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venerdì 7 settembre 2018

La Storia Dei Portland Jail Blazers: Arresti, Droga, Violenze (NBA)

Bonzi Wells: "Non ci frega niente dei fan. Al massimo possono fischiarci quando giochiamo, ma saranno sempre pronti a chiederci autografi. E' per questo che loro sono solo tifosi e noi giocatori NBA"

I Portland Trail Blazers debuttano in NBA nel 1970 e da subito la passione mostrata dai tifosi è ben oltre le aspettative perchè la città non ha altre squadre negli sport professionistici americani, lasciando tutto l’amore e la devozione possibili al Basket.
Dopo sei sole stagioni nella Lega, trascinata da Bill Walton, la squadra vince il primo e ad oggi ultimo titolo.
Da allora un percorso fatto di grandi traguardi e incredibili fallimenti, ha caratterizzato la loro storia.
I playoff storicamente sono di casa ma la squadra si ferma quasi sempre lì.
Due finali, entrambe perse sonoramente, quella del 1992 per mano di Jordan.
Già prima dei "Jail" Blazers (fine anni 90) comunque a Portland tirava una brutta aria: a renderla pesante, tra gli altri, ci pensava Jermaine O’Neal.
Il record per il più giovane giocatore NBA a essere mai stato arrestato è suo: all’età di 18 anni e 8 mesi infatti venne incarcerato in un centro commerciale: il giovane O’Neal, infatti, pare stesse distribuendo volantini e abbia cominciato a fare commenti irrisori ad alta voce sui poliziotti presenti all’interno dell’edificio; gli agenti lo portarono in carcere accusandolo di “condotta riottosa” e di "resistenza a pubblico ufficiale", rendendolo il detentore di questo infame record che, visto che ora è proibito selezionare giocatori direttamente dalle scuole superiori, probabilmente durerà in eterno.


POSTLAND JAIL BLAZERS
La stagione 1998/99 è quella del lockout NBA: cioè stagione ridotta a seguito dello sciopero giocatori.
La stagione inizia il 7 febbraio e non va malissimo per i Trail Blazers, che concludono con un record di 35-15 accedendo ai playoff.
Perderanno 4-0 nelle finali di Conference contro San Antonio.
Ecco che finalmente, nella stagione 1999/00, vengono fuori i veri Portland "Jail" Blazers.
"Jail" vuol dire "Carcere".
Come mai vengono soprannominati così? Basta analizzare il loro roster:

1) Ruben Patterson: aggressione sessuale nei confronti della compagna ed arrestato per aver cercato di rapire la babysitter di suo figlio, aggressione anche ad un automobilista
2) Rasheed Wallace: rissa con il compagno Arvydas Sabonis, record di falli tecnici in stagione, sospeso per aver minacciato l'arbitro Tim Donaghy dopo una partita (per tentato omicidio...), sospeso per possesso di marijuana. Continui litigi con arbitri, allenatori e compagni di squadra
3) Qyntel Woods: possesso di marijuana, organizzazione clandestina di combattimenti tra cani, sostituzione della patente di guida con una sua card da gioco dell’NBA durante un controllo della polizia
4) Damon Stoudamire: diversi fermi per possesso di marijuana (di cui uno anche all'aeroporto). Si ricorda anche l'arresto con Wallace beccati strafatti in macchina
5) Zach Randolph: rissa con il compagno Patterson e più volte beccato in guida in stato d'ebrezza (alcool e droghe). In Indiana viene beccato con una vettura segnalata facente parte di una gang locale (verrà beccato ubriaco, tra l'altro non aveva ancora l'età minima per bere alcolici), in seguito sempre ad un posto di blocco risulta positivo alla marijuana. Anche quando andrà a Los Angeles verrà arrestato nuovamente per guida in stato d'ebrezza (2009)
6) Bonzi Wells: mister "I don’t give a fuck ‘bout my fans" più parole non propriamente simpatiche rivolte a coach Maurice Cheeks di fronte a tutta la squadra, avvenimento più volte ripetuto
7) Darius Miles: sospeso per avere usato espressioni ingiuriose compresi epiteti razziali nei confronti di Cheeks (subentrato a Dunleavy) e per droga
8) Scottie Pippen: paradossalmente, almeno a Portland, fu il più tranquillo della squadra. Anche se era lo stesso che nel 1993 venne accusato di utilizzo illegale di arma da fuoco, 2 anni dopo arrestato per aver picchiato una donna, poi beccato in guida in stato d'ebrezza quando giocava per i Rockets

Questi avanzi di galera in stagione realizzano un record di 59 vittorie e 23 sconfitte...chi lo avrebbe mai detto? Certo, il talento non manca affatto, ma il tasso di criminalità è troppo elevato anche per i quartieri più malfamati d'America.
Ai playoff, passati in scioltezza primo e secondo turno, in finale di conference si trovano di fronte i Los Angeles Lakers strafavoriti per la vittoria del titolo della stagione in corso: Shaquille O’Neal, Kobe Bryant, Rick Fox, Derek Fisher. C’è un’impresa da compiere.
Con un Wallace fenomenale, coadiuvato da Scottie Pippen e Steve Smith, Portland riesce incredibilmente a portare la serie a gara 7, che si giocherà allo Staples Center di Los Angeles, con i pronostici del caso tutti completamente a favore dei padroni di casa.
In uno Staples Center stracolmo e con un’atmosfera irreale, le due squadre si apprestano a dar vita ad uno degli incontri più adrenalinici di sempre.
A fine terzo quarto Portland è in vantaggio 75-60 tra lo stupore di tutti i presenti e di coloro che stanno assistendo in qualsiasi modo alla partita decisiva di questa incredibile serie.
Ma i Lakers recuperano un deficit di 15 punti grazie ai super Bryant ed O’Neal, mettendo il punto esclamativo con un alley hoop alzato dal primo per O’Neal e fissando il risultato sull’89-84.
Portland ancora una volta in vacanze fallisce.
Non sono bastati gli apporti super in post-season di Wallace (17.9+6.4) e Pippen (14.9+7.1 rimbalzi+4.3 assist), la squadra migliore ha avuto la meglio.
Diventarono la squadra più odiata d’America, non solo dagli avversari ma, anche, dai propri tifosi, quei tifosi che a Portland non avevano mai fatto mancare il loro supporto.
In primo luogo il roster era il più caro della Lega.
Il disprezzo verso la squadra era tale che la dirigenza fece di tutto pur d’invogliare i tifosi a riempire il Rose Garden: a quei tempi era possibile accaparrarsi biglietti con appena 10 dollari.


CRONACA NERA NEL DETTAGLIO
All’inizio della stagione 2000/01 viene acquistato Shawn Kemp, che dopo poche partite lascia per entrare in una clinica di riabilitazione per lottare contro l’abuso di cocaina.
Nello stesso anno, Rasheed Wallace registra l’ineguagliabile record NBA di 41 tecnici in una singola Regular Season.
Nel novembre del 2002, lui e Damon Stoudemire decidono di non rientrare con il bus di squadra da una trasferta a Seattle, ma di compiere il viaggio sulla discreta Hummer giallo canarino del playmaker. Fermati per eccesso di velocità, tanto fumo esce dal finestrino dell’autovettura, avvolgendo l’ufficiale di polizia...è droga.
Nello stesso anno il neo acquisto Ruben Patterson, già processato per molestie sessuali ai danni della tata di famiglia, viene condannato per aggressione a un uomo che aveva inavvertitamente danneggiato la sua auto.
In seguito viene anche accusato di violenze domestiche dalla moglie, che chiederà il divorzio.
L’anno successivo il solito Stoudemire viene fermato in aeroporto, durante un normale controllo al metal detector: portava con sé 40 grammi di marijuana.
Nel 2003 il giovane Zach Randolph colpisce in allenamento Ruben Patterson con un pugno ben assestato, causandogli la frattura dell’orbita oculare. Nelle settimane seguenti pare che Z-Bo si sia nascosto a casa del compagno Dale Davis perché Patterson minacciò di sparargli.
L’anno successivo, la polizia di Portland trova un pitbull ferito in un vicoletto dietro all’abitazione di Qyntel Woods.
Brevi indagini fanno rinvenire, nella sua proprietà, prove di una vera e propria attività clandestina di combattimento tra cani.
La reputazione che perseguiterà invece Wallace per tutta la carriera nasce nei Jail Blazers, quando l’ala comincia a ricevere tecnici anche senza aprire bocca, trasformando il suo rapporto con gli arbitri in una vera e propria battaglia.
Gli stessi tifosi di casa non mancano mai di far sentire il loro disprezzo agli uomini di Maurice Cheeks.
L’ex campione NBA 1983 coi Sixers subentra a Dunleavy all’inizio della stagione 2001/02, perché considerato un players coach.
Anche Cheeks, però, si rivelerà inefficace nella gestione dei talenti a sua disposizione, eccellenti singoli che non riuscirono mai a trovare una reale alchimia.
È il talento a tenere a galla i Blazers, che fino al 2002/03 disputeranno sempre i Playoffs, con un ottimo rendimento stagionale, regolarmente sopra al 50%, e venendo eliminata dalla post season per ben tre volte consecutive dai Lakers.
I Jail, vengono smantellati nel 2004, con la dirigenza che ha rivisto il metro di selezione dei suoi giocatori, puntando esclusivamente su "bravi ragazzi": alcuni direbbero "anche troppo", visto che per le successive cinque stagioni mancheranno sempre l’appuntamento con i Playoffs.
Sheed ad esempio è mandato ad Atlanta (una squadra che cade a pezzi. Anche se poi vincerà il titolo NBA con i Detroit Pistons formando una grande coppia con l'altro Wallace, Ben), Randolph diventerà un grande giocatore a Memphis.
L’era dei Jail Blazers è comunque considerata da molti un’epoca spregevole per il Basket NBA.
Una squadra arrogante e criminale, composta da giocatori strapagati e pieni di vizi, lontani anni luce dall’essere cittadini modello.


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lunedì 11 giugno 2018

La Storia Di Frank Worthington: Alcol, Droghe e Belle Donne

Frank Worthington fu un buon attaccante inglese, anche se frenato dagli eccessi alcolici e di droga.
A 18 anni firma per l'Huddersfield Town dove rimarrà sino al 1972, segnando 41 reti in 171 match.
Frank non indossava parastinchi e spesso le calze gli arrivavano alle caviglie, inoltre come detto aveva la reputazione di godersi la bella vita.
Attaccante forte fisicamente, alto ma con un'ottima tecnica di base che gli permette di saltare avversari in dribbling.
Dirà più di una volta che “il modo in cui gioco per me è più importante del risultato della mia squadra”.
E’ un individualista.
Lo è nel campo di calcio e lo è nella vita.
Il suo idolo assoluto è Elvis Presley.
La sua passione le donne.
Nel 1972 esce regolarmente con Miss Great Britain (Elizabeth Robinson) ma non si limita certo a lei.
La svolta della sua carriera sarebbe potuta avvenire quando viene adocchiato da Bill Shankly, manager del Liverpool (vincitore di 3 Campionati, 2 FA Cup ed 1 Coppa UEFA).
Frank è un noto frequentatore del "The Royal Swan" di Huddersfield.
Proprio nella partita contro il Liverpool è protagonista di una bruttissima partita.
Fatto sta che più o meno una settimana dopo arriva la chiamata di Bill Shankly (dopo una partita contro il Coventry).
Worthington non si presenta benissimo all'appuntamento della firma del contratto.

