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mercoledì 17 settembre 2014

La Maledizione Di Cleveland (NBA, MLB, NFL)

Come tutti saprete alcune città nascono sotto una cattiva stella.
Magari per un po’ la fortuna sembra girare, ma quando si fanno i conti, il bilancio è sempre, inesorabilmente, in passivo.
Siamo a Cleveland, Ohio.
Sede della più devastante, pervasiva e totalizzante maledizione dello sport professionistico americano.
Tutto iniziò con il generale Moses Cleveland, che diede il nome alla città ed in seguito andò via tornandosene nel Connecticut.
La storia di Cleveland è popolata appunto di abbandoni.
Posta strategicamente vicina alla regione dei Grandi Laghi, Cleveland giace sulle rive del lago Erie, ed è stata a lungo una città prospera.
Negli anni ’20 era la quinta città d’America per popolazione.
Oggi, è la 45esima, una di quelle città placidamente dormienti, spesso descritte dalla narrativa e dalla cinematografia come città tomba di ogni aspirazione, come la St.Louis di Franzen o la Baltimora di The Wire.
Negli anni settanta, quando iniziò la fuga nei sobborghi tipica di tutte le città americane, Cleveland cambiò in peggio.
Nel 1978 la città andò in default, nove anni dopo l’incendio sul fiume Cuyahoga, ultimo di una lunga serie, che gettò discredito sulla città.
Il fiume cittadino era così inquinato da essere completamente privo di pesci nel tratto tra Akron e Cleveland; piuttosto che di acqua, sembrava fatto di melassa, una specie di melma di colore indistinto che scorreva lenta.


CLEVELAND NEGLI SPORT AMERICANI
Cleveland è stata una città in parte florida dal punto di vista sportivo: negli anni ’50 i leggendari Cleveland Browns dominavano il football e nel 1948 gli Indians vinsero le World Series.
Anche nello sport, non è durata: i Browns andarono a Baltimora, dove diventarono i Ravens.
Oggi c’è una squadra NFL che si chiama Cleveland Browns, ma non sono gli eredi diretti di quella gloriosa tradizione.
Cleveland è una città di premesse alle quali non c’è seguito e le sue squadre rispettano questa maledizione che aleggia su una città che è stata grande ma oggi non ha più identità.
I Browns non vincono niente dagli anni sessanta, gli Indians dal 1948.
I Cavaliers, manco a dirlo, non hanno mai vinto.
In totale, una striscia di 180 stagioni fallimentari.
Più lunga di Boston, dove i Red Sox hanno esorcizzato Babe Ruth dopo 86 anni(ma avevano i Celtics e i Patriots) e di Chicago, dove i Cubs non vincono le World Series dal 1908 (e i White Sox hanno atteso dal 1917 al 2005), ma ci sono stati i Bulls di Michael Jordan.
Combinati con il modo in cui le squadre sono state gestite, gli episodi sfortunati, le circostanze imbarazzanti, gli errori e le goffe figuracce bè forse la città più sfigata d'America, nel suo complesso.
Per quanto promettenti siano le cose o alta la scelta del draft, qualcuno riuscirà comunque a mandare tutto all'aria.


CLEVELAND CAVALIERS(NBA)
The Sbot è quello di Jordan sul la sirena in gara-5, primo turno dei playoff, Eastern Conference, 1989, considerato l'inizio della sua dinastia: a 3" dalla fine i Cavaliere erano avanti 100-99.
The Decision è quella del 2010, quando LeBron annunciò di trasferirsi a Miami, dove ha portato gli Heat a quattro finali consecutive e due titoli.
Sembrava appunto che, con LeBron James, i Cavs potessero invertire la rotta, ma è finita con tante maglie bruciate e l’ennesima delusione.
Dopo quell’addio, tuttavia, anziché scivolare nel consueto sconforto di una città che è stata grande e oggi è condannata a soccombere, il proprietario Dan Gilbert ha deciso di dare battaglia e il pubblico della Quickens Loans Arena lo ha seguito.
Se per la profezia “Cleveland vincerà un titolo prima di LeBron a Miami” non c’è stato nulla da fare, è tuttavia vero che i Cavs non si sono fermati nemmeno un secondo a languire su ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, almeno apparentemente, poi come sappiamo tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Forse il simbolo dei nuovi Cavaliers rimane il 112-57 subito sul campo dei Los Angeles Lakers nel 2011.
Una sconfitta record, forse la pagina nera nella storia della franchigia.
Di più, al di là dell'umiliante distacco, anche i 57 segnati dalla squadra di coach Byron Scott sono il minimo di tutti i tempi(il precedente primato negativo risaliva al 25 marzo 1997: 59 punti contro San Antonio).
Già, ma cosa c'entra James nell'umiliazione del suo ex team?
Mr.James ai tempi se ne prese un indiretto merito: "Pazzesco. Il Karma ti becca sempre. Non si augura il male a qualcuno, Dio vede tutto!".
Parole scritte sulla sua pagina Twitter.
Già, perché da mesi ormai era etichettato come "traditore" dai suoi ex tifosi, che lo hanno sonoramente fischiato quando è sceso sul parquet un tempo di casa sua con la maglia degli Heat.
Venne anche attaccato dal presidente di Cleveland, Dan Gilbert.
Tutto questo livore, spiega lui nel messaggio pubblicato online, finisce per avere effetti tragici sulla squadra che visse annate da incubo.
A distanza di 2 anni, i Cavaliers si sono presentati alla preseason 2013 con ambizioni elevate.
Le cose però non andarono secondo i piani.
Facciamo uno sbalzo di 1 anno e parliamo di attualità: 2014.
Dopo i successi di LeBron James a Miami, il prescelto è ritornato a Cleveland.
L'intera città si è precipitata a ricomprare le maglie con il numero 23 dei Cavaliers, bruciate per strada quattro anni fa.


