"Mia moglie sapeva che volevo tre ragazzi, ed è quello che ho avuto"
I tre figli di LaVar Ball vengono battezzati seguendo una tradizione che pulsava forte nell’albero genealogico della famiglia Ball (i fratelli di Lavar erano in ordine: LaValle, LaFrance, LaRenzo, LaShon) e investiti da subito di un compito gravoso ma allo stesso entusiasmante: cambiare il gioco.
I tre figli Lonzo, LiAngelo e LaMelo diventano la ragione di vita di LaVar, che abbandona ogni sua aspirazione professionale per allenare giorno e notte i suoi ragazzi.
Si trasferiscono in una canonica villetta nella zona residenziale di Chino Hills, a est di Los Angeles, tra Anheim e Riverside: tre camere, cucina, piscina sul retro, ma soprattutto un canestro attaccato al muro nel giardino.
Poi allenamenti durissimi.
I suoi estenuanti allenamenti, modellati su principi inaccettabili fino a pochi anni fa, trovano la loro consacrazione in campo.
"L’unico brutto tiro è un tiro su cui non ci si è mai allenati. È meglio tirate da otto metri completamente smarcati piuttosto che da più vicino ma con un uomo addosso"
Negli ultimi mesi LaVar Ball ha inanellato una serie di sparate da incorniciare, alzando esponenzialmente l’asticella della spavalderia fino ad entrare nei territori della fantascienza.
In un’intervista rilasciata ad USA Today dal titolo “LaVar Ball and his boys are here to change the world”, LaVar, spiega chiaramente la sua ricetta: anche chi non ha la minima intenzione di volerlo ascoltare, prima o poi sarà costretto a farlo. E non importa che se ne parli bene o male: l’importante è che se ne parli.
Il percorso di avvicinamento al Draft 2017 del figlio maggiore Lonzo Ball è stato trasformato in un interminabile reality show che non ha eguali nella storia recente.
Viene scelto dai Los Angeles Lakers come seconda scelta assoluta.
Prima della fama nazionale, degli haters, delle comparsate in ogni show televisivo, prima che Lonzo si trasferisse nel campus di Westwood rompendo l’equilibrio dell’adolescenza, l’attore principale di questa saga familiare rimane ovviamente il padre.
È lui che domina ogni aspetto del branding dei suoi figli.
In un’epoca che ha trasformato tutti in influencer e in “imprenditori di se stessi”, nella famiglia Ball vige ancora una visione novecentesca in cui i figli fino al raggiungimento della maggiore età sono sotto la tutela del padre.
E se a lui sono concessi tutti gli istrionismi immaginabili, Lonzo, LiAngelo e LaMelo devono rigare dritto.
Niente feste, cattive compagnie o atteggiamenti sopra le righe: i tre conducono una vita estremamente monotona, che sfiora il monacale se non andassero a scuola con fuoriserie a tre zeri.
Durante una lite con Stephen A.Smith, nel momento culmine del litigio, quando entrambi sono rossi in viso e al limite di passare alle mani, improvvisamente l’opinionista di ESPN si ferma e gli fa i complimenti per come, nonostante tutto, abbia cresciuto i propri figli.
Cioè in un ambiente ostile, dovendo affrontare tutte quelle difficoltà che definiscono la vita di un afroamericano in America.
LONZO MEGLIO DI STEPH CURRY?
Nelle interviste LaVar ha sempre definito suo figlio Lonzo Ball molto più forte del due volte MVP Steph Curry dei Golden State Warriors.
"Ho piena fiducia in ciò che il mio ragazzo sta facendo. Lasciamelo dire ora, per me è meglio di Steph Curry. Mettete Steph Curry nella squadra di UCLA in questo momento e il mio ragazzo a Golden State e vedete cosa succede. Se non sapessi di cosa è capace mio figlio non avrei fatto quella dichiarazione. Steph avrà problemi a marcarlo. Fateli giocare 1 vs 1"
Le aspettative di LaVar Ball non si limitano al figlio maggiore:
"Penso che tutti e tre i miei ragazzi [Lonzo, LiAngelo, LaMelo] saranno all’ All Star Game NBA un giorno. Non sono diventati forti tutt’un tratto. Lo sono stati fin da piccoli, sono migliorati e migliorati e quando arriveranno al top alzeranno ancora di più il livello"
IL LITIGIO CON MICHAEL JORDAN
LaVar poi ha sfidato Michael Jordan in uno contro uno, finendo per lanciare la sua linea di scarpe.
"Nei miei giorni migliori avrei fatto il culo a Michael Jordan in uno contro uno.
