Allen Iverson nasce il 7 giugno 1975 nei quartieri ghetto di Newport News, Hampton (Virginia).
Infanzia come si può facilmente immaginare molto difficile: i soldi scarseggiano quindi pochi vestiti, mamma Ann lo partorisce a 15 anni (a seguito di un rapporto occasionale), la sorella Tiaura malata, il padre naturale fuggito prima della sua nascita, il compagno della madre arrestato per possesso di cocaina e crack (e poi condannato definitivamente per omicidio), il miglior amico d'infanzia freddato per un regolamento di conti.
Se cresci in posti così, anche se hai le mani che fanno magie con una palla e un canestro, è difficile immaginarti un futuro diverso da quello degli altri, quasi tutti finiti in carcere o sepolti sotto 3 metri di terra.
La madre non ha soldi e non sa se conviene comprare vestiti o da mangiare.
Lui va male a scuola, salta le lezioni però ama il Basket e soprattutto il Football.
LA RISSA
Hampton ai tempi (anni 90 e non solo) era una città molto divisa per motivi razziali: bianchi e neri vivevano separatamente.
L'8 settembre 1993 Iverson era andato a giocare a bowling con i suoi amici di sempre per festeggiare una vittoria.
Nulla di strano, se non fosse che, dopo aver ricevuto alcune richieste di fare meno baccano, la situazione improvvisamente degenera in una rissa con un altro gruppo di ragazzi.
I quali, ovviamente bianchi, non risparmiarono insulti a sfondo razziale.
Volano parole grosse, insulti e alla fine anche sedie.
Una di queste, Allen, la fracassa sulla testa di Barbara Steele, una bianca di 23 anni.
O almeno così si dice (in realtà non verrà mai dimostrato).
Gli unici a finire in manette sono Iverson e i suoi amici.
Il giudice Overton è inflessibile: lo processa e gli dà 15 anni di carcere.
Iverson: "Dovevo utilizzare l’intera situazione come qualcosa di positivo.
Andare in prigione, permette agli altri di vedere le tue debolezze ed esporle.
Io non ne ho mai mostrata nessuna. Sono stato forte fino al giorno in cui sono uscito"
Di anni comunque ne dovrebbe scontare solo 5.
Iverson scontò il carcere al Newport News Correctional Facilities dove fortunatamente trovo vita facile perchè la sua famiglia era nota in quegli ambienti: c'era chi conosceva il vero padre, Allen, oppure il secondo padre, Micheal Freeman, e quindi fu il benvenuto fra i carcerati.
5 anni di carcere sono tanti ma fortunatamente per lui dopo 4 mesi il governatore Wilder (della Virginia), su pressione della comunità nera, lo grazia quindi può uscire di prigione.
LA NBA E I 76ERS
E' la svolta: il piccolo Iverson viene reclutato da Georgetown University.
Due anni dopo lascia gli studi, perchè sa che la NBA lo vuole: Philadelphia lo ingaggia come sua nuova star, prima di tutti anche di Kobe Bryant e Ray Allen.
Si ambienta subito, ma i 21 tatuaggi, la bandana che sa di gangstar, gli occhiali scuri e il look da rapper incavolato lasciano perplesso il commissioner David Stern e chi lo vede in TV.
Poi, nell'agosto del 1997, la polizia lo ferma per eccesso di velocità: gli trova in auto Marijuana e una pistola.
Se la cava anche perchè ormai è The Answer, "la risposta", a tutti i problemi dei 76ers, che finalmente, dopo anni, iniziano a vincere (anche se i playoff rimarranno lontani).
Ad ogni modo la prima stagione in maglia Sixers è spettacolare.
Segna 23.5 punti, distribuisce 7.5 assist e fa registrare 4.1 rimbalzi e 2.1 recuperi a partita.
Viene eletto rookie dell’anno a mani basse, ma questo non basta per portare una squadra come i 76ers ai playoff.
Ma Allen si muove ancora come se fosse a Newport News.
Non capisce perchè lo multino quando arriva in ritardo, spesso di oltre un'ora, agli allenamenti.
