Gli eventi che portarono a leggi anti-hooligans nella terra di Albione, sono datati anni 80 e possono essere individuati quattro eventi scatenanti:
1) Luton v Millwall (1985) 81 feriti (di cui 31 agenti)
2) Bradford v Lincoln City (1985) 56 morti ed oltre 260 feriti (incendio)
3) Liverpool v Juventus (1985) 39 morti
4) Liverpool v Nottingham Forest (1989) 96 morti
Nella notte di Kenilworth Road (Luton), a seguito di violentissimi scontri provocati dai tifosi londinesi del Millwall ci furono 81 feriti, è dopo quest'evento che i biglietti vengono venduti solo su pre-vendita.
Poi nel rogo di Bradford, perdono la vita 66 persone (lo stadio vetusto, in legno, sicuramente ha influito).
Dopo i 39 morti juventini della tragedia dell’Heysel del 29 maggio 1985 durante la finale di Coppa Campioni, avvenuta però sotto giurisdizione belga, la Thatcher si affidò alla repressione.
A seguito della notte dell'Heysel, tutti i club inglesi vengono estromessi dalle coppe europee ma la violenza domestica, in un modo o nell'altro, doveva essere comunque arginata.
Vennero emanati:
a) lo Sporting Event Act (1985) vieta l'introduzione degli alcoolici negli stadi.
b) il Pubblic Order Act (1986) indica come reato il comportarsi alle partite in modo "allarmante", anche se non violento, concedendo ai magistrati il potere di impedire l'accesso negli stadi a singoli tifosi "violenti" che devono presentarsi ai rispettivi comandi di polizia in occasione delle partite.
Ma in particolare la goccia che fece traboccare il vaso fu il disastro di Hillsborough del 15 aprile 1989 (96 tifosi persero la vita), match di FA Cup, giocato sul campo dello Sheffield Wednesday con la seguente inchiesta che ha permesso nel 1989 la stesura del "Rapporto Taylor".
Fu lo storico britannico John Foot a bocciare il modello Thatcher pre-Taylor:
«Tutti i tifosi iniziarono ad essere trattati come dei criminali. Negli stadi, alcuni già vecchi e pericolosi di loro, furono erette barriere di metallo.
Qui, in spazi strettissimi, venivano relegati i tifosi. Seguire la propria squadra in trasferta era diventato come stare in uno zoo.
L’esperimento non ebbe successo. E fu purtroppo una tragedia a sancirne il fallimento.
Il 15 aprile 1989 era in programma la semifinale della FA Cup tra Liverpool ed Nottingham Forest.
Si disputava in campo neutro, ad Hillsborough (Sheffield).
I tifosi del Liverpool arrivarono in ritardo e furono concentrati su una di queste gradinate strette e recintate.
96 persone, tra cui molti giovani, a seguito di movimenti rimasero schiacciate contro le barriere di metallo. Lo spazio era troppo stretto.
Fu una cosa orribile.
Una grande tragedia che segnò per sempre la vita di migliaia di persone»
Dopo la tragedia dell'Hillsborough, il governo inglese, pretese e ottenne che tutti gli stadi abolissero i posti in piedi e si dotassero inoltre di impianti tv a circuito chiuso.
Una volta comminati gli arresti per i tifosi troppo esagitati arrivò anche la pubblicità, con l'appoggio dei tabloid pronti a svergognare ed insultare i protagonisti in negativo di tali imprese.
Le conclusioni espresse dal "Rapporto Taylor" hanno avuto quale principale conseguenza, come detto, quella di imporre a tutti i club delle prime due serie inglesi (nonché a quelli della prima divisione scozzese) di dotare gli stadi di posti a sedere a partire dalla stagione 1994/95.
L'enorme costo di questo intervento (stimato in oltre 750 milioni di sterline) è stato finanziato dai club in modi diversi: alcuni sono ricorsi a risorse proprie, altri hanno scelto di recuperare i capitali necessari dal mercato mobiliare, altri, infine, hanno chiesto aiuto al Football Trust, ente finanziato per l'85% dalle compagnie che si occupano di scommesse.
In particolare la promulgazione nel marzo 1990 di un decreto legge che stabiliva la riduzione per 5 anni della tassazione statale sui giochi a scommesse (2,5% annuo).
In questo modo sono stati destinati fondi per ben 100 milioni di sterline per la ristrutturazione degli stadi.
