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domenica 26 luglio 2015

Gare Più Estreme Del Mondo: Maratone ed Ironman

ROAD CYCLING: FURNACE CREEK 508
E’ un’ultramaratona ciclistica che ha luogo ogni anno ad Ottobre nel sud della California.
Parte da Santa Clarita ed attraversando la terribile Death Valley e il Mojave Desert terminando a Twentynine Palms.
La gara prende il nome dalla lunghezza totale del tracciato (508 miglia) e da una località che attraversa: Furnace Creek, in California.
I partecipanti hanno 48 ore per completare la gara attorno 10 passi tra le montagne del deserto californiano.



MOUNTAIN BIKE: TOUR DIVIDE/GREAT DIVIDE RACE
Il Tour Divide è il percorso più lungo del mondo per il ciclismo fuori-strada.
I numeri di questa competizione estrema sono paurosi: 4.430 chilometri, 60.000 metri di dislivello, un dislivello pari a sette volte il monte Everest.
Si passa nei tre grandi Stati che compongono l’america settentrionale con un tragitto che combina strade a grande scorrimento normalmente aperte al traffico, off-road, ed impervi sentieri sui monti fra Canada, Stati Uniti e Messico: 26 passi tra le montagne rocciose e temperature che vanno da -5 a + 45 gradi.



TRAIL RUNNING: THE BARKLEY 100
La Barley Marathons prevede due versioni: una da 100 miglia e l’altra da 60 miglia percorse nel famoso Frozen Head State Park nei pressi di Wartburg, nel Tennessee, alla fine di marzo ed inizio aprile.
La gara prevede un giro ad anello di 32 km senza checkpoint: i partecipanti alla 100 miglia percorrono l’anello cinque volte mentre i corridori della 60 miglia lo realizzano per 3 volte.
Con 16.500 metri di dislivello, la versione di 100 miglia è considerata una delle gare più dure di ultramaratona degli Stati Uniti.
Pochissime sono le persone che ogni anno riescono a completarla.



MARATHON: DEAD SEA ULTRA MARATHON
Si corre in aprile, nella provincia di Amman, in Giordania.
L’arrivo è posto a 400 metri, sotto il livello del mare.
1500 partecipanti in media all'anno.



MARATHON: MARATHON DES SABLES
E’ la regina delle gare ultratrail, l’originale e classica gara a tappe a piedi.
Si corre in Marocco, nel Sahara, per 240 chilometri.
Dura 1 settimana con 1 giorno di riposo e 9 litri di acqua al giorno.
Un atleta nel 1994, Mauro Prosperi, si perse e per 10 giorni fu costretto a nutrirsi di serpenti e pipistrelli.



MARATHON: BADWATHER ULTRAMARATHON
"Acqua cattiva" nel senso che non è potabile per via dell'altissima salinità: siamo nella Death Valley-
Naturalmente, la gara avviene in piena estate, e non in inverno, quando si correrebbe addirittura il rischio di avere freddo!
Qui i corridori scelgono di correre sulle linee bianche dell’ autostrada asfaltata, onde evitare che il calore del terreno possa danneggiare la suola delle loro scarpe.
L’intero percorso misura 135 miglia, cioè più o meno 217 chilometri.
Questa distanza è diventata così famosa da costituire una “classica” e viene presa a modello per diverse gare estreme che si corrono in Canada, Brasile ed in Estremo Oriente, tutte in condizioni rigorosamente proibitive.



MARATHON: ANTARCTIC ICE MARATHON
Originariamente è stata concepita per finire al Polo Sud magnetico, progetto successivamente abbandonato per i problemi logistici che una simile impresa comporta.
Si corre comunque all’80° parallelo sud, sulle colline di Ellsworth Mountains, a circa -30°.



MARATHON: 6633 ULTRA
Il nome di questa gara dice già tutto: 6633 indica la latitudine in gradi e primi. 
Ciò significa che la 6633 Ultra si svolge nelle condizioni brutali del Circolo Polare Artico, rendendo questa ultramaratona la più estrema, fredda, e ventosa sulla Terra. 
La gara inizia a Eagle Plains, nello Yukon, e arriva fino alle rive del Mar Glaciale Artico, in Tuktoyaktuk. 
Si tratta di una gara non stop di 193 oppure 563 chilometri, in cui i concorrenti dovranno portarsi dietro una slitta con tutto il necessario per affrontare la sfida.



MARATHON: GRAND RAID DE LA REUNION
L’isola è francese e si trova nell’arcipelago delle isole Mascarane, in pieno oceano Indiano.
Ci troviamo nella fascia tropicale del pianeta, la difficoltà di questa corsa estrema è data dall'umidità, l’isola è comunque una meta ricercata da appassionati di sport outdoor di tutto il mondo.
3 giorni con parete ripide da scalare, in mezzo alla foresta.



MARATHON: JUNGLE MARATHON
Jungle Marathon, gara estrema di resistenza che si svolge ogni anno nella foresta di Tapajos, in Amazzonia.
Temperature fino a 40°, umidità al 99%, poi il pericolo animali: giaguari, caimani, anaconda e piranha nei 275 chilometri di percorso tra fitte selve, paludi e guadi.
Non più di 30 arrivano al traguardo.



MARATHON: SPARTATHLON
La Spartathlon copre una distanza di circa 246 chilometri, da percorrere da Atene a Sparta, in Grecia. Tale evento vuole celebrare Filippide, che percorse questa distanza prima della battaglia di Maratona, nel 490 aC. 
Ciò che rende questa gara ancora più singolare e difficile è che richiede ai corridori di coprire il percorso in sole 36 ore. 
Per il resto sentieri sconnessi e rocciosi, uliveti, colline ripide, su e giù per il Monte Parthenio. 
Come se ciò non bastasse, per rendere le cose ancora più complicate, i corridori devono affrontare il terreno di montagna nel bel mezzo della notte, che solitamente è colpito da raffiche di vento e temperature basse che si aggirano intorno ai 3 gradi Celsius.



MARATHON: IDITAROD INVITATIONAL
Questa lunghissima maratona si tiene nel mese di marzo, e ha un percorso di 1609 chilometri. 
La gara si svolge sulla famosa pista su cui si tiene la gara con le slitte trainate dai cani, che attraversa la difficile tundra dell'Alaska. 
Prima di guadagnarsi l'accesso a questa gara, è necessario completare la sua versione ridotta, di 563 chilometri, per dimostrare che si è attrezzati nel modo migliore per affrontare i terreni e le temperature ostili dell'Alaska.



MARATHON: ULTRA TRAIL DU MONT BLANC
Una delle ultramaratone più competitive sulla scena, la UTMB si snoda attraverso le Alpi di Francia, Italia e Svizzera.
La gara copre una distanza di 168 chilometri, con un dislivello positivo pari a 9600 metri. 
Questa manifestazione si svolge ad agosto, invece il tempo limite per finire la gara è di 46 ore.



MARATHON: WESTERN STATES ENDURANCE RUN
La Western States Endurance Run, abbreviata in Western States 100 oppure WS100, ha luogo sulle montagne della Sierra Nevada, in California, e copre una distanza di 100 miglia, ovvero circa 161 chilometri. 
La partenza è nella Squaw Valley.



MARATHON: COMRADES MARATHON
L'ultramaratona più antica e più grande del mondo, la Comrades Marathon rimane senza dubbio una delle gare più conosciute. 
Si tiene in KwaZulu-Natal, una provincia del Sud Africa, da Durban a Pietermaritzburg. 
12 ore è il tempo limite per completare il percorso lungo circa 90 chilometri, che si snodano su una serie di colline conosciute come "The Big Five".



MARATHON: HARDROCK ENDURANCE RUN
Tra le ultramaratone più popolari negli Stati Uniti, la Hardrock Endurance Run, o più semplicemente Hardrock 100, si svolge a San Juan, nel Colorado. 
Si parte da Silverton, e si percorrono circa 100 miglia (161 km), attraversando Telluride, Ouray, Sherman, fino ad arrivare nuovamente a Silverton.