Non ci sarebbe partita, io sarei stato in grado di segnare sia di gancio destro che di gancio sinistro, e lui avrebbe dovuto puntare tutto sul tiro da tre punti, che non era il suo forte, perchè io ero più veloce di lui e se avesse penetrato per attaccare il ferro gli avrei rubato il pallone ad ogni azione"
Queste le audaci parole rilasciate a Josh Peter di USA TODAY Sports.
Durante una sessione di Q&A in California, Michael Jordan ha risposto alla provocazione: "LaVar ha giocato al college, giusto? 2.2 punti di media a partita, davvero? Non meriterebbe una replica, ma rispondo perché me lo avete chiesto. Non mi batterebbe neanche se avessi una gamba sola"
LA POLEMICA CON LEBRON JAMES ED KYRIE IRVING
Sia LeBron James che Kyrie Irving hanno sollevato il problema di quanto l’influenza di LaVar possa alla lunga risultare dannosa per il figlio, ricevendo indietro insulti in carta bollata.
Addirittura a Irving ha risposto che lui non si può permettere di metter bocca perché "non sa com’è crescere con entrambi i genitori" (la madre di Irving è morta quando lui aveva 4 anni).
A James invece non sono piaciuti i commenti fatti da LaVar sui figli di vari giocatori NBA, soprattutto quando è stato nominato anche suo figlio maggiore, ed ha voluto mandare un messaggio a Ball.
LaVar: "La questione è che bisogna valutare le possibilità. Ci sono stati un sacco di grandi giocatori, e tutti i loro figli sono scarsi. Kareem ha figli, Jordan ha figli, Shaq ha figli. No ok, il figlio di Shaq è abbastanza bravo [dopo che il giornalista Chris Broussard lo aveva incalzato sottolineando che Shareef, il figlio di O’Neal, è anch’egli proiettato verso una buona carriera almeno per il momento]. Mentre per quel che riguarda i mostri della NBA, loro non avevano dei padri particolarmente forti. Erano ok, ma ad esempio il vecchio Curry [Dell, padre di Steph e Seth] non era nemmeno un All Star, sapeva tirare ma non era freddo. Anche Kobe Bryant aveva un padre che non era poi così bravo, mentre lui è diventato un mostro. Parlando di LeBron, sarà difficile affermarsi per i suoi figli. La gente li guarderà e gli dirà “Devi essere come tuo padre”, mettendo enorme pressione sulle loro spalle. Penseranno “Perché devo essere come mio padre? Non posso essere me stesso?. E alla fine diranno che sono troppo soft o non abbastanza bravi, perché le aspettative sono troppo alte.
James: "Mi piace come gioca suo figlio, veramente, ha un ottimo gioco. Però suo padre, può parlare di quello che vuole, del suo brand, di suo figlio, di basketball, può persino parlare male di me, ma deve tenere la mia famiglia fuori da tutto questo"
LA POLEMICA CON PHILADELPHIA
La notte del Draft, dopo che i Philadelphia 76ers avevano chiamato alla n°1 Markelle Fultz, preferendolo proprio a Ball, i neo-compagni del prodotto di Washington Ben Simmons e Joel Embiid si erano apertamente schierati al suo fianco non lesinando qualche piccola frecciatina al suo rivale per la primissima chiamata assoluta, Lonzo Ball appunto.
In particolare un tweet di Embiid non aveva lasciato dubbi sul (relativo) gradimento del centro camerunense quando il soggetto del discorso è la famiglia Ball: "Ti prego schiacciagli in testa così forte da far correre suo padre in campo a salvarlo", l’invito rivoltO da Embiid a Simmons, con Lonzo Ball bersaglio (indiretto) della sua frustrazione.
La reazione di papà LaVar ovviamente non si è fatta attendere, ed è arrivata con una telefonata alla trasmissione 97.5 The Fanatic (talk show sportivo di una radio): "Quando non vinci, non fai neppure i playoff e non resti neppure in campo abbastanza, tutto quello che ti rimane da fare è twittare qualche stupidata. Nessun altro lo fa, perché i giocatori veri sono in palestra ad allenarsi. Questi ragazzini non hanno giocato una partita, sono sempre infortunati, sono ancora in fondo allo status NBA. Vogliono un consiglio? Portate il vostro didietro in palestra".
Parole che non sono ovviamente passate inosservate a Philadelphia, e che hanno generato un'inequivocabile risposta dallo stesso Embiid, mai timido pure lui quando c’è da fare notizia.
In un Instagram Live, il centro dei Sixers viene pizzicato mentre usa la famosa “f word” americana per mandare sostanzialmente a quel paese il padre del rookie dei Lakers.
Dopo il draft, indossando il cappellino giallo del proprio marchio, invece di quello dei Lakers, LaVar ha detto: "Lonzo riporterà i Lakers ai playoff".
