Siamo a Penn State, Pennsylvania.
C'era una volta un college-modello dove, si tramandava che valori, studio e sport, erano davvero un tutt'uno.
In particolare nel Football Americano, perchè dire Penn State significava automaticamente richiamare la figura del leggendario coach Joe Paterno e, assieme, tanti record e successi con i Nittany Lions.
Ma in quel college si celava una mostruosità inenarrabile: infatti l'allenatore dei linebacker, Jerry Sandusky, aveva abusato di minorenni senza che nessuno lo denunciasse.
Neppure Joe Paterno o i vertici dell'università che, secondo le indagini, sapevano.
E fecero finta di niente.
Per non rovinare il "nome" dell'Università.
L'INIZIO DELLO SCANDALO (2002)
Tutto inizia nel marzo 2002, quando Mike McQueary, uno degli assistenti di Joe Paterno (coach di Penn State), entra nello spogliatoio della squadra per lasciare un paio di scarpe nel suo armadietto.
E’ sera tardi. Nello spogliatoio non dovrebbe esserci nessuno.
C'è però una luce ed una doccia accesa.
Attraverso la porta, chiusa, arriva il rumore di acqua e di strani gemiti.
Mike apre la porta e infila la testa nella sala.
Sotto una doccia c’è Jerry Sandusky, altro allenatore della squadra, che abusa sessualmente di un bambino di 10 anni.
Mike McQueary, che a all’epoca ha 28 anni, non va dalla polizia a denunciare il fatto.
Si rivolge invece proprio a Joe Paterno, raccontandogli quanto ha visto.
Nemmeno Paterno va dalla polizia, ma avverte dell’accaduto il direttore atletico dell’università, che a sua volta si rivolge al vice-presidente di Penn.
Passano settimane e la notizia si sparge sino ai vertici dell’università.
Sandusky non è nuovo a episodi e denunce di questo tipo.
Nel passato era stato beccato a fare la doccia nudo con un bambino di 11 anni.
In un’altra occasione, un guardiano lo aveva visto fare sesso orale con un altro bambino.
Alla fine i rettori dell’università prendono la loro decisione.
A Sandusky viene ritirata la chiave degli spogliatoi e gli viene proibito di entrare negli spazi dell’università con minorenni.
L’uomo non viene denunciato alla polizia.
Anzi, rimane vicino alla squadra, tanto da farsi vedere regolarmente alle partite di Penn State, salutato con calore da Paterno e dagli altri dirigenti sportivi.
CASO RIAPERTO: ARRESTI E LICENZIAMENTI
Nel 2008, però, l’ufficio del Procuratore dello stato della Pennsylvania comincia a indagare su Sandusky.
Sono almeno 15 le denunce nei suoi confronti, sempre relative ad atti sessuali e violenze con minori.
Nel corso dell’inchiesta, viene fuori anche la vecchia storia dello spogliatoio.
Scoppia lo scandalo, cui i vertici di Penn cercano di rispondere in qualche modo, licenziando dopo settimane di polemiche il presidente dell’università e Paterno: siamo nel 2011.
Per entrambi la colpa è quella di non aver denunciato alla polizia Jerry Sandusky, assistente di Paterno dal 1977 al 1999 e arrestato con l'accusa di aver abusato di almeno 20 bambini tra il 1994 e il 2009.
Secondo il gran giurì, gli assalti ebbero luogo:
1) Nel seminterrato di Sandusky
2) In una delle scuole superiori della vittima
3) Nella macchina di Sandusky
4) Nel Lasch Football University Park
5) Nel Toftrees Golf Resort And Conference Center
6) Negli spogliatoi
7) I una stanza d'albergo in Texas
Per Joe si trattò della fine umiliante di una carriera iniziata più di 60 anni fa.
Paterno, figlio di immigrati italiani, l’uomo che amava porsi come “guida morale” per i suoi ragazzi, diventato uno degli sportivi più ricchi d’America, voleva restare alla guida della squadra sino alla fine della stagione.
Lo scandalo invece risucchiò la sua carriera e, presumibilmente, anche il suo onore.
LE RIVOLTE STUDENTESCHE
Conseguentemente al licenziamento di Graham Spanier (presidenti dell'Università) e di Joe Paterno (allora 84enne) scoppiarono scontri e proteste per le strade di College State, sede dell’università della Pennsylvania.
Gli studenti si ammassarono davanti agli uffici dell’amministrazione, inneggiando a Joe Paterno.
Poi iniziarono a distruggere tutto quello che trovavano a portata di mano: segnaletica stradale, bidoni dell’immondizia, semafori.
Il camioncino di una stazione televisiva venne ribaltato e distrutto.
Molti di loro con il volto coperto con passamontagna.
Questi incidenti di Penn State University vennero etichettati come l’episodio più grave degli ultimi anni per quanto riguarda rivolte studentesche.
