Nel 1966 è stato eletto MVP della National League, per ben 4 volte è stato il miglior battitore (’61, ‘64’ ’65 e ‘67), ha vinto due World Series, nel 1960 e nel 1971 (dove fu l'MVP).
Nel 1972 la sua media battuta era 317, la più alta tra tutti i giocatori in attività in quel momento.
Inoltre ha battuto 3mila valide, esattamente.
E’ stato l’11° giocatore della storia della MLB ad entrare in questo ristretto e di elite club delle 3mila valide.
Per 12 anni consecutivi fu miglior difensore nel suo ruolo(esterno destro), 15 volte convocato per l’All Star Game, insomma tra i giocatori più forti di tutti i tempi.
Clemente era portoricano, corretto, leale, impegnato in attività benefiche, marito e padre modello.
IL TERREMOTO IN NICARAGUA (1972)
Il 23 dicembre 1972 il Nicaragua è stato colpito da un tremendo terremoto, ci furono migliaia di vittime. Roberto Clemente, in Nicaragua c’era stato solo poco più di un mese prima, per i Mondiali, cosa abbastanza insolita.
Il mondo fu scosso dalle immagini che arrivavano da Managua.
Lui disse alla moglie Vera e ai compagni di squadra dei Pirates che avrebbe fatto qualcosa per tutte quelle persone che aveva incontrato laggiù.
Raccontò di non dormire la notte ripensando ai volti degli uomini e delle donne che lavoravano nell’albergo in cui era alloggiato, dei bambini malati che aveva visitato all’ospedale pediatrico di Managua.
Comprò alimenti, generi di prima necessità, molti suoi compagni dei Pirates e altri giocatori di MLB ascoltarono il suo appello e contribuirono alla raccolta benefica improvvisata.
LA MORTE (CAPODANNO 1972)
Intanto, però, notizie allarmanti arrivavano dal Nicaragua: voci di soldi scomparsi e rubati.
Clemente pensò che a lui non avrebbero avuto il coraggio di rubare nulla.
Caricò il Dc-7 che aveva noleggiato di tasca sua e decollò da San Juan, alle 9.22 del mattino del 31 dicembre 1972.
Ad attenderlo a Managua c’era il presidente Anastasio Somoza.
Ma non arrivò mai.
Il velivolo denominato N500AE si inabissò subito dopo il decollo, a un miglio e mezzo da Punta Maldonado, Porto Rico.
Il corpo di Clemente non sarà più ritrovato.
Roberto Clemente aveva 38 anni e nel 1973, venne inserito nella Hall Of Fame, senza attendere i canonici e obbligatori 5 anni dalla fine dell’attività.
Eccezione che nella storia è stata fatta solo per lui e per Lou Gehrig.
Ai Mondiali del 1978 in Italia, tutti i giocatori del Nicaragua sulla spalla sinistra della divisa avevano il 21, il numero di Roberto Clemente.
Ovviamente subito ritirato dai Pittsburgh Pirates.
Che alla costruzione del loro nuovo stadio, il PNC Park hanno messo una sua statua e hanno voluto che il muro dietro l’esterno destro, il suo ruolo, fosse alto esattamente 21 piedi.
Per Portorico Clemente è stato l’atleta del secolo.
Ogni anno in MLB il 18 settembre è il Roberto Clemente Day.
CLEMENTE E TOM E NEIL WALKER
Tra i tanti che aiutarono Clemente nella raccolta fondi, c’erano anche molti giocatori in quel periodo a Porto Rico per il Winter Ball, il campionato invernale.
Tra loro Tom Walker, rookie dei Montreal Expos, che la mattina del 31 dicembre andò con Clemente all’aeroporto.
Voleva partire per aiutarlo.
Lui lo dissuase: “No, tu devi restare qui e goderti il Capodanno”, gli disse.
Walker restò. Avrebbe giocato in MLB fino al 1978, poi ha avuto 4 figli.
Tra cui Neil Walker, anche lui oggi in MLB.
Ovviamente ai Pittsburgh Pirates.
“Quarant’anni dopo, penso ad un uomo che mi ha salvato la vita” ha detto Tom Walker.
“Quella notte mi ha detto che non era necessario che andassi anche io. Non posso fare a meno di pensare ad oggi. Ho avuto quattro figli meravigliosi e uno di loro è diventato seconda base per i Pittsburgh Pirates. Se si guarda la parete a destra del campo (PNC Park), si può vedere il Muro di Clemente.
Mio figlio ha ottenuto il suo numero, il 21, e sono sicuro che Neil, quando esce dalla panchina e va in seconda base...ha modo di vedere quel muro tutti i giorni.”
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