Gli appassionati di NHL, ricorderanno sicuramente quello che successe a Richard Zednik dei Florida Panthers una decina di anni fa in una partita persa 5-3 contro i Buffalo Sabres. Durante una fase di gioco, il compagno di squadra Olli Jokinen, spinto a terra in un contrasto, cadendo con la faccia in avanti e tenendo la gamba sollevata, con il pattino gli procurò un taglio alla gola. Zednik perse subito sangue e fu costretto ad uscire dal campo (le condizioni non saranno gravissime ma gli verranno applicati diversi punti di sutura).
L'INCIDENTE DI CLINT MALARCHUK
Questo tipo di episodi, comuni ma non troppo frequenti, riporta alla mente la storia di Clint Malarchuk. Portiere, per ironia della sorte, proprio dei Buffalo Sabres. Era il 22 marzo 1989, quando Malarchuk venne colpito al collo dal pattino di Steve Tuttle (St.Louis Blues). Si gioca da cinque minuti quando i Blues attaccano. Steve Tuttle avanza in prossimità della porta di Malarchuk in attesa di ricevere un passaggio, poi sbatte contro il portiere e il difensore Uwe Krupp. La lama del pattino di Tuttle si avvicina al collo di Malarchuk e perfora l'arteria carotide esterna. Clint Malarchuk cade in ginocchio, in pochissimo tempo è immerso in un mare di sangue. Le urla degli spettatori, l'agitazione dei telecronisti e l'improbabile spot che irrompe mentre in campo Malarchuk è raggiunto dall'allenatore e circondato da compagni e avversari. Quello a cui si è assistito è talmente gore/splatter che poi succede di tutto: una decina di spettatori si sentono male, altri subiscono una crisi cardiaca, alcuni giocatori vomitano. Se Malarchuk ce l'ha fatta, è stato grazie a uno degli allenatori dei Sabres.
Kim Pizzutelli ancora prima che l'arbitro fischi lo stop di gioco, si precipita in campo e blocca l'emorragia con due dita. Poco dopo, sottoponendolo a un ennesimo rischio, il portiere viene portato negli spogliatoi dall'ingresso dietro la sua porta. Poi trasportato in ambulanza.
Malarchuk: "Mia madre non volevo che vedesse cosa stava succedendo. Circondato dai medici ho provato a fare una battuta per stemperare l'ansia, dicendo 'Mettetemi un paio di punti e fatemi finire la partita'. Mentre lo dicevo c'era ancora sangue che usciva. Non ha riso nessuno. Erano bianchi come cadaveri, credevo fosse arrivata la fine"
Malarchuk è sopravvissuto dopo aver perso un litro e mezzo di sangue, con un'operazione che avrebbe richiesto 300 punti di sutura. Neanche 10 giorni dopo però ritorna in campo.
Chiuderà la carriera sportiva senza infamia e senza lode: "È stato quello incidente, il mio momento di gloria. Faccio parte di una categoria di portieri che non passeranno certo alla storia, ma tutto il mondo si ricorderà di me per quel momento tragico" incluso qualche sporadico avversario che da allora, per intimidirlo, si sarebbe portato un dito alla gola.
IL TENTATO SUICIDIO NEL 2008
Il 10 febbraio 2008, succede quanto già detto a Richard Zednik, quell'incidente probabilmente risveglia i fantasmi di Clint Malarchuk. Tormentato da un disturbo ossessivo compulsivo, depressione e alcolismo, qualche mese dopo l'ex portiere dei Sabres tenta il suicidio nella sua casa in Nevada.
Il 7 ottobre 2008 si spara al mento con un pistola calibro 22. La pallottola gli avrebbe distrutto due molari per poi incagliarsi nel cranio, senza tuttavia ucciderlo. Inizialmente si pensa ad un incidente, poi Malarchuk e sua moglie ammettono che si trattava di un tentativo di suicidio.
Poco dopo Malarchuk passa sei mesi in disintossicazione. È lì che si rende conto che non sarebbe dovuto tornare a giocare così in fretta: "Oggi ci sarebbero dei consulenti pronti a spiegarti l'impatto psicologico di un simile trauma e a dirti che non bisogna affrettarsi a tornare a giocare. Oggi avrei seguito i loro consigli"
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