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giovedì 30 giugno 2016

Il Calcio Inglese Durante La Prima Guerra Mondiale

Siamo nel 1914 quando i tedeschi invasero il Belgio provocando la reazione britannica, che dichiarò guerra pur senza avere grandi contingenti pronti all’azione sull’isola.
La prima Guerra Mondiale scoppia ufficialmente il 28 luglio 1914.
Da una parte le forze dell'Intesa: Gran Bretagna, Francia, Russia, Italia ed altre ex colonie britanniche (tra cui gli USA dal 1917).
Dall'altra Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria, Impero Ottomano ed altri imperi centrali.
In ambito calcistico è convinzione generale in Inghilterra che il conflitto non si protrarrà oltre Natale, così i dirigenti della Football League e della Southern League decidono che i campionati si sarebbero disputati regolarmente.
Così il campionato 1914-1915 comincia e viene portato a termine con l'Everton che vince il suo secondo titolo.
Retrocede il Tottenham mentre Derby County, Preston North End e Arsenal vengono promosse nella massima serie.
La Southern League è vinta dal Watford e lo Sheffield United si aggiudica la sua terza FA Cup.
Nella stagione successiva, sia la Football League che la FA Cup vengono sospese e al loro posto sono organizzati quattro tornei regionali (Lancashire, Midland, London Combination e South-Western Combination), suddivisi in tornei principali e tornei secondari, divisi a loro volta in piccoli gironi.
Il format verrà sostanzialmente mantenuto fino alla stagione 1919-1920, il primo campionato regolare del dopoguerra, e verranno apportati solo piccoli cambiamenti.
Per esempio scompare la South-Western Combination dopo un solo anno di vita e viene introdotta una sorta di finale, tra le vincenti dei due tornei principali del Lancashire e delle Midlands.


GUERRA E CALCIO
Il fatto che in giro per l’isola si continui a giocare anche a guerra già iniziata fa storcere il naso a parecchi.
Il 6 settembre 1914, Arthur Conan Doyle lancia un appello con queste parole: «C’era un tempo per tutte le cose nel mondo. C’era un tempo per il gioco, c’era un tempo per il lavoro e c’era un tempo per la vita domestica. C’era un tempo per qualsiasi cosa, ma ora c’è tempo per una sola cosa: la guerra. Se il giocatore di cricket ha la vista acuta, lasciate che la usi accanto alla canna di un fucile. Se un calciatore ha forza nelle gambe, lasciate che egli serva e marci in un campo di battaglia».
Si, proprio Arthur Doyle, l'inventore di Sherlock Holmes che giocò a calcio nel ruolo di portiere per il Portsmouth Association Football Club, una squadra amatoriale.
Sir Arthur giocava con uno pseudonimo: A.C.Smith.
La sua squadra si sciolse nel 1896.
Lui però avrebbe voluto continuare con la sua carriera, ma per “forze maggiori”, dovette interrompere la sua passione appunto.
Si arruola, ovviamente volontario, per la guerra Anglo-Boera e nel 1899 salpa per le coste africane.
In seguito grazie alla sua opera “The Great Boer War”(1900) un epico racconto della tragedia vissuta in prima persona, una volta tornato in patria viene nominato baronetto da Edoardo VII, divenendo di fatto un icona nazionale.
Abbandonato il calcio giocato definitivamente, sarà corrispondente per il Daily Mail alle olimpiadi di Londra del 1908 e grazie alla sua penna, renderà memorabile la vicenda umana di Dorando Pietri, il più famoso perdente della storia.
Commosso dalla fatica di Pietri in quella che diverrà una delle maratone più chiacchierate della storia, Doyle lo celebrerà paragonandolo ad un eroe romano e commosso dalla vicenda del fornaio di Carpi, raccoglierà  una colletta di 300 sterline, una cifra enorme per l’epoca.
Tornando alla guerra che impazzava intorno al 1914 anche Frederick Nicholas Charrington attaccò il mondo del pallone attraverso alcuni giornali, accusando alcuni giocatori del West Ham di codardia perché venivano pagati per giocare mentre i loro coetanei combattevano sul fronte Occidentale.
Eppure il football, che in un primo momento non risponde in maniera entusiasta, non rimane insensibile alla situazione: durante il campionato è comune vedere raccolte fondi e campagne di reclutamento.
Durante la settimana, molti campi vengono usati per esercitazioni o convertiti in piccoli poligoni di tiro.
Thomas Charles Fry comunque, propone una serie di misure drastiche tra le quali figurano l’annullamento di tutti i contratti professionistici e un provvedimento che vieta l’ingresso allo stadio a tutti i minori di 40 anni.
Anche il Times, mette nero su bianco le proteste e avvia una campagna anti calcio titolata “Petticoats for footballers” (letteralmente “sottane per i calciatori”).
Sempre il Times, nel novembre 1914, pubblica un’inchiesta nella quale vengono elencati i numeri degli arruolati provenienti da squadre di calcio: su 15 club tra Football e Southern League, solo Southampton e West Bromwich Albion hanno risposto.
Dei restanti 13 club si arruolano solo in 19.
Due giorni dopo l’inchiesta viene aggiornata, e si contano venti giocatori dall’Hull City, undici dal Plymouth e otto dall’Everton.
Ma il centro di tutto era l'indifferenza delle squadre londinesi: nessuna di esse vide i propri uomini presentarsi come volontari e, quando viene annunciato che nella la campagna di reclutamento fatta durante la partita tra Arsenal e Bristol City se ne presenta uno solo su 7000 presenti, esplodono le proteste.
Comunque la leva non fu resa obbligatoria fino al 1916 e né la Federazione né il governo inglese avevano preso provvedimenti ufficiali, ma ciò non toglie che il mondo del pallone stesse decisamente facendo una brutta figura rispetto al resto della società inglese.


