"Mi sono curato con la Marijuana medicinale per la maggior parte della mia carriera"
Nate Jackson, nel 2014, ammise che è abituale e ben noto che i giocatori di NFL propendano per un metodo naturale come quello della Marijuana, per far fronte ai dolori causati dai molteplici infortuni di cui soffrono nel corso della loro carriera.
Molti sportivi preferiscono fumare la cannabis, piuttosto che essere coinvolti nella dipendenza da altri medicinali o doversi sottoporre a delle fastidiose infiltrazioni.
Il dolore provocato da questi infortuni è qualcosa d' inimmaginabile viste le botte e i colpi subiti quindi si propende per anti-dolorifici per alleviare il dolore e tornare subito in campo.
Medicinali e Marijuana terapeutica per poter condurre una vita normale e il meno dolorosa e stressante possibile.
Nate Jackson: “Mi sono rotto la tibia, mi sono lussato la spalla, mi sono tagliato l’inguine con un osso, mi sono rotto i legamenti, le dita e le costole e ho subito un trauma cranico”.
Per questo, l’ex giocatore di football statunitense si è dovuto curare con la cannabis tra il 2003 e il 2008.
La maggior parte dei suoi compagni, che hanno subito infortuni simili, hanno avuto bisogno in tutti questi anni della stessa medicina per potersi garantire una vita tranquilla.
Sebbene esistano medicinali alternativi per questo tipo di dolori, la maggior parte degli sportivi sceglie la cannabis.
Molti di loro non percepiscono miglioramento con le pillole o le iniezioni e, secondo quanto spiega Jackson, sono abituati alla cannabis fin dall’adolescenza, poiché iniziano a farne uso molto presto per ovviare alla brutalità del gioco.
Nel settore sono in molti coloro che ritengono necessario che la NFL apporti dei cambiamenti sostanziali nella propria politica riguardante le droghe, che condanna il consumo della Marijuana.
Nel 2014 Roger Goodell, massimo rappresentante della NFL, dichiarò che la lega avrebbe preso in considerazione il fatto di consentire agli atleti l’utilizzo della Marijuana per curare le loro commozioni cerebrali e altri infortuni alla testa, visto che alcuni specialisti la considerano “una soluzione legittima”.
In realtà non se n'è mai fatto niente.
Le dichiarazioni erano emerse dopo che un rapporto della HBO aveva stimato che tra il 50 e il 60% dei giocatori utilizzano cannabis in modo regolare per alleviare il dolore.
Tank Johnson, un altro ex giocatore, dichiarò che la stima fosse in difetto “La cifra si aggira tra il 70 e l’80%”.
Ai tempi, tra l'altro, erano stati aperti i primi "coffee shop" in Colorado.
EFFETTI DELLA MARIJUANA A LIVELLO DI PRESTAZIONI
Gli effetti indotti dalla Cannabis dipendono non solo dalla dose ma anche dalla modalità e dalla durata di assunzione.
Euforia, allegria a cui fa seguito una sensazione di benessere e rilassamento.
Gli stessi atleti assumono cannabis principalmente a scopo ricreativo, mentre altre volte si avvantaggiano delle sue proprietà ansiolitiche per migliorare la prestazione agonistica.
Il consumo di cannabis si associa ad una riduzione della concentrazione, delle capacità psicomotorie e del livello prestativo.
La cannabis riduce il livello di prestazioni anche in quegli sport che richiedono alti livelli di allerta, concentrazione e riflessi pronti, come il motociclismo, l'automobilismo, etc.
Potrebbe invece avere un effetto positivo solo per quegli atleti particolarmente ansiosi che desiderano rilassarsi, rifuggiando dalle pressioni legate al loro ruolo.
Alcuni studi hanno dimostrato che in seguito al consumo occasionale di una singola dose di cannabis, l'atleta rimane positivo ai controlli antidoping per tre, quattro o addirittura cinque giorni, a seconda della sua massa corporea.
Per i consumatori abituali il periodo di positività ai controlli si estenderebbe addirittura sino a 2 o più settimane.
MARIJUANA A SCOPO RICREATIVO E TERAPEUTICO
Secondo un report, nel 2015 le vendite legali di Marijuana negli Stati Uniti sono aumentate di quasi un quinto, da 4,6 a 5,4 miliardi di dollari: ma a essere stata notevole è stata soprattutto la crescita del mercato della Marijuana per scopi ricreativi, le cui vendite sono aumentate del 184 %, passando da 351 a 991 milioni di dollari.
Negli ultimi anni è aumentata anche la % di americani favorevoli alla legalizzazione della Marijuana, passati dal 36 % al 58 % tra il 2005 e il 2015.
Secondo uno studio il mercato complessivo della Marijuana è destinato a crescere a un ritmo medio del 30 % ogni anno fino al 2020: a quel punto potrebbe avere superato l’attuale fatturato della NFL, il più importante campionato americano di football.
In alcuni stati degli Stati Uniti la Marijuana è venduta in negozi specializzati, per scopi ricreativi: il primo posto dove sono stati aperti è stato come detto il Colorado, il primo gennaio 2014.
Nei due anni successivi hanno approvato una legislazione simile anche lo stato di Washington, l’Alaska e l’Oregon.
Il consumo di Marijuana per scopi terapeutici è invece legale in 23 stati degli Stati Uniti.
Dopo le prime legalizzazioni della Marijuana per scopi terapeutici, negli Stati Uniti le case farmaceutiche hanno iniziato a investire molti soldi nella coltivazione di sviluppo di farmaci a base di cannabis.
Ma negli ultimi due anni, dopo le legalizzazioni della Marijuana per scopi ricreativi in Colorado, Washington, Alaska e Oregon, sono comparse le prime “marche” di Marijuana, e in particolare alcune società hanno introdotto sul mercato varietà di cannabis che portano il nome di gente famosa.
I TEST SU 30 GIOCATORI SUPPORTATI DA GRIDIRON CANNABIS COALITION
Nel 2016 trenta ex giocatori della NFL si sono riuniti ad una azienda californiana per testare la Marijuana come medicinale per trattare il dolore cronico e la depressione.
Secondo statistiche un alto numero di giocatori in pensione affronta problemi fisici alle ossa, giunture, muscoli (il 50% dei giocatori in pensione) e mentali (il 40%).
Per non parlare dell’encefalopatia cronica traumatica e di quei colpi alla testa alla lunga fatali.
Sono supportati dalla “Gridiron Cannabis Coalition”, organizzazione fondata dalla stella del football Kevin Turley per diffondere il messaggio riguardo i benefici della sostanza.
Dopo aver giocato nei New Orleans Saints, St.Louis Rams e Kansas City Chiefs, a 34 anni, gli è stata diagnosticata l’encefalopatia cronica traumatica, si è imbottito di medicine, ne ha abusato e ha cominciato a pensare al suicidio.
Ha poi provato la cannabis, che lo ha salvato: «La mia mente è tornata lucida, il dolore è sensibilmente diminuito, ho ripreso a vivere. Le cure ufficiali raramente non danno assuefazione, dobbiamo preferire quelle organiche».
Dello stesso avviso il right tackle dei Baltimore Ravens, Eugene Monroe.
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