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martedì 29 settembre 2015

La Storia Del Sumo: Riti e Leggende

Per un giapponese il Sumo non è un semplice sport ma molto di più.
Vuoi per motivi storici, vuoi per i riti celebrati contro una natura che sovente mostra il suo volto più feroce (terremoti con relativi tsunami ed uragani ad esempio), simboleggiata da spiriti maligni in lotta contro monaci.
Successivamente è divenuto uno spettacolo per gli imperatori, poi lo sport dei samurai, infine è nato il sumo moderno.
Dicevamo dei samurai, ad esempio di Miyamoto Musashi, forse il più grande maestro dell' arte della spada.
Vissuto nel Giappone feudale, le sue doti marziali e la sua abilità rimasero insuperate .
Nei sessantuno anni di vita (1584 - 1645) prese parte a oltre 66 combattimenti e rimase sempre imbattuto.
In vecchiaia, diede diverse dimostrazioni della sua abilità.
Non uccideva più gli avversari, e li fronteggiava sempre con un Bokken (cioè una riproduzione della spada giapponese di legno ).
La sua tecnica consisteva nel brandire la Katana (spada lunga) con la mano destra e la Wakizashi (spada corta) con la sinistra così da imparare ad utilizzare tutte e due le spade in combattimento .
La Katana, per i Samurai, era il fulcro della loro vita: con essa combattevano servendo il loro signore.
Con essa difendevano il loro onore e quello del clan a cui appartenevano.
Con essa dimostravano la loro lealtà verso i compagni durante la battaglia, spesso venendo feriti o uccisi.
Infine, con essa, molto spesso, si toglievano la vita.
Come detto dal concetto di guerrieri samurai si è passato a quello dei lottatori di Sumo.
Sebbene il Sumo risalga ai tempi antichi, è divenuto uno sport professionistico solo all'inizio del periodo Edo (1600-1868).


SUMO: RITI E TRADIZIONI
Il lottatore (Rikishi), nella sua vita di continuo allenamento e meditazione, è la perfetta sintesi tra un monaco guerriero e un samurai, additato dai giapponesi quale esempio di rettitudine e incarnazione del codice samuraico (Bushidō) e della millenaria tradizione Shintoista.
Un esempio della sacralità e del rigore del Sumo è dato dagli oggetti che l’arbitro tiene in mano: il ventaglio, simbolo legato all’antica nobilità imperiale e il coltello che anticamente gli sarebbe servito per il Seppuku (il suicidio del samurai, in occidente erroneamente chiamato Harakiri), qualora avesse commesso errori gravi nell'arbitrare la contesa.
Ancora oggi si mantengono vive le tradizioni:
1) Gli arbitri vestono i costumi del periodo Ashikaga e il colore del ventaglione del lottatore ne indica la bravura.
2) Il ring(costruito in paglia) è di forma circolare e sopra elevato di 70 cm.
3) Il lancio beneagurante del sale prima del incontro sul Dohyo(contro infortuni e malocchio).
4) Prima dell'incontro la gamba viene alzata portandola quasi in posizione verticale e poi si compie un movimento opposto portandola verso il basso, sbattendo a terra il piede, cosi da produrre un forte rumore. È un movimento preparatorio, ma viene utilizzato soprattutto come rito scaramantico per scacciare gli spiriti malvagi dal Dohyo.
5) La vittoria si ottiene estromettendo l’avversario dal ring o costringendolo a toccare la stuoia del ring con qualsiasi parte del corpo al di sopra il ginocchio(insomma tranne i piedi).
6) La danza con l’arco svolta da un giovane Rikishi, alla fine del torneo, è un rituale che ha più valenze, simboleggia la forza e la vittoria (un arco era il dono ricevuto dal vincitore) ma anche felicità e prosperità.