“Figliolo, non ti bastano i soldi che guadagni con il calcio? Fai anche i turni di notte in fabbrica?” 
Leggenda vuole che queste furono le parole di Shankly appena lo vide.

La pressione sanguigna è completamente fuori norma per uno di neppure 24 anni.
Shankly però non si rassegna e concede al giocatore un periodo di pausa, Frank se ne va a Maiorca.
Quando ritorna dalla vacanza, il Liverpool si rifiuta di mettere sotto contratto il giocatore e di pagare le 150.000 sterline richieste dall’Huddersfield per il suo cartellino.
Per lui sfuma l’opportunità di entrare in uno dei team più prestigiosi del mondo (che di lì a poco vincerà 4 Coppe Campioni in 8 anni).
L’Huddersfield retrocede invece in Seconda Divisione.
L’unica offerta concreta per lui arriva dal Leicester.
Sempre in quella estate, quella del suo frustrato passaggio al Liverpool, Sir Alf Ramsey lo convoca per l’under 23 inglese.
Worthington si presenta con stivali da cowboy, una maglietta di seta rossa e una giacca di pelle color giallo limone.
“Ma questo viene con noi a giocare a calcio o va all’Isola di Wight?” si domanda un più che perplesso Ramsey.
Al Leicester mostra appieno tutte le sue qualità.
Segna regolarmente ma soprattutto gioca in maniera sublime.
Nel 1974, con Joe Mercer Selezionatore della Nazionale inglese, dopo la mancata qualificazione ai Mondiali tedeschi, finalmente Frank trova spazio anche in Nazionale.
Gioca 8 partite, segna 2 gol ma il suo stile di gioco, la sua tecnica, il suo amore per la giocata di fino fanno innamorare gran parte dei tifosi inglesi.
Poco dopo però arriverà Don Revie, ex-manager del Leeds United.
Per “pazzi” come Frank non c’è posto nella Nazionale organizzata, disciplinata ed efficiente che ha in mente Revie.

“Lui voleva degli “yes-men pronti ad immolarsi per le sue assurde tattiche, ad ascoltare per ore i report sulle squadre avversarie e a provare e riprovare i suoi schemi” dirà Worthington in merito alla sua esclusione dalla Nazionale.

Al Leicester, Worthington rimarrà ben cinque stagioni, segnando con regolarità e giocando sempre ad ottimi livelli.
La sua vita fuori dal campo non cambierà di una virgola.
Miss Gran Bretagna e Miss Barbados sono solo due delle tantissime conquiste di Frank che continuerà a frequentare locali, a bere come se non ci fosse un domani e anche, come da lui stesso ammesso nella sua celebre autobiografia “One Hump or Two ?” a sperimentare diversi tipi di droghe, leggere e meno leggere.
Dopo la parentesi al Leicester è il suo vecchio Manager Ian Greaves che lo porta a Bolton, in Seconda Divisione.
Con i suoi gol il Bolton torna in First Division e addirittura nella prima stagione nell’elite del calcio inglese Frank Worthington vincerà la classifica marcatori segnando ben 24 reti e arrivando davanti a gente del calibro di Kenny Dalglish e Frank Stapleton.
Proprio in questa stagione Frank segnerà uno dei gol più belli e “geniali” di tutta la storia del calcio (contro l'Ipswich Town).
Dopo il Bolton inizierà per Frank un lungo girovagare tra Inghilterra e Stati Uniti.
Esperienze più o meno positive, tra cui sicuramente spiccano quella successiva al Birmingham e la breve parentesi ad Elland Road con il Leeds.
Alla domanda “Frank, pare che ora passati abbondantemente i 30 anni tu abbia messo la testa a posto?” gli chiede un giornalista televisivo.
“Assolutamente vero amico mio! Prima uscivo sette sere su sette.
Obiettivamente non è possibile per un giocatore professionista! Ora esco solo sei sere su sette!
Si ritirerà a 40 anni.


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mercoledì 25 aprile 2018

La Storia Di Jake "The Snake" Roberts: Wrestling, Droga, Alcol ed Arresti

Jake "The Snake" Roberts fece il suo esordio nel Wrestling on screen a Baltimore nelle fila delle WCW.
Nato nel 1955 in Texas,in realtà debutta nel 1975 nel NWA, poi si trasferisce in Canada.
Alcuni lo ritengono il miglior “cattivo” degli anni 90 soprattutto per il “feud” con “Macho Man” Randy Savage, probabilmente il più importante della sua carriera.
Le gesta di questo lottatore sono in parte macchiate dalle sue azioni nella vita quotidiana.
È inoltre considerato l’inventore della tecnica denominata “DDT”, sigla che sta per “Drop Dead Twice”, “Death Drop Technique” o “Damien’s Dinner Time”, quest’ultima dal nome del celebre serpente del lottatore, anche se lo stesso inventore ha dichiarato di aver dato il nome alla mossa pensando al pesticida, noto per la sua pericolosità.
Il suo primo rivale degno di nota è Big Daddy Ritter (Junkyard Dog nella WWF), poi Jake Roberts viene accolto sotto l’ala protettiva di Johnny Walzer (Mr. Wrestling II) che gli insegna altre importanti tecniche di combattimento che gli permetteranno di vincere nel giugno 1981 il “Mid South North American title” (della Louisiana).
Nel febbraio dell'86 Jake combatte il suo ultimo match per la Mid South Wrestling Federation, poi viene messo sotto contratto dalla World Wrestling Federation che decide di puntare su questo lottatore che ben ha figurato fin ora nella sua carriera.


WWF E IL SERPENTE DAMIAN
Jake diventa uno dei cattivi della WWF e al suo personaggio viene affiancato un serpente domestico (di nome Damian) che il wrestler porta sempre sul ring e, dopo aver vinto gli incontri, grazie alla sua micidiale “DDT”, getta il rettile sopra il corpo esausto dello sconfitto.
Il nome gli venne da uno dei suoi idoli di gioventù: Ken "The Snake" Stabler, quarterback degli Oakland Raiders di NFL (vincitore del Super Bowl 1977).
Poi scelse il nome Jake ed aggiunse Roberts, cioè J.R., le iniziali del cattivo del telefilm "Dallas".
Roberts ottiene immediatamente un riscontro positivo sui dirigenti della federazione e viene fatto partecipare a WWF WrestleMania II dove sconfigge George Wells.
Jake Roberts dirige poi il suo personale siparietto denominato “Snake Pit” dove aumenta il suo ruolo di malvagio; presto però si attira le ire di altri lottatori come Ricky Steamboat, che non sopporta più lui e il suo serpente.
La resa dei conti tra i due avviene nel settembre 1996 quando Steamboat, che per l’occasione si è procurato un drago di Komodo per neutralizzare Damian, sconfigge Jake gettandogli sopra il drago così come era solito fare lui con il suo serpente.
In seguito “The Snake” inizia una rivalità contro Hulk Hogan.
Durante un episodio dello “Snake Pit” il conduttore viene attaccato da Honky Tonk Man, che a WrestleMania III batte Roberts.
Jake continua la sua battaglia contro gli “heel” della federazione e alla prima edizione del PPV Survivor Series (1987) il suo team (composto inoltre da Randy Savage, Brutus Beefcake, Ricky Steamboat e Jim Duggan) batte il team di Honky Tonk Man.
Successivamente il lottatore intraprende un brutale “feud” con Rick Rude, che ci prova con la moglie di “The Snake” (Cheryl Roberts) che rifiuta le avances e dal backstage arriva il marito a salvarla.
Roberts e Rude si affrontano per la prima volta a WrestleMania IV in un match del torneo che assegnerà il titolo del mondo, ma la sfida finisce in parità per il limite di 15 minuti di tempo superato.
I due si scontreranno più volte ma tutte le loro sfide finiscono in parità e così la resa dei conti avviene a fine ottobre 1988 durante una puntata di Saturday Night’s Main Event: Jake Roberts vince il match ma solo per squalifica causata dall’interferenza di Andre The Giant, che dopo il match viene assalito dal serpente di Roberts che gli provoca un attacco di cuore.
Al PPV Survivor Series 1988 il team di Jake Roberts perde contro il team di Andre The Giant.
Da qui nasce una certa rivalità tra i due, che prosegue alla “Royal Rumble” dove Roberts viene eliminato dal nemico, pochi secondi dopo però si vendica e libera Damian sul ring provocando il terrore dei lottatori sul quadrato, tra cui quello di Andre che fugge dal ring autoeliminandosi.
C’è bisogno quindi di una sfida risolutiva tra i due che avviene a WrestleMania V con arbitro speciale Big John Studd; Jake Roberts vince l’incontro ma ancora una volta per squalifica quando l’avversario colpisce l’arbitro che non può far altro che decretare vincitore “The Snake”, il quale stava inseguendo Ted DiBiase che aveva rapito Damian.
Jake Roberts partecipa alla “Royal Rumble” 1990 ma viene eliminato da Randy Savage, poi torna a scontrarsi contro “The Million Dollar Man”, rubandogli la “Million Dollar belt”.
DiBiase paga quindi Big Bossman per riottenere l’oggetto ma il poliziotto, che in un primo momento aveva riottenuto il bottino, fa dietro front e si schiera dalla parte di Roberts.
La sfida finale è in programma a WrestleMania VI e viene vinta da DiBiase per “count-out”, dopo il match Roberts si prende gioco del nemico stendendolo prima con la sua “DDT” e poi distribuendo le sue banconote al pubblico riservandone una al vincitore.
Bad News Brown è sicuro di aver trovato l’animale per neutralizzare Damian, ciò però non gli evita la sconfitta a SummerSlam 1990 per l’ennesima volta per squalifica dovuta all’attacco di Brown nei confronti dell’arbitro speciale Big Bossman.
Durante un’intervista nello show di Brother Love, Jake Roberts ha una disputa con Rick “The Model” Martel, che prima ha da ridire sul serpente di Roberts e poi gli spruzza il suo profumo sugli occhi, causandogli gravi problemi alla vista.
Jake torna in tempo per il PPV Survivor Series 1990, ma il suo team perde contro quello di Martel e ulteriore umiliazione Roberts subisce alla “Royal Rumble” quando viene eliminato dalla rissa reale proprio dal rivale.
L’odio tra i due è alle stelle e così i dirigenti della WWF decidono di farglielo sfociare in un incontro a WrestleMania VII con stipulazione speciale: “Blindfold match”, i due lottatori sono incappucciati e non possono vedere niente.
Lo scontro viene vinto da “The Snake”, in parte avvantaggiato dal pubblico che lo aiuta a individuare il nemico.


