittoria nella gara d'andata all'Old Trafford e si rese protagonista con un assist a Bill Foulkes, nel difficile match di ritorno al Bernabeu (conclusosi 3-3), che consentì al Manchester United di accedere alla finale di Wembley contro il Benfica.
 Best vinse l'ambito premio "Footballer Of The Year", ma conquistò le prime pagine dei tabloids quando dichiarò di aver trovato "un nuovo modo per riposarsi" in vista della finale contro il Benfica: "dormire con una giovane ragazza di nome Sue".
Questi suoi eccessi nella vita privata, però, non incisero sul rendimento in campo: nella storica finale contro Benfica, a tre minuti dall'inizi dei tempi supplementari, quando il match era sull'1-1, Best siglò il 2-1, preparando la goleada che arrivò nei minuti successivi con le marcature di Brian Kidd e Bobby Charlton.
Il Manchester United vinse così la Coppa dei Campioni, raggiungendo il traguardo più importante della sua storia.
Nel 1968 George Best vinse il pallone d'oro, ottenendo più voti di Bobby Charlton, Dragan Dzajic e Franz Beckenbauer.
Fu quello il punto più alto della sua carriera: a soli 22 anni aveva già in bacheca il titolo di campione d'Inghilterra, la Coppa dei Campioni ed il pallone d'oro.
Nella stagione successiva, dopo un deludente 11° posto in campionato, si attendeva una vittoria nella Coppa Intercontinentale nel doppio confronto contro l' Estudiantes de la Plata. Fu una gara molto complicata conclusasi con la vittoria della squadra argentina (1-0 all'andata e 1-1 all'Old Trafford), che impostò la partita esclusivamente sul lato fisico, con un gioco duro e provocatorio che costrinse George Best all'espulsione, per un fallo di reazione commesso a palla lontana.
Nella stagione 1969-70, George Best segnò 23 reti, tra cui ben sei al Northampton Town in una gara di FA Cup.


I PRIMI PROBLEMI
"Ho speso molto denaro per alcol, donne e auto sportive. Il resto l'ho usato per divertirmi".
Il ritorno di Sir.Matt Busby sulla panchina del Manchester United nella stagione 1970-71, coincise con l'inizio dei problemi comportamentali di Best: la FA lo multò per aver ricevuto tre cartellini gialli consecutivi per cattiva condotta in campo e lo United lo mise fuori rosa per due settimane dopo che il ribelle nordirlandese perse il treno per la trasferta di Stamford Bridge dopo aver trascorso una notte con l'attrice Sinead Cusack.
Lo stesso episodio si verificò la stagione successiva, quando saltò un'intera settimana di allenamento per essere stato in vacanza con Carolyn Moore, miss Gran Bretagna 1971.
Nonostante tutto, il rendimento di Best sul campo non subì alcuna flessione: triplette decisive contro West Ham e Southampton e 27 reti in 54 gare che lo resero il migliore marcatore della squadra.
Il declino dello United continuò e con esso quello di Best che era ormai rimasto l'unico vero talento in squadra.
La sua ultima gara con la maglia dello United fu contro il Queens Park Rangers, dove i Red Devils persero 3-0. Dopo aver saltato gli allenamenti dei tre giorni successivi alla gara contro il QPR, Best fu messo fuori rosa dal manager Docherty.
Venne arrestato (e poi subito rilasciato) con l'accusa di aver rubato una pelliccia, il passaporto e il libretto di assegni della modella americana e presentatrice televisiva Marjorie Wallace.
Intanto il Manchester United retrocesse in seconda divisione nella stagione 1973-1974.
Il lento ed inesorabile declino della sua carriera calcistica iniziò nell'istante in cui decise di svestirsi della maglia che lo aveva reso il campione che oggi celebriamo.
Infatti George Best rimase al Manchester sino al 1974, non senza dissidi e delusioni.
Più di una volta vi furono aspri contrasti con la dirigenza, accusata da Best di acquistare giocatori di livello inferiore a quello richiesto per vincere.
Nonostante tutto, "Geordie" (altro soprannome di Best) non volle lasciare i Red Devils fino a che il manager restò Matt Busby.
Ma nel 1974 arrivò dal Chelsea Tommy Docherty, che iniziò a rimodellare la squadra a propria immagine (amava il gioco duro) e a cui non serviva quel piccolo irlandese anarchico e difficilmente inquadrabile.
Dissidi precedenti e nuovi problemi di incompatibilità tra i due portarono al divorzio tra il talentuoso giocatore e il club che lo aveva lanciato nel grande calcio.
Fu, quello, un giorno triste per gli sportivi inglesi, che furono privati del piacere di ammirare uno dei giocatori più divertenti per modo di gioco presenti sul palcoscenico mondiale.
A soli 28 anni Best scelse di terminare la carriera: emigrò al Fort Lauderdale (Los Angeles) nella neonata American League di soccer, dove già militivano campioni "in pensione" come Pelè.
Lasciato lo United, il genio nordirlandese iniziò un lungo peregrinare nel mondo che lo portò a giocare in vari clubs in Sud Africa, Irlanda, Stati Uniti, Scozia e Australia.
Tuttavia sempre in Inghilterra Best regalò ai suoi tifosi l'ultimo bagliore in campo: l'esperienza al Fulham nella stagione 1976-77 fu molto positiva.
Nonostante l'età e la condizione fisica non esaltante, Best e i suoi compagni di squadra regalarono molte emozioni ai tifosi del Fulham. Memorabile la gara contro l'Hereford vinta per 4-1. Best si ritirò dal calcio giocato a 37 anni, nella stagione 1982-83. l'8 agosto del 1988 si disputò a Windsor Park il George Best testimonial match.
L'ex United siglò due reti e tra il pubblico vi erano Matt Busby e Bob Bishop: i due uomini che portarono il suo genio sui campi da calcio.