I BATTAGLIONI DEI CALCIATORI
Per incoraggiare l’arruolamento vengono ideati i Pals’ Battalions, battaglioni formati da persone con un “carattere” in comune.
Il primo battaglione a formarsi è quello degli sportivi, a cui seguono gli artisti ed ex atleti.
Ma non solo: si formano anche reparti di concittadini, come i Pompey Pals di Portsmouth.
Questi ultimi sono così numerosi che ne formano addirittura due, formalmente chiamati 14th e 15th (Portsmouth) Battalions, Hampshire Regiment.
Alla fine del conflitto si conteranno più di 1400 vittime tra le loro fila.
È in questo contesto che il 12 dicembre 1914 l’Ufficio di Guerra accorda a William Joynson-Hicks il permesso di formare il 17th Service Battalion, Middlesex Regiment, il primo battaglione in assoluto formato da calciatori.
Il primo componente è Frank Buckley, che già aveva parecchia esperienza militare: si presenta infatti ancora giovanissimo come volontario firmando un accordo di dodici anni con il secondo battaglione del King’s Liverpool Regiment.
In poche settimane il battaglione raggiunse quota 600 unità.
Di queste, parecchi erano semplici tifosi, attratti dalla possibilità di combattere a fianco dei propri idoli.
Uno di quest’ultimi era certamente Vivian Woodward, beniamino dei supporters del Chelsea.
Poi c’è Sandy Turnbull: nel 1906 venne squalificato per una questione di pagamenti illegali mentre giocava per il Manchester City, situazione che si chiuse col suo trasferimento al Manchester United. Sandy è il primo giocatore ad essere allontanato dal campo in un derby di Manchester (all’epoca non esisteva ancora il cartellino rosso), ma la sua bravura gli permette di segnare 101 gol in 247 partite, due dei quali sono storici: il primo è quello che consegna allo United la prima FA Cup del club, nel 1909 (grazie al goal e a quella vittoria, verrà costruito l’Old Trafford).
Comunque in una delle ultime partite, contro il Liverpool, alcuni giocatori si mettono d’accordo per truccare il risultato; uno di essi è proprio Sandy, che viene squalificato a vita.
Gli viene però proposto un compromesso: arruolati e ti togliamo il “life ban”.
Turnbull accetta e viene inserito nel Footballers’ Battalion per poi essere trasferito in un altro reparto.
Durante la battaglia il suo reparto subisce un’imboscata e Sandy viene ferito.
Nonostante ciò riesce comunque a guidare i suoi uomini in una strenua lotta per la vita.
Non si sa con precisione né dove né come sia morto.
In totale comunque nel marzo 1915 si contano 122 professionisti unitisi al Battaglione e tra di essi fa specie leggere i nomi dell’intera prima squadra del Clapton Orient (l’odierno Leyton Orient).
Oltre a loro, giocatori provenienti da Manchester, Newcastle, Preston, Londra, Blackburn, Bradford e anche dalla Scozia (Glasgow).
l Footballers’ Battalion (17th Middlesex Regiment) viene inviato in Francia nel novembre del 1915 e accorpato alla 6th Brigade, 2nd Division. Scende in campo nelle durissime battaglie della Somme e nelle operazioni sulle colline dell’Ancre.
Nel 1917 partecipa alle Battaglie di Arras e di Cambrai; il primo dei Footballers’ Battalion viene smantellato il 10 febbraio 1918.
Seguirono altri reparti formati da calciatori e tifosi: il secondo in ordine cronologico è il 23rd Battalion, Middlesex Regiment, poi ce ne sono altri provenienti per esempio da Plymouth, dal Galles e dalla Scozia.


