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martedì 16 aprile 2019

Tecniche Usate Per Eludere I Controlli Anti-Doping

Lo specchietto della WADA usato per smascherare eventuali casi di Doping è il seguente:
1) Parametri biologici anormali
2) Infortuni, assenza dai tornei programmati o ritiri
3) Precedenti sospetti di doping
4) Miglioramenti importanti improvvisi nelle prestazioni
5) Omissione ripetuta di informazioni, compresi spostamenti geografici
6) Età e storia dell’atleta
7) Reintegrazione dell’atleta dopo un periodo di ineleggibilità
8 ) Incentivi finanziari per migliori prestazioni
9) Associazione dell’atleta con terzi quali un coach o un medico con precedenti in materia doping
10) Informazioni affidabili dai terzi

Tuttavia, tante sono le tecniche utilizzate dagli atleti, per farla franca ai controlli.
Vediamo le tecniche principali, storiche e non.


TRUCCO DELL'ACCAPPATOIO
Carlo Petrini (ex giocatore): "I medici preposti alle pipì per i controlli Antidoping avevano zero possibilità di scoprire i nostri imbrogli.
Avevamo pronti tre accappatoi con doppia tasca e facevano pipì in una provetta da clistere quelli che non giocavano.
Chi doveva presentarsi, nascondeva la provetta sotto l’accappatoio e ne spremeva il contenuto nel barattolo federale.
Nessun medico, finchè sono rimasto in attività, avvertì l’obbligo d’accertare, da vicino, cosa cavolo combinassimo nel ripostiglio, davanti al rubinetto dell’acqua.
Nessuno controllava gli accappatoi"


TRUCCO DEL RUBINETTO
Carlo Petrini (ex giocatore): "A volte si diceva al medico che la pipì non veniva e si apriva il rubinetto per indurre lo stimolo, poi di nascosto si aggiungeva un po' d'acqua all'urina per diluirla e abbassarne i valori. E così via: devo ancora vedere un medico che sta 30-35 minuti con gli occhi puntati sui genitali di un calciatore, dopo la partita, per controllare che non aggiunga niente"


WIZZINATOR
Michel Pollentier, onesto gregario belga, vinse a sorpresa il Giro del 1977.
Lo beccarono positivo l'anno dopo al Tour, all'Alpe d'Huez: sotto la maglietta, una vescica artificiale.
Oggi si chiama Wizzinator.
Il Wizzinator è un attrezzo, venduto su Internet, costituito da una sorta di cintura inguinale, cioè una pancera da indossare al posto delle mutande, che nasconde una piccola sacca di plastica dalla quale fuoriesce un pene artificiale, riprodotto con fedeltà impressionante (addirittura 5 le tonalità di colore: dal bianco, al "latino", al marrone, al nero).
Riempita la sacca di urina "pulita" (viene fornita una confezione liofilizzata da preparare poco prima) con una piccola pressione sulla fascia che all'esterno ha tutta l' apparenza di uno slip, la minzione è perfettamente reale.
Il kit, con tanto di termometro per misurare la giusta temperatura, completo di istruzioni dettagliatissime, costa 150 dollari.


FALSA RESIDENZA
La WADA, il World Antidoping Agency, nel proprio Codice ha stabilito che tutti gli atleti devono dare sempre la propria reperibilità, cioè il cosiddetto "whereabouts".
In pratica tutti gli atleti devono comunicare ogni tre mesi i propri luoghi di residenza, di allenamento, del tempo libero e di vacanza.
Perché solo così la WADA può decidere un controllo in qualunque momento.
Ebbene, dall’inchiesta, che ha visto convocati una cinquantina di testimoni, è emerso che questo tipo di informazione veniva data in modo tardivo dopo uno o due mesi, rendendo di fatto inutile l’attività di contrasto alle pratiche illecite voluta nel 2009 dal Comitato Olimpico Internazionale.


INFORTUNI E RITIRI IMPROVVISI DA CORSE E TORNEI
In vista delle Olimpiadi di Atene (2004) Konstantinos Kenterīs e la sua compagna di allenamenti Ekateríni Thánou saltarono un test Antidoping.
Inizialmente i due atleti si giustificarono asserendo di essere stati vittime di un incidente motociclistico mentre si stavano recando al villaggio olimpico per eseguire il test dopo aver appreso la notizia della loro infrazione.
In seguito però un'indagine ufficiale appurò che l'incidente era stata una messa in scena.
Idem per quanto riguarda eventuali infortuni che permettono di saltare i controlli.
Anche molti ciclisti utilizzarono tecniche simili, ritirandosi da X corsa a tappe per "prepararsi" in vista del vero obiettivo stagionale.
Ovviamente non per tutti c'erano motivi di Doping ma anche.