CLEVELAND INDIANS(MLB)
The Catch(la presa) è quella di Willic Mays in Gara I delle World Series 1954: agguantò una palla colpita da Vie Wertz a più di 128 metri, che ovunque sarebbe stato un fuoricampo e avrebbe portato gli Indians in vantaggio 5-2 nell'ottavo inning ma non al Polo Grounds di New York: i Giants vinsero poi la serie a zero e il guanto di Mays è esposto alla Baseball Hall Of Fame.
The Trade invece è quella che nel 1960 mandò Rocky Colavito a Detroit in cambio di Harvey Kuenn: la società voleva liberarsi di uno troppo esoso nelle richieste salariali.
Per 34 anni gli Indians non hanno vinto il titolo dell'American League.
Colavito, esterno, nativo del Bronx, ha giocato per Indians, Tigers, Kansas City Royals, White Sox e New York Yankees (sua squadra del cuore) in 13 anni di carriera nelle Majors (1955-68).
Non ha mai vinto un anello, né un pennant.
E’ stato però per 6 volte all’All Star Game giocando ben 9 volte e nel 1959 è stato il Re dei fuoricampo.
In 1841 incontri e 6503 turni in battuta, Rocky ha battuto 374 fuoricampo e 1159 RBI(punti battuti a casa) per una media battuta di .266, on base percentage di .359 e on base più slugging di .848.
I numeri migliori li ha registrati con gli Indians e i Tigers, motivo per il quale la franchigia di Cleveland lo ha incluso nella Hall Of Fame oltre al fatto che è il più amato di sempre dai tifosi di Cleveland.
Oltre che per i suoi fuoricampo, Colavito è conosciuto per la maledizione che ancora oggi pende sugli Indians.
Nel 1950 firma finalmente con i Cleveland Indians.
Gli Indians lo terranno per ben 5 anni nel proprio farm system facendolo esordire nel 1955.
E’ dal 1956 però che diventerà titolare a tutti gli effetti entrando subito nel cuore dei tifosi di Cleveland grazie ai suoi fuoricampo.
Nel ’58 batte .301 di media battuta, 41 fuoricampo e 113 RBI con una OPS di .620 la più alta per un battitore destro nell’organizzazione di Cleveland.
Nel ’59 batte 42 fuoricampo e viene scelto nell’All Star Game.
L’anno dopo, però, prima dell’opening day il General Manager degli Indians, Frank Lane, accetta uno scambio con i Detroit Tigers che offrono Harvey Kuenn, leader della classifica AVG 1959.
Se i tifosi dei Tigers sono al settimo cielo, esattamente non si può dire lo stesso dei tifosi degli Indians che si vedono privati del proprio idolo e del re dei fuoricampo.
Per difendersi, Lane (soprannominato “trader” dai tifosi vista la sua tendenza a scambiare tutti i migliori giocatori) dirà di aver scambiato un’hamburger per una bistecca.
La maledizione consiste nel fatto che gli Indians non sono stati più capaci di vincere un pennant o una World Series dall’affare Colavito.
L’ultimo pennant, infatti, risale al 1954 mentre l’ultima World Series addirittura al 1948.
Eventi che successero dopo la trade:
-Gli Indians riprendono Colavito 5 anni dopo dai Royals ma sono costretti a lasciare il lanciatore Tommy John e l’esterno Tommie Agee.
Tommy John, che fino a quel momento vinse sole due partite nelle Major, arriverà a 288 in carriera tra Los Angeles Dodgers e New York Yankees raggiungendo spesso e volentieri le World Series. Agee invece sarà il Rookie Of The Year per la stagione 1966 e vincerà con i Mets la World Series 1969.
1) La trade con i Twins che coinvolge Grant per Lee Stange e George Banks.
A 28 anni, infatti, Grant lanciatore era considerato ormai vecchio.
Aveva già vinto 67 partite in carriera ma dopo la trade ne vincerà altre 78 di cui 21 l’anno seguente la trade aiutando i Twins a vincere per la prima volta il titolo dell’American League.
2) I problemi d’alcolismo di Sam McDowell che lo costringeranno a lasciare all’età di 32 anni e i problemi psicologici dell’esterno Tony Horton, un power hitter che non sopportava lo stress di giocare nella Major League ritirandosi nel 1970 a 25 anni.
3) La fretta di far giocare il giovane lanciatore Steve Dunning seconda scelta assoluta nel draft 1970 chiamato nelle majors senza giocare nelle minor.
Lascerà il baseball 7 anni dopo, a 28 anni, con un record di 23 vittorie e 41 sconfitte.
4) La firma di Wayne Garland, partente destro degli Orioles che a 25 anni era già 20 vinte 7 perse. Dopo la firma di 2.3 milioni di dollari per 10 anni si fa male alla spalla nella prima partita dello Spring Training.
Decide di non operarsi e lanciare nonostante il dolore ma si ritirerà 5 anni dopo con un record di 55-65.
5) La trade del lanciatore Sutcliffe ai Cubs per Joe Carter e Mel Hall.
Sutcliffe, oltre a vincere un Cy Award per la NL, aiuterà i Cubs a vincere nel 1984 e 1989 il titolo della divisione est della National League.
Hall fu un buon battitore ma nulla di più mentre Carter fu scambiato con i Padres per Sandy Alomar e Carlos Baerga.
Carter verrà poi girato ai Toronto Blue Jays con i quali vincerà la World Series 1993.
6) Nel 1993, in seguito ad un incidente navale, perderanno la vita due lanciatori di rilievo: Steve Olin e Tim Crews.
Nell’incidente si salverà miracolosamente il partente Bob Ojeda mentre il rilievo Kevin Wickander si ritirerà a metà stagione a causa dell’incidente.
Tuttavia nel 1995 gli Indians, in una stagione catalizzata dallo sciopero, vinceranno 100 partite perdendone 44 con 30 partite avanti ai Royals che chiuderanno secondi.
Battono 3-0 i Red Sox nelle Division Series e successivamente 4-2 i Seattle Mariners per il Pennant dell’American League.
Nelle World Series incontreranno gli Atlanta Braves e nonostante restassero i favoriti, perderanno l’anello in sei partite.
Nel 1997 gli Indians tornano alle World Series questa volta incontrando i Florida Marlins, nati appena 5 anni prima. La serie è altalenante e va a gara 7 la quale verrà ricordata come un classico nella storia delle World Series.
Nel nono inning, con 1 out, gli Indians comandano 2-1 e sono ad un passo dal paradiso.
Josè Mesa però non sarà capace di ottenere gli ultimi due out con i Marlins che pareggiano e vincono nell’11° inning per 3-2.
Gli Indians non torneranno mai più alle World Series.
Nel 98 e 99 vincono la Central Division ma perdono le ALCS contro gli Yankees e le ALDS contro i Red Sox.
Nel 2000 falliscono l’obiettivo della Central Division ma sono ad 1 GB dalla WildCard.
Nell’ultima partita della stagione regolare una vittoria ed una sconfitta dei Mariners porteranno allo spareggio.
Gli Indians vincono ma vincono anche i Mariners che ottengono così la Wild Card.
Gli Indians chiuderanno a 92-72 con 2.5GB dietro gli Yankees vincitori della World Series.
Nel 2007 gli Indians perderanno in gara 7 contro i Red Sox al Fenway Park quando gli Indians condicevano 3-1, dopo gara 4 nelle restanti partite subiranno un totale di 30 punti con solo 5 fatti.
Nel 2009 due ex Indians, CC Sabathia per gli Yankees e Cliff Lee per i Phillies, saranno i partenti di gara 1 alle World Series.
La maledizione di Rocky Colavito quindi attende ancora di essere spezzata.