VENTAGLI
La classe militare dell'antico Giappone aveva inventato un ventaglio di guerra di tipo rigido e arrotondato: il Gunbai .
Per via della struttura usato anche come scudo occasionale contro un attacco a sorpresa quindi erano fatti di ferro ed acciaio.
Il Gunbai, come detto, si vede ancora oggi nelle mani dell'arbitro degli incontri di Sumo .
Si dice che il campione del primo incontro di Sumo svoltosi a Nara, Kiyobayashi, ricevette in premio il ventaglio da battaglia e divenne quindi il primo arbitro con decreto imperiale.
Forse meno imponenti del Gumbai, ma decisamente più letali, erano quel tipo di ventaglio pieghevole che divenne il ventaglio di guerra: il Gunsen (portato dai samurai in armatura) e il Tessen (usato per deviare i coltelli e dardi avvelenati scagliatigli contro).


SEPPUKU ED HARAKIRI
Per eseguire il Seppuku, il condannato doveva sedere secondo la posizione tradizionale giapponese, poggiando il corpo sulle ginocchia, fondoschiena sui talloni e punte rivolte all'indietro; la posizione serviva ad evitare che il corpo cadesse all'indietro, movimento che avrebbe causato una morte disonorevole.
Per i giapponesi, l'anima aveva la sua sede nel ventre.
Questo giustifica simbolicamente il rituale del Seppuku: con un taglio profondo nel ventre, si mostrava la volontà di punire e purificare, la propria anima dalle colpe commesse continuando a conservare il proprio onore anche dopo la morte.
Il Seppuku venne adottato come condanna a morte (a volte volontariamente scelta dal condannato) senza disonore.
Piuttosto che soccombere al nemico, era preferibile uccidersi e non macchiarsi della colpa di venire catturato e fatto prigioniero.
Piuttosto che vivere con l'onta di una sconfitta, la morte era un'alternativa molto più appetibile che vedersi rinfacciare la propria inettitudine.
Se il Seppuku avveniva entro le mura di casa o a corte, la lama utilizzata era il Tanto, un sottile pugnale portato solitamente dietro alla schiena.
In caso di Seppuku sul campo di battaglia, spesso veniva utilizzato il Wakizashi (spada compagna), definito "il guardiano dell'onore".
Prima del rituale, e se non ci si trovava sul campo di battaglia, il samurai effettuava un bagno, vestiva abiti bianchi (il bianco è il colore del lutto in Giappone) e mangiava il suo ultimo pasto, ciò che più gli era gradito.
Spesso, il samurai componeva un poema prima di eseguire il Seppuku, sedendo di fronte alla sua spada.
Una volta pronto, il samurai sedeva di fronte ai testimoni scelti per assistere al rituale: apriva il suo kimono bianco, prendeva il pugnale predisposto per il suicidio rituale afferrandone una porzione di lama avvolta da un panno bianco e si infliggeva la ferita mortale.
I rituali del Seppuku e dell'Harakiri sono sostanzialmente simili.
Il Seppuku comunque è un rituale molto più articolato dell' Harakiri e generalmente riservato alla casta dei samurai.
L'Harakiri, invece, mancava di quell'estrema solennità che caratterizzava il Seppuku e la sua rilevanza simbolica era minore.
Sotto certi veri, l'Harakiri era (è) il suicidio dei poveri.


REGOLE SUMO
In Giappone la pratica del Sumo non è consentita alle donne(competono solo a livello amatoriale).
La vittoria spetta al lottatore che atterra o riesce a spingere all’esterno del Dohyo l’avversario.
Gli incontri possono durare da pochi secondi sino a parecchi minuti.
Esistono una settantina di tecniche da poter utilizzare, alcune riguardano il sollevamento o la spinta fuori dal Dohyo, altre varie prese e sgambetti.
Sono permessi schiaffi con la mano aperta ma solo sulla parte superiore del corpo, non si possono dare pugni, calci e tirare di capelli.