CANOA: TEXAS WATER SAFARI
Nessun premio, autosufficienza ed il limite massimo di tempo è di 100 ore per pagaiare in canoa 260 miglia lungo il fiume che scorre da San Marcos al Golfo del Messico.
I teams non possono ricevere nessun aiuto se non acqua fresca.
Serpenti, alligatori, insetti, caldo, umidità, nessun checkpoint e dal sito: “I teams devono essere pronti a viaggiare durante il giorno e la notte, nessuno stop per essere abbastanza competitivi; i teams che si fermano per dormire sono obbligati a sostare ad un checkpoint tassativo perché gli venga sottratto del tempo ma devono essere in grado di terminare la gara entro la deadline delle 100 ore.”



SAILING: VENDEE GLOBE
La regata in solitaria che viene organizzata ogni quattro anni da novembre a febbraio (così che i partecipanti si possano trovare nell’emisfero australe in estate).
I partecipanti devono viaggiare in autonomia attraverso un percorso che li terrà per molti giorni lontano da ogni possibilità di soccorso esterno.



SNOW BIKING: IDITAROD TRAIL INVITATIONAL
350 miglia in sella per una settimana, in Alaska.
Meno di 50 persone ogni anno si allineano alla partenza della Iditarod Invitational ogni febbraio.
Iditarod è un percorso che unisce Anchorage a Nome.
Date le condizioni meteorologiche con temperature polari, il luogo è scelto per competizioni estreme, la prima e più conosciuta è la Iditarod Trail Sled Dog Race, celebre corsa con i cani da slitta, che si tiene in Alaska ogni anno, all’inizio di marzo, su un difficile percorso di circa 1.868 km, da Anchorage a Nome.
Nel corso degli anni, altre competizioni hanno preso spunto da questa gara, una di queste è la Iditarod Trail Invitational è un’avventura estrema sia per le condizioni climatiche, con temperature spesso vicine a -40 °C, che per la lunghezza del percorso, ben 1.770 km.
Si partecipa a piedi, in bici o con gli sci.



SNOW FOOTRACING: 6633 EXTREME WINTER ULTRAMARATHON
Gra a piedi di 350 miglia attraverso il circolo polare artico
Dopo la partenza da un remoto avamposto nei pressi di Klondike Highway in Alaska, il percorso prosegue verso l’alto, direzione circolo Artico, e termina a Tuktoyaktuk, un piccolo villaggio a nord-ovest.
I concorrenti hanno la possibilità di portare delle ruote affinché le slitte possano attraversare le zone estremamente ventose lungo il tragitto.



TRIATHLON: IRONMAN HAWAAI
Kailua Pier Beach, Kamakahonu Bay, generalmente migliaia di partecipanti per la GoPro Ironman World Championship Triathlon.
Il percorso è più o meno sempre il medesimo delle ultime edizioni: dopo i 3.860M di nuoto, ci sono i 180.200 m di bici spazzati dal leggendario vento Ho’omumuku e infine, la maratona, i 42.200 m caldissimi che si concluderanno sulla mitica Ali’i Drive.



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La Tragedia Di Burnden Park 1946 (Bolton Wanderers)

Quella di Burnden Park, ormai ex stadio dei Bolton Wanderers (prima di trasferirsi al Reebok Stadium), fu la prima tragedia che scosse il mondo del calcio.
Avvenne il 9 marzo 1946, come detto, nello stadio della città alle porte di Manchester.
Era il sesto turno di FA Cup, dove il Bolton affrontava lo Stoke City di Stanley Matthews(uno dei più forti giocatori dell'epoca e vincitore anche del pallone d'oro nel 1956).
La possibilità dunque di vedere Stanley Matthews e la fortuita coincidenza che il campionato non era ancora iniziato dopo la guerra rendevano l’FA Cup più popolare che mai, e questa gara in particolare.
Ai tempi la FA Cup si giocava andata e ritorno, all'andata aveva vinto il Bolton 2-0.


LA TRAGEDIA
I tifosi iniziarono ad arrivare a centinaia a partire dall’una del pomeriggio e a partire dalle due e mezza l’enorme Embankement Stand era già al pieno della sua capacità.
Alf Ashwort, testimone oculare presente alla partita, dal suo punto di vista privilegiato dalla gradinata opposta ricorda: “L’ingresso era solo da Manchester Road, e subito a destra dei tornelli c’era un bar. La gente si riuniva attorno a questo bar, e non si muoveva da lì, nonostante fosse evidente che c’erano altri bar più avanti”.
Alle 14.40 i tornelli vennero chiusi, benché centinaia di persone stessero ancora cercando di entrare allo stadio.
Molti entrarono nell’Embankement Stand, già sovraccarico di persone, dalla ferrovia che passava li vicino, semplicemente rimuovendo pezzi di recinzione fatiscente.
La gente già nella tribuna veniva spinta dalle persone che continuavano ad entrare(ovviamente senza pagare il biglietto).
Si parla di un eccesso di 85mila persone! (la capacità massima era di 70mila)
Al calcio d’inizio successe l’irreparabile: la folla che continuava ad entrare dal lato della ferrovia spingeva sempre più le persone all’interno dello stadio, finché una barriera metallica non cedette e le persone “sembrava che cadessero come un mazzo di carte” ricorda un altro testimone oculare.
Il gioco incredibilmente riprese.
Alf Ashwort intuì la gravità della situazione: “La gente veniva portata via in barella. Alcuni di loro avevano le braccia penzolanti e sembravano morti”.
La partita venne finalmente sospesa e le squadre abbandonarono il campo alle 15.12.
La polizia ordinò di riprendere la partita meno di mezzora dopo, con le linee laterali del campo dove era avvenuta la tragedia rifatte in qualche modo.
Oltre la linea laterale giacevano i corpi su barelle improvvisate, coperte con delle giacche.
Con una naturalezza incredibile a metà tempo le squadre ripresero a giocare semplicemente invertendo le porte e la partita finì senza gol, decretando il passaggio del turno dei padroni di casa.
Staney Matthews ammise che già nell’intervallo i giocatori ebbero notizia della morte di alcuni tifosi, ma che solo tornando a casa dopo la partita ebbe la conferma di quante persone erano morte.
Il bilancio della tragedia di Burnden Park parlò di 33 vittime e oltre 400 feriti, la tragedia più grande del periodo e la prima in assoluto (di queste proporzioni).
L'ultima partita giocata a Burnden Park è datata Aprile 1997, verrà poi demolito nel 1999.


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giovedì 23 luglio 2015

La Rivalità Tra Linfield, Belfast Celtic e Glentoran: Scontri e Violenza

Mettendo da parte l'Inghilterra e la Scozia ma rimanendo nel Regno Unito non si può non accennare alla grande rivalità esistente tra Linfield e Glentoran.
Una rivalità fatta di scontri tra tifosi ed altre atrocità simili.
Per la verità stiamo parlando di decenni fa, quando gli Hooligans la facevano ancora da padrone e in pieno Bloody Sunday, ciò non toglie comunque che la rivalità(suppur meno cruenta) sia sentita tutt'ora. Calcisticamente, a Belfast, vi sono molte squadre qui ci soffermeremo sulle già citate Linfield e Glentoran, parlando anche del Belfast Celtic.
Belfast era la capitale dell'Irlanda del Nord sin dalla sua creazione nel 1920.
Emergendo come la maggior città della propria nazione, è stata la scena dei principali conflitti fra repubblicani e lealisti.
Belfast(insieme a Derry) è la città che è stata maggiormente insanguinata dalla violenza britannica e unionista contro la popolazione nazionalista durante gli anni del Troubles, conflitto civile durato dal 1969 circa fino a fine anni '90.
Attentati, esplosioni, assassinii e violenza per strada hanno caratterizzato un periodo buio nella città.
Le forze paramilitari loyaliste, la Ulster Volunteer Force (UVF) e la Ulster Defence Association (UDA), con la complicità dell'esercito inglese uccisero, oltre a membri dell'IRA, anche semplici cittadini solo perché cattolici o repubblicani.
In totale oltre 1.500 persone furono uccise per violenza politica e religiosa in città tra il 1969 ed il 2000.
La città è famosa per i murales che separano i quartieri cattolici da quelli protestanti.