SCOPPIO DEL CONFLITTO
Allo scoppio del conflitto l’opinione pubblica non risparmia neanche il calcio scozzese.
Nonostante i contrasti, gli Hearts iniziano il campionato battendo 2-0 i campioni in carica del Celtic e proseguono la loro rincorsa al titolo vincendo 19 dei primi 21 incontri.
Poi la guerra ha il sopravvento e anche nella capitale scozzese si forma il Footballers’ Battalion, che diventa parte della C Company, 16th Royal Scots, meglio conosciuto come il McCrae’s Battalion.
L’intero undici titolare degli Hearts che sconfisse il Celtic viene arruolato e, con loro, giocatori da 75 diverse squadre professionistiche e dilettanti di tutta Scozia (comprese l’Hibernian, Dunfermline e Raith Rovers).
Solo dal Tynecastle sono in 170 i tifosi che seguono l’esempio della propria squadra.
Il 12 dicembre il battaglione completa i ranghi e viene inviato in Francia.
È il primo luglio 1916 quando vengono ordinati gli attacchi d’apertura della Battaglia della Somme.
I calciatori scozzesi ed inglesi sono in gran parte lì e l’esito è devastante: Alfred Briggs, talento degli Hearts, viene ferito a piedi, braccia, gambe e testa.
Un suo compagno di squadra, Pat Crossan, viene quasi seppellito vivo dall’esplosione di una bomba; una volta riemerso ci mette tre giorni per attraversare la Terra di Nessuno trascinandosi sui gomiti e arrivare in territorio amico.
Degli 814 uomini di McCrae usciti dalle trincee, 636 sono uccisi o feriti. Una strage.
I pochi superstiti fanno ritorno a casa per curare le ferite di guerra.
Pat Crossan, dopo un lungo recupero torna a indossare la casacca degli Hearts il 16 agosto 1919.
Morirà comunque nel 1933.
Ci furono anche calciatori inseriti in altri reparti, che allo stesso modo vengono ricordati per il loro valore.
A Bernard Vann viene assegnato all’1/8 Sherwood Foresters.
Il suo coraggio e valore gli valgono una Croce Militare nella Battaglia di Loos del 1915 e la rapida scalata dei ranghi militari, tanto che, tre anni dopo, è Luogotenente Colonnello al comando del 1/6 Sherwood Foresters; il suo battaglione è uno di quelli che nel 1918 vengono impiegati per gli attacchi di Bellenglise e Lehaucourt.
Donald Simpson Bell fu probabilmente il primo calciatore professionista ad arruolarsi (Crystal Palace, Newcastle e Bradford Park Avenue).
Si arruola nel 1914 e parte per la Francia nel novembre 1915, due giorni dopo essersi sposato.
Il 5 luglio 1916, durante i combattimenti, Donald si riempie le tasche di granate e attacca in solitaria una postazione nemica che stava mietendo diverse vittime tra i britannici.
L’azione ha successo, così, cinque giorni dopo, decide di ripeterla ma il 10 luglio il secondo tentativo gli sarà fatale.
William Angus si arruola volontario insieme all’amico James Martin ed entrambi vengono, in un primo momento, assegnati all’Highland Light Infantry.
Ma dato che i capi dell’esercito decidono di tenere quel reparto come riserva, i due si presentano volontari all’8th Royal Scots e partono pochi giorni dopo per il Fronte Occidentale.
Nella notte dell’11 giugno 1915, il Luogotenente James Martin guida un attacco per far saltare una parte delle trincee tedesche ma le vedette nemiche li avvistano e fanno detonare una mina sotterranea. Martin rimane ferito a terra a pochi metri dalla linea tedesca incapace di muoversi.
Vedendo la scena, Willie Angus si offre volontario per il recupero dell’amico ma gli ufficiali rifiutano, dicendo che non ne vale la pena.
Dopo parecchie proteste, il Brigadiere Lawford gli accorda il permesso e Willie, legatosi ad una corda, si inoltra strisciando nella Terra di Nessuno.
Raggiunto l’amico, lo assicura alla corda ma viene scoperto dai tedeschi che aprono il fuoco.
Willie, in un primo momento, fa da scudo umano al compagno ferito mentre i commilitoni li trascinano verso di loro, ma rendendosi conto che così non hanno speranza si allontana di colpo attirando il fuoco su di sé.
Senza il pericolo del fuoco tedesco James Martin viene tirato di peso e tratto in salvo e allo stesso tempo Willie riesce, in maniera rocambolesca, a tornare alla propria trincea riportando diverse ferite, perdendo un occhio e parte del piede destro.
L’eroica azione gli vale la Victoria Cross.
Jimmy Speirs, l’uomo che consegnò al Bradford City l’FA Cup 1911 morì nella battaglia di Passchendaele.
Tim Coleman (grazie al quale l’Arsenal ottenne la sua prima promozione assoluta in First Division nel 1904), Leigh Roose (nazionale gallese tra il 1902 e il 1910) ed Edwin Latheron, due volte campione d’Inghilterra col Blackburn, caddero anche loro a Passchendaele.
Il Tottenham perse ben 11 giocatori.
Il London Evening News, all’inizio del conflitto, aveva chiesto ai giocatori di tutta l’Isola di «prendere parte al gioco più importante. Quel gioco è la guerra, per la vita e per la morte».


