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domenica 27 agosto 2017

L'Hartlepool United, I Travestimenti Dei Fans e Monkey Hangers Sindaco

La tradizione inaugurata in trasferta dai tifosi dell'Hartlepool United, squadra retrocessa lo scorso anno dalla League Two (quarta serie) ed ora in National League, è sicuramente una delle più curiose a livello calcistico (inglese e non).
I fans in trasferta si travestono con abiti curiosi.
Riguardo la squadra, fondati nel 1908, nessun risultato di rilievo: tanta League One, League Two e serie minori.
Una FA Cup Amatour nel 1904/05 (quando si chiamavano ancora West Hartlepool).
La città è sita nella parte più orientale della contea di Cleveland e affacciata a strapiombo sul gelido mare del nord.
Per il resto duro lavoro in miniera e al porto, condito dal grigiore delle giornate e dal freddo di un calcio fatto, come detto, solo di serie minori.
Nonostante ciò si annoverano tra i fans della squadra: Janick Gers degli Iron Maiden, Christopher Timothy, Ridley Scott e Peter Mandelson. 


MONKEY HANGERS E LE GUERRE NAPOLEONICHE
Il nickname della squadra è “Monkey Hangers” ovvero  “impiccatori di scimmie” con tanto di mascotte a forma di scimmia con cappio bello in vista.
Durante le guerre napoleoniche, la cittadina di Hartlepool sarebbe potuta essere un punto strategico per le incursioni francesi in terra britannica grazie alla sua collocazione sul mare e all’ottima carpenteria navale, ma di fatto mai venne toccata dall’onta della guerra se non per un piccolo evento. In una giornata tempestosa, la popolazione, terrorizzata da una possibile invasione, avvistò a pochi chilometri dalla costa un vascello francese, che, sbattuto dalle onde impetuose e spazzata dai venti rabbiosi,  stava colando a picco spargendo i rottami e parte del carico a riva.
Tra i rottami portati dalle onde, tra legna, resti di armamenti, viveri e divise venne rinvenuta l’unica superstite: una piccola scimmietta con indosso una divisa dell’esercito transalpino.
Non sapendo che fare della strana creatura rinvenuta, il governatore dello Yorkshire decise di inscenare un processo farsa alla povera scimmia per far risaltare il prestigio e la forza di Hartlepool agli occhi di Re Giorgio III.
Risultato? La scimmia venne giudicata colpevole di esser una spia dell’esercito napoleonico e per questo venne condannata a morte per impiccagione.
La sentenza sarebbe stata attuata pochi giorni dopo sull’albero di una nave.Napoleone


MASCOTTE ELETTA SINDACO
Nel maggio del 2002 venne eletto a sindaco di Hartlepool...Stuart Drummond, candidatosi come indipendente che, a sorpresa, sbaragliò i quotatissimi candidati di Laburisti e Tories.
Stuart Drummond ai tempi era "H’ Angus The Monkey", ovvero la mascotte ufficiale dell’Hartlepool e quindi uno dei personaggi più amati dalla popolazione locale, che al motto "Banane gratis a tutti gli scolari" ottenne uno dei consensi più larghi della storia e diede un impulso splendido all’introduzione di un programma alimentare biologico e salutare all’interno delle scuole, migliorando le condizioni sociali dei più giovani.
Drummond fu il secondo ad impersonare la moscotte e divenne famoso anche per i suoi tascorsi scandalosi.
Durante una trasferta a Scunthorpe il 4 novembre 2001, fu offeso da uno steward.
H'Angus simulò del sesso su uno steward femminile e venne immediatamente accompagnato fuori.
A Blackpool il 13 maggio 2001, portò una bambola gonfiabile simulando sesso.
Venne ovviamente espulso.
Era ubriaco.


TRAVESTIMENTI
Poi come detto la curiosa tradizione dei fans della squadra di travestirsi in trasferta.
Da truffatori a personaggi di Star Wars, passando per personaggi di fantasia, anime (puffi), mime francesi e quant'altro.










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giovedì 24 agosto 2017

La Storia Di Tommy Haas (Tennis)

“Finirò quando lo dico io e alle mie condizioni”

Tommy Haas, dal punto di vista tennistico, ha costituito probabilmente il tramite perfetto tra Pete Sampras e Roger Federer.
Dotato di un rovescio fenomenale e di un ottimo servizio e gioco di rete.
Nato ad Amburgo nel 1978, la sua militanza nel circuito inizia nel 1996, ovvero più di 20 anni fa.
Da quell'epoca, il Tennis è talmente cambiato.
Il tedesco c’era prima (quando c'era una maggiore specializzazione e l'erba era erba), c’è stato dopo e continuerà ad esserci in questo 2017.
Ha dovuto comunque fronteggiare innumerevoli ostacoli nella sua lunga carriera, costantemente frenata dall’infortunio di turno e da un carattere difficile e troppo irascibile.

Haas che parla da solo tra un cambio di campo e l'altro: "Così non vincerai mai, è impossibile. 
Così non va, non funziona, sei troppo debole. 
Troppi errori, troppi errori, sempre la stessa storia. 
Non ne posso più, non mi va più. 
Perché continuo? Per cosa, per chi? Non ci riesco, non ce la faccio, la gente paga per niente. 
Sei un cretino, neanche questa volta sei andato a rete, bravo.
Ma questa partita la vincerai, la devi vincere, dai. Non puoi perdere, combatti!"
Non bastano tuttavia questi problemi, né tantomeno l’età ad allontanarlo definitivamente dei campi.
Quando nel 1998 si ritrova di fronte Agassi, a Wimbledon, diventa la next big thing del Tennis mondiale.
Vince 46 61 76 64, Andre non cerca scuse, non si appiglia alla pessima decisione dell’arbitro John Frame che non fa overrule su un colpo di Haas fuori ma dato per buono.
Nel punto successivo, Haas completa il tiebreak del terzo set.
L’anno dopo è già in semifinale all’Australian Open.
Perde però da Kafelnikov, che lo sconfiggerà anche nella finale olimpica di Sydney, 76 36 62 46 63 dopo tre ore e mezza, entusiasmando i 10 mila dell’Olympic Park Tennis Stadium.
In quel 1999 vince il suo primo titolo, a Memphis, e a settembre si presenta alla Grand Slam Cup di Monaco di Baviera.
Nei quarti ha ancora di fronte Agassi, e di nuovo vince: 60 67 64.


