Nel 1972 andò in scena quello definito da tutti come “il match del secolo”, infatti così fu definito l’incontro tra il campione mondiale di scacchi (il sovietico Boris Spasskij) e lo sfidante (l’americano Bobby Fischer).
Ciò portò per settimane la tranquilla cittadina islandese Reykjavik al centro del mondo.
Nell’atmosfera inconsueta di quei giorni divenne normale intavolare animate quanto improbabili discussioni sulla variante Najdorf o sulla partita Spagnola.
Il dominio scacchistico era da tempo appannaggio sovietico.
Il titolo mondiale era passato da Aleksandr Alekhin a Michail Botvinnik nel 1948, sino a Boris Spasskij nel 1969.
Spassky, stava affinando il suo stile personale basato su una visone flessibile del gioco che mirava ad anticipare le mosse dell’avversario.
«Spasskij riesce a mantenere la stessa espressione sia quando dà scacco che quando lo subisce»
Fischer invece aveva un carattere introverso e polemico.
Lui impostava la propria strategia sull’attacco puro: «L’obiettivo è spezzare la mente degli avversari, voglio vederli contorcersi».
Un diverso approccio alla scacchiera che rifletteva una diversità caratteriale: Spassky era educato e umile.
Fischer invece era ossessionato dalla scacchiera, un rifugio da un mondo che fin da piccolo stentava a capire. Fin dalla tenera età si pensava che Bobby fosse afflitto dalla sindrome di Asperger, una sorta di autismo che comporta la compromissione delle relazioni sociali, comportamenti ripetitivi e stereotipati e l’ossessivo impegno in interessi molto ristretti.
Nel 1971 l’americano affrontò tutti i più quotati rivali, battendoli uno ad uno.
Mark Tajmanov e il danese Bent Larsen furono distrutti 6-0, rispettivamente a Vancouver e a Denver. Poi toccò a Petrosjan in un incontro che qualificò Fischer sfidante ufficiale di Spasskij.
L'ORGANIZZAZIONE DELLA SFIDA
L’organizzazione dell’attesissima sfida non fu facile.
Bobby voleva gareggiare a Buenos Aires (sgradita ai sovietici) e rifiutò tutta una serie di proposte, tra cui Belgrado che avrebbe garantito un’organizzazione perfetta.
Alla fine fu scelta Reykjavik, con in palio un premio complessivo di 138.000 dollari.
Alla vigilia del match ci fu però un colpo di scena: Fischer non voleva più giocare.
Infatti la delegazione russa si presentò puntuale con tutti i suoi più importanti uomini, Boris Spassky in testa.
La delegazione americana si presentò invece in un forte ritardo poiché Fischer non ne voleva sapere di salire sull’aereo, ritenendo troppo esiguo il premio offertogli per la partecipazione alla competizione. Neppure una telefonata di Henry Kissinger riuscì convincerlo: «Devi battere i russi, vogliamo che tu combatta per l’America».
Storico comunque l’esordio del Segretario di Stato: «Ciao, sono il peggior scacchista del mondo e voglio parlare con il migliore».
Ci volle l’aumento del montepremi (250.000 dollari) per sbloccare la situazione.
LE PRETESE DI FISCHER: L'IMPREVEDIBILITA' DI GIOCO E LA FOLLIA
L’incontro ebbe infine inizio l’11 luglio 1972.
Fischer nei confronti diretti precedenti non aveva mai sconfitto il russo.
Ad ogni modo l'americano chiese di avere a sua disposizione un ristorante aperto 24 ore su 24, una persona che giocasse a tennis con lui quando ne aveva voglia e che gli fossero date le chiavi di una pista da bowling.
Prima della sua partita d’esordio si lamentò per via delle luci, dell’aria condizionata, della grandezza del tavolo e soprattutto delle telecamere delle troupe televisive il cui rumore gli impediva di concentrarsi.
Bobby chiese quindi di spostare il match in una stanza attigua a quella principale, molto più piccola e angusta e anche che le mosse fossero comunicate all’esterno mediante un vetro e non con il passaggio degli addetti nel salone attiguo.