LA SCOMPARSA DI DAMIAN
Jake Roberts deve subire una grossa perdita, quella del serpente Damian che viene ucciso da Earthquake, il quale infierisce su Roberts mostrando un video nel quale cucina l’animale.
Il tutto scuote molto l’animo dell’atleta, che diventa più cupo e sembra davvero toccato da quanto successo.
Nonostante potesse nascerne potenzialmente una grande rivalità, Roberts e il nemico non si accanirono mai uno contro l’altro sul ring.
“The Snake” sostituisce il compianto Damian con un altro serpente più grosso e spaventoso del precedente, che prende il nome di Lucifer.
Jake Roberts passa definitivamente dalla parte del male quando durante la celebrazione del matrimonio tra Randy Savage e Miss Elizabeth a SummerSlam ‘91 attacca la coppia con l’aiuto di Undertaker, poi Elizabeth apre un regalo con dentro un vero e proprio cobra feroce.
Lo scontro tra i due continua nelle settimane a venire, in cui “Macho Man”, impigliato tra le corde, viene morso da Lucifer che viene lanciato contro il nemico da Roberts.
La sfida tra i due nemici avviene al PPV This Tuesday in Texas dove prevale “Macho Man”, che dopo il match subisce ben tre “DDT” dal nemico che poi colpisce Elizabeth con uno schiaffo, episodio che suscita molto scalpore.
Pur di sconfiggere il nemico, Jake Roberts si allea con The Undertaker in vista della “Royal Rumble” 1992, ma Hulk Hogan elimina il becchino e poi Savage elimina Roberts, che una volta fuori tenta di colpire con una sedia la donna del rivale.
Elizabeth verrà salvata proprio da Undertaker.
Durante il “Funeral Parlour” Jake Roberts si confronta con il becchino e il manager Paul Bearer accusandoli di tradimento, Taker però si difende e allora viene attaccato brutalmente da “The Snake”. Con questo atto Jake Roberts fa capire di volere sfidare apertamente il rivale e i due si scontrano a WrestleMania VIII dove Undertaker vince nettamente su Roberts, che lascia la World Wrestling Federation.


PROBLEMI DI ALCOL E DROGA
È la WWF stessa che decide di non rinnovare il contratto del lottatore, dietro questa scelta il fatto che da un po’ di tempo Jake Roberts (anzi Aurelian Smith) ha iniziato ad avere gravi problemi extra-ring, dovuti all’assunzione di droga e alcool.
Qualche mese dopo però la World Championship Wrestling decide di sfruttare la popolarità di Jake Roberts ingaggiandolo e mandandolo contro uno degli atleti più amati, Sting.
Lo scontro tra i due vede prevalere Sting al PPV Halloween Havoc 1992; poi Jake decide di prendersi un periodo di pausa per ritornare nella condizione giusta.
Jake Roberts torna finalmente alla ribalta nel 1996 quando la WWF decide di reinserirlo nel “roster” per cercare di ostacolare il successo della WCW.
“The Snake” partecipa alla “Royal Rumble”, occasione nella quale propone un nuovo pitone.
A In Your House 6 Jake Roberts sconfigge Tatanka; poi a WrestleMania XII perde il match d’apertura insieme a Yokozuna & Ahmed Johnson contro Owen Hart, Vader & British Bulldog.
Al PPV Good Friends, Better Enemies Jake perde ancora un incontro di coppia e decide quindi di tornare al successo da singolo arrivando fino alla finale del torneo “King of the Ring” (battendo Justin “Hawk” Bradshaw e Vader) dove però deve arrendersi al fenomeno emergente Steve Austin.
Questo sarà l’ultimo grande traguardo per Jake Robers che inizia lentamente ad andare verso il declino.
Jerry Lawler al PPV SummerSlam lo sconfigge in pochi minuti e poi lo umilia gettandogli del liquore addosso.
Roberts si procura una piccola rivincita a Survivor Series battendo il team di Lawler, nonostante ciò l’esperienza in WWF sta per volgere di nuovo al capolinea e infatti il wrestler fa la sua ultima apparizione al PPV Royal Rumble 1997 venendo eliminato da “Stone Cold” Steve Austin.
Jake Roberts comprende che il suo tempo è purtroppo finito ed è il momento di dare spazio alla nuova generazione, così lascia per sempre la World Wrestling Federation.


INCIDENTE STRADALE E PROBLEMI CON LA LEGGE
Fine anni 90 inizia il periodo più difficile per lui.
Se pensiamo a quel “Beyond The Mat” nel 1999 in cui si mostrò fuori forma, completamente “fatto”, in grande difficoltà, fumando crack in una camera d'hotel oppure nel 2008 quando completamente fuori di senno, si mostrò ad uno show in grande disordine fisico e mentale, per poi mostrare il pene al pubblico ed andare a piangere fuori dalla palestra.
Nel 2001 viene condannato ad un anno di libertà vigilata per risolvere i problemi con droga e alcool e deve pagare 600 dollari, il tutto per aver investito ubriaco una donna in un parcheggio e per non averle prestato soccorso.
Jake Roberts si trasferisce poi in Gran Bretagna dove apre una sua scuola di wrestling a Portsmouth, entrando in collaborazione con altre federazioni di wrestling inglesi.
Purtroppo i guai per Smith non finiscono e nel febbraio 2004 viene arrestato per aver lasciato morire il suo pitone domestico, fortunatamente la pena gli viene trasformata in una sostanziosa multa e nell’obbligo di prestare servizio sociale, dopo essere comunque stato sei mesi in prigione.
Terminate le ore di lavoro forzato, Roberts decide di cambiare vita tornando a vivere negli Stati Uniti, dove però viene arrestato in Georgia per possesso di cocaina: la sua ragazza è stata fermata dalla polizia per possesso di droghe ma ha dato la colpa a Smith accusandolo di custodire alcune sostanze illecite nella stanza del Motel dove risiede.
Il 14 marzo 2005 assistiamo ad una puntata di WWE Monday Night RAW in Georgia, luogo natale di Jake Roberts, sul ring c’è Randy Orton che si autoproclama uccisore di leggende; così tra il boato del pubblico risuona la “theme” di “The Snake” che si avvia sul ring insieme al suo sacco contenente il pitone ma subisce una RKO dopo essere andato vicino ad eseguire la sua “DDT”.
Nel mese di marzo Aurelian Smith subisce un altro piccolo intervento all’anca e nell’agosto 2005 entra in collaborazione con la World Wrestling Entertainment per la realizzazione di uno speciale DVD sulla vita e sulla carriera di Jake “The Snake” Roberts.
Anche nel 2007 il wrestler si fa vivo in eventi di federazioni minori, accade altresì che qualche volta però il lottatore non si presenti agli show o lo faccia in condizioni non proprio lucide.
Questi episodi fanno si che anche Jake Roberts venga contattato dalla WWE per sottoporsi a una cura disintossicante di 3 mesi, infatti la federazione dei McMahon decide di aiutare alcuni suoi atleti del passato che hanno problemi con sostanze illecite.
Nel giugno 2008 Jake Roberts appare di nuovo in TNA durante il PPV Slammiversary, in occasione del “matrimonio” tra Jay Lethal e So Cal Val.
Terminata la riabilitazione, Roberts viene però ancora coinvolto in un brutto episodio nel mese di settembre, quando durante un match in Pennsylvania perde i sensi a causa dell’uso di alcolici; qualcuno ha poi affermato che “The Snake” non ha affatto trasgredito, ma è stato il “promoter” a renderlo in quelle condizioni a sua insaputa.
In anni recenti però Jake Roberts si ripresenta a Baltimora dimagrito, pulito.
La WWE ovviamente ha saputo subito captare il grande affare e la grande storia alle spalle di Roberts, inserendolo nella WWE Hall Of Fame 2014.


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martedì 13 febbraio 2018

Esteban Loaiza Fermato Con 20 KG Di Cocaina (MLB)

Esteban Loaiza, ex pitcher messicano di MLB, è stato arrestato venerdì scorso a San Diego dopo essere stato trovato in possesso di 20 KG di cocaina.
Non parliamo di una meteora del mondo della MLB, basti dire che con 126 vittorie in carriera è il secondo messicano più vincente di tutti i tempi (preceduto soltanto da Fernando Valenzuela con 173 W).
Loaiza giocò nella Major League Baseball per i Pittsburgh Pirates, i Texas Rangers, i Toronto Blue Jays, i Chicago White Sox, i New York Yankees, i Washington Nationals, gli Oakland Athletics e i Los Angeles Dodgers.
Inoltre fu lo starter per l' American League (AL) nell' All-Star Game del 2003.
La sua carriera iniziò nel 1995 e terminò nel 2008 con i White Sox.
In generale: 126-114 (W-L), 4.65 ERA e 1382 Strikeout.


GUIDA IN STATO D'EBREZZA E IL DIVORZIO
Loaiza fece parlare molto di sè già il 14 giugno 2006, quando venne arrestato dopo essere stato fermato dalla polizia mentre guidava la sua Ferrari a 120 miglia all'ora su un'autostrada della California sotto l'effetto di alcolici.
Venne convocato in tribunale il 14 luglio 2006.
Dopo di ciò, il GM Billy Beane vietò l'alcol sia per le partite in casa che in trasferta per gli Athletics, citando problemi di responsabilità.
Nel 2010 sposò Jenni Rivera ma la storia durò poco: i due presentarono la richiesta di divorzio due anni dopo.
Per uno strano scherzo del destino, il divorzio non fu mai formalizzato perchè la sua ex moglie si schiantò con il suo aereo privato a dicembre 2012.


TRAFFICO DI DROGA
Dopo anni di assenza dalle cronache sportive e non, pochi giorni fa la mazzata tremenda per Loaiza.
Secondo TMZ Sports, Loaiza era sorvegliato da tempo.
E' stato fermato alla guida di un veicolo collegato a traffico di narcotici e lì dentro abilmente occultato è stato trovato un "sofisticato sistema usato per nascondere il contrabbando".
Gli ufficiali hanno poi ottenuto un mandato di perquisizione in casa sua, dove hanno trovato quello che credono sia cocaina (20 KG che avrebbero fruttato circa 500mila dollari).
Loaiza, 46 anni, a breve quindi verrà nuovamente convocato in tribunale.
Verrà accusato di tre reati, incluso il possesso, trasporto e traffico di stupefacenti.