Il decreto in questione, inoltre, è stato prorogato fino al 2000 permettendo la raccolta di ulteriori 100 milioni di sterline.
a) Il Rapporto Taylor (1989) ristrutturazione degli stadi (ad esempio sostituzione delle "terraces" con soli posti a sedere. Introduzione di telecamere e quant'altro).
b) Il Football Spectators Act (1989) sancì la possibilità di vietare la presenza, al di fuori d'Inghilterra e Galles, di individui pericolosi in quanto recidivi per quanto riguarda incidenti e scontri connessi ad eventi sportivi. Inoltre introduce l'obbligo di un documento di riconoscimento per entrare negli stadi.
c) Il Football Offences Act (1991) permette alla polizia di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per violenza verbale (linguaggio osceno e cori razzisti).
d) Il Crime And Disorder Act (1998) che non ingloba solo il calcio ma diciamo che è generale.
e) Il Football Disorder Act (2000) i primi decreti tutti in vigore in Gran Bretagna e che il governo Blair, nell'impossibilità di un'applicazione in occasione delle trasferte all'estero dei tifosi, ha ben supportato con l'approvazione del Football Disorder Act (che era, sotto certi versi, un Football Spectators Act più "aspro").
Questa legge conferisce poteri enormi a Scotland Yard che può sequestrare il passaporto di un sospetto appena cinque giorni prima di una gara che si disputi all'estero.
In Inghilterra i due obiettivi principali nella lotta contro gli hooligans sono: prevenzione e repressione.
Gli inglesi non hanno mai pensato di bloccare le partite: hanno deciso di bloccare i violenti.
Dopo che per alcuni decenni la violenza negli stadi era una consuetudine del calcio d'oltremanica, macchiando il nome dei team e dei sostenitori inglesi anche all'estero a causa di gravi incidenti anche in campo internazionale la stessa è praticamente scomparsa in Premier League, mentre gli incidenti continuano a verificarsi in maniera marginale sui campi minori o lontano dagli stadi.
Quando si verificano incidenti la polizia sequestra tutte le eventuali fotografie dei reporter presenti e soprattutto passa al microscopio la grande quantità di materiale filmato.
Le foto dei "protagonisti" finiscono sui giornali, con numeri di telefono da chiamare per denunciare eventuali sospetti.
E in Inghilterra la collaborazione della gente è costante per segnalazioni, testimonianze, denunce. Senza contare che le pene per gli hooligans sono esemplari, anche senza il verificarsi di incidenti.
Anche cori razzisti e offensivi sono vietati e passibili di pena immediata.
E' frequente vedere come gli addetti al servizio d'ordine degli stadi inglesi (che sono pagati dai club e non sono organi di polizia, senza quindi pesare sui contribuenti), i cosiddetti "steward", disarmati, accompagnino fuori dallo stadio spettatori colpevoli di aver insultato, offeso o minacciato (verbalmente o tramite gestacci) giocatori o tifosi avversari.
In Inghilterra la polizia rimane fuori dallo stadio, con un duplice vantaggio: la possibilità di meglio controllare che nessun oggetto pericoloso venga introdotto sulle tribune e il minore numero di unità richieste.
Gli incidenti non sono certi spariti, ma sensibilmente diminuiti e si sono spostati fuori dagli impianti, dove l'intervento delle forze dell'ordine è più rapido, efficace e più semplice.
Il Governo di Tony Blair, nell'estate del 2000, al termine degli Europei disputati in Belgio e Olanda che hanno raccontato violentissimi incidenti creati dai supporters inglesi (che all'estero non devono sottostare alle leggi efficacissime del loro Paese) ha fatto approvare in tempi brevissimi, come abbiamo visto, il "Football Disorder Act", un pacchetto di leggi antiviolenza che ha conferito poteri enormi alla polizia.
Tra i punti fondamentali di queste leggi la possibilità lasciata alla polizia di sequestrare il passaporto ad una persona sospetta cinque giorni prima di una gara internazionale.
Per essere giudicati "sospetti" è sufficiente un tatuaggio, orecchini e qualsiasi altra cosa di "sinistro".
La sinistra ha subito protestato ritenendo tale norma incostituzionale, ma in nome della sicurezza l'accordo sulla legge è stato presto trovato.
Negli stadi la sicurezza è gestita in questo modo: vi si trovano schermi televisivi collegati con telecamere dentro e fuori lo stadio.
Gli addetti possono utilizzare, con pulsanti, ogni telecamera in senso trasversale e verticale.
Eventuali fatti delittuosi possono essere ripresi, registrati e fotografati in modo da conoscerne immediatamente gli autori.
La centrale avverte gli uomini della sicurezza perché blocchino il colpevole, le cui foto sono distribuite alle uscite.