La richiesta fu respinta, così Fischer perse la prima partita (per via di un errore clamoroso e da principiante) e non si presentò alla seconda.
2-0 per il russo.
Minacciò di disertare anche la terza e di ritirarsi, mentre le autorità sovietiche fecero pressioni su Spassky affinché respingesse le richieste, facendo così squalificare definitivamente Fischer.
Tuttavia il russo accettò le richieste dell’americano: si spostarono in una piccola stanza lontano dagli spettatori.
Questa decisione fu probabilmente fatale.
LA SVOLTA DELL'INCONTRO
Fischer vinse la terza partita utilizzando una tecnica non convenzionale, mentre Spassky sembrava ipnotizzato dalla follia di Bobby tanto da non riuscire mai a giocare secondo il suo stile.
Battuto Spasskij sul piano nervoso, Bobby sconfisse il suo avversario anche sulla scacchiera, inducendolo ad un errore fatale alla 18esima mossa.
Per Boris le partite seguenti furono un calvario: ne perse quattro, impattandone due.
Spasskij, adducendo motivi di salute, ottenne il rinvio della nona partita.
La battaglia psicologica di Fischer stava avendo i suoi frutti.
Lo staff sovietico chiese a Spasskij di tornare a Mosca e reclamare la partita per abbandono, ma il giocatore, assumendosi un grande rischio, rifiutò.
Fischer vinse la decima partita con una brillante partita spagnola, una delle sue aperture preferite.
Dopo alcune patte, la tredicesima partita girò in un modo, poi nell'altro e fu alla fine sospesa con Fischer in vantaggio ma senza la vittoria in pugno.
Il gruppo di analisi sovietico li convinse che la partita era chiaramente destinata ad un pareggio. Fischer restò alzato fino alle otto della mattina successiva (la ripresa era prevista alle 14:30) cercando una strada per vincere, ma invano.
Sorprendentemente, riuscì a far cadere Spasskij in una serie di trappole e ad ottenere comunque la vittoria.
Lo stesso Spasskij si rifiutò di lasciare la scacchiera a lungo dopo la fine dell'incontro, incapace di accettare il risultato.
Le schermaglie lontano dalla scacchiera continuarono ed inclusero una causa per danni contro Fischer da parte di Chester Fox, che aveva comprato i diritti per filmare il match (Fischer era riuscito a farle rimuovere), la richiesta da parte di Fischer di eliminare le prime sette file di spettatori (vennero tolte le prime tre), e la denuncia dei sovietici di strumenti elettronici e chimici con i quali Fischer avrebbe tenuto sotto controllo Spasskij, che procurò una perquisizione della polizia nella sala di gioco.
Infatti si pensò addirittura che nella sedia di Fischer fosse installato un generatore d’energia che sparava raggi al cervello di Spassky.
Accuse mai provate/dimostrate.
Alla 40esima mossa della XXIesima partita l’incontro fu sospeso e il giorno successivo Spasskij non si presentò, ammettendo la sua sconfitta per telefono.
Fischer era il nuovo campione del Mondo.
IL REGNO DURA POCO: ANNI RECENTI, ARRESTO E MORTE
Le sue richieste economiche e logistiche portarono alla rottura con la FIDE e il 2 aprile 1975, con una decisione mai riconosciuta dallo scacchista, il titolo fu assegnato d’ufficio ad Anatolij Karpov (Fischer si era rifiutato di giocare).
Fischer sparì dalla scena, tranne che per una vittoriosa rivincita con l’amico-rivale Boris, in Serbia nel 1992.
In seguito lo squilibrio mentale di Fischer si aggravò in una serie di turbe paranoiche, devianze antisemite e lodi ai terroristi dell’11 settembre 2001.
Nel 2004 fu arrestato all’aeroporto Narita di Tokyo dalle autorità nipponiche per conto degli Stati Uniti d’America, ufficialmente per un passaporto irregolare.
Il 17 gennaio 2008 un’insufficienza renale lo condusse alla morte, proprio in quella Reykjavik che aveva visto il suo trionfo e in cui si era, da anni, ritirato.
Boris Spasskij, invece, decise di andare a vivere a Parigi, senza più riuscire a riconquistare il titolo.
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