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mercoledì 2 agosto 2017

La Storia Di Paul Vaessen: Dalla Gloria All'Overdose Fatale

La carriera di Paul Vaessen, nato nel 1961 a Gillingham, fu brevissima.
Una trentina di partite in tutto.
Figli di quel Leon Vaessen, ex giocatore del Millwall.
Paul comunque il 23 aprile del 1980, ai tempi 18enne, entrò nella storia per la zuccata vincente su cross di Graham Rix che sancì la vittoria dell’Arsenal sulla Juventus nella semifinale di ritorno di Coppa delle Coppe.
Goal decisivo e che valse la qualificazione in finale (ad Highbury era finita 1-1).
L'Arsenal di O'Leary, Brady (che poi passerà proprio alla Juventus) e Vaessen appunto.
Dopo quella rete importantissima giocherà un'altra ventina di partite, segnerà anche un altro goal ai rivali storici dei Gunners: il Tottenham.
Tuttavia nel 1981/82 in un match estivo (sempre contro il Tottenham, prima squadra a cui aveva segnato da pro) si romperà il legamento crociato del ginocchio destro.
3 interventi, una protesi dolorosa quanto inutile che porterà a diversi mesi di riabilitazione.
Tutto inutile.
Nell’estate del 1982, quando non ha ancora 22 anni, dovette abbandonare il calcio.
Il dolore, fisico e morale, di chi si è visto strappare i suoi sogni in un modo così crudele lo avvicineranno alla peggiore delle compagne: l’Eroina.
In pochi anni la vita di Paul Vaessen, diventerà identica a tanti altri ragazzi come lui caduti nella spirale della tossicodipendenza.
Dopo l’addio al calcio, Paul infatti finì in brutti ambienti, una volta addirittura rischiò la vita dopo una coltellata seguita ad un affare di droga andato male.


PRIMA LA MARIJUANA, POI L'EROINA
Rimasto senza soldi e bisognoso di far fronte al dolore causatogli dal ginocchio infortunato, tornò inizialmente ad assumere Marijuana della quale era occasionale fumatore già a 13 anni.
Come detto dalla Marijuana passò poi alle droghe pesanti.
Passò anche attraverso un divorzio e un tentativo di rapina, per la quale ricevette tre mesi di carcere.
L’Arsenal, nel mentre, lo scaricherà senza nessun tipo di appoggio, né morale né economico.
Marijuana, rapine, carcere, Eroina, tentativi di riabilitazione, poi ancora eroina, arresti ed altri giri pericolosi.
Arriva anche un figlio, un breve periodo di serenità ma il dolore al ginocchio aumenta, ora è zoppo. L’Eroina (135 pounds per ogni dose) lenisce il dolore al ginocchio e alla mente.
In un regolamento di conti in quel torbido mondo si prende sei coltellate.
In sala operatoria il suo cuore di ferma due volte ma si salva per miracolo.
Arriva a pesare poco più di 60 kg, lui che è quasi 190 centimetri.


I TENTATIVI DI RIABILITAZIONE
Si fece ricoverare in una clinica di Bexleyheath per disintossicarsi.
Ripulito, andò a vivere ad Andover dove conobbe Sally, già madre di una bimba, Abigail.
Più tardi, da Sally ebbe anche il secondo figlio, Jack.
Si trasferirono a Farnborough.
Sembrava che la vita cominciasse a sorridergli ma quel ginocchio faceva le bizze: dolore, difficoltà nel camminare quindi riprese a drogarsi.


L'OVERDOSE FATALE
Abbandonò così la famiglia e si trasferì nuovamente a Bristol, dal fratello.
Jason Murphy, un suo caro amico, l'unico che gli rimase vicino nonostante le disavventure trovò Paul cadavere nel bagno della casa in cui abitava col fratello.
'Overdose' chiarì l'autopsia.
Era l'8 di agosto del 2001 e Paul aveva 39 anni.
Sul giornale locale venne riportata la notizia che un uomo di 40 anni in cura col metadone era morto il giorno prima a causa di una overdose.
Da giorni aveva un terrore in più con cui fare i conti: la possibilità di vedersi amputare la gamba. Occorreva una delicata e costosa operazione per evitarlo.
La madre cercò di rintracciarlo disperatamente nelle ore precedenti.
Il giorno prima arrivò la conferma che i fondi per l’operazione sarebbero arrivati.
Troppo tardi.

Tony Adams: "Da 17 anni non tocco una goccia di alcool, ma ai tempo dell’infortunio di Vas e della sua caduta nella droga tendevo a negare la mia dipendenza per non doverla affrontare e mi costringevo a non vedere le somiglianze che c’erano tra di noi, pensando che non ‘stavo male come lui’. Quando sono diventato sobrio ho capito cosa stava accadendo a Vas e mi sono identificato con i suoi demoni. Di lui mi resto il ricordo dolce di quel suo gol segnato alla Juventus, unito alla profonda tristezza per un amico che purtroppo non ce l’ha fatta"
Passarono 3 mesi ed un quotidiano sportivo inglese ricordò quella semifinale di Torino, quando Paul Vaessen segnò il gol che poi avrebbe portato i Gunners a giocarsi la finale col Valencia.
Della morte di Paul nemmeno un cenno.
Trascorsero altri 5 mesi prima che un giornale ne desse la notizia.
La notte di Torino, la “sua” notte, è ormai lontanissima.



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lunedì 10 luglio 2017

Dock Ellis, La No Hitter Sotto L'Effetto Del LSD ed Altre Follie (MLB)

Dock Ellis nacque nel 1945, iniziò a bere e drogarsi già da giovanissimo, a 14 anni.
Esordì in MLB nel 1968 come rilievo per i Pittsburgh Pirates, chiuderà la carriera con un'ottima ERA (3.46) e con un record di 138-119 (accortosi delle sue qualità, i Pirates lo sposteranno nella rotazione).
Ellis aveva nel suo repertorio 5 tipi di lanci: fastball, curveball, changeup, palmball e, come era solito chiamarla lui stesso, la "sliding fastball".
Vinse anche le World Series nel 1971.
Era una testa calda che non schivava i guai, anzi andava a cercarli.
A volte si presentava in campo coi bigodini.
E quando il commissioner Bowie Kuhn glielo vietò il suo commento fu: “Non mi risulta che vietino a Joe Pepitone di portare il parrucchino”.
Pepitone giocava per i NY Yankees.
In realtà anche i Pirates medesimi gli vietarono i bigodini.
Però poi si sarebbe scoperto che con quelli in testa poteva usare meglio il sudore del cuoio capelluto per lanciare una specie di spitball modificata.
Si sposò quattro volte, ebbe tre figli e due nipoti.


E' GIOVEDI O VENERDI?
Nel 1970 Ellis aveva 25 anni, ed era già alla terza stagione in MLB, come pitcher dei Pittsburgh Pirates.
Il 12 giugno 1970, successe qualcosa d'incredibile.
Era venerdi, solo che Dock credeva fosse giovedi.
Più precisamente, il giorno prima, i Pirates volano a San Diego, dove il giorno dopo (venerdi) avrebbero dovuto giocare un doubleheader, due partite in fila contro i Padres.
Dock però decide che sarebbe stato inutile restare a San Diego a non far nulla, e così prosegue per Los Angeles.
E da lì, tutto quel che succede è confuso.
Dock va a casa di amici a drogarsi.
Prende dell’LSD.
Il tempo passa, arriva il venerdi, a sua insaputa.
Intanto lui prende un'altra pasticca di LSD alle 12.
E’ solo ad ora di pranzo che una amica del padrone di casa lo riportò sulla terra.

“Ehi Dock, oggi devi lanciare”
“Ma no, lancio domani”
“Ti dico che è oggi, c’è scritto qui, sul giornale”
“Oggi non giochiamo. Sono partente nella prima partita di domani, venerdì”
“Dock, oggi è venerdì. Venerdì 12 giugno”.
“Cosa cazzo è successo ieri?”

Dock scattò su un taxi, verso l’aeroporto di Los Angeles.
Volo alle 14, arrivo a San Diego alle 15.
Alle 16.30 era allo stadio di San Diego.
Il primo lancio sarebbe stato alle 18.05.
“Non sentivo la palla in mano. In certi momenti vedevo il catcher, in altri non lo vedevo molto bene”. 
Così il catcher Jerry May, decise di mettersi dei nastri colorati nelle dita per segnalare meglio i lanci richiesti.
Dock: “Non ho quasi mai fatto il lancio che avrei dovuto fare. Il guantone del catcher non l’ho centrato praticamente mai. In compenso un paio di battitori li ho colpiti. 
Qualcuno l’ho passato in base”. 
Alla fine le basi ball sarebbero state otto (tra walk e battitori colpiti).
Dietro di lui, in difesa, i Pirates facevano i numeri: Bill Mazeroski in seconda e Matty Alou al centro, soprattutto.

“In certi momenti la palla era enorme, poi diventava minuscola. Al quarto inning ero assolutamente certo che l’arbitro di casa base fosse il presidente Richard Nixon. 
In battuta contro di me è venuto anche qualcuno che assomigliava a Jimi Hendrix. 
Mi ha tirato la sua chitarra, ma non mi ha colpito.
Su una battuta alla mia sinistra sono andato a coprire la prima, quando ho ricevuto l’assistenza ho esultato: credevo di aver segnato un touchdown”

Ma intanto i Padres non battevano.
Passavano gli inning, qualcuno andava in base ball, in generale nessuno ci capiva niente di quei lanci. Sesto, settimo, ottavo inning.

“Masticavo la mia chewing gum, l’ho fatta diventare polvere. 
Dicono che ho riempito le basi due volte, che ho fatto tre o quattro giocate difensive. 
Che su una battuta mi sono scansato, devo aver pensato fosse una line drive, invece era debolissima ed è arrivata a malapena fino all’interbase”

Ma valide niente. Nono inning. Il 27esimo out.
Finita, 2-0 per Pittsburgh: "No Hitter" (nessuna valida).
La 174a "No Hitter" della storia della Major League.
L’unica della carriera di Dock Ellis.
Dock era abituato a fare uso di alcol e droghe varie, specie di anfetamine.
Dock commentò: “E’ un peccato aver usato LSD quel giorno, l’LSD mi ha tolto quello che avrebbe potuto essere uno dei più bei ricordi della mia vita”.
Alcuni sono scettici sul racconto di quel giorno, anche se Scipio Spinks (un pitcher degli Astros) disse che il racconto di Dock fosse del tutto plausibile perchè si facevano insieme di LSD.


WORLD SERIES 1971
Come altre stranezze si può ricordare quando nel 1971 durante le NLCS (contro i San Francisco Giants) cambiò hotel, in quanto le stanze dell'albergo erano troppo piccole.
Più precisamente criticò la scelta dell'albergo (a suo dire "troppo economico").
Per la cronaca i Pirates poi batteranno 4-3 i Baltimore Orioles, diventando campioni del mondo.
Ellis chiuderà la stagione con 3.06 di ERA e un record di 19-9.


