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domenica 8 ottobre 2017

Chris Ferguson e Lo Scadalo Black Friday (Poker)

Nel 2010, secondo uno studio curato delle Università del Nevada, le rooms di Poker che operavano negli USA avevano registrato profitti complessivi (rake) pari a quasi un miliardo.
Un business colossale che evaporò come neve al sole l'anno successivo.
Il 15 aprile 2011, infatti, viene ricordato da tutti gli appassionati di Poker come il "Black Friday" nonchè uno dei momenti più bassi della storia dei tavoli.
Il Dipartimento di Giustizia sequestrò i tre siti più importanti del panorama americano: PokerStars, Full Tilt Poker e Absolute/UB.
Mentre i giocatori cercavano informazioni, si scatenava il panico.
11 persone furono accusate di frode bancaria e riciclaggio di denaro, inclusi Isai Scheinberg di PokerStars, Ray Bitar di Full Tilt Poker e Scott Tom di Absolute Poker.
Full Tilt Poker ha sempre sostenuto che i fondi dei giocatori erano al sicuro e separati dai fondi operativi, il Dipartimento di Giustizia invece non fu dello stesso avviso: Full Tilt Poker non agiva legalmente, ma il suo operato poteva essere ricondotto al classico “schema ponzi”, ovvero un sistema “truffaldino” che permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote.
I guadagni derivano infatti esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie.

Il procuratore Preet Bharara: "Gli imputati sono accusati di aver architettato un elaborato schema di frode, ingannando alcune banche degli Stati Uniti, e coinvolgendone attivamente altre, per assicurare il continuo flusso di miliardi derivati dai profitti legati al gambling illegale.
Inoltre, secondo l'accusa, nel loro assiduo tentativo di aggirare le leggi sul gioco d'azzardo, gli imputati si sono anche macchiati dei reati di riciclaggio di ingenti quantità di denaro, e di frode bancaria.
Le aziende straniere che decidono di operare negli Stati Uniti non possono ignorare le leggi, solo perché non sono di loro gradimento e perché non vogliono privarsi dei loro profitti"

PokerStars, Full Tilt Poker e Absolute/UB vennero oscurati.
Le poker room risposero immediatamente passando al dominio .eu, e continuando a raccogliere giocatori provenienti dal resto del mondo.
Inoltre, tutte e tre le room resero pubblico un comunicato che diceva essenzialmente la stessa cosa: ci dispiace per l'inconveniente, ma è tutto a posto e i giocatori americani riceveranno a breve tutti i loro soldi.
PokerStars riuscì velocemente a stringere un accordo con il Dipartimento di Giustizia, in modo da recuperare il dominio .com e iniziare a restituire ai giocatori americani i loro soldi.
Full Tilt e UB/Absolute Poker, invece, non furono così celeri.
Più tardi si scoprì che una serie di depositi fantasma, uniti al sequestro del denaro, avevano lasciato Full Tilt Poker quasi in bancarotta.
Agli azionisti continuarono ad essere distribuite ingenti somme di denaro, anche se in cassa non entrava più nemmeno un centesimo.
Nello stesso periodo, la compagnia proprietaria di AP/UB, Blanca Games, finì in bancarotta.
Blanca Games diffuse un comunicato nel quale, invece, si parlava di compensazione e di una ri-assunzione del 20% del personale da sistemare in posizioni chiave.
Le cose si misero pure peggio durante il primo giorno delle WSOP 2011, quando Phil Ivey fece una dichiarazione pazzesca, sconvolgendo il mondo del Poker: il giocatore di punta della poker room non avrebbe partecipato alle WSOP per solidarietà coi giocatori di FTP, che si erano ritrovati i soldi bloccati sul sito e che per questo motivo, magari, non potevano iscriversi agli eventi.
Ivey non si fermò a questo: dichiarò anche di aver fatto causa al suo ex sponsor.
Nel settembre 2011, la Alderney Gambling Commission revocò la licenza di Full Tilt.
Da quel momento, nessun giocatore ha più avuto accesso al sito.