STOP ED INFORTUNI
Una vita sola non potrebbe bastare per tutte le discese e le risalite, i lunghi stop e i continui rientri di Haas.
Stare fuori più di un anno non è un eccezione, è la regola nella storia di un campione cui il destino ha insegnato fin troppo bene il significato profondo del termine: non conta quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi.
Nel 2002 i suoi genitori sono coinvolti in un incidente automobilistico e il padre entra in coma: è il primo vero KO per Haas.
Sarà comunque l'anno dove chiuderà numero 2 del mondo (posizione raggiunta dopo la finale a Roma).
Nel 2003 invece il primo vero stop di Tommy Haas: la spalla fa crack e lui non può che fermarsi.
Quando ritorna si ritrova otre la millesima posizione ma riesce a battere l'allora numero 2 del mondo Andy Roddick ad Houston, tornando a vincere un torneo ATP.
Haas è riuscito a rientrare nuovamente in top ten nel 2007.
Il 2007 inizia con la semifinale all’ Australian Open, persa contro Fernando Gonzalez.
E si chiude con il più grande spettacolo che il pubblico di New York abbia visto.
Negli ottavi, contro Blake, rimonta da due set sotto, salva tre match point nel quinto prima di inventare un punto pazzesco: 15 colpi tra pallonetti e palle corte che fa quasi venir giù lo stadio.
Ma è solo una piccola parentesi perchè negli anni successivi, gli infortuni proseguono.
Riesce però a battere sull'erba di Halle, il serbo Novak Djokovic.
Nel 2009 riesce a raggiungere la semifinale di Wimbledon, trovandosi di fronte Roger Federer.
A un certo punto di quella partita, persi i primi due set, sul 2-2 nel terzo, Haas rincorre una palla corta di Federer e risponde con una controsmorzata che li porta uno di fronte all’altro ai due lati della rete. Federer si trova con una palla facile da appoggiare dall’altra parte, e Haas decide di provare a distrarlo agitando le braccia alla maniera di Bruce Grobbelaar (il portiere del Liverpool che negli anni 80 si muoveva sulla linea di porta per distrarre i rigoristi): lo svizzero di fronte alla mossa inattesa va in panico e scucchiaia fuori un punto già fatto, con i due che poi si guardano e ridono.
La spalla e l’anca portano Tommy a spasso per gli ospedali per tutto il 2010 e parte del 2011.
Nel 2012 la scheda anagrafica recita 34 anni, la classifica è naufragata e il curriculum degli infortuni è sempre più folto. Il tipo di situazione “alla Tommy Haas”.
Nella prima parte di stagione accumula ben 3 sconfitte per ritiro, non esattamente il massimo per riprendere fiducia.
La Parigi che lo aveva visto rinascere nel 2009 gli riserva una giornata amara: sull'1-1 contro Gasquet, prende un 6-0 6-0 nel terzo e quarto set.
Capolinea? Neanche per sogno.
Basta una settimana per scacciare questo fastidioso pensiero.
Haas torna ad Halle e sconfigge in sequenza Tomas Berdych, Philipp Kohlschreiber e infine Roger Federer in finale.
E' il 15esimo torneo ATP.
Nel giugno del 2014 deve tornare ancora sotto i ferri, vedendo svanire il bel sogno cominciato un anno e mezzo prima. Il problema è lo stesso, i tempi di recupero sempre più lunghi.
Lo rivediamo nel 2015, ma non è il Tommy dei giorni migliori.
A Wimbledon strappa un set a Raonic, dopo aver racimolato appena 2 game in 2 set, sotto gli occhi di un ammutolito Campo 1.
In seguito, accumula un primo turno dopo l’altro, entrando in una spirale di sconfitte da cui non riesce ad uscire.
Il 19 ottobre 2015 deve sottoporsi nuovamente a trattamenti chirurgici per un problema ad un dito del piede.
Haas ha già spento 36 candeline quando annuncia di volersi operare.
Anche questa volta tornerà in campo, nel 2016 ma anche al via dell'Australian Open 2017.


SCONTRI DIRETTI (GIOCATORI PRINCIPALI)
Haas v Sampras 3-5
Haas v Agassi 4-6
Haas v Henman 3-2
Haas v Rusedski 1-4
Haas v Hewitt 4-7
Haas v Federer 4-13
Haas v Nadal 0-5
Haas v Djokovic 3-6
Haas v Murray 1-2
Haas v Nalbandian 5-0


PALMARES (TORNEI PRINCIPALI: GRANDE SLAM, MASTER 1000 E COPPA DAVIS)
Stoccarda (Master 1000) 2001



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lunedì 21 agosto 2017

Cos'è La VAR e Come Funziona? Casi In Cui Si Applica

VAR sta per Video Assistant Referee, si tratta sostanzialmente della moviola in campo, anche se avviene in una postazione al di fuori del terreno di gioco (con due assistenti a decidere).
Essa permetterà al direttore di gara di avvalersi del supporto delle telecamere.
Sarà gestita sempre da arbitri del suddetto campionato in cui viene applicata: a bordo campo due addetti affiancheranno il quarto uomo, che continuerà a svolgere le sue funzioni, per esaminare i video delle azioni su due schermi.


ADDIO ASSISTENTI DI PORTA
In campo, oltre all'arbitro, ci saranno i guardalinee, ma spariscono gli assistenti di porta.
Assistenti di porta diventati inutili già con la Goal Line Technology che ha ridotto quasi a zero le reti fantasma.
Ricordiamo che questa tecnologia provvista di 7 telecamere che effettuano il tracking della palla nell'area di porta, ha un margine di errore di 15 mm.
Il goal è segnalato all'arbitro grazie ad un segnale inviato all'orologio.


VIDEO OPERATION ROOM E REFEREE REVIEW AREA
Ogni società avrà all’interno del proprio stadio la cosiddetta "Video Operation Room", ovvero una stanza (o in alcuni casi una postazione esterna come il classico furgoncino purché dotato degli stessi requisiti tecnologici) dove lavorano i due arbitri addetti alla VAR.
Oltre alla "Video Operation Room", c’è anche la "Referee Review Area": si tratta di una zona a bordo campo riservata alla revisione arbitrale.
Si trova tra le due panchine, non lontana dalla postazione del quarto uomo.
Da lì l’arbitro in campo potrà decidere di riguardare o meno i replay delle azioni, dopodiché potrà mantenere o modificare la propria decisione.
Gli unici che potranno comunicare con il direttore di gara in campo sono i due arbitri addetti alla VAR.
Questa comunicazione può avvenire sia per iniziativa degli assistenti sia su richiesta dell’arbitro in campo.
In nessun caso un calciatore o un allenatore può richiedere l’utilizzo della tecnologia, pena l'ammonizione.


DECIDE COMUNQUE SEMPRE L'ARBITRO
Come detto solo l'arbitro, a cui comunque spetta sempre la decisione finale, potrà invocare la VAR, mostrando con un gesto uno schermo e fermando di conseguenza il gioco.
Egli prenderà la decisione finale, dopo aver consultato gli assistenti a bordo campo.
L'arbitro può fidarsi degli assistenti o in alternativa, arrivata la decisione, guardare lui stesso il replay a bordocampo.
La tecnologia sarà chiamata in causa solo per situazioni dubbie riguardanti gol, rigori, espulsione diretta e scambio di persona.
Non sarà utilizzata per le ammonizioni.
Gli assistenti inoltre possono segnalare all'arbitro situazioni dubbie, e lui potrà decidere se eventualmente consultare il monitor.