L'ARRESTO
Tra le sue infinite prodezze quella volta che, lui Willie Stargell e Rennie Stennett, persero l’autobus per lo stadio di Cincinnati.
Stargell e Stennett si fecero identificare dai poliziotti, lui no.
Venne in seguito arrestato per aver mostrato il pugno ad un poliziotto: “Ma come, gli stavo facendo vedere l’anello delle World Series, per spiegargli chi sono”.
A dire dei poliziotti era ubriaco fradicio.


LANCIARE DA SOBRIO?
Uno che tuttavia ebbe a dire che i momenti più difficili della sua carriera sono state quelle volte che ha provato a lanciare da sobrio, visto che stava perennemente strafatto.
Ellis ha affermato che il momento più brutto della sua carriera è stato quando ha tentato di giocare una partita da lucido nel 1973.
Durante i riscaldamenti pre-match, non riusciva a ricreare la sua meccanica del lancio.
Ellis tutto impanicato scappò negli spogliatoi, aprì il suo armadietto, prese alcune anfetamine con caffè e tornò in campo.


BATTITORI COLPITI A CINCINNATI
Piuttosto rilevante anche quello che avrebbe fatto il 1° maggio del 1974, sempre a Cincinnati, squadra che lui odiava particolarmente (erano comunque in tanti ad odiare la "Big Red Machine").
Quel giorno, semplicemente, decise che gli avrebbe tirato addosso a chiunque.
Al primo inning colpì Pete Rose, Joe Morgan, Dan Driessen, quindi Tony Perez riuscì a schivare i suoi lanci e andò in base ball.
Dock cercò di colpire anche Johnny Bench, e a quel punto, il suo allenatore Danny Murtaugh,  lo tolse.
Ci fu bisogno della polizia per portarlo via dallo stadio.


LA MORTE
Dopo il ritiro avvenuto nel 1980, Ellis confessò di non aver mai lanciato senza aver assunto droghe nell'immediata vicinanza della partita.
Sempre negli anni 80 entrò in clinica per disintossicarsi, rimanendo per 40 giorni al "The Meadows" in Arizona.
Dock Ellis nel 2007 era malato di cirrosi, avrebbe avuto bisogno di un trapianto di fegato.
Ma non aveva assicurazione medica.
Quando la voce girò nell’ambiente del Baseball, ex giocatori raccolsero i fondi necessari.
Nel frattempo il suo quadro si era aggravato, aveva problemi cardiaci.
Il trapianto era diventato impossibile.
Dock è morto il 19 dicembre 2008.
Aveva 63 anni.



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domenica 21 maggio 2017

L'Hemp Olympics e La Cannabis Cup In Australia

Siamo a Nimbin (Nuovo Galles), precisamente Australia. Questa piccola cittadina conta circa 3mila abitanti ed è nota soprattutto per la coltivazione di Marijuana. La polizia ha cercato di diminuire il traffico e le coltivazioni ma con scarsi risultati, visto che non c’è mai stata una vera e propria legge che ha soppresso il “life-style” degli abitanti. Si continua incessantemente a promuovere la cultura del fumo.


HEMP OLYMPICS
Questa cittadina australiana dal 1973 è stata “presa d’assalto” dagli hippie, soprattutto tra fine aprile ed inizio maggio (Mardi Grass). Quell’anno, infatti, ci fu la prima edizione dell’Acquarius Festival che chiamò a raccolta i Figli dei Fiori del continente australiano. Altra annata cruciale per il paese, fu quella del 1993. Da allora si festeggia, ogni primo fine settimana di maggio, il Mardi Grass Festival: un evento “da sballo”. Tra le attività: le Olimpiadi della Cannabis (Hemp Olympics) e la Cannabis Cup.
Tra gli "sport" principali la staffetta dove al posto del canonico testimone ci si passa una canna.
Altre prove sono: abilità nel caricare un bong o velocità nel rollare una canna. Molto bizzarra anche la gara "Growers Iron Person Event". chi aderisce, corre prima con un sacco di concime di 40 kg su per una collina, poi trasporta un secchio d’acqua e, infine, il raccolto. E’ un vero tributo alla figura del coltivatore di Marijuana (e non solo). Un'altra prova è il tiro alla fune tra polizia e consumatori di Marijuana. Infine nella Cannabis Cup si sorteggiano i vincitori che potranno assaggiare le erbe migliori coltivate in zona (con tanto di votazione finale sulla preferita).


MARIJUANA SATIVA, INDICA, IBRIDA
Infine facendo un breve excursus, facciamo una piccola differenza tra le due grosse varietà di Marijuana: “Indica” utilizzata per i suoi effetti narcotici e quindi per combattere l’ansia e disturbi del sonno, in quanto in grado di "offuscare" la mente. La Cannabis “Sativa” aumenta invece l'energia e l'attività (è antidolorifica).
Gli Ibridi invece contrastano (e limitano diciamo) gli effetti estremi delle due varietà, cercando un giusto compromesso.

Sative: Super Lemon Haze, Electric Lemon Haze, Super Silver Haze, Strawberry Haze, Utopia Haze, DeLaHaze, Arjan's Haze, Atomical Haze, Liberty Haze, Moonshine Haze, Purple Haze, Amnesia Haze, Tasman Haze, Accidental Haze, Amnesia Lemon, The Purps, Sativa Afghani Genetic Equilibrium, Hay-Z, Critical Neville Haze, Super Sour Diesel, Jack Herrer, Dominator, Sour Power, Chocolope, AK-47, Moby Dick, Royal Moby, Acapulco Gold, Think Different, Y Griega, Tutankhamon, Tangerine Dream, Borealis Five, THseeds, Kiwi Seeds, Blue Cheese, Kia Kush, Green Shack, White Widow X Somango, Thai.

Indiche: Alien Hallucination, Black Domina, Critical +, Critical Mass, Critical Kush, Kosher Kush, Master Kush, Violator Kush, Flower Bomb Kush, Cold Creek Kush, Ice Kush, OG Kush, Cali Kush Farms Emperor Cookie Dough, White OG, Sensi Star, Blueberry, The Bulldog Chronic, Ace Of Spades, Big Bud XXL, Big Buddha Cheese, Sensi Star, Mataro Blue, Northern Light, Ortega, Afgano SA, Ash Plant, Soma Seeds, DNA Genetics, Ceres Seeds, Top Dog, Crimea Blue, Cheese, Mt.Cook, Starbud, OG18, Tahoe OG, True OG, SVF OG Kush.
Ibride: Skunk, Skunk XL, Jack 47, Passion Fruit, Auto Skunk Mass, White Widow, Channel +, Satori, Chemdamg, Sweet Tooth, Gorilla Haze, Gorilla Glue, Black Haze, Fruit Spirit, Blue Berry Haze, Ed Rosenthal Super Bud, Blue Dream, Cannatonic, Loud Scout, Rock Star, Rug Burn OG.


HASHISH
Per quanto riguarda l'Hashish (prodotto dalla Marijuana), la produzione è molto costosa nonostante esistano tecniche tradizionali come lo sbattimento della pianta. La proporzione Canapa/Hashish è grossomodo di 100 a 1, per cui per produrre 100 grammi di Hashish occorrono circa 10 kg di Canapa.
Tra i fumi più potenti (al alto contenuto di THC) si possono citare il Butan Hash, Charas, Ice O'Lator, Black Bombay, Skuff, Super Polm, Nepal Temple Balls, Bourbouka, Primero, 00, Palma, Libano Oro, Scorpion, Nepal Cream, Everyday Cream.



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martedì 2 maggio 2017

La Storia Di Tyson Fury: Dall'Ascesa Al Declino, Passando Per Droga e Razzismo (Boxe)

"Quando abbiamo qualche problema noi non andiamo dalla polizia, dobbiamo toglierci le magliette, andare fuori e fare a cazzotti. Essere un uomo che fa bene a botte è la cosa migliore che puoi essere nella vita"

L’inglese Tyson Fury, nato a Manchester nel 1988, alto oltre 2 metri, riuscì nell’impresa di battere Klitschko a Dusseldorf il 28 novembre 2015 con una Boxe lenta e rozza.
Nonostante le origini umili, un contesto sociale degradato, quella di Fury fu l’ascesa di un antieroe. Ogni outsider ha almeno questo dalla sua parte: la rottura dell’equilibrio iniziale, il rifiuto delle origini, la voglia di "santificazione": per Fury è il contrario.
Fin dalla sua ascesa alla ribalta, Fury è stato al centro dell’attenzione mediatica per le sue dichiarazioni omofobe, razziste e misogine.
È perfino stato indagato per istigazione all’odio.
Avrebbe voluto chiamare suo figlio Jesus, ma a quanto pare non gliel’hanno permesso.
Alla figlia invece è stato dato il nome di Venezuela, arrivatogli in sogno, chissà che vuol dire.

"Viviamo in un mondo malvagio, il diavolo è molto forte in questo momento, molto forte, e credo che la fine sia vicina. È la Bibbia che me lo dice. È il mondo che me lo dice. Credo che manchino pochi anni perché ciò accada. Ci sono solo tre cose che devono essere completato per fare in modo che il diavolo arrivi sulla terra: la legalizzazione del matrimonio omosessuale, l’aborto e la pedofilia. Chi avrebbe mai detto negli anni 50 o 60 che le prime due sarebbero diventate legali in molti paesi?"

Secondo lui omosessualità e pedofilia sono la stessa cosa.
Ogni incontro è preceduto da una sua uscita sensazionale, sui social e non.
E se sei Fury, puoi anche presentarti vestito da Batman alla conferenza stampa di Klitschko, puoi passare un weekend in prigione per non esserti presentato a un processo per guida pericolosa, e puoi ribadire quà e là frasi come "Dio non permetterà che Klitschko vinca" e "So che lui è un adoratore del diavolo".
"Ha il carisma di un mio slip".
È ovvio che i messaggi di Fury siano utilizzati anche come una precisa tecnica intimidatoria, per snervare l’avversario, far aumentare il numero degli haters per caricarlo.
Prima di battere l'ucraino diventando campione del mondo aveva cercato la rissa durante le operazioni di peso, si era lamentato del tappeto troppo morbido del ring (ottenendo la rimozione di uno dei tre strati di schiuma sintetica che fanno da intercapedine) ed infine aveva costretto Klitschko a rifarsi i bendaggi alle mani visto che nessuno del suo entourage era lì presente.
La sua Boxe molto "psicologica" quindi, ebbe la meglio sul più esperto Klitschko che quella sera scesa dal ring annichilito dall’esito del combattimento e con un’unica idea in testa: la rivincita.