LE DONNE, L'ALCOOL, GLI ARRESTI
Analizzando la vita privata di Best, sembra quasi che il talento nordirlandese abbia anticipato i tempi.
Ricco, talentuoso, di bell'aspetto, sempre accompagnato da belle donne, onnipresente nelle prima pagine dei giornali scandalistici, non sembra il ritratto di un giocatore degli anni '60-'70, ma quello di un atleta moderno, più attento alla luce dei riflettori dello showbusiness che a quelli del campo.
Il suo rendimento in campo ai tempi dello United, quindi nel pieno della sua carriera, non ha mai risentito degli eccessi della sua vita privata; è sempre riuscito a dare il massimo per la squadra ed è sempre stato in grado di esprimere il suo talento al cento per cento.
Poteva non presentarsi a qualche allenamento, subire squalifiche per comportamenti scorretti nei confronti degli avversari, ma mai ha privato la squadra del suo talento, nè la sua vita privata ha mai inciso negativamente sul suo rendimento in campo.
Best si sposò con Angela MacDonald-Janes nel 1978, da cui ebbe il figlio Calum, prima di separarsi nel 1982.
Nel 1995 sposò Alex Pursey da cui non ebbe figli.
I due divorziarono nel 2004.
Il nome di George Best è tristemente legato a quello dell'alcool.
L'ex giocatore del Manchester United ha sofferto di alcoolismo per la maggior parte della vita.
Se da giovane non ha inciso sulla sua carriera, gli ultimi vent'anni della sua vita sono stati costellati da episodi negativi causati dalla sua dipendenza dall'alcool.
Nel 1981 rubò del denaro ad una donna per acquistare da bere, nel 1984 fu condannato a tre mesi di reclusione per guida in stato di ebbrezza ed aggressione a pubblico ufficiale.
Nel 1990 apparve ubriaco al talk show della BBC "Wogan", rispondendo: "I like screwing", ad una domanda del conduttore che gli chiedeva cosa gli piacesse fare.
A partire dal 2000, le condizioni di salute di George Best iniziarono a precipitare.
Sottoposto ad un trapianto di fegato nel 2002, per i danni irreversibili causati dall'alcool, l'operazione suscitò clamore perchè venne effettuata a spese del National Health Service (in sostanza, si riteneva uno spreco spendere denaro pubblico per un trapianto ad un soggetto affetto da alcoolismo cronico).
La polemica si riaccese un anno dopo, quando Best venne visto in un locale a bere vino.
Nel 2004 venne nuovamente giudicato colpevole per guida in stato di ebbrezza e gli venne ritirata la patente per quasi 2 anni.
Nonostante le sue condizioni di salute peggiorassero, continuava a bere.
Il 3 ottobre 2005 venne ricoverato d'urgenza al reparto di terapia intensiva del Cromwell Hospital.
Nel mese di novembre la situazione si aggravò ulteriormente.
Il 20 novembre il News Of The World pubblicò in prima pagina una foto shock su richiesta dello stesso Best in fin di vita: doveva essere un monito per i giovani sui pericoli del bere: "Don't die like me"("non fate come me" in realtà le versioni sono discordanti, pare che Best non si sia mai pentito riguardo il suo passato).
La sua vita si spense a 59 anni, il 25 novembre 2005.