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sabato 18 giugno 2016

Bobby Fischer Contro Boris Spasskij: Il Match Del Secolo (1972)

Nel 1972 andò in scena quello definito da tutti come “il match del secolo”, infatti così fu definito l’incontro tra il campione mondiale di scacchi (il sovietico Boris Spasskij) e lo sfidante (l’americano Bobby Fischer).
Ciò portò per settimane la tranquilla cittadina islandese Reykjavik al centro del mondo.
Nell’atmosfera inconsueta di quei giorni divenne normale intavolare animate quanto improbabili discussioni sulla variante Najdorf o sulla partita Spagnola.
Il dominio scacchistico era da tempo appannaggio sovietico.
Il titolo mondiale era passato da Aleksandr Alekhin a Michail Botvinnik nel 1948, sino a Boris Spasskij nel 1969.
Spassky, stava affinando il suo stile personale basato su una visone flessibile del gioco che mirava ad anticipare le mosse dell’avversario.
«Spasskij riesce a mantenere la stessa espressione sia quando dà scacco che quando lo subisce»
Fischer invece aveva un carattere introverso e polemico.
Lui impostava la propria strategia sull’attacco puro: «L’obiettivo è spezzare la mente degli avversari, voglio vederli contorcersi».
Un diverso approccio alla scacchiera che rifletteva una diversità caratteriale: Spassky era educato e umile.
Fischer invece era ossessionato dalla scacchiera, un rifugio da un mondo che fin da piccolo stentava a capire. Fin dalla tenera età si pensava che Bobby fosse afflitto dalla sindrome di Asperger, una sorta di autismo che comporta la compromissione delle relazioni sociali, comportamenti ripetitivi e stereotipati e l’ossessivo impegno in interessi molto ristretti.
Nel 1971 l’americano affrontò tutti i più quotati rivali, battendoli uno ad uno.
Mark Tajmanov e il danese Bent Larsen furono distrutti 6-0, rispettivamente a Vancouver e a Denver. Poi toccò a Petrosjan in un incontro che qualificò Fischer sfidante ufficiale di Spasskij.



L'ORGANIZZAZIONE DELLA SFIDA
L’organizzazione dell’attesissima sfida non fu facile.
Bobby voleva gareggiare a Buenos Aires (sgradita ai sovietici) e rifiutò tutta una serie di proposte, tra cui Belgrado che avrebbe garantito un’organizzazione perfetta.
Alla fine fu scelta Reykjavik, con in palio un premio complessivo di 138.000 dollari.
Alla vigilia del match ci fu però un colpo di scena: Fischer non voleva più giocare.
Infatti la delegazione russa si presentò puntuale con tutti i suoi più importanti uomini, Boris Spassky in testa.
La delegazione americana si presentò invece in un forte ritardo poiché Fischer non ne voleva sapere di salire sull’aereo, ritenendo troppo esiguo il premio offertogli per la partecipazione alla competizione. Neppure una telefonata di Henry Kissinger riuscì convincerlo: «Devi battere i russi, vogliamo che tu combatta per l’America».
Storico comunque l’esordio del Segretario di Stato: «Ciao, sono il peggior scacchista del mondo e voglio parlare con il migliore».
Ci volle l’aumento del montepremi (250.000 dollari) per sbloccare la situazione.