CATEGORIE LOTTATORI E TORNEI
Le categorie dei lottatori non si basano sul peso ma sulla bravura dei lottatori.
Le categorie del Sumo sono molteplici e partono dalla divisione minore, Jonokuchi, per poi passare rispettivamente a Jonidan, Sandanme, Makushita, Juryo e Makuuchi.
Più in alto della categoria Makushita ci sono le due divisioni professionistiche del Sumo (chiamate Sekitori): gli Juryo e i Makuuchi che rappresentano la divisione maggiore e che a loro volta sono suddivisi in Maegashira (dal livello 16 al livello 1) e Sanyaku.
Quest'ultima è la categoria dei grandi campioni divisi in: Komusubi, Sekiwake, Ozeki e Yokozuna.
Il massimo grado quindi è quello di Yokozuna, a cui appartiene un solo lottatore, il migliore.
Da questa categoria non si può retrocedere, quando il lottatore ritiene di non essere più in grado di competere e vincere, spontaneamente si ritira, cedendo il posto ad altri aspiranti.
Un lottatore può raggiungere il grado di Yokozuna se vince due tornei di fila da Ozeki o in alternativa ottiene punteggi altrettanto degni e possiede le qualità morali necessarie al titolo che saranno valutate da un apposito comitato nazionale; uno Yokozuna diviene egli stesso una semi-divinità scintoista e riceverà un generoso vitalizio anche a fine carriera.
Annualmente si svolgono 6 tornei dalla durata di 15 giorni ciascuno.
Ogni lottatore ha in programma un incontro giornaliero.
Il torneo è vinto dal lottatore che si è aggiudicato il maggior numero di incontri.
Con 8 incontri vinti il lottatore sale di categoria, con 8 persi retrocede alla categoria più bassa.
Al termine di ogni torneo si stila la Banzuke (classifica).


GRANDI YOKOZUNA
Sono circa una 70ntina i grandi divenuti Yokozuna.
Tra i più grandi campioni dei tempi moderni, ricordiamo Futabayama (Yokozuna, 1937-1945) che ha gareggiato con l' 86.6% vittorie di cui 69 vittorie consecutive.
Taiho (1961-1971) che ha vinto 32 tornei e ha mantenuto una serie positiva di 45 incontri.
Kitanoumi (1974-1985) che all'età di 21 anni e 2 mesi è stato il più giovane ad essere promosso al grado di Yokozuna.
L'hawaiano Akebono (ritiratosi nel 2001), diventato Yokozuna dopo soli 30 tornei, ha dunque registrato il record della promozione più rapida.
Musashimaru (ritiratosi nel 2004) originario delle Samoe Americane, vinse 52 tornei consecutivi, fermandosi poco prima del grado di Yokozuna ma poi diventatoci nel 1993 sotto la guida di Akebono.
Vinse più di 700 match consecutivi e ben 12 campionati della categoria superiore (addirittura 1 in più rispetto ad Akebono).
Takanohana che, all'età di 19 anni è stato il più giovane a vincere un torneo.