FRASI SULL'ALCOL E DONNE
"Non sono mai stato in spiaggia, per arrivarci dovevo passare davanti a un bar e mi sono sempre fermato prima di raggiungere l'acqua"

"Il livello del Gamma GT, un enzima del fegato che dà l'indicazione più chiara dei danni che questo ha subito, diventa critico quando supera l'80. Il mio si aggirava intorno ai 900"

"Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcol. Sono stati i 20 minuti peggiori della mia vita"

"Se io fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Pelé"

"Ho speso molti soldi per alcol, ragazze e macchine veloci. Il resto l'ho sperperato"

"Ho smesso di bere, ma solo quando dormo"

"A quel punto avevo bisogno di bere, non riuscivo ad averne abbastanza. E niente mi avrebbe fermato, nemmeno quando Angie cominciò a nascondere le chiavi della macchina e tutti i nostri soldi. Se non li trovavo, uscivo a piedi e camminavo anche per undici o dodici chilometri per trovare un bar e se non avevo soldi in tasca, mi sedevo e aspettavo finché uno degli habitué non mi riconosceva e mi offriva da bere. Diventai un vagabondo da spiaggia: c'erano delle notti che dormivo veramente sulla spiaggia"

"Sento spesso raccontare di quella volta in cui un cameriere irlandese mi consegnò dello champagne nella mia stanza d'albergo, dove me ne stavo a letto con Mary Stavin e diverse migliaia di sterline vinte alle scommesse, e mi chiese: "Quand'è che le cose hanno iniziato ad andarti male, George?" Anch'io ho raccontato questa storia più di una volta ed è sempre stata seguita da grasse risate. Ovviamente, tutto andò storto da allora. Andò male con ciò che amavo di più al mondo, il calcio, e da allora il resto della mia vita si sgretolò. Quando il calcio era importante e io giocavo bene, non vedevo l'ora di alzarmi la mattina: era la mia unica ragione di vita. Quando il gioco non è bastato più a buttarmi giù dal letto, non ho visto altri motivi validi per smettere di bere"

"Per quanto riguarda il bere, non è che avessi davvero intenzione di smettere. In effetti era più o meno il contrario. Invece che cercare la soluzione ai miei problemi di stomaco in una confezione di medicinali, la cercavo in una bottiglia di brandy. Ora avevo iniziato a berne sempre di più. A volte cominciavo appena sveglio, oltre naturalmente all'autobotte di vino che mi ingollavo ogni giorno. E naturalmente più bevevo, meno sentivo il dolore. Così, con la tipica logica da alcolista, non avevo dubbi: più alcol = meno dolore"

[dopo la vittoria in Coppa Campioni del 1968]
"Bere mi piaceva sempre di più e finii per ubriacarmi al punto che il seguito del più grande giorno della mia carriera di calciatore per me è solo un buco nero. Non ricordo di essere uscito dallo stadio e non ricordo di essere andato alla cena ufficiale del Russel Hotel, anche se mi dicono che ero presente"

"Se amavi il calcio ed eri tanto fortunato da giocarlo a livello professionistico, non avresti potuto scegliere un decennio migliore in cui vivere. E se eri un potenziale alcolista non avresti potuto sceglierne uno più pericoloso. Negli anni sessanta succedeva di tutto. E tutto sembrava possibile"

"I miei amici sostengono ancora oggi che bevevano quanto me. Non è vero. Se eravamo in un night club che chiudeva alle due, loro poi se ne andavano a casa. Io andavo in un club che restava aperto fino alle sei e poi andavo a casa e non riuscivo a dormire. Sapevo dove andare alle nove del mattino a farmi un bicchierino"

"Ho sempre voluto essere il migliore in tutto: in campo il più forte, al bar quello che beveva di più"

"Sarei potuto entrare nella Alcolisti Anonimi. Il problema è che io non posso restare anonimo"

"L'alcol era l'unico avversario che non ero riuscito a battere, anche se avevo provato con gli Alcolisti anonimi, con l'astinenza e un paio di volte addirittura mi ero fatto cucire delle capsule di Antabuse nello stomaco: durano tre mesi e ti fanno stare malissimo se provi anche solo ad assaggiare un sorso di bumba. Nemmeno così ero riuscito a smettere"

"Alcune cose me le sono lasciate sfuggire... Miss Canada, Miss Regno Unito, Miss Mondo..."

"Non è possibile spiegare cosa significhi segnare un gran gol a qualcuno che non ci sia mai riuscito. Qualche anno fa dissi che se mi avessero dato la possibilità di scegliere tra segnare un gol al Liverpool da 27 metri, dopo aver saltato quattro uomini, e andare a letto con Miss Mondo, sarebbe stata una scelta difficile. Per fortuna, ho avuto entrambe le cose e soprattutto, una di queste cose l'ho ottenuta davanti a cinquantamila persone"

"Quando sei un ragazzino e usi la tua immaginazione, ti vedi fare goal a Wembley con 100.000 tifosi che urlano il tuo nome. Non pensi a tutto ciò che ti toccherà prima di quel momento, tipo startene in un campo d'allenamento gelato con le ginocchia che tremano con davanti questi giganti che fino a poco prima conoscevi solo per nome"