Negli stadi ci sono celle gestite dalla polizia, più il posto di guardia locale per rilevamento impronte e foto, trasmettere dati segnaletici e risalire ai precedenti penali del fermato.
La polizia può tenerlo in cella per 24 ore.
Il capo del servizio di polizia all'interno dello stadio può collegarsi via computer col magistrato per decidere se il colpevole va processato per direttissima.
Passaporti, schedature e misure preventive hanno ridotto l'incidenza degli scontri: ad esempio dei 286 tifosi inglesi arrestati durante France 1998, solo 52 erano già noti alle forze dell'ordine.
IL RIPOPOLAMENTO DEGLI STADI
La stagione 1985-86, quella del post Heysel, fece registrare la media spettatori più bassa dal secondo dopo-guerra.
In totale si contarono solo 16,5 milioni di presenze.
Ma già nel 1996 i tifosi nei 92 stadi delle leghe professionistiche furono 21,8 milioni, con un incremento del 32 per cento, mentre nel 2004 si arrivò a 29 milioni.
Il modello inglese per riportare la gente negli stadi è passato attraverso:
1) La completa ristrutturazione degli impianti con la eliminazione delle barriere tra il campo di gioco e la tribuna, seggiolini in tutti i settori, capienza di almeno 20mila posti(in prima divisione) e possibilmente dotati di box privati, uso di telecamere a circuito chiuso.
2) Presa di coscienza dei tifosi dopo il bando europeo.
3) Responsabilizzazione delle società a cui è stata affidata la sorveglianza all'interno degli impianti attraverso la presenza di stewards privati (pagati dai club) in collegamento via radio con la polizia presente solo all'esterno degli impianti.
4) Divieto per le società di intrattenere rapporti con i propri tifosi, fatta eccezione per la collaborazione finalizzata a prevenire possibili incidenti.
5) Creazione di una squadra speciale di sorveglianza nazionale anti-hooligans: la National Football Intelligence Unit costituita da Scotland Yard nel 1989.
Un agente è affidato a ognuna delle 92 società professionistiche e si occupa viaggiando sempre al seguito della tifoseria della schedatura dei tifosi violenti e di azioni di infiltrazione.
Con questo sistema è stato possibile schedare, in un'apposita banca dati, circa settemila tifosi.
6) Sistema "Crimistoppers" (in dieci anni ha permesso la cattura di oltre 15mila hooligans) ideato da un gruppo di privati: esiste un numero verde a cui si può telefonare (media di circa 200 al giorno) per segnalare episodi, persone sospette e/o situazioni pericolose. Le denunce sono rigorosamente anonime così come la ricompensa ai cittadini che permettono la cattura degli eventuali teppisti.
LE CRITICHE AL MODELLO
Negli ultimi 25 anni c'è stato un incremento spaventoso per quanto riguarda i costi dei biglietti, ad esempio per i grandi club si parla di una media del 700 per cento in più.
Basta ricordare le varie proteste dei supporter dell'Arsenal e Manchester City cui erano state chieste più di 60 sterline (oltre 70 euro) per un tagliando del settore ospiti.
Intere fasce della popolazione, soprattutto quelle working class e i giovani che affollavano gli impianti nei decenni passati, sono stati tagliati fuori.
Negli stadi c'è meno “atmosfera”, sono tuttavia aumentati i corporate box, dove si parla più di business che di calcio.
Inoltre i supporter sono la categoria più filmata d'Inghilterra, dove già le CCTV (le tv a circuito chiuso) sono oltre quattro milioni, una ogni 14 abitanti.
Secondo alcuni le misure adottate dalla Thatcher sono servite soltanto per togliere dai riflettori la violenza, spostata all’interno dei pub e lontano dalle televisioni (per la verità gli scontri nei pub avvenivano anche nei 70 e 80 quindi si è di certo limitato il problema, rendendolo prerogativa solo dei pub e non più all'interno degli stadi).
La stessa, come detto, è stata accusata anche di aver privatizzato il football, rendendolo uno sport elitario e allontanando dagli stadi la “working class”.
Non più uno sport espressione delle classi popolari, bensì della borghesia in ascesa negli anni ’90.
Non senza attaccare le misure repressive della Thatcher, considerate a loro volta causa della rabbia degli hooligans negli stadi.
In occasione della morte dell’ex primo ministro britannico, la Football Association decise di non prevedere un minuto di silenzio per onorarne la memoria, in occasione delle partite della Premier League.
Forse temendo contestazioni per una premier conservatrice, mai amata dai tifosi di calcio e dalla working class britannica.
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