“Finirò quando lo dico io e alle mie condizioni”
Tommy Haas, dal punto di vista tennistico, ha costituito probabilmente il tramite perfetto tra Pete Sampras e Roger Federer.
Dotato di un rovescio fenomenale e di un ottimo servizio e gioco di rete.
Nato ad Amburgo nel 1978, la sua militanza nel circuito inizia nel 1996, ovvero più di 20 anni fa.
Da quell'epoca, il Tennis è talmente cambiato.
Il tedesco c’era prima (quando c'era una maggiore specializzazione e l'erba era erba), c’è stato dopo e continuerà ad esserci in questo 2017.
Ha dovuto comunque fronteggiare innumerevoli ostacoli nella sua lunga carriera, costantemente frenata dall’infortunio di turno e da un carattere difficile e troppo irascibile.
Haas che parla da solo tra un cambio di campo e l'altro: "Così non vincerai mai, è impossibile.
Così non va, non funziona, sei troppo debole.
Troppi errori, troppi errori, sempre la stessa storia.
Non ne posso più, non mi va più.
Perché continuo? Per cosa, per chi? Non ci riesco, non ce la faccio, la gente paga per niente.
Sei un cretino, neanche questa volta sei andato a rete, bravo.
Ma questa partita la vincerai, la devi vincere, dai. Non puoi perdere, combatti!"
Non bastano tuttavia questi problemi, né tantomeno l’età ad allontanarlo definitivamente dei campi.
Quando nel 1998 si ritrova di fronte Agassi, a Wimbledon, diventa la next big thing del Tennis mondiale.
Vince 46 61 76 64, Andre non cerca scuse, non si appiglia alla pessima decisione dell’arbitro John Frame che non fa overrule su un colpo di Haas fuori ma dato per buono.
Nel punto successivo, Haas completa il tiebreak del terzo set.
L’anno dopo è già in semifinale all’Australian Open.
Perde però da Kafelnikov, che lo sconfiggerà anche nella finale olimpica di Sydney, 76 36 62 46 63 dopo tre ore e mezza, entusiasmando i 10 mila dell’Olympic Park Tennis Stadium.
In quel 1999 vince il suo primo titolo, a Memphis, e a settembre si presenta alla Grand Slam Cup di Monaco di Baviera.
Nei quarti ha ancora di fronte Agassi, e di nuovo vince: 60 67 64.
STOP ED INFORTUNI
Una vita sola non potrebbe bastare per tutte le discese e le risalite, i lunghi stop e i continui rientri di Haas.
Stare fuori più di un anno non è un eccezione, è la regola nella storia di un campione cui il destino ha insegnato fin troppo bene il significato profondo del termine: non conta quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi.
Nel 2002 i suoi genitori sono coinvolti in un incidente automobilistico e il padre entra in coma: è il primo vero KO per Haas.
Sarà comunque l'anno dove chiuderà numero 2 del mondo (posizione raggiunta dopo la finale a Roma).
Nel 2003 invece il primo vero stop di Tommy Haas: la spalla fa crack e lui non può che fermarsi.
Quando ritorna si ritrova otre la millesima posizione ma riesce a battere l'allora numero 2 del mondo Andy Roddick ad Houston, tornando a vincere un torneo ATP.
Haas è riuscito a rientrare nuovamente in top ten nel 2007.
Il 2007 inizia con la semifinale all’ Australian Open, persa contro Fernando Gonzalez.
E si chiude con il più grande spettacolo che il pubblico di New York abbia visto.
Negli ottavi, contro Blake, rimonta da due set sotto, salva tre match point nel quinto prima di inventare un punto pazzesco: 15 colpi tra pallonetti e palle corte che fa quasi venir giù lo stadio.
Riesce però a battere sull'erba di Halle, il serbo Novak Djokovic.
Nel 2009 riesce a raggiungere la semifinale di Wimbledon, trovandosi di fronte Roger Federer.
A un certo punto di quella partita, persi i primi due set, sul 2-2 nel terzo, Haas rincorre una palla corta di Federer e risponde con una controsmorzata che li porta uno di fronte all’altro ai due lati della rete. Federer si trova con una palla facile da appoggiare dall’altra parte, e Haas decide di provare a distrarlo agitando le braccia alla maniera di Bruce Grobbelaar (il portiere del Liverpool che negli anni 80 si muoveva sulla linea di porta per distrarre i rigoristi): lo svizzero di fronte alla mossa inattesa va in panico e scucchiaia fuori un punto già fatto, con i due che poi si guardano e ridono.
La spalla e l’anca portano Tommy a spasso per gli ospedali per tutto il 2010 e parte del 2011.
Nel 2012 la scheda anagrafica recita 34 anni, la classifica è naufragata e il curriculum degli infortuni è sempre più folto. Il tipo di situazione “alla Tommy Haas”.
Nella prima parte di stagione accumula ben 3 sconfitte per ritiro, non esattamente il massimo per riprendere fiducia.
La Parigi che lo aveva visto rinascere nel 2009 gli riserva una giornata amara: sull'1-1 contro Gasquet, prende un 6-0 6-0 nel terzo e quarto set.
Capolinea? Neanche per sogno.
Basta una settimana per scacciare questo fastidioso pensiero.
Haas torna ad Halle e sconfigge in sequenza Tomas Berdych, Philipp Kohlschreiber e infine Roger Federer in finale.
E' il 15esimo torneo ATP.
Nel giugno del 2014 deve tornare ancora sotto i ferri, vedendo svanire il bel sogno cominciato un anno e mezzo prima. Il problema è lo stesso, i tempi di recupero sempre più lunghi.
Lo rivediamo nel 2015, ma non è il Tommy dei giorni migliori.
A Wimbledon strappa un set a Raonic, dopo aver racimolato appena 2 game in 2 set, sotto gli occhi di un ammutolito Campo 1.
In seguito, accumula un primo turno dopo l’altro, entrando in una spirale di sconfitte da cui non riesce ad uscire.
Il 19 ottobre 2015 deve sottoporsi nuovamente a trattamenti chirurgici per un problema ad un dito del piede.
Haas ha già spento 36 candeline quando annuncia di volersi operare.
Anche questa volta tornerà in campo, nel 2016 ma anche al via dell'Australian Open 2017.
SCONTRI DIRETTI (GIOCATORI PRINCIPALI)
Haas v Sampras 3-5
Haas v Agassi 4-6
Haas v Henman 3-2
Haas v Rusedski 1-4
Haas v Hewitt 4-7
Haas v Federer 4-13
Haas v Nadal 0-5
Haas v Djokovic 3-6
Haas v Murray 1-2
Haas v Nalbandian 5-0
PALMARES (TORNEI PRINCIPALI: GRANDE SLAM, MASTER 1000 E COPPA DAVIS)
Stoccarda (Master 1000) 2001
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