CLEVELAND BROWN(NFL)
Nella NFL i Browns non vincono niente dagli anni 60.
I Browns furono fondati nel 1946 e vinsero il titolo nella loro prima stagione nella NFL, in seguito si ripetono nel 1954, 1955 e 1964.
Dal 1965 al 1995, il club ha raggiunto i playoff 14 volte ma non ha più vinto un titolo né preso parte a un Super Bowl(entrato in vigore dal 1967).
The Drive è quello con cui il gennaio 1987, John Elway portò i Denver Broncos al touch down che pareggiò la partita per il titolo della Afe a 37" dalla fine: 98 yard in 5'2".
I Broncos vinsero nel supplementare con un calcio piazzato.
Il 6 novembre 1995, Art Modell che aveva acquistato i Browns nel 1961, annunciò il trasferimento della squadra a Baltimora, Maryland, alla fine della stagione.
I diritti sulla proprietà intellettuale dei Browns rimasero però a Cleveland per una futura squadra.
Le operazioni dei Browns furono sospese per tre stagioni.
Dal ritorno nel 1999, i Cleveland Browns hanno avuto un successo limitato, con un record di 77–163 fino alla stagione 2013 e due sole stagioni con un record positivo: 9–7 nel 2002 e 10–6 nel 2007, qualificandosi per i playoff nell'ultima occasione nel 2002, come Wild Card.


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