DIURETICI
Si tratta di farmaci che non sono dopanti, ma che possono nascondere la presenza di altre sostanze. Sono i cosiddetti coprenti e se trovati possono costare una squalifica esattamente come anabolizzanti, EPO ed ormoni della crescita.


PRELIEVO DEL SANGUE
Prentice Steffen, ex medico dell'US Postal che aveva lasciato la squadra nel 1996, prima dell'arrivo di Lance Armstrong dice: "Nel periodo precedente alla partenza del Tour, i corridori nei loro campi di allenamento prendono dell'EPO che aumenta il loro ematocrito, che può arrivare intorno a 60. 
Poi un medico preleva da loro del sangue, per far tornare i parametri ematici nella norma e passare i controlli prima del Tour. 
Le squadre sanno bene che, durante la corsa, i vampiri (i medici che eseguono i controlli) possono arrivare in qualunque giorno, ma sempre tra le 7 e le 8 del mattino. Passata quell'ora non ci sono più controlli e i corridori possono allora farsi iniettare nuovamente il loro sangue, arrivando ad un ematocrito tra 55 e 58. La sera, in albergo viene loro di nuovo prelevato l'eccesso di sangue. È talmente semplice da fare e non c'è alcun rischio di farsi scoprire se non interviene la polizia. Il sangue viene portato in moto in compartimenti refrigerati"


SOSTANZE RICONOSCIUTE ALL'ANTIDOPING: MICRODOSI
Si tratta di sostanze che vengono facilmente riconosciute all'Antidoping se non si usano i giusti accorgimenti.
Sandro Donati: "Parliamo dell'EPO o degli stimolanti. Il controllo Antidoping può essere aggirato con le microdosi che si sommano tra loro e producono un effetto giornaliero che è importante. 
Se si usano le microdosi l'esame antidoping non le riconosce. 
Spesso sono stato consulente in indagini giudiziarie ed emergeva chiaramente dalle intercettazioni che si usavano le microdosi e i soggetti risultavano sistematicamente negativi all'Antidoping"


SOSTANZE NON RICONOSCIUTE
Si tratta di sostanze nuove o che per qualche motivo risultano invisibili ai controlli.
L'EPO negli anni 90 era una di queste, poi venne introdotto nel 2000 un test per riconoscere quello ricombinante da quello naturale.
E' stato emblematico anche il caso del CERA, l’EPO sintetico di terza generazione usato da alcun ciclisti per moltiplicare il numero dei globuli rossi nel sangue e non ancora rilevabile dai test in uso in quel periodo.
Il CERA era all’epoca in fase di studio per la cura di pazienti affetti da gravi forme di anemia e con insufficienza renale.
Un altro scandalo clamoroso fu quello della Balco, il laboratorio di S.Francisco che forniva prodotti dopanti agli atleti statunitensi di spicco.
La Balco somministrava ai propri “clienti” il Narboletone, uno steroide anabolizzante utilizzato solamente in alcuni studi di laboratorio negli anni 70 e che non era mai stato commercializzato come prodotto farmaceutico prescrivibile ma era disponibile solo sotto forma di un preparato grezzo venduto esclusivamente ai laboratori specializzati.
Inoltre erano riusciti a sintetizzare in laboratorio un anabolizzante sintetico nuovo, il tetraidrogestrinone o THG, unendo due molecole di anabolizzanti, il gestrinone e il trenbolone, in modo tale da crearne una sola del tutto irrintracciabile con i test in uso.
La Balco aveva anche modificato in laboratorio la molecola di testosterone per aumentarne la penetrazione in circolo attraverso la pelle mediante una lozione da cospargere su tutto il corpo.
Anche in questo caso, nessun tennista è stato coinvolto.
Sandro Donati: "Sono  sostanze che non vengono riconosciute negli esami ed è purtroppo una categoria abbastanza vasta. 
Ci sono gli ormoni peptdici come, per esempio, le gonadoreline che sono ormoni usati come terapia in caso di tumore ai testicoli. 
Ma qui entriamo anche nel campo del sistema che fa finta di controllare. 
Di queste gonadoreline ho sentito parlare per la prima volta da un medico onesto della nazionale italiana dilettanti che disse: 'State attenti a questi certificati di testosterone naturalmente elevato esibiti dai corridori perché in realtà non sono altro che il risultato di un uso sistematico delle gonadoreline'. L'analisi antidoping le vede solo se il soggetto le ha assunte nei minuti precedenti l'esame, cosa che è un'ipotesi assolutamente astratta.
Il Gh si riconosce solo se il soggetto lo ha assunto una manciata di minuti prima del controllo, altrimenti i tempi di vita sono così brevi che nelle urine scompare in fretta ogni traccia"


