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martedì 15 agosto 2017

Il Triple Post Offense Di Tex Winter, Phil Jackson e Steve Kerr (Triangolo)

Il Triangolo, conosciuto anche come Triple Post Offense, nasce negli anni 30 nel mondo del college Basket grazie a coach Sam Barry dell' University Of Southern California, e viene in seguito perfezionato alla Kansas State University negli anni 50/60 da Tex Winter, che nella seconda metà degli anni 40 aveva giocato proprio per Barry a Southern California, apprendendone i principi.
Poi è stato implementato anche da Phil Jackson, che lo ha adottato come sistema di gioco nella NBA, sin dalla metà degli anni 80.
Anche in questo Winter è stato fondamentale, visto che è da quell’epoca che è il fido assistente di Jackson.
Le squadre di Barry e Winter al college si son dimostrate vincenti, così come quelle di Jackson nella NBA.
I Chicago Bulls con Michael Jordan, Scottie Pippen e Dennis Rodman e, più recentemente, i Lakers di Kobe Bryant.
Tale disegno offensivo in sostanza consiste nel creare un triangolo tra tre giocatori in modo da poter creare lo spazio per liberare il compagno al tiro.
Passi la palla, tagli, crei un blocco sino a che qualcuno non trova un buon tiro.
Chi gioca con il Triangolo non forza una situazione offensiva, ma mette alla prova la difesa, in cerca del punto di minor resistenza, in cerca di un varco.
Nello schieramento dal quale prende il nome, il Triangolo Laterale serve per sovraccaricare un lato e poi ribaltare sul lato che la difesa ha sguarnito.
Esso mette in risalto guardie e lunghi, in egual misura.

Tex Winter: "Il Basket, inteso come gioco di squadra, surclassa ogni altro sport perché ciascun giocatore riceve continuamente la palla durante l’azione di attacco, ed è anche un potenziale realizzatore"
Tex Winter racconta che, ai tempi in cui allenava i Rockets, chiese a Elvin Hayes, superstar e principale realizzatore della franchigia, di fare qualcosa di diverso, come passare la palla.
Hayes gli rispose: “Io sono un All Star. Perché dovrei cambiare il mio modo di giocare? Chiedermi di passare la palla è come chiedere a Babe Ruth di fare un bunt”.
In realtà, il problema di Hayes, che viaggiava con medie pazzesche pur facendo sempre lo stesso immarcabile palleggio e tiro, consisteva nei suoi limitati fondamentali.
Alla fine, Hayes, ammettendo di saper fare una cosa soltanto, confessò a Winter che "Coach, è troppo imbarazzante per me fare queste cose" e Tex modificò l’attacco per consentirgli di ricevere e tirare. 
Horace Grant: "È molto difficile difendere contro il triangolo, perché ci sono tantissime opzioni disponibili. 
A lungo andare, il Triangolo porta anche grandi benefici al fisico dei giocatori, perché ti devi sempre allontanare dalla pressione e muoverti per il campo. 
Dopo il Triangolo, gli altri sistemi tradizionali sembrano troppo semplici o inefficienti, perché o ti mandano a sbattere contro la difesa, oppure te ne stai da parte e aspetti il tuo turno. 
La fisicità ti logora, e l’attesa fa perdere concentrazione"
John Wetzel: "Giocavamo l’Attacco Triangolo in una versione non molto dettagliata. 
Lo usavamo perfino contro le zone. 
Ci sono molti motivi per i quali in NBA non si usa più il triangolo: prima di tutto, perché è estraneo al modo in cui i giocatori di oggi hanno imparato a giocare. 
Secondo, perché di solito mentre i giocatori cercano di impararlo si gioca molto male e, in quel periodo, il lavoro dell’allenatore è a rischio. 
Terzo, perché si deve convincere un giocatore dominante ad accettare un sistema che richiede a tutti di giocare molto a lungo senza palla. 
Ma se avessi un contratto garantito e lungo, userei sicuramente il Triangolo"


