Un reportage andato in onda sulla TV France 2 e intitolato “Moteur, Ca Tourne” mostrò per la prima volta motori nascosti all’interno delle bici in corse professionistiche (Doping Meccanico) e rilevati da telecamera termiche utilizzate in moto o nei pressi della strada.
La telecamera lavora sulla differenza di temperatura tra la bici e il calore prodotto dal motore (range tra 40 e i 200 watt).
Vengono mostrate immagini registrate con una telecamera termica che dimostrerebbero come 7 partecipanti alla Strade Bianche di Siena e alla Coppi & Bartali abbiano corso con motorini elettrici nascosti nel telaio.
In 5 casi i motorini erano nel movimento centrale e spingevano sui pedali.
In 2 nel pacco pignoni, per fornire trazione posteriore alla bici.
La telecamera termica mostra sensibilissime variazioni di temperatura: calore generato da un motore.
L'UCI, un po' a caso, controlla periodicamente i corridori all'arrivo (sia nelle classiche che nei grandi giri).
La bici viene sigillata con una fascetta e portata dietro al palco delle premiazioni, dove l’UCI predispone una tenda accessibile solo agli ispettori.
Sempre nello stesso reportage si vedono le immagini di un controllo a sorpresa a Contador durante il Giro D'Italia.
Le immagini mostrano Faustino Munoz, storico meccanico dello spagnolo, armeggiare attorno alla ruota della sua bici e all’orologio che portava al polso.
E poi, con una seconda telecamera nascosta, gli strumenti di controllo usati nella tenda: un martello con cui lo stesso Munoz smonta il movimento centrale (davanti ad un ispettore distratto).
La ruota non viene nemmeno toccata, eppure anche lì si può nascondere un doping meccanico (ruota ad induzione magnetica).
I federali preposti alle ispezioni s'aggirano anche tra le carovane e le ammiraglie dei corridori con un tablet per verificare la presenza, fra le bici sui tetti delle ammiraglie, di motori spenti.
Usano apparecchi chiamati teslametri, che non possono garantire la stessa attendibilità dei visori termici per la natura del campo magnetico.
CASI SOSPETTI
Già nel 2010 fece molto discutere un video che mostrava delle improvvise accelerazioni in alcune corse del ciclista svizzero Fabian Cancellara, ma anche in quel caso non c’erano abbastanza elementi per dire con certezza se era Cancellara a essere particolarmente forte o se era la sua bicicletta a essere truccata.
Un altro caso sinistro che ha lasciato molti perplessi riguarda il ciclista canadese Ryder Hesjedal, vincitore del Giro 2012.
Alla settima tappa della Vuelta 2014, Hesjedal cade in una curva a sinistra, scivola per qualche metro sul fianco sinistro con il pedale destro agganciato.
Poi, quando è praticamente fermo, si sgancia e appena la ruota posteriore tocca terra la bici riprende repentinamente velocità.
Compie un giro di 180° con la leva del freno sinistro a terra che fa da perno, quello che i motociclisti chiamano “burnout”, bloccato dall’impatto contro la moto di un cameraman che gli passa sopra mentre il canadese cerca goffamente di riacciuffare la sua bici.
IL PRIMO CASO UFFICIALE
I sospetti sono diventati certezze il 30 gennaio 2016 quando, ai Mondiali di ciclocross di Zolder in Belgio, la ciclista belga Femke Van Den Driessche è stata trovata in possesso di una bici effettivamente dotata di un vero e proprio motore elettrico.
Verdy: «Lo scorso luglio ci arrivarono informazioni attendibilissime sull’uso di motori al Tour, con nomi e cognomi di atleti top. Avvertimmo l’UCI: nessuna risposta, nessun controllo»
La bici non risulta essere stata utilizzata in gara ma è stata trovata fra quelle a disposizione di Van Den Driessche.
È il primo caso del genere nel ciclismo professionistico, sebbene della tecnologia in questione si parli già da diversi anni.
La belga si è vista infliggere 6 anni di squalifica, una multa di 20.000 franchi svizzeri e il pagamento delle spese del procedimento oltre, alla restituzione di medaglie e premi in denaro ricevuto nel periodo coperto dalla squalifica.
Van Den Driessche si è difesa dicendo che la bicicletta sequestrata dagli ispettori non è sua, ma di un amico che aveva provato il percorso prima della gara e poi ha lasciato la bici con il motore tra quelle della sua squadra.
TECNICHE DI DOPING MECCANICO ED ELETTROMAGNETICO
Il propulsore viene nascosto nel tubo verticale (come nel caso della Belga) o addirittura nella ruota posteriore: può arrivare a costare anche 200 mila euro.
Doping meccanico il primo, con un motore che muove il movimento centrale tramite un ingranaggio conico (ora in plastica per renderlo silenzioso).
Elettromagnetico il secondo, con la ruota di trazione assistita dall'emissione di energia.
Ad esempio il motore Gruber Assist non sostituisce la pedalata del ciclista, ma l'assiste.
Lungo 22cm è composto dall’unità di motore, un ingranaggio planetario, e un innesto a ruota libera. Il motore viene inserito da sopra, nel tubo verticale piantone, ed è innestato attraverso un ingranaggio fonico, in modo permanente sul perno della pedivella.
Premendo un pulsante posto sul manubrio, per un secondo, il motore si accende; premendo il pulsante per una seconda volta questo viene disattivato.
Se si tiene premuto per 3 secondi è possibile memorizzare il giro di pedalate al minuto con le quali il motore l’assiste.
Sotto le 30 pedalate al minuto il motore dopo 3 secondi si spegne automaticamente.
Premendo il pulsante per un secondo il motore tornerà ad agire con il giro di pedalate al minuto memorizzate in precedenza.
Il Vivax Assist, evoluzione del metodo precedente, funziona più o meno come il motore di una bicicletta elettrica, solo che lo fa in maniera invisibile, occupando pochissimo spazio: il piccolo motore a batteria può essere nascosto facilmente nel telaio della bicicletta.
Il motore pesa circa 2 chili e può essere azionato da un pulsante collocato sul manubrio, vicino alla leva dei freni.
Il Vivax Assist può generare una potenza di quasi 200 watt: più che sufficiente a un corridore professionista per staccare, senza il minimo sforzo, tutti i suoi rivali.
In un video del 2011 Davide Cassani afferma che una bicicletta dotata di una tecnologia simile esiste dal 2004 e che l’ha ricevuta da un meccanico, che gli ha detto di sapere che alcuni ciclisti professionisti l’avevano usata in gara.
«Vi potrei dire che se io corressi con questa bicicletta potrei vincere delle tappe al Giro d’Italia, nonostante abbia cinquant’anni», dice Cassani.
Esistono anche propulsori cilindrici da 200 watt (non modulabili) inseribili nel tubo obliquo. Testandolo sulla salita, le telecamere termiche hanno individuato macchie che si accendono in salita e si spengono in discesa sul movimento centrale (mostrando comunque delle anomalie quindi sono rintracciabili diciamo).
La ruota ad induzione magnetica è una carcassa in carbonio con inserite all’interno placche magnetiche al neodimio.
Grazie a un “ponte” generato da un magnete a spire nascosto sotto la sella, permette di guadagnare almeno 60 watt.
La ruota non è rintracciabile ai controlli se non si usa un rilevatore di campo magnetico potentissimo.
Costa oltre 50 mila euro ed è nella disponibilità di pochissimi atleti.
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