SITUAZIONI IN CUI SI APPLICA
Come detto quattro sono le situazione in cui si applica:
1) Goal da annullare (offside, fallo ed altre irregolarità. Il tracciamento delle linee per il fuorigioco è davvero molto accurato come si può vedere nell'immagine di sotto)
2) Espulsione (per valutare la situazione che ha portato al cartellino rosso)
3) Calcio di rigore (assegnazione o mancata concessione di un penalty)
4) Scambio di giocatore (per espulsioni ed ammonizioni)



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La Rivoluzione Di Statcast: Come Funziona ed Esempi Di Utilizzo (MLB)

"Il Baseball è per il 90% analytics, per l’altra metà dipende dal fisico"

Statcast è uno strumento automatizzato di tracking, usato in tutti i ballpark della MLB dal 2015.
Si tratta di un sistema ad alta velocità di esecuzione e precisione.
Principalmente è stato sviluppato per analizzare i movimenti dei giocatori e le loro abilità atletiche, grazie all'utilizzo di fotocamere e sistemi Radar.
Il cervello di Statcast è il cosiddetto Player Tracking, un sistema creato da MLB Advanced Media in collaborazione con Amazon Web Services.
Statcast aggrega e rende disponibili online una quantità impressionante di dati, visualizzabili attraverso tabelle e grafici.
Tramite di esso, è possibile studiare in tempo reale le posizioni dei giocatori e il modo in cui queste influiscono sulla dinamica della palla.
La cosa interessante è esaminare i dati relativi al comportamento di ogni giocatore (ad esempio, qual è il tempo di reazione di un’interbase e quale direzione ha preso) e confrontarli con le serie storiche disponibili.


COME FUNZIONA
Il sistema Statcast utilizza due telecamere ottiche in HD che servono per replicare la visione binoculare dell'occhio umano.
Le telecamere offrono una percezione di profondità per distinguere facilmente i giocatori sul campo e la palla.
Il sistema Radar misura i dati, ad esempio la velocità e il percorso dei giocatori sul campo. Combinando la fotocamera e i dati Radar, si possono ottenere decine di metriche fisiche relative a ogni aspetto del gioco (pitching, hitting, baserunning e fielding).
Per una partita, Statcast genera circa sette terabyte di dati!
Esso inoltre utilizza Amazon Web Services .


DA PITCHF/X A STATCAST
Inizialmente veniva utilizzato il sistema PITCHf /x , usato per la prima volta nel 2006, cioè un sistema basato su telecamere che misura la traiettoria, la velocità, la rotazione e la posizione di una palla lanciata.
Esso fornisce dati oggettivi che possono essere utilizzati in combinazione con risultati statistici per meglio prevedere l'efficacia del lancio di un pitcher.
Statcast è stato svelato per la prima volta alla conferenza MIT Sloan Sports Analytics.
Questa tecnologia invece integra un Radar Doppler e video HD per misurare la velocità, l'accelerazione e altri aspetti per ogni giocatore in campo.
Per la stagione 2017, la componente TrackMan di Statcast ha sostituito il precedente sistema PITCHf /x per le misurazioni ufficiali di velocità.
Si parla di velocità massima di lancio, piuttosto che di velocità misurata a 55 piedi dalla piatto di casa.


ESEMPI DI UTILIZZO
I dati Statcast stanno sempre più sostituendo le metriche tradizionali, ecco perchè si crede che da qui a qualche anno possa essere un sistema assolutamente rivoluzionario.
Basti dire che viene sempre più considerata la velocità di uscita della palla dal box battuta che non l'AVG.
Stesso discorso per l'angolo del lancio.
Queste stats sono anche usate per prevenire infortuni monitorando le metriche riguardanti le performance fisiche nel corso della stagione.
I dati individuali possono essere estesi anche alle metriche globali del team.
Ad esempio la capacità di una difesa di lanciare la palla da diversi punti del campo, cioè viene considerata l'efficienza e la velocità di lancio verso le basi o casa.
Un coach di terza base, grazie a queste info, può prendere le decisioni migliori (cioè far rimanere il corridore in terza o ordinandogli di andare verso casa-base).
Ciò ridurrebbe il numero di giocatori fuori a casa base.
Statcast è pensato anche per monitorare il baserunners e le giocate difensive.
Dalla massima velocità all'accelerazione ai tempi del primo passo, Statcast sarà in grado di dimostrare perché un giocatore è arrivato in base oppure no.
Tra le altre cose, il sistema può anche controllare quanto un giocatore ha percorso durante una partita nonché quanto sia stato efficace il suo stesso percorso nel seguire una palla e la velocità del lancio successivo.


ESEMPI DI UTILIZZO E DI ANALISI
Un esempio pratico chiarificatore sull'utilizzo del sistema è Collin McHugh.
Gli Astros, squadra molto attenta alla tecnologia e alla sabermetrica, presero il giocatore dai Colorado Rockies nel dicembre 2013 nonostante McHugh avesse fatto registrare un record di 0-8 con una terribile ERA di 8,94 (prime 15 gare di Major League).
A quanto pare, però, gli Astros avevano apprezzato la velocità di rotazione della sua Curveball.
Il risultato è stato ottimo, visto che prima di qualche infortunio nel 2017, McHugh fece registrare un' ERA di 2,73 nel 2014 e 3.89 nel 2015 per dire.
Invece durante il terzo inning di gara 7 delle World Series del 2014, quindi nella partita decisiva per l'assegnazione del titolo, i San Francisco Giants e i Kansas City Royals erano in parità sul 2 a 2.
Eric Hosmer dei Royals è in battuta e colpisce perfettamente la palla indirizzandola verso l'esterno centro.
Se fossero riusciti a superare la linea di difesa, quella giocata sarebbe potuta essere l'inizio di un parziale decisivo.
Il seconda base dei Giants Joe Panik è però riuscito con un tuffo spettacolare a salvare la palla ed eliminare così due giocatori (DP), uno dei quali era Hosmer, che aveva cercato di raggiungere in tuffo la prima base per anticipare il tiro di Panik.
I Giants hanno poi vinto la gara, e quindi le World Series, di un solo punto.
La giocata di Panik è stata molto celebrata ma poi sono emersi dettagli molto importanti sulla giocata, grazie al Player Tracking System di Statcast appunto.
Il programma ha evidenziato che Hosmer avrebbe potuto raggiungere la prima base se avesse corso invece di cercare la scivolata.
A livello difensivo si ricordi anche quello che successe lo scorso anno (9 maggio) durante Pirates-Reds, quando il catcher di Pittsburgh ovvero Francisco Cervelli (numero 1 per quanto riguarda la concessione di basi rubate agli avversari) riuscì ad eliminare Billy Hamilton (miglior rubatore di basi di tutta la MLB).
Statcast c'indica che le % più basse di eliminazione sono detenute da catcher con il braccio "debole", le più alte da quelli con il braccio "forte".
Ovviamente il tutto è influenzato anche da altri fattori quali: lanciatore, interno che riceve la palla e corridore.
Ed inoltre la sola correlazione con la forza del braccio non può spiegare il tutto: per fare un esempio Russell Martin di Toronto e Salvador Perez di Kansas hanno una forza simile ma il successo per quanto riguarda le eliminazioni è ben diverso (nettamente in favore di Perez. Qui appunto subentrano anche i parametri citati in precedenza).
Statcast c'indica che 2/3 dei tiri viaggiano tra le 76-81 mph ma il punto cruciale è oltre le 82mph: qui gli eliminati crescono a dismisura.
Comunque Cervelli non tirò a 82, bensì a 79.2, appena nella media.
Quindi cosa ha determinato l’eliminazione?
Sicuramente non la velocità di Hamilton che è risultata nel suo standard (3,68), né tanto meno è dipesa dal vantaggio dalla prima anch’esso secondo il suo standard (6,43 m).
Non è dipeso nemmeno dalla velocità di lancio di Ryan Vogelsong (87,1 mph) o da una sua particolare rapidità nella meccanica.
Sono subentrati altri fattori che hanno determinato il successo di Cervelli: in primis la precisione del tiro, visto che l’interbase Jordy Mercer non ha dovuto nemmeno muovere il guanto.
Seconda e più importante, è stata la rapidità di movimento di Cervelli.
La sua media personale di 0,75 secondi è di poco superiore alla media delle majors (0,73), ma in queste situazioni ogni frazione di secondo conta.
In questa particolare occasione, Cervelli ha registrato un sorprendente 0,57
Dunque, come si è potuto notare, in relazione a una chiamata tra “salvo o eliminato” ci passano infiniti parametri anche se alcuni sono più importanti di altri.
Resta il fatto che per un ricevitore avere un braccio forte è importante e che esso è solo uno dei fattori empirici che possono determinare il risultato positivo, ma questo esempio ha dimostrato anche quanto sia importante la reattività e la rapidità del movimento.