CONTROVERSIE: SCOMMESSE E LE SQUALIFICHE DI AKINORI
Gli incontri di Sumo vengono trasmessi dalla televisione in tutta la nazione, tra le ore 16 e le 18, ma gli incontri tra i lottatori di livello più basso cominciano molto prima.
Durante un torneo, i lottatori di grado più alto, nelle categorie Makunouchi e Juryo, gareggiano una volta al giorno per 15 giorni; quelli che appartengono alle categorie di grado inferiore ossia Makushita, Sandanme, Jonidan e Jonokuchi gareggiano solo 7 giorni su quindici.
Fatte tutte queste premesse si capisce tranquillamente che il Sumo, in Giappone, è ben più di uno sport.
Quindi si può facilmente comprendere l’ondata di sdegno che si è sollevata tra gli estimatori del Sumo, dopo le vicende negative che hanno coinvolto la federazione di Sumo negli ultimi anni.
In particolare poco prima del ritiro(avvenuto nel 2010) del campione Asashōryū Akinori scoppiarono un mare di polemiche per il comportamento disdicevole di questo lottatore a seguito dell’ennesima rissa e in seguito al coinvolgimento di 65 lottatori su 800 che compongono la federazione in un giro di scommesse clandestine, gestite dalla mafia locale, la Yakuza.
È doveroso precisare che le scommesse riguardavano altri sport e non risulta che siano stati combinati incontri di Sumo, quindi tutta la vicenda gravita intorno all’onorabilità dei Rikishi.
Un duro colpo per lo sport tradizionale che, già da diverso tempo, deve fare i conti con una fase di declino.
Crisi all’interno della quale si colloca come detto anche la figura di Asashōryū Akinori, personaggio controverso che ha scosso diverse volte l’establishment del sumo.
Nato nella capitale mongola Ulan Bator, Asashōryū è stato il più precoce sumotori della storia, diventando il 68° Yokotsuna, primo di nazionalità mongola, a soli ventidue anni.
Non particolarmente amato dal pubblico per il fatto di non aver mai richiesto la cittadinanza giapponese, ha infranto più volte i rigidi codici del Sumo: sonore proteste con gli arbitri, schiaffi agli avversari fuori dal Dohyo, sospetti di combine, esultanze eccessive, episodi di danneggiamenti nei confronti del suo Oyakata (maestro e allenatore).
Oltre alle squalifiche: nel 2003 per aver strattonato un avversario per i capelli durante un incontro, nel 2007 per aver saltato, con un falso certificato medico, un torneo promozionale (primo Yokotsuna a subire una squalifica).
Il 4 febbraio 2010, infine, Asashōryū ha annunciato il suo ritiro dal Sumo, ritiro avvenuto dopo un lungo conciliabolo privato con gli uomini del Riji-Kai, ovvero il comitato direttivo dell'Associazione di Sumo, il Nihon Sumo Kyōkai.
Fatale per lo Yokozuna è stata l'ennesima intemperanza che lo ha visto protagonista di un alterco all'interno di un night-club di Tokyo, alterco nel quale Asashōryū, ubriaco, ha colpito un avventore del posto procurandogli la frattura del setto nasale.
Inutile si è rivelato il tentativo di accordo amichevole tra i due litiganti perché anche se la vittima del colpo ha accettato una notevole somma di denaro per non denunciare il campione alle autorità, i giornalisti nipponici hanno scoperto l'accaduto, malamente coperto dal manager di Asashōryū, facendo scoppiare l'ennesimo scandalo.
Si prospettava la squalifica a vita, per questo decise a soli 29 anni di ritirarsi di sua spontanea volontà.
Dopo questi eventi e lo scandalo scommesse citato che coinvolgeva anche altri lottatori, nel veder messa in dubbio l’onorabilità dei Rikishi l’opinione pubblica ha risposto negativamente, inviando messaggi di sfiducia e biasimo alla federazione e ai media.
Messaggi che hanno indotto gli sponsor a ritirarsi e, successivamente, la televisione pubblica NHK ad annullare le dirette del torneo di Nagoya, trasmesse ininterrottamente dal 1957, anno in cui la televisione sbarcò in Giappone.
Il Giappone non è nuovo a casi di corruzione, scandali e convivenze con la Yakuza: tutti eventi mal visti dall’opinione pubblica che di prassi pretende la testa di chi si macchia di tali reati, in particolare quando il buon nome del Giappone e delle sue tradizione viene infangato.
A gran voce si chiede rifondare la federazione ed epurare chiunque sia coinvolto in vario titolo negli scandali o colluso con la Yakuza, per salvare la sacralità di uno sport che di fatto è una vera cerimonia religiosa, in cui anche il Dohyo è strutturato come un tempio shintoista.
In un paese in cui l’onore è ancora un valore e il sentimento nazionalistico è vivo e forte, è inaccettabile che sia infangato uno dei simboli del paese.


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