LINFIELD E BELFAST CELTIC
Originariamente questa partita non vedeva protagonista il Glentoran in quanto, fino al 1949, la grande rivale del Linfield era il Belfast Celtic.
Il Linfield è sempre stata la squadra dei protestanti di Belfast, di quelli fedelissimi alla Regina d'Inghilterra(sono gemellati con Rangers e Chelsea).
Infatti il club, venne fondato dagli operai protestanti in zone di Belfast molto spesso ostile ai cattolici.
Inoltre, all’interno della società vige la regola non scritta di non tesserare giocatori cattolici o comunque non protestanti.
Quindi per quanto riguarda il Linfield si può capire che si tratta di un vero e proprio settarismo.
Il loro terreno di gioco è Windsor Park, 24.734 posti che per motivi di sicurezza vengono sempre portati a 12.342.
Windsor Park è ogni settimana una bomba pronta ad esplodere, una pentola che ha superato il punto di pressione, proprio qua, dove di bombe e pressione se ne intendano.
L’odio a Belfast, purtroppo, tocca livelli che nelle altri parti d’Europa sono impensabili ed al massimo ne puoi sentir parlare alla tv o leggere in qualche giornale, ma non pensi che possano esistere nel vecchio continente.
Invece il Belfast Celtic è sempre stata la squadra cattolica, nazionalista, che mirava ad un' Irlanda libera ed indipendente.
Ricalcava in tutto e per tutto i tratti dei cugini scozzesi.
Stessa divisa, stessa ideologia politica, medesimo orientamento religioso, persino gli stadi avevano lo stesso nome.


PISTOLE ALLO STADIO 1924
Nel 1924 avvenne un grave incidente durante la semifinale di Irish Cup tra il Belfast Celtic e il Glentoran: un tifoso del Celtic portò una pistola allo stadio e iniziò a sparare sulla folla.
Era un periodo molto difficile per l'Irlanda: era in pieno svolgimento la guerra d'indipendenza irlandese e nell'ottobre di quell'anno si verificò la cosiddetta Bloody Sunday; l'incidente avvenuto durante la partita, unito al fatto che tra la tifoseria del Celtic vi era una larga componente di irlandesi nazionalisti cattolici, comportò un allontanamento della squadra dalle competizioni.
Il Belfast Celtic fu sospeso dal campionato per 4 anni.


IL BOXING DAY INSAGUINATO 1948
Il 26 dicembre (noto nei paesi anglosassoni come Boxing Day, il giorno di Santo Stefano) del 1948 il Belfast Celtic affrontò i rivali del Linfield al Windsor Park.
Il Celtic stava vincendo la partita, quando nella ripresa vennero cacciati 3 giocatori uno dietro l'altro.
Il Linfield riesce a pareggiare ma è come se fosse una sconfitta, vista la tripla superiorità numerica.
Nel finale di partita i tifosi del Linfield invasero il campo e si avventarono sui giocatori del Celtic ferendone seriamente alcuni.
La caccia meschina si concluse con tre giocatori del Celtic che rischiarono non solo la carriera ma addirittura la vita.
Il portiere Kevin McAlinden, il difensore Robin Lawlor, ma sopratutto l’attaccante Jimmy Jones, capocannoniere la stagione precedente, sul quale gli assalitori si accanirono anche dopo che aveva perso conoscenza ed era caduto al suolo.
Per lui gamba rotta e carriera finita.
Poteva andargli anche molto peggio.
La notte stessa la dirigenza del club decise di ritirare la squadra dal campionato.
Dagli fine anni 40 il Belfast Celtic smise di esistere.


IL GLENTORAN
Toccò al Glentoran, allora, ereditare il tradizionale ruolo di sfidante del Linfield nell'immutabile derby del Boxing Day, il posto del Celtic nella definizione di Big Two e buona parte della sua tifoseria.
Da allora, cattolici o protestanti che siano, i giocatori del Glentoran a Windsor Park(campo del Linfield) vengono regolarmente sommersi di insulti e fischi.
E viceversa all'Oval, campo del Glentoran.
Di fatto, la rivalità con il Linfield divenne, poco alla volta, legata ad aspetti territoriali relativi alla penetrazione nei diversi quartieri della città piuttosto che a motivi religiosi, sino alla comparsa dall'una e dall'altra parte di movimenti hooligan pronti, con buona frequenza, ad atti di violenza e teppismo che spesso hanno caratterizzato l'annuale appuntamento del Boxing Day(che vede sempre queste due squadra contrapposte: è un paletto del calendario).
Il Glentoran però non è una squadra composta da tifosi cattolici.
Infatti venendo dall'East Belfast il club ha sempre avuto una tendenza al protestantesimo ma, al contrario del Linfield, non vi è un eccessivo estremismo settario.
Non a caso, nelle file del Glens, militano molti calciatori cattolici.
Nel 1985 durante la finale di Irish Cup all'Oval, sostenitori del Glentoran rilasciarono in campo un galletto (emblema del Glentoran) e un maiale che era stato dipinto di blu per insultare i fan del Linfield.
Neanche a dirlo ci furono scontri tra le tifoserie.
Altri scontri tristemente noti si registrano sempre all'Oval di Glentoran nel 2005.
Le tifoserie rivali si lanciarono oggetti per poi scontrarsi sul terreno di gioco dopo che il Glentoran vinse 3-2 grazie ad un gol segnato alla fine della partita da Chris Morgan.
Ci volle molto tempo prima che la polizia antisommossa intervenisse in campo per ristabilire l'ordine.
I tifosi del Linfield riuscirono ad entrare in campo da una porta.
Sassi e bottiglie sono state lanciate da questi dal terreno di gioco verso la tribuna principale dopo erano seduti i tifosi del Glentoran.
In totale dopo il fischio finale sono entrati in campo circa 400 tifosi.
Nove poliziotti e due tifosi sono rimasti feriti.
Nel 2008 a Windsor Park alcune decine di tifosi del Glentoran si scontrarono con la polizia e la federcalcio nordirlandese prese la più drastica delle decisioni: bandire dal calendario il derby del Boxing day almeno per due anni.
Sanzione poi revocata e commutata in una pesante ammenda economica nei confronti dei due club.


SCONTRI CON ALTRE TIFOSERIE
Nel maggio del 2005 ci furono problemi di ordine pubblico a Dublino in occasione della finale di Setanta Cup tra Linfield e Shelbourne(club irlandese).
Nello stesso mese ai tifosi del Linfield venne vietata la trasferta al The Oval per la sfida contro il Glentoran, perché il mese prima duri scontri avevano coinvolto entrambe le tifoserie(il già citato avvenimento di prima).
Nel 2008, tre sostenitori dei blues furono arrestati a Dublino, con l'accusa di reati contro l’ordine pubblico durante il match di Setanta Cup contro il St.Patrick’s Athletic.
Nel maggio dello stesso anno, Conor Hagan, giocatore del Linfield, fu colpito da un razzo lanciato dalla tribuna dei sostenitori del Cliftonville, mentre pochi giorni dopo è stato ancora l’intervento della polizia a sedare una rivolta in occasione del Boxing Day contro il solito Glentoran.
Il settarismo, per il Linfield e i suoi tifosi, resiste oggi soprattutto quando l'avversario è il Cliftonville, club di un sobborgo della zona nord di Belfast che ancora mantiene tra i suoi fan una larghissima base di cattolici indipendentisti.