RECORD REGISTRATI
Giancarlo Stanton ha fatto registrare la valida più "dura", grazie ad una velocità di uscita di 199,4 km/h, nonchè la distanza più lunga per un HR (154 m).
Aaron Judge ha realizzato un HR con una velocità di uscita di 194,9 km/h (record almeno per quanto riguarda gli HR).
Aroldis Chapman ha fatto registrare il record di lancio più veloce (169.1 km/h).
Curiosamente ad agosto 2015, Chapman aveva fatto registrare i 101 lanci più veloci in MLB, portando Statcast ad introdurre un filtro per rimuovere Chapman dalle classifiche personalizzate.
Nel 2016, Maurizio Cabrera, un rookie , ha raggiunto 167.0 km/h, il lancio più veloce (Chapman a parte ovvio).



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sabato 19 agosto 2017

I Villanova Wildcats, I 2 Titoli Vinti e I Fantasmi Nel Campus (NCAA)

I Villanova Wildcats competono nel Basket universitario (NCAA) dal 1920.
Sono stati campioni nazionali nel 1985 e nel 2016.
Fanno parte della Big East Conference (vinto 8 volte) e del Philadelphia Big Five (serie di 5 college della Pennsylvania) che hanno vinto 25 volte.


FANTASMI NEL CAMPUS
Giocano nel "The Pavilion" che può contenere 6.500 spettatori.
Campus di Villanova, molto particolare tra l'altro.
Si dice che siano ben tre i siti infestati da fantasmi nel campus dell'università di Villanova: l'Alumni Hall, St.Mary's Hall e Dundale.
Fantasmi di ex pazienti che sono stati curati lì durante la guerra civile e la prima guerra mondiale quando il college ospitava i pazienti nell'Alumni Hall (si dice che vaghino in quelle stanze).
Il personale e la facoltà hanno riferito di aver ascoltato una voce di una donna chiamata per nome tra le 17:15 e le 17:30 anche se nessuno era lì.
Al St. Mary's Hall, un tempo usato come convento, si diceva che una suora si fosse impiccata.
I genitori che lavorano lì hanno segnalato delle strane musiche e rumori.
Nella dimora di Dundale si dice che ci siano fantasmi che accendono e spengono luci.


THE PERFECT GAME
Tornando alla squadra, riuscirono a vincere il campionato NCAA del 1985 qualificandosi come ottavi (più basso seeding di tutti i tempi a vincere un titolo).
La finale contro Georgetown, tra l'altro, viene indicata come "The Perfect Game" perchè chiusero con un'impressionante 78,6% dal campo.


THE PERFECT ENDING
Anche il campionato NCAA vinto nel 2016 (secondo), è molto particolare.
Contro Oklahoma provarono a ripetere quanto visto nel 1985: chiusero con il 71% e con un parziale di 53-23 nel secondo tempo (per 44 punti di scarto finali, mai nelle final four si era assistito ad uno scarto del genere).
Per il resto: 0 stelle ma grande difesa ed intensità, oltre che ad un gioco impressionante di squadra.
Cioè ben organizzato, grazie a coach Jay Wright.
La finale invece contro North Carolina è stata definita "The Perfect Ending" ed è stata l'unica finale della storia ad essere stata decisa con un tiro da 3 allo scadere (quando ormai i supplementari erano cosa fatta).
Una bomba di Kris Jenkins per il definitivo 77-74.
I Wildcats hanno avuto in mano l'ultimo pallone con pochi secondi da giocare, poco dopo il pareggio che Marcus Paige aveva regalato ai Tar Heels (capaci di recuperare 10 punti nei 5 minuti finali).
Ma il tiro allo scadere di Jenkins è andato a segno senza che ci fosse più il tempo, per North Carolina, per tentare il recupero.



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martedì 15 agosto 2017

Il Triple Post Offense Di Tex Winter, Phil Jackson e Steve Kerr (Triangolo)

Il Triangolo, conosciuto anche come Triple Post Offense, nasce negli anni 30 nel mondo del college Basket grazie a coach Sam Barry dell' University Of Southern California, e viene in seguito perfezionato alla Kansas State University negli anni 50/60 da Tex Winter, che nella seconda metà degli anni 40 aveva giocato proprio per Barry a Southern California, apprendendone i principi.
Poi è stato implementato anche da Phil Jackson, che lo ha adottato come sistema di gioco nella NBA, sin dalla metà degli anni 80.
Anche in questo Winter è stato fondamentale, visto che è da quell’epoca che è il fido assistente di Jackson.
Le squadre di Barry e Winter al college si son dimostrate vincenti, così come quelle di Jackson nella NBA.
I Chicago Bulls con Michael Jordan, Scottie Pippen e Dennis Rodman e, più recentemente, i Lakers di Kobe Bryant.
Tale disegno offensivo in sostanza consiste nel creare un triangolo tra tre giocatori in modo da poter creare lo spazio per liberare il compagno al tiro.
Passi la palla, tagli, crei un blocco sino a che qualcuno non trova un buon tiro.
Chi gioca con il Triangolo non forza una situazione offensiva, ma mette alla prova la difesa, in cerca del punto di minor resistenza, in cerca di un varco.
Nello schieramento dal quale prende il nome, il Triangolo Laterale serve per sovraccaricare un lato e poi ribaltare sul lato che la difesa ha sguarnito.
Esso mette in risalto guardie e lunghi, in egual misura.