LE PRETESE DI FISCHER: L'IMPREVEDIBILITA' DI GIOCO E LA FOLLIA
L’incontro ebbe infine inizio l’11 luglio 1972.
Fischer nei confronti diretti precedenti non aveva mai sconfitto il russo.
Ad ogni modo l'americano chiese di avere a sua disposizione un ristorante aperto 24 ore su 24, una persona che giocasse a tennis con lui quando ne aveva voglia e che gli fossero date le chiavi di una pista da bowling.
Prima della sua partita d’esordio si lamentò per via delle luci, dell’aria condizionata, della grandezza del tavolo e soprattutto delle telecamere delle troupe televisive il cui rumore gli impediva di concentrarsi.
Bobby chiese quindi di spostare il match in una stanza attigua a quella principale, molto più piccola e angusta e anche che le mosse fossero comunicate all’esterno mediante un vetro e non con il passaggio degli addetti nel salone attiguo.
La richiesta fu respinta, così Fischer perse la prima partita (per via di un errore clamoroso e da principiante) e non si presentò alla seconda.
2-0 per il russo.
Minacciò di disertare anche la terza e di ritirarsi, mentre le autorità sovietiche fecero pressioni su Spassky affinché respingesse le richieste, facendo così squalificare definitivamente Fischer.
Tuttavia il russo accettò le richieste dell’americano: si spostarono in una piccola stanza lontano dagli spettatori.
Questa decisione fu probabilmente fatale.


LA SVOLTA DELL'INCONTRO
Fischer vinse la terza partita utilizzando una tecnica non convenzionale, mentre Spassky sembrava ipnotizzato dalla follia di Bobby tanto da non riuscire mai a giocare secondo il suo stile.
Battuto Spasskij sul piano nervoso, Bobby sconfisse il suo avversario anche sulla scacchiera, inducendolo ad un errore fatale alla 18esima mossa.
Per Boris le partite seguenti furono un calvario: ne perse quattro, impattandone due.
Spasskij, adducendo motivi di salute, ottenne il rinvio della nona partita.
La battaglia psicologica di Fischer stava avendo i suoi frutti.
Lo staff sovietico chiese a Spasskij di tornare a Mosca e reclamare la partita per abbandono, ma il giocatore, assumendosi un grande rischio, rifiutò.
Fischer vinse la decima partita con una brillante partita spagnola, una delle sue aperture preferite.
Dopo alcune patte, la tredicesima partita girò in un modo, poi nell'altro e fu alla fine sospesa con Fischer in vantaggio ma senza la vittoria in pugno.
Il gruppo di analisi sovietico li convinse che la partita era chiaramente destinata ad un pareggio. Fischer restò alzato fino alle otto della mattina successiva (la ripresa era prevista alle 14:30) cercando una strada per vincere, ma invano.
Sorprendentemente, riuscì a far cadere Spasskij in una serie di trappole e ad ottenere comunque la vittoria.
Lo stesso Spasskij si rifiutò di lasciare la scacchiera a lungo dopo la fine dell'incontro, incapace di accettare il risultato.
Le schermaglie lontano dalla scacchiera continuarono ed inclusero una causa per danni contro Fischer da parte di Chester Fox, che aveva comprato i diritti per filmare il match (Fischer era riuscito a farle rimuovere), la richiesta da parte di Fischer di eliminare le prime sette file di spettatori (vennero tolte le prime tre), e la denuncia dei sovietici di strumenti elettronici e chimici con i quali Fischer avrebbe tenuto sotto controllo Spasskij, che procurò una perquisizione della polizia nella sala di gioco.
Infatti si pensò addirittura che nella sedia di Fischer fosse installato un generatore d’energia che sparava raggi al cervello di Spassky.
Accuse mai provate/dimostrate.
Alla 40esima mossa della XXIesima partita l’incontro fu sospeso e il giorno successivo Spasskij non si presentò, ammettendo la sua sconfitta per telefono.
Fischer era il nuovo campione del Mondo.


IL REGNO DURA POCO: ANNI RECENTI, ARRESTO E MORTE
Le sue richieste economiche e logistiche portarono alla rottura con la FIDE e il 2 aprile 1975, con una decisione mai riconosciuta dallo scacchista, il titolo fu assegnato d’ufficio ad Anatolij Karpov (Fischer si era rifiutato di giocare).
Fischer sparì dalla scena, tranne che per una vittoriosa rivincita con l’amico-rivale Boris, in Serbia nel 1992.
In seguito lo squilibrio mentale di Fischer si aggravò in una serie di turbe paranoiche, devianze antisemite e lodi ai terroristi dell’11 settembre 2001.
Nel 2004 fu arrestato all’aeroporto Narita di Tokyo dalle autorità nipponiche per conto degli Stati Uniti d’America, ufficialmente per un passaporto irregolare.
Il 17 gennaio 2008 un’insufficienza renale lo condusse alla morte, proprio in quella Reykjavik che aveva visto il suo trionfo e in cui si era, da anni, ritirato.
Boris Spasskij, invece, decise di andare a vivere a Parigi, senza più riuscire a riconquistare il titolo.