ACCUSE DI RAZZISMO
Nel 2016 il britannico è finito nuovamente nella bufera per alcuni commenti discriminatori e offensivi su ebrei e donne contenuti in una video-intervista. Nel filmato l'inglese si scaglia contro "ebrei sionisti che possiedono tutte le banche, i giornali e le televisioni", accusandoli di fare il "lavaggio del cervello" al mondo politico.
Poi, passa alle offese contro le donne: "Non ci piacciono le donne sgualdrine pronte ad aprire le gambe per tutti", dice Fury, secondo il quale le donne di oggi escono solo "per fare sesso".

Campaign Against Anti-Semitism: "Le dichiarazioni di Tyson Fury sugli ebrei sono offensive e razziste. Non dovrebbe esserci posto per l'antisemitismo nello sport"


L'ABUSO DI COCAINA
In occasioni successive, Fury aveva dichiarato di odiare la Boxe e ogni secondo di allenamento, ma che è troppo bravo per smettere di farla: "Faccio soldi facili mettendo KO dei buoni a nulla" e, rivolgendosi all’ex campione ucraino, alzando la maglietta per mostrare un addome visibilmente fuori forma: "Guarda con chi hai perso, dovresti vergognarti. Hai perso con un ciccione".
Tutto ciò, dopo aver parlato di un possibile ritiro in caso di sconfitta.
Ai tempi si parlava anche di un suo coinvolgimento contro pugili in ascesa, come Antony Joshua. Inglese anche lui ma un anno più giovane di Fury, Joshua è stato oro olimpico a Londra 2012.
Interrogato su questa possibilità, Fury disse: "Metterei tranquillamente KO Joshua in un solo round. Lui parla molto, ma mai quando ci sono io vicino. È un idiota, un figlio di papà, gli darei uno schiaffo, come facciamo con le nostre troie".
Nel mentre però i rematch con Klitschko saltano: prima giugno, poi luglio.
Per infortuni, sino all'ultimo di settembre 2016, dove viene trovato positivo alla cocaina.
Negli ultimi 4 mesi si era lasciato andare infatti al consumo sfrenato di cocaina per combattere la depressione e beveva tutti i giorni:

"Erano le uniche cose che mi aiutavano a non pensare. Perché non dovrei prendere la cocaina? È la mia vita. Posso fare quello che voglio. Non è doping, non è una droga che migliora le prestazioni. Non ho mai preso altri farmaci in vita mia. Solo negli ultimi mesi ho iniziati ad assumere cocaina. Sono stato assalito da una legione di demoni personali che ho cercato di scacciar via, da quando ho vinto il titolo è stata una caccia alle streghe a causa delle mie origini, per quello che sono e che faccio: i gitani sono odiati in tutto il mondo.
Ora inizia per me un’altra grande sfida nella mia vita che so di poter vincere, come contro Klitschko"

Poco dopo Tyson Fury rinunciò ai titoli WBO e WBA dei pesi massimi per disintossicarsi da cocaina e alcol.
Pochi giorni prima Fury aveva cancellato per la seconda volta la rivincita con Klitschko a causa della sua “inidoneità fisica” a salire sul ring nell’incontro che era stato fissato il 29 ottobre a Manchester.
Intanto la Federboxe britannica gli sospese la licenza per salire sul ring.

"Dicono che ho un disturbo bipolare. Sono un maniaco depressivo" ha aggiunto Fury.
"Spero che qualcuno mi uccida prima che io mi suicidi".  "Io amavo la boxe quando ero bambino ma ora la odio". 

Fury arrivò a pesare 174 kg: "Ho toccato il fondo. In preda all’alcol, alla cocaina, agli istinti suicidi. Fuori dal mondo: per farla finita". 
Anche per la battaglia contro l’antidoping inglese che lo aveva trovato positivo: "Mi sono svegliato ogni giorno col desiderio di non svegliarmi più ma sono la prova vivente che chiunque può rialzarsi dal precipizio. Là fuori che c’è molta gente che soffre di problemi mentali e pensa che tutti i giorni saranno grigi, ma la vita può migliorare ancora, iniziando a godersi le piccole cose"


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venerdì 24 marzo 2017

La Storia Di Greg Merson e Il Consumo Di Droghe (Poker)

Greg Merson è uno dei grinders più scatenati del pianeta, infatti, dovrebbe aver giocato qualcosa come oltre 7 milioni di mani online.
Nel 2011 disse: “Negli ultimi 4 o 5 anni viaggio a un ritmo di 20-24 tavoli alla volta, giocando circa 1500-2000 mani all’ora. Non ci sono tante persone che riescono a fare altrettanto”.
Secondo l’amico e collega Christian Harder, Merson è fra i primi 20-25 player di tutti i tempi per numero di mani giocate online.
Tutta la gavetta online ha consentito a Merson di sfondare anche nel live: dopo un ITM alle WSOP nel 2009 e uno nel 2011, prima che arrivassero quattro bandierine ma soprattutto il mitico braccialetto nell'evento #57 Six Handed nel 2012.
Greg comunque a in giovane età era entrato nel tunnel della droga, poi a 18 anni eroina sintetica, cocaina ed alcol, a 19 era riuscito subito ad uscirne da solo momentaneamente.

“Ho provato l’erba quando avevo 16 anni. Mi faceva schifo. Mi rendeva paranoico e così è stato per le successive 5-10 volte. Ho continuato perché non volevo sentirmi diverso dagli amici. 
Alla fine ha iniziato a piacermi.
Credo fermamente che la Marijuana sia una di quelle droghe di passaggio. Penso anche che ciascuna persona sia diversa. 
Non tutti quelli che assumono droghe sono tossicodipendenti. 
Ci sono persone che sanno moderarsi. 
Non sono a favore della legalizzazione, ma non sono nemmeno contro a prescindere.
In America, una volta finite le superiori, c’è la cosiddetta senior week: si va in spiaggia e per una settimana si passa del tempo con gli amici. Mi ubriacai ogni giorno. 
Un giorno fumai erba e da lì divenne abitudine. 
Quando tornai a casa, pensai di aver sviluppato una dipendenza. 
Dopo sette giorni di droghe, tornato a casa sentii che stavo andando in astinenza“

Da lì alla cocaina fu solo questione di tempo: "Cominciai a vivere nella menzogna. Diventai bravissimo a manipolare le persone e a ottenere ciò che volevo, in particolare la droga. 
Non volevo mai restare senza. 
Volevo sempre avere a disposizione la mia prossima dose per sballarmi.
A scuola ero sempre stato un ottimo studente. 
Iniziai a diventare un pessimo alunno, la mia fiducia crollò ed entrai in depressione. 
Non avevo mai fallito a scuola e stavo iniziando a farlo. 
Alla fine del mio primo anno di college vuotai il sacco con i miei genitori. 
Avevo perso più di 10 chili e prendevo cocaina ogni notte. 
Dopo meno di un anno capii che avevo bisogno di aiuto"

Nel frattempo passava momenti orribili per via di sessioni disastrose di Poker (100mila dollari di perdita ciascuna).
Nel 2010 ad esempio stava giocando al Bellagio di Las Vegas ai limiti 200/500$ e andò sotto l'effetto della droga.
Racconta Greg: "Avevo perso assolutamente il contatto con la realtà, quella è stata la peggior settimana della mia vita. Sono fortunato ad essere ancora vivo"

L’incontro con Tony Gregg fu fondamentale per Merson: "Ero sempre uscito coi ‘fighi’, una volta smesso di drogarmi cominciai a vedermi con i cosiddetti nerd. 
A 19 anni conobbi Tony, iniziai a uscire con lui e i suoi amici. 
Nessuno di loro beveva o fumava e la mia vita iniziò a cambiare. 
Uscire con loro è stata una parte importante della mia vita"

A 22 anni ci è ricascato e la sua dipendenza è durata fino al 2011, dove si faceva di Adderall (un cocktail di amfetamine).

"Penso che i motivi iniziali furono la noia e la voglia di essere accettato. 
La scuola era facile e non avevo sfide. 
Quando cominciai il percorso di recupero mi resi conto che avevo dei problemi irrisolti con mio padre. Ero depresso e ansioso.
A un certo punto stavo giocando high stakes per la prima volta in vita mia. 
Avevo grossi swing, e anche se me lo potevo permettere economicamente, non riuscivo a gestirli emotivamente. 
Ero talmente obnubilato che potevo perdere 20-30.000 dollari, persino 50-100.000 in un giorno, e non sentire niente. Non volevo vivere una vita del genere"

Poi la decisione di disintossicarsi, presa in una stanza dell’Aria di Las Vegas.
Torna a casa nel Maryland e riesce ad uscirne ancora una volta, ma decide di tenere la confezione di Adderall con 15 pillole rimaste nel suo cassetto, come ricordo e monito per questa esperienza.
Dal giorno in cui ha detto basta alle droghe Greg non ha toccato più nulla, neanche una birra.

"Almeno so che ogni intervista ha a che fare con il poker ed è più facile parlarne perchè almeno ne capiscono. 
La stampa mainstream invece è incredibilmente ignorante, sia sul poker che sulla questione delle droghe. Così è difficile raccontarmi senza apparire un mezzo pazzo. D’altra parte, per loro sono un gambler con un problema di droga..."
In un anno comunque Merson è riuscito a prendersi tante soddisfazioni e a risanare tutti i suoi debiti con chi lo ha aiutato.
Nell'edizione 2012 vinse il braccialetto nell'evento $10.000 No-Limit Hold'em Six Handed, che gli ha fruttato 1.136.197 dollari.
In seguito è riuscito a qualificarsi per il tavolo finale del Main Event; nell'heads-up finale ha sconfitto il connazionale Jesse Sylvia.
Il successo gli ha garantito la vincita di 8.531.853 dollari.



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giovedì 9 febbraio 2017

La Storia Di Lawrence Taylor: Cocaina, Incidenti Stradali e Giri Di Prostituzione (NFL)

"...era un ragazzo che amava le sfide. Mentre i suoi fratelli avrebbero chiesto il permesso per fare qualcosa, lui l’avrebbe fatta e basta, inventando incredibili storie se fosse stato scoperto"

Lawrence Taylor, conosciuto anche come "Reckless" (folle), è considerato unanimemente tra i più grandi giocatori della storia della NFL, nonostante una carriera molto travagliata ed afflitta da gravi problemi di droga ed abuso di alcolici.
Giocò tutta la carriera professionistica come linebacker per i New York Giants.
E' stato classificato come il miglior difensore della storia della lega da giocatori, allenatori, membri dei media e numerose testate online come NFL Network.
Taylor è il giocatore che ha ridefinito il ruolo di outside linebacker, obbligando gli offensive coordinator avversari ad escogitare strategie nuove per cercare di bloccarlo o, almeno, limitare i danni che la sua forza e velocità straordinaria portavano nei backfield offensivi avversari.
Dopo una carriera universitaria nei Tar Heels di North Carolina, Taylor venne scelto con la seconda selezione assoluta dai New York Giants nel 1981.
Indicato da molti come prima scelta assoluta, non venne scelto dai New Orleans Saints, che gli preferirono il runningback George Rogers.