LA TRUFFA
Precisamente il 29 giugno l’Alderney Gambling Control Commission (AGCC) revocò la licenza a Full Tilt Poker per l’incapacità della room di rimborsare 300 milioni ai propri players.
L’AGCC non si dimostrò comunque un ente regolatore attento visto che scoprì le grosse falle gestionali di Tilt solo quando il danno era già stato cagionato a migliaia di players.
Schema Ponzi
Come funzionava lo schema Ponzi? I fondi apportati dai nuovi clienti servivano per rimborsare le periodiche operazioni di cash out dei vecchi iscritti.
La cosa grave è che i manager ed i soci utilizzavano i fondi dei players (pratica vietata in Italia e non solo) investendo nel marketing cifre folli (circa 20 milioni di dollari al mese): una sorta di concorrenza sleale nei confronti degli altri siti.
Prestavano inoltre soldi (a fondo perduto) ad altri soci: Ivey, Lindgren, Matusow e molti altri, hanno utilizzato circa 18 milioni di dollari per sedersi ai tavoli High Stakes.
Di fatto, quei fondi appartenevano ai “comuni giocatori”.
Oltre ai 300 milioni non restituiti ai clienti di Full Tilt Poker: il Black Friday sancì il fallimento di Absolute Poker e del sito gemello UB.com.
Il motivo è banale: Absolute e UB avevano clienti esclusivamente negli USA.
Alla fine del 2011, il Dipartimento di Giustizia aggiunse alla lista degli obiettivi Howard Lederer, Rafe Furst e Chris Ferguson, etichettando come detto l'intera operazione come uno "schema Ponzi".
Ferguson i suoi primissimi tornei inizia a disputarli nel 1994, in California, e nel 1995 partecipò alle sue prime WSOP.
Nel 2000 riuscì poi a laurearsi campione del mondo battendo nel testa a testa finale, al main event delle World Series, T.Cloutier.
Una vittoria che gli fruttò un primo premio del valore di 1,500,000$.
Vinse inoltre altri 4 titoli, trionfando in un evento Seven Card Stud, Omaha Hi-Lo Split Eight or Better e (Limit Hold'em/Seven Card Stud).
Si dimostrò anche un ottimo giocatore heads-up, piazzandosi per ben due volte secondo al NBC National Heads-Up Poker Championship, per poi trionfare finalmente nel 2008.
In totale in carriera ha collezionato oltre 200 ITM, guadagnando più di otto milioni di dollari.
L'ultimo suo Itm risale al 2010, proprio in quegli anni nasceva lo scandalo Full Tilt e il Black Friday citati.
Il Dipartimento di Giustizia americano rese anche note le cifre che contestano ad alcuni, tra i maggiori, azionisti di Full Tilt Poker:

– Furst, $11.706.323.96
– Lederer, $41.856.010,92
– Bitar, $40.954.781,53
– Ferguson, $25.000.000,00

In ogni caso, scoperta la truffa, la sentenza per gli appassionati americani fu terribile.
I players americani, di fatto, da quella data non poterono più giocare su internet.
Alcune poker rooms rimasero attive, prima di subire la confisca dei fondi da parte del Governo.
Molti pro si trasferirono all’estero: Phil Galfond, Olivier Busquet, Shane Schleger, Jon Aguiar, Dan “jungleman12” Cates e Isaac Haxton.
L’amministratore delegato Raymond Bitar e i due fondatori Howard Lederer e Chris Ferguson vennero incriminati per aver raggirato migliaia di giocatori, i quali si ritrovarono improvvisamente con l’impossibilità di fare log in e prelevare i propri fondi.
Nei giorni che seguirono lo scandalo, Bitar, Ferguson e Lederer fecero in modo di far perdere le proprie tracce.


IL RIMBORSO NEGLI USA
Circa 3 anni dopo, dopo essere stata rilevata da PokerStars, Full Tilt riuscì a rimborsare gran parte dei suoi ex giocatori americani (le cose andarono diversamente altrove, tipo in Italia).
La concreta possibilità di minacce e ritorsioni ha indotto “Jesus” e “The Professor” ad abbandonare ogni genere di circuito live, WSOP comprese.
WSOP che nel 2012 decisero addirittura di rimuovere il gonfalone dedicato a Ferguson per la vittoria del main event 2000.



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