Tex Winter: "Il Basket, inteso come gioco di squadra, surclassa ogni altro sport perché ciascun giocatore riceve continuamente la palla durante l’azione di attacco, ed è anche un potenziale realizzatore"
Tex Winter racconta che, ai tempi in cui allenava i Rockets, chiese a Elvin Hayes, superstar e principale realizzatore della franchigia, di fare qualcosa di diverso, come passare la palla.
Hayes gli rispose: “Io sono un All Star. Perché dovrei cambiare il mio modo di giocare? Chiedermi di passare la palla è come chiedere a Babe Ruth di fare un bunt”.
In realtà, il problema di Hayes, che viaggiava con medie pazzesche pur facendo sempre lo stesso immarcabile palleggio e tiro, consisteva nei suoi limitati fondamentali.
Alla fine, Hayes, ammettendo di saper fare una cosa soltanto, confessò a Winter che "Coach, è troppo imbarazzante per me fare queste cose" e Tex modificò l’attacco per consentirgli di ricevere e tirare. 
Horace Grant: "È molto difficile difendere contro il triangolo, perché ci sono tantissime opzioni disponibili. 
A lungo andare, il Triangolo porta anche grandi benefici al fisico dei giocatori, perché ti devi sempre allontanare dalla pressione e muoverti per il campo. 
Dopo il Triangolo, gli altri sistemi tradizionali sembrano troppo semplici o inefficienti, perché o ti mandano a sbattere contro la difesa, oppure te ne stai da parte e aspetti il tuo turno. 
La fisicità ti logora, e l’attesa fa perdere concentrazione"
John Wetzel: "Giocavamo l’Attacco Triangolo in una versione non molto dettagliata. 
Lo usavamo perfino contro le zone. 
Ci sono molti motivi per i quali in NBA non si usa più il triangolo: prima di tutto, perché è estraneo al modo in cui i giocatori di oggi hanno imparato a giocare. 
Secondo, perché di solito mentre i giocatori cercano di impararlo si gioca molto male e, in quel periodo, il lavoro dell’allenatore è a rischio. 
Terzo, perché si deve convincere un giocatore dominante ad accettare un sistema che richiede a tutti di giocare molto a lungo senza palla. 
Ma se avessi un contratto garantito e lungo, userei sicuramente il Triangolo"


TRIPLE POST OFFENSE DEI BULLS DI JACKSON E DEI WARRIORS DI KERR
Che differenza c'è oggi tra i Chicago Bulls di Michael Jordan e gli attuali Golden State Warriors di Stephen Curry?
Steve Kerr head coach, vincente all’esordio nella lega con i Warriors, è stato il playmaker dei Chicago Bulls dal 1993 al 1998. 
Ma il triangolo dei Bulls non è assolutamente il triangolo dei Warriors. 
Il Basket degli anni ’90 non è quello del nuovo millennio e il gioco di Chicago non è quello di Golden State perchè il Basket si è evoluto ed oggi i ritmi sono più forsennati che mai.
L'uomo cardine del “Triple Post Offense” dei Bulls di Phil Jackson era ovviamente Michael Jordan. 
Jordan era l’uomo designato per ricevere la palla in post. 
Una volta arrivata in quella posizione, tutti si muovevano con tagli verso il lato opposto e il 23 che decideva il da farsi, anche grazie alla sua strepitosa intelligenza. 
Come diceva Tex Winter, chiunque deve mostrare pericolosità all’interno di questo sistema di gioco, chiunque deve essere potenzialmente un pericolo a cui la difesa deve prestare attenzione.
Scottie Pippen era un tiratore da 3, spaccava le difese, raramente sbagliava una decisione nella metà campo offensiva (tantomeno in quella difensiva). 
Steve Kerr e Ron Harper, playmaker in grado di far girare la squadra e sempre letali dall’arco, Toni Kukoc oltre al già citato Scottie Pippen e lunghi come Dennis Rodman o Horace Grant. 
Ali in grado di segnare, sempre dotate di fisico e buon tiro e lunghi sempre presenti a rimbalzo, ma con intelligenza e capacità di passare la palla e vedere i compagni sempre sopra la media. 
In base a come si muove la difesa, l’attacco deve essere abile e rapido nel capire che fare e come farlo nel miglior modo possibile.
La palla arrivava costantemente in post, dove spesso si applicava il triangolo e dove nella maggior parte dei casi si optava o per il ribaltamento sul lato debole (a causa dei constanti raddoppi su Jordan) coi tiratori sempre pronti, o si sfruttava il talento immenso dello stesso. 
La lentezza del gioco permetteva di ragionare e valutare la migliore giocata possibile all’interno del triangolo grazie all’intelligenza cestista dei protagonisti.
Steve Kerr, ai tempi giocatore di quei Bulls, ha riadattato questo schema ai Warriors tenendo bene a mente che oggi il gioco è molto più fluido e veloce.
Da qui l’idea di Kerr di sviluppare un gioco adatto alle caratteristiche di una squadra piena di tiratori, all’interno di un sistema offensivo ben collaudato. 
Il gioco dei Warriors di Steve Kerr è molto più veloce e rapido, sfruttando ovviamente le caratteristiche dei protagonisti. 
Una situazione di triangolo con Curry, Green e Thompson può sfociare in mille ipotetiche opzioni: Curry, Durant o Thompson da 3, Curry in penetrazione, Curry con l’arresto e tiro (Curry ma anche Klay Thompson, Kevin Durant o Draymond Green).
Steve Kerr ha capito perfettamente l’uso e la “forza” di questo schema offensivo. 
Tutti devono essere (e sono) coinvolti nei movimenti offensivi della squadra, tutti sono possibili pericoli per gli avversari in grado di poter segnare o creare danni alla difesa avversaria ed è per questo che ogni eventuale raddoppio è letale contro questa macchina da guerra chiamata Golden State Warriors. 
Kerr ha sviluppato un gioco fenomenale, pieno di movimento di qualsiasi giocatore in campo, di rapidità di pensiero e esecuzione, sfruttando a pieno le caratteristiche dei suoi ragazzi. 



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sabato 12 agosto 2017

La Favola Del Bournemouth Di Eddie Howe (2007-Anni Recenti)

La storia dell'AFC Bournemouth è un qualcosa d'incredibile, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo decennio, quando dalle paludi della League Two (la quarta divisione inglese), grazie ad Eddie Howe sono stati in grado di arrivare sino in Premier League. E di rimanerci, giocando un calcio splendido.
Howe ex giocatore del club, lasciò il calcio a soli 30 anni per continui problemi fisici e divenne il più giovane allenatore della Football League a 31 anni. Tra 2006 e 2007 sono anni duri per il Bournemouth con il manager Sean O'Driscoll che si accasa al Doncaster Rovers, il 2008 a maggior ragione per gravi problemi finanziari.