Il figlio non ha stoppato il padre: "E’ l’obiettivo: si gioca per vincere, del resto".
LA DIATRIBA CON CHARLES BARKLEY E I PRESUNTI ELOGI
Barkley attuale opinionista di TNT, che neanche da dietro la scrivania si risparmia commenti piccanti, è sempre stato una testa caldissima. Nella sua quasi ventennale carriera NBA Charles è stato spesso al centro di polemiche e dibattiti per il suo comportamento spesso sopra le righe, che l’ha portato talvolta ad avere problemi con la legge o anche solo con l’opinione pubblica; come quando invece di colpire con uno sputo un tifoso che l’aveva pesantemente insultato dall’inizio della partita, colpì una bambina poche file sotto. Parlando di questioni giudiziarie, invece, il primo pasticcio avvenne davanti a un night club di Milwaukee da cui Barkley era appena uscito: un gruppo di uomini cominciò a seguirlo e a insultarlo. L’allora numero 34 di Philadelphia prese a pugni uno di loro, rompendogli il naso e ferendogli la fronte. Per tutto il periodo a Phoenix riuscì a stare lontano dai guai, ma a Houston venne nuovamente incarcerato per percosse aggravate e resistenza a pubblico ufficiale; nel 2008 venne fermato per guida in stato di ebbrezza, cominciò a dichiarare agli agenti che era in cerca di una prestazione di sesso orale, rimanendo due notti in cella. Dopo quest’ultima bravata Barkley sembra aver messo la testa a posto, e i suoi commenti mai banali sulla NBA sono sempre fonte di discussione.
LaVar ha indicato Barkley come il suo giocatore preferito, nonchè uno dei giocatori più forti di sempre, anche più di Michael Jordan.
"Chiaro di carnagione, forte, che poteva correre, veloce, sicuro di sè. Questo è il mio ragazzo! Ma adesso ha superato i 50 e ha iniziato a parlare come un pazzo, è ok, capisco che sia cambiato.
Lui non ha vinto nulla.
Non ha titoli, ma quel ragazzo era proprio il mio tipo. Forte, appena si metteva in moto.
Recuperava la palla. Giocava semplicemente con coraggio e dava tutto se stesso.
Ma era un cattivo ragazzo quando giocava. Era un cattivo ragazzo.
Michael Jordan era un po’ troppo magro per i miei gusti.
Charles era grosso come me. Sapeva muoversi, saltare. Era forte e ben piazzato. Mi piaceva il suo modo di giocare. Le persone potrebbero dire 'Oh, Lavar (specialmente quando sono diventato calvo) assomigli un po’ a Michael Jordan'.
E io rispondo ‘non assomiglio di più a Charles Barkley?’ Pelle chiara. Duri. Dai, siate realisti"
GLI INSULTI A PATRICK BEVERLEY
Prima partita di Lonzo Ball nella NBA e, puntuale, arriva già la prima polemica che lo riguarda, ovviamente alimentata dal padre LaVar, a cui hanno dato parecchio fastidio le parole pronunciate all’esterno dello spogliatoio dei Clippers da Patrick Beverley: "Portate questo fenomeno in campo, datemelo da marcare e lo distruggo", la versione (molto) edulcorata uscita dalla bocca dell'ex giocatore di Houston, dopo una gara in cui nei 29 possessi che lo hanno visto accoppiato con Lonzo Ball il rookie di L.A. è riuscito solo a prendersi due tiri, sbagliandoli entrambi.
Giunte alle orecchie di papà LaVar, le parole della guardia dei Clippers hanno scatenato la sua immediata reazione.
"Chi è Patrick Beverley?", ha chiesto in maniera sarcastica.
"Che chiuda quella bocca, che tanto non prenderà mai un soldo più di quelli che già prende. È stato in campo tutto l’anno scorso e nessuno ha mai parlato di lui. Oggi ha tutti i riflettori puntati su di lui e l’unica ragione è che ha marcato mio figlio. Ora vediamo le sue prossime cinque partite, vediamo se avrà la stessa intensità che ha messo in campo oggi o se invece tornerà a fare il suo classico 0/5 al tiro con due-tre rimbalzi al massimo. A nessuno frega nulla di uno così, l’unico modo perché possa ottenere che si parli di lui è associando il suo nome a quello di Lonzo. Ho visto il modo in cui mi guardava mentre era in panchina, cercando di stabilire un contatto visivo con me, ma vi dico la verità: l’ho ignorato, perché per me Beverley non è nessuno, mentre noi siamo Big Baller [il nome del brand ideato e commercializzato da LaVar Ball stesso]".
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