Mangia 21 tacos per colazione invece di cereali e frutta e continua a presentarsi con gli amici di una volta, che hanno le facce da criminali.
Non capisce perchè il suo CD, Forty Bars, in cui se la prende con i gay, faccia incazzare tutti.
Solo quando coach Brown comincia a credere che sia meglio licenziarlo o comunque mandarlo via ai Clippers o ai Pistons, capisce che le sue giocate valgono poco, se non diventa adulto.
La seconda stagione registra un ulteriore miglioramento (32-51), ma non basta ancora per arrivare ai playoff.
È la terza la stagione del cambio di marcia: Allen esplode, diventando il miglior marcatore dell’NBA con una media di 26.8 punti a partita e portando Philadelphia ad un record di 28 vinte e 22 perse durante l’anno del lockout.
Finalmente arriva ai Playoff del 1999, dove la sua squadra sconfigge 3-1 gli Orlando Magic di Penny Hardaway, ma viene estromessa al turno successivo, dagli Indiana Pacers, con un umiliante 4-0.
Il culmine della carriera di Allen Iverson è nella stagione 2000/2001, alla corte di Larry Brown arriva Dikembe Mutombo, uno dei migliori difensori della Lega.
The Answer guida Phila al primo posto della Eastern Conference, viene nominato MVP e capocannoniere della lega.
In questa stagione porterà la sua squadra alle finali NBA contro i Los Angeles Lakers.
Philadelphia riesce a sbancare lo Staples Center in gara 1, guidata dai 48 punti di Iverson. Indimenticabile il crossover a Tyrone Lue alla fine della partita, come la frase dello stesso Iverson al rientro negli spogliatoi: “Mettete via le scope!”.
Ma purtroppo sarà una chimera, alla fantastica gara 1 seguono quattro sconfitte in altrettanti incontri, malgrado i 35.6 punti di media del suo miglior giocatore.
Nonostante il bis come capocannoniere, la stagione 2001/2002 è molto deludente per Allen, per colpa dei vari infortuni che lo perseguono.
Ai playoff del 2003 Philly supera gli Hornets al primo turno, ma deve cedere ai Detroit Pistons 4-2.
Anche l’annata successiva si rivelerà molto deludente, e segnerà l’inizio del declino di Allen, con l’abbandono di Brown.
Infatti i Sixers riescono ad andare ai playoff solo nel 2005, quando The Answer vince il suo ultimo titolo di miglior realizzatore e registra il suo career high, 60 punti, segnati contro gli Orlando Magic.
IL GIROVAGARE DA UNA SQUADRA ALL'ALTRA
Nel corso della stagione 2006/07 viene ceduto ai Denver Nuggets in cambio di Andre Miller, Joe Smith e due prime scelte.
In Colorado, Iverson va a formare la migliore coppia dell’NBA con Carmelo Anthony, ma i risultati non arrivano: i Nuggets escono al primo turno ai playoff del 2007 e del 2008.
Nel novembre 2008 viene nuovamente ceduto, ai Detroit Pistons.
Durante l’estate firma con i Memphis Grizzlies, ma viene tagliato dopo sole 3 partite perché non è disposto a partire dalla panchina.
Pensa al ritiro, ma avviene un clamoroso ritorno a Philadelphia, con cui gioca solamente 25 partite a 13 punti di media.
Il 25 gennaio 2010 la sua ultima grande prestazione in NBA, contro i Los Angeles Lakers, in cui ingaggia un entusiasmante duello con Kobe Bryant, testimoniando che a 35 anni Allen Iverson non è un giocatore “finito”.
Abbandona la squadra in anticipo rispetto alla fine della stagione per i problemi di salute della figlia.
Per un breve periodo del 2010 gioca al Besiktas, in Turchia, ma per problemi fisici lascia la squadra. Prova a rientrare in NBA ma il 21 agosto 2013, a 38 anni, chiude definitivamente la sua carriera professionistica.
Il primo marzo 2014 i Philadelphia 76ers ritirano la sua maglia, la numero 3.
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