"I giornali avevano iniziato a seguirmi dopo la partita contro il Chelsea, ma la vittoria contro il Benfica mi fece fare un salto di qualità. Tutti sembrarono impazzire. Ebbi addirittura una mia rubrica personale sul «Daily Express» e la gente voleva sapere tutto su di me. Non solo quello che pensavo sul calcio, ma anche che vestiti portavo, che musica mi piaceva, quali locali frequentavo. All'improvviso tutto ciò che facevo era diventato "in". Fu più o meno in quel periodo che la stampa nazionale iniziò davvero a occuparsi di me. Credo che mi avessero notato perché ero diverso dagli altri. I calciatori di allora non portavano capelli lunghi e non giocavano con la maglia fuori dai calzoncini. E ti insegnavano a non toglierti mai i parastinchi. Ma le regole sono fatte per essere infrante e io le infrangevo tutte, non perché fossi un ribelle o perché stessi cercando di dimostrare qualcosa. Ero semplicemente fatto così. Niente di più"

"È stato l’alcool che nel 1984 mi ha portato alla prigione di Pentonville per guida in stato d’ebrezza, reato che sicuramente non mi avrebbe fatto finire in gattabuia se poi non avessi preso a testate un poliziotto"

[Riferito alle donne]
"Che cosa ci posso fare se mi saltano addosso?"

"I sentimenti danno dipendenza…Meglio l’alcol"

"Vivo la mia vita un drink alla volta"

"Quando me ne sarò andato, la gente dimenticherà tutta la spazzatura e ricorderà solo il calcio. Se una sola persona pensa che io sia il miglior giocatore al mondo, questo è abbastanza per me"

[In punto di morte]
"Non fate come me"


FRASI SUL CALCIO
"Se io fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Pelé"

"Presi la palla sull'ala sinistra, scartai un difensore, poi un altro e un altro ancora, saranno stati quattro o cinque. A mano a mano che mi si presentava davanti un difensore, sembrava sempre più probabile che mi rubasse la palla e io sentivo di dover lottare per non spezzare il ritmo della corsa, come succede nei sogni quando stai cercando di scappare da qualcuno. Ma ogni volta arrivavo sulla palla per primo, la lanciavo un metro o due alle spalle dell'avversario, andavo a riprenderla e ricominciavo da capo. Alla fine un difensore riuscì a prendermi palla, ma quell'azione era stata una cosa fantastica. Era come un'esperienza extracorporea, una sequenza di sogno, come se io volassi sopra il campo e guardassi un altro giocatore. Quando ripenso a quell'azione la rivedo sempre al rallentatore"

"Il fatto che io mi chiami Best e che in inglese “best” significhi “migliore” mandava letteralmente in sollucchero i pubblicitari e forniva loro una riserva inesauribile di battute inqualificabili"

"Se Matt Busby fosse stato più duro con me forse le cose sarebbero andate meglio. L’avevo sempre fatta franca, pensavo di poter fare tutto ciò che volevo. Le regole della squadra non valevano per me. Loro non dovevano convivere con il fatto di essere George Best"

"Nel 1967/68 divenni il capocannoniere della squadra, anche se sono certo che Denis e Bobby vi direbbero che ero soltanto diventato più avido e non passavo loro la palla nemmeno se erano in una posizione migliore della mia"

[Commentando la partita contro la squadra argentina dell’Estudiantes]
"Ero sempre più frustrato del fatto che l’arbitro lasciasse che uno dei loro calciatori mi pigliasse a calci in ogni angolo del campo. Verso la fine della partita decise di ammonirlo ma io pensai che aveva aspettato troppo. Gli tirai un pugno al mento mentre l’arbitro l’ammoniva e venni espulso. Fu il cartellino rosso più appagante della mia carriera"

"Una volta dissi che il Q. I. di Gazza era inferiore al suo numero di maglia e lui mi chiese: "Che cos'è un Q. I.?"

[Su David Beckham]
"Non sa calciare col piede sinistro, non sa colpire di testa, non sa contrastare e non segna molto. A parte questo, è a posto"

"Non puoi solo andare là fuori e battere l’ avversario. Devi impressionarlo al punto che non vorrà mai più vederti"

"Era il 1976, si giocava Irlanda del Nord - Olanda. Giocavo contro Johan Cruyff, uno dei più forti di tutti i tempi. Al 5° minuto prendo la palla, salto un uomo, ne salto un altro, ma non punto la porta, punto il centro del campo: punto Cruyff. Gli arrivo davanti gli faccio una finta di corpo e poi un tunnel, poi calcio via il pallone, lui si gira e io gli dico: 'Tu sei il più forte di tutti ma solo perché io non ho tempo"

"Pelé ha detto che sono stato il miglior giocatore del mondo: questo è il mio ultimo saluto alla vita"


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