EDDIE HOWE: LEAGUT TWO E ONE
Nel 2007/08 il Bournemouth riceve 10 punti di penalizzazione e retrocede dalla terza alla quarta divisione, rischiando addirittura di scomparire dai professionisti avendo cominciato la stagione successiva, 2008/09, con ben 17 punti di penalizzazione e una condanna al ritorno tra i dilettanti ormai scritta. Nel caos più totale, a metà stagione la società decide di affidare la squadra a Howe, che incredibilmente centra una strepitosa salvezza ribattezzata “The Great Escape”.
Questa frase in Inghilterra viene usata quando una squadra, ormai spacciata, riesce a salvarsi.
Howe: "I giocatori non percepivano lo stipendio, ci dissero che il club era a 15 minuti dal fallimento. Allora chiesi ai ragazzi di pensare ai tifosi, creai una dialettica de ‘i loro interessi davanti ai nostri’. Funzionò"

Per quanto riguarda i giocatori c'è Pitman dal 2005, dal 2010 arrivano Arter e Pugh.
L’anno dopo, in concomitanza con l’acquisto del club da parte di una cordata guidata dall’uomo d’affari Adam Murray, conquista il secondo posto che vale il ritorno dalla League Two alla League One (terza divisione). Howe, seguendo un po' i dettami del vecchio manager O'Driscoll, imposta una squadra che gioca sempre palla a terra, in modo veloce ed offensivo (O'Driscoll porterà un simile gioco anche al Doncaster Rovers in Championship). Comunque le sirene di club più importanti cominciano a farsi sentire, così Howe si lancia nell’avventura al Burnley, in Championship, mentre il suo ex club sfiora la promozione per due anni consecutivi. Nel 2012 la storia si ripete: Howe si dimette dal Burnley e torna sulla panchina di un Bournemouth in grande difficoltà: altro miracolo e promozione dalla League One alla Championship al primo tentativo. Nella rosa si aggiungono Daniels, il capitano Elphick e Ritchie.


CHAMPIONSHIP
Il resto è storia recente: un anno di apprendistato nella seconda divisione (parliamo del 2013/14 con la squadra che finì al decimo posto, nonostante le 22 reti di Grabban e le 9 di Ritchie), poi la cavalcata dell'anno successivo (quasi tre anni fa) culminata con la vittoria del campionato e la leggendaria promozione in Premier League, accolta dalla città con una celebrazione mai vista prima da quelle parti.
In Championship, in quella stagione, il Bournemouth realizza 90 punti e ben 98 reti (malgrado la partenza del bomber Grabban). La stagione inizia subito con un 0-4 all'Huddersfield, poi arrivano 7 vittorie in 8 partite (tra cui il 5-3 a Cardiff e ad ottobre con il Birmingham che viene demolito 0-8 a St.Andrews) e la testa della classifica alla 21esima giornata (39 punti con il Boro).
Si ricorda anche la grande cavalcata in League Cup (quarti di finale, miglior risultato della storia), con il WBA di Premier eliminato (gran azione che porta alla rete di O'Kane) e i bellissimi goal realizzati nel 3-0 al Cardiff. Oppure la rovesciata di Kermorgant all'Ipswich. L'1-5 rifilato al Fulham con la rete irreale di Cook. Alla 28esima giornata il Bournemouth battendo 2-0 il Watford, mantiene il +3 sul Derby e +4 su Boro ed Ispwich. Dopo qualche giornata difficile con qualche pareggio inaspettato, una delle chiavi della stagione è la vittoria alla 39sima contro il Middlesbrough per 3-0 con reti di Kermorgant, la rete pazzesca di Arter (con un'azione fuori da mondo di Pugh) e quello finale di Pitman dal dischetto che chiude la contesa. Il Bournemouth domina e gioca in modo spettacolare umiliando il Boro ri-agguantando la testa della classifica. Poi arriva un pareggio a Portman Road contro l'Ipswich.
Alla 41esima giornata il Birmingham, dopo l'0-8 dell'andata, si porta incredibilmente sullo 0-2 dopo 20 minuti ma Cook e Wilson pareggiano prima della fine del 1t. Poi Kermorgant porta i suoi sul 3-2 (3 reti in 7 minuti tra fine 1t ed inizio ripresa), la chiude Daniels a 15 minuti dalla fine per il definitivo 4-2. Nella giornata successiva espugnano Brighton 0-2 con 2 reti che evidenziano quanto questa squadra giochi bene, 0-1 anche a Reading nella successiva giornata per il +1 in classifica.
Nella 44esima giornata il Bournemouth si ritrova 1-1 contro lo Sheffield Wednesday ma nonostante l'inferiorità numerica riesce addirittura a portarsi sul 2-1 ma le Owls pareggiano al 95esimo con un calcio di rigore. Vista la ressa che c'è in alta classifica con tante squadre in pochi punti, sembra che la stagione possa prendere una brutta piega e che si debba passare dai playoff. Tuttavia, a seguito del pareggio del Boro contro il Fulham (2-2) nella 45esima giornata, battendo nel Monday Night il Bolton la promozione sarebbe aritmetica. Finirà infatti 3-0 e parte la grande festa.
La vittoria sul Charlton all'ultima giornata, garantisce anche la vittoria del campionato, Wilson chiuderà con 20 reti, Kermorgant e l'ala Ritchie con 15.
Pitman, bandiera della squadra (giocava a Dean Court dal 2005), ne realizza 13 reti non partendo sempre titolare, 9 reti per Arter e Pugh. Nel 2015 Howe viene ovviamente eletto "Manager del decennio" (2005-2015) e, questa, viene considerata la stagione più bella di sempre del Bournemouth.


PREMIER LEAGUE
Il Bournemouth anche in Premier League dà spettacolo. Il primo anno è il 2015/16.
Howe alterna il 4-4-2 al 4-4-1-1 e il 4-1-4-1 passando in base ai giocatori disponibili anche al 4-2-3-1.
In fase di attacco si può parlare di un offensivo 3-4-2-1. La squadra gioca in modo veloce, con grande intensità, passaggi più in verticale che in orizzontale quindi attacca sempre la profondità con geometrie e cambi di gioco da una fascia all'altra.
Howe: "Io non temo le altre squadre, non ho emozioni negative quando entro nello stadio di qualcun altro"