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martedì 7 giugno 2016

Marijuana Legalizzata In NFL?

"Mi sono curato con la Marijuana medicinale per la maggior parte della mia carriera"

Nate Jackson, nel 2014, ammise che è abituale e ben noto che i giocatori di NFL propendano per un metodo naturale come quello della Marijuana, per far fronte ai dolori causati dai molteplici infortuni di cui soffrono nel corso della loro carriera.
Molti sportivi preferiscono fumare la cannabis, piuttosto che essere coinvolti nella dipendenza da altri medicinali o doversi sottoporre a delle fastidiose infiltrazioni.
Il dolore provocato da questi infortuni è qualcosa d' inimmaginabile viste le botte e i colpi subiti quindi si propende per anti-dolorifici per alleviare il dolore e tornare subito in campo.
Medicinali e Marijuana terapeutica per poter condurre una vita normale e il meno dolorosa e stressante possibile.

Nate Jackson: “Mi sono rotto la tibia,  mi sono lussato la spalla, mi sono tagliato l’inguine con un osso, mi sono rotto i legamenti, le dita e le costole e ho subito un trauma cranico”.
Per questo, l’ex giocatore di football statunitense si è dovuto curare con la cannabis tra il 2003 e il 2008.
La maggior parte dei suoi compagni, che hanno subito infortuni simili, hanno avuto bisogno in tutti questi anni della stessa medicina per potersi garantire una vita tranquilla.
Sebbene esistano medicinali alternativi per questo tipo di dolori, la maggior parte degli sportivi sceglie la cannabis.
Molti di loro non percepiscono miglioramento con le pillole o le iniezioni e, secondo quanto spiega Jackson, sono abituati alla cannabis fin dall’adolescenza, poiché iniziano a farne uso molto presto per ovviare alla brutalità del gioco.
Nel settore sono in molti coloro che ritengono necessario che la NFL apporti dei cambiamenti sostanziali nella propria politica riguardante le droghe, che condanna il consumo della Marijuana.
Nel 2014 Roger Goodell, massimo rappresentante della NFL, dichiarò che la lega avrebbe preso in considerazione il fatto di consentire agli atleti l’utilizzo della Marijuana per curare le loro commozioni cerebrali e altri infortuni alla testa, visto che alcuni specialisti la considerano “una soluzione legittima”.
In realtà non se n'è mai fatto niente.
Le dichiarazioni erano emerse dopo che un rapporto della HBO aveva stimato che tra il 50 e il 60% dei giocatori utilizzano cannabis in modo regolare per alleviare il dolore.
Tank Johnson, un altro ex giocatore, dichiarò che la stima fosse in difetto “La cifra si aggira tra il  70 e l’80%”.
Ai tempi, tra l'altro, erano stati aperti i primi "coffee shop" in Colorado.


EFFETTI DELLA MARIJUANA A LIVELLO DI PRESTAZIONI
Gli effetti indotti dalla Cannabis dipendono non solo dalla dose ma anche dalla modalità e dalla durata di assunzione.
Euforia, allegria a cui fa seguito una sensazione di benessere e rilassamento.
Gli stessi atleti assumono cannabis principalmente a scopo ricreativo, mentre altre volte si avvantaggiano delle sue proprietà ansiolitiche per migliorare la prestazione agonistica.
Il consumo di cannabis si associa ad una riduzione della concentrazione, delle capacità psicomotorie e del livello prestativo.
La cannabis riduce il livello di prestazioni anche in quegli sport che richiedono alti livelli di allerta, concentrazione e riflessi pronti, come il motociclismo, l'automobilismo, etc.
Potrebbe invece avere un effetto positivo solo per quegli atleti particolarmente ansiosi che desiderano rilassarsi, rifuggiando dalle pressioni legate al loro ruolo.
Alcuni studi hanno dimostrato che in seguito al consumo occasionale di una singola dose di cannabis, l'atleta rimane positivo ai controlli antidoping per tre, quattro o addirittura cinque giorni, a seconda della sua massa corporea.
Per i consumatori abituali il periodo di positività ai controlli si estenderebbe addirittura sino a 2 o più settimane.