DUNDALK-LINFIELD (COPPA CAMPIONI 1979)
La situazione nel Nord Irlanda era già estremamente tesa, due eventi a pochi giorni dalla partita avevano fatto sì che che il match potesse essere giocato in un ambiente estremamente ostile.
La morte del conte Mountbattan a Sligo e 17 soldati britannici a Warrenpoint ha fatto sì che la tensione ad Oriel Park fosse elevata.
Primi problemi nei pub: Banbridge costretto a chiudere, 12 hooligans del Linfield sono stati arrestati per rissa in un pub di Carrickarnon.
Gli autobus con i tifosi del Linfield vengono presi a sassate.
Non cambia la questione nello stadio: le tifoserie rivali sugli spalti si scambiano insulti e pietre.
Poi la guerriglia.
Alcuni tifosi del Linfield saliti sul tetto del capannone mostrarono una bandiera Union Jack bruciando il tricolore irlandese.
Al termine della partita ci furono più di 100 feriti.
I tifosi del Linfield si resero protagonisti di atti vandalici distruggendo macchine ed attaccando abitazioni.
Alcuni residenti minacciarono di usare fucili nel caso la loro abitazione fosse stata attaccata.
Anche i tifosi del Dundalk non stavano a guardare con un gruppo di circa 25 persone che attaccarono un bus del Linfield con pietre e bombe molotov.
Un autobus del Linfield finì addirittura fuori strada.
Un tifoso del Dundalk venne arrestato dopo aver agitato una pistola contro i tifosi del Linfield.
Pare che ci fossero anche hooligans del Cliftonville che avevano viaggiato a Dundalk con l'intenzione di creare guai.
Per la cronaca finì 1-1, al ritorno il Dundalk vinse 0-2 passando il turno.
La corsa del Dundalk verrà interrotta solo agli ottavi di finale: sconfitti dal Celtic 3-2.


LE MINACCE DI MORTE A NEIL LENNON
Nel 2002 Neil Lennon, allora centrocampista del Celtic, annunciò che non avrebbe più giocato con la maglia dell' Irlanda del Nord.
A fermarlo non fu un infortunio o un disaccordo con l' allenatore.
Ma una pesante minaccia di morte che pende sulla sua testa ormai da molto tempo e che prima di un' amichevole contro Cipro, divenne a suo dire troppo pericolosa per essere ignorata.
«Mi dispiace che tutto finisca così. Ma non posso sottoporre la mia famiglia a questo tipo di stress e di paura ogni volta che gioco per l' Irlanda del Nord. Ci ho pensato a lungo e ora ho deciso» ha dichiarato Lennon, che in quella sfida per la prima volta sarebbe dovuto diventare capitano.
Ma quando l' autobus con la squadra nordirlandese è entrato a Windsor Park di Belfast, a bordo Lennon non c' era: poco prima che vi salisse, una telefonata alla BBC aveva avvertito che quella sera Lennon sarebbe stato ucciso.
In campo.
 E la polizia gli aveva consigliato di prendere la telefonata sul serio.
La minaccia di morte non aveva nulla a che fare con lo sport ma la sua "colpa", infatti, era essere cattolico.
E giocare per una squadra come il Celtic.
A fare la guerra a Lennon, infatti, furono le formazioni paramilitari unioniste di Belfast, che considerano la nazionale nordirlandese come una roccaforte protestante nella quale i cattolici non hanno il diritto di entrare. A quanto pare, da più di un anno i tifosi più estremisti coprivano Lennon di minacce pubbliche e private: «Se continui a indossare la maglia dell' Irlanda del Nord, pagherai con la vita».
All' inizio Lennon ha pensato che si trattasse di qualche testa calda.
Poi si è reso conto che l' ostilità nei suoi confronti era condivisa da molti: nelle ultime partite per l' Irlanda del Nord appenatoccava la palla, i tifosi lo fischiavano.
Sui muri di Belfast scritte contro di lui, accompagnate dal disegno di un uomo impiccato.


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La Storia Di James McClean: Poppy ed Inno Inglese

James McClean è l’esterno sinistro del West Bromwich: nato nel 1989 a Derry (Nord Irlanda), è cattolico e quando ha dovuto scegliere una nazionale ha preferito essere naturalizzato per giocare nell’Eire.
Per la verità la sua carriera con la nazionale inizia con l'U21 del Nord Irlanda.
A livello di club inizia a giocare con la squadra locale (il Derry City), per poi trasferirsi nel 2011 al Sunderland dove rimane 3 anni.
Poi trasferimento al Wigan, prima di firmare per il West Bromwich nel 2015.


LA PARENTESI A DERRY: THE TROUBLES E BLOODY SUNDAY
Il suo primo club, come detto, fu il Derry City.
Il club della città di Derry venne fondato nel 1928.
Nonostante la città faccia parte dell'Irlanda del Nord, dal 1985 è iscritto alla FAI League(campionato irlandese) per motivi di ordine pubblico(in realtà politici e religiosi).
Dal 1928 al 1985, il club faceva parte della First Division nord irlandese.
Poi nel 1971, a causa del conflitto nord irlandese, il club fu trasferito a Coleraine (50 km da Derry).
Conflitto nord irlandese che va sotto il nome di "The Troubles"(oltre 3000 morti) vide come epicentro delle proteste proprio la città di Derry dove, dopo una notte di scontri particolarmente violenti, sul muro di una casa di St.Columb's Well, all'entrata del Bogside (il principale quartiere cattolico della città), comparve una scritta destinata a entrare nella storia del conflitto e che si può vedere ancora oggi, nonostante rimanga in piedi solo il muro: "You are now entering Free Derry" e cioè "State entrando nella Derry libera".
Lo spostamento nel campionato irlandese quindi fu dovuto al fatto che Derry è una città a maggioranza cattolica e i cattolici in Nord Irlanda venivano discriminati e difficilmente riuscivano a trovare lavoro(basti pensare che nella stessa Derry le circoscrizioni elettorali erano disegnate in modo tale da non permettere ai cattolici di venire eletti).
Sempre a Derry, 1972, si consumò il famoso "Bloody Sunday" in cui l'esercito britannico sparò all'impazzata sui manifestanti cattolici(uccidendo 13 persone).
Dunque per evitare disordini il club venne trasferito.
Il terreno di gioco storico è il Brandwell Stadium(7700 spettatori).
Gli unionisti chiamano Londonderry la città di Derry.
Da sottolineare che sia a Derry che a Belfast ci sono muri e pareti che separano i quartieri cattolici da quelli protestanti.


IL RIFIUTO DELLA NAZIONALE NORD-IRLANDESE
Dunque McClean pur essendo in realtà di Derry quindi nord irlandese si sente a tutti gli effetti irlandese.
Non sentendo suo Windsor Park(casa del Linfield e della nazionale nord irlandese), si rifiutò d'indossare la maglia del Nord Irlanda, Trapattoni ai tempi ct dell'EIRE (2012) lo convocò per la nazionale maggiore irlandese(cattolica ed indipendente) scatenando l'ira dei protestanti nord irlandesi che lo minacciarono di morte.
Ma del resto, secondo McClean, "ogni buon cattolico starebbe mentendo se afferma di sentirsi a casa, vedendo tutte quelle Union Jack e ascoltando le canzoni ed i cori quando gioca la nazionale del Nord Irlanda".