Phil Simms, il QB che avrebbe guidato il team al Super Bowl, lo definiva, prima dell’inizio della stagione “Un animale nella pass rush. Ti è sempre intorno, tranne quando non ti è sopra!” e, più tardi, ammise di aver atteso con impazienza la prima giornata di campionato “perché almeno non avrei più dovuto giocargli contro”.
L’ultima partita di pre-season fu giocata dai Giants contro Pittsburgh.
Terry Bradshaw, QB degli Steelers, che incontrò Taylor solo in quell’occasione, diversi anni dopo ricordò: “Mi ha quasi ucciso, io continuavo a chiedermi chi diavolo fosse quel ragazzo e lui continuava a sbucarmi dal lato cieco e a farmi a pezzi le costole”.

Nel 1986 Taylor giocò una delle più grandi stagioni della storia della NFL per quanto riguarda un ruolo difensivo: mise a segno 20.5 sack, dominando questa classifica, fu nominato Defensive Player Of The Year e divenne uno dei soli tre giocatori difensivi capaci di vincere il titolo di MVP.
I Giants dominarono la NFC East con un record di 14-2 e giunsero al Super Bowl XXI nel quale batterono i Denver Broncos.
Taylor fu protagonista di una giocata chiave quando, nel corso del primo quarto, salvò un TD fermando sulla goal-line una corsa di John Elway.
Secondo Bill Belichick, all’epoca defensive coordinator dei Giants "ciò che rendeva Taylor così grande, così aggressivo, era il completo disprezzo del suo corpo. Una volta, dopo una commozione celebrale, ho dovuto nascondergli il casco per evitare che tornasse in campo".
Il 15 gennaio 1993 i Giants persero nettamente, al secondo turno dei playoff, contro i San Francisco 49ers e Taylor fu sorpreso in lacrime, durante le fasi finali dell’incontro, dalle telecamere.
Durante la conferenza stampa del dopo partita Taylor annunciò la sua decisione: “Sono arrivato a giocare dei Super Bowl, a giocare i playoff. Ho fatto cose che altra gente non è mai riuscita a fare prima in questo sport. Dopo 13 anni, è giunto il momento di andare”.
La sua maglia, numero 56, è stata ritirata dai Giants il 10 ottobre 1994 e nel 1999 LT è stato introdotto nella Hall Of Fame.
I numeri dei suoi 13 anni di carriera NFL (tutti a New York) sono impressionanti: 10 convocazioni al Pro Bowl consecutive, 10 nomination nella All-Pro consecutive, un titolo di MVP NFL, 3 titoli di Defensive Player Of The Year, 1 titolo di Defensive Rookie Of The Year, 2 Super Bowl, 132,5 sack ufficiali (più i 9,5 del suo anno da rookie quando la statistica dei sack era ancora ufficiosa), 9 intercetti e ben 1088 placcaggi.


GLI ACCORGIMENTI PER CONTENERLO
Bill Walsh, l’head coach dei San Francisco 49ers, preferì cercare di bloccare Taylor assegnando le responsabilità del blocco ad una guardia o un tackle.
Dovendolo affrontare due volta l’anno, l’head coach dei Washington Redskins Joe Gibbs si inventò la figura dell’H-back, per cercare di contrastare i suoi raid.
Joe Gibbs: "Dovevamo adottare, in qualche modo, un piano speciale solo per Lawrence Taylor. Ora non succede spesso, ma vi assicuro che è perché abbiamo imparato la lezione. Da lui"
Quindi lo stesso Gibbs spostò il runningback a fianco del tight end, un passo indietro per mantenerlo nel backfield.
L’esperimento si rivelò efficacissimo contro linebacker “normali”, meno con Taylor.
Ad ogni modo l’H-back, assieme alle formazioni a doppio tight end, si vedono spesso ancor oggi sui campi NFL.
Taylor inoltre eseguì meglio di tutti gli altri la tecnica del “chopping” (colpo portato con il braccio sul braccio del quarterback inteso a fargli perdere la palla, durante il placcaggio del quarterback avversario).
Le sue armi forti erano la velocità, forza fisica, reattività, l'istinto ed ovviamente la passione.


LA FINE DELLA CARRIERA DI JOE THEISMANN
Lawrence Taylor mise involontariamente fine alla carriera del quarterback Joe Theismann procurandogli la frattura scomposta di tibia e perone con uno dei suoi terribili sack.
Duro, ma sempre corretto (almeno in campo), e quello di Theismann fu un episodio sfortunato, anche a detta dello stesso Joe.
La correttezza nel gioco non sempre corrispondeva alla disciplina, sia in campo che fuori.
Spesso Taylor faceva di testa sua ignorando gli assegnamenti degli schemi, ma ottenendo quasi sempre ottimi risultati.


ALCOOL E COCAINA DURANTE LA CARRIERA SPORTIVA
In contrasto con il suo successo sul campo di gioco, la vita personale di Lawrence Taylor è stata segnata da abuso di alcolici, uso di droga ed altre polemiche.
Taylor ebbe infatti uno stile di vita controverso, durante e dopo la sua carriera professionistica.
Egli ammise di aver fatto uso di droghe come la cocaina nel secondo anno nella NFL e fu sospeso diverse volte dalla lega per aver fallito dei test anti-droga.
Quando a Taylor venne chiesto che cosa avrebbe potuto concedersi rispetto agli altri linebacker, la sua risposta fu "bere".
Come detto, l'abuso di alcol non è stato il più grande dei suoi problemi.
Risultò positivo alla cocaina nel 1987 e venne sospeso per 30 giorni nel 1988, dopo aver fallito un secondo test antidoping.
Dopo il suo secondo test positivo fallì un terzo test antidoping, sempre per cocaina.
Mentre si avvicinava la fine della sua carriera sportiva disse: "Sniffare è forse  l'unico punto luminoso nel mio futuro".


ABUSO DI COCAINA DOPO IL RITIRO
Dopo il suo ritiro, iniziò l' abuso di droghe su base regolare.
Infatti il suo abuso di droga aumentò dopo il ritiro, venendo arrestato tre volte per detenzione di sostanze stupefacenti.
Finì per 2 volte in riabilitazione per due volte nel 1995, solo per poi essere arrestato due volte in un arco di tre anni per aver tentato di acquistare cocaina da agenti di polizia in borghese.
Durante questo periodo, visse con altri tossicodipendenti con lenzuola bianche che coprivano le finestre dell'appartamento.
Taylor dirà "stavo veramente male. Voglio dire quel posto era quasi come una casa di morti".
Nella sua seconda autobiografia, Taylor ammise di aver iniziato a utilizzare droghe già prima della sua stagione da rookie nella NFL.


GIRO DI PROSTITUZIONE, INCIDENTI STRADALI E RAPPORTI CON MINORI
Taylor ha inoltre sostenuto di aver assunto e inviato prostitute nelle camere d'albergo avversarie la notte prima di una partita, nel tentativo di stancare i giocatori e che al suo picco, ha speso migliaia di dollari al giorno sugli stupefacenti.
Ha anche raccontato molti altri casi di comportamenti aberranti, tra cui arrivare a una riunione della squadra nel corso della sua carriera da giocatore in manette dopo aver trascorso una notte con alcuni ragazze squillo.
Egli ha anche detto che per superare i test antidroga della NFL, ha regolarmente presentato le urine dei suoi compagni di squadra.
Nel 2009, Taylor ha iniziato ad avere nuovamente problemi nella sua vita personale.
L'8 novembre, venne arrestato a Miami-Dade County, in Florida, dopo aver colpito un altro veicolo con la sua Cadillac Escalade ed essser fuggito.
Aveva già commesso lo stesso reato nel 1996, quando fuggì con la sua Lexus dopo aver provocato un incidente.
Venne rilasciato su cauzione di $500.
Poco dopo venne arrestato per aver fatto sesso con una ragazza di 16 anni in un Holiday Inn situato a New York.
Venne accusato di stupro di terzo grado, con l'accusa di essersi impegnato in un rapporto sessuale con una ragazza sotto i 17 anni.
E 'stato anche accusato di aver pagato la minorenne $300 per fare sesso con lui.
Taylor è dichiarato colpevole il 22 marzo 2011 e condannato a sei anni di libertà vigilata come parte di un patteggiamento, in cui si è dichiarato colpevole per i reati di cattiva condotta sessuale.
Il 9 giugno 2016, la moglie di Taylor è stata arrestata per violenza domestica in Florida dopo aver gettato "un oggetto" e che colpì Taylor alla parte posteriore della testa.


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mercoledì 8 febbraio 2017

La Storia Di Stu Ungar: Le Vittorie, L'Abuso Di Droga, La Bancarotta e L'Overdose (Poker)

"È possibile che verrà un giorno in cui qualcuno sarà un giocatore di Poker No Limit migliore di me. Ne dubito, ma è possibile. Ma non ci sarà mai un giocatore di Gin Rummy migliore di me. 
E soprattutto non ci sarà mai un giocatore in senso assoluto migliore di me"

Stu Ungar, detto anche "The Kid", è stata una leggenda del Texas Hold’em.
Su di lui si è scritto di tutto, trattandosi di un personaggio che incarna perfettamente l’idea del genio ribelle, diviso tra tossicodipendenza, eccessi, vittorie, clamorose cadute, ricchezza e povertà assoluta.
Stu nasce a New York, il padre era un usuraio: quindi già da ragazzino, inizia a giocare a Gin Rummy nelle bische gestite proprio dal padre.
Grazie alle sue incredibili capacità di calcolo diventa imbattibile o quasi.
Nonostante vincesse tantissimo, perdeva tutto scommettendo nelle corse dei cavalli e dei cani.
Questa sua passione sfociò in una dipendenza accumulando tantissimi debiti: fu costretto a trasferirsi a Las Vegas. Il padre morì nel 1968, la madre divenne disabile per via di una malattia, Stu si dà sempre più al gioco d'azzardo illegale. Nel mentre sbanca qualsiasi Casinò.
Superata la maggiore età entra in rapporti amichevoli con Victor Romano, un membro della cosca mafiosa dei Genovese. Romano, condivise con Ungar l'interesse per il calcolo delle probabilità nel gioco d'azzardo. Ungar era conosciuto anche per i pesanti insulti che rivolgeva ai suoi avversari.
La sua amicizia con Romano lo proteggeva dai giocatori che non accettavano il suo modo di comportarsi al tavolo.
Pare che un avversario, dopo essere stato sonoramente sconfitto da Ungar, cercò di colpirlo in testa con una sedia. Qualche anno più tardi Ungar racconterà che, pochi giorni dopo l'episodio, quell'uomo fu trovato morto, ucciso a colpi di arma da fuoco.
Venivano da tutto il mondo per sfidarlo a Gin e se ne tornavano a casa con un pugno di mosche in mano e le tasche vuote. Era impossibile batterlo, anche quando ti concedeva tutti i vantaggi possibili (handicap).
Un giorno un amico lo avvertì che il suo avversario stava truccando le carte.
Lui rispose: "Me ne sono accorto, tranquillo", e vinse ugualmente.
Era impossibile avere la meglio sulla sua memoria, bastavano poche pescate dal mazzo e avrebbe saputo dirti tutte e dieci le carte che avevi in mano.
E spesso lo faceva, con grande imbarazzo dell’avversario di turno, già multimilionario che aveva attraversato il mondo per sfidarlo.