TRIPLE POST OFFENSE DEI BULLS DI JACKSON E DEI WARRIORS DI KERR
Che differenza c'è oggi tra i Chicago Bulls di Michael Jordan e gli attuali Golden State Warriors di Stephen Curry?
Steve Kerr head coach, vincente all’esordio nella lega con i Warriors, è stato il playmaker dei Chicago Bulls dal 1993 al 1998. 
Ma il triangolo dei Bulls non è assolutamente il triangolo dei Warriors. 
Il Basket degli anni ’90 non è quello del nuovo millennio e il gioco di Chicago non è quello di Golden State perchè il Basket si è evoluto ed oggi i ritmi sono più forsennati che mai.
L'uomo cardine del “Triple Post Offense” dei Bulls di Phil Jackson era ovviamente Michael Jordan. 
Jordan era l’uomo designato per ricevere la palla in post. 
Una volta arrivata in quella posizione, tutti si muovevano con tagli verso il lato opposto e il 23 che decideva il da farsi, anche grazie alla sua strepitosa intelligenza. 
Come diceva Tex Winter, chiunque deve mostrare pericolosità all’interno di questo sistema di gioco, chiunque deve essere potenzialmente un pericolo a cui la difesa deve prestare attenzione.
Scottie Pippen era un tiratore da 3, spaccava le difese, raramente sbagliava una decisione nella metà campo offensiva (tantomeno in quella difensiva). 
Steve Kerr e Ron Harper, playmaker in grado di far girare la squadra e sempre letali dall’arco, Toni Kukoc oltre al già citato Scottie Pippen e lunghi come Dennis Rodman o Horace Grant. 
Ali in grado di segnare, sempre dotate di fisico e buon tiro e lunghi sempre presenti a rimbalzo, ma con intelligenza e capacità di passare la palla e vedere i compagni sempre sopra la media. 
In base a come si muove la difesa, l’attacco deve essere abile e rapido nel capire che fare e come farlo nel miglior modo possibile.
La palla arrivava costantemente in post, dove spesso si applicava il triangolo e dove nella maggior parte dei casi si optava o per il ribaltamento sul lato debole (a causa dei constanti raddoppi su Jordan) coi tiratori sempre pronti, o si sfruttava il talento immenso dello stesso. 
La lentezza del gioco permetteva di ragionare e valutare la migliore giocata possibile all’interno del triangolo grazie all’intelligenza cestista dei protagonisti.
Steve Kerr, ai tempi giocatore di quei Bulls, ha riadattato questo schema ai Warriors tenendo bene a mente che oggi il gioco è molto più fluido e veloce.
Da qui l’idea di Kerr di sviluppare un gioco adatto alle caratteristiche di una squadra piena di tiratori, all’interno di un sistema offensivo ben collaudato. 
Il gioco dei Warriors di Steve Kerr è molto più veloce e rapido, sfruttando ovviamente le caratteristiche dei protagonisti. 
Una situazione di triangolo con Curry, Green e Thompson può sfociare in mille ipotetiche opzioni: Curry, Durant o Thompson da 3, Curry in penetrazione, Curry con l’arresto e tiro (Curry ma anche Klay Thompson, Kevin Durant o Draymond Green).
Steve Kerr ha capito perfettamente l’uso e la “forza” di questo schema offensivo. 
Tutti devono essere (e sono) coinvolti nei movimenti offensivi della squadra, tutti sono possibili pericoli per gli avversari in grado di poter segnare o creare danni alla difesa avversaria ed è per questo che ogni eventuale raddoppio è letale contro questa macchina da guerra chiamata Golden State Warriors. 
Kerr ha sviluppato un gioco fenomenale, pieno di movimento di qualsiasi giocatore in campo, di rapidità di pensiero e esecuzione, sfruttando a pieno le caratteristiche dei suoi ragazzi. 



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