IL RIFIUTO D'INDOSSARE IL POPPY CONTRO IL SUNDERLAND(2012) E IL  BOLTON (2014)
Nel 2014 durante il derby del Lancashire tra Bolton e la sua squadra di allora (il Wigan), fece notizia perchè era l’unico a non avere il poppy cucito sulla maglia.
Quel simbolo che, ogni anno nella seconda settimana di novembre, viene esposto su tutte le maglie per il Remembrance Sunday, ossia il giorno in cui si ricordano le vittime britanniche delle guerre mondiali e delle successive.
Su tutte le maglie, tranne una: quella di McClean.
Per la verità, già nel 2012, al Sunderland si era rifiutato d'indossarlo.
L’irlandese era consapevole di attirarsi le antipatie del pubblico, ma si è sentito in dovere di scrivere al presidente del Wigan Dave Whelan una lettera per spiegare il motivo del suo gesto, qualche giorno prima della partita:

Caro Mr.Whelan,
Ho voluto scriverle, prima di avere un confronto di persona, per spiegarle le ragioni del mio non indossare il papavero sulla maglia nella partita contro il Bolton.
Provo totale rispetto verso chi ha combattutto ed è morto in entrambe le guerre mondiali – molti nati in Irlanda.
Mi è stato detto che suo nonno Paddy Whelan, nato a Tipperary, era uno di loro.
Piango per la loro morte come ogni altra persona rispettabile e se il papavero fosse un simbolo unicamente dedicato ai caduti della prima e seconda guerra mondiale mi piacerebbe indossarne uno.
Voglio che sia chiaro al 100%. Lei deve capirlo.
Ma il papavero è usato per ricordare le vittime di ogni altro conflitto dal 1945 e qui è da dove comincia il mio problema.
Per le persone del nord dell’Irlanda come me, e specificamente per quelle di Derry, teatro del Bloody Sunday massacre del 1972, il papavero ha preso un significato molto differente. La prego di capire, Mr Whelan, che quando vieni da Creggan come me o dal Bogside, Brandywell o dalla maggior parte dei posti intorno a Derry, ogni persone vive ancora nell’ombra di uno dei più cupi giorni della storia d’Irlanda – anche se come me sei nato quasi vent’anni dopo quell’evento. È parte di cosa siamo, radicato in noi sin dalla nascita.
Mr Whelan, per me indossare un papavero sarebbe stato un gesto irrispettoso verso le persone innocenti che hanno perso le loro vite negli scontri – e specialmente nel Bloody Sunday – allo stesso modo di come in passato sono stato accusato di non rispettare le vittime della prima e seconda guerra mondiale
Sarebbe apparso come un atto di mancanza di rispetto verso quelle persone; verso la mia gente.
Non sono un guerrafondaio, o un anti-britannico, o un terrorista o qualsiasi altra cosa di cui sono stato accusato nel passato. Sono un ragazzo tranquillo, credo che tutti dovrebbero vivere fianco a fianco, a prescindere dalle loro credenze religiose o politiche, che rispetto e chiedo alle persone, in cambio, di rispettare le mie.
Dall’anno scorso, sono un padre e voglio che mio figlio cresca in un mondo di pace, come ogni altro familiare.
Sono molto orgoglioso delle mie radici e semplicemente non posso fare qualcosa che credo sia sbagliato. Nella vita, se sei un uomo devi alzarti in piedi per le cose in cui credi.
So che potrebbe non essere d’accordo con quello che sento ma spero davvero che capirà le mie ragioni.
Come proprietario del club per cui sono orgoglioso di giocare, credo che dovevo queste spiegazione sia a lei che ai tifosi. Sinceramente.

Puntualmente, McClean è stato fischiato sonoramente ogni volta che ha toccato palla nei 35’ giocati durante il derby.



INNO INGLESE IGNORATO
Passato al West Bromwich, il 19 Luglio 2015, prima di un'amichevole estiva negli Stati Uniti, che il suo West Bromwich ha giocato e vinto (anche con un suo gol) contro il Richmond Kickers: ha voltato le spalle alla bandiera inglese durante l'inno nazionale, quel "God Save The Queen" che odia e non sente suo e da cui ha deciso di dissociarsi pubblicamente.
L'opinione pubblica inglese si è scatenata nuovamente contro McClean e i tabloid gli dedicano aperture furiose.
Il suo allenatore Tony Pulis si era raccomandato prima dell'inizio della stagione, dopo averne caldeggiato l'acquisto dal Wigan.
Sui social i tifosi inglesi lo massacrano, intimandogli di rinunciare allora ai soldi dell'ingaggio di squadre inglesi di Premier League e di tornarsene in Irlanda del Nord, nulla rispetto alle foto di proiettili postategli qualche anno fa.
I fischi spesso gli arrivano anche dai suoi stessi tifosi e la sua nuova stagione in Premier inizia nel peggiore dei modi per lui.


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mercoledì 22 luglio 2015

I Capi Delle Firms Inglesi (Hooligans)

Questi erano i principali capi delle firms (Hooligans) inglesi tra 70, 80 e 90.
La maggiorparte sono ormai fuori dal giro: chi ha perso la vita, chi è stato bannato a vita dagli stadi, chi ha cambiato "mestiere" con l'avanzare dell'età, chi è in carcere tutt'ora.


Millwall(Bushwackers & F-Troop)=Ginger Bob, Harry The Dog, Mad Pat, Winkle

West Ham(ICF)=Cass Pennant, Bill Gardner

Chelsea(Headhunters)=Stephen "Hickey" Hickmott, Ginger Terry, Pat Doolan

Everton=Andy Nicholls

Burnley(Suicide Squad)=Andrew Porter

Middlesbrough=Lee "Oathead" Owens

Portsmouth(6:57 Crew)=John Westwood, Ginger Howard

Sheffield Utd(Blades Business Crew)=Steve Cowens

Stoke City=Mark "Jesper" Chester

Tottenham(Massive)=Trevor Tanner

Wolverhampton=Gilroy "Gilly" Shaw, Gary Johnson

Manchester Utd=Banana Bob, Roy Downes, Sammy

Bristol City=Angus Nutt

Bristol Rovers=Andy "The Bear" Phillips

Cardiff City=Mac

Wrexham=Neil

Newcastle=Terry "Tess" Mann, Alan "Monty" Montgomery

Sunderland=Frank Wheatley, Gary Lamb

Barnsley=Mr.B

Nottingham Forest=Davis "Skeeny" Skeen

Charlton=Steve "Wing Nut" Lyons


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sabato 18 luglio 2015

La Storia Di Crowhurst: L'Inganno, La Follia e Il Suicidio (Golden Globe Race 1969)

La Golden Globe Race fu una gara molto ricca(a livello di premi in denaro) organizzata dal Sunday Times per la prima volta nel 1969.
In poche parole si trattava del giro del mondo in barca a vela in solitario (e senza scalo).
Infatti più di quarant’anni fa, mentre l’uomo stava andando sulla Luna, una delle poche grandi sfide rimaste da tentare sul nostro pianeta era la circumnavigazione a vela del globo, in solitario e senza scalo.
L’anno prima, 1967, Francis Chichester ricevette onori grandiosi quando completò il periplo e al rientro in patria venne insignito del titolo di Sir, Baronetto dell’Impero.
Fu così che venne istituito il Golden Globe ma soprattutto un premio di 5000 sterline, per colui che avesse compiuto il giro del mondo in solitario nel minor tempo possibile.
Questo Trofeo esiste ancora oggi ma ha cambiato nome: si chiama Vendée Globe.
Questa è la storia di Donald Crowhurst e della folle regata del 1969.


IL PERCORSO
Secondo gli organizzatori i velisti avrebbero passato tra i 9 mesi e l’anno, in mare aperto, soli e senza aiuti.
Il percorso quasi obbligato per via della direzione dei venti, prevedeva di percorrere l’Oceano Atlantico, verso sud dall’Inghilterra, superando il Capo di Buona Speranza presso Città del Capo, in Sudafrica, percorrere tutto l’Oceano Indiano verso l’Australia, oltrepassarla, proseguire lungo l’Oceano Pacifico meridionale, doppiando Capo Horn, punta meridionale fra Cile ed Argentina, e poi risalire l’Atlantico per far ritorno in Inghilterra.


I PARTECIPANTI
I partenti furono 9: John Ridgway, 29 anni, scozzese, capitano dell'esercito britannico.
Nigel Tetley, 45 anni, inglese d’adozione e capitano della Marina britannica.
Bernard Moitessier, 45 anni, navigatore francese.
Robin Knox-Johnston, 28 anni, capitano della Marina mercantile britannica ed esperto di vela.
Alex Carozzo, 36 anni, navigatore italiano, con all'attivo un attraversamento del Pacifico in solitario.
Chay Blyth, 27 anni, scozzese, ex sergente dell'esercito britannico, senza alcuna esperienza di vela (imparerà sul campo l’arte di navigare).
Bill King, 57 anni, irlandese, agricoltore ed ex comandante di sottomarini della Marina britannica.
Loic Fougeron, 42 anni, francese, manager di una ditta di motociclette a Casablanca.
Donald Crowhurst 36 anni, inglese, elettricista che decise di partecipare alla competizione per il premio in denaro messo a disposizione(a causa delle gravi difficoltà economiche in cui versa la sua famiglia e la sua azienda).
Indebitato fino al collo, dovette ipotecare la casa e persino la sua stessa barca che aveva costruito tramite i soldi di uno sponsor.