MARIJUANA A SCOPO RICREATIVO E TERAPEUTICO
Secondo un report, nel 2015 le vendite legali di Marijuana negli Stati Uniti sono aumentate di quasi un quinto, da 4,6 a 5,4 miliardi di dollari: ma a essere stata notevole è stata soprattutto la crescita del mercato della Marijuana per scopi ricreativi, le cui vendite sono aumentate del 184 %, passando da 351 a 991 milioni di dollari.
Negli ultimi anni è aumentata anche la %  di americani favorevoli alla legalizzazione della Marijuana, passati dal 36 % al 58 % tra il 2005 e il 2015.
Secondo uno studio il mercato complessivo della Marijuana è destinato a crescere a un ritmo medio del 30 % ogni anno fino al 2020: a quel punto potrebbe avere superato l’attuale fatturato della NFL, il più importante campionato americano di football.
In alcuni stati degli Stati Uniti la Marijuana è venduta in negozi specializzati, per scopi ricreativi: il primo posto dove sono stati aperti è stato come detto il Colorado, il primo gennaio 2014.
Nei due anni successivi hanno approvato una legislazione simile anche lo stato di Washington, l’Alaska e l’Oregon.
Il consumo di Marijuana per scopi terapeutici è invece legale in 23 stati degli Stati Uniti.
Dopo le prime legalizzazioni della Marijuana per scopi terapeutici, negli Stati Uniti le case farmaceutiche hanno iniziato a investire molti soldi nella coltivazione di sviluppo di farmaci a base di cannabis.
Ma negli ultimi due anni, dopo le legalizzazioni della Marijuana per scopi ricreativi in Colorado, Washington, Alaska e Oregon, sono comparse le prime “marche” di Marijuana, e in particolare alcune società hanno introdotto sul mercato varietà di cannabis che portano il nome di gente famosa.


I TEST SU 30 GIOCATORI SUPPORTATI DA GRIDIRON CANNABIS COALITION
Nel 2016 trenta ex giocatori della NFL si sono riuniti ad una azienda californiana per testare la Marijuana come medicinale per trattare il dolore cronico e la depressione.
Secondo statistiche un alto numero di giocatori in pensione affronta problemi fisici alle ossa, giunture, muscoli (il 50% dei giocatori in pensione) e mentali (il 40%).
Per non parlare dell’encefalopatia cronica traumatica e di quei colpi alla testa alla lunga fatali.
Sono supportati dalla “Gridiron Cannabis Coalition”, organizzazione fondata dalla stella del football Kevin Turley per diffondere il messaggio riguardo i benefici della sostanza.
Dopo aver giocato nei New Orleans Saints, St.Louis Rams e Kansas City Chiefs, a 34 anni, gli è stata diagnosticata l’encefalopatia cronica traumatica, si è imbottito di medicine, ne ha abusato e ha cominciato a pensare al suicidio.
Ha poi provato la cannabis, che lo ha salvato: «La mia mente è tornata lucida, il dolore è sensibilmente diminuito, ho ripreso a vivere. Le cure ufficiali raramente non danno assuefazione, dobbiamo preferire quelle organiche».
Dello stesso avviso il right tackle dei Baltimore Ravens, Eugene Monroe.


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giovedì 2 giugno 2016

Dean’s Blue Hole e Vertical Blue: Tra Squali, Immersioni e "Lusche"

Siamo a Long Island, nella baia ad ovest di Clarence Town nelle Bahamas, nei pressi del temibile (e bellissimo) Dean’s Blue Hole.
Triangolo delle Bermude.
Con i suoi 50 metri di ampiezza e 202 metri di profondità si tratta del buco più profondo del mondo (almeno tra quelli conosciuti).
La particolarità del Dean's Blue Hole, é il suo ingresso al di sotto del livello del mare.
Questo splendido pezzo d'acqua è racchiuso su tre lati da un anfiteatro di roccia naturale e sul quarto da polvere di spiaggia bianca.
Sono inoltre presenti enormi caverne contornate da stalattiti e stalagmiti.
Le Bahamas sono cosparse di questi magnifici buchi blu e si ritiene attualmente che solo una piccola percentuale di questi sia stata fino ad ora esplorata.


SQUALI
Nei dintorni delle Isole Bahamas si trovano squali nutrice, naso nero, toro, tigre, limone, tigre, martello e squali della barriera caraibica.
I loro angoli preferiti sono le coste delle isole che contornano le acque profonde del "Tongue of the Ocean", comprese New Providence, Nassau, Andros e le Exuma Cays e le scogliere esterne delle Isole Abaco.