Wilson, Ritchie, Surman, Arter, Francis, Cook, Gosling, King e Daniels sono le stelle della squadra.
Il Bournemouth porta tanti uomini ad attaccare l’ultimo terzo di campo: alle ali si aggiunge uno degli interni di centrocampo, più spesso Gosling, che ha licenza di spaziare tra le linee ed inserirsi in area di rigore arrivando a rimorchio. Al contempo i terzini continuano nella loro azione, fornendo ampiezza e finendo per allargare le maglie della difesa avversaria. A creare gioco, oltre agli interni di centrocampo, anche la fantasia dell'ala scozzese Matt Ritchie: autore di assist pazzeschi e cross velenosissimi a rientrare. Prima il 3-4 in casa del West Ham, poi i pareggi spettacolari con Swansea (2-2) ed Everton (3-3), poi le clamorose vittorie contro il Chelsea a Stamford Bridge e nel meraviglioso catino di Dean Court (11.700 posti a sedere) contro il Manchester United, piegato da un super gol da calcio d’angolo di Stanislas e da una rete di King (ragazzo uscito proprio dalle giovanili dei Red Devils). Si ricordi anche la grandissima rete di Ritchie contro lo Stoke.
Una stagione culminata con una salvezza tranquilla e l’obiettivo di puntare sempre più in alto.
E' un'annata storica, anche perchè il Leicester vince la Premier League (il Bournemouth pareggia entrambe le partite).
Nel 2016/17, il Bournemouth si rende protagonista di una stagione ancora migliore, malgrado il grave infortunio di Wilson (e non solo). Viene preso anche Wilshere in prestito dall'Arsenal ma non si ambienta mai. La sorpresa della stagione, oltre a King, è assolutamente il terzino Daniels che fa una stagione meravigliosa soprattutto in fase offensiva con 4 reti e tantissimi assist. Si ricordino il 3-3 con l'Arsenal (ma lì fu una clamorosa rimonta dei Gunners), il 6-1 all'Hull, il 4-3 al Liverpool (oltre al 2-2 ad Anfield), il 4-0 al Middlesbrough. Le Cherries chiuderanno al nono posto con ben 55 reti realizzate, settimo migliore attacco della lega (meglio anche del Manchester United di Mourinho).



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martedì 8 agosto 2017

Le Scuse Più Assurde Per Giustificare Il Doping

Quali sono le scuse/giustificazioni più assurde degli atleti implicati in casi di Doping?
Ce n'è di tutti i tipi, anche se la più ricorrente è quella della carne contaminata o dei cosmetici contenenti  X sostanza dopante. Anche le scuse a base di sesso sono molto usate.


Angelo Peruzzi ed Andrea Carnevale (Calcio)
Nel 1990 Peruzzi venne trovato positivo al Lipopill (stessa sorte per Carnevale).
Il portiere cercò di spiegare il fatto raccontando che "il Lipopill ce l'ha dato mia madre per smaltire una cena troppo generosa cucinata da lei dopo la gara con il Benfica".
I giudici non gli credettero e lui e Carnevale vennero squalificati per un anno.


Squadra PDM (Ciclismo)
Durante il Tour de France del 1992, la squadra francese PDM si ritira in blocco dalla corsa a tappa alla vigilia di un controllo antidoping.
Il motivo? Intossicazione alimentare e problemi intestinali dovuti all’aria condizionata dell’albergo in cui avevano alloggiato la sera precedente.


Daniel Plaza (Atletica)
Vincitore dell’oro olimpico nella marcia 20 km a Barcellona 1992, quattro anni dopo risulta positivo agli steroidi.
Replica dicendo di aver fatto sesso orale con la moglie incinta e di aver ingerito grandi dosi di testosterone prodotto in eccesso dalla stessa compagna.


Mario Boni (Basket)
Nel 1993, il c.t. Messina lo convocò per gli Europei di Germania, però lo scartò alla vigilia e tempo dopo venne resa nota la sua positività (nandrolone).
Come si giustifico? Affermando che, deluso per l'esclusione e prossimo al matrimonio, per non far cilecca nel viaggio di nozze, aveva chiesto un "ricostituente" a un medico amico.



Bernard Lama (Calcio)
Viene trovato positivo alla Cannabis nel 1998.
Il francese si giustificherà così davanti all'antidoping: "Sono stato troppo educato: volevo rifiutare lo spinello, ma temevo di fare la figura dello scortese".


Dennis Mitchell (Atletica)
Risulta positivo nel 1998 al testosterone.
Risponde affermando che, la sera prima del test, avrebbe bevuto 5 birre e fatto una maratona di sesso con la moglie per festeggiare il suo compleanno.
Viene squalificato per due anni.


Petr Korda (Tennis)
Positivo al nandrolone nel 1998 dopo aver vinto l’Australian Open, il cieco si difende dicendo di aver consumato grandi quantità di carne di vitello allevato con anabolizzanti.
La Federtennis internazionale replica affermando che, per raggiungere una concentrazione tale di nandrolone nel sangue, avrebbe dovuto mangiare 40 vitelli al giorno per 20 anni.


Dieter Baumann (Atletica)
Nel 1999 risulta positivo al nandrolone e riceve una squalifica di due anni.
Dopo una serie di test ripetuti, emerge che i valori risultano molto differenti a seconda dei momenti della giornata in cui vengono effettuati: la difesa sostiene che il nandrolone si trova nel dentifricio utilizzato dall’atleta, appositamente iniettato da qualcuno con una siringa.


Javier Sotomayor (Atletica)
Nel 1999 vinti i Giochi Panamericani il cubano è trovato positivo alla cocaina: Fidel Castro interviene affermando che i test sono stati alterati per danneggiare Cuba e la sua reputazione comunista.
Anche lui si dice vittima di una cospirazione.
Sotomayor viene ammesso alle Olimpiadi di Sydney 2000, ma l’anno dopo risulta nuovamente positivo al nandrolone e costretto al ritiro.


Linford Christie (Atletica)
L'anglo giamaicano viene pizzicato dall'antidoping nel 1999, anche per lui nandrolone.
Il motivo? Aver mangiato l'avocado! (avrebbe dovuto consumarne circa una tonnellata)
Fu la seconda volta per Christie, trovato positivo alla pseudoefedrina nel 1988: lì fu colpa del Ginseng (venne comunque scagionato).


Christian Henn (Ciclismo)
Il tedesco per giustificare l’alto valore di testosterone  fece appello alla tisana alle erbe fatta in casa dalla suocera e da lei consigliata per aumentare la sua capacità riproduttiva.


Christian Bucchi e Salvatore Monaco (Calcio)
Alla fine dello scorso millennio in Italia scoppiò il caso nandrolone.
I due giocatori, all’epoca al Perugia, furono tra i primi a risultare positivi.
La giustificazione anche in questo caso fu alimentare: eccessivo consumo di carne di cinghiale dopo una grigliata. 8 mesi di squalifica.


Fernando Couto, Manuele Blasi, Edgar Davids, Pep Guardiola, Mohammed Kallon e Santos Mozart (Calcio)
Dopo il caso Bucchi e Monaco, poi toccò a molti altri che giocavano in Serie A all'epoca.
Per Fernando Couto fu invece "tutta colpa di quello shampoo che conteneva nandrolone. E con la chioma che ho, io devo usarne molto".
Blasi disse che "deve essere stato lo schiarente che uso per i capelli": anche lì c'era del nandrolone. Sospesi per la stessa sostanza, e dopo spiegazioni più o meno fantasiose anche Gillet (Bari), Torrisi (Parma), De Rold (Pescara), Caccia e Sacchetti (Piacenza) e lo juventino Edgar Davids ("avevo la tosse e ho usato uno sciroppo omeopatico che conteneva nandrolone").
Pep Guardiola trovato positivo alla stessa sostanza quando giocava nel Brescia, si giustificò dicendo di aver mangiato carne di manzo.
Per il procuratore di Kallon (Inter) è il motivo era una crema "allungata" con il nandrolone: serviva per curare l'acne.
Infine per il calciatore brasiliano Santos Mozart la colpa era della crema applicata sulla pelle della figlia punta da un insetto.


