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venerdì 18 novembre 2016

La Storia Di Don King: Da Allibratore Clandestino A N.1 Della Boxe

Larry Holmes: "Don King sembra nero, vive da bianco, pensa verde"

Nel 1931 nasce a Cleveland “Don” King, il più grande promotore di pugilato della storia.
Noto per la sua personalissima acconciatura e per il suo carattere, Don King ha organizzato vari incontri storici, tra cui nel 1974 lo scontro tra Foreman e Alì, disputato nello Zaire sotto la dittatura di Mobutu, e più recentemente “The Fight Of The Millennium”, tra Oscar de la Hoya e Tito Trinidad.
È stato manager tra gli altri dei grandi della Boxe, da Evander Holyfield a Mike Tyson, da George Foreman a Muhammed Ali.
Gioielli a go go, sorriso cattivo, cattiveria innata, sigaro perennemente in bocca, 1.90m per 120 kg.
Il ring, la sua vita.
Per chiudere col passato e aprirsi le porte del futuro si tuffò nel Pugilato.
Un passato da allibratore illegale, perfino da omicida e per ben due volte
La prima quando nel 1954 sparò e uccise uno dei tre uomini che cercavano di rapinare una delle sue sale scommesse clandestine, la seconda quando picchiò a morte un debitore nel 1966.
Legittima difesa, nel primo.
Omicidio preterintenzionale, nel secondo.
King aveva ucciso un tale di nome Sam Garrett, sbattendolo sul marciapiede e rompendogli la testa. Il primo verdetto era stato di omicidio di secondo grado, poi diventato omicidio preterintenzionale: 3 anni di carcere (ma non scontati appieno).
Violento lo era, avvezzo al malaffare pure.


PROMOTER
I nemici dicevano che i suoi capelli (sparati/elettrici) fossero come lui: non rispettavano nessuna legge.

Don King: "Stavo cercando di prendere sonno quando mi sono sentito come un rombo in testa. 
Sono corso allo specchio e ho visto i miei capelli dritti come frecce. 
Anche il barbiere, il giorno dopo, non è riuscito a far niente: ogni volta che provava a tagliarli, sentiva come una scossa. Era il segnale divino: è da quel momento che sono in missione per conto di Dio"
Convinse Muhammad Ali a fare un'esibizione di beneficenza, a Cleveland, la sua città.
Fu la chiave che gli aprì la porta del successo.
Quel che aveva tra le mani, lo tramutava in oro, a livello di ascolti e biglietti venduti.
Si possono ricordare la già citata Ali-Foremann in Zaire, passata alla storia come «The Rumble In The Jungle», come pure il match finale dell'epica trilogia Ali-Frazier, il famoso «Thrilla In Manila».
Oltre ai citati prima, fu manager anche di Joe Frazier, Larry Holmes, Wilfredo Gomez, Salvador Sanchez, Ray Leonard, Roberto Duran, Julio Cesar Chavez, Bernard Hopkins.

"Il match tra Ali e Foreman a Kinshasa è stata la cosa più grande che abbia fatto nella mia vita. L’orgoglio del popolo nero. Siamo come il pugilato, usciamo a testa alta dalle guerre che il mondo ci fa. Oggi non ci sono più grandi pesi massimi. 
Ma è ingiusto paragonare epoche diverse. 
Una volta la posta viaggiava sui pony, oggi vola con i jet. Io dico: torniamo indietro nel tempo, alle tradizioni. 
Restituiamo il pugilato ai grandi personaggi. Solo così riconquisteremo il mondo e vedremo un nuovo Ali"

E’ stato il promoter anche del match che ha avuto il più alto numero di spettatori nella storia: 132.000 (Chavez-Haugen allo stadio di Città del Messico).
Oltre 500 mondiali organizzati, più di 100 pugili cui ha fatto guadagnare almeno 1 milione di dollari, ben 7 dei 10 eventi più visti in pay-per-view.
I due indimenticabili match organizzati da Don King tra Tyson e Holyfield batterono tutti i record di ascolti televisivi.
Il primo, nel novembre del 1996, fu visto in 1,6 milioni di case in pay-per-view.
La rivincita fu organizzata a Las Vegas davanti a 16.331 spettatori, con un incasso superiore ai 14 milioni di dollari.
Dopo aver staccato a morsi un pezzo di orecchio a Holyfield, Tyson fu squalificato per un anno e mezzo e si separò da Don King.
Se lungo è l'elenco di chi ha condotto in alto, lo è quasi altrettanto quello di chi gli si è rivoltato contro.
Ne ha denunciato qualcuno, ha ricevuto valanghe di denunce.
Con una mano elargiva, per poi infilare l'altra nel portafogli altrui.
Con Tyson si accordò, dopo che Iron Mike gli aveva chiesto centinaia di milioni di dollari di danni.

Tyson: "Ho scoperto che qualcuno che credevo fosse mio padre, mio fratello, uno che aveva il mio stesso sangue si era rivelato il vero Zio Tom, il vero negro, il vero traditore. Ha fatto più male lui ai pugili neri che qualsiasi organizzatore bianco nella storia della boxe. E’ miserabile, viscido, figlio di puttana, rettile. Pensavo fosse il mio fratello nero. E’ solo un uomo cattivo, un vero uomo cattivo . Avrebbe ucciso la propria madre per un dollaro. Lui è spietato, avido. Non sa amare nessuno"

La controversia nasceva dalla richiesta di Tyson di 100 milioni di dollari, che gli sarebbero stati sottratti da King nel periodo della prigionia.
Tyson tornerà a combattere il 30 luglio contro l'inglese Williams.
La lite con King, che controllava 3 delle 4 corone iridate, limitava anche la sua possibilità di combattimenti successivi.
Solo qualche mese prima Iron Mike era stato costretto a dichiarare bancarotta: sul suo conto in banca, si registravano la miseria di 3 mila sterline (circa 4500 euro).
Un patrimonio dilapidato (secondo una stima tra i 300 e i 500 milioni di dollari,  265 e 445 milioni). nel corso degli anni, a causa di vizi. figli ed ex mogli che gli  sono costati milioni di dollari.
Il pugile americano aveva accumulato un passivo di 53,9 mln di dollari dal 1° gennaio 2001 all'agosto 2003.
Iron Mike aveva anche un debito con il fisco americano di 13,4 mln di dollari, cui si devono aggiungere i 4 con il sistema contributivo inglese.
Spese folli, stipendi a manager, avvocati e allenatori, oltre agli alimenti a ex mogli e figli sparsi per tutti gli States hanno ridotto Iron Mike sul lastrico.
Tornando a Don King, anche con l'ufficio delle tasse se la cavò: lui assolto, il suo assistente condannato.
Nel 2012 venne invece fermato all'aeroporto di Cleveland perchè aveva alcuni proiettili calibro 38 e 357 in valigia.
Le autorità aeroportuali hanno precisato che i proiettili sono stati confiscati e King, dopo essere stato interrogato, è stato rilasciato e ha potuto continuare il suo viaggio verso la Florida.
Don King era a Cleveland, sua città natale, per presenziare al funerale di sua moglie, morta in Florida la settimana precedente.
Tante luci, altrettante ombre.



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