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giovedì 5 novembre 2015

L'Arresto Dei Capi Ultras Del Bari (Calcioscommesse 2011)

Né ultrà, né tifosi. Ma criminali. Così Antonio Laudati definisce Alberto Savarese detto "Il Parigino", Raffaele Loiacono detto "Lello Pannocchia" e Roberto Sblendorio, i tre ultimi arrestati della sconfortante inchiesta sul calcio scommesse. Per loro, ex capi ultras della curva del Bari, recentemente divenuti secondo l´accusa braccio armato di scommettitori e riciclatori pugliesi l´accusa è quella di violenza privata aggravata ai danni di alcuni calciatori biancorossi nella stagione 2011.
Tutti e tre fedelissimi della curva nord dello stadio San Nicola di Bari dal 1976. Quando il "Parigino" aveva solo dodici anni. Le loro storie si intrecciano grazie alla passione bianco-rossa.
Ma è proprio allo stadio che cominciano anche i loro guai. Savarese è tra i primi tifosi a ricevere il Daspo a Bari. Viene diffidato. Dopo tocca a Sblendorio. I due però "vantano" anche altri precedenti penali. Il "Parigino" ha condanne per furto aggravato e violazioni della normativa per la correttezza dello svolgimento delle competizioni sportive e la sicurezza dei luoghi in cui si svolgono le competizioni sportive. Savarese nel 2006 ha preso una condanna a sei mesi (insieme con altri sette ultras) per gli scontri a Pescara. Sblendorio invece ha precedenti per lancio di materiale pericoloso in occasione di eventi sportivi, resistenza a pubblico ufficiale e porto di armi.
Solo Loiacono è incensurato Nel 2011 i tre capi ultras una volta capito che i giocatori del Bari (già retrocesso) avevano cominciato a fare cassa vendendosi le partite hanno deciso di partecipare al banchetto e si sono resi disponibili a fare da tramite anche a favore di terzi investitori.
Così in più di un´occasione si sono presentati negli spogliatoi per minacciare i giocatori(ad esempio durante Bari-Chievo nel mezzo del controllo anti doping).
La testimonianza chiave è quella di Marco Rossi, ex giocatore del Bari: «Poco prima della partita Cesena-Bari (il 17 aprile del 2011), alcuni capi ultras avevano intimato ai rappresentanti dei giocatori, tra cui il portiere Gillet e lo stesso Andrea Masiello, di perdere le successive due partite di campionato, ovvero Cesena-Bari e Bari-Sampdoria, in quanto avevano essi stessi scommesso sulla sconfitta del Bari». Rossi, probabilmente il più restio a darla vinta ai tifosi, venne picchiato negli spogliatoi, da Sblendorio che lo colpì con uno schiaffo al volto. «Siete ultimi avete fatto questo campionato di merda...non vi è mai successo niente, nessuno ha preso mazzate e cose varie, domani dovete perdere». Il motivo era semplice: «Io sono in debito con gente pericolosa e rischio di morire e ho bisogno di soldi. Voi ora ci dovete fare un favore a noi, perché a voi non vi abbiamo mai rotto le scatole, non vi abbiamo mai alzato le mani, non vi abbiamo contestato, vivete da Dio...se volete fare una vita tranquilla fino a fine anno».
Oltre a Cesena-Bari l´altra partita truccata dagli ultras è Bari-Sampdoria, decisiva nella lotta per la salvezza. Dalle carte dell´inchiesta emerge che ben tre gruppi, indisturbati, cercarono di interferire su quel risultato: gli ultras, gli zingari e un gruppo legato alla Sampdoria. Secondo uno dei complici di Masiello, anche l´attuale interista Palombo era a conoscenza della combine: partecipò all´incontro decisivo tra Masiello e Guberti. Il gip spiegava anche la responsabilità oggettiva del Bari calcio «che non tutelava i suoi calciatori dalle minacce». Tra le considerazioni del gip, significativa anche quella «sui giocatori mossi prevalentemente dalla finalità di non aggravare la propria posizione nei confronti della giustizia sportiva». «Avremmo dovuto fare gli arresti al termine della stagione. Abbiamo dovuto accelerare perché era a rischio l´incolumità di alcune persone». Il riferimento era a due giornalisti e al portiere Jean Francois Gillet che aveva accusato i tre ultras: per lui era pronta una spedizione punitiva a Bologna. Nella deposizione di Andrea Masiello (Novembre 2015), l'ex giocatore del Bari accusa gli ex ultras della tifoseria. "I capi ultras ci chiesero di perdere e anche Antonio Bellavista (ex calciatore del Bari) spesso lo aveva fatto". Se non vi decidete a perdere e a fare quello che dico io, vi mando gente pesante" avrebbe detto Bellavista a Masiello prima della partita Cesena-Bari del 17 aprile 2011.
E quella "gente pesante", secondo Masiello, erano i tre ex capi ultras. Secondo la Procura di Bari i tre avrebbero preteso che i calciatori perdessero due partite (Cesena-Bari e Bari-Sampdoria del 24 aprile 2011, tutte e due terminate con la sconfitta dei pugliesi) per fare soldi con le scommesse. "Un giorno, dopo l'allenamento, ci aspettarono nel parcheggio dello stadio e volarono parole grosse e uno schiaffo da Sblendorio sul viso di Parisi; invece Savarese disse che era in debito con parecchie persone e aveva bisogno di soldi, quindi ci chiese di perdere per scommettere". "Dopo l'incontro andammo dall'allenatore Bortolo Mutti e dal direttore sportivo Guido Angelozzi a riferire la cosa e loro ci dissero di tapparci il naso e giocare. Anche perché dopo quell'episodio Bellavista e altre persone mi offrirono soldi per perdere". Il processo proseguirà il 10 febbraio 2016 con l'esame degli imputati e l'audizione di quattro testimoni, tra i quali Mutti e Angelozzi.


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