LA GARA
Dopo qualche settimana di navigazione, tutti si accorsero di quanto fosse difficile questa traversata.
Ridgway sbarcò dopo 6 settimane a Recife, in Brasile, a causa dell’inadeguatezza del mezzo, e si arrese per primo.
Blyth andò già in difficoltà poco dopo la partenza: durante le tempeste si rintanava nella sua cuccetta pregando e leggendo un manuale sulle navigazioni oceaniche.

"Era come trovarsi all'inferno e leggere le istruzioni per l'uso!". 

Nonostante la sua preparazione approssimativa fu comunque la barca a cedere prima di lui al largo del Sudafrica.
Carozzo fu il terzo in ordine di tempo a lasciare la regata, ma fu quello ad aver coperto meno miglia di tutti: al largo del Portogallo fu colpito da un malore e si ritirò approdando a Lisbona.
King disalberò al largo del Sud Africa e fu il quarto a lasciare la regata.
Fougeron abbandonò nei pressi dell’Isola di Sant’Elena, nell’atlantico meridionale, con la barca in avaria. Tetley riuscì a percorrere tutto il tragitto nonostante i problemi alla barca, e risalire l'Atlantico in vantaggio, dopo aver superato indenne i punti più pericolosi, ma sentì via radio le posizioni di Crowhurst che si avvicinava progressivamente (informazioni errate, date dallo stesso Crowhurst e riportate dai media) e decise di spingere al limite il suo Victress(trimarano di 12 m), già danneggiato dagli Oceani meridionali.
Naufragò così per via di una violenta tempesta il 21 maggio a sole 1000 miglia dall'arrivo vicino alle Azzorre, ottenendo però il primato della circumnavigazione del globo su un trimarano.
Tra parentesi, 3 anni dopo, mentre si apprestava a riprovare l'impresa verrà trovato impiccato nei pressi di Dover.
Bernard Moitessier invece prese una decisione sconvolgente: ad un certo punto della gara decise di girare la prua della sua barca, riprendere il sud e ripercorrere un altro mezzo giro del mondo per attraccare nelle isole del pacifico, abbandonando (temporaneamente) moglie e figli in Francia.


IL PIANO DIABOLICO DI CROWHURST
Donald Crowhurst, marinaio improvvisato, non portò mai a termine la regata: infatti il suo trimarano (imbarcazione veloce ma difficile da gestire) venne costruito da lui stesso in modo rocambolesco.
Alla prima uscita Crowhurst si ribaltò più volte in mare e la barca vibrava talmente tanto che i bulloni sembrava ballassero.
Ma Donald assicurò che avrebbe fatto dei miglioramenti in corso di navigazione.
Nella foga dei preparativi, dimenticò svariate parti di ricambio e delle provviste, e si lasciò spesso sfuggire che la barca non era affatto pronta.
In compenso portò con sè un registratore, una telecamera e l'immancabile diario di bordo.
Crowhurst sin dalla partenza ebbe diversi problemi nel gestire la barca e nel spiegare le vele.
Si mostrava sorridente vicino alla telecamera ma sul suo diario annotava i suoi veri pensieri: ovvero che avesse non più del 50% di sopravvivere alla traversata.
Accortosi subito dell'impossibilità di affrontare i tempestosi mari del sud con una barca varata in ritardo(fu anche l'ultimo partecipante ad unirsi alla gara, il 31 ottobre 1968) e già danneggiata, dopo aver inizialmente fornito via radio posizioni false con coordinate fasulle, interruppe ogni tipo di comunicazione con la terraferma dopo qualche settimana e fece rotta verso le coste del Brasile(era il febbraio del 1969).
Secondo i suoi piani, lì, avrebbe dovuto attendere l’arrivo degli altri concorrenti, con l’intenzione a quel punto di virare e riprendere rotta verso nord in mezzo al gruppo.
Insomma non lasciò mai l'Atlantico.
Nel frattempo teneva aggiornato un falso diario di bordo con improbabili dati di navigazione come un record di 243 miglia marine percorse in un giorno solo.
Cadde però vittima delle sue stesse menzogne: durante la lunga sosta nelle acque brasiliane (dopo qualche mese dalla partenza), la barca andò in avaria e necessitò di urgenti riparazioni.
Così fu costretto ad attraccare in Argentina per procurarsi i pezzi necessari a riprendere il mare.
Rendendosi conto che a quel punto qualcuno certamente avrebbe riferito di averlo visto a terra in Sud America(cioè ancora all'inizio quando gli altri invece erano già ad oltre metà percorso), cominciò a delirare; risalito in barca tentò un’ultima disperata mossa: ritornare a casa da “piazzato” (nelle ultime posizioni), in modo che i giudici non avrebbero prestato caso a riesaminare il percorso da lui tenuto (o non tenuto), e richiedere magari una ricompensa per il record di velocità della barca (le fasulle 243 miglia percorse in un giorno).
L'unico problema era riuscire a falsificare il diario di bordo affinchè fossero plausibili miglie e rotta.
Cominciò a gironzolare lungo le coste del Sud America, stando ben attendo a non farsi beccare dalla guardia costiera.
Il ritiro di Tetley però, mandò a monte anche questo piano, perché a questo punto sarebbe comunque giunto in Inghilterra con la vittoria in pugno (a quel punto della gara, per i motivi visti in precedenza, erano finiti tutti fuori gara eccetto Robin Knox-Johnston ch’era però in evidente ritardo).
Ad attenderlo ci sarebbero stati 100mila persone e la sua famiglia: tutti ad accoglierlo come trionfatore.
Il fatto è che, dopo aver riesaminato il suo percorso, i giudici si sarebbero accorti della truffa (ovvero che non si era mai mosso da lì).
Fu in quel momento che la sua mente già provata per il lungo tempo passato in mare vagando senza una meta precisa, collassò definitivamente.
Ormai era troppo tardi per completare realmente il percorso(e ciò lo avrebbe portato comunque a morte certa), dall'altro lato invece aspettando l'unico concorrente rimasto e tagliando il traguardo i giudici si sarebbero accorti che era un imbroglione e non un eroe.
Cominciò quindi a scrivere ed annotare su un diario personale tutti i suoi deliri, con frasi senza senso, citazioni filosofiche e calcoli numerici improbabili, finché i sensi di colpa che lo laceravano da dentro, gli soffocarono l’anima.
L'ultima trasmissione radio è datata 29 giugno 1969 (aveva ripreso le trasmissioni radio poche settimane prima, dopo averle sospese come detto a febbraio dello stesso anno).
La sua barca(Teignmouth Electro) fu ritrovata alla deriva il 10 luglio del 1969(nei pressi dell'isole delle Bermude), con dentro tutti i suoi diari, lui non verrà più ritrovato.
Colto da pazzia, probabilmente si suicidò, gettandosi in mare a causa anche delle menzogne raccontate.
Infatti sulla sua barca si lesse una nota con la decisione di suicidarsi datata 1 luglio 1969 come conclusione di un lungo saggio prosastico, vagamente ispirato alla Relatività di Einstein, scritto da Crowhurst nei suoi ultimi schizofrenici giorni di vita.

“Sono diventato un essere cosmico di seconda generazione”
Gli esseri cosmici giocano con i mortali.
Ogni umano è impegnato per tutta la vita in una partita a scacchi con il diavolo.
Non esiste il bene nè il male. Solo la verità.
E’ la fine della mia partita.
La verità è stata rivelata, e ora si compirà quello che la mia famiglia mi chiede di fare”

Dopo diverse vicissitudini, la Teignmouth Electron(l’imbarcazione di Donald), venne abbandonata sulla spiaggia di un’isola caraibica.
Come detto il suo corpo non verrà più ritrovato.
Robin Knox-Johnston, fu così l’unico concorrente (nonché il primo uomo) a completare il giro del mondo in barca a vela in solitario e senza scali.
Ci mise 313 giorni e donò le 5000 sterline del premio alla famiglia di Crowhurst.