BANDITO ANCHE DAI TAVOLI DI BLACKJACK
Poteva contare tutte le carte di un sabot di Blackjack con sei mazzi completi.
Vinse anche una scommessa da 100.000 dollari perché nessuno poteva credere che sarebbe riuscito a farlo davvero, Bob Stupack (proprietario di un Casinò) pagò a caro prezzo una simile mancanza di fiducia.
In un altro torneo pare che tutti gli altri avversari si ritirarono per netta inferiorità.
Ormai non c’era più nessuno disposto a battersi con lui nel Gin Rummy, gli fu proibito di iscriversi ai tornei, avvicinarsi ai tavoli del Blackjack nemmeno a parlarne (al Caeser Palace, vinse 83,000 dollari finchè il manager della sala non lo fermò: con la sua memoria fotografica ormai riusciva a contare le carte mancanti, e per questo fu cacciato dal casinò e la sua foto messa in bella mostra negli uffici dei boss dei casino del Nevada. Come si sa, contare le carte al Blackjack è vietato nella quasi totalità dei casinò USA). Non gli rimaneva che cambiare gioco.


TEXAS HOLD'EM: RICCHEZZA E POVERTA'
In seguito arriva il passaggio naturale al Texas Hold ‘em.
Quando le WSOP iniziarono nel 1970 Stu era già considerato il miglior giocatore di Gin nel mondo, ma solo dieci anni dopo avrebbe cementato il suo status come giocatore di Poker.
Nel 1980 e 1981 Ungar vinse il Main Event e continuò ad accumulare soldi e vittorie per tutto il corso degli anni 80.Vinse a soli 27 anni.
Di lui si dice che pagò di nascosto il mutuo al suo vecchio amico Michael "Baseball Mike" Salem, rimasto al verde.
Oppure che una sera passeggiando per le strade di Las Vegas con Doyle Brunson fu avvicinato da un mendicante.
Ungar gli diede 100 dollari e quando Brunson appuntò che non sapeva nemmeno chi fosse, Stu disse: "Se lo avessi saputo gliene avrei dati 200".
Oppure che un giorno, venuto a sapere di alcune difficoltà economiche del suo avvocato, si presentò in studio con 10mila dollari e un messaggio: "Prendili e ridammeli quando puoi. E se non puoi ridarmeli va bene lo stesso".
Ungar vedeva il mangiare come qualcosa che andava fatto in fretta, perché di fatto il tempo per mangiare era sottratto al gioco.
Era solito telefonare in anticipo ai ristoranti affinché tutti i piatti (per lui ed i suoi ospiti) fossero già in tavola al suo arrivo.
Ungar pagava sempre per tutti, indipendentemente dal costo del pasto ma non era possibile discutere il suo metodo.
Stu entrava di corsa nel ristorante, divorava il cibo il più velocemente possibile, lasciava i soldi per pagare più una generosa mancia sul tavolo ed era pronto ad andare via, anche se i suoi ospiti erano ancora agli aperitivi o agli antipasti.
Ungar in una occasione vinse circa 1,5 milioni di dollari scommettendo ai cavalli ed organizzò una festa per i suoi amici in uno strip club.
La serata vide Ungar ed i suoi amici divertirsi in una sala VIP con numerose ragazze e parecchie bottiglie di champagne Crystal. Ungar pagò quasi 9mila dollari, senza chiedere mai a nessuno dei partecipanti di contribuire in alcun modo. Al di là di questi episodi di generosità, dopo ogni grosso premio vinto, riusciva comunque a sperperare il resto dei suoi soldi nel gioco d'azzardo.
Una volta 900,000$ in scommesse sportive, oppure riusciva a dilapidare un milione di dollari giocando ai dadi, per poi spillare a Larry Flint ben 5 milioni di dollari in varie sessioni di Poker.


LE ACCUSE DI BROGLI E LO STILE DI GIOCO
Le sue capacità mnemoniche e la sua abilità nel conteggio delle carte furono controverse e su di lui, ad un certo punto, gravò il sospetto di essere un baro.
Nel 1982, venne accusato di imbroglio in un casinò di Atlantic City, Stu Ungar fu inizialmente condannato dalla Commissione sul Gioco d'Azzardo del New Jersey, al pagamento di 500 dollari di multa. Il casinò sosteneva che Ungar ponesse di nascosto delle fiche extra sulle sue giocate vincenti, per garantirsi una vincita maggiore.
Ungar negò ogni addebito e portò la causa in tribunale e la vinse, evitando la multa.

Newman in tempi recenti ha provato a fare luce sul motivo per cui Ungar aveva un livello di ragionamento superiore alla maggior parte dei giocatori di Poker del suo tempo: "Ungar giocava uno strano lagTAG solido, con un valore di VPIP (soldi messi volontariamente preflop) intorno a 30 e un valore PFR (Raise Prelfop) intorno a 20. E' molto importante anche la size di rilanci di Stu Ungar pari a 3,5 x a 3x, al giorno d'oggi un rilancio del genere può apparire addirittura esagerato, ma in quegli anni era di routine aprire 4x o 5x, sotto questo punto di vista un precursore"
Chan: "Nessuno poteva battere Stu, tranne lui stesso"

Secondo altri Ungar avrebbe potuto vincere ancora molto di più se avesse rallentato il gioco contro avversari nettamente inferiori, dandogli l'illusione di poterlo battere, in modo da fargli scommettere più soldi. Invece, lui praticava un gioco troppo aggressivo, visto che cercava di sconfiggere i propri avversari nel peggior modo possibile.


L'ABUSO DI COCAINA E CRACK: L'OVERDOSE NEL 1990
E' più o meno nel periodo di massimo splendore che Ungar inizia ad abusare di droghe pesanti che lo porteranno alla rovina.
Dopo il suicidio del suo figlio adottivo, nel 1986 si separa dalla moglie e incontra la droga (consigliato da alcuni giocatori, secondo i quali li aiutava a tenerli svegli la notte durante le nottate interminabili a giocare a Poker). Fa uso di cocaina e alcol, in seguito crack. Siamo a fine anni 80.
Nel 1990, Stu ha 37 anni: la droga piano piano lo stava consumando.
Al di là di ciò per tutti è considerato il più forte giocatore di tutti i tempi, l’unico allora ad essere riuscito a vincere per tre volte il Main Event delle World Series Of Poker (poi è stato eguagliato da John Moss): addirittura molti pensano che i successi sarebbero saliti a quattro se un’overdose di cocaina non gli avesse impedito di prendere parte al Day 3 del 1990 (non si presentò, in quanto come detto collassò nella sua stanza), dove era in gara da chip leader.
L’assenza dal tavolo consegnò la vittoria a Monsour Matloubi, lui per via delle tante chips accumulate nei giorni precedenti terminerà comunque al nono posto, incassando 20mila dollari.


LA SFIDA A MATLOUBI
Due anni dopo, durante un altro Main Event delle WSOP, Stu pensò fosse arrivato il momento di ristabilire le gerarchie.
Dotato di spirito competitivo fuori dal comune, non impiegò molto a decidere di sfidare l’avversario in un celebre Heads Up dal buy-in di 50.000 dollari che inizialmente vide andare in vantaggio Matloubi ma poi ristabilì effettivamente le gerarchie tra i due rendendo Stu protagonista di un call sorprendente.
Stu è in leggero vantaggio, $60.000 per lui e 40.000 per il suo avversario e decide da SB di rilanciare con Td9c fino a 1.600 $ ricevendo il call con 4d5c.
Al flop cadono 337 rainbow e Stu decide di bettare $ 6.000; call di Mansour.
Con il K del turn entrambi optano per un check, river Q e Mansour decide di andare in all In per i suoi restanti 32.000 $.
Stu si prende solo qualche secondo prima di dichiarare il call, aggiungendo al suo avversario: “You have 4-5 or 5-6; i’m gonna call you with this” (Tu dovresti avere 4-5 o 5-6; ti chiamo con questi), scoprendo i suoi T-8 e portando a casa il piatto con dieci alta!
La dipendenza dalle droghe comunque continua a divorarlo e lui continua a sperperare le sue vincite al Poker tra droga e scommesse.
Ha problemi al naso non può più sniffare, per questo abbandona la cocaina e passa al crack.


LE WSOP 1997 E LA MORTE NEL 1998
Nel 1997, a lottare per il Braccialetto erano in 312 ed il montepremi riservato al vincitore era di un milione di dollari.
Indimenticabile il final table a Fremont Street, naturalmente a Las Vegas, dove furono erette delle gradinate per gli spettatori.
Ungar iniziò il final table con un vantaggio consistente di chips, nonostante questo giocò in modo aggressivo.
La sua superiorità era palese: sembrava fosse capace di vedere attraverso le carte degli avversari.
Nel momento della bolla nessuno dei 6 giocatori voleva essere eliminato e Stu Ungar fu incredibilmente abile ad approfittarne.
Rilanciò sette mani di seguito e nessuno osò vedere.
Tutti erano impauriti tranne Ungar, le cui chips aumentavano esponenzialmente.
Fu forse la finale più squilibrata che le WSOP possano ricordare.
Quando Ungar vinse il Main Event delle WSOP 1997 e il primo premio di $ 1 milione, i suoi amici e la famiglia speravano che gli avrebbe dato l'opportunità di cambiare la sua vita, cosa che non avvenne.
Sperperò subito i soldi vinti in droga e scommesse, iniziò a mendicare vicino le sale da Poker.
Non si presentò alle WSOP del 1998, inoltre viene anche arrestato per possesso di stupefacenti.
Il 22 novembre 1998 Stu fu trovato morto in una stanza dell'Oasis Motel di Las Vegas con 800 dollari in tasca dopo una partita al Bellagio.
Lui si alzò dal tavolo con più di 800 dollari, ma il resto non fu mai trovato.
L’autopsia dimostrò che non aveva assunto una quantità sufficiente di droga per portarlo alla morte; il medico legale concluse che era morto per un attacco cardiaco (malgrado si ventilasse di overdose di droga e farmaci).
Calava il sipario sul giocatore più forte di tutti i tempi: ormai sommerso dai debiti, nonostante avesse accumulato vincite per oltre 30.000.000 di dollari nel corso della sua carriera, Ungar avrebbe infatti giocato le sue ultime partite di Poker a credito grazie ai prestiti dell’amico Billy Baxter.

"Shuffle Up And Deal"


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