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mercoledì 7 maggio 2014

La Storia Di Jovan Belcher: Omicidio e Suicidio (NFL)

Jovan Belcher, nasce il 27 luglio del 1987 e diventa linebacker dei Kansas City Chiefs nel 2010.
Era un inside linebacker, per essere precisi.
E se vogliamo andare ancora più nel particolare era quello che in gergo viene chiamato un “2-down ‘backer”, perché utilizzato solitamente nei primi due down, vista la sua attitudine a stoppare le corse, per essere tolto nelle situazioni di terzo down, quello solitamente dove nella maggior parte dei casi ci si affida al gioco aereo.
Belcher aveva firmato a marzo del 2012 il suo primo contratto: un annuale da 1,927 milioni di dollari.
Jovan non venne scelto al draft dopo i quattro anni di college alla University of Maine, tutt’altro che l’elite del college football.
Firmato come undrafted free-agent dai Chiefs, Belcher era riuscito a ritagliarsi contro pronostico un posto in squadra al termine del training camp come linebacker di riserva e giocatore degli special teams. Sostanzialmente il gradino più basso della scala sociale dell’NFL, ma già un successo per coloro che non vengono selezionati nei 7 rounds del draft.
Poi nei primi 3 anni di carriera Belcher aveva lavorato duro e si era guadagnato i gradi sul campo, diventando uno dei due ILB titolari dei Chiefs e l’annuale da quasi 2 milioni di dollari.
Un discreto giocatore con una carriera, insomma, in costante ascesa sino a dicembre 2012, quando successe il fattaccio.


L'OMICIDIO E IL SUICIDIO
Jovan uccise la propria fidanzata e madre della loro figlia di tre mesi, la 22enne Kasandra Perkins e poi si suicidiò sparandosi un colpo in testa nel parcheggio del proprio stadio, davanti agli occhi del suo allenatore Romeo Crennel, del general manager Scott Pioli e del coach dei linebacker Gary Gibbs.
Una tragedia immane e le cui spiegazioni sono ancora lontane dall’essere trovate, se mai ci saranno e si riuscirà a capirle.
Sembra che comunque tra i due la relazione fosse abbastanza degenerata, comunque non un motivo valido per quello che è successo.


DOPING?
Il problema degli steroidi sicuramente non si pone in NFL, ma la lega sta alzando sempre di più il livello dei controlli.
Alla prima positività per PEDs (performance-enhancing drugs) si viene sospesi 4 partite, senza stipendio. Al secondo test positivo, stop di un anno senza stipendio.
E Belcher non era mai stato sospeso, mentre diversi suo colleghi sono caduti sotto la scure del commissioner Goodell durante la stagione.
E no, Belcher non può nemmeno essersi salvato dalla squalifica perché scampato fortunosamente ai test: il nuovo contratto collettivo prevede che tutti i giocatori NFL siano controllati almeno una volta durante il training camp e/o la pre-season.
Poi, durante la stagione, ogni settimana ne vengono sorteggiati 10 per squadra da testare.
Ergo Belcher è stato sottoposto al controllo almeno una volta quest’anno, se non di più.
Poi sull'effettiva capacità dei test Antidoping di trovarti dopato, si apre un capitolo a parte.
Ma questo vale per qualsiasi sport(calcio compreso).

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