Quello che North Caroline e Duke sono per il Basket NCAA, Notre Dame lo è per il Football.
Si tratta dell'Università Cattolica americana per eccellenza.
Il loro stadio Notre Dame Stadium è una vera e propria cattedrale ed è sito nel campus.
Costruito nel 1930, può ora contenere 80.795 spettatori e registra il tutto esaurito dal 1966 (240 match) con la sola eccezione di un match nel Giorno del Ringraziamento con Air Force nel 1973, in quanto in quell’occasione la data della partita fu modificata per andare incontro alle esigenze della TV e fu giocata con gli studenti assenti dal campus.
Il clima leggendario che aleggia su questo stadio si alimenta anche da altri dati del tipo: 25 stagioni senza sconfitte in casa, un ruolino di marcia che recita 276 vittorie, 80 sconfitte e 5 pareggi.
Ci giocano i Fighting Irish.
13 sono i titoli nazionali vinti dai Fighting Irish.
Tutti i loro incontri casalinghi sono trasmessi dalla NBC tramite il pacchetto Notre Dame Football on NBC sin dal 1991: Notre Dame è l'unica università ad aver stipulato un proprio contratto televisivo nazionale che le ha permesso di rifiutare l'invito da parte della Big Ten per unirsi alla conference, oltre che di essere l'unico programma indipendente nell'ambito della coalizione BCS.
La prima partita venne disputata nel 1887.
Da quest'università uscì Alan Page (Minnesota Vikings), Joe Mentana (San Francisco 49ers), Nick Buoniconti (Miami Dolphins), Dave Casper (Oakland Raiders).
TRADIZIONI
Non è però solo lo stadio a regalare quel senso di storia che si rinnova ogni settimana, ci sono anche altri particolari come: la banda che suona l’Alma Mater nella Cappella dell’Università il giorno prima della partita ed il giorno della gara stessa.
I giocatori che lasciano la Cappella a piedi per andare allo stadio accompagnati da due file di tifosi.
Si esce dallo spogliatoio con quel blu sul pavimento per immettersi in un piccolo corridoio con delle scale che portano in basso e sulla parete sopra queste compare una scritta blu su campo giallo: “Play Like A Champion Today".
Ogni giocatore, scendendo le scale, tocca la scritta a suo modo.
C'è anche la tradizione, da parte degli studenti, di fare sollevamenti usando come pesi un altro tifoso in occasione di ogni touchdown.
Inoltre alcuni studenti erano incaricati di dipingere con dell’oro a 24 carati i caschi dei giocatori prima di ogni partita così da riproporre il colore della Cappella del Duomo di Notre Dame.
Sfortunatamente questa tradizione è scomparsa dal novembre del 2011 in occasione della prima partita in serale dal 1990 contro USC: i caschi continuano ad essere ricoperti con una patina d’oro a 24 carati, ma non vengono più dipinti dagli studenti dell’Università.
LO SCANDALO DI MANTI TE'O
Molto scioccante, fu per i cattolici americani la storia di Manti Te’o, la star della squadra di football di Notre Dame appunto.
La storia riguarda la fidanzata di Manti Te’o, di nome Lennay Kekua, morta dopo una malattia.
All’inizio del mese di gennaio 2013, è stato scoperto che la fidanzata era immaginaria, e che il tutto era un’operazione mediatica per amplificare le gesta atletico-spirituali dello studente di Notre Dame (ovvero per giustificarne le scarse prestazioni: Notre Dame ha perso da Alabama malamente, 42-14, nella finale giocata il 7 gennaio).
I programmi sportivi delle università americani valgono svariati milioni di dollari in ogni università (non solo a Notre Dame), anche se gli atleti non vengono pagati ma solo “incoraggiati” negli studi, fino a quando alcuni di essi non vengono chiamati da società di football professionistico.
Notre Dame è quindi corsa in soccorso del suo atleta, con una conferenza stampa che tentava di coprire gli aspetti oscuri della vicenda e di giurare sulla buona fede di Manti Te’o.
A questo proposito, si ricorda il caso di Lizzy Seeberg, studentessa del Saint Mary’s College, l’università femminile che si affaccia su Notre Dame (dall’altra parte del viale).
Lizzy Seeberg nel 2010 si era suicidata dopo essere stata oggetto di accuse e minacce per aver accusato di stupro uno studente-giocatore della squadra di football di Notre Dame.
Come ha sintetizzato un articolo del Washington Post, la cattolica University Of Notre Dame ha tenuto una conferenza stampa per Lennay Kekua, una ragazza morta che non è mai esistita, ma nel 2010 non aveva mai risposto (tanto meno con una conferenza stampa) alla cultura del gender che circondava il suicidio di Lizzy Seeberg, colpevole di aver accusato la cultura machista che regna sul campus di Notre Dame, in particolare negli ambienti sportivi.
La stampa nazionale ha ripreso la storia di Manti Te’o e ha subito fatto il paragone col trattamento ricevuto da Lizzy Seeberg e dalla famiglia della ragazza.
Dietro al mito degli “Irishmen” del football a Notre Dame c’è un lato oscuro che ha a che fare con la storia del cattolicesimo americano, quello degli irlandesi di umili origini, che negli anni a metà del secolo XX provò il proprio riscatto sul campo di gioco contro i protestanti di Harvard e Yale.
Il cattolicesimo americano è ancora in buona parte una subcultura, con i suoi circoli chiusi, le sue elite irlandesi, e i suoi segreti non più segreti.
Uno di questi segreti è una cultura del gender e dell’identità sessuale: una cultura ancorata ad un modello di rapporti uomo-donna tipici degli anni 30/40/50.
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