Nel 2014, Donald Sterling il proprietario dei Los Angeles Clippers (che aveva acquistato la franchigia nel 1981) venne squalificato a vita dall’NBA per frasi razziste.
Sterling era stato registrato a sua insaputa mentre si rivolgeva alla fidanzata chiedendole senza mezzi termini di non portare persone di colore ad assistere alle partite del suo team e di non postare su Instagram foto che la ritraggono con afroamericani.
La registrazione audio aveva scatenato anche l’indignazione dell'allora presidente Barack Obama.
L'oggetto dello scontro era stata una foto su Instagram della donna con Magic Johnson, leggenda dell’NBA del passato.
"Mi dà molto fastidio che pubblichi qualcosa che ti associa a gente di colore. Lo capisci?"
Si sente nelle registrazione. La donna si difende e ribatte dicendo di aver scattato immagini di un ex campione che ammira, ovvero Magic.
"Lo conosco bene e merita di essere ammirato, quello che dico è che può essere ammirato privatamente. Non puoi metterlo su Instagram e non puoì portarlo alle partite. Va bene?"
La registrazione di Tmz non era stata ignorata dallo stesso Magic Johnson: "È un peccato che Sterling si senta così nei confronti degli afro-americani. Ha una squadra di fantastici giocatori afro-americani che stanno lavorando per far vincere il campionato ai fan dei Clippers"
Su Twitter poi ha aggiunto: "Non andrò mai più a una partita dei Clippers fintanto che Sterling rimarrà il proprietario della squadra"
Shaquille O’Neal, ex giocatore di diverse squadre NBA tra cui Orlando Magic, Los Angeles Lakers e Miami Heat, criticò molto duramente le parole di Sterling, definendole "ripugnanti".
Kobe Bryant, allora giocatore dei Los Angeles Lakers, scrisse: "Non potrei giocare per lui".
Per Sterling, del resto, non si tratta della prima accusa di razzismo.
Nel 2005 mise fine con un patteggiamento a un’azione legale in cui era accusato di discriminare i neri e gli ispanici inquilini delle sue innumerevoli proprietà a Los Angeles ("non fanno che bere, fumare ed andarsene in giro").
Nel 2009 fu poi costretto a versare 2,7 milioni di dollari nell’ambito di un’altra causa per discriminazione.
Il Commissioner NBA Adam Silver, definì le parole di Sterling “profondamente offensive e dannose” nel corso di una conferenza stampa.
Il patron dei Clippers inoltre venne multato di 2,5 milioni di dollari.
L’indagine compiuta dalla NBA è giunta alla conclusione che sia stato Sterling in persona, come ammesso da lui stesso, a pronunciare quelle frasi incriminate:
"Siamo tutti uniti nel condannare il punto di vista di Sterling. Questa lega è molto più grande di qualsiasi proprietario, allenatore o giocatore"
Sterling venne escluso con effetto immediato dal partecipare a qualsiasi gara o attività commerciale che abbia a che fare con i Clippers.
Gli venne imposto anche come veto fisico, il non farsi trovare in uffici o strutture della franchigia di Los Angeles.
L’ammenda di 2,5 milioni è stata devoluta ad organizzazioni che si dedicano alla lotta contro la discriminazione.
I Clippers a causa della vicenda succitata persero anche diversi sponsor.
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