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giovedì 16 luglio 2015

La Storia Della Disco Demolition Night 1979 (Chicago White Sox)

Il 12 luglio 1979, a Cominskey Park, lo stadio dei Chicago White Sox, successe una cosa pazzesca: la Disco Demolition Night.
Prima di parlare del noto evento (poi finito male), faccio un breve riepilogo sul clima musicale di quegli anni in America.
A fine anni 70 numerose emittenti radiofoniche avevano convertito la loro normale programmazione a favore del genere disco.
In una di queste, la WDAI-FM lavorava Steve Dahl: quando i dirigenti nel periodo di Natale del 1978 decisero di sostituire il suo programma AOR (dedicato alla musica rock melodica) con uno imperniato sulla musica disco, coloro che non si vollero adeguare al cambiamento persero il lavoro.
Quando a marzo venne assunto alla WLUP-FM, Dahl che conduceva un programma molto aggressivo iniziò il suo attacco personale contro quello che riteneva il pericolo pubblico numero uno: la disco music e la dance culture.
Alle sue invettive fu dato parecchio risalto e ben presto in tutto il paese si susseguirono numerose iniziative analoghe.
Ad esempio a Detroit (città natale dei Kiss, per dirne una) la WRIF sostenne la neonata organizzazione DREAD (Detroit Rockers Engaged In Abolition Of Disco) il cui logo era una mannaia che faceva a pezzi un vinile con la scritta “Saturday Night Clever” (clever = mannaia), a San Jose in California Dennis Erectus che trasmetteva dall’emittente KOME il programma quotidiano “Erectus Wreech A Record” faceva partire un brano da discoteca per poi accelerarlo dopo poche battute a 78 giri e quindi affondava la puntina accompagnando l’effetto sonoro con rumori simili allo sciacquone di un water.
A New York la WPXI, una delle prime radio della metropoli ad aver convertito le proprie trasmissioni trasmettendo musica disco tornò rapidamente ai vecchi format programmando weekend di demolizione dei vinili.
A Los Angeles il dj “Insane” Darrell Wayne della KROQ seppelliva sulla spiaggia di Ventura Beach  alla fine di ogni trasmissione una serie di vinili disco e celebrava il “funerale disco”; anche nell’Oregon, a Portland, Bob Anchetta dj della KGON si divertì a distruggere con una motosega pile di dischi portate dai suoi ascoltatori.
Le trasmissioni “Disco Destruction” si diffusero a macchia d’olio in quasi tutte le città americane.
Alcuni gruppi si diedero da fare per mettere in vendita magliette con scritte “Morte alla Disco”, “La Disco fa Schifo”, la pubblicità era apparsa nelle pagine della rivista “Rolling Stones”.


DISCO DEMOLITION NIGHT
Tutte queste iniziative trovarono ampio spazio su giornali riviste ed in TV, ma l’evento che fece clamore e discutere per mesi nelle varie trasmissioni l’opinione pubblica fu organizzato ancora da Steve Dahl.
Michael Veeck, figlio del proprietario dei White Sox di Chicago, che si occupava di marketing, vista la deludente stagione della squadra ed il continuo calo degli spettatori paganti si inventò l’idea di mettere in scena il primo “Disco Demolition Night” con l’aiuto di Dahl, che nelle settimane prima oltre che a fare una martellante campagna pubblicitaria all’evento si era distinto per alcune deplorevoli iniziative come occupare con la forza una discoteca per adolescenti e l' idea di distruggere in diretta il 45 giri “The Hustle” di Van McCoy il giorno della morte dell’artista avvenuta per arresto cardiaco.
Mediamente quell’anno le gare pomeridiane dei White Sox avevano 12.000 spettatori.
Quel giorno se ne presentarono più di 90.000, quando il ballpark ne avrebbe potuti contenere al massimo 52.000.
Tale evento ebbe luogo al Comiskey Park di Chicago il 12 luglio 1979 in occasione del doppio incontro con i Detroit Tigers, ai tifosi venne garantito l’ingresso a 98 centesimi a patto di portare con sé un vinile disco da destinare alla distruzione.
Lo stadio come detto poteva contenere 40mila spettatori ma si riempì in poco più di un’ora e l’eco della pubblicità fatta ne fece accorrere circa il doppio da ogni parte del Paese che naturalmente non riuscendo ad avere accesso allo stadio si accalcò ai tornelli e tentò l’accesso scavalcando recinzioni o salendo sopra i piloni.
Venditori di birra, spacciatori, gente ubriaca e sotto gli effetti di droghe erano ovunque.
Quando alla fine del primo incontro (che i Sox persero), Steve Dahl diede inizio al suo show accompagnato da una donna da copertina, in completa divisa militare si portò al centro del diamante dove erano state radunate le casse con i vinili raccolti e senza pensarci due volte dopo aver aizzato il pubblico con i suoi slogan fece esplodere le casse con la dinamite.
Dischi usati dalle tribune come frisbee, gente che invase il campo distruggendo tutto quello che rimaneva da distruggere dall’erba ai seggiolini dell’impianto.
Naturalmente il secondo incontro non si svolse mai, Anderson (coach di Detroit) non mandò in campo i suoi e per riportare l’ordine dovette intervenire la polizia a cavallo.
Tantissimi furono gli arresti.
Quella che doveva essere una manifestazione goliardica si tramutò in una giornata dai contorni drammatici con numerose persone tratte in arresto per devastazione e danneggiamento di proprietà.
Dahl dichiarò alla stampa: “non sapevo quello che stavo facendo, mi sono fatto coinvolgere da questo sentimento anti disco che era già presente”.
Steve Dahl nei suoi messaggi radiofonici si illuse di decretare la morte della disco, al Comiskey Park di celebrarne il funerale.


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La Storia Di Justin Fashanu: Coming Out e Suicidio

Nell’Inghilterra degli anni '70 e '80, con gli Hooligans per le strade e sulle terraces, era vivamente sconsigliato essere: nero ed omosessuale.
La storia in questione parlerà di un giocatore, la cui vicenda ha scosso l’opinione pubblica per molto tempo.
Sto ovviamente parlando di Justin Fashanu.
Justin nasce il 19 Febbraio 1961, a Hackney Village, nord-est di Londra.
Da padre nigeriano e madre guyanese, cresciuto però in seguito da Alf e Betty Jackson, che porteranno Justin e il fratello minore John Fashanu ad Attleborough.
Justin a 18 anni esordisce con il Norwich City, dove resterà fino al 1981, quando lascerà il Norfolk.
Il suo debutto nel calcio che conta infatti parte subito alla grande, infatti, nella sua permanenza nel Norwich segna 35 reti che attirano le attenzioni del Nottingham che gli fa fare il grande salto.
John è già una stella anche dell’under 21 inglese.


IL TRASFERIMENTO A NOTTINGHAM
Il Nottingham Forest  ai tempi era tra le squadre più forti d'Inghilterra e del mondo: avevano vinto 1 campionato, 4 coppe di Lega, 1 Supercoppa Inglese ed Europea e 2 Coppe dei Campioni.
Al Forest le cose però non vanno per niente bene, forse anche per la pressione di quel milione sganciato da Clough, ma il problema maggiore è l’atteggiamento di Justin fuori dal campo che dopo la mezzanotte lo vede protagonista in locali stravaganti.
Si parla di lunghe nottate nei bar gay-friendly più cool della città, che porteranno inevitabilmente a scontrarsi con l’allenatore, destabilizzando in maniera definitiva il rapporto tra i due.
“Dove vai se vuoi una pagnotta?”, chiede Clough al termine di un allenamento dopo aver chiamato Fashanu da parte “Da un fornaio, immagino”.
“Dove vai se vuoi un cosciotto d’agnello?” “Da un macellaio” “E allora spiegami perché continui ad andare in quei cazzo di locali per froci?”.