DOPING GENETICO
Carlo Giammattei (medico): "Per doping genetico si intende il trasferimento di cellule o di elementi genetici all’interno di un individuo allo scopo di modulare l’attività di geni endogeni per migliorarne le prestazioni atletiche.
Il procedimento è quello che è anche alla base della “terapia genica”: si usa un virus (generalmente un adenovirus) da cui sono stati eliminati dal DNA i geni responsabili dell’attività patogena. Il frammento di DNA rimanente, potenzialmente“innocuo”, viene legato con un frammento di DNA dell’atleta che codifichi la proteina di interesse. 
Il virus così modificato è poi utilizzato per “infettare” le cellule dell’atleta: al loro interno il nuovo DNA virale può, grazie a complessi processi biologici, inserirsi nel DNA della cellula ospite e cominciare a produrre la proteina di interesse, praticamente identica a quella di origine endogena e quindi non identificabile dalle tecniche in uso.
Oltre al trasferimento attraverso vettori virali, ci sono altri metodi di modificazione genetica conosciuti: impianti di cellule staminali, blocco o stimolazione dell’attività genica con anticorpi, recettori solubili, peptidi o piccole molecole. Ovviamente, tale approccio può essere applicato o immaginato solo nell’ambito di proteine che abbiano un significato per il miglioramento delle prestazioni, quali ad esempio l’EPO, il GH, l’IGF-1, la somatostatina, la miostatina (regolatore negativo della crescita muscolare).
Si sospetta che alcuni atleti abbiano già fatto uso di questo approccio per fini dopanti. 
Ad esempio studi preclinici sui topi hanno dimostrato ormai da qualche anno che l’aumento dell’espressione di IGF-1 nel muscolo scheletrico mediato da vettori virali favorisce un incremento della massa e della forza muscolare, così come l’inibizione della miostatina, determina crescita muscolare e diminuzione dei depositi di grasso, come dimostrato in una particolare razza di tori belga “Blue Bull”, che possiede una naturale inibizione della miostatina.
Attualmente poi sono in fase di studio clinico strategie di terapia genica con EPO per il trattamento di gravi anemie, che prevedono l’inserimento in sede muscolare del gene che codifica per l’EPO, con conseguente produzione della proteina qualora si verifichi un anormale diminuzione dell'ossigeno contenuto nel sangue"


PASSAPORTO BIOLOGICO E MICRODOSI
Pierre Sallet, un medico, fisiologo ed atleta francese, ha condotto un particolare esperimento scientifico.
Sallet ha sottoposto otto atleti professionisti per un mese a Doping, ne ha misurato le prestazioni e ha verificato se potessero essere scoperto in un controllo.
Sallet: "L’obiettivo di questa esperienza è di testare i metodi della lotta Anti-doping. L’idea è di misurare prima le prestazioni senza Doping, dopodiché gli facciamo assumere Doping e poi rifacciamo i test.
Nel frattempo facciamo dei prelievi di sangue e urine per il passaporto biologico, in modo da rilevare l’assunzione del doping".
L’esperimento comincia testando le capacità atletiche naturali degli sportivi, spingendoli al loro massimo.
Poi continua con l’assunzione di sostanze.
E si conclude con i risultati dei nuovi test eseguiti nelle stesse condizioni ambientali.
Le sostanze proibite somministrate sono sostanzialmente tre: l’EPO, che aumenta artificialmente la resistenza, l’ormone della crescita, che serve ad aumentare la forza e corticoidi che riducono o eliminano la sensazione di dolore.
Agli atleti vengono somministrate microdosi di sostanze, per migliorare le prestazioni riducendo al minimo la rintracciabilità nel sangue e nelle urine.


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