Jan Ullrich (Ciclismo)
Trovato positivo alle anfetamine nell’estate del 2002 nonostante fosse in pausa da allenamenti, il vincitore del Tour 1997 Jan Ulrich si scusò raccontando che gli erano state passate un paio di pillole durante una notte in discoteca.


Frank Vandenbroucke (Ciclismo)
Il belga torna a correre nel 2002, dopo due stagioni di stop per via di una forte depressione (e di un arresto per esser stato trovato positivo in Francia), viene trovato in possesso di fiale di EPO, prodotti ormonali, morfina e clenbuterolo.
Il belga si rifiutò di fare ammissioni riguardo alle sostanze che gli furono trovate a casa, limitandosi a dire che gli sarebbero servite per il cane.
Viene licenziato dalla squadra.
Nel 2007 prova il suicidio, nel 2009 viene trovato morto in Tailandia.


Mark Bosnich (Calcio)
Il portiere australiano risulta positivo alla cocaina nel 2002, quando milita nel Chelsea.
Dice di aver fatto utilizzo di droga per sensibilizzare la moglie Sophie Anderton a smettere: “Le ho detto che, per ogni striscia che si fosse fatta, io me ne sarei fatte due. E così è successo”.
I due poco dopo si separano, Bosnich finisce anche in bancarotta, l'australiano poi ammette di aver fatto uso di cocaina a lungo.


Gilberto Simoni (Ciclismo)
Nel 2002 risulta positivo alla cocaina e viene squalificato al Giro d’Italia.
Si difende dicendo di aver consumato caramelle balsamiche e analgesiche per il mal di gola acquistate dalla zia in un viaggio in Perù, che contengono cocaina in piccole dosi.


Raimondas Rumsas (Ciclismo)
Positivo all’EPO e trovato in possesso di un arsenale di sostanze dopanti nella macchina affidata alla moglie, il ciclista lituano si difende affermando di aver acquistato i farmaci per curare la matrigna, molto malata, e di aver incaricato la moglie di consegnarglieli.


Shane Warne (Cricket)
Nel 2003 il giocatore di Cricket australiano Shane Warne saltò il mondiale dopo la positività a un diuretico.
Le autorità non credettero alla versione ufficiale: ovvero mamma Warne, che vedendo il figlio leggermente in sovrappeso, pensò bene di dare al figlio un paio di pillole delle sue.
L’antidoping disse che il diuretico era per coprire il doping e Warne si beccò 12 mesi di squalifica.


Adrian Mutu (Calcio)
Il giocatore rumeno verrà più volte pizzicato all'antidoping nel 2004, in seguito spiegò di aver preso cocaina "per migliorare le prestazioni sessuali".
Aveva infatti conosciuto una pornostar romena e voleva essere all'altezza.


Mario De Clercq (Ciclocross)
Il corridore spiegò agli inquirenti che gli avevano trovato due diari con la descrizione dei programmi di allenamento (e le sostanze illecite assunte) che si trattava di un romanzo di fantasia che stava scrivendo.


Lenny Paul (Bob)
L'atleta di Bob, trovato positivo, accusò il macinato di vitello (e di nandrolone) usato per un ragù alla bolognese, anche in questo caso con il vitello in contumacia.


Tyler Hamilton (Ciclismo)
Nel 2005 nel sangue di Tyler Hamilton furono trovate tracce non appartenenti al suo DNA, evidente segnale di trasfusioni di sangue.
L’americano si giustificò così: le cellule estranee trovate nel suo sistema sanguigno erano frutto di una Chimera, ovvero un organismo con due o più popolazioni di cellule geneticamente distinte, prodotto da un fratello gemello che è morto prima della nascita.
Si beccò 2 anni di squalifica.


Floyd Landis (Ciclismo)
Il ciclista americano, ex gregario di Armstrong all'US Postal, risulta positivo al testosterone nel 2006 dopo la fantastica tappa di Morzine, quindi cerca di difendersi con una lista di scuse: una nottata a base di whisky, iniezioni di cortisone per placare dolori all’anca, medicine per la tiroide e problemi naturali di metabolismo.
Cerca anche di hackerare i dati ufficiali sul computer.
Squalificato per due anni, Landis ammette nel maggio del 2010 di aver fatto uso di sostanze dopanti.


Marco Borriello (Calcio)
Marco Borriello, nel 2006 disse di avere avuto un rapporto sessuale non protetto con Belen Rodriguez la quale, per curare un’infezione vaginale, assumeva una crema al cortisone (che lo rese positivo ai controlli). Ebbe tre mesi di squalifica.


Justin Gatlin (Atletica)
Nell’aprile 2006, tre mesi dopo aver segnato il record del mondo nei 100 metri a Doha, risulta positivo al testosterone: replica accusando il massaggiatore, con cui avrebbe avuto un acceso litigio, di avergli passato una crema al testosterone per vendetta.
Viene squalificato per otto anni, pena poi dimezzata, ma evita la sospensione a vita per aver collaborato con le autorità.


LaShawn Merritt (Atletica)
Dopo essere risultato positivo a uno steroide anabolizzante nel 2009, Merritt afferma di aver fatto utilizzo di un prodotto per aumentare le dimensioni del pene, responsabile dei valori alterati del sangue. Viene squalificato.


Richard Gasquet (Tennis)
Nel marzo 2009 si ritira improvvisamente dal torneo di Miami, e due mesi dopo riceve una squalifica di due anni per cocaina.
Si difende dicendo che, la sera precedente, in discoteca, avrebbe baciato una ragazza che aveva assunto la sostanza e che gliela “avrebbe” passata attraverso la saliva.
La Federtennis lo riammette nel circuito a luglio.


Stefano Garzelli (Ciclismo)
Il vincitore del Giro d'Italia 2000 viene trovato positivo al probenecid nel 2009.
Il motivo? Aver mangiato carne di pollo contaminata.
Viene squalificato 8 mesi.


Alberto Contador (Ciclismo)
Nel 2010 lo spagnolo viene trovato positivo al clenbuterolo e la giustificazione ufficiale fu anche in questo caso legata al consumo di carne.
Contador fu prima smentito dalla associazione di allevatori spagnoli e successivamente condannato dal TAS di Losanna a 2 anni di squalifica.


Melky Cabrera (Baseball)
Il Cabrera meno noto, risultato positivo al testosterone nel 2012, investì 10.000 dollari per comprare un sito web già esistente, per pubblicizzare la vendita di un prodotto fasullo che avrebbe assunto alterando i valori sanguigni (un prodotto che conteneva testosterone e steroidi "mascherati").
L'inganno viene scoperto poco dopo dagli agenti investigativi federali e Cabrera è subito squalificato.


Sun Yang (Nuoto)
Sun Yang viene squalificato nel 2014 per uno stimolante che, a suo dire, sarebbe stato contenuto in una medicina utilizzata per problemi di cuore.


Alex Schwazer (Atletica)
Viene trovato positivo per la seconda volta nel 2016, secondo il procuratore la colpa sarebbe stata di una bistecca contenente testosterone.



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