LA LEGGENDA DELLA LUSCA
Anni fa la popolazione locale pensava che i continui tsunami che si formavano li erano generati da un mostro marino che inspirando e espirando acqua provocasse grandi movimenti dell'acqua.
Si tramanda appunto che nei pressi della laguna Dean's Blue Hole nuoti una creatura marina chiamata Lusca, un gigantesco animale che sembra possa raggiungere grandissime dimensioni, di aspetto simile a un incrocio tra un polpo gigante e uno squalo.
Si dice che viva nelle profondità del mare e che solo di notte affiori in superficie per nutrirsi degli umani che incontra trascinandoli negli abissi delle grotte in cui vive.
Ad ogni modo una creatura simile alla Lusca è il mostro di St.Augustine pescato nel 1896 nel litorale della Florida.


SUUNTO VERTICAL BLUE
Il suo fondale è stato raggiunto per la prima volta da Jim King nel 1992.
Nel dicembre 2010, all’interno di questo buco venne stabilito da William Trubridge il record di apnea in solitario quindi senza assistenza nuotando fino a 101 metri con la sola forza delle braccia e delle gambe.
Il primo quindi a scendere sotto i 100 metri.
A novembre 2012 si è disputato il Suunto Vertical Blue, l’evento di freediving più importante in assoluto.
A sfidarsi 56 atleti provenienti da 21 paesi che sono scesi con un solo respiro a profondità impensabili.
Nell’arco di dieci giorni, sono stati battuti due record mondiali e 65 record nazionali in 252 immersioni individuali.
Il 21 novembre, nella prima giornata di gara, Ashley Futral Chapman (Stati Uniti) ha ottenuto il record del mondo femminile in assetto costante senza pinne (CNF) scendendo a 67m in 3'15.
Il freediver russo Alexey Molchanov ha alzato l’asticella portando il record a 126m in assetto costante (CWT) in un tempo di 3'46.
La disciplina è quella dell’apnea in assetto costante con il solo aiuto di una monopinna.
Nel pieno della competizione, il Suunto Vertical Blue si è trasformato in un vero e proprio scontro tra titani quando l'inglese con passaporto neozelandese William Trubridge, qualche minuto dopo l'immersione di Molchanov, ha cercato di riconquistare il record.
Durante la prova però, il pluridetentore di record mondiali ha commesso un errore tecnico risalendo troppo presto.
Due giorni dopo, Trubridge ci ha riprovato, ma la buona sorte non lo ha accompagnato.
Tuttavia, con una discesa di 121m nel penultimo giorno di gara è riuscito a stabilire il nuovo record nazionale neozelandese.
Tutti gli atleti hanno accumulato punti per ogni discesa effettuata durante la competizione e alla fine Trubridge si è aggiudicato il primato nella classifica generale.
Altri record nazionali conquistati riguardano Francia, Gran Bretagna, Cile, Brasile, Argentina, Repubblica Ceca, Spagna, Messico, Israele, Tunisia e Finlandia.
Ai vincitori è stato consegnato un Suunto D6is.
Suunto, marchio leader mondiale nel settore dei computer per immersione, è il fornitore della strumentazione ufficiale utilizzata in tutti i tentativi di record mondiale AIDA di apnea.
William Trubridge ha dichiarato: "Ciò che rende davvero unico il Vertical Blue è l’opportunità che viene data agli atleti di avere “campo libero” per tirare fuori tutto il loro pontenziale acquatico.
Se a qualcuno capitasse di avere dei brillanti intrappolati nei sotterranei di un grattacielo di 40 piani allagato fino al tetto, si potrebbe rivolgere a questi campioni che sarebbero in grado di scendere in apnea lungo i cavi degli ascensori per andarli a recuperare. Le immersioni più profonde durano oltre quattro minuti che non sono certamente paragonabili a quattro minuti di apnea nella vasca da bagno: in quei quattro minuti bisogna penetrare la colonna d’acqua vincendo pressioni in grado di ridurre un pallone da calcio alle dimensioni di una pallina da tennis e di indurre uno stato di semi incoscienza da narcosi. Sono quattro minuti vissuti in un’altra dimensione, in cui il tempo diventa un'eternità, un'eternità che dura però lo spazio di un singolo respiro."
Trubridge nel 2011 e nel 2012 ha vinto il premio WAFA (World's Absolute Freediving Award) come miglior apneista del mondo.
A maggio 2016 si sono tenuti nuovamente i Mondiali di apnea.
William Trubridge ha conquistato il suo 17esimo primato mondiale, raggiungendo i -124 metri in immersione libera (che prevede la discesa e la risalita a braccia lungo un cavo) ed impiegandoci 4 minuti e 34 secondi.


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