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venerdì 1 settembre 2017

La Storia Di Anthony Joshua: Dagli Arresti Alla Conquista Dei Titoli IBF, WBA ed IBO

Anthony Joshua, nato a Watford nel 1989, pochi giorni fa si è laureato campione del mondo dei pesi massimi.
Joshua ha avuto un’infanzia non ricca, ma certo migliore di quella del 90% dei pugili e si è messo nei guai (per droga e risse) quando era già adulto.
Prima della Boxe amava soltanto sesso, droga e abiti firmati, figlio di Yeta Odusanya alla quale ha vietato di assistere a un suo match, il ragazzo che continuava a vivere con la madre in una casa popolare nel quartiere di Golders Green (nord di Londra).


PROBLEMI DI DROGA E RISSE
Ex calciatore giovanile del Charlton Athletic, spedito fuori squadra per avere aggredito un avversario.
Finito due volte in galera, prima per rissa, poi per detenzione di droga, condannato a 100 ore di lavori socialmente utili e dodici mesi in comunità.
Nel 2011 venne arrestato come detto con l'accusa di spaccio di droga, quando gli sono stati rinvenuti 800 grammi di hashish e cocaina nel corso di un controllo per eccesso di velocità.
La carriera nel Pugilato inizia nel 2007, dopo un argento ai mondiali 2011 per dilettanti, vince le Olimpiadi di Londra nel 2012 battendo Roberto Cammarelle.
Per molti uno scandalo (soprattutto per gli italiani), per molti altri verdetto degli arbitri giusto.


IL PASSAGGIO DA PRO E LA RIUNIFICAZIONE DELLE CINTURE DEI PESI MASSIMI
Passa professionista nel 2013.
Nonostante un record immacolato sin dal suo esordio nel professionismo (avvenuto il 5 ottobre 2013 con una vittoria alla prima ripresa sull’italiano Emanuele Leo), Joshua veniva snobbato da molti per non aver ancora incontrato avversari blasonati ed all’altezza della situazioni.
Si diceva che quelli battuti nei match mondiali, tutti statunitensi, erano ottimi pugili ma non campioni: Charles Martin si era preso il titolo iridato IBF grazie alla squalifica di Tyson Fury, Dominic Breazeale si presentava da imbattuto ma senza aver mai affrontato grandi avversari.
Nonostante le 18 W prima del limite in altrettanti match disputati, a Joshua mancava ancora la ciliegina sulla torta che lo proiettasse direttamente tra i grandi campioni della nostra epoca: la consacrazione è finalmente arrivata con un successo su uno dei pugili che ha fatto la storia recente di questo sport.
Klitschko colui che era stato in grado di restare imbattuto per 11 anni consecutivi, fino alla sconfitta contro l'altro inglese: Tyson Fury.
Negli ultimi anni non si era mai visto un match come quello fra Joshua e Wladimir Klitschko, che di fronte ai 90.000 di Wembley hanno dato vita a 11 round memorabili, di cui almeno 4, degni di entrare nella leggenda di questo sport.
Adesso Joshua, vincitore per KO tecnico e quindi alla diciannovesima W su 19 incontri in carriera, è campione IBF (già deteneva questa cintura), WBA e IBO, con prospettive molto concrete di riunificazione totale visto il livello del campione WBC Deontay Wilder e di quello WBO Joseph Parker.
Di Joshua e Klitschko non è stata esaltante soltanto la battaglia sul ring, a un ritmo possibile soltanto fra due pugili integri, ma anche il prima e il dopo: dichiarazioni improntate al massimo rispetto, nessuna pagliacciata, la consapevolezza che la forza dell’avversario in ogni caso aumenta la propria.


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