LE REAZIONI DI JOE PATERNO
"Non sono più il coach della squadra di football ed è qualcosa a cui devo abituarmi" disse Joe Paterno alle migliaia di studenti radunatesi sotto casa sua.
Perché Paterno sino a poco prima del licenziamento era Penn State come si sarà capito, visti i due nomi indissolubilmente legati fin dal 1950, quando l'allora 23enne arrivò a State College per fare l'assistant coach dopo quattro anni da giocatore alla Brown University.
Paterno nel campus conosce la moglie Susan, con cui ha 5 figli e dona milioni di dollari all'università nel corso degli anni.
Dal 1966 diventa head coach e trasforma un programma senza storia in un'istituzione del Football universitario americano: in 46 stagioni vince 409 partite, più di tutti nell'olimpo del college football, conquista due titoli nazionali (1982 e 1986), 37 apparizioni ai Bowl con 24 vittorie, appena 7 stagioni con un record negativo.
Paterno appena qualche giorno prima aveva annunciato l'intenzione di ritirarsi a fine stagione "perché il mio obiettivo è stato sempre quello di fare gli interessi della mia università. E questa è una tragedia, uno dei più grandi dispiaceri della mia vita. Con il senno di poi, avrei voluto fare di più".
Poi era andato all'allenamento, come sempre, ed era scoppiato in lacrime annunciando la decisione ai suoi giocatori.
Voleva andarsene a modo suo JoePa, portando a termine l'ennesima stagione vincente (Penn State ha vinto 8 gare su 9 quest'anno), magari con l'ennesima vittoria in un Bowl.
Ma il Board Of Trustees non glielo ha permesso e nella partita successa contro Nebraska, per la prima volta dopo 61 anni, Penn State affrontò una partita di football senza Joe Paterno nello staff tecnico.
LE SANZIONI, L'ARRESTO DI SANDUSKY E LA MORTE DI PATERNO
Da lì in poi sarà una rovinosa caduta, per tutti.
Penn State colpita ed affondata da sanzioni economiche e agonistiche inflitte dalla NCAA.
Paterno prima allontanato con la sua statua vicino al Beaver Stadium abbattuta e nascosta in uno scantinato, evidentemente non più orgoglio ma vergogna per la nuova dirigenza del college.
Sandusky condannato a trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre (442 anni di carcere) dove, però, nonostante prove schiaccianti, continuò a negare (definito durante il processo come "predatore sessuale pedofilo").
Massimo Manca (giocatore di Penn State degli anni 80): “Le indagini dicono che JoePa sapeva di Jerry e lo coprì. Ecco, sinceramente, non posso crederci. Ho conosciuto Joe, era un coach e un essere umano fantastico. Io e gli altri che siamo stati suoi allievi lo difendiamo, non possiamo farne a meno.
Non era il tipo da girarsi dall’altra parte. Io e gli altri ex compagni abbiamo passato notti in bianco a riflettere sulle conclusioni del dossier Freeh. E molti di noi sono arrivati a un punto: forse JoePa non comprese di quale orrore si fosse macchiato Jerry; forse, a livello subconscio, si rifiutò di capire, forse…ma se lo avesse capito, ne sono certo, non avrebbe coperto Jerry”.
Invece Jerry Sandusky era il bravo allenatore dei linebackers, gli volevano tutti bene, era affabile, tecnico, disponibile, molto presente.
Insomma, insospettabile. Almeno, per quello che ricordo io durante il mio periodo a Penn State.
Non me lo sarei mai aspettato.
Ma ho seguito anche in TV le fasi del processo a suo carico: ho visto giovani che allora erano ragazzini piangere mentre ricordavano cosa avevano subito da Jerry. Da brividi.
Vite segnate, per sempre. Inaccettabile.
E devo, davanti a tutto questo, dire che non ci sono dubbi: Jerry non era quello che pensavamo noi al tempo, oppure, nella migliore delle ipotesi, è cambiato, terribilmente in peggio negli anni.
Sì, non ci sono dubbi, Jerry ha compiuto atti orribili e va condannato senza sconti.
Il processo e il verdetto sono stati limpidi”.
Per Penn State arrivò anche una multa di 60 milioni di dollari, che equivale al fatturato medio annuo lordo del programma di Football.
Questi soldi furono versati in un fondo per i programmi contro gli abusi sessuali sui minori o per assistere le vittime di questi abusi e non possono essere utilizzati per finanziare tali programmi presso l'università.
Le sanzioni per Penn State inclusero anche una squalifica di quattro anni e la revoca di tutti i titoli vinti dal 1998 al 2011 (e quindi 111 partite vinte).
Giocatori Free Agent e liberi di accasarsi altrove.
Joe Paterno invece, morì all'eta' di 85 anni a gennaio 2012, per un tumore.
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