IL GIROVAGARE DA UN CLUB ALL'ALTRO
Fashanu lascia il Forest per l'Australia ma poi viene girato a Southampton, poi torna a Nottingham ma al Notts County e poi al sole di Brighton dove si rompe un ginocchio.
Salterà 4 anni.
Nell’88 Los Angeles Heat.
L’esperienza a stelle e strisce dura due anni, prima del rientro in patria.


IL COMING OUT (1990)
La carriera di Fashanu però continua ad essere boicottata da quelle continue voci che lo vogliono omosessuale, tanto pressanti che lo costringono nel 1990 a dichiarare pubblicamente il proprio orientamento sessuale.
Infatti nel 1990 il giornale The Sun pagò la bellezza di 100.000 sterline per intervistare Justin in un articolo che fece scandalo, nel quale il giocatore usciva allo scoperto confermando la sua omosessualità e raccontando di aver avuto anche storie con diversi giocatori della Lega inglese.
Un mondo omofobico e machista come quello del calcio, soprattutto a fine anni ottanta, non poteva tollerare una tale presa di posizione, ed infatti Fashanu venne attaccato in modo durissimo dalla stampa ed abbandonato da tutti, compresi gli amici più vicini.
Come detto la decisione viene presa con grande ostilità: se una persona apertamente di sinistra (iscritto al Partito Laburista) come Brian Clough lo aveva etichettato come “fottuto xxxxxx” le teste rasate con il braccio teso che infestavano gli stadi inglesi non si voltano certo dall’altra parte.
Per di più,  il problema non è legato solamente ai neonazisti inglesi, ma anche agli avversari che non ti aspetteresti: “Justin è un affronto, un danno d’immagine e un uomo patetico e imperdonabile” per la comunità nera inglese, mentre il fratello John, giocatore del Wimbledon, lo ripudia pubblicamente.
Comincia qui un altro girovagare senza sosta per il povero John, sembra proprio che la sua carriera e la sua vita non vogliano trovare pace.
Finisce nel Leyton Orient, piccola società sportiva dell’East London prima di riprendere un volo atlantico e planare a Toronto.
Ma anche qui, sembra che la fortuna non sia dalla sua.
Eccolo infatti tornare in Inghilterra, precisamente nel Devon, tesserandosi per il Torquay United.
Qui dura due anni, dal 1991 al 1993, prima di trasferirsi in Scozia, Svezia e concludere la carriera in Nuova Zelanda, nella squadra di punta dei Miramar Rangers.
La carriera di Fashanu dura fino al 1997.


LA PRESUNTA VIOLENZA SESSUALE (MARZO 1998)
Nel frattempo il suo stile di vita faceva ovviamente notizia, non solo per il suo coming out, ma anche per la sua passione smodata per i soldi e per le sue spese pazze, oltre che per diversi scandali, tra i quali uno che tirava in ballo persino esponenti politici britannici.
Si arriva alla parte più tristemente nota della vita del ragazzo di Londra, che si verifica nel 1998, nel Maryland.
Il 25 marzo 1998 alla polizia di Ashton Woods si presenta un 17enne del luogo affermando di aver subito una violenza sessuale da parte dell’attuale allenatore dei Maryland Mania Club, Justin Fashanu.
Secondo il racconto del ragazzino, Fashanu lo avrebbe stordito attraverso la marijuana per poi abusare di lui sessualmente.
Justin si mostra collaborativo in tutto e per tutto ma sa a cosa sta andando incontro: la legge anti-sodomia che punisce il sesso orale con il carcere.


IL SUICIDIO (MAGGIO 1998)
Fashanu decide di scappare in Inghilterra per cercare il sostegno di amici e di qualche avvocato per provare a difendersi, ma il 3 maggio 1998 si accorge di essere solo al mondo: “Desidero dichiarare che non ho mai e poi mai stuprato quel giovane. Sì, abbiamo avuto un rapporto basato sul consenso reciproco, dopodiché la mattina lui mi ha chiesto denaro. Quando io ho risposto no, mi ha detto: Aspetta e vedrai”.
Justin Son Fashanu viene trovato impiccato in un garage a Shoreditch, Londra nord, mentre in Maryland il processo a suo carico viene archiviato per mancanza di prove.
Il suo nome è ancora fortemente ricordato nella comunità gay inglese come uno tra i più influenti e coraggiosi nella lotta per i pari diritti.
Un storia che mescola talento, intolleranza e destino crudele.
Justin, di tutto questo, era già consapevole prima del triste epilogo:

“Spero che qualcuno lassù mi accolga: troverò la pace che non ho avuto in vita”.

Era la tragica e triste fine di un uomo che toccò il cielo con un dito a vent’anni e che in pochissimo tempo cadde rumorosamente nella polvere anche per via delle sue preferenze sessuali, in un mondo dove la virilità e l’ipocrisia era e continua ad essere tutto.
Una sconfitta di tutti, compreso il fratello John, nel frattempo diventato presentatore televisivo di successo in diversi reality show, che in diverse interviste ha affermato di essersi amaramente pentito di aver abbandonato il fratello dopo il suo coming out.



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La Morte Misteriosa Di Darryl Kile (MLB)

Darryl Kile nacque il 2 Dicembre del 1968 e morì, in condizioni misteriose (o comunque inattese), il 22 Giugno del 2002.
Kile lanciava per i St.Louis Cardinals ai tempi.
Ma in passato aveva vestito anche la maglia di Houston Astros (texani che lo lanciarono nell'olimpo della MLB) e Colorado Rockies.
Kile, nel 2002 aveva un record di 5-4 e stava lanciando con un'ERA di 3.72, miglior stagione dal 2000(quando chiuse 20-­9) ed era stato selezionato tre volte per disputare l'All Star Game.
Molto noto per la sua eccezionale curveball.


LA MORTE A CHICAGO
Appena due ore prima dell'incontro contro i Chicago Cubs, i compagni di squadra, non vedendolo arrivare al Wrigley Field(toccava a lui lanciare quel giorno), hanno avvertito l'albergo, e pochi minuti dopo è stata fatta la tragica scoperta.
Venne trovato morto nel suo letto dal personale dell'albergo, dove si trovava con la squadra.
Ai tempi aveva 33 anni e lasciò moglie e tre figli, due gemelli di 5 anni e un bambino nato nello scorso
agosto.
Secondo le prime ricostruzioni della polizia, non vi sarebbero elementi per non pensare a cause
naturali di morte del giocatore: non vi erano infatti segni di forzatura nella porta e la sua camera venne
trovata perfettamente in ordine.
Il caso venne chiuso come attacco di cuore sopraggiunto nel sonno.
Il responsabile sanitario del team, Jim Leomis, ha dichiarato che mai, in nessun controllo medico, il giocatore aveva dato segni di disturbi fisici di qualsiasi tipo, nemmeno durante gli accurati controlli svoltisi durante lo spring training.
Dopo aver ascoltato in lacrime il manager dei Cardinals La Russa, il giocatore dei Cubs Girardi annunciò al pubblico l'annullamento della gara(che verrà recuperata il 31 Agosto 2002 e vedrà la vittoria dei Cubs per 10-4. Per i Cards lanciò un Simontacchi visibilmente emozionato, essendo stato un mentore di Kile).

"Vi ringrazio per la vostra pazienza. Siamo spiacenti di informarvi che a causa di una tragedia che ha colpito i Cardinals, il commissioner ha annullato la partita di oggi . 
Scoprirete in seguito quanto è successo e chiedo che si dica una preghiera per la famiglia dei Cardinals".

Curiosamente nella stesse settimana se n'era andato anche Jack Buck, storico telecronista dei Cardinals, all'età di 77 anni.
In tutti gli stadi di MLB prima delle partite vennero svolte manifestazioni di tributo in sua memoria e grande
fu la commozione soprattutto tra gli Houston Astros, squadra che lo aveva lanciato nel mondo pro: la
sua maglia è stata esposta fuori dalla panchina per tutta la partita.


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