I 14 ottomila sono rappresentati da 9 nell’Himalaya e 5 nel Karakorum:
1 Everest 8848 m
2 K2 8611 m
3 Kanghenjunga 8586 m
4 Lhotse 8516 m
5 Makalu 8463 m
6 Cho Oyu 8201 m
7 Daulagiri 8167 m
8 Manaslu 8163 m
9 Nanga Parbat 8125 m
10 Annapurna 8091 m
11 Gasherbrum I 8068 m
12 Broad Peak 8047 m
13 Gasherbrum II 8035 m
14 Shisha Pangma 8027 m
Nel 1953 l'Everest verrà scalato per la prima volta dal neozelandese Edmund Hillary. L'ultimo dei 14 ottomila (Shisha Pangma) sarà profanato nel 1964.Per approfondire: Le Morti Sull'Everest e La Tragedia Del 1996
L'unico mai violato d'inverno rimane il K2.
Per Herzog nella prima scalata di un ottomila (come detto nel 1950), il prezzo da pagare fu il congelamento di mani e piedi. Lachenal fu anche inghiottito da un crepaccio dove trascorsero una notte. Lachenal, al ritorno in patria, subì 14 operazioni in tre anni. Una conquista che fu un calvario e che trascinò per anni polemiche a non finire. Il mistero di quanto accadde sull’Annapurna 70 anni fa resterà tale.
Come accadeva in quegli anni, la spedizione Annapurna era segreta, soltanto Herzog poteva rendere pubblica l’impresa. E così fu. Tuttavia la sua versione non coincideva con quella di Lachenal, eroe rimasto nell’ombra. Soltanto alla fine degli 90, dopo una pubblicazione censurata dei suoi diari, vennero pubblicati i suoi appunti in cui la figura di Herzog venne ridimensionata. Herzog non voleva rinunciare alla vetta e Lachenal aveva scritto nei diari che lo aveva seguito per "portarlo indietro vivo. Se avessi dovuto lasciare i miei piedi per l’Annapurna me ne sarei infischiato.
"Quella marcia verso la vetta non era una questione di prestigio nazionale, ma un affare di cordata. Ambizione sfrenata"
E ci fu anche chi mise in dubbio che i due avessero mai raggiunto la vetta.
La fotografia di Herzog lo mostra su un pendio glaciale con al di sopra una spalla innevata che prosegue, i famosi 100 metri. Lachenal morì nel 1955 in un crepaccio del Monte Bianco, mentre scendeva nella Vallée Blanche.
La stessa figlia di Maurice Herzog, Félicité, qualche anno fa pubblicò un romanzo dal titolo "Un eroe" in cui mette in dubbio la veridicità del racconto del padre.
In un intervista al «Dauphiné Libéré»: "C’è stata la costruzione di un mito con una dose di menzogne. Sotto la pressione politica nazionalista mio padre e Lachenal avrebbero stretto un patto"
Félicité, turbata dalla vita disordinata del padre, con disattenzioni e infedeltà coniugali e familiari, e dalla malattia psichica del fratello Laurent aggiunge "Non si saprà mai che cosa accadde sulla cima dell’Annapurna".
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